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Autore: Feisty Pants    08/04/2022    1 recensioni
In una scuola americana, lontana dalla Spagna e dalla storia dei Dalì, i figli degli ex rapinatori vivono la propria adolescenza con spensieratezza, gioia ed energia, senza sapere di avere, come genitori, i ladri più geniali della storia. La vita trascorre normalmente per i Dalì, ormai intenti a lavorare e a seguire una routine che li entusiasma, ma la tranquillità non durerà per sempre: presto la verità verrà a galla, portando con sé rischi e pericoli.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Rio, Tokyo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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CAPITOLO 24

Nairobi rimane senza respiro e avverte una pressione risucchiarle i polmoni. Lo shock più estremo della sua vita le si palesa davanti agli occhi, con le vesti di quel bambino che aveva potuto viversi solo per pochi anni.

Axel abbassa immediatamente l’arma che tiene tra le mani e il suo petto comincia a gonfiarsi e sgonfiarsi velocemente. Il ragazzo, agitato e impallidito per la sorpresa, non riesce a gestire le proprie emozioni. Un miscuglio di rabbia, felicità, tristezza, amarezza e dolore viene miscelato all’interno di quel cuore che aveva sempre avvertito una parte mancante: quella appartenente alla donna che gli aveva donato la vita.

“Come hai fatto ad entrare?! Come hai fatto a riconoscermi?!” riesce a chiedere lui, non trovando le parole, mostrandosi restio e istintivo dal primo momento.

“Ho visto Ramon in questo stato e mi sono infiltrata… e, e, io… ti riconosco perché non si dimentica un figlio” balbetta Nairobi con voce tremante, riuscendo a stento a mettersi in piedi, mantenendo comunque le distanze dal ragazzo.

“Non si dimentica?! E allora perché hai fatto passare così tanti anni, senza mai cercarmi?!” la accusa subito Axel, mostrando la propria rabbia per quella vita trascorsa lontano da lei.

“Ci ho provato in ogni modo! Ma sono ricercata, in tutto il mondo! È stata la giustizia a portarmi via da te! Tu dovevi tornare mio dal primo momento in cui sono uscita dal carcere; invece, sei stato affidato ad altre famiglie e io non ho più avuto notizie” prova a spiegare Agata, percependo la gola sempre più secca e logorata anche dal battito cardiaco che l’annienta a ogni colpo.

“Sai cosa significa vivere scoprendo di avere una madre ladra?! Una madre che ti usava per vendere pasticche?! Una madre dalla quale devi cercare di non avere nulla a che fare, perché altrimenti tutti ti assoceranno alle sue cattive azioni?!” si sgola Axel, esternando quella frustrazione e confusione che l’avevano attanagliato in tutti quegli anni.

“Hai ragione su tutto, ma ora come posso giustificarmi?! Ti ho cercato, ti ho voluto, ho lottato per riaverti e mi sei stato tolto! Cosa dovevo fare Axel?! Cosa?!” urla Nairobi, lasciando finalmente spazio a quelle lacrime colme di stress e dolore che sentiva il bisogno di liberare da molto tempo.

Axel si ammutolisce improvvisamente e abbassa il capo, sapendo di aver appena parlato di aria fritta. Lui sapeva che sua madre aveva fatto di tutto, ma dentro di sé non accettava ancora quella separazione forzata mai del tutto compresa.

“Io non ho mai voluto essere una cattiva persona Axel… e so di non esserlo! Sono una ladra, ma non sono cattiva. Ho sempre puntato ai soldi, ma per riaverti! Tu, piuttosto, perché hai organizzato tutto questo?! Perché Ramon sta così male?! Che cosa sta succedendo?!” si sfoga Agata non trattenendo più il pianto, indicando Ramon addormentato a terra ancora fradicio di sudore.

Axel si guarda improvvisamente alle spalle, fremente di paura per una possibile scoperta e quello sguardo di terrore viene subito compreso da Nairobi che intuisce un ipotetico ricatto.

“Non ho organizzato io tutto questo. Io non l’ho mai voluto! Ma… non posso dirti nulla!” sussurra Axel, sentendo gli occhi gonfiarsi di lacrime, non sapendo se lasciarsi andare o trattenersi dal piangere di fronte a quella donna che desiderava in parte abbracciare e dall’altra respingere.

“Ti prego dimmi solo una cosa: tu non vuoi fare del male ai ragazzi vero? Non ti stai vendicando per il fatto che io abbia avuto altri due figli?” domanda Nairobi congiungendo le mani in segno di preghiera, mostrandogli la sua piena sincerità.

“No, ovvio che no!” scuote la testa Axel, guardando teneramente il povero Ramon sdraiato per terra.

“Sono… sono felice per i due gemelli e da quando li ho conosciuti mi sento meno solo; anche se loro mi credono il cattivo” aggiunge Axel con un groppo in gola, palesando la propria solitudine affettiva.

“E allora perché sei qui?! Che cosa ti ha portato a comportarti così, a incastrarci, a mandare i ragazzi in questo posto?” chiede ancora Nairobi, confusa per quei comportamenti contraddittori.

“Gli accordi erano altri e io ora sono vittima quanto voi!” esclama a denti stretti Axel, liberandosi di un fardello che non sapeva più come gestire.

“Mi hanno minacciato… e le due persone più care che ho stanno rischiando la vita…” si apre definitivamente Axel, chinandosi su sé stesso e dando vita a un pianto disperato e al racconto della propria storia: quel racconto che Nairobi voleva sentire con tutta sé stessa.

Qualche mese prima…

Un giovane alto dai capelli mori, gli occhi neri e i tratti tipicamente gitani, raggiunge un edificio che gli era stato indicato per effettuare un colloquio di lavoro. Pantaloni eleganti, camicia e giacca di un azzurro brillante ed ecco Axel pronto a intraprendere un’altra strada, sperando di riuscire a trovare lavoro come cuoco in uno dei migliori ristoranti del Portogallo.

Il ragazzo viveva ormai da solo o, per meglio dire, con la propria fidanzata di soli ventidue anni ed entrambi non avevano più rapporti con le rispettive famiglie d’origine. Lei adottata e orfana di entrambi i genitori, si era immedesimata in Axel che, dopo gli innumerevoli passaggi da una famiglia affidataria a un’altra, lo hanno visto costretto a muoversi autonomamente una volta raggiunta la maggiore età. I due ragazzi si arrangiavano con quel che potevano: lei, la dolce Victoria dai capelli biondi splendenti e gli occhi azzurri, lavorava in un bar come cameriera portando a casa un misero stipendio, mentre Axel, nonostante gli studi di alta cucina, veniva sballottato da un ristorante all’altro dove nessuno valorizzava il suo genio e lo adibiva a pelare verdure.

Una vita piena di fatiche e sofferenze, sacrifici per pagare l’affitto della casa, l’assicurazione della macchina e mettere da parte i soldi per l’università che Vicky aveva sempre desiderato frequentare. Due giovani responsabili, purtroppo sfortunati, che vedevano quella nuova proposta di lavoro per Axel come una rinascita.

Axel viene accolto da un uomo calvo e viene fatto accomodare a una scrivania dove, di spalle e irriconoscibile, stava seduto un uomo dal volto coperto.

Axel corruga la fronte e, di primo acchito, sente il proprio cuore battere all’impazzata pensando di trovarsi davanti, magari, a uno di quei critici gastronomici che non possono mostrare la propria identità, ma la percezione pare svanire subito.

“Axel… benvenuto” lo saluta la voce dell’uomo che, sempre dandogli la schiena, gli fa cenno con il dorso della mano di accomodarsi.

“So che stavi cercando lavoro e io ho da offrirtene uno meraviglioso” esordisce l’uomo dalla voce scura, girandosi finalmente verso Axel senza celare il proprio volto, ancora nascosto sotto una maschera nera.

“Non spaventarti per la maschera, un giorno conoscerai anche tu il mio nome ma non è questo il momento. Ti ho chiamato qui per offrirti una possibilità lavorativa. Che cosa ne sai di questa vicenda?” domanda lo sconosciuto, spingendo vari fogli verso Axel che si appresta a leggere.

“La rapina alla Zecca di Stato di circa 18 anni fa? Certo che la conosco, perché?” domanda Axel titubante, non capendo il motivo di tale quesito.

“So per certo che la conosci bene… perché tra quei rapitori c’era una certa Nairobi” sussurra l’uomo con la maschera, scroccandosi le dita.

Axel impallidisce all’istante al solo ascolto di quel nome che conosceva bene, ma che cercava di tenere per sé.

“Questo cosa c’entra con il lavoro? Mi scusi ma non sono qui per fare conversazione su vicende personali. Arrivederci” taglia corto Axel arrabbiato, facendo per alzarsi e allontanarsi.

“Non credo proprio che ti convenga uscire da quella porta… quando sentirai cosa ho da offrirti” lo frena lo sconosciuto, sapendo di averlo in pugno e poter cominciare il suo discorso.

“So bene la tua situazione Axel. Le tue famiglie affidatarie sono state le uniche a conoscenza della vera identità di Nairobi e sai perché? Perché sono stato io ad offrire tutte le informazioni per la tua sicurezza! So che tu hai quindi studiato la storia della tua madre biologica, che sei stato in cura da diversi psicologici e che non hai mai superato questo trauma” esordisce l’uomo dalla maschera nera, dimostrandosi un ottimo stalker.

“Lei come fa a sapere tutto questo?! Io ora chiamo la polizia!” si spaventa Axel, agitato all’idea di dover scappare ancora per conto di una vicenda che non aveva scelto.

“La polizia sta con me ed è per questo che cercavamo proprio te” risponde seccamente l’uomo, scroccandosi il collo prima di continuare a parlare.

“Sappiamo che sei molto bravo in due cose: a cucinare e nell’informatica. La prima al momento non ci serve, ma per la seconda possiamo pagarti profumatamente. Ciò che ti proponiamo è un’azione di ricerca. La banda dei Dalì, inclusa tua madre, è ormai dispersa da più di 18 anni e pare che il mondo intero si sia dimenticato di lei. Noi, però, no” spiega l’uomo, girandosi vari anelli che portava sulle dita.

“Noi non dimentichiamo chi ci ha fatto del male e ci ha fatto subire varie ingiustizie. Noi li vogliamo ritrovare e, proprio ora che li abbiamo finalmente intercettati, chiediamo il tuo supporto. Ciò che ti proponiamo consiste nell’ingannare la banda in modo da condurla in uno specifico luogo, dove noi li potremo arrestare e regolarizzare i conti economici dopo il bottino che si sono creati” conclude l’uomo, picchiettando i polpastrelli ritmicamente sulla scrivania.

“Ma è legale questa cosa? Io non voglio casini!” domanda Axel mettendo le mani avanti, cercando sicurezza vista una vita di continui inganni.

“Certo che è legale! Come ti dicevo la polizia lavora con noi! Quello che desideriamo è giustizia… la stessa giustizia che offriamo anche a te, dandoti l’opportunità di conoscere tua madre e poterle dire in faccia tutto il disprezzo che nutri per lei” aggiunge l’uomo con voce graffiante, cercando di smuovere quella frustrazione che Axel serbava dentro di sé da troppo tempo.

Axel pensa silenziosamente alla proposta, meditandola nel proprio cuore. L’immagine di sua madre gli si palesa nella mente, così come il flebile ricordo di quelle gocce di liquore che l’avevano fatto soffrire e quell’orsetto azzurro che conteneva la droga da rivendere. Axel, come ogni bambino, aveva sempre atteso il ritorno della propria mamma naturale, aspettandola alla finestra ogni sera e pregando ogni Santo del Paradiso. Quella madre, però, non era mai arrivata e, una volta scoperta la sua identità di ladra della Zecca, la stima e l’attesa diminuirono drasticamente. Per un po’ Axel attese l’arrivo della madre, soprattutto una volta ottenuti i soldi della Zecca, ma di lei nemmeno l’ombra. Axel si percepiva dimenticato, allontanato, un bambino solo e comprato. La rabbia nei confronti di quella Nairobi era talmente elevata che l’opzione dell’uomo mascherato si dimostrò un vero miraggio.

“Accetto. Mi garantite, però, che il mio unico lavoro consisterà nel cercare di convincere i Dalì a raggiungere questo luogo d’incontro attraverso la tecnologia? Io non voglio alzare le mani, usare armi o fare del male” pone le proprie condizioni Axel, porgendo la mano al futuro capo che, entusiasta, risponde:

“Assolutamente!”

Prima dello stalking a Leya…

Axel si sveglia prima del previsto, disturbato da alcuni rumori che sembrano provenire dal bagno. Il ragazzo si stiracchia nel letto, allungando il braccio verso la parte opposta del materasso per constatare la presenza della fidanzata. Le lenzuola spostate, la postazione fredda e le coperte stropicciate fanno intuire al giovane l’assenza della ragazza che, visti i rumori, probabilmente era andata in bagno.

Con la fronte corrugata e gli occhi sensibili per la luce, Axel si alza dal letto diretto verso i servizi per assicurarsi che Victoria stesse bene.

“Amore? Tutto ok?” chiede lui bussando alla porta, senza ricevere risposta. Il suono di un singhiozzo e di alcuni lunghi sospiri fanno da allarme per una situazione preoccupante e Axel, con sicurezza, apre la porta.

Victoria era seduta sul bordo della vasca. Il volto arrossato, la mano sulla bocca e le lacrime che scendevano copiose erano sicuramente il segnale di una sofferenza interiore.

“Che cosa è successo? Non stai bene?” domanda Axel con premura, sedendole accanto e cingendole le spalle con un abbraccio.

“No, non sto bene!” risponde lei tra un singhiozzo e l’altro, mostrando al compagno un test di gravidanza.

Axel scruta quelle due lineette con attenzione, per poi sentire un vero e proprio tuffo al cuore.

“Sono incinta Axel e non va bene!” dichiara lei tremante, sicuramente sconvolta di fronte alla gravidanza indesiderata.

“Ma come è possibile?! Prendiamo tutte le precauzioni del caso!” si interroga Axel senza parole, ripercorrendo con la memoria i precedenti rapporti sessuali. I due erano sempre stati molto responsabili, soprattutto durante le effusioni amorose, perché consapevoli dell’impossibilità di crescere un figlio viste le difficoltà economiche.

I due rimangono impietriti e pallidi, senza riuscire ad esprimersi. Le tempie pulsavano e un senso di responsabilità e di terrore opprimenti si facevano largo dentro di loro.

“Non abbiamo scelta, non possiamo tenerlo!” esordisce Vicky, scuotendo la testa e provando a scostarsi da Axel.

Axel sente rimbombare quelle parole nel cervello, avvertendole improvvisamente pesanti e distruttive. Nel momento in cui si scopre di diventare genitori, il primo pensiero va alla propria esperienza e alle due persone che ti hanno dato la vita. Axel, infatti, ripensa ad Agata e riassapora quei pochi ricordi che custodiva di lei. Sua madre lo aveva avuto in giovane età, proprio come Vicky in quel momento, e non lo desiderava. Rimasta incinta da un uomo meschino, Agata aveva lottato contro tutto e contro tutti per tenere in vita quel bambino e Axel questo lo sapeva. Ecco che, quindi, l’esperienza di Nairobi gli fa comprendere la potenza di una scelta e la presenza di svariate possibilità.

“Tesoro, non dobbiamo bruciarci così! È il nostro bambino, ci amiamo e abbiamo la testa sulle spalle! Certo che lo teniamo!” prova a convincerla Axel, ricingendola con le braccia come a volerle dimostrare il proprio supporto.

“E come facciamo a crescerlo Axel?! Non arriviamo neanche a fine mese! Io ho solo 22 anni, tu 25 e se scoprono che stiamo per diventare genitori ci licenziano in tronco!” spiega Vicky ragionando sul da farsi.

Vedere la propria ragazza così distrugge Axel e, in parte, lo motiva a dare il massimo per permetterle di vivere una vita dignitosa. Lui sentiva la responsabilità di offrirle il meglio e supportarla economicamente. Ecco perché il giovane, motivato più che mai, decide di uscire e affrontare il proprio superiore. Non gli importava più la missione Dalì, avrebbe rinunciato all’incontro con sua madre pur di portare a casa quei soldi che avrebbero tranquillizzato Victoria. Axel bacia dolcemente la ragazza sulla guancia e, con convinzione, si prepara ad uscire.

“Ho convinto i ragazzi a venire nel posto che avete scelto, ora basta. Il mio lavoro finisce qui! Ho bisogno dei miei soldi!” afferma determinato Axel, entrando nello studio del misterioso capo con fare furioso.

“Perché tutta questa ira? Proprio ora che siamo vicini alla meta poi!” risponde pacatamente la mente del piano diabolico, temperandosi una matita.

“Perché i piani erano esattamente questi: io avrei dovuto convincere la banda a muoversi e lo stanno per fare! Mi rifiuto di mettere paura a una povera ragazzina di dodici anni! Così come mi rifiuto di vedere i ragazzi, perché mi avete garantito che il mio lavoro era totalmente informatico!” motiva Axel adirato, desideroso di chiudere quel brutto capitolo e offrire al nascituro un futuro degno di essere vissuto.

“Quindi, rinunceresti a conoscere tua madre?” chiede l’uomo misterioso, sapendo di colpire nel segno.

Axel annuisce prontamente, capendo proprio in quel momento di aver sempre fatto la scelta sbagliata. Si era fidato di loro consegnando sua madre nelle mani della polizia e questo non riusciva a perdonarselo.

“Ascoltami Axel… tu sai che ti daremo tantissimi soldi, ma prima i Dalì dovranno arrivare a destinazione!” aggiunge l’uomo con voce più pungente, mostrando i propri trabocchetti.

“Che cosa? No! Gli accordi non erano questi! Io avrei solo usato la tecnologia!” protesta collerico Axel, sbattendo un pugno sul tavolo.

“Ascoltami… tu ora fai quello che ti dico io!” si altera il capo sporgendosi in avanti e afferrando Axel per il bavero.

“Tu non riceverai quei soldi finché non te lo deciderò io. Tu adesso verrai con noi al museo e diventerai il capo della missione. Farai ciò che ti dico, ogni singola cosa, è chiaro?!” ringhia l’uomo dalla maschera nera, facendosi tenebroso.

“No! Denuncerò questa cosa! Non state rispettando le clausole!” mostra gli artigli Axel, dimostrandosi tagliente come quell’ascia a cui lo associava sua madre.

“Senti un po’… se ti dicessi che la tua ragazza è in pericolo? Oh sì… perché noi sappiamo dove si trova ora, cosa fa e con chi. Ci basta un piccolo gesto e lei finisce catturata o morta per il nostro volere… è chiaro?!” domanda l’uomo con un ghigno impercettibile, nascosto dietro quell’orrenda maschera nera.

“Co-cosa volete fare?! Lasciatela stare, lei non c’entra nulla!” balbetta Axel destabilizzato dal ricatto che gli accoltella il cuore.

“Oh sì che c’entra… c’entra dal momento in cui hai cercato di ribellarti! Ora, vedi di tornare all’opera o i soldi, la tua cara Victoria… e il bambino che porta in grembo non li vedrai mai più” lo minaccia nuovamente l’incappucciato, ancora più inquietante di prima.

Questa è la storia che ha portato Axel ad agire contro la sua stessa famiglia per cercare di impedire un ricatto che gli sarebbe costato troppo caro.

Presente…

Nairobi rimane impietrita dal discorso. Tante nozioni, tante avventure, tante novità, tante emozioni e anche tanto dolore nel sapere le sofferenze che il figlio ha dovuto patire. Il suo Axel era finito nella tana del lupo per colpa di soldi: quegli stessi soldi che Nairobi non sapeva dove mettere e che, spesso, aveva cercato di inviargli senza mai riuscire a rintracciarlo.

Nairobi non sa cosa dire, come consolarlo! Vorrebbe compiere un gesto forse stupido e infantile, ma forse l’unico davvero significativo: correre dal figlio, abbracciarlo e promettergli che tutto si risolverà. Axel, però, aveva sempre imparato a vivere da solo e ora stava agendo in quel modo per salvare la vita di suo figlio, proprio come le azioni che aveva messo in atto Agata per offrire un futuro al suo piccolo.

“Axel… non voglio dirti nulla di sdolcinato, ma ti prego. Non fidarti di loro! Ti prometteranno di tutto ma non ti lasceranno mai andare! Anche dopo questa faccenda ti arruoleranno per altri sporchi fini e non sarai mai libero!” prova a consigliargli Nairobi, avanzando di qualche passo verso di lui, felice nel non vederlo retrocedere.

“Hanno Victoria, sanno del bambino! Io non posso perderle, lo capisci… Mamma?!” si sfoga lui, ricominciando a piangere e utilizzando anche quel nome che, nel silenzio, le aveva sempre rivolto nell’immaginario.

La parola “mamma” pronunciata da Axel fa venire la pelle d’oca a Nairobi che, in sovrabbondanza di emozioni, si morde le labbra per contenere le lacrime, nonostante risultasse impossibile.

Da circa 16 anni il suono mamma, la parola più sublime e ambita dalla sua anima, aveva ricominciato a echeggiarle nelle orecchie grazie alle voci dei gemelli, ma una parte di quella mamma rimaneva sempre incompleta. Per quanto la si nominasse Nairobi avvertiva sempre una mancanza: quel mamma pronunciato dal suo Axel.

Nairobi non sa cosa dire e, come altre volte nella propria vita, capisce di dover agire. Con uno slancio fulmineo la donna scatta verso Axel, tirandoselo al petto e abbracciandolo con forza. I corpi inizialmente cozzano e non si riconoscono, complice la resistenza di Axel che ancora non riesce ad accettare la madre, ma la forza dell’amore materno lenisce la situazione.

Axel cede e, proprio come aveva sempre sognato, si lascia custodire da quelle braccia che gli mancavano come l’aria. L’abbraccio tra Axel e Nairobi si fa sempre più intenso e stretto, le lacrime sgorgano a fiumi e il respiro si fa irregolare, incapace di gestire l’emozione.

“Ti prometto che insieme ne usciremo ancora più forti. Alleati con me Axel e presto sarà tutto finito!” prova a convincerlo Nairobi, accarezzandogli una guancia con incredulità, chiedendosi se si trovasse in un sogno.

Axel guarda in volto la madre, riconoscendo una profonda somiglianza e, per la prima volta nella sua vita, avverte un senso di protezione e di fiducia. Il giovane espira lentamente per poi sorridere e dire alla madre:

“D’accordo. Cerchiamo di parlare con gli altri Dalì e uscire di qui”
  
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