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Autore: Henya    06/04/2022    6 recensioni
Salve a tutti :) questo è il proseguimento della mia prima fanfiction "Never Lose Hope".
Anya , dopo essere partita con Rai per la Cina, ritorna a Tokyo dopo avere ricevuto alcune notizie dalla sua amica Hilary. Da qui ha inizio una lunga e ingarbugliata serie di eventi che, per chi già mi conosce, non saranno certo rose e fiori ^_^""
Spero possa piacervi :) Buona Lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Continui a fissare quel bicchiere come se aspettassi che vi apparisse qualcuno da un momento all’altro”. E’ Boris a riportarmi alla realtà, con la sua solita ironia irritante. “Ed il fatto che sia ancora pieno è segno che qualcuno è troppo pensieroso per bere stasera…” aggiunge in tono saccente.

“Non fare l’Ivanov della situazione” puntualizzo irritato.

In genere,  è Yuri che psicanalizza le persone.

“Yuri è troppo impegnato a psicanalizzare i pannolini dei suoi marmocchi ultimamente” commenta con fare schifato, riuscendo a far disgustare persino me. E per cancellare dalla mia mente l’immagine di Yuri che cambia dei pannolini, beh, decido di bere, in un sol sorso,  il primo bicchiere di vodka liscia della serata.

“Sì, sei decisamente troppo pensieroso” ci tiene a precisare ancora una volta, osservando perplesso il mio modo di rigirare il bicchiere vuoto tra le mani. “A cosa pensi? O… a chi…pensi?” domanda in tono investigativo, mentre riempie di vodka i nostri bicchieri, quasi fosse un barista che fa bere i suoi clienti per invogliarli a parlare.

E sì, abbiamo ordinato una bottiglia di vodka intera, di cui Boris ha già dimezzato da solo il suo contenuto.

“ Non sto pensando proprio a nessuno” mi limito a dire scocciato,  “ e a niente…” ci tengo a precisare, per rispondere anche alla prima delle due domande.

“Ma lo capisco sai, insomma…hai il peso di un’azienda alle spalle, di un divorzio, a proposito, Eva si è fatta più sentire? Per non parlare del fatto che hai una figlia e…”.

Boris, con questo suo inutile discorso, inizia a farmi ricordare il perché io abbia sempre preferito Yuri a lui: Yuri sa farmi riflettere, non sa farmi incazzare.

“Vuoi darci un taglio!” asserisco alterato, strappandogli la bottiglia dalle mani, per riempirmi il bicchiere: adesso sì che ho voglia di bere. Grazie a lui adesso ricordo ogni singola cosa che opprime la mia vita da qualche tempo a questa parte.

“Anya!” esclama improvvisamente.

Ecco, ci mancava che menzionasse l’ultimo tassello per completare il puzzle.

“Ti ho detto di darci un taglio!” gli rimprovero, intimandogli con lo sguardo di smetterla di ricordarmi tutti i problemi della mia esistenza.

“No, voglio dire che c’è Anya” mi spiega, indicando la direzione in cui guardare.

Che cosa vuol dire che c’è Anya?, penso ad alta voce, senza rendermene conto, mentre lo osservo interrogativo.

“Proprio lì” e il suo dito punta ancora nella stessa direzione.

Il problema è che i miei occhi non vogliono seguire la traiettoria verso cui quell’indice sta puntando.

Mi sta prendendo in giro, ne sono sicuro. Non può esserci veramente Anya alle mie spalle.



 

***






 

“Non pensavo che il locale fosse così pieno”.

In effetti, c’è troppa gente per essere un martedì qualunque.

“Vado a chiedere se c’è un tavolo libero, aspetta qui!”.

“Ok” rispondo tranquillamente, osservandomi in giro. Tuttavia la mia tranquillità termina nel momento in cui i miei occhi scorgono una mano che si agita in mia direzione.

Boris??!!

Che diavolo ci fa qui?

Vorrei tanto fare finta di non averlo visto, ma…

“Che ci fai qui?” 

Alla fine decido di avvicinarmi al suo tavolo.

“Siamo qui a farci un drink”.

Siamo?

Spostando lo sguardo alla mia destra riconosco una figura che non avevo notato.

Wow.

Kai Hiwatari.

Che sorpresa.

Che gran gioia…

La mia faccia credo gli abbia rivelato già come io mi senta in questo momento, mentre la sua mi comunica…beh, niente, come al solito. Riesce sempre ad essere impassibile. Wow!

“Ti unisci a noi?” mi propone l’altro, riportandomi alla realtà.

“Ehm, in realtà io…”. Sono super imbarazzata, non so perché io mi stia agitando. 





 

***




 

Boris non stava affatto scherzando: Anya  è veramente qui.

Non so perché io non abbia molta voglia di vederla, non ci parliamo granché da giorni, al massimo qualche parola per prendere o lasciare Hope all’asilo.

Ma stasera era l’ultima persona che avrei voluto vedere, davvero. E cosa fa Boris? La invita pure al nostro tavolo.

“Eccomi, scusami se ti ho fatto aspettare!”. Una strana voce maschile, però, mi costringe a distogliere lo sguardo dal bicchiere. E questo chi è?
 


***




 

Ecco, non poteva essere il momento più sbagliato.

“Hai trovato un tavolo?” chiedo speranzosa al nuovo arrivato.

“No, dicono che sono pieni per stasera, se vuoi cambiamo locale, ne conosco uno non molto lontano da qui” mi propone e io sono subito disponibile ad acconsentire, tuttavia…

“Perché non vi unite a noi, guarda caso ci sono due sedie vuote” interviene a sproposito Boris, catturando l’attenzione del mio accompagnatore.

“Li conosci?” mi chiede, difatti, stranito dal fatto che uno sconosciuto ci chieda di unirci al suo tavolo. 

“No” rispondo prontamente, ovviamente mentendo.

Non voglio condividere la mia serata con loro, voglio fuggire da questo posto, il prima possibile.





 

***






 

Anya fa finta di non conoscerci, fantastico! E’ il mio momento.

“ Non stare ad ascoltarla, io sono Boris Huznestov” mi presento stringendogli la mano e nonostante lo sguardo di Kai mi stia intimando di non farlo… “E lui è Kai Hiwatari” decido di fare io la sua presentazione, beccandomi il suo sguardo più truce.

“Piacere, ma…li conosci davvero?” chiede ad Anya.

“Purtroppo sì” che conferma, non dimenticando di riservarmi uno sguardo assassino, che fa più paura di quello di Kai.

“Prego, accomodatevi, offriamo noi il primo giro!” li invito ancora una volta, mostrando loro la bottiglia di vodka, in realtà, quasi vuota.

A giudicare dalla faccia di Kai, sarà una serata divertente, me lo sento.

Per fortuna paga lui da bere…







 

***







 

Non vorrà mica accettare la proposta di Boris, spero.

“Non ti dispiace se ci sediamo con loro?”.

Sta scherzando, spero.

Questo non ha più l’aria di essere un appuntamento.

“Prego, siediti, come hai detto che ti chiami?”. La fastidiosa voce di Boris continua a trivellare le mie orecchie, ma la cosa che mi sconvolge è che, colui con cui pensavo di avere un appuntamento, gli dà corda, insomma, si è limitato a farmi spallucce e si è seduto proprio al tavolo con questi due.

“Mi chiamo Sosuke”.

“Bene, Sosuke, ti piace la vodka? Anya, che fai ancora in piedi, siediti con noi!”.

Senza scompormi più di tanto, ma limitandomi a stringere i pugni lungo i fianchi, decido di accomodarmi anch’io a questo tavolo, trovandomi di fronte, ahimé proprio Kai…







 

*** 






 

Tutto ciò non ha senso. Io ucciderò Boris, stasera, quando ci saranno meno persone che potranno testimoniare il suo assassinio.

Per ora mi limito a fare finta di non essere qui, come penso stia facendo Anya. A giudicare dalla sua faccia sperava che la serata finisse in modo diverso.

Beh, mi dispiace per lei.

“Com’è che vi siete conosciuti?”.

Lo odio.

A questa domanda, Anya si irrigidisce, mentre Sotzuki, o Satsuki, o come diavolo si chiama, cerca la sua complicità per decidere di raccontare il loro incontro.

Wow, non vedo l’ora di ascoltarlo.

Mi sanguinano già le orecchie al solo pensiero.

“Ci siamo conosciuti sui social, beh in realtà Anya ha iniziato a mettere like alle foto e…”.

A queste parole non posso non trattenere un sarcastico wow, che fuoriesce come un soffio dalle mie labbra e che cattura l’attenzione di Anya.

“Hai deciso di ascoltare il mio consiglio!” si pavoneggia Boris, congratulandosi con l’amica.

Un altro altrettanto ironico wow stava per fuoriuscire dalla mia bocca, ma stavolta decido di trattenerlo dentro di me, per non destare inutili sospetti.

Ho bisogno di bere, ma la bottiglia sul tavolo è già vuota.

“Beh sì, ho messo qualche like, ma sei stato tu a scrivermi per primo!” ci tiene a precisare Sarizawa.

Una storia davvero emozionante, chiamo la cameriera per avere un’altra bottiglia e un secchio in cui vomitare.

“E voi come vi conoscete?”.

Possiamo passare direttamente alla parte in cui ci salutiamo e facciamo finta di non esserci mai conosciuti?

“Io ho un’officina meccanica” rivela senza motivo Boris.

“Nessuno te l’ha chiesto!” mormoro acidamente a bassa voce, beccandomi una gomitata.

“Davvero? Wow , guarda caso io ho un problema all’auto. Ti occupi anche di verniciatura per caso?” domanda l’altro, mostrando un interesse che va al di fuori di ogni portata.

Fanno sul serio questi?

Io me ne vado…










 

*** 






 

Non posso credere al fatto che questi due che si conoscono, da quanto? da cinque minuti?, e stiano seriamente chiacchierando di auto e carrozzeria come se fossero amici di vecchia data.

Insomma, e io?

Era il mio appuntamento questo!

E’ vero, l’ho tempestato di like sui social perché volevo la sua attenzione. Beh in realtà non è che volessi veramente la sua attenzione, volevo solo che qualcuno mi distraesse da certi pensieri e problemi.

Il problema è che, adesso, questi pensieri e questi problemi sono seduti di fronte a me a bere vodka.

Mi aspettavo qualsiasi cosa da questa serata, ma non che avrei avuto davanti proprio Kai.

A proposito, se lui è qui…

“Dov’è Hope?”. Decido di rivolgergli la parola per la prima volta questa sera.

“Mi fai sempre la stessa domanda e la risposta è sempre la stessa: è con Reina!” risponde acido e antipatico, come solo lui sa fare.






 

*** 






 

Dato che Mister Sozuke, o come si chiama, la ignora, decide di rivolgermi la parola: sorprendente!

“Dovresti starci tu con Hope, non la cameriera!” sottolinea pungente.

“Cosa cambia?” mi limito a dire con nonchalance, per provocarla.

“Chi è Hope?” interviene la voce fuori campo di coso qui conosciuto sui social. Anya, inizialmente si paralizza, come se non si aspettasse che lui stesse ascoltando.

“Ecco, è mia…beh… nostra…cioè….” mentre balbetta mi fissa in maniera strana, come se cercasse aiuto, ma…in che senso? “E’ il nostro cane!” rivela infine in un sol soffio, lasciandomi perplesso.

Un cane?
“Un cane?” ripete Boris divertito, dando voce al mio pensiero.

E’ impazzita forse?

“Avete un cane?” chiede sorpreso Sotsuki guardando Anya, che a sua volta guarda me.

Abbiamo un cane?

Sul serio, Anya?

“Sì…” inizia a dire, improvvisando e fingendo persino un colpo di tosse. “Abbiamo un cane!” ripete, aggiungendo nulla di nuovo. Il che porta mister curiosone a porre altre domande scomode.

“Non me ne avevi parlato! Che razza è?”.

“Bull dog”.

“Levriero”. Alla voce di Anya si sovrappone quella di Boris, che non fa che complicare le cose.

“E’ un bull dog o un levriero?” domanda confuso, facendo sudare Anya, palesemente agitata dalla situazione.

“E’ un incrocio!” intervengo io, per cercare di salvare l’imbarazzante  situazione.

“Wow, un incrocio tra un bull dog e un levriero? Davvero bizzarro!”.

Già, bizzarro è la parola giusta.

“Vorrei vederlo, avete qualche foto?”.

“No, cioè…sì, ma sono nell’altro cellulare che non ho qui, ovviamente!” spiega Anya con un giro di parole assurdo.

“Peccato! Ci tengo a vederlo, ma tornando a noi…”.

Dato che mister Coso è tornato a parlare di auto e motori con Boris, Anya sembra tirare un sospiro di sollievo, cercando di evitare il mio sguardo che sembra comunicarle: sul serio? Un cane?...












 

***








 

E’ una delle serate più divertenti che io abbia mai vissuto. Beh, ce ne sono state di più divertenti in realtà, ma questa rientra nella categoria, di sicuro.

Vedere la faccia di Kai, infastidita dalla presenza di questo nuovo amico di Anya, è una goduria. Per non parlare dell’assurda conversazione su un cane di nome Hope avvenuta pochi minuti fa.

Dovrò raccontare tutto a Yuri, quando non sarà impegnato con i pannolini, s’intende.

La serata trascorre piacevolmente, almeno per me e questo tizio. Anya e Kai se ne stanno imbronciati giocando a evitare di incrociare lo sguardo dell’uno con l’altro, ma ecco che uno strano messaggio arrivato ad Anya, dona ulteriori risvolti alla serata…

“Reina mi ha appena scritto che Hope ha la febbre!” dice, rivolgendosi un tantino alterata a colui che le sta di fronte, che con la sua solita aria di sufficienza le risponde “Sì, lo so!”.

“Lo sai?! E non hai ritenuto importante dirmelo??” controbatte un po’ più alterata adesso, giusto quanto basta a far insospettire Sosuke, che assiste al battibecco tra i due alquanto confuso.

“Non me lo hai chiesto! Eri troppo impegnata evidentemente!” asserisce pungente Kai.

“Ma se ti ho chiesto dov’era Hope? Io mi preoccupo per lei, tu evidentemente no, dato che te ne sei uscito a sorseggiare vodka come se non contasse nulla!”. Ops, Anya si è appena alzata rabbiosa. “Devo andare da lei…! Scusami, devo andare, ci sentiamo!” si congeda di fretta, scusandosi col suo accompagnatore trovato sui social, il quale non sa cosa dire, se non un “Ok, tranquilla, se è un’emergenza vai!”.

E, difatti, Anya se ne va senza guardarsi indietro.

Anche Kai, dopo alcuni secondi di esitazione, si alza e se ne va, ma a differenza della nostra amica, decide di farlo senza proferire alcuna parola, come è solito fare.

E io, artefice di questa malefatta, rimango solo insieme a questo perfetto sconosciuto, che oramai non serve più ai miei scopi.

“Sono confuso…” inizia a dire, osservandomi perplesso “Sono molto apprensivi con questo cane!” , esordisce con una risata nervosa, mentre io, soffoco ogni possibile commento riempiendomi la bocca di vodka. Poi, ahimé, la domanda che temevo arriva: “Hope… è veramente un cane?”.

Boom!

Ci sei arrivato, amico.






 

*** 










 

“Si può sapere cos’hai nella testa?”.

“E’ solo un po’ di febbre! La situazione è sotto controllo!” cerco di rassicurarla, nonostante lei sia rossa di rabbia.

“Sotto controllo?” ripete furibonda, trattenendosi dal lanciarmi la borsa, mentre fa cenno a un taxi di fermarsi.

“Ti accompagno io, non c’è bisogno di un taxi”.

“Non voglio andarci con te!”.

“E’ casa mia, ti ricordo!”.

“Non mi interessa, rimani pure qui a bere con i tuoi amichetti!”.

“Il tuo amichetto vorrai dire!”.

“Non doveva andare così la serata!”.

“Oh immagino!” esclamo ironico. 

“Non ho tempo da perdere, vado da mia figlia se non ti dispiace!”.

“Adesso la chiami -tua figlia-, fino a poco fa l’hai paragonata a un cane!” le ricordo infastidito. “Seriamente, Anya? Un cane? Sei così disperata?”. E questa parola basta a bloccare la sua mano che stava per aprire la portiera del taxi appena arrivato.

“Come scusa?”.

Hai sentito bene… e non ho intenzione di ripeterlo.

“Cosa vuoi insinuare?” domanda in tono di sfida, avvicinandosi sospettosa.

“Non vuoi dirgli che hai una figlia, non è così?”. Adesso sono io ad avvicinarmi, un po’ più del dovuto, per soffiargli queste parole in faccia, la faccia di chi è stata scoperta.

“Non sono affari tuoi” si limita a dire.

“E’ così, quindi, che fai adesso pur di andare a letto con qualcuno? Fai finta di non avere una figlia?”.

“Questo non è vero, io mi preoccupo per Hope, mi sono sempre occupata di lei, a differenza tua che la lasci nelle mani di un inserviente mentre sta male! Temi che io diventi come te?” colpisce pungente. “Sei tu quello che ha una donna diversa quasi ogni sera…”. Cosa? Ogni sera? Ma per chi mi ha preso? “Sei tu che fai certe cose senza sentimento, ma solo per soddisfare i propri bisogni!”.

“Quindi quella sera a casa mia? Come la vogliamo interpretare?”.

Non so nemmeno io come siamo arrivati a questo discorso.

“Quello è diverso! Ti ho detto che è stato un errore e forse è l’unica volta nella mia vita in cui sono riuscita a mettere da parte i sentimenti, perché è stata solo una cosa fine a se stessa: tu eri lì e io ero lì, e forse ero, non lo so…”.

“In astinenza?” intervengo io ad aiutarla.

“Sì, forse ero in astinenza! Anzi lo ero, contento? Mi dispiace che sia stato tu l’oggetto di questo desiderio, e me ne pento, amaramente, perché tu non sei di certo una persona qualunque trovata sui social…” rivela quasi togliendosi un peso, ma allo stesso tempo assumendo l’espressione di chi si è pentita di aver confessato tutto ciò.

Cosa vuole dire che non sono una persona qualunque…

Non so perchè ma mi sento strano, sto quasi sudando. Sto-sudando e il cuore mi batte in petto come un martello pneumatico, in modo inspiegabile.

Che mi succede.

Deglutisco a secco, provando a stare calmo.

“Voglio dire che tu…sei…il padre di Hope, e abbiamo troppi…troppe…”. Anya fa fatica a trovare le parole giuste. Anche lei sembra agitata e respira in modo strano. “Io…non voglio problemi, Kai… ci siamo avvicinati solo perché abbiamo una figlia e dobbiamo andare d’accordo per lei, voglio solo questo. Nient’altro…”.

Voglio solo questo…nient’altro…

Il taxi suona, ed Anya indietreggia, fissandomi in modo strano, mentre io mi limito a stare immobile, con la mascella serrata osservandola salire sul taxi e andare via.

Solo quando l’auto sparisce dalla mia visuale, chiudo gli occhi e torno a respirare in modo regolare. 

Cosa voleva dire?
Ma soprattutto cosa diavolo mi è preso?

Quando Anya ha detto quella frase, sì, insomma, che io non sono una persona qualunque, mi sono sentito strano.

Ho iniziato ad avere palpitazioni e a sudare come se ci fossero ottanta gradi.

Credo sia stata la scadente vodka di questo paese.

Sì, inizia a farmi uno strano effetto…










 

Ciao  a tutti e a tutte!

Eccomi tornata dopo luuuuunghi mesi! Mi dispiace di avervi fatti aspettare così tanto, ma sono sopraggiunge forze superiori che mi hanno impedito di scrivere. 

L’ho scritto quasi tutto oggi perché sono stata colpita dall’illuminazione (forse per fuggire dalla realtà).

Spero di aver reso bene le mie idee in questo capitolo, non  stato facile. L’idea non era quella delle caldane di Kai XD ma lascio a voi interpretare questa strana sudorazione e palpitazione. Fatemi sapere se ho reso bene anche un po’ tutto. I feedback sono ben accetti, perché ammetto di essere arrugginita.

Grazie ai nuovi recensori e a quelli vecchi, spero di non aver deluso le vostre aspettative.

 

Un abbraccio



 

Henya

 
   
 
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