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Autore: Lita_85    14/04/2022    4 recensioni
SEQUEL DI "OGNI PARTE DI TE"
Dario e Anita, ormai felicemente fidanzati, vivono il loro amore come in una favola. Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando il passato di entrambi si ripresenta stravolgendo il presente, proprio durante i preparativi per il loro matrimonio. Gli equivoci divertenti e i malintesi dettati dalla gelosia saranno all'ordine del giorno, e metteranno a dura prova i futuri sposi. Riusciranno Dario e Anita a lasciarsi tutto alle spalle e arrivare indenni alla tanto attesa data delle nozze?
* Opera registrata su Patamù*
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Durante il mio risveglio, nel silenzio surreale della nostra camera da letto, sentivo echeggiare nella mia testa solo la voce martellante della madre di Dario. La sua cattiveria andava bene oltre i racconti frammentati di Dario, ben oltre quello che poteva essere una madre che accoglie per la prima volta la fidanzata del figlio. 

Già, la sua fidanzata. 

In quel frangente, presa da uno strano vortice di parole e pensieri, dubitai di tutto quello che mi stava intorno. Dubitai di me, di lui, del nostro amore e di tutto quello che ci eravamo promessi durante quell'anno di convivenza. All'improvviso, i progetti di vita matrimoniali e genitoriali, sembrarono sciocchezze e cose senza senso. E così, come tutte le cose inutili, erano state spazzate via dalle sue parole e dalla sua arroganza senza che io potessi fare qualcosa. 

Mi sentii come intrappolata in una stanza insonorizzata dove la mia voce si perdeva tra le sue mura. Gli occhi di Dario, pur cercando i miei, non riuscivano a trovarli e agganciarli.

Mi sentii persa, come se avessi perduto la rotta. Come se quell'amore si fosse volatilizzato dentro nell'oscurità dei suoi occhi marroni.

Poi, durante il tragitto verso casa, tra le lacrime e i perché domandati al vento, mi addormentai staccando finalmente quel filo conduttore con quei pensieri tristi e deliranti, ritrovandomi poi l'indomani mattina da sola in quel mega lettone.

Strinsi con la mano destra il cuscino sottostante cercando un po' di conforto, quando notai sul mio dito l'anello che Dario mi aveva regalato insieme al suo cuore. 
Ricominciai a piangere ripensando a tutto quello che anche lui aveva passato. Lo avevo sicuramente devastato.

Mi sentii terribilmente in colpa.
 
Mi guardai intorno notando che lui non aveva toccato il letto. Non aveva dormito con me e sicuramente non era stato bene tutta la notte.

Tolsi immediatamente il plaid che lui aveva con cura poggiato su di me, avviandomi verso la porta che era stata chiusa. Girai la maniglia dando uno sguardo fugace verso il salotto buio e silenzioso. Strinsi le braccia al petto guardandomi intorno spaurita e preoccupata. Avevo una  paura terribile che Dario avesse passato la notte fuori.

Sul tavolinetto davanti al divano c'era un bicchiere vuoto, i suoi occhiali, una vodka finita per metà e la sua camicia bianca piegata male. Continuai la mia perlustrazione guardando ogni angolo della casa stringendo ancora più forte le braccia al petto.

Fino a che, entrando in cucina, non lo trovai di spalle appoggiato davanti al lavello con le braccia tese. Il capo chino, e quasi penzolante, dava l'impressione di uno sfinimento che andava ben oltre la notte appena passata. 
Le sue scapole nude e contratte mostravano una posizione stanca e quasi assuefatta guardando qualcosa all'interno del lavello.

Poi, come se avesse sentito la mia presenza, si voltò verso di me con sguardo colpevole stringendo le labbra tra di loro.

« Ciao…  », disse flebilmente mettendo le mani in tasca. Portava ancora i pantaloni neri della sera prima e sembrava stravolto.

« Ciao…  », replicai scrutando il suo viso marcato dai segni nella notte insonne appena passata. 

« Ho preparato del caffè e del latte…  », disse lui sviando lo sguardo verso le porcellane. « Serviti pure, io vado a fare una doccia… », finì passandosi le mani tra i capelli superandomi. 

« Dario…  », lo chiamai con un filo di voce voltandomi verso di lui. Trovai ad attendermi i suoi meravigliosi occhi azzurri coperti per metà dai suoi capelli scompigliati. « Io non…  », riuscì a dire con il cuore in gola. Non volevo questo, non volevo questa distanza che mi faceva male più di una coltellata.

« Anita, forse è meglio che tu faccia colazione… si è fatto tardi… », affermò con tono serio, quasi autoritario. Sembrava deluso e amareggiato

« Si, ho quella presentazione questa mattina… », dissi incoraggiata dal suo comportamento. Aveva ragione, aveva tutta la ragione di questo modo.

« Perfetto… », rispose lui senza aggiungere altro uscendo fuori nel terrazzo.

« Mi dispiace… », sussurrai quasi tra le lacrime seguendolo. Mi sentii malissimo. 

Lui si fermò davanti al tavolo di metallo dove figuravano tantissime sigarette ammucchiate in un unico posacenere accendendone un'altra. Stava succedendo veramente? Ci stavamo allontanando per colpa mia? 

« Mi dispiace… », replicai nella speranza che questa volta mi sentisse nonostante avessi il cuore che pompava più sangue del dovuto. 

« Dispiace anche a me… », affermò stanco sedendosi per metà sul tavolo di metallo accendendosi l'ennesima sigaretta. « Mia madre ha anche questo potere… e io avrei dovuto prevederlo, o forse, avrei dovuto spiegarti per bene perché non gli ho mai parlato di noi… Mi rendo conto che sono stato bravo ad insabbiare tutto quello che ci riguardava, dandogli un'arma in mano... », la sua mano tremula teneva tra le dita quel l'ennesima sigaretta accesa per smorzare quella

« Dario, la colpa è mia… è solo mia… non avrei dovuto reagire così… mi sono sentita tradita e in trappola… », continuai stringendo tra di esse le mani stritolandole.

« Era proprio quello che volevo evitare… ma si vede che ho fallito anche in questo frangente… »,

« No… », mi avvicinai a lui prendendolo per le guance scrutando i suoi occhi cristallini. « Tu non hai fallito, tu sei stato meraviglioso come sempre… », sussurrai mentre lui faceva cadere il suo sguardo sulle sue mani. « Amore, guardami… », seguitai attirando verso di me il suo viso, trovandolo sul punto di piangere. « La colpa è solo mia, scusami se ti ho fatto soffrire… sono stata una stupida… mi sono fatta trasportare dalla confusione e dai dubbi che lei ha insinuato in me… », dissi con il cuore in gola, mentre da i suoi occhi rotolarono giù le lacrime che aveva cercato di contenere. 

« Anita, io ti amo… ti amo più di ogni altra cosa al mondo, più della mia stessa vita… morirei se ti perdessi…»

« Ti amo anch'io… », replicai avvicinando le mie labbra alle sue baciandolo a fior di labbra. « Tu non mi perderai mai… non vado da nessuna parte… », affermai sorridendo accarezzandogli le labbra.

Lui, senza perdere altro tempo, infilò velocemente la sua lingua nella mia bocca assaporandone ogni centimetro. Mi feci trasportare dal suo bacio e dalla sua voglia di me. Lanciò lontano la sigaretta che stringeva ancora tra le dita avvicinando il mio corpo al suo sentendo il suo corpo riflettere i suoi desideri. Lo chiamai ansimando mentre le sue labbra umide si spostavano verso il mio collo lasciandoci una scia di baci. 

« Io dovrei andare… ho quella riunione importante…  », dissi mentre continuava a stringermi a sé. Ero come burro fuso nelle sue mani.

« In realtà dovrei andare anche io… Mirko mi ha chiamato per una sostituzione… lui verrà in ritardo oggi…  »

« Quindi non puoi proprio fare tardi…  », rimarcai infilandogli la mano dentro i boxer.

« Anita…  », mi rimproverò lui fermando la mia mano con la sua. « Vuoi farmi uccidere da Mirko? »

Sorrisi divertita togliendo la mano incriminata, poggiandole tutte sue sul suo torace.

« Non lo permetterei mai… e poi mi servi in vita…  », scherzai cercando di svincolarmi da lui.

« Ah sì? », mi riprese lui questa volta abbracciandomi da dietro, camminando insieme in sincrono.

« Si, mi devi sposare… non dimenticarlo! »,

« Credevo che ti servissi per altro… », aggiunse lui dandomi un morso sul collo.

« Ovviamente! », risposi guardando l'orologio che portavo al polso. « Cavolo, è davvero tardissimo! », mi svincolai da lui entrando nel bagno di servizio lasciandolo come un salame e con una evidente erezione nei pantaloni.

In men che non si dica ci ritrovammo tutti e due nel garage sotterraneo. Era da tanto che non usavo la mia macchina e Dario volle sincerarsi che tutto fosse apposto prima di lasciarmi andare. 

« Accendi le luci di posizione, sistema lo specchietto e fammi vedere quanta benzina hai! », adoravo quando faceva il professorino, mi piaceva questa sua mania di perfezione e precisione.

« Amore, sto andando a lavoro non in Sri Lanka! »

« La prudenza non è mai troppa! », affermò lui indicando la cintura di sicurezza per farmela indossare. Lo guardai sorridendo mentre lui infilava le mani in tasca e con il piede sinistro controllava le ruote e la loro pressione.

« Amore! Vuoi smetterla? », continuai a ridere mentre lo osservavo in tutta la sua bellezza. Quella tuta blu gli stava d'incanto, e il capello scompigliato lo rendevano tremendamente sexy. 

« Credo che sia tutto ok… », disse lui appoggiandosi al finestrino aperto facendomi l'occhiolino provocando in me un'occhiata eloquente. Lo desideravo, e volevo dimostrarglielo con tutta me stessa « Anch'io ho tanta voglia di fare l'amore con te… », rispose lui a quelle parole che avevo solo pensato baciandomi con passione.

« Se mi baci così, non credo che posso andare molto lontano… », asserì accarezzandogli la guancia destra.
 
« Ci vediamo stasera… », aggiunse lui allontanandosi lentamente per poi entrare nella sua auto. Si vedeva che si stava trattenendo. Si stava trattenendo molto.



Arrivata in ufficio, con un quarto d'ora di ritardo, mi ritrovai nuovamente a correre per i corridoi con il mio tubino blu scuro louguet e la giacca nera. Camminavo a piccoli passi mentre correvo per arrivare in tempo dentro l'ufficio di Andrew, quando sentii la voce di Federica chiamarmi in lontananza.

« Anita! Aspetta!! Devo dirti una cosa importante!! », la sua voce era sconvolta e tremula ma non gli diedi molto peso pensando che fosse per il discorso ritardo.

« Fede, tranquilla! Ho tutto sotto controllo!! », gridai un'attimo prima di aprire la porta della stanza di Andrew morendo sul colpo.

Andrew se ne stava seduto al suo posto sorseggiando il suo solito thè al limone, dialogando amichevolmente con il suo interlocutore che si voltò non appena mi sentii entrare. E così, e in tutta la sua stronzaggine, Edoardo apparì davanti ai miei occhi 

Rimasi di sasso, anche se la mia prima idea fu quella di scappare a gambe levate.

Lui, il mio ex, colui che mi aveva lasciata senza se e senza ma, colui che aveva polverizzato il mio cuore e lo aveva buttato nel primo cassonetto disponibile, era lì davanti a me e mi guardava divertito con i suoi occhi marroni.

Lui era rimasto praticamente uguale. I suoi occhi marroni da ammaliatore erano sempre gli stessi, come lo erano i suoi capelli leggermente mossi e sparsi in ordine casuale sulla sua testa. L'unica cosa diversa era una leggera barbetta che gli donava un aspetto di uomo vissuto. Il suo outfit, sempre impeccabile, composto da camicia azzurra, giacca color sabbia e pantaloni dello stesso colore, lo facevano sembrare quello che non era: un gentleman.

Strinsi tra le dita la maniglia della porta cercando di capire se staccarla e tirargliela in fronte o prenderla e uscire da quella stanza.
Lui, divertito da tutta quella situazione surreale si alzò in piedi senza mostrare nessun tipo di sentimento, se non un sorriso beffardo accompagnato dalle sue mani che si posizionavano dentro le tasche dei pantaloni.

« Ciao Anita, è un piacere rivederti… », la sua voce che assomigliava vagamente a quella di Luca Ward, risuonò nelle mie orecchie facendomi strizzare gli occhi. Non poteva essere vero, non poteva.

« Anita c'è qualche problema? », chiese Andrew preoccupato non capendo un tubo di quello che stava succedendo non conoscendo Edoardo.

« No, io, tutto bene Andrew… »,

« Allora chiudi la porta, e vieni a sederti qui! Voglio presentarti Edoardo Cristoforetti l'ingegnere che sostituirà quello precedente! »,

« Ma che fortuna… », bisbigliai sedendomi di fronte al mio capo cercando di non guardare Edoardo.

« Hai detto qualcosa cara? », continuò Andrew scrutando ogni mio singolo movimento facciale.

« No Andrew, tutto bene! », dissi sorridendo falsamente. Non stava succedendo a me, non poteva.

« Bene! Allora possiamo finalmente iniziare! », affermò felice il mio capo sistemandosi sulla sua poltrona di pelle marrone. « Come ben sai, l'azienda del signor Cristoforetti- »,

« Mi può chiamare tranquillamente Edoardo signor Carter, oppure Edo, come mi chiamava la signorina Velletri tanti anni fa… »

« Perché vi conoscete? », chiese meravigliato guardandoci entrambi.

« In realtà molto bene, c'è un certo grado di profondità nel nostro rapporto… », affermò stringendo le labbra tra di loro alludendo a qualcosa che io capii benissimo.

« Era il vicino di casa di Federica! », esclamai incenerendolo con gli occhi. Non volevo che tutti sapessero cosa era stato lui per me, anche se qualcuno lo ricordava compresa Federica.

« In realtà più di quello signor Carter! Ma forse Taty, non si ricorda più… », continuò lui tirando fuori dal cappello il vezzeggiativo che usava con me nei nostri momenti.

« Lo ricordo bene signor Cristoforetti, ma quelle sono cose di anni fa' e non mi sembra il caso di rivangare il passato! Siamo qui per lavorare, e non per fare un tuffo nei ricordi non richiesto! », affermai provocando in lui quel sorriso da stronzo compiaciuto.

« Capisco! Bene, allora dato il vostro grado di conoscenza, possiamo anche saltare i convenevoli e passare al lavoro vero e proprio! Anita ha già dei progetti realizzati per l'occasione, che ti farà vedere immediatamente nel suo ufficio! Ovviamente potrai dire la tua e apportare modifiche qualora qualcosa non sia di tuo gradimento! », asserì Andrew guardando verso Edoardo sistemando alcuni fogli che si trovavano sulla sua scrivania per poi alzarsi in piedi.

« Andrew, prima non dovrei farti vedere i lavori?! »,chiesi angosciata prendendo la ventiquattrore facendo cadere tutti i bozzetti a terra. 

Mi alzai subito in piedi per recuperarli imprecando mentalmente con Edoardo al seguito. Il suo sorriso malandrino tornò sul suo viso facendomi scoppiare le vene delle tempie.

« Sei sempre la solita… », disse sussurrando al mio orecchio continuando a sorridere malizioso.

« Anche tu! », esclamai a bassa voce mentre mi rialzavo con i fogli alla rinfusa tra le mani. 

« Anita, cara, sicura che vada tutto bene? Problemi con Dario? », quelle parole dette con apprensione e vera preoccupazione da Andrew, non fecero altro che destabilizzare il mio già precario stato psichico.

« Dario? », ripeté lo stronzo con un tono divertito. 

« Si, Dario, il mio fidanzato!», affermai fiera guardandolo in cagnesco. « E sì, tutto bene Andrew! Grazie per avermelo chiesto! »

« Mi fa piacere! Adesso io vado! Mi raccomando Anita, non fare sgobbare troppo Edoardo! », gridò Andrew allontanandosi da noi lasciandomi interdetta con lo stronzo al mio fianco.

« Mi raccomando Anita, non scoparmi troppo… », sussurrò Edoardo avvicinandosi nuovamente al mio orecchio. 

Strizzai nuovamente gli occhi trascinandolo di forza dentro il mio ufficio chiudendo la porta con forza. Ero un fiume in piena. 

« Ascoltami bene, io e te sfortunatamente dobbiamo lavorare insieme per tutto questo mese, quindi ti pregherei di fare meno lo stronzo! », affermai incavolata nera picchiettando con l'indice sul suo torace.

« Come la fai lunga Taty, io volevo solo scherzare e divertirmi un po'! », disse alzando le braccia in segno di resa. La sua voce da perfetto idiota picchiettava ancora  nella mia mente, mentre lui si avvicinava pericolosamente alla mia scrivania e alla foto mia e di Dario che capeggiava su di essa. « È lui? Hai puntato in alto vedo… », mi mostrò la foto incredulo e divertito allo stesso tempo. « Mi chiedo se anche lui ha dovuto fare svariate visite dall'otorino… », mi avvicinai a lui velocemente recuperando la foto poggiandola sul mio seno.

« Questi non sono affari che ti riguardano coglione! », gridai senza rendermene conto guardandolo dritto negli occhi mentre la porta del mio ufficio si apriva mostrandomi la faccia incredula di Federica davanti alla mia sfuriata. 


La guardai non capendo bene cosa stesse succedendo. Mi sentii nuovamente persa. 
Persa in quella situazione surreale, persa in qualcosa che non potevo controllare, persa in ricordi catastrofici che si stavano di nuovo materializzando davanti a me. 

Non stava succedendo veramente, o se stava succedendo, mi trovavo sicuramente in un mondo parallelo dove tutto andava al contrario.


Note: Capitolo quattordici.
Buongiorno cari, e bentrovati ❤️
Ed eccoci qui al mattino seguente e la conseguente riappacificazione tra Dario e Anita. In realtà avevo pensato ad uno scenario diverso, ma come spesso accade, i personaggi fanno quello che vogliono! Et voilà! 🤣❤️ Poi, come molti di voi avevano pensato, Edoardo è spuntato come per magia nell'ufficio di Anita facendola andare in tilt! Come si comporterà Anita adesso? Riuscirà a cavarsela e lavorare fianco a fianco con l'uomo che le ha rovinato la vita? Ma soprattutto, come prenderà la storia Dario? Eeeeeeeeh 🤐 vedremo! 🤣❤️
Grazie sempre a chi mi segue e alla prossima ♥️
   
 
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