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Autore: Kim WinterNight    02/03/2022    6 recensioni
[Scritta per il compleanno di Martin ♥]
Martin, nel giorno del suo trentesimo compleanno, viene risvegliato da un Joe entusiasta e impaziente di fargli avere la sorpresa che ha preparato per lui.
Il fatto che il suo ragazza esca di casa con in spalla una sacca sospetta e voglia condurlo fino al lungomare non fa che aumentare la sua curiosità.
Non sa cosa aspettarsi, così non può far altro che affidarsi completamente a Joe e lasciarsi trascinare in una delle sue bizzarre idee.
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Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Martin&Joe'
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When darkness falls, you can follow me






Martin venne catapultato fuori dal sonno da un rumore che inizialmente non riuscì a identificare.
Spalancò gli occhi, allarmato, poi li richiuse per evitare che il sole li ferisse.
Quando i suoi sensi cominciarono a riprendersi dal torpore, riconobbe le note di una canzone che amava particolarmente e il suo cuore perse un battito.
Locked Out Of Heaven di Bruno Mars.
Poi avvertì una leggera pressione sul braccio e sollevò cautamente le palpebre, mettendosi su un fianco con uno sbadiglio.
Immediatamente il viso delicato di Joe comparve nel suo campo visivo e il calore delle dita del suo ragazzo gli increspò la pelle in un delizioso brivido.
«Auguri!» strillò Joe d’improvviso, gettandosi disordinatamente su di lui.
Martin lo accolse goffamente tra le braccia e insieme rotolarono tra le lenzuola, mentre le note della loro canzone riempivano la stanza.
«Grazie» mormorò, lasciando che le loro labbra si incontrassero per una serie di brevi istanti.
«E sono trenta!» lo punzecchiò Joe, scompigliando le ciocche scure di Martin con gesti scherzosi.
«Per favore, non ricordarmelo» borbottò il festeggiato.
«Di che ti lamenti? Io quest’anno ne faccio trentadue!»
Martin sorrise e infilò le dita tra i riccioli chiari dell’altro. «Hai messo su questa canzone… cosa devo aspettarmi?» domandò in tono malizioso.
«Niente di quello che stai pensando» tagliò corto Joe, lasciando scivolare la mano sinistra sul suo petto.
«Ah no?»
«No, però ho un’altra sorpresa per te.»
Martin gli accarezzò i capelli e lo guardò in viso, trovandolo talmente bello da far accelerare i battiti del suo cuore.
«Quindi adesso ci alziamo e ci prepariamo, poi andremo a fare colazione al Seasons» proseguì il più grande, un sorriso raggiante a increspargli le labbra. «Poi avrai la tua sorpresa.»
«E a lavorare chi ci va al posto mio?» domandò Martin con ovvietà.
«Oggi cominci nel pomeriggio, ricordi?» Joe lo abbracciò e gli lasciò un lieve bacio sulla guancia. «Dai, alzati.»
Intanto la canzone di Bruno Mars era terminata e ne era cominciata un’altra che, a giudicare dal ritmo e dalla voce del cantante, doveva essere di qualche band simile a quella di Chester, una di quelle che piacevano tanto a Joe e che invece lui non riusciva a mandar giù.
Martin sospirò e gli tirò appena una ciocca di capelli. «Se non ti sposti, non posso.»
Joe mise il broncio e si allontanò rapidamente da lui, mettendosi a sedere sul bordo del letto. «Non riesci a non essere stronzo neanche nel giorno del tuo compleanno» bofonchiò.
Il moro rise e si sedette, abbracciandolo da dietro e baciandolo fra i capelli.
Rimasero in quella posizione per alcuni istanti, finché Martin non sentì il suo ragazzo rilassarsi e lasciar andare un sospiro.
«Datti una mossa, io sono già pronto» concluse infine Joe, scostandosi a malincuore da lui.
Martin sbadigliò e finalmente scese a sua volta dal letto, dirigendosi in bagno mentre si domandava quale sorpresa potesse aver architettato il suo compagno per quella giornata che a lui pareva una come tante.
Era il due marzo, il giorno del suo trentesimo compleanno, eppure tutto sembrava uguale al giorno precedente.


Dopo una sostanziosa colazione a base di pancakes allo sciroppo d’acero, Martin riemerse dal locale con Joe al seguito.
Il suo ragazzo era uscito di casa portando con sé una sacca sospetta e non aveva voluto rivelargli cosa contenesse; mentre mangiavano, il riccio aveva custodito gelosamente l’oggetto, ripetendogli più e più volte che non lo avrebbe appoggiato lontano da sé per paura che lui ci sbirciasse dentro.
«La marmellata di castagne era buonissima» commentò Joe, mentre insieme si dirigevano verso il vicino lungomare.
Per fortuna la giornata era soleggiata, nonostante una brezza gelida e penetrante rendesse la temperatura ben poco mite.
«Mi spieghi cosa stiamo andando a fare?» domandò Martin, camminando di fianco al suo ragazzo, mentre quest’ultimo sondava il marciapiede con il suo fidato bastone bianco.
«Non credo proprio, lo scoprirai a tempo debito» replicò fermamente Joe, mentre si spostava leggermente verso destra per evitare un ostacolo.
«Ma io sono curioso!»
«Non è un mio problema» ghignò l’altro.
Martin sospirò e si strinse nelle spalle: cercare di estorcere qualche informazione a Joe era praticamente impossibile, non poteva far altro che aspettare.
Affondò le mani nelle tasche del giubbotto e si guardò attorno, notando che un volantino stropicciato veniva spazzato dal vento e sospinto lungo la strada. Proprio in quel momento, un’auto di passaggio lo schiacciò con una ruota e lo appiattì sull’asfalto.
«Cazzo, che freddo!» Joe si fermò e porse il bastone a Martin. «Tienilo un attimo, mi si stanno congelando le orecchie.» Detto questo, sollevò il cappuccio del cappotto e si coprì meglio la testa, rabbrividendo vistosamente.
Bardato dietro l’enorme sciarpa e con il naso leggermente arrossato, aveva un aspetto decisamente buffo e tenero.
Martin gli restituì il bastone e ripresero a camminare, raggiungendo poco dopo una delle strade che conducevano al lungomare.
Una volta sulla zona pedonale, il riccio si arrestò e lasciò scivolare la sacca dalla spalla, chinandosi per aprirla sotto lo sguardo curioso e impaziente di Martin.
«Allora…» Il riccio si raddrizzò e tese la mano sinistra, mentre stringeva nella destra un oggetto in stoffa non meglio identificato. «Devo metterti questa.»
«Eh?»
«Devo bendarti.»
Martin sussultò e sgranò gli occhi. «Joe, ma…»
«Dai, non ti fidi di me?» Il riccio raggiunse a tentoni il suo braccio e lo trasse più vicino a sé.
«Sì, però… cos’hai in mente?» mormorò, tentando di intravedere qualcosa nell’espressione indecifrabile dell’altro.
«Voltati.»
Martin abbassò lo sguardo sulle dita esili strette con forza al suo braccio, le sentì rassicuranti e pronte a sostenerlo in qualsiasi caso. Tornò a scrutare il viso delicato di Joe, il suo sorriso tranquillo, le sue iridi celesti che schizzavano in tutte le direzioni.
Certo che si fidava di lui, era di se stesso che spesso dubitava; non era sempre certo di essere abbastanza per quel ragazzo, di essere in grado di proteggerlo e farlo stare bene.
Eppure Joe era ancora al suo fianco dopo anni.
Con un sospirò, diede le spalle al proprio compagno e lasciò che lo bendasse con movimenti cauti e anche con un po’ di difficoltà.
«Dimmi la verità: vedi qualcosa?»
Martin non riusciva a scorgere assolutamente niente e non avrebbe potuto mentirgli in ogni caso: se non avesse voluto essere bendato, lo avrebbe ammesso a costo di discutere con Joe. Tra loro funzionava così, erano sempre sinceri e cercavano di esternare le proprie emozioni e idee.
Per Martin non era semplice come per il suo compagno, era molto più introverso per natura e la tendenza a tenersi tutto dentro era una brutta bestia contro cui combattere.
«Allora?»
«Non vedo un cazzo.»
«Sicuro?»
«Certo. Cosa mi dici sempre? Che non so mentire, te ne accorgeresti subito.»
L’altro ridacchiò. «Hai ragione.»
«E adesso che facciamo?» Martin era un po’ in ansia, il fatto di non poter vedere cosa lo circondava e di non potersi muovere in autonomia lo faceva sentire spaesato e a disagio.
«Aspetta un attimo.»
Joe, che fino a quel momento era rimasto alle sue spalle, con le mani saldamente strette alle sue braccia, si allontanò e Martin avvertì un senso di smarrimento che fece accelerare il battito del suo cuore.
«Dove sei?» gracchiò.
«Sempre qui, stai tranquillo.»
Martin stava per dire qualcos’altro quando un suono stranamente familiare giunse alle sue orecchie: un bastone pieghevole era stato aperto.
Gli mancò il fiato: forse aveva capito le intenzioni di Joe.
«No, aspetta, non vuoi…» balbettò, sollevando le mani alla disperata ricerca di un appiglio.
Joe fece nuovamente un passo verso di lui e andò a sbattere contro il suo gomito. «Ahi, Martin! Che fai?»
«Scusa, ma…»
Udì l’altro ridacchiare. «Questo è per te. Allunga la mano sinistra verso la mia voce.»
Eseguì e ben presto le sue dita incontrarono il manico in gomma di un bastone bianco.
«Okay, lo so, è un po’ basso per te, era quello che usavo prima che Harry me ne regalasse uno nuovo.»
Martin deglutì a fatica, sentendo un’infinità di emozioni invadergli il petto. «Quello con il nastro adesivo vicino alla punta?»
«Scoprilo tu» replicò Joe in tono divertito.
Martin si accovacciò, seguendo con la mano destra il profilo dell’oggetto fino a raggiungere l’estremità più in basso; sorrise nel trovare il nastro ben stretto nei pressi della pallina, ricordando il giorno in cui era stato lui stesso ad applicarlo per evitare che Joe rimanesse sprovvisto del suo bene più prezioso.
Tornò a raddrizzarsi e si passò le dita tra i capelli. «Cosa devo fare?»
«Camminare con me.»
«Io… non so come si fa.»
«Non mi hai mai osservato?» Joe lo prese sottobraccio e si strinse più vicino a lui.
«Sì, ma un conto è guardare te, un altro è ripeterlo» ammise.
L’altro rise appena. «Non succederà niente: siamo in una zona pedonale, abbiamo i bastoni e chiunque saprà che deve lasciarci passare. E se non si sposteranno, beh… li prenderemo a bastonate sulle caviglie!»
Martin non era del tutto convinto, non credeva di potercela fare; aveva sempre ammirato Joe per il suo essere addirittura spericolato, ritrovandosi più volte a realizzare che al suo posto avrebbe avuto troppa paura di uscire da solo con il bastone bianco.
«Andiamo, stai tranquillo. Non succederà proprio niente, cammineremo e basta.»
«E se andiamo a sbattere contro qualcosa? Potremmo farci male o…»
«Smettila.» Joe lasciò la presa sul suo braccio e si allontanò, facendosi largo con il proprio bastone. «Andiamo o no? Se non ti dai una mossa, non avrai la tua sorpresa di compleanno!»
«Come? Quindi la sorpresa non era questa?»
«Anche, ma ce n’è una ancora più bella!» Joe si allontanava sempre più e Martin non ebbe altra scelta che seguirlo, anche se non aveva la minima idea di come fare.
«Joe? Non lasciarmi qui, non vedo niente!»
«Nemmeno io, pensa un po’! Allora… quando il tuo piede destro va avanti, il bastone deve sondare a sinistra. E viceversa» spiegò con calma.
«Cosa? Ci vuole una certa coordinazione, ti sembra facile?»
«A furia di farlo ti verrà automatico.»
Martin sospirò. «Com’è che hai detto? Piede destro e poi?»
Joe riprese a spiegare la tecnica corretta per usare il bastone, ma Martin faceva un po’ di fatica a eseguire le sue istruzioni, anche perché aveva una certa difficoltà a distinguere la destra e la sinistra.
«È un po’ come nuotare a stile libero» se ne uscì il riccio a un certo punto, dopo che entrambi ebbero compiuto soltanto pochi passi.
Martin stava seriamente per arrendersi, aveva paura di non utilizzare quell’ausilio nel modo giusto e di scontrarsi con qualche ostacolo. E se si fosse ferito, chi avrebbe badato a Joe?
Scosse il capo e cercò di non pensare al peggio. «Cioè?» chiese.
«Prima un braccio e poi l’altro, e quando porti avanti il destro, il sinistro sta indietro e volti la testa verso sinistra. No?» Joe sembrava essersi nuovamente fermato, poteva sentire la sua voce non troppo distante da sé e il rumore della pallina che roteava sul lastricato era momentaneamente cessato.
Martin cominciava a capire: quando ci si addentrava nel suo ambito preferito, le cose divenivano automaticamente più chiare. Joe non aveva tutti i torti quando paragonava l’uso del bastone con il nuoto, così provò a concentrarsi su ciò che sapeva fare meglio in assoluto per applicarlo in quella nuova sfida.
«Ascolta i suoni, segui il rumore del mio bastone e stai tranquillo: se c’è qualche ostacolo, il primo a trovarlo sarò io» proseguì il suo ragazzo.
«Questo dovrebbe farmi sentire meglio?» esalo, stringendo l’impugnatura in gomma nella mano destra.
«Certo! Andiamo?»
«Andiamo» rispose con poca convinzione, ma non ebbe neanche il tempo di ripensarci che Joe era già partito e lui non poté far altro che seguirlo.
Con qualche difficoltà, mosse i primi passi e cercò di coordinare i movimenti di gambe e braccio destro; si sentiva un po’ rigido e ogni rumore o voce che percepiva lo allarmava. Inoltre aveva come la sensazione che tutti lo fissassero e lo giudicassero, e nonostante grazie a Joe avesse imparato a dare meno peso al parere altrui, c’erano momenti in cui tendeva a ricaderci.
Stava sudando freddo e la cosa non gli piaceva per niente. Doveva rilassarsi e pensare soltanto al rumore del bastone di Joe e alla sua voce che gli parlava e gli indicava dove si trovasse.
Prese alcuni lunghi sospiri e gradualmente la sua attenzione si spostò sul suo ragazzo: lo sentiva chiamarlo e avvisarlo di qualche ostacolo – una lattina vuota, una mattonella leggermente fuori posto, un gruppo di persone in avvicinamento – e aveva come l’impressione che i loro ruoli si fossero invertiti.
Rimase scioccato nell’apprendere che Joe era i suoi occhi, che lui vedeva per entrambi grazie alla sua esperienza e alle sue capacità di orientamento.
In genere era il contrario.
In quel momento stava facendo completo affidamento sulla persona che aveva sempre creduto di dover proteggere e che avesse bisogno del suo supporto.
Non era la prima volta che Joe lo faceva sentire in quel modo, ma per Martin era come se fosse sempre una novità – le emozioni erano talmente forti e tante.
Man mano che proseguiva quella bizzarra passeggiata, si rendeva conto che i suoi timori diminuivano, mentre la curiosità aumentava; si stava abituando a coordinare i movimenti e si era rilassato un po’, riuscendo a godersi anche ciò che i suoi sensi percepivano in una maniera nuova e amplificata: i suoni erano più forti e chiari, il profumo di salsedine proveniente dal mare alla sua sinistra più penetrante, l’aria gelida più pungente sulle parti scoperte del suo corpo.
Non aveva smesso di essere spaventato e di sobbalzare fin troppo spesso, ma stava pian piano cercando di gestire le emozioni e di utilizzare i timori come incentivo ad andare avanti e non arrendersi.
E più camminava, sentendosi goffo e insicuro, più si rendeva conto di quanto Joe fosse forte e coraggioso, di quanto fosse capace di ispirarlo e di renderlo migliore.
«Oh, ma vuoi stare attento?!» La voce di Joe lo riportò bruscamente alla realtà, specialmente per il tono concitato che l’aveva impregnata.
«Joe? Che succede?!» Martin si fermò di botto, allarmato.
«Idiota, non lo vedi che ho un bastone bianco e sono cieco?!»
Martin continuava a sentire il suo ragazzo sbraitare, mentre una serie di altre voci lo circondavano e gli impedivano di capire cosa stesse effettivamente succedendo.
«Martin, vuoi aiutarmi o no?»
Si riscosse e, in preda al panico e alla preoccupazione, lasciò cadere il bastone e raggiunse il nodo della benda con le dita che tremavano. «Cazzo» imprecò, notando con disappunto che Joe aveva fatto diversi nodi uno sull’altro e aveva stretto il tutto per bene.
Si sentiva ancora più goffo e idiota, e il fatto che il suo ragazzo stesse litigando con uno sconosciuto e lui non potesse intervenire subito non faceva che aggravare ancora di più la situazione.
Intanto l’ambiente circostante era sempre più confuso, i suoni mescolati gli uni con gli altri, perfino la voce di Joe era indistinguibile.
Con un brusco movimento dettato dalla frustrazione, strappò via la stoffa e la lanciò via.
Si stropicciò gli occhi e fu costretto a sbattere le palpebre un paio di volte per abituarsi alla forte luce del sole.
Quello che gli si presentò di fronte, però, lo lasciò se possibile ancora più sconvolto: Joe, in piedi a qualche metro di distanza da lui, se ne stava tranquillo con il bastone placidamente stretto nella mano sinistra, mentre un ragazzo alto e magro stazionava al suo fianco e se la rideva, puntando la videocamera del proprio cellulare verso di lui.
Riconobbe immediatamente i capelli rosso fuoco leggermente scompigliati e il viso da folletto.
Incrociò le iridi verde brillante che tanto gli risultavano familiari e il suo cuore si alleggerì in un istante.
«Ben?!»
«Saluta, questo è il video di compleanno più bello di sempre!» esclamò divertito il suo amico di vecchia data.
Martin lo fissò stranito. «Ma… tu cosa cazzo ci fai qui?»
«Sorpresa!» strillò Joe, per poi scoppiare a ridere.
Ben abbassò il cellulare e ghignò. «Okay, poi lo mando a Beth!»
Martin si riscosse dallo shock e con un movimento fulmineo raggiunse l’amico e di slancio lo abbraccio, stringendolo così forte da avere quasi l’impressione di fargli male.
Ben, nonostante la sua altezza, era sempre stato un ragazzo esile e dall’aspetto fragile, nonostante nascondesse tutt’altra natura; era un poliziotto esemplare e spesso il modo in cui appariva faceva sì che i criminali lo sottovalutassero o credessero di poterla fare franca con uno come lui.
Ma quando il rosso ricambiò l’abbraccio, Martin avvertì il solito vigore e la forza che conosceva e che si aspettava. Dio, gli era mancato da impazzire.
«Auguri, vecchiaccio!» esclamò Ben, stringendolo con affetto.
«Non è possibile, me lo sto immaginando, vero?»
«Invece sono qui e passerò la notte nel lettone con voi!» cantilenò Ben, sciogliendo la stretta pur senza allontanarsi da lui.
I loro occhi si incrociarono ancora una volta e Martin sentì il cuore riempirsi di gioia. «Mi sei mancato, cazzo» bofonchiò, allungandosi per scompigliargli i capelli.
«Non esagerare, altrimenti il tuo fidanzatino mi stacca le palle!» Ben si voltò verso Joe e accennò un sorriso malizioso.
«Se continui a dire stronzate ti faccio dormire per terra» lo minacciò il riccio.
Martin si accostò a Joe e gli circondò la vita con un braccio, attirandolo più vicino. Con l’altro braccio avvolse le spalle di Ben e si lasciò travolgere dalle emozioni che stava provando: aveva camminato bendato con il solo ausilio del vecchio bastone bianco di Joe, per poi ritrovarsi di fronte al suo migliore amico che abitava nel Montana e che non vedeva da troppo tempo.
Forse era passato più di un anno dall’ultima volta che avevano trascorso del tempo insieme.
«Ma quando sei arrivato?» chiese Martin poco dopo, allontanandosi dai due ragazzi per raccogliere il vecchio bastone che Joe gli aveva prestato per la passeggiata di poco prima. Lo ripiegò e lo porse al suo ragazzo perché lo riponesse nella sacca.
«Proprio stamattina. Ho chiesto un permesso e sono salito sul primo volo. Rimango soltanto stanotte, domani mattina rientro e nel pomeriggio di nuovo a sgobbare!» spiegò Ben, gesticolando con quel suo fare quasi teatrale.
Martin non riusciva a smettere di sorridere, incredulo di trovarsi insieme al suo migliore amico proprio in quello che gli era parso un giorno come un altro fin dal momento del risveglio.
Si guardò attorno in cerca della benda che si era strappato di dosso poco prima, ma del pezzo di stoffa nera non c’era traccia: probabilmente il vento l’aveva trascinata via.
Sospirò e spostò gli occhi da Joe a Ben. «Avete altro in mente? Perché rischio di avere un colpo al cuore.»
Il rosso si strinse nelle spalle. «Andiamo a pranzo tutti insieme, poi tu vai a lavorare e stasera usciamo a spassarcela» affermò senza alcuna esitazione. «Solo io e te!»
Martin aggrottò la fronte. «Hai chiesto il permesso a Joe?» scherzò.
Il riccio ridacchiò.
«Non vede l’ora di liberarsi di te» replicò Ben in tono malizioso.
«Mentre sono al lavoro che farai?»
«Starà con me e Maddy. Non preoccuparti, lo tratteremo bene» intervenne Joe con un ampio sorriso.
Martin annuì. «Okay, qui fa un freddo cane. Andiamo a recuperare l’auto, poi vi porto a pranzo da qualche parte» decise, sfiorando appena la schiena di Joe.
Ben si affiancò al riccio e gli porse il braccio destro. «Vieni con me, sarò il tuo bastone per un po’!»
«Grazie! Certo che non sei come Martin che mi lascia sempre camminare da solo!» scherzò Joe.
«Che fidanzato di merda» gli diede manforte Ben, strizzando l’occhio al suo amico.
Martin storse il naso ma non poté impedirsi di ridacchiare, osservandoli mentre li seguiva.
Era talmente felice che gli uomini della sua vita fossero entrambi presenti e si fossero impegnati per rendere il suo trentesimo compleanno un giorno speciale.
Non sapeva cosa aspettarsi dal resto dei festeggiamenti, ma era già colmo di gioia senza che accadesse qualcos’altro.
Joe l’aveva messo alla prova, posto di fronte a una sfida che inizialmente lo aveva spaventato, salvo poi ricompensarlo con la sorpresa migliore che potesse esistere.
Mentre camminava più in fretta per superare Ben e Joe e far loro strada verso la propria auto, si ritrovò a desiderare che quel momento semplice e perfetto non finisse mai.






♥ ♥ ♥

[Prompt: Camminare per una strada affollata con una benda sugli occhi, usando un bastone bianco per ciechi (suggerito da me)]


AUGURI AL MIO BIMBO TRENTENNE *_______*
Carissimi lettori, era da tanto che non scrivevo qualcosa sui miei adorati Martin&Joe, e quale occasione migliore del compleanno di Martin per tornare a parlare di loro?
Mi erano mancati tantissimo, giuro, e mi era mancata la leggerezza che avverto nel cuore ogni volta che racconto qualche loro avventura.
Non potevo assolutamente evitare di inserire il mitico Ben, lui che è una delle persone più importanti nella vita di Martin, nonostante la distanza fisica che li separa ^^
Volevo anche far vivere a Martin un’esperienza come quella del camminare bendato con il bastone bianco, giusto per sommergere il suo cuoricino di un sacco di emozioni. Non volevo assolutamente torturarlo, ma soltanto fargli capire come si sente il suo amato ogni volta che impugna quell’ausilio e lo usa per esplorare il mondo circostante, aiutato dai quattro sensi che gli restano!
Spero che questa piccola storia vi sia piaciuta, io mi sono divertita ed emozionata a scriverla e a dedicare un po’ di tempo a questi due adorabili giovani XD
Prima di lasciarvi, volevo soltanto aggiungere una piccola nota sul titolo: si tratta di due frasi estratte da due punti diversi del brano Follow Me dei Muse!
Ringrazio chiunque sia passato di qui e si sia avventurato a leggere fin qui, e ancora tantissimi auguri di buon compleanno al mio adoratissimo Martin Harris, una di quelle persone di cui l’universo avrebbe veramente bisogno ♥
  
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