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Autore: fiorediloto40    26/03/2022    3 recensioni
Saga non poté evitare che lacrime amare gli attraversassero il volto. Era tutta colpa sua...
L’unica cosa che aveva potuto fare in tredici anni era stato permettergli di vivere lontano dal Santuario, cosicché la sua parte crudele non avesse la tentazione di ucciderlo...ma anche così, ora erano i suoi stessi compagni d’armi a condannarlo...

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I personaggi appartengono a Masami Kurumada, Toei e Bandai.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Aries Mu, Gemini Saga, Gold Saints, Virgo Shaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Torre di Jamir
 
- Promettimi che stavolta ti presenterai almeno... -.
 
Mu mostrò un leggero sorriso prima di rispondere al cavaliere che, in piedi di fronte a lui all’ingresso della sua torre, lo guardava con espressione ironica.
 
- Dubito che questo dissuaderà i nostri compagni dal condannarmi a morte, e d’altronde... - la voce dell’Ariete non mostrava tristezza né rimpianto, solo consapevolezza - sono tredici anni che mi considerano un traditore... -.
 
- E nonostante questo, hai continuato a riparare le loro armature - l’altro cavaliere si lasciò sfuggire un lieve sospiro - anche a costo della tua stessa vita... -.
 
- Non importa - la voce di Mu era ferma e pacata, come sempre - le armature sono al servizio di Atena, ed è a lei, e solo a lei, che devo la mia fedeltà -.
 
Il giovane di fronte a lui annuì - Mu...non conosco le ragioni che ti hanno tenuto e continuano a tenerti lontano dal Santuario, tuttavia... - prese un respiro profondo prima di continuare - devono essere molto forti per indurti a rischiare la vita -.
 
Mu allargò il sorriso sul suo volto - Ti ringrazio, e ti assicuro che mi presenterò a condizione che anche tu mi faccia una promessa... -.
 
- Quale? - il giovane aggrottò le sopracciglia.
 
- Fa’ ciò che è meglio per te - l’espressione dell’Ariete divenne improvvisamente seria - anche se questo significa condannarmi... -.
 
Il cavaliere lo fissò intensamente per pochi, eterni secondi, prima di annuire con il cuore pesante - Te lo prometto - e dopo averlo stretto in un abbraccio sincero, si voltò per riprendere il suo lungo viaggio in direzione del Santuario.
 
Santuario di Atena
 
Tre giorni dopo...
 
Il Patriarca scostò leggermente la tenda che lo separava dal suo trono. Senza poter essere visto, guardò i cavalieri d’oro arrivare uno alla volta e prendere posto sui rispettivi scranni, posti in ordine zodiacale di fronte all’altare.
 
Le fiamme dei bracieri alzavano bagliori di luce rossastra sulle pareti di pietra scura, rendendo l’atmosfera solenne del tredicesimo tempio ancora più cupa, ancora più tetra.
 
Dentro di sé maledisse quei dannati ori che avevano avuto l’idea della convocazione. Certo, erano tra i suoi cavalieri più devoti e fidati, tuttavia...perché? Perché quel dibattimento? Perché quel giudizio?
 
Il falso Patriarca sapeva bene quali sarebbero state le conseguenze di una condanna unanime...
 
La morte del cavaliere sottoposto al giudizio. La morte del guardiano della prima casa. Mu dell’Ariete.
 
Saga non poté evitare le lacrime pesanti che scorsero dietro alla maschera già sistemata per coprire il suo volto. 
 
Mu... quanto male aveva già fatto a quel ragazzo, la cui unica colpa era stata quella di essere il discepolo del Patriarca. 
 
Per tredici anni era riuscito a mantenerlo indenne dalla propria follia, autorizzandolo a vivere lontano dal Santuario ed impedendo a chiunque non fosse un cavaliere del suo esercito di avvicinarsi alla torre di Jamir. Per quanto nessuno avesse osato chiedere spiegazioni, la motivazione ufficiale della lontananza del primo guardiano era sempre stata la stessa... la riparazione delle armature.
 
Nel corso degli anni però, l’assenza dell’Ariete dal suo tempio aveva creato non pochi malumori tra i suoi compagni, i quali, in modo tutt’altro che velato, lo additavano come un disertore, un traditore del compito affidato dalla loro dea, che richiedeva la presenza dell’élite del suo esercito nel proprio Santuario, ognuno a guardia del tempio che presidiava.
 
In conseguenza di ciò, alcuni degli ori più fidati del Patriarca, non ritenendo più possibile il protrarsi di una situazione che, in modo imbarazzante, si trascinava ormai da tredici anni, convocarono un’adunanza ufficiale per discutere e votare la sorte del guardiano della prima casa.
 
In realtà, il falso Patriarca immaginava che la ragione di tutto fossero le voci, ovviamente giunte anche alle sue orecchie, che la dea Atena stesse tornando a reclamare il suo posto sotto le spoglie di Saori Kido, una ricca ragazza giapponese che, allo stato attuale, poteva contare solo sull’appoggio dei cavalieri di bronzo, e di qualche cavaliere d’argento. Alcuni degli ori che avevano convocato l’adunanza erano a conoscenza del fatto che Saga dei Gemelli si nascondesse sotto le mentite spoglie di Patriarca tuttavia...a loro andava bene così. L’ordine costituito era pur sempre un ordine, indipendentemente da chi lo reggesse, e non avevano alcuna intenzione di metterlo in discussione per le velleità di una ragazzina e di qualche guerriero di rango inferiore.
 
Alcuni ori sapevano che Mu dell’Ariete aveva già avuto contatti con uno dei ragazzi di bronzo, un allievo del suo vecchio maestro Dohko della Bilancia, il quale si era recato a Jamir per far riparare la sua armatura e quella del suo amico. Con tutta evidenza, qualcuno temeva l’ambiguità della sua posizione...e d’altronde, il cavaliere della prima casa rappresentava un’incognita per tutti. 
 
Investito della sua armatura all’età di sette anni, e partito dal Santuario subito dopo la morte del Patriarca, nessuno dei suoi parigrado sarebbe stato in grado di dire quale fosse la reale portata della forza e del potere del guardiano dell’Ariete. Tuttavia...Mu era stato l’allievo del vecchio Patriarca ed antico cavaliere dell’Ariete Shion, e, dopo la sua morte, di Dohko della Bilancia, gli unici due cavalieri sopravvissuti alla precedente guerra santa. 
 
Era evidente che alcuni dei suoi compagni non ritenessero opportuno correre il rischio...meglio morto che nemico.
 
Dopo lunghi minuti trascorsi ad osservare i cavalieri prendere posto, Saga non poté fare altro che manifestarsi e sedersi sul trono del Patriarca per dare inizio al dibattimento. 
 
Fortunatamente, i paramenti patriarcali potevano nascondere i sentimenti che si alternavano sul suo volto...l’angoscia divenne terrore quando si rese conto che, tra i cavalieri inginocchiati di fronte a lui in segno di ossequio, ancora una volta mancava Mu dell’Ariete. E stavolta, senza neanche una missiva di giustificazioni... 
 
Di per sé, questo avrebbe già potuto decretare una condanna a morte per diserzione.
 
Dopo aver fatto loro cenno di sedersi, Saga scrutò gli ori presenti nel tentativo di comprendere quali fossero le loro intenzioni. Le sue speranze erano riposte in Aldebaran del Toro, Aiolia del Leone, che più volte si erano anche recati a Jamir per la riparazione delle loro armature, e Shaka della Vergine. Il primo, per via dell’amicizia che sembrava legarlo al suo vicino di tempio, il secondo, perché, proprio come l’Ariete, era guardato con sospetto dai compagni a causa della parentela con il traditore Aiolos del Sagittario, ed il terzo, per via dell’amicizia che da bambino aveva condiviso con il primo guardiano. Su quest’ultimo, tuttavia, non riponeva molte aspettative...nel corso degli anni Shaka era diventato distaccato da tutto e da tutti, totalmente immerso nella sua meditazione e nel suo ruolo di consigliere del Patriarca. Non che prima fosse particolarmente vivace, ma quantomeno l’amicizia con Mu gli aveva permesso di avere un minimo di relazioni sociali. Ora, era una fredda macchina da guerra. 
 
Dopo un rapido esame di coscienza, Saga si rese conto di come la responsabilità, in parte, fosse stata anche sua, non ponendo un freno ma altresì incoraggiando la già grande arroganza del sesto guardiano.
 
Non potendo temporeggiare oltre, Saga si costrinse ad uscire dai propri pensieri. Per non rischiare di tradirsi, parlava il meno possibile, e fu quindi con un cenno della mano che diede inizio al dibattimento nel tredicesimo tempio.
 
Il primo cavaliere a prendere la parola fu Aphrodite dei Pesci. 
 
- Patriarca - l’uomo inclinò leggermente il capo in segno di rispetto - io e i miei compagni d’armi Deathmask del Cancro e Shura del Capricorno abbiamo chiesto questa adunanza per addivenire ad una soluzione in merito ad una questione che ormai si trascina da troppi anni - smosse leggermente i suoi boccoli celesti voltandosi verso i suoi compagni - il destino del traditore Mu dell’Ariete! - la voce del guardiano dei Pesci risuonò decisa mentre un leggero mormorio si diffuse nella stanza.
 
- È grave la tua incriminazione cavaliere - il Patriarca prese la parola cercando di far suonare neutralmente la sua voce - puoi provare le accuse nei confronti del cavaliere dell’Ariete? -.
 
- Lui stesso è la prova vivente del suo tradimento... - la voce di Aphrodite assunse un tono mellifluo - sono anni ormai che si tiene a distanza dal Santuario con la scusa di dover riparare le armature... -.
 
- Non è una scusa - Aldebaran del Toro interruppe le parole di Aphrodite - Hai mai assistito al processo? Hai idea di come venga riparata la tua bella armatura? - la voce di Aldebaran risuonò calma, ma non meno decisa di quella di Aphrodite.
 
- E questo cosa significa? - stavolta fu Shura del Capricorno ad intervenire - Anche il tempio dell’Ariete ha una fucina a disposizione per la riparazione delle armature! -.
 
- Quella che usava il Patriarca Shion... - aggiunse Deathmask del Cancro - quindi non vedo perché non possa usarla il suo discepolo... - un sorriso sadico si allungò sul suo volto abbronzato - sai dirmi perché Aldebaran? -.
 
Alla menzione di Shion, Saga sentì un brivido freddo percorrergli la colonna vertebrale. Per un attimo lo rivide...il sangue, i suoi occhi viola tristi ma non sorpresi, e quella che sembrava una resa incondizionata dovuta all’età, in realtà celava gli ultimi istanti spesi a definire mentalmente i dettagli con il suo amico Dohko ed il suo giovane allievo Mu. 
 
- No, non so dirti il perché - con voce ferma ma sconfitta, Adebaran dovette ammettere pubblicamente quello che non riusciva a spiegare neanche a se stesso.
 
Deathmask, Aphrodite e Shura lo guardarono con un sorriso storto.
 
- D’accordo, nessuno sa spiegare perché Mu non ripari le armature al Santuario - Milo dello Scorpione prese la parola - ma sinceramente mi sembra poco per condannare a morte un cavaliere, un compagno d’armi... -.
 
- La penso come Milo - intervenne Aiolia del Leone - è troppo poco per condannare un compagno! -.
 
- Certo, tu di tradimenti te ne intendi, vero Aiolia? - lo provocò Deathmask, riferendosi alla sua parentela con Aiolos, unanimemente, ed a torto, considerato il traditore, colui che attentò alla vita di Atena, morto con disonore.
 
Aiolia si limitò a non rispondere, spostando lo sguardo in basso.
 
- E comunque - Aphrodite riprese la parola - c’è dell’altro... - si voltò nuovamente verso i compagni con la grazia che lo caratterizzava - sapete bene che, negli ultimi tempi, una ragazzina giapponese rivendica la propria identità come nostra dea - vide gli altri annuire - questa fanciulla marcia verso il Santuario per riprendere quello che, a suo dire, sarebbe il suo legittimo posto, sostenuta dai cavalieri di bronzo e probabilmente da alcuni cavalieri d’argento... -.
 
- Cosa c’entra questo con Mu? - domandò Milo, non comprendendo dove Aphrodite stesse andando a parare.
 
- C’entra nella misura in cui uno dei cavalieri di bronzo, oltre ad essere allievo del cavaliere della Bilancia, ha anche avuto contatti con Mu, essendosi recato a Jamir per far riparare la propria armatura... - spiegò Deathmask guardando di sbieco lo Scorpione.
 
- Quindi, non conoscendo il grado di confidenza instauratosi con questo cavaliere, non possiamo prevedere quali siano le intenzioni dell’Ariete - aggiunse Shura.
 
Alle parole di Shura, Saga sentì un insolito fastidio pungergli lo stomaco. Tuttavia non era l’unico presente a non aver gradito quanto sentito.
 
Fino a quel momento, Shaka della Vergine era stato piuttosto disinteressato alla conversazione, ma non perché non gli interessasse l’argomento, tutt’altro, semplicemente...sapeva cosa fare. Ma quando le sue orecchie percepirono la sgradita frase di Shura, uno strano disagio percorse le fibre dei suoi muscoli...confidenza...quella parola gli bruciava i timpani, e non sapendo perché, il suo fastidio non fece altro che aumentare.
 
- In tutta onestà - il guardiano dei Pesci intervenne scandendo le parole in modo lento e deciso - vi fidereste di Mu dell’Ariete? - lasciò la domanda nell’aria guardando uno alla volta i suoi compagni. Per lunghi secondi un silenzio pesante regnò nella grande stanza, prima che qualcuno riprendesse la parola.
 
- Per quanto mi riguarda - Deathmask ruppe il silenzio alzandosi dal suo scranno  e rivolgendosi al Patriarca - io, Deathmask del Cancro, custode della quarta casa, giudico il cavaliere Mu dell’Ariete colpevole dell’accusa di tradimento nei confronti del Santuario, condannandolo a morte immediata - la sua voce non tradì la minima emozione, ad eccezione di una leggera sfumatura di divertimento.
 
Aphrodite seguì l’esempio di Deathmask alzandosi subito dopo di lui - Io, Aphrodite dei Pesci, custode della dodicesima casa, giudico il cavaliere Mu dell’Ariete colpevole dell’accusa di tradimento nei confronti del Santuario, condannandolo a morte immediata -.
 
Lo seguì Shura - Io, Shura del Capricorno, custode della decima casa, giudico il cavaliere Mu dell’Ariete colpevole dell’accusa di tradimento nei confronti del Santuario, condannandolo a morte immediata -.
 
Da dietro la maschera, Saga guardò con odio i tre cavalieri che, innanzi a lui, avevano pronunciato la sentenza di morte. Pur essendo i suoi assassini più fidati, in quel momento li disprezzava... 
 
L’unico briciolo di speranza era legato ad uno dei restanti cavalieri. L’esecutività della condanna richiedeva il voto unanime dei compagni presenti, e se anche uno solo avesse votato a favore del tibetano, Mu sarebbe stato messo sotto controllo, ma sarebbe salvo.
 
- Bene - Saga prese la parola cercando di non tradire emozione - avete espresso il vostro voto, ora tocca agli altri cavalieri... - rivolgendosi in direzione di Aldebaran fece intendere di procedere in ordine di segno.
 
Essendo l’Ariete assente, spettava ad Aldebaran esprimere il suo voto.
 
Il secondo guardiano stava combattendo una lotta contro se stesso... Mu era un amico, lo aveva sempre trattato come tale, tuttavia lui stesso non aveva mai compreso le ragioni che lo tenessero lontano dal Santuario. Quando, nelle rare occasioni nelle quali si erano incontrati, gli aveva chiesto spiegazioni in merito, l’Ariete si era sempre limitato a rivolgergli un sorriso gentile. Ma nulla più.
 
Cosa avrebbe dovuto fare? Era certo dell’innocuità del guardiano della prima casa? Avrebbe potuto giurare che non avrebbe tentato nulla contro il Patriarca? 
 
Alzandosi in piedi, il Toro sospirò sconfitto. No, non avrebbe potuto giurarlo.
 
Avrebbe voluto piangere per ciò che stava per dire, ma si fece coraggio - Io, Aldebaran del Toro, custode della seconda casa, giudico il cavaliere Mu dell’Ariete colpevole dell’accusa di tradimento nei confronti del Santuario, condannandolo a morte immediata -.
 
Saga sbiadì dietro la maschera. Era certo che Aldebaran avrebbe votato per la salvezza di Mu, avrebbe potuto metterci la mano sul fuoco. E si sarebbe bruciato.
 
Pregò in cuor suo che Aiolia fosse più ragionevole. Quando il suo sguardo celato si volse in direzione del Leone, lo vide sull’orlo delle lacrime.
 
Aiolia non sapeva cosa fare. Mu era sempre stato l’unico a trattarlo come un compagno. Condividendo il sangue del presunto traditore, Aiolia era disprezzato dalla maggior parte dei cavalieri, ma Mu lo aveva sempre trattato con affetto e gentilezza. Addirittura, riusciva a parlare di Aiolos quando lui stesso non aveva il coraggio di farlo.
 
Tuttavia...
 
Era conscio del fatto che, votando in suo favore, i compagni d’armi lo avrebbero disprezzato ancora di più. Ricordò le parole che Mu gli diceva sempre prima di partire da Jamir per tornare al Santuario... fa’ ciò che è meglio per te...
 
Si alzò per pronunciare le parole che sarebbero rimaste impresse nella sua mente come uno dei momenti peggiori della sua vita - Io, Aiolia del Leone, custode della quinta casa, giudico il cavaliere Mu dell’Ariete colpevole dell’accusa di tradimento nei confronti del Santuario, condannandolo a morte immediata - le ultime parole uscirono spezzate, non potendo più trattenere il pianto che lo sopraffece.
 
La lacrima che scese dal volto del Patriarca fu prontamente raccolta dal colletto dell’ampia veste che lo copriva fino ai piedi. Era rimasto solo Shaka...ma come, come poter fare affidamento su un uomo come lui?
 
L’indiano era considerato l’uomo più vicino agli dei, tuttavia...nulla poteva essere più lontano dalla verità. Lo stesso Shaka non era conscio di quanto in realtà si fosse allontanato dal cammino verso l’illuminazione...era una macchina spietata, un assassino come gli altri. Convinto di essere dalla parte giusta.
 
Pur non tradendo alcun tipo di emozione, Shaka rimase spiazzato dalle azioni di Aldebaran prima e di Aiolia poi. Il sesto guardiano aveva già deciso di votare la condanna a morte dell’Ariete, ma lo fece pensando che gli altri due avrebbero votato in suo favore, o quantomeno il Toro...
 
Ora si trovava in un vicolo cieco. Conscio del fatto che dopo di lui avrebbero votato i cavalieri dello Scorpione e dell’Acquario, che non si sarebbero di certo opposti ad una decisione generale, a maggior ragione dato che nessuno di loro aveva mai sviluppato alcun rapporto con l’Ariete, si chiuse in se stesso nel tentativo di capire cosa fare.
 
Ripensò alla sua infanzia... Mu era stato l’unico capace di rompere il muro di indifferenza che il piccolo Shaka aveva sempre posto tra sé e gli altri, e che anche al Santuario non aveva fatto eccezione.
 
Il primo contatto che ebbe con il tibetano fu quando, sentendosi osservato da diversi minuti mentre cercava di concentrarsi nella sua meditazione, aprì gli occhi per vedere, a qualche centimetro dal suo naso, due grandi smeraldi che lo guardavano curiosi. Nonostante l’espressione infastidita di Shaka, Mu aprì un bellissimo sorriso...da quel momento in poi iniziò la loro amicizia.
 
Mu era l’unico a poter disturbare Shaka in qualunque momento della sua giornata, e non era raro vedere il futuro cavaliere della Vergine uscire dal suo isolamento per cercare l’amico. 
 
Quel ricordò riuscì, in modo impercettibile per chi guardava, a scuotere l’indiano, tuttavia, il suo cuore si richiuse bruscamente quando ricordò la fuga di Mu dal Santuario...senza dirgli nulla, senza dare una minima spiegazione a lui, che si considerava suo amico, semplicemente andò via. Seppe che aveva ricevuto l’investitura dell’armatura dell’Ariete, ma null’altro...sembrava che Mu si fosse volatilizzato insieme ad essa.
 
Quando gli arrivarono voci che vivesse nella torre di Jamir, Shaka si rifiutò, per tredici anni, di recarsi da lui...quando ebbe bisogno di riparare l’armatura, aspettò che Aldebaran o Aiolia partissero per sistemare le proprie, affidandola all’uno o all’altro.
 
Infine, sapere che si fosse avvicinato ad un cavaliere di bronzo, ma soprattutto, che avesse una non meglio specificata confidenza con lui, lo sconvolse. Pur non sapendone spiegare la ragione.
 
Non sapeva se Mu fosse effettivamente un traditore del Santuario, ma di certo lo aveva tradito. Aveva tradito la loro amicizia, la loro fiducia, il loro...bloccò immediatamente i propri pensieri. 
 
Non voleva sapere altro. Non doveva sapere altro. Si alzò in piedi.
 
- Io, Shaka della Vergine, custode della sesta casa, giudico il cavaliere Mu dell’Ariete colpevole dell’accusa di tradimento nei confronti del Santuario, condannandolo a morte immediata -.
 
Saga non poté evitare che lacrime amare gli attraversassero il volto. Era tutta colpa sua...
 
Ricordò il piccolo Mu che sorrideva a lui e ad Aiolos, le sue domande curiose, le risate argentine e quegli occhi luminosi che avvolgevano tutto ciò che potevano catturare con lo sguardo. E lui aveva distrutto tutto...uccidendo Shion, condannando il suo piccolo allievo all’esilio e relegandolo nella posizione di traditore...disprezzato dai suoi compagni e obbligato a riparare le loro armature...
 
L’unica cosa che aveva potuto fare in tredici anni era stato permettergli di vivere lontano dal Santuario, cosicché la sua parte crudele non avesse la tentazione di ucciderlo...ma anche così, ora erano i suoi stessi compagni d’armi a condannarlo...
 
Di sottecchi guardò lo Scorpione che si accingeva a prendere la parola. La sensazione non era buona. Milo a volte poteva essere imprevedibile nel suo modo di agire, ma non così tanto...in cuor suo sapeva che anche l’ottavo guardiano sarebbe capitolato.
 
- Sarò sincero - Milo esordì allargando le braccia - non so cosa fare... - continuò rivolgendosi ai compagni - davvero...non ho nulla contro Mu, tuttavia... sono fortemente convinto che il nostro ruolo richieda anche la tutela del tempio affidatoci, e credo che lasciare vuoto il primo tempio, la nostra prima difesa contro i nemici, sia un gesto sconsiderato...- tamburellò le dita di una mano su uno dei braccioli.
 
- Senza dimenticare che non si è nemmeno degnato di presentarsi - aggiunse Aphrodite abbozzando un sorriso della vittoria che si accingeva ad assaporare - né ha inviato la solita missiva di scuse, il che, già di per sé, basterebbe per una condanna a morte per diserzione... -.
 
Milo annuì riflessivo prima di alzarsi.
 
- Io, Milo dello Scorpione, custode dell’ottava casa, giudico il cavaliere Mu dell’Ariete colpevole dell’accusa di tradimento nei confronti del Santuario, condannandolo a morte immediata -.
 
Aphrodite, Deathmask e Shura mostrarono un sorriso soddisfatto sul volto. Per raggiungere l’unanimità mancava il voto dell’ultimo cavaliere presente. Ma non vi erano dubbi.
 
Saga si rivolse in direzione dell’undicesimo cavaliere. Il solo sguardo lontano e distaccato bastava a gelare il sangue nelle vene di chi incrociava i suoi occhi. Quel cavaliere era più freddo delle terre nelle quali si allenava.
 
Senza aggiungere niente alla discussione, l’Acquario si alzò.
 
- Beh...non hai niente da dire? - domandò sgomentò Deathmask. Persino lui, convinto sostenitore dell’iniziativa nei confronti dell’Ariete, aveva sentito la necessità di spiegare il proprio parere.
 
Il cavaliere interpellato non si voltò in direzione del Cancro, limitandosi a spostare gli occhi verso di lui con sufficienza - Avete già detto tutto... - sintetiche, fredde parole. Come chi le pronunciava.
 
Saga fece cenno all’Acquario di proseguire. Sentì la sua anima, quel barlume di coscienza che gli permetteva di sentirsi ancora un umano dopotutto, sparire per sempre dal proprio corpo...
 
Il portamento fiero, lo sguardo altezzoso, l’Acquario pronunciò la sua sentenza senza mostrare alcun tipo di sentimento.
 
- Io, Camus dell’Acquario, custode dell’undicesima casa, giudico il cavaliere Mu dell’Ariete innocente dell’accusa di tradimento nei confronti del Santuario -.
 
Saga, che aveva già chiuso gli occhi in attesa di quella che sarebbe stata anche la sua condanna, perché la più infame finora, li riaprì di scatto...aveva sentito bene? Il mormorio che sentì serpeggiare tra gli altri cavalieri gli confermò che no, non aveva sognato... Camus dell’Acquario aveva appena salvato Mu dell’Ariete dalla condanna a morte.
 
- Che accidenti ti prende Camus? - Aphrodite fu il primo a reagire all’inaspettato gesto del francese - Non hai sentito tutto quello che abbiamo detto?! -.
 
Shura era più incredulo di Aphrodite - Hai davvero intenzione di salvare un traditore del Santuario? Un traditore di Atena? Nonostante tutto quello che hai sentito? -.
 
Alzando un sopracciglio e senza scomporsi, Camus spostò con noncuranza lo sguardo da destra a sinistra, senza dare la minima importanza a nessuno dei due compagni. Con il solito piglio composto, si limitò a sottolineare ciò che la sua mente fredda aveva già analizzato.
 
- Proprio perché ho ascoltato ciò che avete detto non ho il minimo dubbio di aver fatto la scelta migliore - notando la confusione dei compagni d’armi continuò - avete detto che Mu dell’Ariete è un traditore poiché ripara le armature lontano dal suo tempio, tuttavia, avete dimenticato un piccolo particolare...- prese un respiro stanco prima di continuare, come se spiegare una tale ovvietà fosse solo un inutile fastidio - mai una volta si è rifiutato, come è suo dovere d’altronde, e lo ha sempre fatto anche a rischio della propria vita...come certamente alcuni di voi già sanno - sia Aldebaran che Aiolia percepirono la leggera sfumatura di biasimo che traspariva dalla voce dell’Acquario - non mi risultano cospirazioni, attacchi, o tentativi di destabilizzazione da parte dell’Ariete... e per quanto riguarda i contatti avuti con uno dei cavalieri di bronzo - Camus intuì la replica che Deathmask stava per fare - mi risulta che il cavaliere in questione si sia recato a Jamir proprio per far riparare le armature, non per una visita di cortesia... -.
 
- E che certezza hai che Mu non stia cospirando con loro contro il Santuario? Contro il Patriarca? - Aphrodite alzò lo sguardo in segno di sfida.
 
Camus si limitò ad alzare leggermente le spalle - La stessa certezza che ho nei confronti di ognuno di voi - anche se lo sguardo che rivolse al guardiano dei Pesci mostrava tutto fuorché fiducia - inoltre... - il francese capì che era arrivato il momento di mettere tutte le carte in tavola.
 
Era certo che qualcuno sapesse che anche il suo allievo aveva sposato la causa di Saori Kido...sarebbe stato più prudente parlarne con naturalezza, anziché farsi cogliere impreparato.
 
- Inoltre...anche il mio allievo è un cavaliere di bronzo, tuttavia ciò che fa o non fa non è più affar mio...a meno che non vogliate condannare a morte anche me ... - il silenzio che seguì sancì la vittoria del ragionamento dell’Acquario.
 
Dentro di sé rise divertito...era una fortuna che i suoi compagni fossero nati cavalieri...in un diverso contesto sociale le loro argomentazioni sarebbe state smontate anche da un bambino!
 
Tra tutti i cavalieri, più o meno frastornati, ce n’era uno che non tradiva alcun tipo di emozione. Non all’esterno almeno, perché dentro di sé il sesto guardiano stava passando attraverso un’altalena di sentimenti...la rabbia esplosa all’improvviso nei confronti dell’Ariete, il pentimento della sua condanna quando era certo di averlo condannato a morte, la felicità insopportabile di saperlo salvo...Shaka della Vergine stava vorticando tra emozioni che aveva sempre represso, tanto che la sua scarsa concentrazione gli impedì di notare ciò che, in condizioni normali, avrebbe percepito già da un po’...
 
Nel frattempo, il falso Patriarca sentì l’anima tornare all’interno del suo corpo...grazie agli dei almeno uno dei cavalieri aveva usato un minimo di raziocinio...certo, Camus aveva sentenziato sulla base della pura logica, ma andava più che bene così. L’Ariete sarebbe stato salvo, e con questa consapevolezza, prese la parola per emettere il giudizio finale dell’adunanza.
 
- Cavalieri - la sua voce risuonò calma e profonda - Non avendo raggiunto l’unanimità necessaria, io, Patriarca del Santuario di Atena, rigetto la richiesta di condanna a morte dell’Ariete, tuttavia...non posso ignorare lo scontento che sembra essersi diffuso tra tutti voi... - prese un respiro profondo prima di parlare - di conseguenza, ritengo opportuno mettere il cavaliere dell’Ariete sotto la sorveglianza di uno di voi, cosicché non ci siano più dubbi in merito al suo agire -.
 
- Mi offro volontario - Deathmask si alzò dal suo scranno guardando il Patriarca dritto negli occhi celati - sarà un piacere per me sorvegliare Mu dell’Ariete... - aggiunse con un sorriso crudele, pensando a svariati modi di vendicarsi del tibetano per avergli impedito di uccidere il cavaliere della Bilancia.
 
Saga pensò che quella non fosse l’opzione migliore. Al di là della poca affidabilità del Cancro, immaginava che i poteri di Mu potessero trascenderlo senza difficoltà...
 
- Sarebbe più opportuno che mi occupassi io dell’Ariete - con grande stupore di tutti il cavaliere della Vergine prese la parola - Abbiamo abilità simili, per me sarebbe più facile controllarlo... -.
 
Neanche Shaka avrebbe saputo spiegare il motivo del suo gesto. Nonostante ciò, non ne era minimamente pentito.
 
Il Patriarca annuì d’accordo, di certo il cavaliere della Vergine sarebbe stata la persona ideale per sorvegliare Mu...da vicino e da lontano la Vergine aveva la possibilità di vigilare su ciò che accadeva a Jamir. 
 
Tuttavia, prima che potesse sentenziare, un altro cavaliere intervenne stravolgendo ancora una volta i piani dell’assemblea.
 
- Né l’uno né l’altro saranno necessari -.
 
La voce calma e serena riecheggiò tra le alte volte del tredicesimo tempio, facendo voltare tutti i cavalieri d’oro in direzione dell’entrata. Alcuni sgomenti, altri infastiditi, altri, pur volendo apparire disinteressati, non potevano distogliere lo sguardo dalla figura che avanzava con eleganza verso l’altare. 
 
L’armatura avvolgeva con maestosità e grazia la figura esile e forte del cavaliere che la indossava. Una cascata di capelli lilla ondeggiava leggermente al suo incedere. Il viso sereno, dai lineamenti delicati, infondeva una sensazione di pace in chi lo guardava, così come i grandi occhi verdi che spiccavano sul bel volto pallido.
 
Per diversi minuti, Saga non riuscì a dire nulla, sorpreso dal trovarselo di fronte dopo tanti anni, e ammaliato da ciò che era diventato.
 
Shaka deglutì a secco, ricacciando orgogliosamente le lacrime che spingevano contro le palpebre, ora chiuse con l’immagine del tibetano impressa nelle sue retine.
 
Mu dell’Ariete era tornato.
   
 
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