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Autore: EcateC    27/02/2022    2 recensioni
La prima notte di nozze tra River Song e l'Undicesimo Dottore, alla scoperta della TARDIS e di una camera molto, molto speciale...
River/Eleven
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, River Song
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A quante donne è capitato di sposarsi e di perdere di vista il proprio marito nel giro di un'ora?

River giustificò la situazione pensando che nessuna donna aveva avuto l’onore e il privilegio di aver sposato un uomo come lui, il Dottore. E questo privilegio comporta anche dei lati negativi, come il fatto di stare senza vederlo per mesi e di sentirlo distante, come se non fosse suo. Ma River sapeva che prima o poi lui sarebbe tornato a prenderla, ne era certa. Dopotutto era stato lui a unire per sempre le loro mani con quel nastro simbolico, era stato lui a rivelarle la verità e a darle una concreta speranza. Non l'avrebbe delusa, e infatti River non dovette aspettare molto prima di vedere la TARDIS materializzarsi di fronte alla sua cella e il viso allegro di Eleven sbucare dalla porta.

“Come mai ci hai messo tanto, dolcezza?”

“Qualcuno stamattina mi ha ricordato che ho una moglie” le rispose lui.

“Dimmi chi è, lo voglio baciare.”

Lui ridacchiò e arrossì in modo adorabile, ma esitò un attimo prima di abbracciarla. Era comparso davanti alla sua prigione da chissà dove e da chissà quando, e il fatto che l’avesse resa la donna più felice del mondo non era bastato per infondergli quel coraggio di cui nemmeno necessitava. Non doveva conquistarla, lei era già sua, tutta interamente sua. Lo abbracciò e lo baciò su tutto il viso, lui si limitò a sorridere.

“Allora, mia… Mia cara” esordì, River sollevò le sopracciglia con aria divertita. “Che dici, andiamo a casa?” le propose, indicandole la TARDIS parcheggiata alle sue spalle.

“Solo se mi prendi in braccio” lo sfidò con aria giocosa.

Eleven la guardò, stupito. “Sì, ehm, certo.” mormorò imbarazzato, avvicinandosi per capire come e dove sollevarla “Naturalmente. Dunque…”

“Dolcezza?”

“Sì?” 

“Stavo scherzando.”

“Oh! Sì, certo” le sorrise di rimando “Da questa parte, dolcezza.”

River lo guardò incantata mentre apriva la porta. Chissà se poteva dirgli che il suo corpo stava annegando alla sola idea di poterlo avere. Dopotutto era suo marito, in teoria poteva, ma Eleven era visibilmente imbarazzato, aveva una posa goffa e l’espressione di uno che non sa di preciso cosa deve fare né come.

“Eccoci qui” le disse, quando le porte si chiusero "Vuoi… Vuoi andare da qualche parte?”

River gli sorrise dolcemente. “Sì, certo” mentì, visto che tutto ciò che voleva era stare lì a fare l’amore con lui. Ma questo parve subito ringalluzzirlo, infatti le accennò un sorriso.

“Fantastico. Ci so fare con i viaggi” scherzò.

“Ci sai fare anche con le donne” gli disse maliziosa, lui abbassò lo sguardo ma lo fece sorridendo. Era così tenero.

“Dove vuoi andare?”

“Scegli tu, a me basta stare con te.”

“Anche a me.”

“Allora possiamo anche stare qui?” tentò River, lui annuì e di nuovo intrecciò le mani in modo goffo.

“Che ne dici se ti faccio fare un giro completo della TARDIS?” le chiese “C’è molto da vedere. Amy e Rory si sono persi parecchie volte i primi tempi.”

“Mi piacerebbe” gli rispose amichevolmente.

“Ottimo. Madame” le porse il braccio, River lo accettò “Si prepari perché sarà una lunga camminata.”

La TARDIS, infatti, a dispetto delle apparenze, era immensa, un palazzo pieno di stanze, corridoi, scale e finestre. C’era addirittura una piscina.

“Una piscina?”

“Il nuoto è lo sport più completo di tutti” le rispose il Dottore “E poi è divertente sentire i pesci lamentarsi.”

“Hai dei pesci nella piscina?”

Lui la guardò stupito “Ma certo! Che razza di piscina sarebbe altrimenti?”

River rise di cuore e poi lo prese per le spalle per baciarlo in bocca, non resistette. I baci per fortuna non lo imbarazzavano, non più. Le appoggiò anzi le mani sui fianchi, non le tenne più sospese a mezz’aria, e questo le diede il coraggio di osare un po' di più. Dischiuse le labbra sulle sue e fece scivolare lentamente la lingua, Eleven sospirò dal naso più profondamente ma non si scostò, tuttavia fu lui il primo a interromperlo.

“Continuiamo il giro?” le sussurrò piano. River si rese conto di essersi abbandonata completamente su di lui, aveva le ginocchia molli.

“Sì” disse, sbattendo le palpebre “Certo.”

“Su coraggio” esclamò, con un improvviso moto di allegria “So che i miei baci sono fantastici, ma devi darti un contegno!”

River lo guardò stupita, questo non se lo aspettava.

“Vieni qui, tu” esclamò vogliosa, pronta a baciarlo - a divorarlo - un’altra volta.

“Aspetta, aspetta…” la fermò, mettendole due dita sulle labbra “Manca ancora la stanza più importante.”

“Quale?” gli chiese esasperata.

“La mia” le rispose, guardandola negli occhi “Non l’ha mai vista nessuno, tu sei la prima.”

Fu come una scarica di elettricità, una carezza tra le cosce. River gli afferrò la mano tiepida con una certa emozione, tutto in lei fremeva.

“Ne sarei onorata” gli rispose.

“Non aspettarti chissà che, però” minimizzò, indicandole un ascensore “È solo una camera.”

Lei annuì, non volle dirgli che tutto ciò che era suo era favoloso per il solo fatto che fosse suo.

Salirono sull’ascensore (l’ascensore!) di parecchi piani, entrambi senza dire una parola, solo le loro mani rimasero strette l’una sull’altra. River non potè fare a meno di chiedersi se il Dottore le aveva fatto fare tutto quel giro solo per giungere lì, alla tappa finale, con tutta la delicatezza di cui solo lui era capace.

Gli strinse leggermente più forte la mano, ricevendo un mezzo sorriso in cambio.

“Eccoci arrivati” le disse, nel momento in cui le porte dell’ascensore si aprirono. C’era una porta blu proprio di fronte a loro

 

Era una camera ovale e luminosa, altissima, così alta che a guardare in alto non si vedeva il soffitto. I muri erano attraversati da scaffali vorticanti e sinuosi che sembravano sfidare la gravità. Erano stracolmi di oggetti del più svariato genere, c'erano libri di svariate dimensioni, una tuta da astronauta in piedi come se fosse un'armatura medievale, un paio di Converse rosse penzolanti, manufatti alieni e un quadro di Vincent Van Gogh insieme a un ritratto di Madame de Pompadour. E poi c’erano anche delle foto, tantissime foto disseminate un po' dappertutto, e disegni. Ritratti di volti sorridenti tracciati a mano con una certa cura e abilità.

Era tutto bellissimo, solo che River si rese conto che mancava giusto un piccolo particolare.

“Ma dov’è il letto?” gli chiese, preoccupata.

Eleven alzò gli occhi verso il soffitto, lei fece lo stesso e rimase a dire poco stupefatta: il letto era proprio sopra alle loro teste e fluttuava come per magia.

“Inibitore gravitazionale” le spiegò il Dottore, compiaciuto “Quando ci sono i buchi neri o i salti temporali, questo aiuta molto a non… A non correre in bagno, anche perché il bagno si trova a otto piani di distanza.”

River non sapeva se ridere o se dimostrarsi basita. “Otto?” ripeté incredula, con un mezzo sorriso “Otto piani?”

“Prima era qui, ma poi ho dovuto spostarlo vicino alla vecchia camera di Amy. Non puoi immaginare tutte le volte in cui Rory si è perso in piena notte perché cercava il bagno” le disse, trattenendo a stento un sorriso “È stato molto divertente, a dire il vero.”

River ricambiò il suo sorriso. “Cioè fammi capire, in questa cabina ci sono più di cento stanze e un solo bagno?”

Lui alzò le spalle come se niente fosse “Sì, perché no?”

River lo guardò, incredula. “Non hai proprio mai avuto moglie in vita tua, vero?”

Eleven le accennò un sorriso “Tu sei la prima” le rispose dolcemente “E l’ultima.”

Di nuovo, quella piacevole sensazione di eccitamento e torpore le accese il bassoventre. Fece un passo verso di lui e gli circondò il viso tra le mani.

“Non essere timido, amore mio. Prendi ciò che è tuo.”

 

***

 

 

Aveva gli occhi chiusi mentre faceva l’amore con lei. Gli occhi chiusi ma le labbra dischiuse. Era un peccato perché i suoi occhi erano bellissimi, un po' infossati sotto le palpebre, ma comunque bellissimi, verdi e azzurri.

“Guardami. Guardami, amore.”

Eleven socchiuse gli occhi, il suo sguardo di solito così acuto era velato dal piacere, ma malgrado questo la mise a fuoco. La guardò dritto negli occhi e le accennò un sorriso, un piccolo sorriso che la scaldò fin nell’anima.

River lo baciò, lui abbassò di nuovo le palpebre. Le sue mani erano impacciate, ma i suoi fianchi scattanti e atletici, giovani. Aveva un corpo molto giovane, quanti anni doveva dimostrare? Venticinque? Trenta? Non di più. 

Era una meraviglia.

Ed era suo.

 

***

 

“Ti ho aspettato per più di novecento anni.”

“Hai ingannato l’attesa con molte ragazze, però…”

Lui scosse la testa “Meno di quanto credi.”

“Hai pomiciato con Madame de Pompadour” gli fece notare River, Eleven sorrise al ricordo.

“Forse…”

“E con Alessandro Magno” continuò River.

“Fu lui a saltarmi addosso” si difese il Dottore “Ma tu come fai a sapere queste cose?”

“È da quando sono nata che faccio ricerche su di te” gli rispose onestamente. E che sono pazza di te, avrebbe voluto aggiungere.

“Non mi sembra una battaglia alla pari, però.”

“E tu cosa mi dici di Rose Tyler?”

Il Dottore non le rispose.

“Sei mio marito ora. Se hai una cotta per qualcun’altra, credo di doverlo sapere.”

“Prima di rigenerarmi, l’amavo” le rivelò “Poi mi sono rigenerato e quel sentimento è diventato un ricordo, remoto ma vivo.”

River annuì, la sua espressione si fece un po' cupa “Anche ciò che provi per me diventerà un ricordo remoto, dopo che ti sarai rigenerato?”

Eleven la guardò e le sorrise “No. Sono tuo per sempre adesso, non ti libererai di me così facilmente.”

River si sentì incredula dalla felicità. Cosa aveva fatto per meritarsi lui, uno tra gli esseri più amati e meravigliosi dell’universo?

Lo trasse a sé, sopra di sé, il fuoco inestinguibile che lui le causava divampò di nuovo in un attimo.

“Quante volte hai fatto l’amore, invece?” gli sussurrò, tra un bacio e l’altro.

“Spoiler” le rispose lui, dispettoso.

“Oh, andiamo” protestò River “Dimmelo.”

“Ha importanza? Sono qui con te ora.”

“Non mi vuoi dire il tuo nome, non mi vuoi dire con quante persone sei stato… E pretendi di essere mio marito?”

Eleven le afferrò le cosce e avvicinò il bacino al suo, River sentì distintamente la sua presenza calda contro di sé.

“Sì.”

“E allora ti chiamerò Bob” gli disse senza fiato, approfondendo il bacio. Con la mano destra andò a sollecitarlo tra le gambe, la sua erezione non era ancora del tutto rigida e il desiderio era tale che la rese ancor più impaziente.

“Te l'ho già detto” esclamò lui, con un sospiro.

River smise di accarezzarlo e lo guardò negli occhi.

“Mi hai già detto cosa?”

Lui le accennò un sorriso “Ho già risposto a una delle due domande, Melody, ma non ti dico quale.”

Lei rimase stupita e Eleven intanto si sistemò sopra di lei, facendo leva suoi gomiti, e poi avvicinò il viso al suo. River si aspettò un bacio ma così non fu.

Geronimo” le sussurrò invece, spingendosi poi dentro di lei. A lei venne da ridere ma non potè farlo perché la sensazione di averlo dentro il suo corpo le tolse il fiato. 

Si chiese se si sarebbe mai abituata a lui e la risposta che si diede, fu no.









 



Note
Sappiate che sono arrivata alla sesta stagione, mi manca tutta la settima, che sto centellinando con pazienza per farla durare il più possibile. Per cui se questo che ho scritto verrà in qualche modo contraddetto negli episodi successivi, prendetelo coma una What If, o altrimenti come una vera e propria missing moments, come auspico sia.
Niente, spero che la storia vi sia piaciuta. 
A presto,
Ecate

   
 
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