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Autore: Mercurionos    11/04/2022    1 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 27 – Sfida alla Disforia, Parte 3 – Anno 2, 37 Termidoro / 1 Fruttidoro
 
Mirk si bloccò per un istante. La sua mente fece fatica a processare l’informazione: “Che c’entra Freezer? Non è manco sul pianeta, no?”
Radish si stupì dell’ignoranza della ragazza, e così raccontò: “Il giorno dopo il nostro ritorno, Vegeta è stato convocato da Freezer. Voleva sentire come andassero le cose tra di noi, o qualcosa del genere…”
Mirk inclinò la testa, sempre più confusa.
Radish alzò gli occhi al cielo: “Prima delle lezioni, non ti ricordi? È da allora che si comporta in modo strano, è sempre preso a pensare a qualcosa.”
 
Il colore svanì dal volto di Mirk. Fortuna che fosse albina, e nessuno lo notò: “Non… non lo sapevo. Pensavo che avesse litigato con Gladyolo o che… Che c’è? Perché ridi?”
“No, lascia perdere. È solo che – Radish portò una mano alle labbra per nascondere l’ironico sorriso – è quello che pensavamo anche noi.”
“Pensate che Gladyo c’entri qualcosa?” Insistette Mirk.
“Ma… dove vivi?” L’incredulità di Radish si palesò sul suo volto. Certo, ormai conosceva bene Mirk, la quale, come Vegeta, aveva dedicato la maggior parte delle proprie risorse cerebrali al combattimento, l’azzuffarsi e la digestione, ma dava per scontato un certo livello di intelligenza logica.
“È da due anni che battibeccano! E ogni volta Vegeta si comporta in modo strano. Oramai ci siamo fatti la nostra idea.”
“E sarebbe?”
 
“Allora, vogliamo riprendere l’allenamento?” Mirk e Radish si spaventarono quando Gipeto piombò dinanzi a loro.
“Sono estremamente felice della vostra reciproca simpatia, ma qui si lavora. Su, in posa. Radish, più salde, quelle braccia. Mirk, i piedi più lontani. Così, benissimo.”
E così fecero, precipitevolissimi, pose perfette, plastiche, da manuale, benissime. Con volti scuri e denti stretti, interruppero le loro meditazioni, per quando cupe potessero essere. “Più tardi.” Disse Radish, e insieme ripresero il combattimento.
 
Quella sera cominciò a piovere. Grosse, pesanti perle d’acqua bombardarono le strade e in fretta le nubi portarono una notte prematura. Ad un certo punto, in lontananza si sentì il rombo di un tuono echeggiare per le pianure, e ben presto l’aria si fece tagliente e violenta, il cielo si riempì di saette e le nuvole si fecero ancora più nere. La coltre nero pece era stabile, immobile nonostante il vento tempestoso, nonostante le continue scariche di fulmini che da essa partivano. Le pianure erano tutte un gran ballo, confuso e scatenato, come se volessero scappare da quel tempaccio.
 
Vegeta non si era più fatto vedere, dopo la fine del club di combattimento. Né Radish né Pump vollero indagare sull’ubicazione del principe, perché bene immaginavano dove potesse trovarsi (Nappa infatti si lamentava spesso delle enormi spese a cui lo costringeva mensilmente Vegeta, dalle riparazioni nel palazzo, fino alla coltura e all’importazione di nuovi saibaiman, che prontamente venivano atomizzati; per approfondimenti, si consiglia il testo “Cultura e Coltura delle Specie Senzienti Vegetali” del dottor Ptaata).
 
Quando la tempesta imperversava ormai da un paio d’ore, qualcuno bussò alla porta del dormitorio dei saiyan. Radish si alzò dalla propria scrivania, e Pump si distrasse da un interessantissimo articolo sulla coltivazione dei topinambur che stava leggendo sul proprio palmare. Su Luud abbiamo coltivato di tutto, ma questi proprio no. Guarda un po’ che forma bizzarra che hanno, sembrano delle cosce di papera spaziale. O di stacchino. Mmh… carne.
 
“Ehi.” Fece una ragazza dal corridoio, allegra quanto erano tetre le previsioni del meteo.
“Mirk!” Radish fu sinceramente sorpreso nel vederla.
“Ora è più tardi.”
“Più tar… Ah, sì. Allora vuoi davvero parlarne.”
“Sì!” Lo disse con la purezza e l’entusiasmo di una bambina.
Radish diresse lo sguardo verso il letto di Pump: “Pump, ti va bene se facciamo entrare Mirk?”
Pump spense il palmare: “Perché non dovrebbe andarmi bene?”
“Perché…”
 
“Ah, giusto! – Mirk interruppe fortunatamente il discorso dall’immenso potenziale imbarazzogeno – Ho qui Namole con me, Tagoma sta studiando e non volevo lasciarlo da solo con lui. È abbastanza inquietante, quando si piega sul banco. Hai presente?”
“Sì, sì. Ciao, Namole.”
“Buonasera.” biascicò il ragazzo dalla zazzera a spazzola ocra, poco più giovane di Pump e Radish, mentre entrava nella stanza assieme alla compagna di squadra. Snello e sufficientemente atletico, per essere un soldato dell’Impero, oltre ad essere un buono studente, Namole non era mai stato il tipo da dare nell’occhio. Certo, i saiyan avevano parlato con lui in molte occasioni, ma solamente perché in quei frangenti accompagnava Mirk. Era passato alla storia il pranzo durante il quale il ragazzo, quando Vegeta aveva chiesto se gli facesse paura, lui aveva risposto “Sì” quasi urlando, provocando una tempestosa risata generalizzata.
 
“Vegeta sta sterminando qualche saibaiman?” esordì la brench. Anche lei era al corrente del recente passatempo di Vegeta.
“Credo di sì.”
“Ci scommetto il pranzo di domani.” Replicò sarcastica Pump dalla propria cuccetta.
“Dei saibaiman?” indagò Namole.
Radish trovò che una spiegazione sarebbe stata d’uopo: “Sì, lo fa spesso, quando è arrabbiato. E ultimamente questo significa ‘ogni giorno’.”
Namole si illuminò: “Oggi il professor Nappa è venuto al club di tecnologia con un’incubatrice per saibaiman, aveva un paio di tubi intasati per l’uso eccessivo. Pensavo fosse di qualche avamposto, o di un centro di ricerca in città!”
“Sarà stato sicuramente Vegeta.” Dedusse Radish con leggerezza mentre le ragazze annuivano con foga, come se lo sterminio sistematico di mezzo migliaio di esseri pseudo-umanoidi come semplice attività antistress fosse qualcosa di normale.
 
“Giusto, Vegeta. Me lo stavo quasi per dimenticare.” Mirk riportò l’attenzione dei presenti all’ordine del giorno.
“Che argomento interessante!” Ironizzò Radish.
“Cosa cavolo ha che non va, ultimamente? E cosa c’entra Gladyolo? Me lo vuoi spiegare?”
“Gladyolo?” Namole sussultò sulla sedia che gli era stata assegnata. Se Radish gli avesse detto che si trattava della sedia di Vegeta, probabilmente il tremolante ragazzo sarebbe collassato.
Pump si raddrizzò sporgendosi da quel letto troppo grande per lei: “Le hai detto di Gladyolo?”
“Cosa dovevi dirmi di Gladyolo?” Indagò Mirk, curiosa.
“Nulla, non le ho detto nulla. E non c’è neanche nulla da dire! È palese che Gladyolo sia interessato a Vegeta, ma non ci siamo mai messi a pensare un po’ più a fondo cosa possa significare. Tutto qua.”
 
“Gladyolo sarebbe… interessato a Vegeta? Volete dire che…”
“No, Namole, No!” “Non in quel senso!” gridarono le due ragazze. Radish poi borbottò qualcosa sulla falsariga di: “Anche se…”, ma scacciò in fretta pensieri in stile “il maestro Iruka sceglie le squadre per il diploma da genin”.
Radish spiegò: “Il problema è questo: Vegeta negli ultimi tempi è ancora più insopportabile del solito ed è costantemente incazzato nero. Più del solito, s’intende. E questo da quando siamo tornati da Brench. Poi, il giorno dopo il nostro ritorno, Vegeta ha passato una buona mezz’ora nell’ufficio di Freezer, e da allora è diventato… ecco… turbato, diciamo così.”
“E che cosa vi preoccupa, di preciso?” Namole mostrò il proprio interessamento alla questione.
 
“Che ci scappi il morto, più o meno.”
Radish andò dritto al sodo della questione: “Se a Vegeta non è stato ordinato di ammazzare qualcuno contro la sua volontà, per quanto incredibile ci possa sembrare, allora o Freezer o Gladyolo hanno minacciato in qualche modo Vegeta, e con qualcosa di concreto.”
Gli altri risposero col silenzio. Pump cercò gli occhi di Radish per sondare la sincerità del ragazzo; Mirk si limitò ad osservare muta il pavimento.
“E siete convinti che Gladyolo abbia a che fare con tutto ciò?” chiese Namole.
I due saiyan si scambiarono un rapido sguardo, oscillarono qualche volta il capo per comunicare senza dire una parola, poi annuirono a Namole.
“Ogni tanto Gladyolo prende in disparte Vegeta, e ogni volta lui torna indemoniato. Il giorno che siamo tornati da Brench, ad esempio, Vegeta è stato fuori per un paio d’ore, e non si è fatto vedere fino al colloquio con Freezer.”
“Ce ne vuole per far arrabbiare in quel modo Vegeta. E una vera e propria minaccia potrebbe venire soltanto da lui.”
“E quale sarebbe il motivo di tutto ciò?” continuò Namole.
 
“È colpa mia.”
Mirk attirò di colpo l’attenzione di tutti su di sé. Lì, all’angolo della stanza, si era fatta piccola piccola, e non distoglieva lo sguardo dal terreno. Immagini, ricordi, brevi scambi di parole, tutto rimbalzava confuso nella sua testa. Rammentò la voce di Vegeta, qualche mese addietro, che la accusava di non comprenderlo, di non odiare la propria condizione come la odiava lui. Rivide Vegeta seduto di fronte al mare del Sud, sentì di nuovo lo scroscio delle onde che avevano accompagnato quell’illusione, rivide Vegeta che scuro in volto guardava lontano, altrove, mentre lei lo fissava. Sentì ancora una volta il peso delle mani di Vegeta, l’ardore del suo ki che la ustionava, l’euforia della battaglia, quell’allucinazione di libertà, ma anche il dolore che entrambi avevano provato in quello scontro al limite dell’impossibile, davanti agli occhi di tutto il Mondo. E fredde spire si strinsero attorno al suo collo e le mozzarono il respiro, gelide la imprigionarono nel dubbio di aver commesso, più e più volte, un grave errore.
 
Pump balzò giù dal letto: “Perché dovrebbe essere colpa tua?” C’era una nota di offesa nella sua domanda.
“Perché… perché ho insistito, con Vegeta. Ho voluto essergli amica quando non mi era permesso, ho continuato a intromettermi, e – Mirk alzò il capo, non piangeva, ma poco le mancava – ho voluto essere amica anche vostra.”
Radish e Pump condivisero un’occhiata dolente. Forse era un argomento a cui non avevano ancora pensato. Forse non ci avrebbero mai pensato, una certa complicità per la situazione in cui versavano tutti e tre i saiyan. Mirk continuò: “Pensavo di non aver esagerato a starvi attaccati, so che siete ‘speciali’ per Freezer, o qualcosa del genere, ma… pensavo che fossimo simili, in sintonia, capite?”
 
Mirk si alzò, strofinandosi il dorso della mano sul naso: “Ma a quanto pare ho sbagliato. Dovevo starmene zitta e in disparte. – cominciò a passeggiare per la stanza – Zitta a guardare come vi trattavano, e non avrei dovuto stupirmi di nulla. – agitava le mani – Se me ne restavo al mio posto! Voi tre stavate tranquilli, sotto il controllo di Freezer, tutti belli calmi, e che cazzo ne so io! Fanculo!” Tirò un pugno ad una parete. Tremò, e tremò l’edificio attorno a lei.
Digrignò i denti, rabbiosa. Ora nei suoi occhi lampeggiava il volto distante di Freezer, e quello di Vegeta si era perso nel buio, oltre la nebbia, sempre più densa.
 
Note dell’autore:
Scrivere quest’ultima parte del secondo anno è davvero pesante, e per i più svariati motivi. Purtroppo, anche motivi esterni alla mia storia, come gli esami e le persone di merda, i prepotenti, gli stupidi. Forse però mi darà la carica giusta per scrivere come si deve questi ultimi capitoli. Incrociatemi le dita per l’esame di dopodomani!
 
Mirk pian piano si dovrà arrendere alla realtà: i tiranni sono persone senza umanità, e tentare di quantificare la loro malvagità è impossibile. Figuriamoci con Freezer. Spero che la storia continui a piacervi, e aspetto ogni giorno un Vostro commento per riuscire a migliorarmi.
 
Grazie per aver letto, e non perdetevi assolutamente il prossimo capitolo!
   
 
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