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Autore: Little_Lotte    11/04/2022    0 recensioni
Certe volte di notte, quando non riusciva a dormire ed era certa che nessuno potesse disturbarla, Ciri ripensava al suo passato.
[fic che partecipa alla challenge "Ditelo con un fiore" indetta dal gruppo FONDI DI CAFFè di facebook]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Cirilla Fiona Elen Riannon (Ciri)
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Certe volte di notte, quando non riusciva a dormire ed era certa che nessuno potesse disturbarla, Ciri ripensava al suo passato.

Era piuttosto difficile farlo senza sciogliersi in lacrime, se non altro però aveva imparato a tenere a bada i singhiozzi; era stata costretta a farlo, l’ultima volta aveva pianto così forte da svegliare Iskra e per poco anche Keyleigh, e non era stato semplice convincere la fanciulla che si fosse trattato solo di un brutto sogno, senza nessuna importanza.

I Ratti talvolta erano molto indiscreti nei suoi confronti, sempre determinati a carpire quanto di più possibile sul suo passato – a eccezione di Mistle, che comprendeva e rispettava il bisogno di riservatezza della compagna – e Ciri non voleva certo offrire loro una qualunque scusa per sentirsi legittimati a infastidirla con le loro domande.

Quando ripensava al suo passato, la notte le sembrava sempre più fredda; Ciri si raggomitolava su se stessa e si stringeva le ginocchia al petto, avvolgendo intorno ad esse le sue braccia come a voler mimare un abbraccio pieno zeppo di calore.

Anche quella notte non fu da meno, chiuse gli occhi e si raccolse nei pensieri come non faceva ormai da molto tempo. Ultimamente non ne aveva avuto motivo, le scorribande giornaliere erano sempre più violente e faticose, e una volta giunta a sera il suo corpo era talmente esausto da farla crollare in un sonno così profondo che neppure la sua mente, per quanto attiva e vivace, era in grado di resistervi.

Certe volte Ciri era felice di non dover pensare.

Altre, invece, credeva di averne semplicemente bisogno.

Le piaceva ricordare il passato, anche se faceva male: ripensava alle feste a palazzo, al sorriso di sua madre, alle ramanzine della nonna e ai pomeriggi trascorsi in giardino con Sacco di Topo, a fantasticare sulle storie più incredibili. Ricordava la dolcezza di quei momenti, un’emozione che da tempo sembrava averla dimenticata, e piangeva al pensiero che probabilmente non l’avrebbe mai più vissuta, sebbene a lungo avesse pensato che con Geralt e Yennefer le cose sarebbero andate diversamente.

Geralt e Yennefer… Ciri pensava spesso anche a loro.

Provava una tale rabbia per quanto accaduto e li odiava entrambi per essersi dimenticati di lei e averla abbandonata nel bel mezzo del pericolo, sebbene in fondo al proprio cuore non potesse fare altro che amarli entrambi come i due genitori amorevoli che non aveva mai avuto.

Talvolta pensava di averli semplicemente idealizzati.

Del resto, né le maghe né gli strighi erano mai stati famosi per la loro benevolenza e la capacità di amare il prossimo, dunque perché si aspettava che loro due potessero essere diversi? Forse aveva confuso il senso del dovere di Geralt con la tenerezza di un padre e l’integrità di Yennefer con l’affetto di una madre.

Si era fidata senza riserve, aveva creduto di poter costruire con loro la famiglia perfetta che la guerra le aveva negato, e adesso che tutto era andato in fumo non poteva fare altro che rifugiarsi nelle illusioni, in quell’angolo della propria mente in cui ancora poteva convincersi che tutto sarebbe andato per il meglio e che quella dolcezza che tanto aveva ricercato in Geralt e Yennefer non era solo il frutto della sua stupida, patetica mente.

“Falka? Falka, sei sveglia?”

Ciri ebbe un leggero sussulto.

Condivideva come sempre il giaciglio con Mistle, ma quella notte aveva provato a mantenere una certa distanza da lei proprio per evitare che si accorgesse di qualcosa; per sua sfortuna, il sonno della ragazza era molto leggero e l’affetto sincero che nutriva nei suoi confronti non le avrebbe mai permesso di vederla così turbata e non accorrere in suo soccorso. 

“Falka, che ti succede? Stai piangendo?”

Ciri si morse con forza il labbro inferiore, senza parlare.

Non aveva bisogno di dire niente, sapeva che Mistle avrebbe capito tutto in ogni caso, anche se avesse provato a mentire.

“Falka, ti prego” insistette Mistle “Potrai ingannare gli altri, ma io so che c’è qualcosa che ti fa star male, qualcosa che ti turba al punto tale da toglierti persino il sonno. Perché non vuoi dirmi di che si tratta?”

Ciri sospirò, ancora incapace di parlare. Sentiva il calore del fiato di Mistle sul collo, le sue mani ruvide che le sfioravano il viso e i capelli biondo cenere.

Chiuse gli occhi, beandosi di quella sensazione.

“Falka…”

“Ti prego, Mistle” la interruppe Ciri, con voce rotta “Non dire niente, non parlare. Solo…”

Le lacrime le rigavano il volto e lo stomaco le faceva male, come messo in subbuglio dalle troppe emozioni.

Faceva tutto male, troppo male.

E non poteva più pensare di dover sopportare tutto da sola.

“Stringimi”.

Mistle non se lo fece ripetere due volte e subito si sdraiò accanto a Ciri, accogliendola fra le proprie braccia. Non parlò e non chiese a lei di farlo, rimase semplicemente al suo fianco e ascoltò i suoi silenzi con pazienza, senza giudicare. Ciri avvertì un’intensa sensazione di calore e protezione, e per una volta la notte non le sembrò più così fredda.

“Mistle? Io per te sono importante?”

Mistle abbozzò un sorrisetto intenerito.

“Ma sì, certo” le rispose con voce morbida “Falka, tu sei molto importante per me”.

Le baciò le tempie e Ciri decise che tanto le bastava.

I ricordi, lo sapeva, non sarebbero mai andati via, ma forse la presenza di Mistle sarebbe stata in grado di rendere il tutto un po’più sopportabile.

Forse, per certi versi, un po’ più dolce.

E forse non era la stessa dolcezza che la leoncina di Cintra sognava o che aveva sempre cercato in tutta la sua vita.

Ma era vera.

E in quel momento era tutto ciò di cui Ciri a aveva veramente bisogno.
  
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