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Autore: Alexis Cage    09/03/2022    0 recensioni
Un'uscita tra colleghi, conoscenti, amici. Vecchie storie dimenticate, nuove che danno speranza, rapporti appena chiusi che generano angoscia: una normale uscita in un bar, dunque.
Il giorno dopo uno di loro è morto.
Di chi ti puoi fidare?
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva cominciato a prepararsi presto per l’uscita della sera, come sempre. Le piaceva essere già pronta almeno mezz’ora prima l’orario di ritrovo: la considerava una cortesia minima verso le altre persone. Questo aveva causato infiniti litigi con la sua migliore amica, che evidentemente non era capace di leggere gli orologi per organizzarsi in anticipo; ma quella volta non sarebbe stata lei ad accompagnarla, per cui era un problema suo.
Per passare il tempo nell’attesa si ritrovò a giocare a scacchi con suo fratello: di qualche anno più piccolo ma infinitamente più intelligente, anche se nessuno in famiglia a parte lei sembrava volerlo ammettere, l’unico momento in cui lei aveva almeno una chance di batterlo in una sfida tattica era proprio quando poteva declamare lo scacco matto… anche se vedeva quanto lui migliorasse di partita in partita, e temeva che un giorno avrebbe iniziato a lasciarla vincere per non ferire l’amor proprio della sorella maggiore.
“Perché questa uscita di domenica?” le chiese Phil, sempre pronto a distrarla mentre lei rifletteva sulla mossa da fare; la ragazza si concesse ancora qualche secondo, poi spostò un alfiere e rispose (lentamente, così da essere lei a distrarlo): “Ci saranno un po’ di persone e tutti sono già impegnati di sabato. E quasi nessuno lavora, a parte la sottoscritta sfigata”.
“Che brutto portare il pane a casa, eh?” notò il ragazzino, con gli occhi puntati sulla scacchiera, e lei sbuffò in modo sfacciatamente esagerato:
“Che brutto tornare a casa di notte e svegliarsi prima dell’alba, pure alla stessa ora della mamma.”
Non era una vera e propria tragedia, ma considerò il fatto che in effetti la mattina dopo avrebbe dovuto sfoderare le sue migliori capacità d’attrice per evitare che la madre le rifilasse una ramanzina per lo stato in cui si sarebbe trovata. Non che fosse nello stile della donna, però: di solito preferiva far finta che la figlia non facesse assolutamente niente degno di nota, sorda anche ai pettegolezzi che circolavano in paese quando combinava qualcosa di più eclatante del solito (almeno agli occhi dei bigotti concittadini).
Phil mosse una torre, esattamente come lei aveva previsto, e la sorella non riuscì a trattenersi dal fare un ghigno mentre spostava un pedone, bloccando così ogni via d’uscita al re bianco.
“Scacco matto.”
Phil aggrottò la fronte, come sempre faceva quando non si accorgeva di essere stato fregato. Lei preferiva quando capiva di essere condannato: era più divertente.
“Ah.”
“E siamo tre a uno per la settimana” gli ricordò amabilmente lei. Il fratello aveva ancora gli occhi fissi sulla scacchiera, la fronte aggrottata nel cercare di capire cosa fosse esattamente successo (ed era quello che la convinceva del fatto che prima o poi sarebbe stato lui a detenere le vincite settimanali), poi sospirò leggermente e chiese:
“Un’altra?”
“No, tra poco devo andare.”
“Non esci con Lily?” domandò Phil, ben conscio dell’incapacità patologica dell’amica della sorella di arrivare in orario, cosa che gli aveva concesso spesso un’altra possibilità di rivincita a scacchi.
“Sì, ma mi accompagna qualcun altro, lei sarà già lì.”
“… per la questione Andy?” chiese il ragazzino; la sorella sorrise leggermente, pensando che l’animo drammatico della migliore amica aveva fatto arrivare le sue lamentele pure a Phil, e annuì:
“Sì, ci sarà anche lui.”
“Scommetto che questa volta ce la fa a convincerlo.”
“Io dico di no. L’ha esasperato così tanto che non mi sorprenderei se l’ammazzasse.”
“Comunque ti sei vestita bene, dov’è che andate?” domandò all’improvviso Phil, tenendo gli occhi sulla scacchiera e cominciando a giocherellare con la testa di un pedone; le strappò un sorriso, un po’ ironico e un po’ intristito, e replicò:
“In un posto dove la legge ti impedirebbe di entrare, penso. Giuro che alla prossima uscita non in un bar ti trascino con me, ok?”
“Non so” fece lui, richiudendo subito in sé quella speranza che l’aveva portato a chiederle se poteva uscire con lei. Vederlo dall’ottica della sorella maggiore la distruggeva, perché si sentiva totalmente inerme; andare a fare una ramanzina ai compagni di scuola del fratello, perché loro lo ignoravano come se non esistesse, avrebbe di certo peggiorato la situazione. E lui ogni volta diceva che andava bene, che non era fatto per andare alle feste e stare con tanta gente, ma poi tirava fuori quelle domande per provare a vedere se avesse una speranza di uscire e, quando non c’era, subito si ritirava in sé.
Calò tra di loro un silenzio di qualche secondo, che percepirono entrambi come di troppo; per fortuna in quel momento il campanello di casa trillò, facendoli sobbalzare.
“Questa è la mia chiamata d’uscita” disse lei, alzandosi di scatto e prendendo la sua borsa; Phil non sollevò gli occhi dalla scacchiera, per cui la ragazza provò a tirargli su il morale aggiungendo “Ho un po’ di erba sulla scrivania sotto libri di scuola, se ti va di provare l’emozione di esser figo.”
“Idiota” sbuffò lui, ma dopo fece un sorrisetto che la convinse ad uscire di casa col cuore più leggero. Dopo il ‘non tornare troppo tardi’ paternalistico di Phil, raggiunse la porta d’ingresso e la aprì ancora distratta dall’ansia per il fratellino, dimenticandosi completamente che non si sarebbe trovata davanti Lily.
“Perfettamente puntuale, strano” disse, chiudendosi la porta alle spalle e sollevando solo dopo lo sguardo per scoprire di avere davanti una sconosciuta. Questa replicò, con un sorrisetto tranquillo:
“Mi piace essere in orario, scusa. Comunque bella tuta.”
Lei si rese conto della gaffe fatta, richiamando la sconosciuta per essere stata puntuale, e non riuscì a tirar fuori niente di meglio da un misero “Anche il tuo vestito ti sta bene”. L’altra ragazza continuò a sorridere, poi fece un cenno verso la macchina parcheggiata di fronte e chiese:
“Andiamo?”
S’incamminarono in silenzio, fino a quando lei si rese conto di stare raggiungendo nuovi livelli di maleducazione e subito disse:
“Comunque scusa, non mi sono presentata: io sono Mia.”
“Io Josie” replicò la sconosciuta; poi, arrivate alla macchina, fece il giro dell’auto e aprì lo sportello all’altra ragazza con fare galante: “Benvenuta sulla mia umile locomotrice”.
Mia si sedette al posto del passeggero, ringraziando e ridendo assieme. Guardò l’altra mentre tornava sui suoi passi raggirando l’auto per raggiungere il volante, e pensò che forse non sarebbe stata così male quella serata. Si era arrabbiata con Lily quando le aveva detto che sarebbe venuta a prenderla una persona che lei stessa conosceva di vista e, oltre la normale preoccupazione, aveva sentito una stretta allo stomaco pensando che si sarebbe trovata, sia in macchina che dopo al bar, con persone che conosceva solo superficialmente o che non vedeva da molto tempo: mentre si sentiva libera e festaiola quando stava con amici, paradossalmente si richiudeva a riccio nella situazione contraria. Ma per Lily, e l’amore smisurato che l’amica declamava per Andy, era disposta a tutto.
Josie avviò il motore e la macchina cominciò a muoversi per le strade del paese, diretta alla città; Mia notò che non c’era il navigatore impostato e domandò:
“Sei già venuta da queste parti?”
“Abito a qualche chilometro da qua. Poi, questi paesini sotto tutti uguali.”
“Io sono riuscita a perdermi, una volta. Ma era molto tardi e stavo dormendo in piedi” ammise Mia, guardando la notte scura fuori dal finestrino mentre percorrevano la strada circondata da campi che le avrebbe portate sulla via principale.
“Fortunata a non essere finita fuori strada, allora” replicò Josie. Mia rimase in silenzio e dopo poco tempo l’altra le chiese se le avrebbe dato fastidio la musica, prima di accendere la radio; passarono il resto del viaggio senza dire altro, ma non le sembrò a causa di un imbarazzante non sapere cosa dire. Anzi, lei preferiva di gran lunga una situazione del genere ai soliti convenevoli detti per cortesia.
Arrivarono davanti al bar in poco tempo, ma Josie ci passò davanti e si allontanò di qualche centinaio di metri per raggiungere un parcheggio sicuro. Lasciata l’auto indietro, si incamminarono verso il ritrovo con gli altri e Mia domandò:
“Conosci altre persone del gruppo, a parte Lily?”
“Solo un paio bene. Tu sei la sua migliore amica, invece, giusto?”
“Già. Subisco con gioia tutti quei suoi piani malvagi per riuscire a tornare con Andy” sospirò la ragazza, rovistando nella borsa per trovare il pacchetto di sigarette; poi si accorse di quello che aveva detto e gettò un’occhiata preoccupata all’altra mentre aggiungeva “… sei amica di Andy?”
Josie scoppiò a ridere e Mia fu sorpresa di quanto il viso le si illuminò in un istante; poi l’altra replicò:
“Sì, ma so come sono le cose tra loro. Se lo merita, ha fatto un po’ lo stronzo con lei.”
“Davvero?” chiese Mia, accendendo una sigaretta; tese il pacchetto verso Josie in una muta domanda, ma lei rifiutò, e dopo aver dato il primo tiro la ragazza continuò: “Io pensavo fosse Lily troppo assillante. L’ho vista così in passato.”
“Lui però l’ha un po’ illusa, e anche io so come si comporta di solito. Ma penso che presto la scaricherà definitivamente, quindi starà a lei decidere se lasciarlo perdere o se continuare a tartassarlo. Non che lui non se lo meriti...”
Arrivarono in quel momento davanti al bar, per trovarsi dinnanzi un gruppo di una decina di persone fra cui, ben lontani l’uno dall’altra, quei due di cui stavano parlando fino a qualche istante prima; tutti impegnati a chiaccherare, tra loro fu Lily l’unica ad accorgersi dell’arrivo delle due ragazze e subito fece un sorrisone:
“Eccole, finalmente! Grazie di avermela portata qua, non sapevo a chi rivolgermi.”
“Nessun problema” rispose Josie, poi qualcun altro si accorse del loro arrivo e lei si allontanò per salutare le altre persone che conosceva; Mia ne approfittò per abbracciare la migliore amica, fingendo di salutarla in modo esagerato, e percepì subito quell’odore dolciastro che aveva sospettato di sentire da quando aveva messo gli occhi su di lei qualche istante prima.
“Di già?” le domandò a denti stretti per non farsi sentire dagli altri, non sapendo quale fosse la loro idea riguardo le droghe leggere. Lily roteò gli occhi in modo esagerato e sbuffò:
“Solo una, dai. Non vorrai tu farmi la predica…”
“Pensavo fossimo d’accordo di fumare sempre assieme” replicò Mia; non che avesse l’animo ferito per quel tradimento del patto che avevano fatto, ma sapeva che Lily tendeva a lasciarsi andare e odiava saperla in quello stato quando non c’era lei a tenerla d’occhio; forse era troppo protettiva. L’amica le gettò un’occhiata esasperata, prima di concederle:
“Non lo farò più, ok? Volevo solo rilassarmi.”
Qualcuno degli altri del gruppo annunciò che all’interno si era liberato un tavolo per loro e, salvata dall’inchiesta, Lily fu la prima ad entrare per sedersi subito e stare a guardare come si sarebbero sistemati gli altri. Sosteneva che già dalla disposizione si potessero capire molto di un gruppo, e ogni volta si divertiva a cercare di anticipare come sarebbero andate le cose; ma la sua espressione, quando Andy si sedette a un paio di sedie da lei e quindi troppo lontano per avere un qualunque contatto, non fu di una persona che se lo aspettava. Provando un po’ di pietà per lei, Mia la perdonò per quello che aveva fumato da sola tradendo il loro patto, e le si sedette accanto nel posto più vicino alla ragazza tra quelli che la dividevano da Andy: se non fosse riuscita a convincerla a parole a stargli lontana, l’avrebbe fatto fisicamente. Alla sua sinistra, tra lei e il ragazzo, si sedette Josie; quando Mia, sentendo il movimento accanto a lei, si voltò, le rivolse un sorriso d’intesa che le fece provare immensa gratitudine. Josie si voltò verso Andy e cominciò a chiaccherare con lui; Mia tenne gli occhi su di lei per qualche secondo, poi Lily le diede una gomitata per avvisarla dell’arrivo del cameriere e solo in quel momento si accorse di avere tanta, forse troppa voglia di bere.

 
*
 
Parecchi drink più tardi, Mia sospirò soddisfatta dopo aver finito di bere quello che aveva davanti e si abbandonò sullo schienale della sedia, rilassata. La  testa aveva cominciato a girarle già da un po’, in quel modo che la faceva sentire come se non avesse punti di contatto con l’orizzonte naturale; dio, se le piaceva.
Con quella convinzione propria degli ubriachi di non dare nell’occhio e di non essere visti mentre fanno cose imbarazzanti, Mia iniziò a soffermare lo sguardo su tutti gli altri amici seduti al loro tavolo. Come aveva previsto prima di arrivare, conosceva solo superficialmente la maggior parte di loro, e la sua pessima memoria le impediva pure di ricordare quali fossero i loro nomi: solo Andy e Lily si salvavano dall’oblio nella sua mente, e ovviamente Josie.
Puntò gli occhi su Martha, seduta esattamente di fronte a lei, e cercò di ricordare dove si fossero conosciute: forse al corso di teatro ai tempi della scuola? O in un contesto più recente? In ogni caso, la ricordava come una ragazza con un’espressione sempre seria, cosa che aveva anche in quel momento, e Mia si chiese per quale motivo sembrava sentirsi a disagio in una serata fuori con gli amici: era infastidita da qualcosa? Si annoiava? Forse la stava facendo andare a nervi a fior di pelle il suo vicino di tavolo, Mia non aveva idea di chi fosse, un biondino tutto risate e movimenti esagerati, che parlava con Lily ma era rivolto completamente verso la ragazza alla sua sinistra (anche lei sconosciuta a Mia, o forse non si ricordava di averla mai vista), che però sembrava più interessata alla birra che aveva di fronte che alle attenzioni del biondo. Mia fece scorrere lo sguardo sugli altri e notò che un’altra persona era totalmente concentrata verso il biondo estroverso: il ragazzo seduto accanto a Lily e con un’espressione malinconica che lei comprese subito; storse le labbra in un sorriso di compassione, visto che a lei pareva evidente che l’interesse del biondo non fosse per gli uomini. Quel ragazzo (ok, forse lo conosceva: Jonathan? Josè? O forse confondeva il nome con Josie?) sarebbe stato più fortunato con qualcun altro, in un’altra occasione.
Lily era tutta impegnata a parlare col biondo, cercando di apparire naturale mentre teneva il tono di voce alto in modo che tutti potessero sentire quanto fosse felice del nuovo progetto a cui l’avevano messa a capo nel laboratorio di ricerca dove lavorava, di quanto fosse stressante avere così tanti impegni e dover gestire assieme la vita sociale, a cui però lei non rinunciava mai, e l’aveva già detto del barista del locale sotto casa con cui era uscita già un paio di volte? Sicuramente non con un tono abbastanza forte, visto che lo stava ripetendo ancora.
Andy era sordo, o si fingeva tale, a tutti gli annunci che rilasciava Lily: chiaccherava tranquillo con Josie riguardo un loro vecchio viaggio e il progetto di un altro da fare, ma l’unico elemento che Mia colse appieno fu l’allusione del ragazzo a una conquista dell’amica fatta in una città sperduta, conquista che magari era ancora lì ad aspettarla.
“Mia” la richiamò una voce da lontano. Si voltò verso Lily, quasi non aspettandosi fosse stata lei a chiamarla con quel tono così basso, e l’amica la guardò con gli occhi scuri spalancati e supplichevoli:
“Un’altra, una soltanto? Con te ovviamente. Non lo farei mai senza di te.”
“L’hai fatto appena prima che arrivassi qui.”
“Non lo farei mai senza di te dopo quella volta. Dai, non ne hai voglia? Non devi neanche guidare!”
Quello era vero, ma non voleva stare troppo male, non quella sera con sconosciuti e pure col lavoro il giorno dopo; ma era abbastanza resistente per sopportare una mezza sigaretta farcita, per cui annuì e si alzò per uscire con Lily. Anche perché era convinta che, se non l’avessero fatto lì assieme, l’amica avrebbe tradito di nuovo il loro patto… forse doveva cominciare a prendere in considerazione una lavata di capo da farle, o almeno capire se andasse tutto bene. Non poteva essere così seria la questione Andy, vero?
Fuori, abbastanza distante dall’ingresso e dalla strada poco trafficata, non c’era nessuno a parte loro: nonostante fosse fine maggio la temperatura era ancora fastidiosamente bassa e Mia avrebbe dovuto decisamente pensarci prima di mettere quella tuta dalla schiena scoperta.
“Sai che non mi ammalo da quattro anni?” domandò a Lily, che nel mentre aveva già preparato la sigaretta e stava cercando di accenderla con l’accendino morente; Mia le tese il suo e, malsicura in quel mondo instabile dato dai drink, si sedette sul basso muretto accanto a loro e proseguì: “Quanti gradi ci saranno, ora? Se mi ammalo sarà colpa tua.”
“Perché ti ho trascinata qua fuori con la forza, sì” borbottò Lily, aspirando la prima boccata.
“Voglio che venga detto al mio funerale. È stata tutta colpa di Lily. Ricordati di dirlo.”
“Me lo segno…” replicò aspirando ancora, e Mia le prese la sigaretta di mano prima che potesse continuare senza spartire; sì, avrebbe sicuramente discusso con lei della questione, quando sarebbero state lucide e in un posto dove non avrebbe avuto vie di fuga.
“Non ci alterniamo più?”
“Dio, Mia! Che palle, vedi tutto come un campanello d’allarme” sbottò Lily, quasi facendola sobbalzare. Pensava di essere più brava a fingere da ubriaca, ma a quanto pareva l’amica aveva capito subito cosa le passava per la testa. Fumare era un raro sfizio e in quel momento non ne aveva la minima voglia: era già stordita dall’alcol, perché infierire quando voleva restare lucida e vigile? Meno l’avesse fatto lei, però, più ne avrebbe avuto Lily, per cui…
“Cosa c’è?”
Mia sobbalzò per davvero quella volta; non si era accorta di essersi distratta nei suoi pensieri confusi. Guardò Lily e si accorse che non si era rivolta a lei, ma a qualcuno che le aveva raggiunte dal bar: Josie. Josie, che aveva una giacca leggera sotto il braccio e un’espressione tranquilla in volto.
“Ho visto che siete uscite senza cappotti e a quest’ora fa freddo, per cui...”
“Andy?” domandò Lily senza curarsi delle sue parole. Come se se lo fosse aspettato, Josie fece un cenno verso l’interno:
“Ancora lì.”
Mia puntò gli occhi sull’amica e le sembrò di vedere in diretta ogni pensiero che le stava passando per la testa in quel momento: Andy aveva chiaccherato tutto il tempo con Josie, per cui se lei si era allontanata significava che lui non avrebbe avuto scuse per non parlare con Lily… oppure era già impegnato con qualche altra ragazza del bar, e a quell’ipotesi gli occhi le si spalancarono e subito cominciò a camminare, diretta all’interno.
“Ma” fece soltanto Mia, guardando l’amica abbandonarla lì con in mano la sigaretta che lei aveva voluto fumare. Josie fece un sorrisetto, e la ragazza si sentì in dovere di dirle:
“Di solito non è così, davvero. Mi dispiace.”
“Tranquilla, lo so. Non è in sé e il cuore spezzato peggiora solo la situazione.”
Mia la guardò per qualche istante e si rese conto che l’altra non sembrava sorpresa dal comportamento di Lily, per cui le chiese:
“Perché sei uscita dal bar?”
“Perché sono stanca di vedere Andy fare lo stronzo, quindi o la situazione resta pesante com’è oppure si parlano e va come va, ma almeno cambia. E perché fa davvero freddo, per come sei vestita se resti così ti ammalerai di certo.”
E le tese la giacca che aveva portato con sé, con quel modo galante che aveva avuto quando le aveva aperto la portiera della sua auto. Mia l’accettò volentieri, continuando però a fissare l’altra ragazza e riflettendo su quanto aveva detto.
“Non so se sono d’accordo su questa strategia.”
“Accompagnarla fuori a fumare mentre non sta evidentemente bene mi sembra perfetto, allora” replicò Josie, sedendosi accanto a lei sul muretto. Mia si mise la giacca sulle spalle, facendola aderire a sé, e si accorse che aveva il profumo della ragazza; poi si ricordò di avere ancora la sigaretta in mano, prossima a spegnersi.
“Non volevo essere maleducata” fece Josie dopo qualche istante, equivocando il silenzio di Mia. “Ma penso davvero che dobbiamo cercare di fargli risolvere la questione. Non so te, ma io sono piena delle lamentele di Andy riguardo Lily mentre le scrive per trovarsi da qualche parte.”
“E io di Lily che corre subito da lui. Ma pensavo fosse ossessione di livello base, non una cosa così seria da dover intervenire...”
“Almeno la questione si chiude subito senza spargimenti di sangue, no?”
Mia fece una risata sarcastica, e distrattamente si portò la sigaretta alle labbra; si ricordò appena in tempo del suo contenuto e la allontanò un poco, poi si voltò verso Josie con un sorrisetto.
“Visto che ti piace risolvere problemi, secondo te cosa ne devo fare di questa?”
“Non fumi?”
“Ora non ne ho voglia. Te la offrirei, ma devi guidare, e non vedo gente a cui mollarla a caso.”
Josie fece spallucce, come se la questione nemmeno si ponesse:
“Buttala.”
“Ma sarebbe uno spreco. Ed è di Lily.”
“Buttala e dille che ti è caduta.”
“Sempre uno spreco.”
Una folata di vento fece ondeggiare i capelli biondi di Josie; lei si risistemò la ciocca fuggitiva dietro un orecchio mentre rideva per la conversazione stupida, e Mia sentì una stretta allo stomaco che la fece tornare un poco più lucida.
“Sei sempre così tirchia o solo quando sei ubriaca?”
“Non sono ubriaca” ribattè Mia, sincera nel suo diniego. Josie fece un sorrisetto:
“Ringrazia che non sia io quella tirchia, perché ti potrei chiedere un pagamento per averti portata qua.”
Mia restò in silenzio, sorpresa: non aveva minimamente pensato di pagarle la benzina, e si sentì divisa tra l’imbarazzo per la sua maleducazione e il pensiero che era davvero una cosa da spilorci chiedere soldi per il passaggio. Lei non l’avrebbe mai fatto.
“Ho qualche banconota dentro, se vuoi...”
“Oppure mi darai tu un passaggio, la prossima volta” la interruppe Josie, sorridendo ancora “sperando ci sarà una prossima volta.”
Anche Mia sorrise leggermente, ma in modo un po’ incerto:
“Pensi che Lily e Andy si ammazzeranno e quindi non ci vedremo più? O vuoi evitare di uscire con noi alcolizzate?”
Le uscì peggio di quanto si fosse aspettata, come un’accusa poco velata che lei non aveva inteso di fare; guardò Josie, preoccupata, ma l’altra ragazza sembrava ancora tranquilla come prima, e pure divertita.
“Ah, sì, siete proprio delle cattive compagnie. L’offerta di una sigaretta è ancora valida?”
Senza rispondere, Mia prese il pacchetto nella borsa che aveva portato con sé e gliene consegnò una delle poche rimaste, che l’altra prese con le dita affusolate, poi cercò l’accendino ma si accorse che non c’era più. Forse Lily se lo era portato dentro, nella foga di tornare all’interno per tallonare Andy.
“Niente accendino, mi dispiace.”
Josie le ridiede la sigaretta perché la rimettesse a posto, poi disse:
“Quindi ora mi devi la promessa di una sigaretta.”
“Ma è solo una sigaretta” notò Mia, ridendo; Josie sorrise ancora, poi prese il suo cellulare e guardò lo schermo con un’espressione assorta.
“Andy mi dice di rientrare a salvarlo. Forse la mia tattica non è servita a tanto.”
“Forse.”
“Tu resti qua?” domandò a Mia; allungò una mano per posare le dita sulla parte bassa della schiena di lei, ancora scoperta nonostante la protezione della giacca “Finirai davvero per ammalarti.”
Mia perse qualche secondo, la mente totalmente sconnessa per l’attenzione focalizzata sul contatto delle dita di Josie sulla sua pelle; forse stava diventando proprio troppo sensibile quando le veniva toccata la schiena. Forse aveva davvero freddo, o forse era più ubriaca di quanto avesse pensato. Oppure…
“Rientro tra poco” rispose alla fine, sperando che Josie non si fosse accorta del suo momento di blackout cerebrale. “Vai a salvare Andy.”
“O vado a salvare Lily” notò l’altra, staccandosi dal muretto, e le voltò le spalle per tornare all’interno del bar. Così Mia restò da sola, seduta su quel muretto che stava tornando a essere più stabile di quanto non fosse prima; almeno dal suo punto di vista. Si ricordò di avere ancora in mano la sigaretta, ormai definitivamente spenta: la guardò per qualche istante prima di ficcarla in uno scomparto della borsa, decidendo che sarebbe stato uno spreco fin troppo grande. Poi sospirò leggermente, preparandosi ad affrontare qualunque cosa fosse successa all’interno mentre era lì, e anche lei si staccò dal muretto per raggiugere tutti gli altri.

 
*
 
La situazione non era così drammatica come si era immaginata: Lily era seduta al posto della ragazza precedentemente oggetto delle attenzioni del biondo, il quale ora guardava il cellulare come se avesse la mente altrove; accanto a Lily c’era ancora l’anonimo J-qualcosa, di cui Mia non riusciva a ricordare il nome, intento a chiaccherare con lei su un argomento di cui non importava nulla a nessuno dei due. Martha aveva un bicchiere di chissà cosa in mano, lo sguardo assorto puntato verso un orizzonte indefinito, mentre la ragazza a cui Lily aveva rubato il posto si era messa dall’altra parte del tavolo, accanto a Andy, che rideva con lei come se si stesse divertendo al massimo. Josie, vicino a lui, lo osservava con occhi esasperati, e quando si accorse che Mia era entrata le gettò uno sguardo tra il divertito e l’arreso.
“Tutto bene?” domandò Mia, sedendosi al posto più vicino a Lily e al ragazzo con lei. “Cosa mi sono persa?”
“Nulla” disse l’amica con tono leggero e vagamente isterico, “perché non è successo nulla e non succederà nulla, come sempre, no?”
Mia guardò il ragazzo, che di rimando guardò lei, poi fece spallucce e borbottò:
“Lui l’ha schivata dicendo che non hanno niente di cui parlare, tutto qua.”
“Sì, tutto qua” fece eco Lily, poi spostò di scatto gli occhi sul ragazzo e chiese, come riprendendo il filo di una conversazione: “Quindi, questo Connor non risponde ai messaggi? E non hai ancora pensato a un’incursione a casa sua? Dove abita?”
“Ma non ce n’è bisogno” ribattè subito lui, gettando un’occhiata a Mia come per intendere che quelle erano tutte idee di Lily e lui non c’entrava niente, “siamo usciti solo un paio di volte, non mi deve niente.”
“Già, niente. Sempre niente” notò Lily con tono acido. “Non ci devono mai niente, sicuro.”
Dall’altra parte del tavolo, Andy si alzò e si diresse al bancone, dove era appena arrivata una ragazza della loro età; Josie vide che Mia se ne era accorta e la guardò con un’espressione tra il divertito e il disperato per la situazione tragicomica che si stava creando: Lily sembrava più che propensa a perdere le staffe e Andy pareva intenzionato a trovare ogni modo con cui non evitarlo. Allora Mia si ricordò dell’approccio attivo che aveva adottato Josie proprio poco prima (fallendo, evidentemente, ma a quello non pensava) e quindi decise di provarci anche lei: si alzò di scatto, controllando il giramento di testa che seguì, e annunciò:
“Vado a prendermi un drink, volete qualcosa?”
Senza aspettare risposta, raggiunse anche lei il bancone e si posizionò accanto a Andy. Si accorse che la ragazza appena entrana nel bar era già scomparsa, e lui era lì solo in silenzio ad aspettare chissà cosa.
“Come va la serata?”
“Andrebbe meglio se qualcuno non volesse tagliarmi la gola” replicò lui, senza nemmeno avere la pretesa di fingere che Lily non lo stesse guardando in cagnesco proprio in quel momento. Comparve davanti a loro il barista ed entrambi ordinarono un paio di drink, per poi restare in silenzio; attorno a loro le altre persone ai tavoli chiaccheravano e gridavano, e a Mia cominciava a rimbombare la testa in eco ai bassi della musica trasmessa in quel momento nel locale.
“Sarebbe meglio, se tu le parlassi” disse infine Mia, decidendosi a iniziare il discorso. “Se mettessi in chiaro come stanno le cose. La conosco, fa così perché le hai montato la testa e non avete definito la relazione. Se tu mettessi in chiaro...”
“Perché, secondo te non l’ho già fatto?” ribattè lui, esasperato. “Le avrò detto cinque volte che non la voglio più sentire. Cinque solo questa settimana.”
“Josie mi ha detto altre cose” notò Mia, rendendosi conto dopo di stare mettendo nei guai la ragazza col suo amico; Andy fece un sorriso amaro:
“E certo, vuole fare bella figura con te e ti dà ragione.”
L’arrivo del barista coi loro bicchieri distrasse Mia dall’ultima frase che aveva pronunciato il ragazzo: davvero Josie le aveva dato ragione solo per darle il contentino? Ma perché?
“Comunque un po’ è vero” borbottò Andy, assaggiando il suo drink. “Dopo che ci siamo lasciati l’ho sentita un po’ di volte, più del consentito. Ma è da qualche settimana che non ci provo più. Ti giuro, Mia.”
“Raccogli quei frutti che hai seminato nei mesi scorsi” notò la ragazza; Andy ghignò:
“Quanta saggezza. Mi è mancato averti alle uscite, comunque. Sembra che io e Lily abbiamo divorziato, lei si è presa gli amici in comune.”
“Stasera c’è un po’ di gente.”
“Sì, dopo mesi che non ci trovavamo” disse lui. Mia lo osservò, pensando che in fondo aveva ragione: conosceva Andy da non poco e ogni volta che uscivano con gli amici erano praticamente sempre assieme; e da prima che lui e Lily cominciassero a frequentarsi. Forse lei aveva sbagliato a giudicare l’amica come unica voce da considerare in capitolo, dopotutto.
“Josie però non l’ho mai vista alle nostre uscite” disse distrattamente, giusto per cambiare conversazione. “Mi sembra comparsa dal nulla”.
Andy le gettò un’occhiata di sbieco, ghignando:
“Ecco, lo sapevo.”
“Cosa?”
“Niente. È la mia coinquilina, si è trasferita da poco da me.”
“Mike alla fine è stato arrestato?” chiese ironica Mia, ben ricordando il vecchio coinquilino di Andy; quasi si strozzò bevendo quando lui annuì:
“Eh, sì. Detenzione illegale di armi. Io nemmeno lo sapevo. A parte, beh, lo sai, la sua aria inquietante… non l’avrei mai detto.”
“Mi prendi in giro.”
“Vorrei farlo, ma sono arrivati davvero in casa a prenderlo. Per questo Josie è stata un dono dal cielo, si era sparsa la voce e non è venuto nessun altro a parte lei. Poi ci conoscevamo già, quindi sapeva che non potevo essere coinvolto.”
“Beh, la gente cambia” notò Mia e poi, riluttante, gli chiese: “Ti sembra che Lily sia peggiorata molto, dal vostro casino? A parte l’atteggiamento psicopatico...”
“Non fuma più di quanto non fumasse già, se è quello che intendi” rispose Andy; allo sguardo sospettoso di Mia, lui aggiunse: “Ho alcuni contatti. Anche io mi preoccupo, non in modo folle come fa lei. Prima di uscire eravamo amici, non è che si cancella tutto in un attimo.”
Mia lo guardò per qualche istante; sarà stato l’alcol che tornava in circolo, ma gli sembrava davvero di vederlo sotto una nuova luce… come era stato prima di tutto il casino.
“Stando tutto il tempo con Lily mi ero quasi fatta convincere che sei una merda, ma ora mi ricordo perché mi stavi simpatico” gli disse, intendendo la frase come un complimento; Andy lo colse e alzò il bicchiere verso di lei come ringraziamento ironico, poi chiese:
“Da quanto non parlavamo, qualche mese? Come ti va la vita? Ti sei decisa da che parte stare e hai trovato qualcuno con cui sistemarti?”
“Non è che mi decido, Andrew” rispose lei, ricordando in quel momento perché non era stata una gran perdita il non vederlo più. “Anche se mi sistemo con qualcuno mi piacciono comunque sia maschi che femmine, a prescindere.”
“Scusa, dimenticavo. Stupidità etero” fece lui, dando ancora più fastidio a Mia per la leggerezza con cui aveva preso la cosa, poi però Andy aggiunse: “Quindi ti piacciono ancora le ragazze, giusto?”
“Stai per caso cercando di sistemarmi con qualcuno?” domandò Mia, guardandolo con sospetto. Lui fece spallucce con noncuranza:
“Cerco solo di comprendere il tuo orientamento. Sai, sempre per la stupidità etero. Tutto qui, era solo per acculturarmi. Torniamo al tavolo?”
Mia dovette sbattere un paio di volte le palpebre, per cercare di capire se si stesse immaginado la stupidità toccata da Andy in quel momento; non aveva idea se Josie gli avesse chiesto di indagare per lei o se lui stava agendo di testa sua (più probabile questo), ma in ogni caso lo stava facendo proprio male.
“Ho un’ultima domanda, prima di tornare lì” disse all’improvviso Mia, ricordando un’altra questione che doveva risolvere. “Non prendermi in giro, ma non conosco quasi nessuno di quelli al tavolo. Non riesco a tirare fuori il nome di quello con cui parla Lily, e com’è che ci siamo conosciute io e Martha?”
Andy scoppiò a ridere, attirando l’attenzione di chi era loro vicino e, Mia lo percepì come una pugnalata alla testa, anche lo sguardo di Lily; ma l’amica sapeva che lei non sarebbe mai stata interessata in modo romantico a Andy, per cui la paranoia le sarebbe passata presto.
“Allora. Sei proprio un caso perso. Jason è quello nero che fa compagnia a Lily, l’ha portata qua lui, hanno fatto l’università assieme. Lui, il biondo, è Alan, lavora con me nell’agenzia… non penso tu l’abbia mai visto, sei scusata. Anita invece lavora con Josie, l’ho conosciuta poco tempo fa e non aveva niente da fare stasera. Martha la conosciamo dal primo anno delle medie, davvero non te lo ricordavi?”
Fu come se una molla fosse scattata nella sua mente: ah, certo, ecco perché le dava così fastidio non ricordarselo: Martha era Martha, dalle medie alle superiori e poi ritrovata poco tempo prima dopo il vuoto dell’università. Si sentiva parecchio stupida per non essersene ricordata, ma decise di perdonarsi finendo in pochi sorsi il contenuto del bicchiere che aveva in mano così da poter portare l’altro al tavolo.
“Grazie, te ne devo una.”
“Me ne devi un po’, guarda che la mia memoria funziona meglio della tua. Per pegno ti chiamerò per un’uscita di rimorchio, tanto siamo entrambi single...”
“Sì, e Lily mi stacca direttamente la testa” notò Mia ridendo, pensando anche che non era l’unico con cui aveva contratto un debito quella sera.
Come se l’avesse evocata, in quel momento comparve al loro fianco Josie: Mia non si era nemmeno accorta di essersi girata dando le spalle al loro tavolo e sobbalzò leggermente.
“Lily se ne è andata, pensavo volessi saperlo” le disse, rivolgendosi a lei come se Andy non ci fosse; Mia aggrottò la fronte, girandosi verso il tavolo e chiedendo:
“Da sola?”
“No, con Jason. Per fortuna lui ha una pazienza infinita, non penso ci saranno problemi. Solo che mi è sembrato strano che se ne sia andata senza salutarti né niente.”
“Aspetta…” disse Mia, prendendo il suo cellulare: come si era aspettata, vi trovò un messaggio non letto da parte di Lily, in cui lei si scusava per lasciarla lì con sconosciuti e poi le intimava di riferirle, appena possibile, grazie per lo sforzo, ogni sillaba che si erano detti lei e Andy riguardo la loro questione irrisolta. A parte la chiusura un po’ aggressiva, a Mia non sembrò ci fosse vero astio nel messaggio, per cui fece un sorrisetto e disse:
“Tutto bene, anzi, forse è meglio che sia andata a casa: ha bisogno di riposare un po’.”
Io ho bisogno di riposare” borbottò Andy al bicchiere che stava ancora sorseggiando, conquistandosi due occhiatacce; poi Josie guardò Mia e chiese:
“Vuoi tornare a casa anche tu? Domani lavori, giusto?”
Non le sarebbe dovuto importare il fatto che lei si ricordasse dei suoi impegni, ma le importò comunque; come risposta prese il suo secondo bicchiere e ne bevve la metà in pochi sorsi, gustandosi la freschezza del ghiaccio accompagnata dal calore rovente dell’alcol.
“La notte è giovane, noi siamo giovani e c’è ancora tanto da bere, no?”
“Patetica” fece Andy, scuotendo la testa.
“Davvero” disse Josie, ma sorridendo mentre guardava Mia e lei la guardava di rimando; poi fece spallucce e continuò: “Un drink leggero non farà male nemmeno a me, direi.”
Si voltò per tornare al tavolo dove prendere qualche banconota per comprarsi da bere; mentre camminava Mia non riuscì a trattenersi dall’osservare la sua figura slanciata e come il vestito che indossava le cadesse bene addosso. Poi si accorse che Andy l’aveva guardata per tutto il tempo e gli lanciò un’occhiataccia, a cui lui rispose finendo di bere il suo drink e alzando un sopracciglio in un’espressione d’inequivocabile vittoria.

 
*
 
Mia si svegliò in ritardo, com’era prevedibile. Forse avrebbe dovuto ascoltare più spesso Phil quando le diceva che dopo i vent’anni lei non sarebbe più stata in grado di reggere quei ritmi: troppo vecchia.
In qualche modo riuscì a prepararsi in tempo per non arrivare tardi a lavoro, schivando anche la ramanzina della madre che, per non perdere l’occasione, aveva pure deciso di arrivare con una mezz’ora di ritardo al suo, di lavoro.
Nonostante la caoticità con cui affrontò tutto il percorso e l’arrivo in ufficio, seguiti dal tentativo inutile di mantenere un’espressione serafica mentre cercava di recuperare il più velocemente possibile il quantitativo di lavoro di mezz’ora, una parte della sua mente riuscì comunque a tornare di tanto in tanto alla sera precedente.
Non era successo nulla di eclatante, per fortuna: quando Lily se n’era andata la situazione si era distesa e le persone del tavolo avevano riso e scherzato assieme – anche grazie a Andy, l’unico che conosceva tutti. A una certa ora si erano salutati, Josie aveva accompagnato Mia a casa e le aveva chiesto il numero di telefono per “assicurarmi che tu non soffochi nel tuo stesso vomito questa notte”: Mia non avrebbe mai pensato di provare tanta felicità nel sentire una frase del genere.
Si era trovata bene con lei, sì. Però, quando arrivò la pausa pranzo, si sorprese di vedere sul cellulare un messaggio da parte di un numero sconosciuto: dall’anteprima lesse velocemente “Mia, sono Josie” e nonostante la felicità del momento si impose di non aprire il messaggio all’istante per risponderle immediatamente.
Poi arrivò un secondo messaggio. Ne aprì l’anteprima mentre un sorrisetto iniziava a crescerle sulle labbra, curiosa di scoprire cos’avrebbe letto.
 
“Mia, sono Josie.
Non so se lo sai già, me l’hanno detto solo ora, non so come dirti quanto mi dispiace.
Andy è morto.”
  
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