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Autore: Jeremymarsh    06/04/2022    9 recensioni
Sesshomaru ha sempre condotto la propria vita seguendo un set prestabilito di regole, credendo fermamente in valori che, però, hanno perso significato con il passare delle stagioni. È sorpreso di scoprire che a far nascere certi i dubbi in lui è stata una piccola ragazzina umana, ora una donna. Ma a quale ultima scoperta porterà la relazione con quest’ultima? Cosa significa veramente abbandonarsi a lei?
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'erede'
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N/A: Salve a tutti, è con immenso piacere che dopo quasi sei mesi, questa Oneshot Sessrin vede finalmente la luce 😎; per nulla male. La storia è leggibile come originale, ma è collegata alla mia long L'erede. Riprende la narrazione dopo che Sesshomaru, lasciata casa di Inuyasha, decide finalmente di fare di Rin la sua compagna. In breve, narra eventi che non ho mai raccontato nella long e lasciato impliciti.
Nonostante i riferimenti sessuali nulla è descritto esplicitamente, dunque il rating arancione e non rosso. 
Vi auguro buona lettura e spero di leggervi nei commenti. 

Infine, un ringraziamento speciale a Erika che mi ha suggerito il titolo - senza di lei starei ancora qui a rimuginare o ne avrei messo uno pessimo. 



Wind of Change 

 

Sesshomaru guardò un'ultima volta Inuyasha e il cucciolo in braccio a lui salutarlo con entusiasmo prima di voltarsi. Mentre si incamminava e lasciava dietro di sé la capanna del fratello, poteva sentire ancora i gridolini del bambino. E visto che nessuno più poteva vederlo, lasciò che le sue labbra si incurvassero leggermente in su in risposta. 

Mentre procedeva lentamente verso la sua meta, rifletté sulla conversazione appena avuta con il mezzo demone e, sebbene i dubbi lo tormentassero ancora in parte, si trovò comunque soddisfatto dell’incontro.  

Inuyasha aveva ragione: se voleva prendere Rin come compagna avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento; non aveva bisogno di informare nessuno né di alcun permesso se non quello della giovane.  

E lei aveva già accettato di essere sua, in tutto e per tutto. Gli aveva dichiarato il suo amore, espresso il desiderio di unirsi a lui e trascorrere il resto della vita – per quanto lunga avrebbe potuto essere – insieme.  

Tutti i pomeriggi degli ultimi anni gli attraversarono la mente e vide Rin crescere davanti ai suoi occhi, diventare donna e, allo stesso tempo, conservare quell’innocenza che l’aveva attratto e poi conquistato.  

Rivide i sorrisi solo per lui, le sue gote rosse e la sua risata cristallina; udì l’inflessione più dolce e carica d’affetto che la sua voce prendeva ogni volta che lo chiamava; la vide sfilare davanti a sé vestita con un kimono che le aveva portata in dono; sentì quel suo profumo paradisiaco che gli ricordava tanto il gelsomino.  

Ogni dettaglio, ogni momento, gli ricordò chi era ora e chi era stato prima di incontrare lei, perché avrebbe dovuto seguire il suo istinto e portarla via quel giorno stesso senza aspettare di comunicare la notizia a qualcuno o sprecare prezioso tempo viaggiando tra le sue terre e quel villaggio umano.  

Risoluto, accelerò il passo e giunse sul luogo dell’incontro. Si assicurava di arrivare sempre prima di lei; non amava farla aspettare né il pensiero di lei che rimaneva sola nella foresta dove un demone avrebbe potuto sempre scorgerla. Certo, era pur sempre la foresta di suo fratello e sapeva che Inuyasha controllava i confini regolarmente, ma il suo istinto di protezione gli diceva comunque di stare all’erta quando si trattava di Rin.  

La radura era vuota e abbastanza lontana, ma con il suo udito fine Sesshomaru poteva ancora sentire il vociare dei contadini e il fastidioso pianto dei bambini. Ignorando quei suoni e concentrandosi più sull’attesa, il dai-youkai si appoggiò al tronco di un alberò e aspettò.  

 

*** 

 

Quando, infine, la giovane giunse, la prima cosa che notò fu l’assenza di Jaken e il sorriso si allargò ancora di più sulle sue labbra, illuminandole il viso.  

Ogni volta che Sesshomaru era venuto a trovarla, anche quando il numero delle visite era incrementato, Jaken e Ah-Un erano sempre stati una presenza fissa.  

Non aveva mai ben capito perché portasse il piccolo demone con sé se, puntualmente, lo abbandonava in un punto imprecisato nella foresta e gli ordinava di restare fermo fino al suo ritorno. Senza nulla a cui fare la guardia – non che Jaken avesse mai dimostrato di essere un ottimo guardiano, ammise, ma le era stato comunque di ottima compagnia –, la sua presenza risultava inutile. 

Tuttavia, quel giorno la sua mancanza fu un chiaro segno per Rin.  

In quelle ultime notti che erano trascorse da quando Sesshomaru le aveva fatto quella promessa, da quando le aveva chiesto ufficialmente di essere la sua compagna, la giovane non era più riuscita a dormire tranquilla. Il cuore le palpitava forte e non riusciva a concentrarsi su ciò che le stava attorno. La mente sempre tra le nuvole e le guance perennemente rosse, Rin era sicura che più di una persona avesse capito cosa le stesse accadendo. Aveva visto gli stesse sintomi prima su Kagome e poi su Sango, eppure non si era appena scoperta innamorata.  

Lei amava Sesshomaru da anni ormai, il sentimento si era solo rinsaldato nel corso del tempo.  

Ciò che era improvvisamente cambiato, ciò che le faceva accelerare il cuore e arrossire le guance, era la consapevolezza che la sua vita da nubile stava per finire e che, presto, sarebbe diventata una donna e una sposa.  

Sesshomaru, tuttavia, non le aveva detto quando sarebbe arrivato e l’incertezza in qualche modo l’aveva resa preda delle fantasie più spietate. Aveva trascorso ogni notte sveglia, immaginando i vari modi in cui lui si sarebbe finalmente presentato e l’avrebbe portato via da quel villaggio umano per l’ultima volta, da quella casa che non aveva mai veramente sentito come sua, nonostante l’affetto che la circondava. Senza Sesshomaru, purtroppo, non si era mai sentita del tutto sicura.  

Ora, non vedeva l’ora di cominciare la sua nuova vita, poter amare quel demone fiero e potente senza più limiti.  

Nei suoi sogni, quando Sesshomaru arrivava, i suoi gesti non erano mai eclatanti né le parole molte. Lo conosceva bene, ormai; sapeva tutto di lui. E così erano sempre i suoi sguardi a parlarle, quegli occhi che a quasi tutti sembravano gelidi e impersonali, ma che a Rin, invece, apparivano straboccanti di parole e affetto. 

Così, quando finalmente giunse sul luogo dell’appuntamento e notò l’assenza di Jaken, fu certa che il momento fosse arrivato. 

Sesshomaru non la deluse.  

Nel modo in cui la guardò, le allungò la mano affinché lei la prendesse, Rin lesse un’altra promessa, una ancora più importante.  

Da quel giorno, qualsiasi cosa sarebbe accaduta, chiunque avrebbe incontrato, Rin sarebbe stata sua, la sua compagna di vita, la sua sposa e amante. Loro sarebbero stati tutt’uno. 

  

*** 

 

Dopo un breve e caloroso saluto a Kaede, Rin partì con Sesshomaru. Non essendoci Ah-Uh, la giovane viaggiò tra le braccia di lui.  

Non era la prima volta che faceva un’esperienza simile, eppure, rimaneva sempre senza fiato. Come poteva, d’altronde, un umano descrivere cosa si provava a volare? Anche in quelle terre sovrappopolate di demoni, Rin era convinta che erano in pochi ad aver mai avuto un’opportunità del genere. Inoltre, c’era sicuramente un tocco in più dato dal fatto che a volare con lei era colui che amava; un demone con tutti scostante e glaciale, ma che con lei si dimostrava sempre attento e aperto.  

Da lì sopra, a Rin sembrava di poter avere accesso a tutto: a un mondo pieno di possibilità e al cuore di Sesshomaru, come nessuno aveva mai potuto fare.  

Sorvolarono i cieli per quel che le sembrò un tempo troppo breve e, contemporaneamente, infinito. Infine, giunsero nei pressi di una landa desolata, al centro della quale, man mano che si avvicinavano, Rin poté notare un piccolo palazzo abbandonato.  

Sembrava non ci abitasse nessuno da anni, se non addirittura decenni, ma quando Sesshomaru la condusse al suo interno, ogni cosa era pulita e curata. Capì subito che il dai-youkai aveva fatto risistemare in precedenza la residenza per il loro arrivo.  

Osservò tutto con sguardo luccicante e labbra schiuse. Era così presa dalla sua esplorazione da non notare un paio di intensi occhi dorati che la seguivano ovunque, senza perdersi nemmeno un suo movimento o sospiro.  

Lo sguardo di Sesshomaru vagava su di lei percependo in parte già il calore che il suo corpo, intrecciato al suo, avrebbe emanato, i gemiti che avrebbe emesso, le sue guance rosse dall’imbarazzo e dalla passione poi.  

Eppure altri dubbi sorgevano.  

Come sarebbe cominciato il tutto? Come avrebbe dovuto approcciarsi a lei, sempre così fragile al suo cospetto? Quante possibilità c’erano che avrebbe sbagliato e rovinato tutte le sue aspettative?  

Sesshomaru si chiese se suo padre fosse mai stato assillato da queste paure così… così… umane e addirittura degradanti. Perché mai, in tutta la sua lunga vita, avrebbe mai pensato di provarle; mai avrebbe immaginato di porsi certi quesiti in procinto di legarsi per sempre a un’umana.  

Era dunque questo che significava aprire il proprio cuore al sentimento che Toga aveva tanto cercato di insegnargli? Incrociare il proprio sentiero con quello di un essere umano significava condividerne anche le paure e le incertezze?  

Evidentemente sì, si rispose. A qualsiasi cosa ripensasse, qualsiasi ricordo gli sfiorasse la mente, c’era sempre quella costante: la paura. Da quando aveva incontrato e poi salvato – ed essere stato salvato da – Rin, Sesshomaru aveva sempre temuto per lei. E ora, anche in quella circostanza che doveva essere felice, non poteva fare a meno di sentire lo stesso.  

Più consapevole di ciò che quei dubbi significavano, Sesshomaru le si avvicinò, sfiorandole il braccio per catturare la sua attenzione. Interrotta la sua esplorazione, Rin si voltò verso di lui e le mancò il fiato nell’incrociare il suo sguardo.  

Non aveva mai visto nulla di simile negli occhi di lui: erano caldi, ardenti e brucianti di passione. Non sapeva come spiegarlo, ma nonostante l’amore di lui le fosse sempre arrivato chiaramente, Sesshomaru non glielo aveva mai espresso in quel modo.  

Era come se fosse improvvisamente cambiato e avesse compreso qualcosa capace di stravolgere le basi del suo essere apparentemente perfetto, ma – Rin aveva imparato da tempo – anche solitario.  

Si sentì a sua volta travolgere dalle emozioni che lesse in quelle pozze dorate e si avvicinò istintivamente, alzando la piccola mano e sfiorandogli i marchi demoniaci sul viso. Schiuse leggermente le labbra mentre sussurrava il suo nome. “Sesshomaru.” 

“Rin, hai capito il motivo per cui ci troviamo qui?” le chiese senza mezzi termini e senza distogliere per un secondo lo sguardo.  

Lei annuì non riuscendo a trovare il fiato per dire altro.  

Lentamente, sfiorandole la parte bassa della schiena con la mano, la condusse verso i bagni. Qui, le chiese di prepararsi e di prendersi tutto il tempo che desiderava. In seguito, avrebbe dovuto raggiungerlo nella camera padronale che le aveva già mostrato.  

Non lascio nessun posto al dubbio. Le fece capire che quelli sarebbero stati gli ultimi secondi della sua vita da ragazzina. E Rin, osservandolo ritirarsi, con il fiato corto e le guance accaldate, non esitò nemmeno un secondo; comprese quella verità come se da essa dipendesse tutto. 

 

***  

 

Quando Rin lo raggiunse nella camera padronale, non ci fu bisogno di parole per farla sentire accolta; Sesshomaru la strinse subito a sé mentre giacevano sul futon e, per un po’, rimasero così, in silenzio.  

Nella stanza si sentivano solo i loro respiri e il leggero frusciare degli alberi proveniente da fuori. Il calore era quello dei loro corpi e la luce la poca che proveniva dalle candele accese per beneficio della giovane che non poteva vantare di una vista demoniaca.  

Presto le lunghe dita che la carezzavano si intrufolarono sotto il leggero yukata, lo spostarono, facendo sì che le sue spalle si mostrassero nude a lui. L’ambra dei suoi occhi si fece ancora più scuro in risposta e lei rabbrividì solo a leggervi tanta passione.  

Sapere di avere quell’effetto su Sesshomaru – quel potere – ancora la meravigliava, eppure non bastava: Rin voleva osare, scaturire in lui una reazione più violenta. Quando qualche secondo più tardi si sollevò, la vestaglia le si accumulò ai piedi e rimase senza alcuna protezione. Sentì lo sguardo famelico del demone percorrere ogni centimetro della sua pelle e una sensazione mai provata prima alla bocca dello stomaco; dei brividi la scossero tutta, ma, allo stesso tempo, tanti piccoli fuochi nacquero in lei e l'accesero di un desiderio che rivaleggiava quello di lui.  

Quando i loro occhi si incrociarono fu come se condividessero mille parole senza pronunciarne nemmeno una; si scambiarono promesse e, soprattutto, abbandonarono ogni dubbio o paura che li aveva colti fino a poco prima. Nulla esisteva al di fuori di loro due e dei loro bisogni.  

Le mani di Sesshomaru la venerarono, ma le labbra, urgenti sulla sua pelle, la bruciarono, la marchiarono, facendole inarcare la schiena.  

I loro corpi si incastrarono come pezzi di un puzzle, i loro respiri si fecero più erratici e i cuori batterono impazziti nei loro petti. Eppure, in mezzo a quella frenesia di cui erano diventati prede, Rin scoprì tutta la delicatezza di cui il grande principe dei demoni era capace. E si disse che, se non fosse stata già innamorata di lui, se non avesse già deciso di donarsi a lui in ogni aspetto, quello sarebbe stato il momento in cui avrebbe buttato giù ogni difesa ancora in piedi.  

Quando Sesshomaru la guardò, fiero e autoritario, lei capì ciò che le stava silenziosamente chiedendo. Ma Rin non aveva timori; non ne aveva mai avuti quando si trattava di lui. Non voleva tornare indietro – non poteva; tornare a solo un giorno prima sarebbe stato impossibile e ora voleva conoscere l’ultimo stadio di quella passione, sapere che ci sarebbe stata in ogni aspetto della loro vita. Voleva sentirsi sua, ma, soprattutto, desiderava che lui si donasse a lei e le facesse capire ancora che era l’unica donna ad averlo mai avuto e a capirlo.  

Unirsi fu l’ultimo passo, ma non fu doloroso né difficile come se lo era immaginato; tutte le chiacchiere da donna che si era concessa quando ancora era una semplice ragazza del villaggio le lasciarono la mente e si concentrò solo sulle sensazioni che stava provando.  

Sentì il fiato mancarle e la bocca aprirsi in un grido muto; gli occhi dorati di lui non la lasciarono nemmeno per un secondo mentre si muoveva dentro di lei e la faceva sua, si impossessava del suo corpo e la marchiava più a fondo.  

Come si descriveva un simile piacere? Rin non trovava le parole. Sapeva, però, che non si era mai sentita così vicina a qualcuno, mai aveva amato così profondamente e intensamente.  

Gli cinse il collo con le braccia e i fianchi con le gambe mentre i movimenti di lui diventavano più violenti e le spinte veloci senza riuscire a identificare quel nuovo fuoco che le stava nascendo dentro. Sentì il calore accumularsi fino a che non riuscì più a tenere gli occhi aperti e le sembrò che il cuore le si fermasse per mezzo secondo.  

E Sesshomaru, osservando il modo in cui Rin soccombeva al piacere, ogni sua piccola reazione, si lasciò ugualmente andare. Nel momento in cui venne, capì che non sarebbe più stata la stessa persona di sempre.  

Percepì l’esatto istante in cui le loro anime si fusero e si abbandonò ugualmente a quella sensazione. Per la prima volta in tutta la sua lunga e solitaria esistenza, Sesshomaru abbandonò ogni difesa. 

Non lo spaventava quella nuova parte di sé – il demone non soccombeva facilmente alla paura –, ma era già sicuro che determinati elementi gli avrebbero reso più che lieta la vita da quel giorno in poi.  

 

 

 
   
 
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