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Autore: Alis_Weasley    26/03/2022    3 recensioni
Questa fanfiction partecipa al contest "Voglia di primavera" indetto dal gruppo Facebook "Takahashi fanfiction Italia".
Dal testo: Lei, Kagura, la signora del vento, aveva stroncato molte vite e non da meno era l’elemento che padroneggiava, che metteva fine a quelle brevi dei fiori di ciliegio. Il parallelismo la faceva sorridere amaramente. Perché, nonostante questo, lei si sentiva così fragile, come se fosse stata il patetico fiore e non l’impietoso vento?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hakudoshi, Kagura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kagura. Cos’è la primavera?

La signora del vento rimase interdetta per qualche secondo. Quel moccioso si stava prendendo gioco di lei per l’ennesima volta?
Hakudoshi era alle sue spalle, rigidamente seduto sulla piuma che, libratasi in aria, li trasportava.
Kagura non lo aveva mai considerato un bambino. Non lo era nel modo di pensare né in quello di parlare e persino l’aspetto, che era la cosa più verosimile a esso, aveva qualcosa, in sé, che stonava. Forse erano quegli occhi viola, così taglienti e calcolatori.
Eppure quella domanda la spiazzò perché non era in linea col mostriciattolo superbo, indifferente a tutto e letteralmente senza cuore con cui aveva dovuto convivere negli ultimi mesi.
Sembrava quasi…curioso?
«Non capisco cosa intendi» rispose lei sulla difensiva.
«Voglio sapere cosa rappresenta questa primavera di cui tutti hanno preso a parlare, perché è così importante. Rispondimi Kagura. E’ un ordine» ribattè secco lui. Ecco, ora si che lo riconosceva.
Da pochi giorni era arrivata la bella stagione ed effettivamente ovunque i due si spostassero si sentiva parlare solo del fatto che si dovessero mettere i campi a raccolto, prepararsi ai nuovi germogli di riso, che si cominciasse a percepire più caldo, che di lì a poco sarebbero fioriti i ciliegi…
«Non c’è molto da dire. E’ l’higan, l’ “altra sponda”, il passaggio da una stagione all’altra: il freddo invernale non sopravvive all’equinozio e il clima diventa finalmente mite» rispose annoiata la demone, sperando che questa risposta gli bastasse.
«Continua» le intimò lui.
Kagura sospirò.
«La primavera è il momento del risveglio degli insetti e quello del ritorno delle rondini che nidificano proprio in questa stagione. E come avrai capito…è il periodo in cui fioriscono i ciliegi» soffiò fuori sbrigativa.
«E cosa avrebbero di importante quegli stupidi fiori?» domandò Hakudoshi piccato.
«I sakura rappresentano la caducità della vita. La loro fioritura è breve e intensa ma…» rispose lei con un impercettibile tremolio della voce «uno dei momenti più belli è quello del sakurafubuki, la tormenta dei petali di ciliegio. Quando raggiungono la massima fioritura, spesso, basta un colpo di vento per vederli volare via. Haru ichiban, “il primo vento di primavera” è un forte vento che soffia da sud e che annuncia, per l’appunto, l’arrivo del “mare rosa”, ovvero l’esplosione dei sakura».
Non sapeva nemmeno lei perché aveva detto così tanto. Non aveva voglia di parlare, né tantomeno di parlare con lui…ma la verità è che quello spettacolo la affascinava da sempre. Lei, Kagura, la signora del vento, aveva stroncato molte vite e non da meno era l’elemento che padroneggiava, che metteva fine a quelle brevi dei fiori di ciliegio. Il parallelismo la faceva sorridere amaramente. Perché, nonostante questo, lei si sentiva così fragile, come se fosse stata il patetico fiore e non l’impietoso vento? Forse, semplicemente, perché era così che stavano le cose. Per quanto fosse forte, sarebbe rimasta sempre inerme contro le sferzate di Naraku, che era il vento più violento e gelido. Assurdo: era un demone, anche abbastanza forte, eppure non era padrona di sé, non era libera e aveva perennemente paura. Percepiva la fragilità della propria esistenza, la sua caducità e ne era terrorizzata. Era…
Hakudoshi concluse per lei: «patetico».
Ma Kagura avrebbe detto, solo, “triste”. La primavera era tristemente dolce, rappresentava la rinascita, ma i ciliegi sarebbero potuti fiorire nuovamente l’anno dopo, lei non era certa che ne avrebbe vista un’altra.
   
 
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