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Autore: BlueBell9    19/03/2022    3 recensioni
Non tutti sono bravi a manifestare l'affetto.
Molti si limitano a dimostrarlo nel loro modo criptico e contorto, stringendo promesse che poi hanno realmente mantenuto o trovando la forza di lasciarsi andare a rivelazioni che sono sempre rimaste bloccate in gola per troppo tempo.
Essere Mangiamorte o persone schive non significa automaticamente essere incapaci di amare.
E i Rosier lo sanno bene.
«Julian non è mai stato un mostro con me».
«Lo so. Lo so che lo amavi come un padre, anche se ti ha insegnato a uccidere».
«Mi ha insegnato a sopravvivere. Non ce l'avrei fatta senza di lui,
liebchen».
[Evan/Julian]
«Sono contento che tu sia il mio vati» mugugna, le labbra premute contro il maglione dell'adulto, continuando a sorridere con riconoscenza e affetto.
«Anche se ti punisco molto spesso?» è la replica ironica.
Lance scrolla le spalle, noncurante, sentendo il cuore tremare quando percepisce una carezza gentile sulla schiena.
«Grazie per avermi dato tutto quello che a te è stato negato».

[Lance/vati]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emmeline Vance, Evan Rosier, Famiglia Rosier, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
- Questa storia fa parte della serie 'Familie kommt zuerst'
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Padri e figli

Padri e figli






“Quando non si ha un buon padre, bisogna procurarsene uno.”
Friedrich Nietzsche



«Non ti farò del male».
Evan esita ma alla fine allunga la mano, afferrando quella che l'adulto gli porge e uscendo dal nascondiglio che era stato il tavolo di uno dei tanti salotti di Rosier Castle.
«Girati» ordina suo zio, lapidario, e lui ubbidisce.
Gli mostra la schiena, tremante, dove, sulla camicia immacolata, ci sono tagli e macchie di sangue.
Rimane immobile, deglutendo nervoso, con la paura di ricevere una nuova punizione.
Trattiene il respiro quando lo sente borbottare una formula sconosciuta, chiudendo gli occhi con forza e stringendo i denti, pronto ad essere investito da una nuova ondata di dolore. Invece percepisce sulla pelle una brezza leggera, fredda, capace di scacciare via il bruciore che gli ustiona la schiena.
Si volta all'indietro, un'espressione di pura sorpresa sul viso infantile.
«L'incantesimo ha guarito le ferite più recenti» afferma zio Julian, rispondendo alla sua domanda silenziosa e riponendo la bacchetta nel fodero che porta attaccato alla cintura. «Per le altre, non c'è rimedio» sentenzia spiccio.
Evan sbatte le ciglia, spiazzato.
E rimane ancora più sbalordito quando l'adulto lo prende in braccio, stringendolo a sé con sicurezza e uscendo ad ampie falcate dal salotto. Si aggrappa alla stoffa della camicia dell'altro, mentre salgono i gradini della scala che portano al piano superiore.
Docile, Evan non si ribella quando lui gli sfila la camicia lacera e insanguinata per mettergliene una pulita. Non protesta nemmeno quando gli fa cenno di sdraiarsi a letto, né quando gli rimbocca le coperte.
«Non ti toccherà mai più» esordisce all'improvviso zio Julian, spezzando quel silenzio fatto di domande non dette e di un velo di paura e incertezza. «Lo sai che mantengo sempre le mie promesse?» chiede, inchiodandolo con i suoi occhi verdi.
Lui annuisce, consapevole di quella verità
«Sì» pigola in un sussurro. Poi si schiarisce la gola. «Grazie» aggiunge esitante.
L'uomo sospira, prima di abbassare per un istante lo sguardo.
«Tuo padre non è forte» riprende monocorde, a bassa voce. «È da deboli prendersela con chi non può difendersi» sentenzia sprezzante. «Il potere è tutta un'altra cosa» decreta quasi tra sé, scuotendo appena il capo e storcendo le labbra in una smorfia. Quando torna a guardarlo, però, non c'è più traccia di fastidio sul suo viso. «Non ti preoccuparti: ci penso io a te, ragazzo»
assicura quasi con dolcezza.



Rosamund gli aveva spesso chiesto perché si fosse preso tanto a cuore il benessere di qualcuno.
Non era nella sua natura la pietà, e nemmeno l'amore.
Lui non rispondeva mai, trincerandosi dietro un indecifrabile silenzio.
Non lo sapeva allora, Julian, che avrebbe finito per amare quel bambino come non aveva mai fatto con nessuno nell'arco della sua intera vita.



«Julian non è mai stato un mostro con me».
«Lo so. Lo so che lo amavi come un padre, anche se ti ha insegnato a uccidere».
«Mi ha insegnato a sopravvivere. Non ce l'avrei fatta senza di lui,
liebchen».



*




“Mio padre non ha fatto nulla di insolito.
Ha fatto solo ciò che i papà dovrebbero fare: essere lì.”
Max Lucado



«Lance, vieni fuori da lì».
Lui non muove un muscolo, rimanendo immobile nel letto, le coperte tirate fin sopra i capelli.
Vati sospira, prima di avvicinarsi. Sente il materasso abbassarsi sotto il suo peso quando si siede sul letto, poco distante da lui.
«Non te lo ripeterò una seconda volta» lo avvisa con una punta di durezza.
Lance riemerge da sotto il piumone, il viso corrucciato in una smorfia imbronciata.
«Che cos'hai?»
«Niente» risponde lamentoso, di malavoglia.
«D'accordo, riproviamo» afferma vati, scoccandogli un'occhiata di avvertimento. «Che cos'hai per davvero?»
Lui abbassa lo sguardo, vergognoso.
«Non ci riesco» sbotta infine, angosciato. «Non ne sono capace».
L'altro rimane in silenzio, probabilmente sta cercando di capire a cosa si riferisca.
«L'Occlumanzia richiede pazienza e costanza» dice, infine, inflessibile, decifrando quella rivelazione criptica. «Hai solo otto anni: datti tempo» aggiunge, più dolce.
Lance alza le iridi azzurre, già bagnate da un principio di pianto.
«Evan ci era già riuscito alla mia età» bofonchia mortificato, la voce tremante.
«Erano tempi diversi» risponde vati, comprensivo. «La guerra necessitava di apprendere più velocemente» sottolinea sottile.
Lui china nuovamente il capo.
«Mi spiace non essere all'altezza» borbotta mortificato.
«Questo non è vero» replica vati, con una tale determinazione che lo costringe a guardarlo. E in quegli occhi scuri, così diversi da suoi, Lance non intravede nemmeno una traccia di menzogna. «Tu sei il mio orgoglio, häschen» confida schietto. Lo vede abbassare per un attimo le iridi, imbarazzato per quella confessione che va contro la sua natura di uomo schivo e tutto d'un pezzo. «Lo so che sono spesso troppo duro nei tuoi confronti» riprende impacciato, schiarendosi la voce. «E che non sono nemmeno così bravo a esternare quello che provo. Ho il brutto vizio di essere ipercritico e spietato con quello che amo» continua, il volto per un attimo incupito. Però quando torna a guardarlo, non c'è ombra di sofferenza. Solo un amore limpido che gli balugina nello sguardo e un sorriso benevolo che gli piega le labbra. «Voglio che tu sappia che non mi hai mai deluso. Mai, nemmeno una volta» ribadisce con forza. «È in te che ho riposto il futuro» aggiunge, allungando una mano per sfiorargli i capelli scuri in una carezza amorevole.
Lance sbatte le ciglia, destabilizzato da quelle premure che non è solito ricevere, prima di annuire.
«Sarai fiero di me, vati» promette, sorridendo convinto.
«Già, lo sono,
häschen. Già lo sono» mormora l'uomo, annuendo con il capo. «Du bist mein ein und alles» sussurra amabile.
Lui esita un istante, prima di cedere all'istinto e cingere con le braccia il collo dell'altro, stringendolo in un abbraccio infantile e impetuoso.
«Sono contento che tu sia il mio
vati» mugugna, le labbra premute contro il maglione dell'adulto, continuando a sorridere con riconoscenza e affetto.
«Anche se ti punisco molto spesso?» è la replica ironica.
Lance scrolla le spalle, noncurante, sentendo il cuore tremare quando percepisce una carezza gentile sulla schiena.
«Grazie per avermi dato tutto quello che a te è stato negato».










Stavolta mi sono segnata tutto, prima di dimenticarmi qualcosa.
Ho scritto questa storia il 15 ottobre del 2021. L'ho tenuta per dei mesi al sicuro nel mio pc perché non ero certa delle dinamiche che si erano sviluppate tra questi personaggi e ho preferito aspettare per essere certa di non cambiare idea in seguito.
Al di là di qualche sfumatura che devo ancora valutare, i rapporti tra questi personaggi sono e saranno quelli che ho stabilito quel giorno.
Lo so che ultimamente sto pubblicando quasi solo sui Rosier ma sono ispirata.
(Non è una scusa, ne sono conscia. È solo che mi ci sono affezionata più di quanto pensassi)
Dunque, piccola precisazione prima di lasciarvi.
Nel mio headcanon i Rosier hanno origine tedesca, ecco perché sono soliti utilizzare quella lingua.
Evan e Julian sono vissuti durante la Prima Guerra Magica. Compaiono nella mia minilong
Condannati, nella raccolta Familie kommt zuerst (le ultime battute della prima flash, quelle che si scambiano Evan ed Emmeline, provengono dal primo capitolo di questa storia) e nella os Baratro.
Lance, invece, l'ho collocato nella Nuova Generazione. Compare nella serie
Someone you loved (il rapporto tra padre e figlio verrà approfondito qui).
Vorrei ringraziare la persona che non si è letta in anticipo questa storia ma, nonostante la stanchezza e mille cose da fare, trova sempre del tempo per me. Grazie davvero <3
E grazie anche a voi per sopportare me e i miei deliri.
Alla prossima,
Blue




Vati: papà.
Häschen: coniglietto.
Du bist mein ein und alles: sei tutto per me.


   
 
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