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Autore: blackjessamine    27/03/2022    5 recensioni
Gilderoy Allock.
Tre istanti della sua vita, tre contraddizioni.
[Storia partecipante alla "Coppa di Drabblitch 2022" organizzata da Mari Lace sul forum "Ferisce più la penna"]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gilderoy Allock
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sindrome dell’impostore – effetto Dunning-Kruger

 

Gilderoy non ha mai temuto di essere smascherato: la capacità di interiorizzare i propri successi è nata assieme a lui, e come ogni cosa in lui intrinseca, negli anni non ha fatto altro che raffinarsi e raggiungere nuove forme di perfezione.

Perché il talento,     quello vero – quello che Gilderoy possiede in forma quasi pura – non sta in un colpo di bacchetta. Non sta nemmeno in una prosa ben ritmata, né nella posa di un attore consumato.

Il talento, l’unico che conta, sta nel giudicare con sguardo lucido ogni cosa, compreso il punto d’accesso da cui si osserva il mondo – solo così il mondo ti vedrà dalla giusta prospettiva.





 

 


 

Note: 

Il prompt di questo turno era: talento.

 

In questo caso temo che le note siano più necessarie che mai, perché temo di aver seguito un concetto sin troppo contorto (ma giuro che nella mia testa un senso c’è). 

Secondo l’affidabilissima (!) wikipedia, la sindrome dell’impostore è una condizione psicologica particolarmente diffusa tra le persone di successo, caratterizzata dall’incapacità di interiorizzare i propri successi e dal terrore persistente di essere smascherati in quanto “impostori”. [...] Può essere correlata a quell’aspetto del cosiddetto effetto Donning-Kruger, una distorsione cognitiva a causa della quale gli individui inesperti tendono a sopravvalutarsi, rifiutando di accettare la propria incompetenza e viceversa.

 

Ora, io mi sono spesso domandata quanta lucidità ci fosse dietro le azioni di Gilderoy: mi sono sempre chiesta fin dove arrivasse la macchinazione, l’inganno, la grande beffa, e dove invece ci fosse comunque una sua reale convinzione di avere pur sempre del talento. Da qui dunque la volontà di giocare con questi due aspetti: Gilderoy, al di là della definizione “scientifica” della sindrome dell’impostore, è di fatto un impostore: la sua carriera è basata su un inganno, il suo talento sta proprio nel nascondere la sua inettitudine e convincere (e convincersi) di meritare invece davvero onore, gloria e successi. E un inganno è anche il punto di vista interno di questa drabble: Gilderoy afferma che il suo più grande talento è proprio la capacità di giudicare (e giudicarsi) lucidamente e razionalmente, sottraendosi così alla definizione del soggetto che soffre di sindrome dell’impostore, nonostante il lettore sappia benissimo che il suo punto di vista è tutt’altro che lucido e sincero, ma anzi, in lui sembra esserci davvero una sorta di distorsione cognitiva tale per cui lui è incapace di ammettere a sé stesso la propria inettitudine. 

Mi piaceva poi l’idea di andare a riprendere le tematiche della prima e della seconda drabble, anche se la cosa forse è rimasta solo nella mia testa.


Insomma, questa volta credo davvero di essere stata particolarmente contorta, ma spero che comunque il messaggio sia arrivato. Grazie di cuore a chiunque abbia avuto la pazienza di sciropparsi queste note infinite!

 

   
 
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