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Autore: pampa98    14/04/2022    1 recensioni
What-if? Thorin è il primo Nano ad arrivare a casa Baggins.
Aveva sempre immaginato i Nani come creature rozze e chiassose e, per quanto quello che si trovava nel suo ingresso non avesse dato prova di possedere esattamente delle buone maniere, non potè fare a meno di notare che avesse un portamento fiero, quasi regale. Bilbo era sempre stato più interessato agli Elfi che ai Nani, ma era quasi certo che esistessero dei re anche nella loro specie. In tal caso, però, alle sue perplessità se ne aggiungeva solo un’altra: che ci faceva un re dei Nani in casa sua?
«Così, voi siete lo Hobbit».
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Dwalin, Gandalf, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un incontro inaspettato




 

Bilbo aveva cercato di dimenticare lo strano incontro avvenuto quella mattina per tutta la giornata. Si era dedicato alla lettura e aveva lucidato e rimesso in ordine tutta l’argenteria che aveva in casa. Verso metà pomeriggio si era anche deciso ad andare al mercato per comprare la cena – gli era venuta voglia di pesce.
Calata la sera, dopo un bagno rilassante, Bilbo si era infine convinto che quello strampalato di Gandalf non lo avrebbe più infastidito. Probabilmente, dopo essere stato da lui aveva cercato qualcun altro da importunare con un’
avventura, ed era certo che avesse trovato ciò che cercava al di là di Brea.

Arrostì il suo branzino, insieme a qualche verdura comprata anch’essa al mercato. Servì su un piatto la sua bella e semplice cenetta – degna di ogni rispettabile Hobbit – completò il tutto con una spruzzata di limone e si preparò a mangiare.
Suonò il campanello.
Bilbo aggrottò le sopracciglia. Nessuno avrebbe bussato alla sua porta a una così tarda ora senza avvisare. Che avesse dimenticato un appuntamento? Non era da lui, ma, data la strana giornata che aveva trascorso, era una possibilità. Si alzò dalla sua comoda sedia e andò ad aprire.
Il visitatore stava guardando il cielo. Aveva lunghi capelli corvini che gli scendevano fin sotto le spalle ed era avvolto in un pesante mantello da viaggio. Non è un Hobbit, fu la prima constatazione di Bilbo. E subito dopo: che accidenti vuole da me?
Per quanto fosse sorpreso, e anche un po’ scocciato, da quella visita improvvisa, Bilbo era un impeccabile padrone di casa e non si sarebbe certo comportato da villano.
«Buonasera» disse.
«Sì, sembrerebbe esserlo.»
Il visitatore – un Nano, per la precisione – rivolse finalmente la sua attenzione verso di lui. Bilbo avrebbe preferito che continuasse a guardare il cielo: il Nano lo squadrò dall’alto in basso con malcelata curiosità e divertimento, dandogli l’impressione di venire messo a nudo. Armeggiò con la cintola della vestaglia, chiudendosela in vita nel tentativo di nascondersi da quell’intruso.
«Mi fate entrare o dovrò stare tutta la notte sulla porta?» chiese poi il visitatore, un po’ scocciato.
Bilbo si fece da parte, lasciandolo entrare. Aveva sempre immaginato i Nani come creature rozze e chiassose e, per quanto quello che si trovava nel suo ingresso non avesse dato prova di possedere esattamente delle buone maniere, non potè fare a meno di notare che avesse un portamento fiero, quasi regale. Bilbo era sempre stato più interessato agli Elfi che ai Nani, ma era quasi certo che esistessero dei re anche nella loro specie. In tal caso, però, alle sue perplessità se ne aggiungeva solo un’altra: che ci faceva un re dei Nani in casa sua?
«Così, voi siete lo Hobbit». Il Nano si tolse il mantello e riprese a fissarlo. Bilbo abbassò lo sguardo, sentendosi sempre più a disagio. Fece per parlare – diamine, quella era pur sempre casa sua, doveva essere quell’ospite intrufolatosi a tradimento quello in imbarazzo! – ma il Nano lo precedette.
«Sono il primo ad arrivare?» chiese, dirigendosi verso il salotto. Appoggiò il mantello sullo schienale della poltrona senza tante cerimonie e si avvicinò al camino acceso. «Be’, in effetti, questo posto non è così semplice da trovare. Io stesso ho smarrito la via due volte.»
«C-Chiedo scusa» riuscì finalmente a dire Bilbo, «ma noi ci conosciamo?»
Il Nano si voltò verso di lui e, con tutta la tranquillità del mondo, rispose: «No.»
Bilbo annuì. Ora che aveva preso atto dello sconosciuto nel suo salotto e che lo stesso non lo stava più fissando come se fosse un fenomeno da baraccone, il suo disagio si trasformò in un crescente fastidio.
«In… In tal caso, posso chiedervi a cosa devo il… piacere?» disse, cercando di risultare il più cordiale possibile.
Il Nano incrociò le braccia al petto, appoggiandosi con la schiena al bordo del camino, e gli rivolse un sorriso divertito.
«Gandalf non vi ha parlato della missione, vero?»
Bilbo chiuse gli occhi, trattenendo l’impulso di mettersi a urlare.
Gandalf.
Ovviamente.
«Ehm, Gandalf mi ha invitato a prender parte a un’avventura, sì, invito che io ho categoricamente e inequivocabilmente rifiutato. Mi dispiace che vi abbia fatto fare un viaggio a vuoto, ma io sono stato cristallino questa mattina e-»

Fu interrotto da uno scampanellio alla porta.
«Immaginavo che non ci sareste stato di alcun aiuto» commentò il Nano. «Comunque per stanotte dovremo approfittare della vostra ospitalità. Andate ad aprire, io cerco di trovare qualcosa da mettere sotto i denti.»
Bilbo stava per ribattere che nessuno avrebbe approfittato della sua ospitalità quella sera e, soprattutto, che nessuno sconosciuto poteva mettersi a frugare per casa sua, ma il campanello suonò di nuovo e il Nano lo aveva già superato per andare verso la dispensa.
«Gandalf!» esclamò Bilbo tra i denti. Sperò che fosse lui alla porta, così avrebbe potuto dirgliene quattro per quello spiacevole quarto d’ora che aveva dovuto trascorrere col suo amico.
Per sua sfortuna, quando aprì non si trovò di fronte lo stregone ma altri due Nani. Sembravano più vecchi di quello che stava rovistando tra le sue pietanze e decisamente più nanosi.
«Balin…»
«… e Dwalin.»
«Al vostro servizio» conclusero all’unisono con un inchino.
Bilbo rispose d’istinto, secondo la formula: «Bilbo Baggins, al vostro.»
Il Nano con la barba bianca – Balin – gli rivolse un sorriso cordiale ed entrò in casa, seguito da Dwalin, che aveva un’aria decisamente più burbera.
«Siamo i primi?» chiese quest’ultimo.
«Ehm, n-no. C’è già…» Bilbo si rese conto che il primo intruso non aveva avuto nemmeno la decenza di dirgli il suo nome. «Un tizio che non si è nemmeno presentato.»
«Scusate, voi siete solito invitare sconosciuti nella vostra casa?» si informò Balin, sinceramente incuriosito. «Non è un comportamento molto prudente, cercate di tenerlo a mente.»
«Io non invito mai sconosciuti! Non si possono invitare degli sconosciuti! I-Infatti, si dà il caso che io non abbia invitato nessuno di-»
«Balin. Dwalin». Il primo Nano interruppe il suo discorso, andando a salutare i nuovi arrivati.
«Thorin» lo salutò Dwalin, stringendogli un braccio. Anche Balin si avvicinò per salutarlo con un inchino, gesto che fece capire a Bilbo di non aver frainteso il rango di quel Nano – che, a quanto pare, si chiamava Thorin.
«Aiutatemi a preparare la tavola. Lo Hobbit non ci stava esattamente aspettando.»
Sentendosi chiamato in causa, con un tono alquanto sarcastico anche, Bilbo si risentì.
«Non vi aspettavo» spiegò, senza nemmeno più sforzarsi di mantenere la calma, «perché non sapevo che sareste-»

«Aspettate!» esclamò una voce dal vialetto, mentre Bilbo stava chiudendo la porta. Diede ascolto a quella richiesta e si trovò di fronte altri due Nani, piuttosto giovani questa volta. Guardava sempre con affetto agli adolescenti, ma lasciarli entrare avrebbe significato avere altri Nani non richiesti a girovagare per il suo piccolo buco e anche no, grazie.
«Scusate, ma non c’è niente qui» disse, cercando di sbatterli fuori.
«Cosa? È stata annullata?» chiese il ragazzo bruno.
«Nessuno ce l’ha detto» aggiunse l’altro.
«Non… Non è stato annullato niente, non c’era-» niente fin dall’inizio, ma non riuscì a pronunciare l’ultima parte perché i due Nani sorrisero entusiasti ed entrarono in casa.
«Oh, Kili, le buone maniere!» esclamò il ragazzo biondo – e, mentre parlava di “buone maniere”, scaricava un insieme di asce e coltelli tra le braccia di Bilbo.
«Hai ragione, Fili! Scusateci, signor Boggins.»
Si misero sull’attenti, si schiarirono la voce e ripeterono la formula che Balin e Dwalin avevano recitato prima di loro.
«Benvenuti, nipoti». Thorin comparve dalla cucina, salutando i due ragazzi.
«Zio!» esclamò Kili, correndo ad abbracciarlo, seguito a ruota da quello che, Bilbo suppose, doveva essere il fratello maggiore.
Terminati i saluti, i due giovani raggiunsero gli altri Nani che stavano portando parte della sua dispensa nella sala da pranzo.
Bilbo inspirò a fondo e cercò un punto in cui poter posare le armi che gli erano state consegnate. Delicatamente, le pose sopra la cassapanca di sua madre, assicurandosi che le lame affilate non la graffiassero.
«Non dovreste farvi usare come soprammobile» commentò Thorin, che era rimasto lì.
Bilbo esplose.
«Non dovrei farmi usare come soprammobile, non dovrei invitare sconosciuti, forse vorrete dirmi pure che non dovrei restarmene sempre nella mia bella e comoda casetta!» Si massaggiò le tempie, prendendo dei profondi respiri. «Scu-scusate, ho esagerato. Ma… Mettetevi nei miei panni! Me ne stavo tranquillo tranquillo a gustarmi la mia cena e all’improvviso vengo invaso da Nani che non ho mai visto prima, che arrivano qui affamati e armati fino ai denti e si mettono pure a rovistare tra le mie… Ma quella è la sedia di nonno Mungo!» esclamò, vedendo Dwalin portare delle sedie nella sala da pranzo. «Argh, tutta colpa di quello stramaledetto stregone che non si decide ad andare in pensione!»
«Concordo sull’antipatia per Gandalf» commentò Thorin, che aveva ascoltato il suo sfogo senza scomporsi. «Tuttavia, in sua difesa, sapevamo che non saremmo stati accolti a braccia aperte qui.»
«Vi prego di non fraintendere. A me piacciono i visitatori, come a tutti gli Hobbit, e se ci fossimo conosciuti fuori da casa mia, io non avrei avuto alcun tipo di problema a organizzare una festicciola per tutti quanti, soprattutto perché avrei saputo di doverla organizzare.»
«Mastro Baggins». Thorin lo interruppe, facendo un passo verso di lui. Bilbo aveva sempre pensato che Nani e Hobbit fossero della stessa altezza, ma Thorin lo superava quasi di una testa. «Non avete bisogno di giustificarvi. Non arrecheremo più disturbo del necessario, né danneggeremo in alcun modo il vostro mobilio. Mi assicurerò di chiarirlo anche agli altri, appena arriveranno.»
«A-Arriveranno? Ce ne sono… altri, oltre a voi cinque?»
Thorin contò sulla punta delle dita. «Sì, ne arriveranno altri otto.»
«Otto?» Bilbo sentì di essere sul punto di svenire.
«Credetemi, sono molti meno di quanto avrei voluto» rispose Thorin. Il suo sguardo si incupì, ma fu solo per un momento. Gli diede le spalle, raggiungendo i suoi compagni mentre Kili attraversava il corridoio con tre forme di formaggio che Bilbo aveva calcolato gli sarebbero durate almeno per un mese.

Quando anche Thorin scomparve nella sala da pranzo, Bilbo rimase solo, più armi di quante se ne fossero mai viste nella Contea alla sue spalle e il vociare dei Nani davanti a sé. Aprì e chiuse le mani, dondolandosi sul posto. Altri Nani sarebbero presto giunti nella sua dimora, altro chiasso e disordine avrebbe riempito la sua casa. Aveva scelta? Poteva cacciare coloro che già avevano invaso il suo spazio o respingere quelli che ne erano prossimi? La risposta era, sfortunatamente, una soltanto: no.
Così, Bilbo prese un profondo respiro, si tolse la vestaglia che gli faceva sentire sempre più caldo e raggiunse i suoi ospiti. Forse, se avesse collaborato con loro sarebbe riuscito a limitare i danni alla sua proprietà.
Li trovò intenti ad apparecchiare un lungo tavolo, disponendo accuratamente piatti e posate – una tavola più che rispettabile, che lo sorprese: non credeva che i Nani sapessero essere ordinati.
«Ehi, signor Baggins» lo apostrofò Dwalin, quando lo vide. «Avevate cucinato voi quel delizioso pesce arrosto?»
«Ehm, s-sì.»
«Davvero ottimo.»
«Anch’io ho voglia di pesce» disse Kili. «Ce n’è dell’altro nella dispensa? Cavolo, quel posto è meraviglioso, dentro c’è qualsiasi cosa.»
«E-Ecco, no, no, quello era pesce fresco e ne avevo preso solo una porzione per me.»
«E per noi no?» chiese Kili, con uno sguardo da cucciolo ferito. «Perché?»
«Perché nessuno lo aveva informato che avrebbe avuto visite» gli rispose Thorin, il quale poi si voltò verso di lui. «Abbiamo preso queste cose dalla dispensa, per ora» disse, indicando i formaggi, il barattolo di cetrioli e gli affettati. «Non basterà a soddisfare tredici Nani affamati. Cos’altro possiamo prendere?»
Bilbo aggrottò le sopracciglia. Non capì se Thorin lo stesse deridendo o se stesse sinceramente chiedendo il suo permesso per usufruire ulteriormente della sua dispensa. Ormai succube degli eventi, Bilbo scelse di credere alla seconda ipotesi.
«Be’, ehm, ho… ho delle patate» disse, avviandosi verso lo scaffale su cui era posata una cesta di patate. «Queste vi piacciono?»
«Naturalmente» rispose Balin, dietro di lui. Lo avevano seguito tutti come una gigantesca e ingombrante ombra.
«Bene, ehm… Oh, salsiccia?»
«Qualsiasi tipo di carne è ben accetto» disse Dwalin, strappandogli i budelli dalle mani.
«Queste sono acciughe?» chiese Fili, aprendo un barattolo. «Sì, lo sono. Le prendiamo.»
«Fili». Suo zio gli indicò Bilbo con un cenno della testa.
Il ragazzo si avvicinò a lui. «Scusate, mastro Baggins. Va bene se prendiamo anche le acciughe?»
Bilbo sbatté le palpebre un paio di volte. «Certo.»
«Perfetto» rispose e gli diede una sonora pacca sulla spalla.
Bilbo sospirò, nascondendosi il volto tra le mani. Ne dovevano arrivare altri otto così.
«Qui c’è la birra?» chiese Dwalin indicando il barile all’ingresso della dispensa.
Bilbo annuì. «Servitevi pure» disse, sconsolato. «Ehm, fra… fra quanto credete che arriveranno gli altri?» chiese poi a Thorin.
«Dovrebbero essere qui a momenti». Il Nano si avvicinò a lui e gli porse un boccale di birra che Bilbo non si era accorto avesse riempito. Lo prese titubante, ma, rendendosi conto di avere la gola secca, ne bevve subito un lungo sorso.
Il campanello suonò di nuovo.
«Eccoli» disse Thorin, rivolgendogli un mezzo sorriso.
«Oh, bene. Bene». Gli restituì il boccale e si sistemò le bretelle. Rivolse un mezzo cenno di saluto a Thorin e si diresse verso la porta.
Pregò che fossero arrivati tutti, così li avrebbe messi a tavola e poi si sarebbe nascosto nella sua camera fino a quando non se ne fossero andati.

Aprì la porta e un cumulo di Nani rotolò sul suo pavimento. Dietro di loro, una grande figura vestita di grigio nascondeva il cielo nuvoloso. Bilbo emise un sospiro esasperato quando Gandalf abbassò la testa all’altezza dello stipite.
Invitò tutti a entrare e raggiungere i loro amici, intimando loro di non distruggere niente e di non sporcare in giro – inutile, dal momento che nessuno lo ascoltò.
«Lieto di rivederti così presto, Bilbo Baggins» disse Gandalf, togliendosi il cappello.
«Il sentimento non è reciproco, Gandalf! Sappi che questo scherzetto non mi è piaciuto affatto. L’ho già comunicato anche al tuo amico là, di tutta questa storia io non voglio saperne niente!» esclamò, muovendo le braccia a formare una grande X. «Stasera l’hai avuta vinta tu, ma appena quei Nani si saranno saziati, spariranno da casa mia e la mia vita tornerà quella di sempre.»
Gandalf arricciò le labbra. «Mm. Be’, lo vedremo. Mi faresti la cortesia di riporre il mio bastone e il cappello? Oh, signor Balin, da quanto tempo!»
Gli affidò i suoi averi e raggiunse subito il vecchio Nano. Bilbo sbatté un piede a terra, trattenendo l’impulso di urlare.
«Solo poche ore» si disse, mentre portava gli oggetti di Gandalf nella stanza degli ospiti. «Solo poche ore e tutto questo sarà solo un orribile ricordo.»

   
 
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