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Autore: Darlene_    10/04/2022    2 recensioni
Sam, Dean e una canna da pesca. Dovrebbe essere la loro prima vacanza da tantissimo tempo, ma i ricordi della gabbia ritornano a galla.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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Storia scritta per la wheel challenge indetta sul gruppo fb: hurt/comfort italia 


Prompt: A organizza una vacanza per B
 



Il diavolo non va in vacanza 


 
 
La superficie dell’acqua era piatta e nessun pesce aveva ancora abboccato, ma Dean pareva non farci neppure caso. Suo fratello sedeva accanto a lui con una birra in mano, intento ad ammirare l’orizzonte. Cercava di ignorare Lucifero che, poco distante da loro, si divertiva ad osservare un persico agonizzare a riva. Sam premette il polpastrello sulla cicatrice e finalmente il Diavolo sparì dal suo campo visivo.
“Ti ricordi quando Bobby ci ha portato qui la prima volta?” Il maggiore continuava a scrutare il lago mentre lasciava che la sua mente percorresse i pochi momenti felici dell’infanzia. L’altro annuì con un dolce sorriso sulle labbra, anche per lui quella settimana di campeggio era stata divertente.
“Papà gli aveva intimato di allenarti perché secondo lui era vergognoso che a dieci anni tu non riuscissi nemmeno a sparare ad una lattina.”
Un altro sorso di birra gli rinfrescò la gola che ardeva come i suoi ricordi dell’Inferno. Lasciò che fosse suo fratello a rammentare l’avventura perché la sua voce familiare gli permetteva di rifugiarsi in un mondo in cui non era la paura a dominare le sue giornate.
“Quando arrivammo qui e tirò fuori le canne da pesca provai a convincerlo ad insegnarti a prendere la mira, ma lui tirò fuori una scatola di latta piena di vermi e ci spiegò come tenere in mano una canna da pesca. Tu ti sedetti su una sporgenza e io avevo una gran paura che saresti caduto.”
Sam si passò una mano sul viso segnato dalle occhiaie rammentava ancora la faccia spaventata del fratello che lo aveva preso per un braccio urlandogli di non avvicinarsi troppo all’acqua. Bobby li aveva guardati e aveva scosso la testa, quindi si era seduto in mezzo a loro promettendo a Dean che nessuno squalo sarebbe saltato a riva per mangiarsi un marmocchio pelle e ossa come suo fratello.
“Ero così felice all’idea di non dovermi allenare che quando tu tirasti fuori l’argomento avrei voluto buttarti nel lago!” Scherzò il minore.
“Sì, ma Bobby mi prese da parte e cominciò a lamentarsi dicendo che non ero capace di divertirmi. Temevo che papà si sarebbe arrabbiato, ma lui aveva scosso la testa sostenendo che nessuno poteva dargli degli ordini, men che meno quell’idiota di John Winchester.”
 Risero entrambi come non accadeva da tempo, godendosi il sole che carezzava la loro pelle e lo sciabordio delle onde che rilassava il corpo e la mente. Fu Sam ad interrompere quel momento di pace, provando a convincere il fratello a tornare a casa (sempre che si potesse definire così la catapecchia fatiscente di Rufus).
“Bobby impiegherà almeno un altro paio di giorni per recuperare tutte le copie dei suoi libri e noi ci meritiamo una piccola vacanza, non credi?” Gli diede una pacca sul ginocchio come per assicurarsi che fosse sempre lì con lui.
“Ormai i leviatani avranno trovato un tramite e…” Dean lo zittì con una gomitata, mostrandogli la canna da pesca che oscillava: forse qualcosa aveva finalmente abboccato. Quando girò la rotella per avvolgere il filo un piccolo pesciolino si dimenò cercando disperatamente di liberarsi. Ciò che vide Sam però fu ben diverso: era lui quello arpionato e dal suo collo sporgeva un uncino di ferro. Il calore che avvolse il suo corpo era provocato dalle fiamme e Lucifero cantava a squarciagola cercando di sovrastare le sue urla.
 
“Sam? Sammy!”
Il pesce era stato ributtato nel lago e tutta l’attenzione di Dean era focalizzata sul fratello che, accasciato a terra, si copriva le orecchie, urlando parole incomprensibili.
“Sam sono qui con te.” Gli prese le spalle e lo aiutò a sedersi, quindi premette con forza la ferita sulla mano cercando di riportarlo alla realtà. Pian piano il minore sembrò mettere a fuoco e sussurrò il suo nome.
“Sì, sono io, sono qui con te, non siamo all’Inferno.”
Il suo respiro era irregolare e le pupille dilatate indicavano che le visioni non erano ancora svanite. Il maggiore gli poggiò la schiena sul suo petto, avvolgendolo in un abbraccio. Sam provò a districarsi da quella stretta, ma Dean non aveva intenzione di lasciarlo andare. Dopo qualche minuto il più piccolo fu abbastanza lucido da distinguere ciò che era reale. Premette la fronte contro la maglietta del fratello e non riuscì a trattenere le lacrime.
“Va tutto bene Sammy.” Dean avrebbe voluto urlare dalla disperazione, eppure riuscì a mantenere la calma, carezzando la schiena dell’altro. Posò la testa sul capo di Sam e chiuse gli occhi perché sapeva di non poter mostrare le sue paure. “Avrei dovuto impedirti di sacrificarti.” Sussurrò.
Il minore alzò il capo, asciugandosi le guance con il dorso della mano.
“Era necessario, altrimenti si sarebbe scatenata l’Apocalisse.” Obiettò con quel poco di forze rimastegli. Era proprio quella la scusa che si ripeteva Dean tutte le notti prima di addormentarsi, eppure non poteva evitare di pensare che aveva fallito nella sua missione: non era riuscito a salvare Sam.
“L’avremmo affrontata insieme.” Rispose con un tono di voce che non ammetteva repliche. Sapeva che presto si sarebbero presentate nuove sfide e che probabilmente avrebbe nuovamente dovuto sacrificare qualcosa, ma Dean era stufo di perdere le persone che amava e non avrebbe permesso a nessuno di portagli via suo fratello un’altra volta.
“Salverò Sam ad ogni costo” pensò con amarezza “e se il mondo andrà a puttane qualcun altro prenderà il mio posto.”
  
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