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Autore: eddiefrancesco    27/02/2022    0 recensioni
L'umore di Christopher Marchnet è cupo come le nuvole nere che sovrastano la sua residenza.
Eppure quando un lampo illumina una damigella in difficoltà, lui si comporta da gentiluomo.
Per Kit comincia così un eccitante avventura insieme alla misteriosa Hero Ingram, alla ricerca di un libro scomparso da oltre un secolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Inghilterra, 1806 Hero guardò fuori dal finestrino della carrozza, ma nell'oscurità incombente non riuscì a capire se fossero o meno in vista di Oakfield Manor, la loro destinazione. A causa delle strade dissestate, il viaggio era durato più del previsto e lei non ne poteva più di stare rinchiusa lì dentro. Sul sedile di fronte, la sua compagna teneva lo sguardo fisso davanti a sé, impassibile, apparentemente indifferente allo spazio angusto e soffocante del vecchio veicolo e ai fastidiosi sobbalzi che le sballottavano come bambole di pezza. Come tante altre volte in passato, Hero si domando' se Mrs. Renshaw fosse stata mandata con lei come chaperon oppure come spia, con il compito di accertarsi che portasse a termine con successo l'affare per conto di Raven. Un'ondata di risentimento la pervase prima che Hero riuscisse a soffocarla sul nascere, come ogni volta. Era consapevole di ciò che ci si aspettava da lei. Christopher Marchant doveva essere l'ennesimo vecchio rugoso, calvo e maleodorante. Ah, stava dimenticando un ultimo aggettivo: vizioso. Si sarebbe aspettato che si chinasse spesso verso di lui per sbirciare nell'ampia scollatura del suo vestito. Con qualche lusinga e un po' di astuzia, lei era sempre uscita da quegli incontri con la virtù intatta, anche se non poteva dire altrettanto della propria autostima. Del resto, aveva imparato da tempo che l'orgoglio era un lusso che solo i ricchi potevano permettersi, certo non la gente come lei. Se poi avesse avuto dei dubbi circa il fatto che la vita fosse una faccenda squallida, le sarebbe bastato guardare la brughiera flagellata dal vento, gli alberi spogli e i nuvoloni neri che si stavano ammassando nel cielo. Quasi quasi, avrebbe giurato che Raven fosse riuscito a dominare le condizioni atmosferiche, come faceva con qualsiasi altra cosa, e quel pensiero la rendeva oltremodo nervosa. La carrozza rallento' per imboccare una strada ghiaiata in condizioni vagamente migliori di quella che avevano percorso nell'ultimo tratto. Hero fece appena in tempo a domandarsi se stessero per giungere finalmente a destinazione quando ci fu un violento scossone. Mentre cercava un appiglio, l'imperturbabile Mrs. Renshaw le piombo' addosso con un'esclamazione di sconcerto, mentre il suo considerevole peso minacciava di soffocare Hero. Quando la giovane riuscì a liberarsi dell'opprimente fardello, la carrozza era ormai ferma, leggermente inclinata su un fianco. Hero maledisse Raven e il suo vetusto mezzo di trasporto. Con ogni probabilità avevano perso una ruota, proprio là, nel bel mezzo del nulla. Hero aprì lo sportello e scese con un balzo, atterrando in mezzo all'erba. Non c'era niente di incoraggiante là fuori, a parte il sollievo di trovarsi all'aria aperta. Si tirò il cappuccio sulla testa per proteggersi dal vento che soffiava a raffiche, dopodiché si guardò intorno con un profondo senso di sconforto. Avevano lasciato la strada maestra, il cielo era affollato di nuvole nere e un rombo di tuono ancora lontano annunciava l'arrivo di una tempesta. Scosse la testa per scacciare un triste presentimento e si diresse verso la parte posteriore della carrozza, dove il cocchiere e il lacchè si stavano scambiando dei borbottii poco rassicuranti. Non ci voleva un esperto per capire che la ruota era rotta e, siccome i due uomini si limitavano a fissarla con aria ottusa, lei si preparò al peggio. «Se non siete in grado di ripararla, dovrete andare a cercare aiuto sulla strada maestra» affermò Hero, alzando la voce per farsi sentire al di sopra dell'ululato del vento. Gli uomini si voltarono verso di lei, visibilmente restii ad allontanarsi. Avevano superato da un bel pezzo l'ultimo centro abitato. «Non è molto frequentata, signorina.» Il cocchiere si gratto' la testa, dubbioso. «Senz'altro più di questa» ribatte' Hero osservando la carreggiata costellata di erbacce. Era poi quella giusta? Non ne aveva la più pallida idea. Però avrebbe potuto mandare gli uomini in avanscoperta. Se uno avesse proseguito e l'altro fosse tornato indietro, avrebbero raddoppiato le possibilità di trovare aiuto. Però lei e Mrs. Renshaw sarebbero rimaste sole, due donne su una carrozza fuori uso, nel bel mezzo della tetra, infida brughiera, e per di più con una bufera in arrivo. Quell'insieme di circostanze la fece esitare. A pensarci bene, quale minaccia poteva mai nascondersi in quel territorio dimenticato da Dio? Qualsiasi essere umano con un briciolo di buonsenso doveva essersi chiuso in casa da un pezzo per evitare il temporale. Hero teneva una pistola nella borsetta e Mrs. Renshaw non era certo stata scelta come accompagnatrice per le sue qualità femminili. Alta e massiccia come un uomo, portava sempre con sé un bastone. Hero dubitava che le servisse soltanto per appoggiarsi quando andava a passeggio. Tuttavia, la parola d'ordine di Hero era "prudenza" e così, alla fine, decise di mandare avanti il lacchè mentre il cocchiere avrebbe montato la guardia. Quindi risali' in carrozza e si appresto' a una lunga attesa. A poco a poco il vento si rafforzo', intonando uno spaventoso concerto di ululati e lamenti, e lei cominciò a preoccuparsi che la carrozza si rovesciasse del tutto, schiacciando i suoi occupanti. Mentre Mrs. Renshaw rimaneva imperterrita al suo posto, Hero scese di nuovo per scrutare la zona circostante, pensando alla longa manus di Raven. Le sembrava improbabile che la sua influenza arrivasse così lontano, ciononostante quello era il genere di situazione che lui avrebbe potuto benissimo congegnare. Che si trattasse dell'ennesimo esperimento? Come ormai le succedeva sempre più spesso, Hero si chiese se sarebbe mai riuscita a sfuggire a quella sorta di incubo gotico che era la sua vita. Tutto ad un tratto le sembrò di distinguere un suono. Tese l'orecchio. Non era il rombo ancora distante del tuono, no, e nemmeno il mugghiare del vento impetuoso. Si voltò a guardare la carrozza e vide che ondeggiava; il cocchiere sonnecchiava a cassetta, i cavalli, invece, avevano drizzato le orecchie. Scruto' la strada che scompariva in distanza davanti a loro, ma la luce stava per svanire del tutto e non vide niente. Con l'impressione che il suono venisse dall'altra parte, si girò di nuovo. Doveva essere il vento che le giocava degli strani scherzi, perché non vide nulla neanche in quella direzione e udì invece un tonfo di zoccoli dal senso opposto. Fece il giro della carrozza, passò davanti ai cavalli che si agitavano inquieti e scruto' nel buio. Per essere una che era stata svezzata a storie di eventi prodigiosi e di presenze misteriose, provò un inaspettato senso di trepidazione. Alla fine lo vide. Trattenne il respiro, chiedendosi se quella scena fosse un parto della sua immaginazione, perché sembrava uscita dritta da uno dei romanzi gotici preferiti da Raven. Una figura tenebrosa in sella a un cavallo nero, con la cappa che le svolazzava dietro, cavalcava come se fosse stata generata dalla bufera stessa e puntava proprio verso di lei. Lo sbigottimento causato da quell'apparizione fu tale che Hero rimase immobile e sarebbe stata investita in pieno dal cavallo, se il misterioso cavaliere non l'avesse fermato con una manovra perfetta. La sagoma scura balzo' a terra e solo allora lei pensò che, dopotutto, doveva essere una persona in carne e ossa e non un personaggio fantastico, anche perché il cavaliere le si avvicinò con un mormorio di apprensione. Forse per la prima volta nella sua vita, Hero rimase senza parole, ammutolita dall'inattesa apparizione. Alto, con le spalle larghe e i capelli scuri che frustavano il viso più bello che lei avesse mai visto, lo sconosciuto incarnava il salvatore ideale di qualsiasi fanciulla. Nondimeno, lei non era più ingenua e sapeva che nessuno avrebbe potuto salvarla, a meno che non si trattasse soltanto di offrirle un riparo dalla tempesta. In effetti, il cavaliere le stava gridando qualcosa al riguardo e, prima che Hero potesse capire le sue intenzioni, la prese per un braccio.
   
 
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