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Autore: LawrenceTwosomeTime    16/03/2022    0 recensioni
In una cittadina dove cultura e tecnologia sembrano giunte a un’impasse, il giovane Pablo aspira ad esplorare il mondo esterno, mentre la locandiera Fortuna lavora nel locale dei genitori, dividendosi fra turni massacranti e il desiderio di costruire una famiglia.
Le loro vite vengono sconvolte dall’inabissarsi della Torre, che nell’arco di una notte si trasforma in una cavità minacciosa: il Pozzo.
Man mano che gli abitanti scendono a patti con la nuova situazione, Pablo e Fortuna maturano un’amicizia che sembra destinata a trasformarsi in qualcosa di più.
Ma una sventurata sera, una vecchia conoscenza distrugge per sempre i sogni di Fortuna.
Divisi per sempre, eppure mai davvero separati, i ragazzi abbracceranno un imprevedibile ciclo di morte e rinascita: antagonisti in una metropoli cyberpunk, psiconauti a cavallo tra mente e magia, stravaganti freak con un passato da redimere…
Per l’una significherà fare i conti coi propri fantasmi, per l’altro accettare la realtà voluta dal fato. Questa oneshot costituisce solo una parte del prologo che compone il romanzo "Le vite concentriche di Pablo e Fortuna", preacquistabile qui: https://bookabook.it/libro/le-vite-concentriche-pablo-fortuna/
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Genere: Fantasy, Science-fiction, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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La luce del tramonto ammantava di tinte aranciate i tetti in ardesia, baluginando attraverso i vapori dell’acciaieria mentre gruppi di storni lanciavano i loro richiami squillanti.
Fortuna e Pablo erano seduti sul bordo del Pozzo a sorseggiare una tazza di cioccolata, le gambe che dondolavano nel vuoto.

“Ѐ un po’ strano che nessuno ci vieti di stare qui, non trovi?” osservò il ragazzo sbirciando giù.
“Esperanza ed Esteban cercano di seguire le orme dei genitori… fare quello che farebbero loro” rispose Fortuna. Aveva il labbro sporco di cacao.
“Niente di più stupido, se vuoi il mio parere” aggiunse con sguardo meditabondo.
“Non avevi un bel rapporto con i tuoi” disse Pablo.
“Neppure dieci giorni fa, i loro corpi giacevano là sotto” commentò casualmente Fortuna, neanche stesse parlando del tempo.
Pablo sbiancò.
“Mi dispiace, se vuoi ci spostiamo da un’altra parte.”
Stava per alzarsi, ma lei lo trattenne.
“Non farti problemi” lo rassicurò la ragazza.
“Ormai i cadaveri sono spariti, non è rimasta nemmeno una cintura o un bottone.”
Il giovane taceva.
“Vedi,” disse Fortuna “quando l’ho saputo, ero convinta che non avrei provato niente.
Lui era sempre fuori a divertirsi con le sgualdrine del circondario, e lei pensava solo ai soldi. Credo che non riuscisse a convivere col sospetto di aver sposato l’uomo sbagliato: per questo si prodigava affinché io fossi autonoma. Non mi ha mai regalato altro che responsabilità.
Eppure, dopo che li ho scorti laggiù, ho capito che erano soltanto due esseri umani. Come noi due. E ne ho avuto pietà.”
“Mi sembra un ragionamento molto maturo” opinò Pablo.
“Ma questo non vuol dire che dobbiamo ripetere gli stessi errori. Io non sono mia madre” concluse Fortuna mandando giù un sorso di cioccolata.
Lui guardò in basso ancora una volta.
“Un indizio ce lo potrebbe fornire questo gigantesco tritarifiuti.”
“Già, lo penso anch’io” assentì la locandiera.
“Anche se trovo più intrigante capire come funziona, che… l’eventualità di lanciarmici attraverso, ecco.”
“Secondo te qual è il suo scopo?” le domandò Pablo a bruciapelo.
“Voglio dire, eccetto quel che già sappiamo?”
La ragazza ci rifletté per un po’.

Fece schioccare la lingua.
“Io lo vedo come un’esortazione a non restare immobili. Spiritualmente, intendo. Ѐ comodo guardare il mondo dalla solita prospettiva… rendersi impermeabili al cambiamento.”
“E ai sentimenti” disse Pablo.
“Anche a quelli, sì” gli fece eco Fortuna.
“Ci vuole coraggio per sentire, per lasciarsi infettare da quel morbo che alcuni chiamano amore, ma immagino che sia un modo per vivere nuove esperienze.
Certo, qui stiamo parlando della circostanza neanche troppo remota di vincolarsi a un destino immutabile fino alla fine dei tempi – e per giunta in coppia!”
L’attore rabbrividì.
“Suona come una prigione.”
“Io non credo che vada inteso alla lettera” considerò la fanciulla.
“Dal mio punto di vista, il vero senso del Pozzo è aiutarci a scoprire cosa vogliamo veramente… e poi fare i conti con la risposta. In tutte le sue infinite declinazioni.”
Pablo si dette qualche istante per pensarci.
“Forse quello che voglio io non è una risposta chiara e inconfutabile.”
Fortuna ridacchiò.
“Allora i tuoi ti hanno lasciato un’eredità onerosa…
Loro sono la prova vivente che un amore può durare in eterno.
Non sai quanto ti invidio.”
Pablo appoggiò la tazza, si leccò le labbra prima di replicare.
“Ritengo che questa verità sia valida solo per loro.
Dopotutto, io non sono mio padre” disse il ragazzo, riprendendo le parole di Fortuna.
“Vorrei tanto incontrare l’amore della mia vita” aggiunse.
“Ѐ solo che l’idea mi spaventa.”
Fortuna non capiva.
“Ti spaventa la possibilità di rimanere incastrato con la stessa persona?”
La brezza scompigliava i capelli a entrambi.
“No” disse lui.
“Temo di essere rifiutato. Sai, io tendo a illudermi.
Ripongo una marea di aspettative in qualcosa che non ha ancora una forma finita, e poi soffro quando mi accorgo puntualmente di averle gettate al vento.”
L’espressione di Pablo aveva una nota sarcastica.
“A volte penso di essere sbagliato.
Sbagliato per questo mondo. Partire, cambiare nome, mutare aspetto… ci provo sin da quand’ero piccolo. Lo spazio in cui vivo è troppo stretto, e forse ora ho finalmente l’occasione di lasciarlo.”
Fortuna scivolò lungo l’orlo del Pozzo per avvicinarglisi, e Pablo sentì che un fianco della ragazza lo sfiorava.
“Ti sei mai chiesto se c’è un’altra ragione per cui vuoi andartene?” gli domandò.
“Un motivo che non sia semplicemente voglio ricominciare daccapo?”
Pablo deglutì.
“Vedimi come una specie di gatto troppo cresciuto… se mi metti davanti una porta chiusa, è scontato che prima o poi cercherò di attraversarla.”
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
“Non ho mai conosciuto un felino domestico tanto complessato.
Potresti impersonare un animale parlante!”

Pablo le diede un colpetto col gomito.
Rimasero appoggiati l’uno all’altra.
“Pensa che da bambino sognavo di diventare un illusionista…
I miei amici uscivano a giocare, e io cercavo di far scomparire le biglie.
Sai com’è finita?”
Lei scosse la testa.
“Ho perso gli amici, e anche le biglie.
Poi scovai un gioco di prestigio in cui eccellevo: salire sul palco e fingermi qualcun altro. Lo ripeto da anni, con trascurabili variazioni.”
Fortuna sospirò. Pablo avvertì quel movimento attraverso la spalla.
“Mi piacerebbe innamorarmi facilmente come fai tu” gli disse.
“Sentire il cuore che batte forte in petto, lasciarmi andare…”
“…avere attacchi di panico, meditare il suicidio…” la interruppe lui.
“…ma è che proprio non ne sono capace” continuò Fortuna.
“Ho sempre avuto difficoltà a fidarmi.
Nonostante siano dodici inverni che mi rompo la schiena, resto un’inetta.”
Memore del gesto di Estrella, Pablo cominciò ad accarezzarle delicatamente i capelli.
“Non c’è niente di male nel tutelare la propria indipendenza. Nessuno ha stabilito che la felicità debba essere garantita per forza dall’amore.
…Ma se vuoi possiamo provare a buttarci” propose il ragazzo con un sorrisetto.
Fortuna si scostò di scatto.
“Toccami e ti uccido.”
“Sì, questa l’ho già sentita” disse Pablo protendendo una mano.
Lei fece per ritrarsi, ma l’indice di lui si accostò alle sue labbra e le ripulì dalla cioccolata residua con tutta la premura del mondo.
Fortuna era sconcertata.

“Non posso fare a meno di guardarti le orecchie” disse Pablo senza scomporsi.
Lei sbatté le palpebre, confusa.
“Come mai?”
“Sembrano fatte di quella pasta che usano per i ravioli.
Sono meravigliose.”
Adesso la ragazza non riusciva a smettere di ridere.
“Perché stai ridendo?” chiese il giovane con una nota di perplessità.
“Ѐ il complimento più strano che mi abbiano mai fatto” singhiozzò Fortuna, asciugandosi le lacrime.
“E anche il più bello” aggiunse con un ampio sorriso.
“Bè,” commentò Pablo “questo spiega molte cose.”
Lei gli tirò un pugno nelle costole.
Tossendo e annaspando per la sorpresa, l’attore le domandò:
“Senti… Come te la cavi coi piccoli?”
La fanciulla si ravviò la frangia ribelle.
“Bene, suppongo. Beltran mi dà una mano a tenerli impegnati, anche se vorrei che prendesse meno sul serio il suo ruolo… l’ultima cosa che desidero è trasformarlo in una versione maschile di me.”
“Può darsi che il suo ruolo gli piaccia” azzardò Pablo.
“Può darsi” concesse Fortuna.
“Se non altro, Enrique ha fatto pace con Ponce. Ora dice che è il suo fratellino, e che ammazzerà chiunque tenti di fargli del male” soggiunse in un ghigno ironico.
“E Solana? Si è adattata al nuovo corso?” disse il ragazzo.
Adattarsi?” proruppe la locandiera.
“Lei se la sta spassando, credimi! Si sveglia alle quattro per infornare il pane, alle due smonta e aiuta i volontari con la bonifica del Fiume, poi viene da me e beve come se non ci fosse un domani.”
“Mi rincuora che tragga soddisfazione dalle piccole cose” affermò Pablo senza sarcasmo.
“Per quanto mi riguarda, continuerò a sognare una vita oltre il Pozzo.
Mentre tu” decretò rivolto alla ragazza “mi insegnerai ad amare senza perdere di vista me stesso.”
“Ѐ una promessa” replicò Fortuna con determinazione.
“Sarà meglio che tu la mantenga, o tornerò a perseguitarti dall’aldilà” disse il giovane.
“E ogni singolo giorno, riceverai un messaggio del sottoscritto in cui chiedo dove ho fallito e se mi sarà mai accordata un’altra chance.”
Fortuna sorrise di nuovo.
“Non mi dispiacerebbe affatto.”

Nessuno dei due ne era consapevole, ma si stavano tenendo per mano.



  
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