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Autore: luvsam    01/04/2022    3 recensioni
Non era reale, bastava aprire gli occhi e l'orrore sarebbe scomparso.
In fondo era già successo nelle settimane precedenti e ogni volta, a parte il cuore a mille e la necessità impellente di fare una doccia per liberarsi del sudore, era tutto finito quando aveva riconosciuto intorno a sé le pareti color giallo paglierino del suo appartamento e gli scatti di una vita felice.
Niente fuoco, urla, o quella maledetta voce che lo accusava di essere un assassino, solo la sua normalità. Avrebbe sentito canticchiare Jessica sotto la doccia, l'odore del caffè e attraverso la finestra aperta, il solito brontolio della signora Cooman per i presunti schiamazzi notturni dei suoi vicini.
Facile come bere un bicchiere d’acqua, giusto?
Sam si aggrappò a quei pensieri tranquillizzanti e ancora con gli occhi chiusi inspirò profondamente alla ricerca della fragranza bruciacchiata dei toast che la sua ragazza era capace di carbonizzare ogni mattina, ma quello che gli riempì le narici fu solo la puzza di birra e cibo avanzato.
Evidentemente avevano fatto festa la sera precedente ed era per questo che aveva mal di testa e le idee confuse, ma nel profondo sentiva che c’era qualcosa che non andava.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
Capitoli:
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Non era reale, bastava aprire gli occhi e l'orrore sarebbe scomparso.
In fondo era già successo nelle settimane precedenti e ogni volta, a parte il cuore a mille e la necessità impellente di fare una doccia per liberarsi del sudore, era tutto finito quando aveva riconosciuto intorno a sé le pareti color giallo paglierino del suo appartamento e gli scatti di una vita felice.
Niente fuoco, urla, o quella maledetta voce che lo accusava di essere un assassino, solo la sua normalità.  Avrebbe sentito canticchiare Jessica sotto la doccia, l'odore del caffè e attraverso la finestra aperta, il solito brontolio della signora Cooman per i presunti schiamazzi notturni dei suoi vicini.
Facile come bere un bicchiere d’acqua, giusto?
Sam si aggrappò a quei pensieri tranquillizzanti e ancora con gli occhi chiusi inspirò profondamente alla ricerca della fragranza bruciacchiata dei toast che la sua ragazza era capace di carbonizzare ogni mattina, ma quello che gli riempì le narici fu solo la puzza di birra e cibo avanzato.
Evidentemente avevano fatto festa la sera precedente ed era per questo che aveva mal di testa e le idee confuse, ma nel profondo sentiva che c’era qualcosa che non andava. Il materasso non sembrava lo stesso, il cuscino era duro e allungando la mano alla ricerca della sua ragazza, si ritrovò a farla penzolare nel vuoto.
Ora era ufficiale, non si era addormentato nel suo appartamento e doveva capire dove si trovava.
Aprì gli occhi e quello che vide equivalse ad un pugno nello stomaco. Era nella stanza di un motel e già questo era abbastanza inquietante, ma la sua mente si riempì di panico quando nel suo campo visivo entrò la giacca, che avrebbe riconosciuto tra mille, abbandonata su una sedia.
Che diavolo stava succedendo? Il suo passato fatto di pelle consumata e cerniere non poteva essere lì e la sua prima reazione fu quella di allontanarsi.
Spostò le gambe verso l'esterno del letto e scattò in piedi. Il brusco movimento non piacque per nulla al suo cervello, che attivò l'allarme rosso e gli fece perdere l'equilibrio costringendolo a sedersi.
Sam sentì l'aria faticare ad entrargli nei polmoni e senza rendersene conto, cominciò ad iperventilare.
“No, no, no"
Il panico lo assalì e si portò le mani alla gola nel disperato tentativo di liberarsi del cappio immaginario che lo stava soffocando. In passato suo padre gli aveva insegnato a tenere sotto controllo l’ansia e anche se aveva giurato a se stesso che niente, che apparteneva alla sua vita passata, lo avrebbe accompagnato nella nuova, aveva bisogno di aggrapparsi a qualcosa. Provò e riprovò a riprendere il controllo inspirando ed espellendo aria, ma ogni tentativo di ritornare a respirare regolarmente si concluse con un fallimento.
Cominciò ad ansimare sempre più forte e iniziò a sudare freddo mentre la sua vista cominciava ad appannarsi.
Era talmente sconvolto che l'arrivo dal nulla di una mano che gli spingeva la testa verso il basso lo colse di sorpresa e non riuscì ad opporsi. Si ritrovò a fissare il pavimento e d’istinto cercò di rialzarsi, ma la presa dietro la sua nuca si fece più forte e una seconda mano planò tra le sue scapole. In una situazione alla pari avrebbe lottato contro lo sconosciuto, ma non sentiva né braccia né gambe e gli girava forte la testa.
Sentiva una voce e inconsciamente sapeva che non doveva avere paura, eppure non riusciva a calmarsi e lacrime copiose cominciarono a rigargli il viso quando, pur con la testa costretta tra le sue ginocchia, vide ancora la giacca.
Papà, o Dean?
In entrambi i casi c’era qualcosa di molto sbagliato nella loro presenza e in una stanza di un motel al posto di Jess e della loro casa.
Lo avevano portato di forza via da Stanford? Il capo del clan Winchester aveva deciso che era ora che il bambino la smettesse di fare i capricci e ritornasse a casa? No, non poteva averlo fatto, la caccia era un capitolo chiuso.
Non appena si fosse ripreso, avrebbe lottato con le unghie e con i denti per tornare da Jess, non potevano costringerlo a restare con loro.
E se…
Sam si paralizzò davanti alla realizzazione che esisteva anche una seconda ipotesi a quella del prelievo forzato da Stanford e per qualche istante ebbe la sensazione di aver smesso di respirare.
Se questa volta non aveva solo sognato? Se era davvero tornato nel suo appartamento, si era steso sul letto e poi l’aveva vista inchiodata al soffitto tra le fiamme?
Un dolore strisciante gli si insinuò nel petto e il fiato si fece ancor più corto. La vista gli si annebbiò e anche la sua capacità di registrare suoni e rumori iniziò a precipitare. Stava chiaramente svenendo e si stava abbandonando al malore quando si sentì spingere sul letto. Qualche attimo dopo i suoi piedi lasciarono il pavimento e le sue gambe andarono verso l'alto.
Stavano cercando di soccorrerlo? Jess era morta e papà, o Dean, stavano cercando di aiutarlo?
Avrebbe voluto distinguere la figura che stava davanti a lui e urlava qualcosa, chiedergli perché il mondo gli stava crollando addosso, ma poi il suo sguardo si posò sul soffitto e tutto diventò nero.
“Cazzo, Sammy”
Dean abbassò le gambe del fratello sul letto e sfogliò mentalmente il manuale di pronto soccorso edito da John Winchester. Temendo che la lingua potesse ostruire le vie aeree di Sam, gli appoggiò la mano destra sulla fronte e gli sollevò il capo con due dita della sinistra. Si chinò poi su di lui per verificare che respirasse e per finire, pose due dita ai lati della trachea alla ricerca di pulsazione. Quando si rese conto che, a parte la mancanza di coscienza, Sam ancora nel mondo dei viventi, si tranquillizzò e si sedette cercando di riordinare le idee. Solo in quel momento si accorse di star grondando sul pavimento perché era uscito in fretta e furia dalla doccia quando aveva sentito dei rumori provenire dalla stanza e decise di andare ad asciugarsi. Si rivestì sulla soglia del bagno per poter tener sotto controllo la situazione e si tamponò velocemente i capelli prima di tornare vicino al letto. Si sedette accanto al fratello e ne osservò il viso stravolto provando un’infinita pena per lui. Pensò di riflesso al padre e si disse che doveva provare a rintracciarlo. Doveva sapere che la ragazza di Sam era morta come la madre, così, nonostante il fatto che non gli avesse risposto nelle ultime settimane, prese il telefono e fece partire la chiamata:
“Papà, sono sempre Dean. So che ti ho già cercato un sacco di volte e che probabilmente non mi rispondi perché non puoi, ma è successo un casino. Sono a Palo Alto e Sammy è con me perché…”
Il maggiore dei Winchester si interruppe per un attimo, poi continuò:
“Il demone, papà, ha attaccato di nuovo e ha ucciso la ragazza di Sam. Lui è vivo, era venuto a cercarti con me, ma è distrutto e non sono sicuro che riuscirò a rimetterlo in piedi. Ti prego, papà, chiamami”
Proprio in quel momento Sam decise di riaprire lentamente gli occhi e non appena Dean entrò nel suo campo visivo, balzò in mezzo al letto urlando:
“Sta’ lontano da me, non mi toccare”
Dean rimase sorpreso dalla reazione, ma si ricordò che suo padre gli aveva insegnato a non imporsi ad una persona in stato di shock e così batté in ritirata alzando le mani.
“Va bene, Sammy, come vuoi”
Arretrò fino al centro della stanza e assisté impotente alla disperazione di suo fratello.
“Non sei reale, non sei qui”
“Sammy"
“Non sei Dean, lui è con papà a caccia”
“Sammy, sono qui e sono reale. Sono venuto a prenderti giorni fa, non ricordi?”
Il ragazzo scosse la testa e mormorò:
“No, stai mentendo “
“So che sei confuso adesso, ma ti sto dicendo la verità. Sono tuo fratello Dean e sono venuto a prenderti per cercare papà. Sono entrato nel tuo appartamento di notte e…”
“Sta' zitto"
“Mi hai messo al tappeto e poi mi hai presentato Jessica”
Il suono del nome della sua ragazza assestò un altro colpo al precario equilibrio di Sam, che fissò smarrito il fratello.
“Sei davvero Dean?”
“Sì, Sam, sono io”
“Dov’è Jess?”
“Sammy"
“Portami a casa”
“Sam, c’è stato un incendio, ricordi?”
Il ragazzo scosse la testa e mormorò:
“Perché mi hai portato via da Jess? Te l'ha ordinato papà?”
“Non so dov’è papà, lui non c'entra"
“Non vuole permettermi di vivere, non vuole lasciarmi libero”
“Sammy, devi ascoltarmi. Papà non mi ha chiesto di venirti a prendere,non sa nemmeno che sono qui. E’ sparito e sono venuto a chiederti di aiutarmi a cercarlo”
Sam abbassò lo sguardo e tacque.
“Capisco che per te sia dura accettarlo, ma..”
“Mi presti il telefono?”
“Cosa?”
“Non ho mai passato la notte fuori senza Jess, devo dirle che sto bene"
“Sammy"
Dean si avvicinò al fratello e gli afferrò le braccia.
“Ritorna in te, maledizione, non puoi chiamare Jess perché lei è morta”
Non appena le parole uscirono dalla sua bocca, il maggiore dei figli di John si sentì un fottuto bastardo e si disse che, se Sam lo avesse pestato all’istante, se lo sarebbe assolutamente meritato.
Come diavolo gli era venuto in mente di sbattergli in faccia la verità in quel modo?
Era già pronto a ricevere il primo pugno quando suo fratello gli chiese con voce tremante:
“Non sto sognando? Jess è morta davvero?”
Dean guardò negli occhi Sam e riconobbe lo sguardo smarrito, che suo fratello aveva avuto per giorni dopo aver letto il diario di papà. Lo abbracciò forte e gli sussurrò:
“Sì, Sammy, è successo davvero”
Fu un attimo e le lacrime ricominciarono a piovere copiose.
“Sono qui, ragazzino”
“Dean, non può essere morta”
“Vorrei che non fosse vero, ma non posso mentirti su una cosa del genere”
“No, Jess”
Il pianto divenne irrefrenabile e in un certo senso Dean era sollevato dal fatto che Sam si stesse sfogando perché la reazione che aveva avuto fuori dalla casa lo aveva sconvolto. Lo lasciò fare fino a quando i singhiozzi rallentarono e il peso del fratello contro il suo petto divenne sempre più consistente.
“Mettiti giù, Sammy, devi riposare”
“No, non voglio dormire. Jess era sul soffitto, Dean, è morta come la mamma”
“Ne parliamo più tardi, okay?”
“Era il Demone dagli Occhi Gialli? Lo hai visto?”
“No, Sammy, non ho visto nessuno, ho pensato solo a farti uscire di casa”
Vincendo qualche resistenza, Dean riuscì a stendere il fratello e gli tirò addosso le coperte.
“Perché lo hai fatto?”
“Perché ho fatto cosa?”
“Perché mi hai salvato? Dovevi lasciarmi morire con Jess”
“Ti sei dimenticato qual è il mio compito, fratellino?”
“Dovevo morire con lei, sono morto con lei”
Sam chiuse gli occhi e Dean attese pazientemente che la stanchezza lo mettesse al tappeto, poi si prese la testa fra le mani non sapendo esattamente cosa fare.
Com’è che aveva detto? Abbiamo un lavoro da fare?
Cazzo, aveva sempre pensato che suo fratello minore e il loro vecchio fossero molto simili, ma la postura e il tono di voce che Sam aveva usato davanti al bagagliaio dell’Impala gli avevano fatto vedere e sentire John.
Dean sospirò e ripensò a quello che era accaduto solo poche ore prima.
Ritornando a Palo Alto dopo aver affrontato la Donna in bianco, aveva sperato fino all’ultimo che il nerd cambiasse idea e che alla fine sarebbe partito con lui alla ricerca del padre, ma poi erano arrivati sotto all’appartamento e lui era sceso dall’auto chiedendogli di fargli sapere se lo avesse trovato.
Aveva sorriso interiormente in quel momento perché aveva sempre avuto la certezza che, nonostante il litigio apocalittico, suo fratello non aveva mai smesso di amare suo padre, così come sapeva per certo che l’uomo aveva tenuto d’occhio da lontano il figlio ribelle durante tutti quei mesi.
Aveva aspettato che Sam rientrasse in casa, poi era ripartito sparandosi gli AC/DC a tutto volume e ripetendosi che andava bene così. Stava già svoltando verso la statale quando aveva visto sul tappetino alla sua sinistra il telefono dell’idiota e aveva fatto un’inversione ad U dopo averlo raccolto. Si era riavvicinato all’appartamento e metro dopo metro la voce di Brian Johnson era diventata sempre più balbettante. Era subito entrato in modalità cacciatore e inchiodando l’Impala davanti casa di Sam, aveva alzato gli occhi giusto in tempo per vedere le fiamme sfondare una finestra. Era sceso velocemente dall’auto ed era corso verso l’ingresso urlando il nome di suo fratello. Lo aveva sfondato a calci e si era precipitato al piano di sopra pregando di riuscire a portarlo fuori anche questa volta.
Quando si era affacciato nella camera da letto, aveva subito individuato Sam, che, in preda al terrore, fissava il soffitto e urlava il nome della sua ragazza. Si era mosso rapidamente e lo aveva tirato via nonostante le resistenze di suo fratello, che aveva tentato in tutti i modi di svincolarsi dalla sua presa. Lo aveva trascinato per le scale e poi in giardino e quando le gambe di Sam avevano ceduto, lo aveva accompagnato sul prato. Lo aveva stretto forte costringendolo a voltare le spalle alla casa e guardandosi attorno come se si aspettasse che Occhi Gialli facesse la sua comparsa all’improvviso, ma erano rimasti soli, almeno fino a quando il quartiere non era stato svegliato dal suono delle sirene delle ambulanze, dei vigili del fuoco e della polizia. Avrebbe voluto scappare in quel momento, ma Sam era appena cosciente e darsi alla fuga con il ragazzo della vittima, avrebbe attirato qualche sospetto di troppo.
In pochi minuti erano stati circondati da una marea di persone e vedere i pompieri aprire le manichette e dirigere i getti d’acqua verso le fiamme gli avevano fatto rivivere un deja-vu.
Era piccolo quando la mamma era morta, ma ricordava perfettamente l’odore di bruciato, le luci che lampeggiavano sulla loro casa e soprattutto che ad un certo punto aveva abbracciato il suo fratellino, che aveva iniziato a piangere.
Venti anni dopo aveva fatto la stessa cosa, aveva tenuto stretto Sam, che sembrava terrorizzato come quella notte di novembre, e aveva cercato di confortarlo. Quando poi due poliziotti si erano avvicinati per interrogarli, lo aveva tenuto ancora più forte e aveva risposto lui alle loro domande su quanto era accaduto, su tutto a parte la probabile presenza di un demone. Gli agenti avevano preso appunti e gli erano sembrati soddisfatti da quanto avevano saputo, ma poi quello più anziano aveva insistito per sentire anche dalla voce di Sam la storia dell’incendio.  Fortunatamente era intervenuta una certa Lidya Benson, un paramedico, che lo aveva allontanato insistendo sul fatto che non era proprio il momento di sottoporre ad un interrogatorio una persona in evidente stato di shock.
Dean l’aveva ringraziata, poi con lei aveva cercato di far stendere Sam in modo da permettere ai soccorritori di visitarlo e suo fratello era andato giù senza opporre resistenza, cosa che lo aveva spaventato a morte. Non era da lui accettare una cosa del genere senza nemmeno una protesta, ma i suoi occhi gli avevano raccontato quanto dolore lo stesse paralizzando in quel momento. Non un dolore fisico perché, come aveva confermato anche Lydia, non aveva grandi ferite se non un’ustione che si era procurato aggrappandosi alla ringhiera delle scale mentre stavano scappando dall’appartamento, era una sofferenza dell’anima.
Dentro quegli occhi aveva letto anche la preghiera silente di non andare in ospedale e aveva acconsentito con lo sguardo. Lo aveva aiutato a rimettersi seduto e poi lo aveva sostenuto fino allo sportello dell’Impala. Era fatta, pochi secondi per metterlo sul sedile e sarebbero scomparsi in perfetto stile Winchester, ma Lydia era tornata alla carica dicendogli che, se proprio voleva fare la sciocchezza di portare via suo fratello, doveva almeno firmare un’assunzione di responsabilità alla presenza di un rappresentante delle forze dell’ordine.
Allontanarsi da Sam era stato difficile e aveva temuto di ritrovarlo svenuto accanto alla sua auto nel momento in cui sarebbe tornato, ma, quando lo aveva fatto, non solo il gigante era in piedi, ma aveva aperto il bagagliaio.
Un lavoro da fare…
Non aveva mai visto tanta freddezza negli occhi di Sam e la cosa lo aveva scosso nel profondo perché lui era stato sempre la parte pulita della famiglia Winchester, la persona capace di ricordare a lui e al padre che erano degli esseri umani e non solo degli spietati serial killer.
Anche John si era sempre aggrappato nei momenti più bui al sorriso del figlio minore e lo aveva spesso mentalmente ringraziato per avergli fatto tenere dritta la barra quando l’ossessione per il demone lo aveva fagocitato nel corso degli anni.  Certo, era stato spietato contro qualunque essere avesse incontrato sulla sua strada e si era attaccato troppo spesso alla bottiglia, ma aveva sempre ritrovato la via grazie a Sam.
Quando si erano messi in macchina, Dean aveva provato a capire che cosa gli stava passando per la testa, ma ogni suo tentativo di conversazione era stato spento sul nascere.
Sam gli aveva risposto con una scrollata di spalle quando gli aveva chiesto dove potessero alloggiare quella notte, gli aveva solo detto di non allontanarsi da Palo Alto e pur a malincuore, perché avrebbe voluto mettere quante più miglia possibili tra suo fratello e il suo dolore, aveva accettato e si era fermato al primo motel che gli era capitato davanti ai fari.
Era sceso per prendere la camera e quando era tornato con le chiavi, Sam era esattamente nel posto dove lo aveva lasciato. Erano entrati e suo fratello si era trascinato verso uno dei due letti. Si era lasciato andare ed era crollato in pochi minuti. Dean era convinto che avrebbe dormito a lungo e aveva sentito la necessità di una doccia. Si era infilato in bagno e tutto il resto era storia, no? Il cacciatore tornò alla realtà e fissò speranzoso il display del telefono trovandolo desolatamente vuoto. “Andiamo, papà, fatti sentire”
Sam si mosse ancora mormorando il nome della ragazza e Dean si domandò come avrebbe potuto lenire il dolore del fratello, cosa avrebbe potuto dirgli per confortarlo e non trovò un solo argomento sensato. Vigliaccamente tirò un sospiro di sollievo quando il suo nerd decise di restare incosciente e pensò che avrebbe dovuto riposare per poter reggere il peso della sua anima devastata, ma non riusciva a smettere di guardarlo. Lo fece per le successive cinque ore, poi all'alba cedette alla stanchezza e si appisolò sul letto gemello a quello del fratello con la mano destra sotto il cuscino.
E fu lì che Sam lo vide quando riprese conoscenza e realizzò in maniera definitiva che Jess era morta e che di conseguenza la sua vita era finita. Guardò verso il cuscino di Dean e desiderò raggiungere la pistola.
Non ci sarebbe voluto molto, un colpo e il dolore se ne sarebbe andato via per sempre.
Che senso aveva continuare a respirare senza l’amore della sua vita? Per che cosa avrebbe dovuto restare al mondo senza Jess?
Lo sguardo si spostò automaticamente al volto di Dean e i ricordi di loro due bambini lo travolsero. Aveva avuto un'infanzia felice nonostante l'assenza quasi costante di papà e la loro esistenza sulla strada perché, ogni volta che si erano fermati da qualche parte, il suo fratellone aveva individuato a tempo di record il parco più vicino e lo aveva portato a giocare. Lo aveva spinto sull'altalena, aveva tirato calci ad un pallone, o nella peggiore delle ipotesi si era inventato storie incredibili quando faceva troppo freddo per stare fuori e la tv non era un'opzione.
L'idea di togliersi la vita fece sentire Sam tremendamente in colpa e le lacrime cominciarono a scorrere al pensiero di che cosa avrebbe provato Dean risvegliandosi per lo sparo e trovandolo in un lago di sangue. Non poteva fargli questo, ma allo stesso tempo sentiva di non riuscire a vivere sapendo che il male era rientrato nella sua vita dalla porta principale.
L’immagine di Jessica che bruciava sul soffitto lo investì nuovo e con essa una forte nausea. Si precipitò fuori dal letto e pochi secondi dopo stava vomitando in bagno.
Dean lo raggiunse subito dopo e si inginocchiò accanto al fratello tentando di offrirgli un minimo di supporto.
Sam risentì la voce e stavolta sapeva a chi apparteneva, ma l'idea di avere suo fratello accanto non lo aiutò come era successo in passato, anzi paradossalmente lo agitò di più perché era un’ulteriore conferma al fatto che era tutto andato a puttane.
“Dean”
“Sono qui”
“Non posso averla persa, non può essere morta”
“Sammy”
“Perché? Eravamo felici, volevo sposarla”
“Mi dispiace tanto”
“Non posso vivere senza di lei”
“So che adesso lo pensi, ma ce la farai”
“No, Dean, non posso”
“Invece sì perché io ti starò vicino e ti aiuterò ad uscirne”
“Uscirne? Puoi ridarmi Jess?”
“Sai che non posso, ma mi sono preso cura di te da quando portavi i pannolini e non smetterò adesso”
“Non puoi aggiustarmi con un cerotto di Batman”
Il maggiore dei fratelli Winchester sorrise al ricordo di una rovinosa caduta di un Sammy di cinque anni dall’altalena e del pronto soccorso in una delle solite stanze di un motel di infima categoria. Gli aveva pulito le sbucciature alle ginocchia e quella più arrabbiata sulla fronte, poi la promessa di un gelato e l’assicurazione che le strisce adesive dell’eroe mascherato lo avrebbero guarito subito avevano fermato le lacrime.
“Credi di aver finito?”
“Sì”
“Coraggio, allora, esci da questo bagno”
“Sono stanco”
“Lo so”
Dean aiutò Sam a tornare a letto e quest’ultimo sprofondò quasi immediatamente nel sonno. Dal canto suo il maggiore dei fratelli Winchester restò in attesa per un po' di un possibile risveglio, poi si concesse di stendersi e salutò di nuovo il mondo fino alla puntata successiva.
Quando riaprì gli occhi, erano circa le 15 e faticosamente si voltò verso Sam convinto di trovarlo ancora addormentato dopo la nottataccia che avevano passato. Il letto invece era vuoto e l'idea che il ragazzone potesse aver fatto qualcosa di molto stupido lo fece scattare in piedi.
“Sammy"
Si precipitò verso la porta del bagno e la spalancò. Non trovando il fuggitivo al suo interno, si voltò verso la porta d'ingresso e afferrò le chiavi dell’Impala. Infilò i jeans e gli stivali e si precipitò verso l'uscita. Si diresse di corsa verso l'auto e vi entrò sbattendo forte la portiera. Stava già per mettere in moto quando vide Sam attraverso il parabrezza e si bloccò.
Suo fratello se ne stava fermo su una panca proprio fuori dalla loro stanza con lo sguardo perso nel vuoto e sembrava che non avesse nemmeno registrato la sua presenza.
Estrasse le chiavi e uscì dall'Impala. Tornò sui suoi passi e si sedette accanto a lui.
“Ehi, Sammy”
“Ciao, Dean"
“Che stai facendo qui fuori?”
“Niente”
“Credevo che te ne fossi andato, mi hai fatto prendere un colpo “
“E dove vuoi che vada?”
Dean guardò il fratello e gli appoggiò una mano sulla coscia.
“Fa freddo qui fuori, perché non rientriamo?”
“Mi sentivo soffocare, per questo sono uscito"
“Perché non mi hai chiamato?”
“Dopo averti rotto le palle tutta la notte?”
“Non dire stronzate”
Una sottile pioggerellina cominciò a cadere e il cacciatore più anziano tornò all’attacco:
“Rientriamo, dai. Scommetto che una doccia ti farà bene e mentre ti dai una sciacquata, ci procurerò qualcosa da mettere sotto i denti”
“Non…”
“Non azzardarti nemmeno a dire che non hai fame”
“E’ così”
“Non farti del male, non serve a nulla. Andiamo-disse mettendosi in piedi-ti stai bagnando e sei anche senza scarpe”
Sam lasciò che il fratello lo tirasse su e lo riportasse nella stanza.
“Forza, infilati sotto l’acqua calda”
“Dean”
“Niente obiezioni, fratellino, non…”
“Non ho nulla da mettermi”
I due ragazzi si guardarono in silenzio pensando al fatto che tutto ciò che il più giovane possedeva era bruciato la sera prima, poi Dean reagì dicendo:
“Resta lì, ci penso io”
Riprese tra le dita le chiavi dell’auto e uscì. Aprì il bagagliaio dell’Impala e tirò fuori una piccola sacca. Sapeva, quando aveva deciso di tenerla, che, prima o poi, gli sarebbe servita, ma di certo non avrebbe mai immaginato di averne bisogno in una circostanza del genere. Rientrò nella stanza e la porse a Sam.
“Che cos’è?”
“Quando te ne sei andato, non hai portato via tutto”
“Hai tenuto le mie cose?”
“Beh, nelle mie intenzioni avrebbero dovuto entrare nel guardaroba di qualche gigante di un circo, ma non ho trovato nessuno con i tuoi gusti di merda”
Dean sorrise e per un attimo anche il viso di suo fratello si distese.
“Forza, non ti faccio salire sull’Impala se non ti lavi”
Sam rimase per qualche attimo a fissare la sacca, poi l’accettò e disse:
“Grazie”
“Di nulla! Adesso vai, io ti aspetto qui”
Il ragazzo si allontanò e si chiuse la porta alle spalle. Appoggiò la sacca accanto al lavabo e si guardò allo specchio non riconoscendo in quel volto segnato il brillante studente di Stanford, che era stato fino ad una settimana prima. Sentì le lacrime premere di nuovo per uscire e anche se provava un impellente bisogno di sfogarsi, non voleva che Dean lo sentisse. Si spogliò, aprì l’acqua calda e si infilò sotto il getto dando di nuovo il semaforo verde alla sua disperazione. Cercò di attutire i singhiozzi, ma questi arrivarono comunque alle orecchie di suo fratello, che appoggiò la testa contro la porta mormorando:
“Coraggio, Sammy, non mollare”
Restò in ascolto per tutto il tempo che il giovane rimase sotto l’acqua, poi, quando sentì il getto chiudersi, si allontanò e si mise seduto a sfogliare una rivista. Attese con il fiato sospeso l’uscita da bagno e fece poi finta di non notare gli occhi rossi e gonfi.
“C’era uno di tutto lì dentro?”
“Sì. Come mai papà te l’ha fatta tenere? Non ha fatto a pezzi quello che mi ero lasciato alle spalle?”
“Era troppo impegnato ad ubriacarsi, immagino. E’ sparito per due giorni quando hai preso il volo , poi è tornato e mi ha detto che un Wendigo ci aspettava in Oklaoma. Mi ha dato trenta minuti per raccogliere le mie cose e mentre facevo i bagagli, ho trovato dei tuoi vestiti abbandonati nell’armadio e altra roba in fondo ad un cassetto. Credo che, nella fretta di andartene, tu non li abbia nemmeno notati”
“Perché li hai presi? Non mi odi come papà?”
“Sono stato molto incazzato con te per settimane, ma non ti ho mai odiato e mai lo farò. Adesso asciugati i capelli, Samantha, basta camminare sul viale dei ricordi, anche perché ho ordinato da mangiare. Il corriere dovrebbe arrivare tra venti minuti, quindi alza il culo”
“Non ho fame”
“Ne parliamo dopo”
In realtà non lo fecero e Dean non restò altro da fare che osservare in silenzio il cibo integro nel piatto di Sam e il suo sguardo ostinatamente rivolto nel nulla.
   
 
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