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Autore: Little_Lotte    14/04/2022    0 recensioni
“Ci siamo fatti male per troppo tempo, Geralt” disse Yennefer, con voce ormai priva di emozione “Non voglio più tutto questo veleno. E non lo vuoi neanche tu”.
[Song-fic su "Brividi" di Blanco e Mahmood, scritta per la challenge permanente del gruppo facebook "Fondi di Caffè- il tuo scrittorio multifandom.]
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Geralt di Rivia, Yennefer
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Che diavolo stai facendo?”
 
Ho sognato di volare con te
Su una bici di diamanti
 

Yennefer ebbe un violento sussulto e per lo spavento lasciò cadere a terra una boccetta di profumo, frantumandola in mille pezzi. I suoi occhi viola, di solito cangianti e seduttivi, sembravano tradire una fragilità che il volto non si sarebbe mai sognato di mostrare.

“Geralt! Io…”

“Te ne stai andando, non è vero?” lo strigo attraversò la stanza in un sol passo e subito le fu addosso, afferrò uno dei suoi polsi e la scosse con forza “Te ne stai andando, Yennefer, proprio come l’ultima volta!”

“Io non ti devo nessuna spiegazione, non ti appartengo!” Yennefer si liberò agilmente dalla presa e indietreggiò di qualche passo, afferrando la borsa nera che stava silenziosamente riempiendo di tutti i suoi effetti “Facciamo sempre così, no? Ci incontriamo, ci cadiamo fra le braccia, pronunciamo parole d’amore travolti dall’ebbrezza del momento ma alla fine ognuno riprende sempre la propria strada. Non ce la facciamo, non siamo in grado di mantenere le nostre promesse”.

Geralt serrò la mandibola e abbassò lo sguardo, accecato dalla rabbia.

“Se solo tu provassi, Yen” biascicò “Se solo tu provassi a…”

“A fare che cosa? A dimenticare ogni cosa, a far finta che il tempo non sia mai trascorso? Ne è passato di tempo da quel nostro primo incontro a Rinde, Geralt, e tu non sei più la stessa persona di allora. Puoi ingannare te stesso, forse persino chi non ti conosce a sufficienza, ma non me. Non me, Geralt”.

“Yennefer, ti prego”.
 
 
Mi hai detto, "Sei cambiato
Non vedo più la luce nei tuoi occhi"
 

 
La maga tirò su col naso, ma si sforzò comunque di mantenere il proprio contegno.

Una maga non piange, mai.

Non esiste spettacolo più patetico di una maga che piange.

“Addio, Geralt. Lo sai anche tu, starai meglio senza di me”.

“Aspetta, Yennefer”.

Geralt fu più veloce di lei, con un balzo raggiunse la porta e le si parò di fronte, impedendole di uscire. Yennefer lasciò cadere a terra la sua borsa e iniziò a battere i pugni contro il petto dell’uomo, intimandolo di lasciarla andare.

Non avrebbe ottenuto alcunché con quel metodo, lo strigo era molto più forte di lei e, soprattutto, era testardo a sufficienza da non concedere a se stesso di cedere neanche di un passo.
 

La tua paura cos'è?
Un mare dove non tocchi mai
 


“Yen, ti prego” le labbra di Geralt erano a un millimetro da quelle di Yennefer e i suoi occhi la fissavano con insistenza “Di che cosa hai paura?”

Yennefer non rispose.

Avrebbe potuto andarsene in qualsiasi momento, con la sua magia avrebbe potuto evocare un portale e smaterializzarsi a centinaia di miglia di distanza da lui senza lasciare alcuna traccia. Eppure se ne stava lì, sospesa fra le labbra di un uomo che non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare e dal quale lei stessa avrebbe voluto avere il coraggio di non fuggire.
 
 
Anche se il sesso non è
La via di fuga dal fondo
Dai…
 


Non scappare da qui. Non lasciarmi così”.
 

Nudo con i brividi
A volte non so esprimermi
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E ti vorrei rubare un cielo di perle

 
 


Le mani di Geralt carezzavano il volto di Yennefer, facendola sospirare.

Era incredibile come il tocco dell’uomo fosse in grado di trasmetterle al tempo stesso dolcezza e desiderio: lo strigo sembrava volerle strappare i vestiti di dosso e fare l’amore con lei direttamente su quel tavolo e poi, un istante dopo, implorarla disperatamente di tenerlo per sempre al sicuro fra le sue braccia.

Le labbra di Yennefer mordicchiavano appena quelle di Geralt e le sue dita erano adesso attorcigliate attorno ai suoi capelli. Cercava dentro di sé una ragione per andarsene e sapeva che ve ne erano moltissime, vere o false che fossero.
 
 

E pagherei per andar via
Accetterei anche una bugia



Eppure, in quel momento, non gliene veniva in mente nemmeno una.
 

E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E mi vengono i brividi, brividi, brividi

 
 

I due si persero in un bacio lungo e appassionato, pieno di disperazione.

Le mani di Yennefer affondavano nei capelli di Geralt e quelle dello strigo avvolgevano il corpo della maga interamente, come a volerle impedire di fuggire. Sapeva che Yennefer lo desiderava quanto lui ma aveva imparato a conoscere il carattere imprevedibile della donna e a dubitare ciecamente delle sue effettive intenzioni.
 


Tu, che mi svegli il mattino
Tu, che sporchi il letto di vino
 


Del resto, fino a pochi istanti prima, sembrava essere realmente sul punto di fuggire.
 


Tu, che mi mordi la pelle
Con i tuoi occhi da vipera e tu…

 
 


Proprio in quel momento Yennefer riaprì gli occhi, come se si fosse destata di colpo da un brutto sogno.

Staccò le mani dai capelli di Geralt, a fatica riuscì a liberarsi dalla presa dello strigo e di nuovo indietreggiò in un angolo, ritrovandosi con le spalle contro il muro.
 
 

Sei il contrario di un angelo
E tu, sei come un pugile all'angolo
E tu
 


Il suo sguardo spaventato incontrò quello smarrito e ormai rassegnato di Geralt.
 

 
 Scappi da qui, mi lasci così
 


E l’uomo capì.
 


Nudo con i brividi
A volte non so esprimermi
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E ti vorrei rubare un cielo di perle
E pagherei per andar via
Accetterei anche una bugia
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E mi vengono i brividi, brividi, brividi

 
 


“Addio, Geralt. Questa volta sul serio”.

“Yennefer, no… Ascoltami…”
 
Dimmi che non ho ragione
E vivo dentro una prigione

E provo a restarti vicino
Ma scusa se poi mando tutto a puttane e
 



No, ascoltami tu!” la voce di Yennefer era flebile e tremante, ma ancora una volta la donna riuscì a mantenere la faccia e a non lasciarsi vincere dal pianto “Non ce la faccio più a sopportare tutto questo, a fingere che tutto vada bene e che quello stupido desiderio che hai espresso non m’impedisca di amarti. Ci ho provato per tanti anni e forse, in cuor mio, so che ci proverò sempre. Ma tu… ”

“Non so dirti ciò che provo, è un mio limite”.

 
Per un "ti amo" ho mischiato droghe e lacrime
 

 

Le parole di Geralt colpirono Yennefer duramente, forse persino più di quanto lei non si aspettasse.

Ma in fin dei conti, lei aveva bisogno di tutto questo: aveva bisogno di una ragione per andarsene, di una ragione vera che le permettesse di farlo senza rimpianti.
 
 

Questo veleno che ci sputiamo ogni giorno
Io non lo voglio più addosso
 
 


“Ci siamo fatti male per troppo tempo, Geralt” gli disse, con voce ormai priva di emozione “Non voglio più tutto questo veleno. E non lo vuoi neanche tu”.

Geralt non rispose, sembrava ormai incapace di fiatare.

Se fino a pochi minuti prima avrebbe lottato con tutto se stessi per non lasciar andare via Yennefer adesso non ne vedeva più alcun motivo.

Forse, semplicemente, non ne aveva più le forze.

Yennefer raccolse da terra la sua borsa, si ricompose quasi come se nulla fosse accaduto e poi, con estrema naturalezza, si diresse verso la soglia, lo sguardo di Geralt ancora saldamente puntato su di lei, carico di rabbia e di amarezza.
 


Lo vedi, sono qui
Su una bici di diamanti, uno fra tanti
 


“Addio, Geralt. Abbi cura di te”.
 

Nudo con i brividi
A volte non so esprimermi
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E ti vorrei rubare un cielo di perle
 
 
 

La porta si chiuse senza fare alcun suono e Geralt scivolò a terra, atterrando sulle proprie ginocchia.
 
Avrebbe voluto piangere, urlare, lasciarsi andare a una qualsiasi esternazione di rabbia o di dolore ma la verità era che non provava più niente, solo un’intensa sensazione di vuoto all’altezza del petto.
 
Con Yennefer capitava spesso, certe volte era persino lui a farei bagagli e a varcare la soglia senza neanche prendersi la briga di fornire alla maga una spiegazione, e tutto sommato avrebbe dovuto esserci abituato.
 
Eppure, questa volta, aveva un sapore completamente diverso.
 
 
 
E pagherei per andar via
Accetterei anche una bugia
 
 
 

Questa volta avrebbe voluto impedirlo, magari sarebbe stato anche in grado di farlo se solo ci avesse provato, se solo avesse messo da parte l’orgoglio, la paura, la sua stupida e irragionevole ostinazione.
 
Avrebbe potuto essere sincero, parlare col cuore in mano.
 
Ma era solo un strigo.

 
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
 


E l’amore non era una cosa facile per quelli della sua razza.
 


E mi vengono i brividi, brividi, brividi
  
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