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Autore: erikagardin86    03/03/2022    0 recensioni
La vita, spesso, ha una tale perfezione nelle sue macchinazioni da sfidare il limite dell'umana comprensione. Giri assurdi di vite, di situazioni, di attimi da far paura al più abile scacchista.
Perché, in fin dei conti, la vita non è che una partita. Una partita da giocare più o meno bene., questo è certo. Ma assolutamente, indiscutibilmente da giocare, sperando di vincere. Vincere cosa? Il premio, quello lo decidiamo noi, in base alle nostre scelte.
Genere: Horror, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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<< Come stai, Eric?>> mi chiede. La sua voce ora sembra più lontana, come distorta da una specie di eco. << Io sto bene. Cosa ci fai qui?>> Esco con un tono duro, quasi rabbioso, ma al tempo stesso le parole si impastano, sono biascicate come se fossi ubriaco. E' incredibile come, anche dopo a distanza di anni, una persona possa destabilizzarti in questo modo. MI sento stranito, come se non fossi io, come se mente e corpo fossero sconnessi. Due parti scisse. Il cervello sta andando in una direzione e il corpo nell'esatta parta opposta. << Volevo salutarti>> dice lei, puntando i suoi occhi verde smeraldo su di me. Uno sguardo spento, acquoso che si confonde con l'umidità velata della nebbia. Un sottile muro dai contorni indefiniti, che rende tutto onirico, sfumato senza una rassicurante concretezza collegata al mondo reale. << Tu come stai?>> le chiedo, cercando di scrollarmi di dosso quel tono secco e tentando di prendere controllo di me stesso. << Sono qui per te. Avrai visto i documenti, immagino>> risponde Phoebe. << Sì, ci stavo proprio dando un'occhiata prima. Non riuscivo a dormire. A proposito, chi è Lucas? Ho avuto a che fare con lui solo telefonicamente ... >> Mi pento subito di averglielo chiesto così a bruciapelo. Avrei piuttosto dovuto interessarmi sulle motivazioni del divorzio, sia dal punto di vista professionale, sia sul piano personale. Su come si sentisse. Sono stato sicuramente poco delicato. Ma cosa mi sta succedendo stanotte? Sono insicuro e inadeguato come un adolescente alla sua prima cotta. << Cioè... scusami. Mi stavo solo chiedendo chi fosse, così, per curiosità. Piuttosto, ti va di raccontarmi del divorzio, se posso permettermi?>> cerco subito di rimediare e senza accorgermene, impulsivamente, cerco la sua mano per stringerla. Ma appena la sfioro lei sussulta, si libera dalla presa e il suo sguardo si fa ancora più vacuo, assente. La bocca di deforma in un ghigno quasi feroce che mi fa arretrare. << Non toccarmi! >> urla lei, singhiozzando. << Ok... scusami. scusami. Non volevo fare nulla di male. << No, no scusami tu per la mia reazione. E' che... è che... non importa. Mi chiedevi chi fosse Lucas. E' mio fratello. Il mio fratellastro, per la precisione. È il frutto della storia d'amore tra mia madre e un giovane poliziotto appena assunto in servizio. Sembrava procedere tutto bene ma, quando Lucas aveva circa due anni, lui non ne ha più voluto sapere. Se ne è andato non si è fatto più vedere. Quasi dopo un anno mia madre ha conosciuto mio padre nel negozio di abbigliamento dove lavorava come commessa. Si sono sposati solo dopo sei mesi e dopo un altro anno sono nata io. Praticamente io e Lucas ci passiamo di quattro anni e mezzo. Si sta occupando lui di tutta la faccenda del divorzio. Non mi ricordo se l'avevi mai conosciuto, ma forse no. Appena conseguita la laurea in economia decise di trasferirsi a New York e dare una svolta alla sua vita. E ce la fece. Alla faccia dei nostri genitori che non hanno mai creduto in lui. L'hanno sempre considerato l'anello debole della famiglia, per via del suo carattere introverso. A differenza di me, che sono sempre stata una testa calda. Più mi venivano imposti confini, più mi ribellavo e cercavo di abbatterli. Sono stata io a far pressione a Lucas sul fatto che se ne andasse, con mio grande dolore, per avere l'opportunità di farsi una vita lontano da casa, dove poter trovare il proprio posto nel mondo ed eccellere nel suo campo. Io e Lucas siamo sempre stati legati da un rapporto simbiotico, siamo cresciuti uno sulle spalle dell'altro, difendendoci e supportandoci in tutto e per tutto. Ora è da un paio d'anni che è tornato nel Regno Unito e, per fortuna, ci siamo ritrovati>> Mi racconta tutto senza fermarsi un attimo, come se avesse una gran fretta di raccontare la sua storia, quasi fosse una corsa contro il tempo e , nello stesso momento, avesse bisogno da secoli di parlare con qualcuno. << E poi>> aggiunge << mi è stato vicino con la questione del divorzio>> A questo punto mi viene naturale avvicinarmi nuovamente ma, appena faccio un passo nella sua direzione lei si irrigidisce e fa un impercettibile segno di diniego, davanti al quale decido di fermarmi e mi siedo nella panca posta a lato del sentiero, di fronte all'altalena. <> Silenzio. Phoebe volta leggermente il di lato e fissa un punto imprecisato nel vuoto. <> Si riprende dal suo stato catatonico e si rivolge nuovamente a me. << Diciamo che mio marito, durante l'ultimo anno. ha iniziato a comportarsi in modo strano. Era diventato schivo, nervoso e a casa non c'era mai. Diceva che aveva problemi al lavoro, ma non me ne parlava. Mi sono ritrovata ad essere da sola con mio figlio di dieci anni. Si chiama Thomas. Finché una sera... >> Smette di parlare e il suo volto si bagna, pian piano, di lacrime troppo a lungo trattenute.
   
 
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