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Autore: Xion92    15/04/2022    3 recensioni
Introduzione breve: se immaginate un sequel di TMM pubblicato su Shonen Jump invece che su Nakayoshi, probabilmente verrebbe fuori qualcosa di simile.
Introduzione lunga: Un'ipotetica seconda serie, in cui il tema serio di fondo è l'integralismo religioso e il nemico principale è un alieno, Flan, intenzionato a portare a termine la missione fallita nella serie precedente. E' suddivisa in tre parti:
I. In questa parte c'è il "lancio" della trama, del nemico principale, l'iniziale e provvisoria sconfitta di gran parte dei personaggi, l'approfondimento della relazione tra Ichigo e Masaya, fino alla nascita della loro figlia;
II. Questa parte serve allo sviluppo e all'approfondimento del personaggio della figlia di Ichigo, Angel, la sua crescita fisica e in parte psicologica, la sua relazione con i suoi nonni e col figlio di Flan, i suoi primi combattimenti in singolo;
III. Il "cuore" della storia. Torna il cast canon e i temi tornano ad essere quelli tipici di TMM mescolati a quelli di uno shonen di formazione: spirito di squadra, onore, crescita psicologica, combattimenti contro vari boss, potenziamenti.
Coppie presenti: Ichigo/Masaya, Retasu/Ryou.
Nota: rating modificato da giallo a arancione principalmente a causa del capitolo 78, molto crudo e violento.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti i lettori! Pronti a questo nuovo ed ultimo capitolo che finalmente conclude questa storia iniziata ormai diversi anni fa. Io non dico niente, ci vediamo in fondo.
 

Capitolo 93 – Una nuova alba a Tokyo


Nella capitale giapponese regnava il silenzio assoluto. Le persone erano barricate in casa, le automobili non circolavano per le strade, e l’unico rumore che si sentiva era il vento che aveva iniziato a soffiare, spingendo le nubi nere che coprivano il cielo notturno. I sette guerrieri erano allineati nell’incrocio di Shibuya, fissando concentrati e determinati il loro ultimo e più terribile avversario. Flan di rimando li osservava in silenzio dall’alto del grattacielo, immobile e terrificante, con i coltelli stretti tra le dita.
Mew Ichigo, nonostante le sue profonde ferite, fece qualche passo avanti, staccandosi dal gruppo, e rivolse all’alieno uno sguardo come se avesse voluto mangiarselo vivo.
Tutti stavano per partire a correre verso la base del grattacielo per poi saltare verso il loro nemico, come già avevano tentato una volta, ma a quel punto Flan gridò, con tono maligno e provocatorio:
“terrestri! Vi aspetto sul grattacielo più alto di questa città!”, dopodiché si dissolse.
“E’ sparito…” mormorò Mew Lettuce col fiato spezzato.
“Sì, sembra che abbia deciso che il campo di battaglia non sarà più questo”, aggiunse Mew Zakuro.
“E qual è il grattacielo più alto di Tokyo?”, chiese Mew Pudding.
“Il Palazzo del Governo!”, esclamò il Cavaliere Blu dopo aver pensato un momento. “È alto quasi duecentocinquanta metri.”
“Ma perché avrà voluto spostarsi? Qui non gli piaceva?”, chiese ancora la più piccola.
“No, se la interpreto bene, è la stessa cosa che ha fatto Waffle con me. Quel bastardo sa che un posto molto alto sarebbe per noi uno svantaggio. Oltre una certa altezza, anche noi ci faremmo male cadendo”, rispose Mew Angel.
“Eccetto me”, intervenne Mew Mint.
Mew Angel la guardò. “Sì, eccetto te.”
“Se è lì, sono circa quattro chilometri. Possiamo raggiungerlo facilmente”, aggiunse Mew Zakuro.
“Spero che ci aspetterà veramente senza mettersi ad attaccare la città. Io non posso correre veloce”, commentò seccata Mew Angel. “E neanche la leader…” aggiunse guardandola preoccupata.
“Andiamo subito!”, esclamò Mew Ichigo, come a volerla smentire. “Muoviamoci!”
Gli altri guerrieri la guardarono sbigottiti da tutta quella iniziativa, nonostante la sua schiena lacerata e sanguinante. Ma Mew Ichigo iniziò a correre, e tutto il gruppo la seguì per le strade deserte, puntando il Palazzo del Governo. Procedevano tenendo un’andatura moderata in modo che anche Mew Angel e Mew Ichigo potessero rimanere nel gruppo. Mew Angel si portò di fianco a sua madre, impressionata a vedere le sue ferite aperte e la sua schiena coperta di sangue.
“Leader, pensaci bene! Dovresti stare ferma!”, la avvertì, sentendo che la situazione si era in qualche modo ribaltata. Poco prima, era stata Ichigo ad intimarle di tornare indietro perché temeva per la sua vita, ma ora era Angel a cercare di farle lo stesso discorso. Allo stesso modo, vedendo sua madre ridotta in quello stato, la sua mente andò solo a lei, e non riuscì più a mettere al primo posto il suo desiderio di vendetta contro Flan.
Mew Ichigo le lanciò un’occhiata come a dirle di tacere, e nonostante le sue ferite accelerò il passo lasciandosela alle spalle.
“Ichigo, resta indietro!” si sentì la voce allarmata di Ryou intervenire dal suo ciondolo.
“Shirogane, sta’ zitto!”, gli gridò in risposta Mew Ichigo.
“Ichigo, non andare oltre i tuoi limiti!”, le gridò il Cavaliere Blu più indietro.
“Idiota! Vuoi farti ammazzare?”, la richiamo Mew Mint.
“Leader!”, la chiamò ancora Mew Angel.
“Lascia Flan a noi, Ichigo-neechan!”, le gridò Mew Pudding.
Mew Ichigo però, man mano che si avvicinavano al quartiere di Shinjuku e il palazzo del governo diventava sempre più grande davanti a loro, si sentiva sconvolta dalla scena di prima, in cui Angel aveva rischiato di venire ferita al posto suo, e pensò: ‘non posso… non posso lasciare che quell’alieno faccia del male alla mia Angel… devo fare in modo di finirlo al più presto, anche se dovessi morire. Ma non gliela lascerò toccare!’

Arrivati a mezzo chilometro di distanza, videro in un grande spiazzo, nero, imponente e maestoso, svettare il Palazzo del Governo: aveva un aspetto gotico e intimidatorio, sembrava una gigantesca cattedrale fatta di pixel. Consisteva in due alti grattacieli a poca distanza l’uno dall’altro, uniti da un altro palazzo in mezzo più basso alcune decine di metri. I guerrieri, correndo, non sapevano che pensare di quello stacco fra i due campi di battaglia: che non fosse un unico campo unito poteva rappresentare uno svantaggio per loro, visto che Flan poteva facilmente portarsi dall’altra parte e render loro impossibile raggiungerlo. Solo saltando potevano passare da un tetto all’altro, e sapevano tutti bene quanto si è vulnerabili durante un salto.
Quando furono quasi arrivati, Mew Angel, ansimando, guardò preoccupata verso l’alto. Suo padre, intuendo quello che stava pensando, le si affiancò nella corsa.
“Ti porto su io. Salimi sulla schiena.”
Subito Mew Angel acconsentì sollevata e, avvicinatasi a lui, gli si aggrappò al dorso, stringendogli le braccia attorno al collo.
“Tieniti stretta. Ichigo, posso portare anche te, se ti prendo in braccio! Non puoi arrivare fin lassù!”, gridò il ragazzo alla sua compagna.
“Sì che posso. Non ho bisogno”, gli rispose Mew Ichigo, senza voltarsi.
“Oh! Attenzione!”, gridò Mew Angel, volgendo lo sguardo in alto.
Flan infatti era in piedi sulla torre più vicina a loro, e aveva appena lanciato un potente raggio elettrico dai suoi kunai. I guerrieri, interdetti, si arrestarono. Non se l’aspettavano, e non avrebbero certo fatto in tempo a parare quel fulmine in modo combinato.
Mew Angel fece in tempo a dare una guida ai suoi compagni: “non indietreggiate! Sparpagliatevi! Saltate a destra e sinistra!”
Recepito il comando, i membri del gruppo si separarono saltando ciascuno in una direzione diversa, e riuscirono ad evitare l’attacco per un pelo, che andò a frantumare l’asfalto.
“Approfittiamone! Cerchiamo di arrivare lassù!”, gridò ancora Mew Angel, stretta al collo del padre.
“Angel-san, è troppo alto, non riusciamo ad arrivare in cima con un salto solo, solo Mew Mint può volare”, le comunicò Mew Lettuce, a una cinquantina di metri da loro.
A quella obiezione, Mew Angel si rese conto allora che era proprio per quel motivo che Flan aveva scelto un grattacielo così alto come campo di battaglia: per arrivare lassù ci avrebbero messo più tempo, e lui avrebbe avuto più possibilità di colpirli mentre cercavano di raggiungerlo.
“Allora usiamo i palazzi qui intorno per arrivare in cima!”, gridò ancora. “State attenti agli attacchi di Flan mentre saltate!”
“Sì!”, gridarono le altre Mew Mew, e con un salto, ciascuna in una direzione diversa, si allontanarono dal terreno.
“Angel, tieniti forte!”, si raccomandò il Cavaliere Blu e, dopo averle stretto le gambe con le mani, con un primo salto, più impacciato di quello delle altre perché doveva sostenere anche la figlia, cercò di arrivare sul tetto di un palazzo più basso lì vicino. Mentre stava per atterrare, il ragazzo vide con la coda dell’occhio avvicinarsi un altro fulmine lanciato da Flan. Si sentì smarrito per un attimo: stava tenendo stretta Angel, a liberare le mani, evocare la spada e fare una parata non avrebbe mai fatto in tempo. Ma il lampo venne neutralizzato un attimo prima che potesse toccarli, da uno scudo d’energia azzurro piccolo e abbastanza debole, ma sufficiente a parare un attacco di media potenza come quello. Il Cavaliere Blu girò lo sguardo e vide che Mew Angel, all’ultimo, aveva evocato il suo pugnale ed era riuscita, con la sua debole parata, a neutralizzare il fulmine di Flan. Era rimasta col braccio teso e la mano stretta attorno all’asta, la testa affossata tra le spalle, i denti digrignati, gli occhi strizzati e le orecchie tirate indietro.
“Brava”, le sorrise.
Mew Angel aprì gli occhi e, quando vide che la sua parata era servita a qualcosa, anche lei gli sorrise sollevata, e girando lo sguardo, vide Mew Zakuro, Mew Lettuce e Mew Pudding saltare da un palazzo all’altro con agilità per evitare gli attacchi dell’alieno. Quando non riuscivano ad evitarli creavano uno scudo protettivo con la loro arma potenziata per difendersi. Flan, dalla cima del palazzo, lanciava fulmini e lampi di continuo, in modo frenetico e veloce, cercando di centrare le loro compagne mentre saltavano.
“Quel bastardo li lancia mentre siamo in aria”, commentò. “Perché sa che non possiamo cambiare direzione. Anche le altre li stanno parando, meno male che hanno i potenziamenti.”
“Allora visto che io non posso farlo, para tu i colpi di Flan mentre cerco di arrivare lassù”, le disse il giovane.
“Io non ce l’ho il potenziamento, se mi lancia un attacco appena più forte di quello di prima non riesco a pararlo”, protesto Mew Angel.
“Allora speriamo che non lo faccia. Ma visto che sta lanciando molti attacchi a tutti noi uno in fila all’altro, probabilmente non riesce a mettere tutta la sua potenza in ogni fulmine. Quindi dovremmo essere tranquilli”, fu la risposta del Cavaliere Blu, e partì con un altro salto.
Flan, col suo occhio acuto, anche nel buio riusciva a distinguere perfettamente le sagome dei suoi avversari mentre si muovevano da un palazzo e da un grattacielo all’altro, e lanciava fulmini e lampi come se avesse avuto sei mani, invece di due. La parte più bassa di quella zona di Tokyo divenne un campo di battaglia in cui l’alieno attaccava con raggi elettrici, le Mew Mew paravano e, appoggiandosi a un tetto o alla fiancata di un edificio, si slanciavano per arrivare ad un altro piano più alto e tentare di giungere sulla cima del Palazzo del Governo, da dove Flan troneggiava sulla città. Solo per Mew Mint la cosa era abbastanza facile, visto che poteva volare e cambiare direzione in aria, e non aveva bisogno di appoggiarsi ai palazzi per arrivare in cima. Doveva solo stare attenta a schivare i lampi, senza nemmeno bisogno di deviarli.
Il Cavaliere Blu dovette usare come tappe intermedie altri quattro palazzi, puntualmente raggiunto da altri fulmini di Flan che Mew Angel, con prontezza di riflessi, riusciva a sventare per un pelo.
“Meno male che sono fulmini di potenza media”, ansimò, stretta alla schiena del padre, dopo aver concluso la quinta parata. “Non riuscirei mai a pararli, altrimenti.”
“Dov’è Ichigo?”, chiese il ragazzo angosciato, fermandosi nella rientranza di una finestra di un grattacielo e guardandosi in giro. “La c’è Mew Mint che sta arrivando in cima volando. E vedo le altre che schivano. Ma Ichigo non c’è.”
“Forse è già arrivata”, ipotizzò Mew Angel, guardandosi intorno anche lei.
“Speriamo che non sia stata colpita. Non ha voluto che la portassi”, rispose cupo il Cavaliere Blu.
“No, la leader è la Mew Mew più forte, non può essere stata presa”, protestò la ragazza, stringendogli più forte le braccia attorno al collo. “Sicuramente è già su. Proseguiamo.”
“Con un altro salto dovremmo riuscire ad arrivare”, annuì il ragazzo guardando in alto, e dopo aver piegato le gambe, fece un altro balzo con tutta l’energia che aveva.
Atterrarono sul tetto del Palazzo del Governo, a quasi duecentocinquanta metri da terra, e trovarono le altre Mew Mew che erano appena arrivate anche loro. Flan però non si trovava lì: avendole viste venire, aveva indietreggiato e si era portato sull’altro grattacielo gemello, lasciando uno stacco fra lui e i guerrieri di circa duecento metri. Si vedeva però dalla sua espressione e dai suoi denti digrignati che era furioso che i suoi nemici erano riusciti ad arrivare sul tetto, nonostante i suoi tentativi di ucciderli prima che potessero riuscirci.
Faceva molto più freddo lassù, e tirava un forte vento che sferzava i visi dei guerrieri.
Mew Angel scese dalla schiena del Cavaliere Blu, e si rese conto che i timori di suo padre potevano essere fondati. Mew Ichigo non era lì con loro.
“La leader non c’è… dov’è?”, chiese col fiato corto, guardandosi in giro.
I guerrieri, allarmati, la cercarono con lo sguardo. Ichigo era ferita, se fosse stata davvero colpita da un fulmine mentre cercava di salire? Era assurdo pensare che potesse sfruttare al massimo la sua agilità con quelle lacerazioni sulla schiena.
“Ah! Guardate laggiù!”, esclamò Mew Zakuro indicando un punto verso Flan.
Tutti quanti volsero la testa nella stessa direzione e videro Mew Ichigo aggrappata al bordo del grattacielo opposto al loro. Teneva le orecchie piegate indietro, i piedi puntati contro la parete e i muscoli tirati, e da quella posizione Flan non la poteva vedere. I guerrieri erano impressionati: Mew Ichigo era quella che, attualmente, fra tutti loro era quella più indebolita a causa delle ferite alla schiena, eppure era riuscita non solo ad arrivare in cima al grattacielo prima di loro, ma anche ad avvicinarsi al loro nemico.
Con uno scatto, la leader del gruppo fece un salto verso Flan ed evocò la sua arma, gridando un “Ribbon Strawberry Surprise Up”, con tutta l’energia che aveva. Dalla sua arma partì un potente fascio di luce, e Flan fece appena in tempo a vederla. Rapido, si girò verso di lei e usando i coltelli stretti in una sola mano, lanciò una scarica di fulmini per contrastare l’attacco. Il fascio di luce e i lampi si incontrarono a metà, spingendo l’uno verso l’altro senza che nessuno dei due riuscisse ad avere la meglio.
Mew Ichigo scese man mano toccando il tetto coi piedi, e tenendo stretta la sua StrawBell Bell, digrignò i denti, concentrando l’attacco e facendo con fatica un passo avanti. Era la Mew Mew più potente della squadra, e anche da sola, nonostante le ferite, iniziò ad avere un leggero vantaggio sull’avversario, tanto che Flan, sorpreso e iniziando a preoccuparsi, dovette aggiungere al suo contrattacco anche i kunai dell’altra mano. In questo modo, nonostante l’energia e la volontà della leader, la situazione tornò in stallo e nessuno dei due riuscì più a muoversi.
Mew Ichigo sapeva che così non sarebbe riuscita a resistere più di qualche decina di secondi, ma non aveva intenzione di mollare. L’unico pensiero che aveva in mente, mentre attaccava e teneva duro, era il ricordo di Angel, mesi prima, ferita a morte, sofferente e coperta di sangue mentre combatteva con Waffle. Allora, lei non era stata in grado di fare nulla per aiutarla, ma stavolta non sarebbe andata così. Preferiva morire andando avanti contro Flan, piuttosto che vedere lei uccisa in battaglia. Se sacrificarsi facendosi ammazzare da quell’alieno poteva evitare che Angel venisse ferita da lui, allora si sentiva pronta a farlo, come aveva detto e promesso tante volte. Flan, da parte sua, incanalò una scarica più forte nei suoi coltelli, che riuscì a raggiungere la ragazza e a fulminarla. Mew Ichigo urlò per il dolore e indietreggiò di un passo, ma recuperò subito e rimase concentrata sul suo attacco.
“Ichigo!”, gridarono tutti dal tetto opposto.
“Ichigo! Interrompi l’attacco e allontanati subito!”, le gridò il suo compagno.
La leader riuscì a buttare l’occhio verso di loro. “Ragazze, combinate i vostri attacchi! Non possiamo danneggiarlo seriamente da così lontano… ma se lo colpite, potrete farlo indietreggiare per potervi avvicinare!”
Mew Angel era impressionata. ‘Incredibile, leader… ci avevi già pensato?... Ma certo! L’essere lontano da noi è il suo punto di forza! Se riusciremo ad avvicinarci, potremo avere un vantaggio’, pensò freneticamente.
‘Se usa se stessa come esca… tutta l’attenzione di Flan sarà concentrata su di lei. Allora il nostro attacco lo colpirà di certo’, ragionò Mew Zakuro.
‘Quindi il suo attacco sconsiderato era solo un diversivo?’, si chiese Mew Mint.
Flan, nel frattempo, aveva sentito quello che aveva gridato Mew Ichigo, ed in quel momento si rese conto di essere bloccato ed in balia delle sue avversarie. Avendo entrambe le mani impegnate contro la leader, non aveva alcun modo di difendersi da un attacco combinato delle altre. L’unica possibilità che aveva per evitare di essere colpito era sbarazzarsi della leader prima che le altre lanciassero il loro attacco. Perciò intensificò più che poté i suoi poteri e lanciò un’altra scarica più forte contro Mew Ichigo, riuscendo ancora a colpirla e facendola di nuovo gridare per il dolore. La leader era visibilmente distrutta nel fisico, teneva la testa bassa e respirava con la bocca aperta, ma teneva l’arma tesa con entrambe le mani e non mollava. La squadra sull’altro grattacielo era in preda all’angoscia e al terrore al vederla così.
“Sbrigatevi! Non posso resistere ancora a lungo!”, riuscì a buttare fuori, con la voce spezzata.
Mew Angel riuscì a recuperare il senno e si girò verso le sue quattro compagne. “Presto, fate come ha detto! È l’unico modo per salvarla!”, gridò loro, con l’urgenza nella voce.
La sua esortazione ebbe l’effetto di far riavere le altre Mew Mew dallo shock. “Sì, resisti, Ichigo-neechan! Arriviamo!”, gridò Mew Pudding.
“Avanti! Tutte e quattro insieme!”, incitò Mew Mint.
Le quattro guerriere saltarono contemporaneamente dal loro posto, dirette verso Flan. L’alieno, come Ichigo aveva previsto, rimase concentrato su di lei per cercare di spezzare la sua difesa e non prese provvedimenti contro di loro.
Con lo stesso tono battagliero e deciso, gridarono tutte il loro attacco potenziato, mentre Mew Angel e il Cavaliere Blu guardavano la scena col cuore in gola.
“Ribbon Lettuce Rush Up!”
“Ribbon Zacross Pure Up!”
“Ribbon Puring Ring Inferno Up!”
“Ribbon Mint Echo Up!”
Le quattro grida, talmente in sintonia da sembrare una voce sola, fecero girare all’istante Flan verso di loro, ma non poté cercare di difendersi. Se l’avesse fatto, sarebbe stato colpito in pieno dal Ribbon Strawberry Surprise Up della leader. Le quattro Mew Mew, lanciate contro di lui, scagliarono il loro attacco in contemporanea, riuscendo a centrarlo.
Flan, gridando di dolore, interruppe le sue scariche di fulmini e, coperto di bruciature, anche sulle parti del corpo coperte dagli spessi vestiti, fece alcuni passi indietro. Anche Mew Ichigo interruppe il suo attacco, e il Cavaliere Blu disse svelto a Mew Angel: “Presto, ti porto di là!”
Subito lei gli si aggrappò alla schiena, e con un lungo salto il ragazzo riuscì ad atterrare sul tetto opposto. Anche le loro compagne, che avevano appena concluso l’attacco, atterrarono di fianco a loro.
Mew Ichigo, qualche decina di metri più avanti, era ancora viva, ma era esausta e sfinita, e si accasciò, finendo riversa a terra, mentre continuava a perdere sangue dalla schiena e a respirare pesantemente. Aveva incassato due potenti scariche di fulmini di Flan, e questo, sommato alle sue ferite, le aveva prosciugato tutte le energie e non era più nemmeno in grado di rimanere in piedi.
“Ichigo!”, gridò il Cavaliere Blu, vedendola in quello stato.
Flan, che nel frattempo era riuscito parzialmente a riprendersi, vide che, per colpa di quella Mew Mew che aveva tanto sottovalutato, i suoi nemici erano riusciti pericolosamente ad avvicinarsi a lui. Specialmente quel ragazzo che tanti anni prima lo aveva reso cieco da un occhio. Furioso, si girò verso la leader, che era inerme a terra, e fece uno scatto verso di lei tenendole puntati i kunai contro.
Mew Angel, con lo sguardo dilatato, vide la scena come se la stesse guardando al rallentatore. Prima ancora di vedere Flan muoversi per avvicinarsi a sua madre, senza pensare che era la Mew Mew più debole e non era in grado né di difendersi né di attaccarlo in modo efficace, scattò anche lei verso di loro, e la distanza di poche decine di metri fece sì che il suo dolore al ventre non si ripresentasse immediatamente. Riuscì ad arrivare vicino a Mew Ichigo, a frenare bruscamente, ad afferrarla per le braccia e a fare un altro scatto nella direzione opposta a quella dei suoi amici un attimo prima che i kunai di Flan si conficcassero su di loro. L’alieno ringhiò di rabbia folle, mentre vedeva che quella donna che aveva ucciso suo figlio era riuscita a scansare la leader dal suo attacco.
Tenendo stretta Mew Ichigo semisvenuta, Mew Angel riuscì a percorrere in corsa il tetto fino al limite, e lì si fermò, stanca, con il ventre che aveva ripreso a tormentarla con le sue coltellate, tenendo salda l’altra ragazza e sentendo il vento impietoso che continuava a colpirla ed infreddolirla. Flan sfrecciò verso di loro, intenzionato ad attaccarle ed ucciderle entrambe con un solo colpo: la leader ormai era più morta che viva, e aveva visto che quella nera non aveva attaccato insieme alle altre, segno che era nettamente più debole di loro e non aveva modo di difendersi da un suo attacco dato alla massima potenza. Uccidendo in una volta quelle che sembravano essere entrambe leader del gruppo, avrebbe avuto un notevole vantaggio.
Al vedere la sua compagna e sua figlia in pericolo, il Cavaliere Blu gridò alle sue amiche: “presto! Non lasciamo che le raggiunga!”
Tutti e cinque partirono all’inseguimento, ma il ragazzo, che vedeva le due persone che amava di più al mondo minacciate, fu il più veloce. Superò Flan, una volta arrivato di fronte alle due ragazze accosciate a terra si girò di scatto verso l’alieno e, brandita la spada con entrambe le mani, caricò la lama di energia scattando verso di lui.
Era sicuro che un Tenshin Jinseikou ben piazzato lo avrebbe potuto uccidere, ma non aveva calcolato che c’era ancora una grande distanza fra lui e il suo bersaglio. Arrivato a pochi metri dall’alieno, il Cavaliere Blu diede un colpo per traverso, ma all’ultimo Flan, senza fermarsi, fece uno scatto di lato, e il ragazzo finì dietro di lui senza riuscire a colpirlo.
“…cosa?”, chiese sgomento, voltando la testa.
Le Mew Mew in corsa poco dietro si arrestarono, sbigottite.
“Oh, no! Ha evitato la sua spada! Come può essere così veloce?”, commentò Mew Lettuce.
Flan nel frattempo non aveva perso di vista il suo obiettivo. Sapeva che il primo passo per avere la meglio in quella battaglia era eliminare le due leader del gruppo, quelle che tenevano incollati insieme i membri ed erano la loro forza morale più grande.
“No! Quel maledetto… sta ancora puntando Ichigo e Angel!”, gridò Mew Mint.
“Accerchiamolo! Non lasciamogli fare un altro passo!”, incitò Mew Zakuro.
Le quattro Mew Mew ripresero a correre verso il loro nemico, ma era chiaro a tutti che Flan sarebbe riuscito ad arrivare prima.
Mew Angel, paralizzata, accosciata a terra e con il fiato spezzato dal dolore alla pancia, teneva stretta a sé Mew Ichigo e si sentiva in subbuglio, senza sapere cos’altro fare se non stare abbracciata a sua madre, consapevole che sarebbe bastato un colpo di Flan dato nel modo giusto per ucciderle all’istante tutte e due. Gli occhi le si erano riempiti di lacrime di disperazione e di impotenza, e si sentiva terrorizzata, non per sé, ma per Ichigo. Già una volta sua madre era stata uccisa proprio da quell’alieno, quando lei era appena nata. Il pensiero che adesso sarebbe potuto accadere di nuovo la sconvolgeva, soprattutto perché, prima della battaglia, aveva messo in conto che solo lei avrebbe potuto morire, ma non aveva mai sospettato che anche la leader avrebbe rischiato di fare quella fine.
Mew Mint intanto lanciò un Ribbon Mint Echo Up verso Flan, ma l’alieno, senza fermarsi, dando un colpo all’indietro col braccio riuscì a pararlo. Anche Mew Lettuce provò col suo attacco, ottenendo lo stesso risultato.
“Non riusciamo a trattenerlo! Angel-san, arriva, attenta!”, gridò.
“Maledetto!”, gridò Mew Angel con gli occhi inferociti le guance bagnate di lacrime, senza mollare sua madre e rimanendo immobile a terra stretta a lei. “Non osare avvicinarti ancora!”
Il Cavaliere Blu osservò la scena per una frazione di secondo e capì qual era stato il suo errore di prima. Il Jinseikou richiedeva una rincorsa per poter essere usato, ma se l’avesse fatto, Flan lo avrebbe sentito ed evitato. Non poteva usare il suo asso nella manica, ma solo un colpo di spada normale dato a poca distanza. Partì di nuovo anche lui all’inseguimento, portandosi di fianco a Flan e mantenendo uno stacco da lui di alcuni metri. L’alieno arrivò di fronte a Mew Angel e Mew Ichigo, inermi a terra, arrestandosi per un momento, piegando il braccio all’indietro e caricando di elettricità i coltelli. Sconvolto dal desiderio di vendetta, non aveva fatto caso al ragazzo poco distante da lui.
“Ora!”, gridò il Cavaliere Blu. Con uno scatto, si parò di fronte a Mew Angel e Mew Ichigo, a nemmeno due metri di distanza da Flan, e diede un colpo di spada dall’alto verso il basso contro la sua faccia. La lama gli tagliò in due l’occhio sinistro, e Flan, gridando dal dolore e coprendosi la ferita con una mano, indietreggiò barcollando.
“Sì! Ce l’ha fatta!”, gridò sollevata Mew Zakuro, fermandosi.
“Lo ha colpito! Aoyama-niichan!”, saltellò eccitata Mew Pudding.
“Oh… amore mio…”, mormorò Mew Ichigo, riuscendo a sollevare la testa dalla spalla della figlia, guardando con lo sguardo sfocato quel grande guerriero che era il suo compagno, e che anche questa volta aveva fatto l’impossibile per proteggere le due donne che per lui rappresentavano tutto.
“Flan…”, ansimò rabbioso il Cavaliere Blu, con le mani strette sulla spada e fissandolo con uno sguardo terribile. “Non osare toccarle! Ti è costato tutti e due gli occhi il cercar di far loro del male!”
“Maledetto bastardo! Il mio occhio buono!”, gridò colmo di furia e follia l’alieno, togliendosi le mani dalla faccia e rivelando il taglio che gli aveva portato via anche l’occhio sinistro, che sanguinava in modo orribile. Le Mew Mew e il Cavaliere Blu lo avevano accerchiato, senza lasciargli possibilità di fuga. Se avesse provato a volare, lo avrebbero raggiunto coi loro attacchi. Mew Zakuro stava pronta con la sua frusta per afferrarlo al volo nel caso avesse deciso di teletrasportarsi.
“Angel…”, mormorò Mew Ichigo, alzando lo sguardo verso l’altra. “Lasciami qui… guida gli altri nella lotta. Se non lo eliminate adesso, non lo farete più.”
Mew Angel la guardava, senza riuscire a smettere di piangere. “Leader…”
“Io non posso farlo. Vai, guida gli altri”, insisté Mew Ichigo. “Come hai fatto prima, e… come hai fatto tante altre volte.”
Era la prima volta che sua madre le chiedeva esplicitamente di prendere il suo posto di leader. Mew Angel non voleva staccarsi da lei e lasciarla a terra ferita e indifesa, ma si rese conto che aveva ragione. Se non avesse preso ancora il comando, non ce l’avrebbero potuta fare. Visto che era stata ferma per un po’, il dolore alla pancia ormai le era passato. Flan era accerchiato. Ormai non poteva più avvicinarsi a sua madre. Con la massima delicatezza, si scostò da lei facendole appoggiare il fianco a terra, e si alzò ritta in piedi.
“Flan non ci vede più!”, gridò con tono appassionato ai suoi compagni. “Non può più vincere, ormai! Non lasciamo impunite le ferite della leader!”
I guerrieri erano furiosi per quello che Flan aveva fatto a Ichigo, a partire da Mew Zakuro, che aveva uno sguardo sottile e glaciale rivolto verso di lui, passando per Mew Lettuce, indignata e bruciante anche lei nonostante il suo carattere mite, Mew Mint, che stringeva il suo arco come se avesse voluto spezzarlo, fino ad arrivare a Mew Pudding, che era sconvolta dalla rabbia per aver visto Flan ridurre in quello stato quella che per lei era come una sorella maggiore. Il Cavaliere Blu, nonostante fosse riuscito ad accecare Flan anche all’altro occhio, non era soddisfatto. Tutto quel male che Flan aveva fatto alla sua ragazza non era ancora stato pagato. Senza quasi aspettare il comando di Mew Angel, si slanciarono contro l’alieno gridando rabbiosi. Mew Mint e Mew Lettuce lanciarono a distanza il loro attacco, Mew Pudding cercò di immobilizzarlo, Mew Zakuro sferzò la sua frusta contro di lui e Mew Angel e il Cavaliere Blu cercarono di avvicinarsi per colpirlo con il pugnale e la spada, sicuri di averlo in pugno.
Questa volta però i guerrieri non ebbero lo stesso successo che aveva avuto il padre di Angel contro di lui, quasi sedici anni prima, quando aveva accecato Flan all’occhio destro. Allora, nonostante il danno fosse stato lo stesso, l’alieno aveva avuto bisogno di un lungo tempo di ricovero prima di poter riprendere a lottare, oltre a svariati mesi di allenamento ed esercizio per riuscire ad abituarsi a combattere e ad acquisire il senso della distanza e della profondità usando un solo occhio, ed era questo il motivo per cui per il tempo in cui Angel era nel ventre della madre non aveva più colpito Tokyo. Adesso invece, con i sensi resi acuti e la resistenza aumentata da un anno intero di meditazione e accrescimento dei suoi poteri, non risultò svantaggiato dalla sua totale cecità, riusciva a neutralizzare gli attacchi a distanza usando dei veloci movimenti di braccia e contrastando coi kunai, e quando il Cavaliere Blu e Mew Angel si avvicinavano per colpirlo direttamente, non importava quanto improvvisi fossero i loro scatti o quanto erano veloci, lui sentiva sempre il rumore dei loro passi e si voltava in tempo per dare un colpo di coltelli ed allontanarli da lui. Allo stesso modo però, non riusciva a colpire i guerrieri, perché anche loro erano svelti a muoversi, e quando cercava di centrarli con le lame o coi fulmini, incontrava soltanto l’aria.
Ogni tanto qualche sparuto attacco dato a distanza riusciva a colpirlo, ma gli attacchi singoli non sembravano sufficienti a farlo crollare. Quando una delle Mew Mew riusciva a centrarlo, era chiaro il danno che aveva su Flan, che col proseguire della battaglia e l’aumento dei colpi ricevuti sembrava indebolirsi mentre le sue bruciature aumentavano, ma non aveva mai quel crollo necessario ai guerrieri per poterlo finire. La stessa Mew Angel, che per lungo tempo prima della battaglia si era posta come scopo il riuscire almeno a ferire Flan prima di venire uccisa da lui, non era ancora riuscita a colpirlo nemmeno una volta.
La guerriera, frenando i suoi attacchi e allontanatasi di poco, osservando la scena di combattimento pensò di ordinare un altro attacco combinato, ma capì che non era la soluzione giusta: Flan aveva un udito ottimo, se avessero attaccato tutte insieme contro di lui gridando il loro attacco le avrebbe intercettate in un attimo, e colpirle tutte in un colpo solo sarebbe stato facile. Vide le altre ragazze perdere di poco la loro rabbia iniziale e rallentare, interdette dall’inefficacia dei loro attacchi, e dal costante stato di allerta che dovevano tenere, perché i kunai dell’alieno non erano meno pericolosi di prima.
“Non esitate! È cieco! Non abbiate paura!”, gridò ancora ai suoi compagni, cercando di risollevare ancora una volta il morale della squadra.
A quel grido così pieno di spirito, l’energia e la convinzione tornarono a scorrere nei loro corpi, e con rinnovato vigore ripresero i loro attacchi.
“Lasciate fare a Bu-ling!”, gridò la più piccola. Gli si parò davanti a un paio di metri di distanza, e puntando l’arma verso il suo braccio destro, gridò: “Ribbon Puring Ring Inferno Up!”.
Il campo di forza che gli lanciò riuscì a centrarlo, immobilizzandogli il braccio.
“Bravissima! Mew Mint, prova dall’alto!”, impartì Mew Angel.
Mew Mint subito si alzò in volo portandosi proprio sopra Flan, e puntò l’arco in basso verso di lui.
“Ribbon Mint Echo Up!”, gridò, scagliandogli una freccia.
Flan però, mentre l’attacco scendeva ad alta velocità, riuscì a capire con l’udito il suo punto preciso, e spostando il busto bruscamente fece in modo che la freccia incontrasse il campo di forza generato da Mew Pudding, riuscendo a liberarsi il braccio.
“Ribbon Lettuce Rush Up!”, gridò allora Mew Lettuce, scagliandogli un forte getto d’acqua. Flan, sia dal suo grido che dal rumore dell’acqua, la identificò e lanciò un fulmine verso di lei, tagliando in due la cascata d’acqua e riuscendo a raggiungerla.
I suoi compagni la videro colpita da quel fulmine dato ad alta potenza, la sentirono urlare di dolore ed infine accasciarsi a terra. La potenza di quell’attacco era elevata, come quello che aveva colpito prima Mew Ichigo.
“Retasu!”, gridò Mew Angel, allarmata, precipitandosi vicino a lei.
Mew Lettuce non era morta, ma era immobilizzata dal dolore e non era in grado di alzarsi in piedi.
“Retasu!”, si sentì la voce angosciata di Ryou dal suo ciondolo. “Retasu, stai bene?”
“Sì, Ryou-kun… ma non riesco… più a combattere…”, mormorò con un filo di voce la guerriera ferita.
Flan, che aveva sentito, fece un ghigno soddisfatto, che vista ora l’assenza di entrambi gli occhi e dei due tagli sulla faccia, di cui uno sgorgante sangue, lo faceva sembrare ancora più demoniaco. Due guerriere su sette erano esauste, e un’altra ancora non rappresentava davvero un pericolo per lui. Ne erano rimasti solo altri quattro.
“Maledetto!”, urlò il Cavaliere Blu, cercò di avvicinarsi per dargli un colpo di spada, e Flan con un rapido movimento del braccio bloccò la lama coi kunai dandogli un contraccolpo che lo sbalzò indietro.
“Ribbon ZaCross Pure Up!”, gridò mew Zakuro, e diede un colpo di frusta verso di lui, mirando al petto. Flan la sentì e mise le mani incrociate davanti a sé per parare, ma all’ultimo la guerriera cambiò la traiettoria ed avvolse la frusta alla caviglia dell’alieno.
“Ce l’hai fatta! Incredibile, nee-sama!”, gridò trionfante Mew Mint, che era atterrata.
Mew Zakuro diede uno strattone verso di sé, facendo perdere l’equilibrio a Flan e facendolo crollare a terra.
“Bene! È sdraiato di schiena!”, gridò Mew Angel, ansimante. “La pancia è il punto più vitale! Colpitelo lì!”
Mew Mint si sollevò di nuovo in volo, poco sopra di lui, per scagliargli un’altra freccia, ma Flan si riprese subito e le lanciò un altro fulmine, e nonostante la sua cecità e la sua avversaria fosse in aria, riuscì a centrarla. Mew Mint crollò a terra sfinita, come Mew Lettuce prima di lei.
“Minto!”, gridò Mew Zakuro, andandole vicino. “Riesci ad alzarti?”
Mew Mint non rispose, ma ansimava col viso contratto dal dolore.
“Questo alieno è un osso duro!”, commentò rabbiosa Mew Pudding.
Tutti i guerrieri si resero conto che Flan non poteva essere fermato, anche se era cieco. Il suo udito e le vibrazioni del terreno prodotte dai passi dei suoi nemici erano ora diventati i suoi occhi, e riusciva a difendersi dai colpi avversari e ad attaccare con grande precisione.
‘Perché…? Perché riesce a colpirci in questo modo, pur essendo cieco? Cosa possiamo fare?’, si chiese Mew Angel, sfinita e ansimante. La loro squadra era stata dimezzata, ormai neanche Mew Mint e Mew Lettuce erano più in grado di lottare. Erano rimasti in quattro, anche se era più corretto dire in tre, perché lei, a causa dei suoi limiti fisici e alla mancanza del potenziamento, fino ad ora non era stata in grado di fare nulla, a parte salvare Ichigo dal colpo di Flan e guidare i compagni in battaglia.
In quel momento, quando stava per avere un crollo emotivo, vide suo padre avvicinarsi a lei velocemente.
“Angel, vieni con me”, le sussurrò. “Forse abbiamo una possibilità. Devo spiegarti.”
Il padre di Angel era la persona di cui lei si fidava forse di più tra tutte quelle che conosceva. Aveva potuto sempre contare su di lui e lui c’era sempre stato per lei, perciò bastò quella frase a farle recuperare in un attimo tutta la fiducia che aveva perso. Prima di seguirlo, si accostò a Mew Zakuro e le mormorò: “Zakuro, tu e Bu-ling distraetelo.”
La più grande annui. “Non dovrebbe essere un problema per noi. Mew Pudding, con me!”
Insieme alla più piccola, si scagliò verso Flan, cercando di colpirlo con la frusta. “Adesso siamo noi due le tue avversarie!”, gli gridò, in modo che l’alieno non sentisse i passi dei suoi due compagni che si allontanavano.
“Ribbon Puring Ring Inferno Up!”, gridò la più piccola, cercando di immobilizzargli le gambe. Ma nulla, sembrava che Flan, invece di aver perso il suo occhio, ne avesse guadagnato un altro, e parò con efficacia entrambi gli attacchi.

Il Cavaliere Blu arrivò di corsa, con Mew Angel di fianco a lui, al limite del grattacielo e, dopo averla fatta salire sulla sua schiena, saltò verso il tetto opposto, quello dove erano atterrati tutti quando erano risaliti cercando di raggiungere la cima. La fece scendere dal dorso e guardò dritto la scena di battaglia circa duecento metri più in là, con il vento che soffiava scompigliando i suoi capelli e quelli della ragazza. Mew Zakuro e Mew Pudding correvano a destra e a manca, schivando i fulmini lanciati da Flan, provando ogni tanto ad attaccarlo, e Mew Ichigo, Mew Lettuce e Mew Mint erano sdraiate esauste a terra.
“Ascolta, Angel. Arrivati a questo punto, l’unica cosa che possiamo ancora fare è tentare un attacco combinato!”, le spiegò, guardando duro il loro obiettivo in lontananza.

“Noi due, un attacco combinato?”, chiese la ragazza, confusa.
“Sì. Non abbiamo la possibilità di attaccare Flan frontalmente, perché riuscirebbe a prevedere il nostro attacco, e non possiamo neanche andargli incontro correndo, perché ci sentirebbe. L’unica cosa che possiamo fare è colpirlo durante un salto. Un salto fatto da lontano, in modo che non senta i nostri piedi che si staccano dal terreno.”
Mew Angel lo guardava fisso, come a cercare di capire se parlasse sul serio.
“Qual è il suo punto di forza nell’attacco?”, le chiese.
“Le braccia”, rispose pronta lei.
“Esatto. Le braccia vengono rette dai muscoli ai lati della colonna vertebrale, e per renderlo incapace di usarle, bisogna danneggiarli, su entrambi i lati.”
“I muscoli ai lati della colonna vertebrale…? E quindi, dovremmo…”
“Dobbiamo usare un Tenshin Jinseikou insieme. Dobbiamo saltare verso di lui da qui, e colpirlo sui fianchi, appena sotto le braccia, nello stesso momento. Il Jinseikou ha bisogno di una buona rincorsa per poter essere caricato bene, e partendo da così lontano avremo tutto il tempo per farlo.”
“Ma perché ai fianchi? Perché non dargli un colpo frontale durante il salto?”
“Perché una volta che saremmo vicini a lui, ci sentirebbe di sicuro lo stesso, perché produrremmo comunque un minimo di rumore. A quel punto, non vedendoci si parerebbe di certo frontalmente, perché è quello che si aspetterebbe. Il prenderlo ai fianchi sarebbe un colpo a sorpresa che non penserebbe mai di parare.”
Da un punto di vista teorico, il piano del Cavaliere Blu non faceva una grinza. Lui faceva kendo da tanto tempo, era esperto nel combattimento fisico, conosceva meglio di lei l’anatomia, come i muscoli si collegavano alle varie parti del corpo e quello che l’avversario si aspettava mentre attaccavi. Anche il piano, dal punto di vista di lui, non doveva essere nulla di complicato. Ma per lei…
“E’ un buon piano, ma io non ce la faccio mica ad arrivare laggiù”, protestò. “Lo sai che non posso saltare. Ed inoltre ho imparato ad usare il Jinseikou da poco, sempre correndo, e contro le rocce. Non sono ancora capace di controllarlo bene. Usarlo durante un salto, contro un bersaglio in movimento, in sincronia con te, e poi con la mia disabilità… poi rischierei di farmelo sfuggire e distruggere Tokyo… no, davvero, non ce la posso fare”, scosse la testa. Come poteva anche solo aver pensato che lei potesse essere in grado di fare qualcosa di simile?
Il ragazzo, che fino a quel momento aveva fissato concentrato Flan, girò la testa e la guardò con una strana luce negli occhi, una luce che era un misto di orgoglio e tenerezza.
“Io invece dico che ce la farai benissimo, figlia mia”, le disse senza nessuna esitazione, come se fosse la cosa più normale del mondo, ma con un gran senso di liberazione, come se aspettasse da tanto tempo di dirle quelle parole.
Mew Angel sgranò appena gli occhi. Forse aveva avuto un’allucinazione uditiva. “Cosa… hai detto?”, chiese esitante, temendo di aver capito male.
“Figlia mia”, ripeté il Cavaliere Blu. “Con tutto quello che hai fatto in questo anno che sei stata con noi, e anche prima di incontrarci, questo non è nulla per te. Hai superato prove inimmaginabili durante la tua vita, e supererai anche questa.”
La ragazza lo guardò sentendosi gli occhi bruciare dalla voglia che aveva di piangere. Allora in tutto quel tempo non si era sbagliata… veramente lui sapeva di essere suo padre, così come Ichigo sapeva di essere sua madre. Avrebbe voluto abbracciarlo, stringersi a lui e dirgli che gli voleva bene, ma non era il momento adatto. Per cui, recuperando il contegno e sentendosi dentro un gran senso di fiducia, la stessa fiducia immensa che lui aveva in lei, rispose decisa e con gli occhi lucidi:
“Sì, papà!”
“Sbrigatevi!”, gridò Mew Pudding dal campo di battaglia, con la voce sfinita, mentre schivava un altro fulmine di Flan con un salto indietro. “Anche Bu-ling ha dei limiti!”
“Saltiamo insieme, Angel!” esclamò deciso il Cavaliere Blu.
La ragazza si mise di fianco a lui, a distanza di un metro. “Andiamo!”, la guidò ancora il giovane.
I due guerrieri saltarono dal bordo del grattacielo nello stesso momento. Era un salto lungo, diretto contro Flan, e Mew Angel, incurante del dolore al ventre che avrebbe sentito di lì a poco, ci mise tutta la potenza di slancio che aveva.

Nella prima parte del salto, protesi in orizzontale, affiancati e con gli occhi che lacrimavano per il vento, i due caricarono velocemente la loro arma di energia, e Mew Angel lo fece cercando di trattenersi, visto che aveva paura che tutta la sua potenza potesse liberarsi in un solo colpo e uccidere tutti quanti. Era un procedimento che non aveva mai fatto mentre era lanciata in aria, e rimase stupita al vedere, dopo qualche istante, il suo pugnale rifulgere di luce azzurra, come la spada di suo padre.
Ma ebbe poco tempo per compiacersi, perché un attimo dopo si sentì nella pancia quei dolori simili a delle coltellate che ormai aveva imparato a riconoscere ed aspettarsi. Si contrasse per il male che sentiva e vide che il suo salto stava iniziando ad interrompersi. Suo padre era ormai più avanti rispetto a lei, e lei presto si sarebbe fermata e sarebbe caduta giù.
Il Cavaliere Blu, che mentre mirava a Flan la teneva d’occhio, volse la testa verso di lei e notò il suo problema. “Angel, girati verso di me e dammi la mano!”
Con uno sforzo enorme, cercando di ignorare il suo dolore, la ragazza ruotò di un quarto di giro verso il padre e stese il braccio sinistro. Anche il Cavaliere Blu si girò verso di lei e, dopo aver allungato la mano sinistra, afferrò la sua e diede uno strattone verso di sé, riuscendo a riportare Mew Angel alla sua altezza.
Come il Cavaliere Blu aveva previsto, nonostante fossero nel mezzo di un salto e quindi non udibili da un normale orecchio, Flan, con i suoi sensi acuti riuscì a sentire il suono dell’aria che veniva tagliata dai loro corpi che sfrecciavano. Anche se non li vedeva, distolse l’attenzione da Mew Pudding e Mew Zakuro, e girò la testa verso di loro, sollevando le braccia e caricando un fulmine.
‘No! Non importa quanta velocità ci mettete! Non bisogna mai attaccare dal di fronte, poi durante un salto così!’, pensò angosciata Mew Zakuro, che li aveva visti arrivare. ‘Perché non hanno attaccato da un punto cieco?’
Flan, sentendoli arrivare entrambi dritti verso di lui, lanciò una scarica verso punto in cui si trovavano.
“Arriva, Angel! Appoggiati a me!”
La ragazza stese le gambe, ed incontrò la pianta dei piedi del padre. Si appoggiò saldamente, premendo gli arti contro quelli del ragazzo. Entrambi continuavano a tenere stretta nella destra la loro arma, carica di energia distruttiva, e a stringersi saldamente la sinistra.
“Bene, Angel! Avanti!”
Nel momento in cui il fulmine stava per raggiungerli, i due guerrieri diedero una forte spinta contro i piedi dell’altro e si separarono in uno scatto, evitando l’attacco e diretti ciascuno verso un fianco di Flan. Quando lo raggiunsero, lei a sinistra e lui a destra, diedero un colpo nello stesso momento sotto l’attaccatura del braccio del loro nemico, sentendo i tessuti, i tendini e anche alcune costole che si tranciavano sotto la loro lama. Era un Jinseikou eseguito alla perfezione da tutti e due, ed avevano centrato in pieno il loro obiettivo. Atterrarono poco oltre, dando una frenata coi piedi e girandosi ansimanti verso Flan, mentre Mew Pudding e Mew Zakuro li guardavano atterrite. Anche Mew Ichigo, Mew Mint e Mew Lettuce erano riuscite a sollevare la testa e fissavano la scena impressionate e scioccate.
Il taglio profondo e preciso sotto le braccia di Flan gli aveva fatto esplodere una fontana di sangue dai fianchi, e l’alieno, lanciando imprecazioni e grida di dolore, crollò a terra. Ma non importava quanto fosse furiosa la sua rabbia: non riusciva più a tenersi in piedi, con i muscoli danneggiati in quel modo. Aveva completamente perso la facoltà di muoverli.
“Angel, bravissima. Hai visto? Sono orgoglioso di te!”, le disse il Cavaliere Blu con slancio e commozione, mentre ansimava lasciando che l’adrenalina fluisse da lui.
“Papà…”, boccheggiò di soddisfazione e meraviglia Mew Angel, girandosi a guardarlo, senza sapere ancora se credere a quello che erano appena riusciti a fare.
Al vedere i tagli sui fianchi di Flan e la punta insanguinata del suo pugnale, provò un intimo e dolce piacere: alla fine era riuscita a fare quello che si era prefissata dall’inizio, riuscire a ferire quell’alieno che le aveva devastato la famiglia e farlo gridare di dolore. Però, con il fondamentale aiuto di suo padre, era riuscita addirittura ad andare oltre: non solo l’avevano ferito, ma l’avevano reso incapace di combattere.
Ma non fecero neanche in tempo a gioire del loro successo: videro con orrore Flan raccogliersi su di sé e rimettersi in piedi, sostenendosi sulle braccia mentre si alzava.
“Cosa?! I muscoli vicino alla colonna vertebrale sono danneggiati, e anche la cassa toracica è compromessa… e ancora riesce ad alzarsi in piedi?”, chiese incredulo il ragazzo, sentendo che le sue convinzioni stavano iniziando a cedere.
Dal Caffè, anche Ryou e Keiichiro guardavano impressionati sullo schermo del computer quell’alieno che non si riusciva a sconfiggere in nessun modo. Che razza di avversario era? Era immortale? Era veramente, da semplice individuo, più persistente, resistente e tenace di Profondo Blu stesso.

“Nessuno… nessuno riuscirà a sconfiggermi, non prima che sia riuscito a portare a compimento il volere del mio Signore… non prima che la sua voce benedetta mi abbia approvato almeno una volta”, disse Flan, con voce terribile ma inaspettatamente calma, mentre girava la testa ferita e grondante sangue verso i guerrieri.
“Angel! Masaya! Ben fatto! Allontanatevi, adesso!”, si sentì una voce.
I due interpellati guardarono, e anche le loro quattro compagne. Mew Ichigo era riuscita anche lei a rialzarsi, nonostante le sue ferite. Si avvicinò barcollando, esausta come prima ma con la risolutezza nello sguardo, al suo compagno e a sua figlia, e si girò verso Flan.
“Adesso lo finisco io. Ragazze, datemi tutti i vostri poteri!”, gridò alle altre Mew Mew, sollevando l’arma.
Mew Zakuro e Mew Pudding puntarono subito le loro rispettive armi verso di lei e, con grande sforzo, anche Mew Lettuce e Mew Mint, da terra, fecero lo stesso. I loro poteri confluirono in un raggio luminoso dei loro rispettivi colori verso la StrawBell Bell della leader, che dopo aver raccolto tutta la loro energia, puntò l’arma contro Flan.
“Ribbon Strawberry Surprise Up!”, gridò, e lanciò un potente raggio, consistente del suo attacco potenziato sommato a tutti gli attacchi potenziati delle sue compagne. Flan cercò di sollevare le braccia per parare, ma le ferite che aveva ricevuto lo rallentavano e non riuscì ad essere pronto e scattante come all’inizio della battaglia. Il raggio di energia lo colpì in pieno, investendolo e inglobandolo in quel fascio di luce distruttivo. Le Mew Mew, a debita distanza, si coprirono la faccia con le braccia incrociate per il bagliore e lo spostamento d’aria che l’attacco aveva provocato, e Mew Angel e il Cavaliere Blu si strinsero al fianco della leader, una di qua e l’altro di là. La luminosità dell’attacco rischiarò il cielo di Tokyo per alcuni istanti e, quando fu esaurito, quello che i ragazzi videro fu Flan, pesantemente colpito, coperto di gravi bruciature e grondante ancora più sangue sia dal viso che dai fianchi. Riuscì a rimanere in piedi per un paio di istanti, e si mosse pesantemente cercando di effettuare un contrattacco, ma muovendosi le gravi ustioni sul suo corpo gli tolsero d’un tratto tutte le energie, il respiro gli mancò e crollò esanime a terra.
I guerrieri rimasero immobili, col fiato sospeso, ad osservare il loro terribile nemico, che non si muoveva.
“Flan… finalmente è sconfitto! Ce l’abbiamo fatta!”, gridò Mew Angel, con le lacrime agli occhi, non riuscendo quasi a crederci.
“Ragazze!”, chiamò Mew Ichigo le sue compagne, ansimando per la stanchezza e le ferite, ma con la luce del trionfo nello sguardo.
Mew Pudding e Mew Zakuro corsero da lei, e Mew Mint e Mew Lettuce, muovendosi piano, iniziarono a rimettersi in piedi.
“Oh, no!”, esclamò Mew Angel, avvicinandosi a loro. “Come state? Riuscite ad alzarvi?”
“Sì. Ci stiamo riprendendo, Angel-san”, rispose rassicurandola Mew Lettuce.
Mew Angel rimase vicino a loro finché furono riuscite a stabilizzarsi sulle gambe, e andarono poi dai loro compagni.
Tutti e sette si abbracciarono insieme, stringendosi forte e piangendo lacrime di commozione per la vittoria tanto faticosamente raggiunta, dopo un anno di sforzi e battaglie. Quando si staccarono ed alzarono la testa, videro che il vento aveva spinto via tutte le nuvole e il cielo iniziava ad imbiancarsi appena. Stava arrivando il giorno, dopo una notte d’inferno.
“L’alba…”, mormorò Mew Angel. “Non credevo che sarei riuscita a vederla. Guardate che bella!”
E gli altri non poterono fare a meno di osservare anche loro il cielo e di meravigliarsi di quel nero che si stava schiarendo, come se fosse la prima volta in cui vedevano il sole iniziare a sorgere.
“Amore”, disse il Cavaliere Blu a Mew Ichigo, distogliendo gli occhi dall’orizzonte e guardando i tagli sul dorso della sua ragazza. “Come ti senti? Le tue ferite…”
“Si chiuderanno, vedrai”, lo rassicurò lei. “Mi fanno meno male rispetto a prima. Angel…”
L’altra ragazza la guardò col fiato sospeso, e Mew Ichigo si avvicinò a lei abbracciandola forte. “Prima ti ho vista. Sei stata davvero bravissima. Ti sei impegnata così tanto… e… volevo dirti che…”
Mew Angel, stretta contro di lei, ascoltava senza riuscire a respirare, in tensione. Cosa voleva dirle? Forse voleva anche lei chiamarla figlia mia, come aveva fatto prima suo padre? Si sentì cedere le gambe alla sola prospettiva, visto che non aveva aspettato altro fin dal primo momento in cui l’aveva incontrata. Non vedeva l’ora di risponderle chiamandola mamma, ma non aveva intenzione di fare lei la prima mossa. L’avrebbe chiamata così solo se prima la leader la avesse riconosciuta come sua figlia.
Gli altri, attorno a loro due, le guardavano in attesa di quello che la loro leader avrebbe detto fra un attimo.
Ma a Mew Angel, in quel momento, si ghiacciò il sangue nelle vene. Stando abbracciata Mew Ichigo, che dava le spalle al corpo del loro nemico, vide qualcosa che non avrebbe mai pensato: Flan, che fino a poco prima era morto, si era alzato improvvisamente in piedi. Col viso e col corpo sfigurati dalle ferite e dalle bruciature, stava fermo sulle gambe, ed alzando le braccia impugnò i suoi coltelli.
Mew Angel fece un verso strozzato, gli altri, vedendolo, gridarono, e Mew Ichigo, che gli dava le spalle, si girò di scatto, a bocca spalancata ma senza riuscire ad emettere un suono. Non erano neanche lontani da lui, solo due o tre metri. Mew Ichigo spinse via Mew Angel e si mise davanti all’alieno, evocando di nuovo la sua StrawBell Bell e puntandogliela contro, pronta ad attaccarlo di nuovo.
Flan, prima che lei ne avesse il tempo, diede un veloce e violento colpo di kunai alla sua mano, facendole cadere l’arma e lasciandola indifesa. Con i coltelli che teneva stretti nell’altro pugno, le diede un altro colpo diretto, prendendola al fianco e scagliandola ad una decina di metri di distanza, facendola finire a terra. Mew Ichigo, al momento dell’attacco, si era girata parzialmente, quindi era riuscita a non farsi colpire in un punto vitale ed era stata presa di striscio, ma quel colpo, sommato a tutti quelli che si era presa precedentemente, le tolse in un attimo tutte le poche energie che era riuscita con fatica a recuperare, lasciandola distesa e senza fiato.
Al vedere quella scena, Mew Angel si sentì l’anima strapparsi via dal petto. Avrebbe voluto gridarle “Leader!”, ma invece, senza rendersene contro, le uscì “Mamma!”, con la voce sconvolta e pregna di terrore, avvicinandosi di corsa insieme ai suoi compagni.
Mentre la raggiungeva, si rese conto del terribile errore che avevano commesso tutti quanti: la prima cosa da fare, quando si sconfiggeva un nemico, era controllare che esso fosse veramente morto. La seconda, era non avvicinarsi mai al suddetto nemico prima di essersi assicurati che fosse morto. Con il cervello annebbiato dal trionfo per la loro presunta vittoria, nessuno di loro si era ricordato di queste due regole base.
“Dannato Flan!”, gli gridò contro il Cavaliere Blu. “Ragazze, non lasciamogli fare un altro passo verso Ichigo!”
Le Mew Mew, anche le due che fino a poco prima erano a terra, si sentirono tornare le forze al vedere la loro leader e amica venire colpita da quell’alieno ancora una volta, e gli lanciarono contro i loro attacchi, provocandogli altre bruciature ed ustioni.
Ma era solo il suo spirito consumato dall’odio, dal disprezzo e dal desiderio di vendetta a tenere in vita Flan. Gli attacchi delle guerriere lo colpivano e lui accusava senza difendersi, ma non sentiva nemmeno più il dolore. Ignorava completamente i loro colpi, e si sollevò in aria, a una decina di metri sopra di loro, caricando i kunai di elettricità e pronto a colpire l’intero campo di battaglia. Erano stati tutti presi alla sprovvista e Mew Zakuro non ebbe la prontezza di spirito di afferrargli un arto con la frusta per trattenerlo prima che si allontanasse troppo.
“Ichigo!”, la chiamò il Cavaliere Blu, in ginocchio e sostenendola tra le braccia. “Ichigo, resisti!”
“Questo maledetto!”, gridò Mew Mint, dopo aver colpito Flan a distanza con un’altra freccia. “Non funziona più niente contro di lui! Non sente nemmeno il dolore!”
“Terrestri!”, gridò la voce terribile di Flan, mentre caricava i coltelli, da cui iniziavano a sprizzare scintille e piccoli lampi per la grande potenza dell’attacco che stava preparando. “Non esiste che io muoia prima che abbia vendicato mio figlio e il mio Signore Profondo Blu. Nemmeno uno di voi sette se ne andrà da qui vivo! Io morirò, ma vi porterò con me, e con voi tutta quanta questa città!”
A quelle parole, Mew Angel si staccò dai suoi genitori e, guardando prima Flan e poi le altre Mew Mew, riuscì a condurre un ragionamento tattico nonostante il sangue infiammato che le sconvolgeva i pensieri. Trovò una soluzione drastica e per lei fatale, ma non le importava di morire, se questo voleva dire uccidere Flan.
‘L’unico modo per ucciderlo è eliminare ogni parte del suo corpo.’
“Ragazze, ascoltatemi!”, le richiamò. “Mettetevi ai quattro angoli del tetto, aspettate il mio salto, e create una barriera protettiva su tutta quanta Tokyo! Anche se siete solo in quattro, con i vostri potenziamenti dovreste farcela! Dovete crearlo dalla vostra altezza in giù! Lasciate scoperto il cielo, dove si trova Flan!”
“Angel-neechan, che vuoi fare?”, chiese agitatissima Mew Pudding, e gli altri la guardarono atterriti.
“Fate come vi ho detto, senza discutere! Non abbiamo tempo!”, le esortò Mew Angel.
“Ma non abbiamo quasi più energia!”, contestò Mew Zakuro. “Non riusciremo a mantenerlo a lungo.”
“Allora tenente duro più che potete!”, tagliò corto Mew Angel. “E’ l’ultima possibilità che abbiamo!”
Non avendo scelta, le quattro ragazze, con le loro ultime forze, si portarono di corsa ai quattro angoli del campo e prepararono le loro armi.
“Angel, aspetta!”, gridò il Cavaliere Blu alla figlia, tenendo stretta Mew Ichigo tra le braccia.
Senza prestargli attenzione, Mew Angel puntò Flan, abbassò le orecchie sulla testa e con un’espressione sconvolta e desiderosa di uccidere fece una breve rincorsa ed un salto verso di lui, senza nemmeno preparare la sua arma. Sapeva che, per la sua disabilità, non sarebbe riuscita ad arrivare fino a Flan, ma non importava. Le bastava arrivare a tre o quattro metri d’altezza, al di fuori del campo protettivo.
Al sentire il rumore dei suoi piedi che si staccavano da terra, Mew Ichigo aprì gli occhi e guardò atterrita verso l’altra ragazza che saltava, urlando con la voce deformata dall’orrore per quello che la figlia stava per fare: “Angel, per carità, fermati! Non farlo!”
Ma Mew Angel ormai era lanciata, e non si poteva più fermare. Puntava dritta verso il suo nemico, e nemmeno la voce di sua madre riuscì a raggiungerla e a bloccarla.
“Angel sta per usare il suo potere distruttivo!” esclamò agitata Mew Zakuro, che aveva capito le intenzioni dell’amica. “Stiamo pronte, ragazze! Se non alzeremo lo scudo al momento giusto e non teniamo duro, ucciderà anche noi!”
Appena Mew Angel ebbe saltato, le altre Mew Mew gridarono, dai quattro angoli: “Mew Mew Power Extension!”, e dalle loro armi si sprigionò un campo di energia luminoso che prima collegò loro quattro, per poi estendersi man mano, per chilometri e chilometri quadrati, fino a ricoprire l’intera superficie della città sotto di loro, arrivando in altezza a un metro sopra le loro teste.
Poco al di sopra, fuori dal campo di forza, Mew Angel, guardando Flan ferocemente, illuminandosi di azzurro evocò in un colpo solo tutta l’energia del dio alieno che aveva dentro di sé, senza cercare di controllarla o di trattenerla.
“Volevi vedere il potere del tuo dio?! Mangiatelo, Flan!”, gridò mentre saltava verso di lui, e un istante dopo liberò un Tenshin Jinseikou alla massima potenza, sprigionando un’ondata di energia distruttiva che illuminò il cielo di una luce azzurra accecante. Mentre attaccava, vide per l’ultima volta Flan fare un gran sorriso di trionfo, allargando e tendendo le mani verso il cielo, ed udì la sua voce, eccitata, emozionata e veramente felice come non gliel’aveva sentita mai.
“Mio Signore! Sento la sua immensa potenza! Il mio Signore finalmente mi ha ascoltato ed è tornato, dopo tutti questi anni! Ora niente potrà opporsi al tuo volere!”
Si rese conto che, non potendola vedere ma percependo l’energia del Jinseikou che si sprigionava senza barriere, Flan doveva aver interpretato il suo attacco come un segno dell’avvento del suo dio.
Intanto che l’energia si sprigionava da lei, la ragazza iniziò a sentire una sensazione terribile dentro di sé, come se avesse un fuoco che la bruciava dall’interno, che le toglieva il fiato e le schiantava il corpo, molto peggiore delle coltellate localizzate al ventre che ormai aveva imparato a riconoscere.
Al di sotto del campo di protezione, le quattro Mew Mew tenevano dura la loro barriera di energia, tenendo le armi puntate in alto per dare più resistenza, e il Cavaliere Blu teneva abbracciata Mew Ichigo, come a volerla proteggere nel caso la barriera avesse dovuto cedere. La sua compagna, che era fuori di sé, cercava di spingerlo via da lei, tendendo un braccio verso il cielo e chiamando il nome della figlia, e solo le sue ferite e l’essere trattenuta dalle braccia del suo ragazzo le impedirono di compiere gesti estremi.
Dopo una decina di secondi, tutto era finito. L’energia del Jinseikou si esaurì e il cielo tornò scuro, con il suo accenno di alba che stava iniziando. Le guerriere interruppero il campo di protezione d’un colpo, completamente sfinite. Il Cavaliere Blu teneva ancora stretta Mew Ichigo ed entrambi guardarono il cielo, alla ricerca di Flan, ma non lo trovarono. Mew Angel, che era ancora sospesa in aria senza più nessuno attorno a lei, sentì che dopo quell’attacco non le era più rimasto un briciolo di forza, e non riuscì a rimettersi dritta per atterrare in piedi. Cadde malamente, battendo il fianco sul tetto del grattacielo e rimanendo stesa, incapace perfino di sollevare la testa.

“Angel!”, gridò Mew Ichigo, mentre il suo compagno la lasciava andare. Al vedere la figlia distesa a terra, riuscì ad alzarsi in piedi nonostante le ferite e la stanchezza e si avvicinò di corsa. La girò a pancia in su e la sollevò tenendole il busto sulle ginocchia. “Angel, Angel, ce l’hai fatta, Flan… Flan è sparito!”, le annunciò, sorridendole per incoraggiarla e con le lacrime agli occhi. Sapeva che avrebbe dovuto piangere dalla felicità per la vittoria appena conquistata, ma invece si sentiva distrutta dentro e che quel pianto era di disperazione. Sapeva cosa succedeva quando una persona liberava un Jinseikou alla potenza massima.
“Già”, annuì Mew Zakuro, avvicinandosi con gli altri. “Ed è ironico che ad ucciderlo alla fine sia proprio stato il potere di quel dio a cui ha obbedito per tutta la vita.”
“Hai sentito, Angel-san? Abbiamo vinto per davvero, stavolta. Il tuo piano è stato decisivo, ha funzionato come avevi previsto. Alzati!” la incitò Mew Lettuce.
“Alzati, Angel-neechan, alzati!”, rincarò Mew Pudding.
Ma Mew Angel si rendeva conto che non ce la faceva. Non riusciva più nemmeno a muovere appena un braccio. Anche aprire la bocca per parlare le costava fatica, e non disse niente, rimanendo immobile.
“Oh, suvvia, anche noi siamo sfinite per il combattimento, ma ci siamo rialzate tutte”, cercò di spronarla Mew Mint. “Alzati anche tu!”
La ragazza a terra, nel frattempo, stava sentendo nel corpo un senso di sfinimento come non l’aveva mai provato prima. Nemmeno dopo il combattimento contro Waffle aveva sentito qualcosa di simile. Era una sensazione di bruciore interno continuo, che col passare dei secondi le stava spegnendo il soffio vitale dentro di sé. Era come aveva detto suo padre un paio di mesi prima, quando aveva scoperto il Jinseikou: quello era un attacco di Profondo Blu, non suo. Liberato alla sua massima potenza, non poteva essere sopportato dal fisico di un essere umano. Usarlo in quel modo portava alla morte chi lo usava. E, mentre dopo il combattimento contro Waffle, Angel aveva potuto opporre resistenza alla morte, impuntandosi e cercando di resistere e farsi forza, anche aiutata dai chirurghi dell’ospedale, stavolta sentiva che non c’era niente da fare. Sarebbe morta per la fatica e lo sfinimento da lì a poco, questo le era chiaro, e le era sempre stato chiaro, fin da quando aveva deciso di usare quell’attacco.
Sì, sarebbe morta. Ma era così che era giusto che finisse la sua vita. Le era anche andata meglio di quello che si aspettava all’inizio, quando aveva previsto che non sarebbe nemmeno riuscita ad infliggere un colpo a Flan: sarebbe morta, ma, insieme ai suoi fidi compagni e amici, era riuscita ad uccidere il suo nemico di tutta una vita. Era riuscita a sventare la sua minaccia e a vendicare la sua famiglia. Non poteva chiedere niente di più.
“Angel, Angel!”, la richiamò Mew Ichigo, col viso bagnato di lacrime e il tono disperato, visto che lei non parlava. “Angel, guardami! Non chiudere gli occhi, non lasciarmi! Non puoi lasciarmi proprio ora! Rimani con me!”
Angel aveva gli occhi semichiusi e spenti, e non riuscì a dirle niente. Il Cavaliere Blu si era accovacciato vicino a loro due, e scostò con una mano la frangia dagli occhi della figlia, guardandola sofferente ma con attenzione, come se stesse aspettando che succedesse qualcosa prima di decidere cosa fare. Le altre Mew Mew, un paio di metri più in là, guardavano abbattute e ammutolite, sapendo quello che sarebbe successo di lì a poco. Nessuna di loro se la sentiva di esortare Angel a resistere: sapevano che era inutile, e quello che fecero fu rimanere in rispettoso silenzio e con lo sguardo basso.
Mew Ichigo sollevò il busto della figlia e la baciò sulla fronte. “Amore mio… resta con me, ti prego!” la supplicò abbandonando l’ultima barriera emotiva che la divideva da lei.
“Mamma…”, riuscì a bisbigliare Mew Angel. La sua voce era sofferente per il dolore fisico, ma la chiamò in quel modo con la massima naturalezza, come se l’avesse sempre chiamata così, e con un tono come a cercare di farle forza. “Non è il momento di disperarsi… dovete festeggiare insieme invece, perché abbiamo vinto.”
“Noi avremo vinto, ma io… io ho perso”, mormorò Mew Ichigo, con gli occhi fissi nei suoi e la morte nella voce.
Angel non riusciva più quasi nemmeno a sentirla, e tantomeno a risponderle. Sentiva solo che la sua vita le stava fluendo dal corpo e respirare le era sempre più difficile, e non poteva fare nulla per cercare di opporsi. ‘Allora è questo che si prova a morire…’, riuscì a pensare mentre chiudeva gli occhi. ‘Almeno, forse rivedrò i miei nonni… rivedrò la mia famiglia. Muoio come è giusto che muoia un guerriero. Era così che doveva andare. Ho fatto quello che era giusto.’ L’unica cosa di cui si rattristava era il vedere la disperazione di sua madre mentre la sorreggeva. Non sapeva come avrebbe potuto andare avanti senza di lei, ora che le era chiaro che era a conoscenza del loro legme di sangue. E neanche suo padre, e i suoi amici…

Il cervello le entrò in una specie di limbo, e rimase in uno stato di morte apparente per un tempo indefinito. Aspettava di poter rivedere, di lì a poco, il viso severo ma accogliente di suo nonno, la persona più importante della sua vita, che le dava il benvenuto nella loro dimensione, dove sarebbe stata d’ora in avanti insieme alla sua famiglia, alla sua adorata nonna, e insieme ai suoi genitori che di sicuro fremevano di rivederla, quei genitori che si erano sacrificati per lei ma che non aveva mai conosciuto. Ma, mentre la coscienza lentamente le si risvegliava, non sentì la voce del suo adorato nonno come si aspettava, ma una ragazza che la chiamava.
“Angel… Angel?”
‘Oh, questa è la mamma’, pensò, sollevata. ‘Dove sei, mamma?’
Man mano, sentiva però qualcosa che non si aspettava: iniziava a percepire l’energia e il flusso della vita che dal petto le si propagava man mano per il corpo, e sentì, dopo alcuni secondi, di avere abbastanza forza per aprire gli occhi. Un po’ sfocata, vide il viso di Mew Ichigo a poca distanza dal suo, che la guardava trepidante.
“Mamma… eccoti qui”, le disse, sollevata di vederla, senza nessuna fatica o dolore nel parlare. Ma era proprio quella mamma che si aspettava di vedere? Aveva parlato con la voce che le era uscita dal corpo, come se fosse stata viva. Si sentiva intorpidita, col cervello annebbiato e la coscienza sospesa, come in uno strano sogno.
“Svegliati, Angel-neechan!”, sentì un urlo acuto nell’orecchio, e a quel punto, per lo spavento l’energia le tornò tutta d’un colpo e saltò in piedi, frastornata.
Appena si fu calmata, vide che accanto a sua madre, accovacciata a terra, stavano suo padre e anche le sue quattro compagne, a fare capannello attorno a loro. Tutti e sei la guardavano ad occhi spalancati, senza dire nulla, in attesa di una sua reazione.
Mew Angel li guardò in viso a uno a uno, sentendo che qualcosa non le tornava, poi chiese, perplessa e concretizzando come suo solito in poche parole quello che provava: “e beh?”
Loro si guardarono meravigliati l’un l’altro. “E beh?”, ripeté meravigliata Mew Mint, e tutti quanti scoppiarono a ridere di gusto, abbracciandosi l’un l’altro per la felicità, senza più traccia di quella disperazione di cui erano pieni fino a poco prima. Mew Ichigo si attaccò alle spalle del Cavaliere Blu, e lui la sorresse di rimando, tutti e due ridendo sia di divertimento che di sollievo e liberazione da un tormento.
“Perché sono ancora qui, ragazzi?”, insisté Mew Angel, che non ci stava capendo nulla. “Perché non sono morta?”
“Stavi morendo infatti, Angel-san”, rispose Mew Lettuce dopo che si fu ristabilita la calma. “Ma poi, Aoyama-san…”
“Angel, non ti ricordi che prima, poco dopo aver scoperto la tua ferita alla pancia, sono sparito per un po’ e sono tornato quando voi già eravate di fronte a Flan, a Shibuya?”, le chiese suo padre, alzandosi in piedi.
“Sì, mi ricordo. Non sapevamo dove fossi finito”, mormorò lei.
“Indovina dov’era andato, Angel-neechan?”, chiese Mew Pudding, saltellando sul posto da un piede all’altro.
Mew Angel la guardò senza capire. “Non lo so, dov’era andato?”
“Ma era tornato indietro al Caffè a prendere la µAqua con cui eri venuta qui!”, esclamò tutta giuliva Mew Pudding.
Mew Angel spalancò gli occhi a quelle parole. Aveva capito cos’era successo pochi minuti prima.
“E se l’è tenuta in tasca per tutta la durata della battaglia, pensa”, commentò Mew Mint.
“Quando ho visto qual era il tuo problema, ho capito che non potevo lasciare che tu rischiassi di morire”, le spiegò il Cavaliere Blu. “Quindi quando sono tornato indietro ho chiesto a Shirogane dove avevi messo la µAqua quando sei arrivata qui.”
“E lui… lui te l’ha detto?”, chiese Mew Angel, a voce bassa.
“Certamente, è stato d’accordo anche lui”, annuì il padre.
“Oh, boss…”, mormorò lei.
“Non trovarlo strano, Angel-san. Sai quanto Ryou-kun ti vuole bene”, le disse Mew Lettuce.
“Ho aspettato proprio l’ultimo momento per usarla, perché l’ho tenuta come ultima spiaggia. Speravo che succedesse un miracolo e potessi sopravvivere in qualche modo con le tue sole forze, ma usando il Jinseikou in quel modo è impossibile riuscirci. Ho deciso di utilizzarla su di te proprio mentre stavi per morire, quando ho capito che diversamente non ci sarebbe stato modo”, aggiunse il ragazzo.
“E quindi, sono riuscita diciamo… a non morire adesso per questo. Ma adesso la µAqua non c’è più… non posso più tornare da dove sono venuta… e ora… ora…”, disse ancora Mew Angel confusa, mettendosi una mano sulla fronte.
“Ora resterai qui con noi, Angel”, le disse Mew Zakuro con tono sicuro. “Non hai scelta, ma anche se ce l’avessi… non ne sei contenta?”
Lei li guardò di nuovo uno per uno. “Io rimanere qui…? Vivere con voi?”
“Sì, Angel-neechan!”, esclamò Mew Pudding. “Continuerai a vivere con noi! Con tutti quanti noi! Come ti sembra?”
Mew Angel stava sentendo che gli occhi le si stavano riempendo di lacrime, ma non sapeva il perché neanche lei. Stava sentendo in quel momento che si era realizzato tutto ciò che nel profondo desiderava di più: era sopravvissuta alla battaglia contro Flan, e invece di tornare nel mondo da cui era originaria, i suoi compagni le stavano dicendo che ora sarebbe rimasta con loro…
Guardò Mew Ichigo, che la fissava con gli occhi lucidi.
“Angel, devo dirti una cosa. Anzi, devo dirlo a tutti. Ci ho pensato molto, da mesi, in realtà… ma era sempre qualcosa di astratto e fumoso, perché non avrei mai pensato che dopo Flan saresti rimasta con noi. E poi i miei sentimenti ogni volta si mettevano in mezzo… ma stanotte ti ho osservato bene, dall’inizio alla fine, hai guidato la battaglia in modo splendido, hai scelto di sacrificarti pur di salvarci, e pensando anche a tutti i mesi scorsi, in cui ti sei comportata allo stesso modo… sì, non ho più nessun dubbio.”
Tutti quanti fissavano Mew Ichigo con il fiato sospeso, in attesa e con il magone.
Mew Ichigo guardò la figlia dritta negli occhi. “Angel, da oggi sarai tu la leader della squadra.”
Le altre ragazze rimasero sbigottite di fronte a quell’annuncio, al Cavaliere Blu mancò il respiro per un momento, dato che sapeva cosa significava quella decisione per la sua compagna, vista la sua tendenza negli ultimi tempi a voler preservare Angel da ogni tipo di minaccia. Non credeva che sarebbe mai maturata tanto da prendere una decisione del genere.
Mew Angel allargò appena gli occhi. “…io, la leader?”
“Sì”, annuì convinta Mew Ichigo. “Hai qualche dubbio? Sentiamo cosa hanno da dire le altre.” E si voltò verso le altre Mew Mew.
Mew Angel le guardò frastornata, attendendo la loro opinione.
“Beh, una decisione presa da Ichigo è già discutibile di suo, ma considerando i vari pregi e difetti di come sono andate le battaglie guidate da te, devo dire che la bilancia si sposta verso i pregi per il rotto della cuffia”, commentò Mew Mint, incrociando le braccia e socchiudendo gli occhi.
“La battaglia contro Flan è andata bene soprattutto perché ci hai guidati tu, Angel-san”, le sorrise Mew Lettuce. “L’ho già detto una volta a Ryou-kun, ma lo dico di nuovo anche a te: quando hai guidato le battaglie, mi sono sempre sentita sicura.”
“Sì”, annuì Mew Zakuro. “Il senso di giustizia, il carisma e il saper dare la sicurezza sono le doti più importanti di un leader.”
“E Bu-ling è tanto tanto contenta se adesso la leader sarai tu, Angel-neechan!” esclamò emozionata Mew Pudding. “Se Ichigo-neechan ha deciso così, vuol dire che è giusto così!”
Mew Angel fece un gran sorriso appagato a quelle parole, con gli occhi che le brillavano, ma le venne da obiettare: “Ma Ichigo… è sempre stata la leader, dall’inizio fino ad ora. Sono due anni… non è che io sia più brava di lei in questo compito. E poi sono la più debole fra voi, lo sapete.”
“Non è la potenza a fare un leader, Angel”, le disse suo padre, emozionato dallo sviluppo degli eventi. “Zakuro-san ti ha appena detto quali sono le doti fondamentali, e l’hai visto da sola in tutti questi mesi. Ichigo non ti sta passando il ruolo perché pensa di non essere più adatta, ma perché tu te lo meriti. Hai faticato e ti sei impegnata tanto, te lo sei guadagnato e lei ti ha riconosciuta. Vero, Ichigo?”
“Sì”, rispose la sua compagna, continuando a guardare la figlia, e visto che Mew Angel continuava a guardarla attonita e quasi tremante, le fece un gran sorriso e allargò le braccia. “Su, vieni qui e abbracciami!”
Sembrava che Angel non aspettasse altro. Quelle parole ruppero la tensione che la teneva immobile, con uno scatto le saltò tra le braccia e la strinse forte stando attenta a non toccarle la parte superiore della schiena. Lasciò scorrere con le lacrime tutta l’agitazione che sentiva e aveva sentito in quegli ultimi tempi, chiamandola ancora come avrebbe sempre voluto chiamarla da quando l’aveva incontrata.
“Mamma! Mamma!”, mentre piangeva strofinando la guancia contro la sua. “Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Per quello che hai fatto stanotte… stavi per farti uccidere pur di salvarmi.”
Anche Mew Ichigo la strinse forte come se non avesse voluto più lasciarla andare, e piangeva anche lei dalla gran gioia di poter esprimere quell’amore che fino ad ora aveva dovuto tenere celato e soffocato. “Certo, te l’avevo promesso che l’avrei fatto. Ma non l’ho fatto perché te l’ho promesso. Mi è venuto naturale. Tesoro mio…” aggiunse, sentendo che non c’era proprio nulla di strano nel chiamare così quella ragazza che aveva la sua età ed era alta come lei. Era sua figlia e la amava come tale, e tutto il resto non aveva importanza.
Ancora abbracciata a lei, Mew Angel alzò appena lo sguardo verso il ragazzo poco distante da loro, che le guardava in silenzio con gli occhi lucidi. Quel giovane che le aveva insegnato, che era stato per lei una guida, che l’aveva sempre protetta ed aiutata, che era stato per lei un supporto e una spalla su cui piangere, che aveva dimostrato di amarla quanto la amava Ichigo. Oltre a tutto quello che aveva fatto per lei, il suo contributo nella battaglia contro Flan era stato fondamentale, e senza di lui non sarebbero mai riusciti a vincere. Con trasporto tese il braccio verso di lui.
“Papà!”, lo chiamò.
A quel richiamo, il giovane si avvicinò subito e lei lo cinse col braccio libero, tenendosi allacciata ad entrambi, una di qua e l’altro di là, mentre loro la stringevano, la accarezzavano, la baciavano sulle guance e sulla fronte, piangendo insieme a lei.
Le loro amiche guardavano a qualche metro di distanza, incantate e commosse da quello spettacolo e senza sapere cosa dire, ma, dopo essersi stretta ancora ai suoi genitori, godendosi le loro coccole ad occhi chiusi, Mew Angel alzò lo sguardo verso di loro.
“La mia famiglia!”, esclamò tirando su col naso, e loro, sentendosi chiamare così, le sorrisero illuminandosi, si avvicinarono e la strapparono dalle braccia dei suoi genitori. Attorno a lei, un po’ la abbracciarono, un po’ le scompigliarono i capelli e un po’ le diedero degli scappellotti, ridendo tutti insieme per quel nuovo futuro che si apriva davanti a loro.
“Sì! Sì! Angel-neechan fa parte della famiglia di Bu-ling, come i suoi fratelli!”, esclamò emozionata Bu-ling.
“Hai ragione, Angel-san, ormai per te siamo noi la tua famiglia. E posso dire che anche tu lo sei per me”, disse lieta Mew Lettuce, abbracciandola.
“Sei sicuramente molto più famiglia tu di quella di sangue che mi sono lasciata alle spalle. La famiglia è data dai legami, non per forza dal sangue”, commentò Mew Zakuro, passandole la mano fra i capelli.
“Io devo obiettare. Se si viene a sapere che una grezzona come te fa parte della mia famiglia, si distruggerà tutta la mia reputazione”, disse sostenuta Mew Mint. E, quando Mew Angel la guardò attonita per un attimo, fece una risata. “Ma dai! Scherzavo! Certo che ti considero parte della mia famiglia! Però mi raccomando, non dirlo troppo in giro”, ed anche Mew Angel si mise a ridere di gusto alla sua battuta.
“Adesso sei la leader, Angel”, le disse Mew Ichigo incoraggiante. “Non vuoi dire niente alla squadra?”
Mew Angel guardò in viso uno per uno tutti i suoi compagni, che la fissavano trepidanti. Evidentemente si aspettavano un discorso di qualche tipo, ma lei sapeva di non essere brava con i discorsi lunghi. Poteva solo lasciarsi andare e parlare direttamente dal cuore, senza lasciare che i pensieri si mettessero in mezzo.
“Amici, abbiamo vinto!” esclamò con passione e con le guance rigate dalle lacrime. “E abbiamo vinto perché abbiamo combattuto insieme. Ognuno di noi è stato importante in questa battaglia, e in tutte quelle che abbiamo fatto in quest’anno. Flan non poteva fare nulla contro di noi, ed ora è morto. È davvero morto! Sono orgogliosa e onorata di essere una vostra compagna di squadra e di combattere insieme a voi!”
I suoi compagni rimasero lieti e appagati da quelle parole, carismatiche e cariche come dovevano essere quelle di un leader. Angel non era brava a parlare, ma quando si lasciava prendere dall’emozione riusciva eccome ad infondere il giusto spirito alla squadra. Sembrò, ad ognuno di loro, che quelle parole stessero facendo passare il dolore dalle loro ferite, infondendo una nuova energia nei loro corpi stanchi.
“Ichigo, tua figlia sarà una grande leader, come te”, si complimentò Mew Zakuro. “Hai fatto la scelta giusta.”
Mew Ichigo annuì, sorridendo soddisfatta e compiaciuta. Per lei non era una scelta scontata non essere più la leader del gruppo. Aveva guidato la squadra in due anni di battaglie, e sapere che d’ora in poi non avrebbe più avuto quel ruolo le provocava un lieve senso di smarrimento. Tuttavia sapeva, sia razionalmente che a livello interiore, che Angel non sarebbe stata da meno di lei. Non era una decisione presa a cuor leggero, dettata dall’impeto del momento. Aveva visto Angel come potenziale leader già all’inizio dell’autunno, quando le aveva dato più volte dimostrazione di poterlo essere senza problemi, e da lì in poi non aveva fatto altro che confermarle di nuovo, ancora e ancora, che ci aveva visto giusto. Non era un regalo quello che le stava facendo, ma era ciò che le spettava per tutto l’impegno che ci aveva messo e i traguardi che aveva raggiunto. Sapeva che non avrebbe potuto mettere la squadra in mani migliori, e sentiva che da quel momento in poi non avrebbe più avuto paura per Angel, vedendola partecipare alle battaglie: anche se ora era la leader, non sarebbe mai stata da sola, e insieme ai suoi genitori e alle sue amiche non avrebbe avuto niente da temere. La battaglia di quella notte glielo aveva dimostrato.
“Oh! Il sole sta sorgendo, finalmente!”, esclamò poi, scuotendosi dai suoi pensieri e guardando oltre verso l’orizzonte.
Le Mew Mew smisero di ridere e di scherzare, e tutti e sette si misero ad osservare il sole di inizio primavera, ancora basso, che era appena spuntato e che iniziava a inondare coi suoi raggi la città. Mentre Mew Angel guardava incantata la sua luce, sentendo quell’alba come un inizio simbolico di una nuova era che incominciava, vide con la coda dell’occhio una leggera luminescenza provenire dai corpi delle sue amiche. Girò la testa e vide che erano tutte tornate normali, tutte tranne lei. E tranne suo padre.
“Ci siamo ritrasformate?”, chiese Bu-ling, guardandosi.
“Sì, il nostro nemico è stato sconfitto, e di conseguenza anche i nostri poteri sono svaniti, di nuovo”, spiegò Zakuro.
“Siamo tornate ragazze normali…”, commentò Ichigo in un mormorio.
“Ma Angel-san è rimasta una Mew Mew”, obiettò Retasu.
“Sì, il boss una volta me l’ha spiegato”, disse Mew Angel. “Io sono nata già con il DNA alterato, quindi i poteri non mi andranno mai via.”
“E questo vale anche per me”, aggiunse il Cavaliere Blu.
“Ma se vuoi, Angel-san, posso parlarne con Ryou-kun e chiedergli di trovare il modo di far diventare anche te una ragazza normale”, aggiunse con un risolino Retasu, già sapendo quale sarebbe stata la risposta dell’amica.
“Lo ammazzo nel sonno, se lo fa davvero”, la avvertì ridendo Mew Angel. Era fuori dalla sua concezione essere senza poteri e DNA con parti animali, visto che lei era già nata in quelle condizioni ed era per lei la normalità e parte della sua persona essere così.
“Ma tanto nel caso dovesse presentarsi un altro nemico, i poteri torneranno sicuramente anche a noi”, fece Minto col tono grintoso. “E allora vedremo di cosa Angel è davvero capace, ora che è la leader in forma ufficiale.”
“E’ una fortuna che voi due possiate ancora trasformarvi”, disse Mew Ichigo allegramente. “Così potete portarci giù.”
“No, io non credo”, fece tristemente Mew Angel. “Lo sapete… dovrete farvi portare giù da mio padre, e anch’io.”
“Ne sei convinta, Angel?”, le chiese il Cavaliere Blu. “Secondo me quella µAqua, oltre a riportarti in vita, ti ha fatto anche guarire la ferita in pancia. Perché non provi?”
A questa possibilità Mew Angel non aveva pensato. L’unico modo che aveva per verificarlo era fare un tentativo. Adocchiò il grattacielo gemello a quello su cui si trovarono, fece una rincorsa e spiccò un salto lungo per arrivarci. Era lo stesso tipo di salto che aveva fatto prima con suo padre, ma ora non sentì nessun dolore al ventre, nessuna coltellata che le togliesse il fiato e la facesse cadere giù. Atterrò sull’altro tetto sentendosi più energica e forte che mai, e col cuore palpitante tornò con un altro salto da dove era partita. Finalmente la garanzia più importante per la sua vita, che veniva prima dell’aiuto dei suoi genitori e delle sue amiche, che le aveva sempre garantito la sopravvivenza, cioè il suo corpo, con la sua salute e il suo vigore, era tornato dalla sua parte. Si sentiva in grado di poter essere veramente fondamentale per la squadra ora, non solo perché era diventata la leader, ma perché poteva partecipare attivamente alle battaglie senza nessuna limitazione.
“Non mi fa più male!”, annunciò, emozionata e trionfante. “Sono guarita! Posso saltare e correre di nuovo!”
“Che bello, Angel-neechan!”, esclamò Bu-ling avvicinandosi a lei e saltandole al collo. “Saresti stata una buona leader comunque, ma adesso che sei guarita, nessuno ci potrà fermare!”
“Sono davvero contenta per te, Angel”, sorrise Zakuro, con lo sguardo morbido e sollevato. “Visto quanto conta per te poter combattere insieme a noi.”
Ichigo e il Cavaliere Blu sospirarono provando un gran sollievo, visto che d’ora in poi la figlia avrebbe potuto tornare a muoversi in combattimento con la stessa agilità di una volta, e non avrebbe rischiato più di essere colpita come era avvenuto negli ultimi mesi.
“Sì, ma adesso vi sbrighereste a portarci giù?”, chiese impaziente Minto a Mew Angel e al Cavaliere Blu. “Quassù tira un gran vento freddo.”
“Sì”, annuì il ragazzo. “Dovremo fare due viaggi.”
“No, se ne portiamo giù due a testa, il secondo viaggio lo faccio solo io”, propose Mew Angel. “Mi sento in gran forma, posso farlo!”
Il Cavaliere Blu la guardò compiaciuto ed annuì.
“Bu-ling, Minto, con me”, chiamò la ragazza. La più piccola si avvicinò a lei e le saltò sulla schiena, e Mew Angel afferrò Minto sotto le braccia. “Vi fidate?”
“Certamente, Angel-neechan!”, rispose pronta Bu-ling.
“Insomma…” borbottò Minto. “Ma sì, ti ho vista saltare prima. Sono sicura che non ci schianteremo”, disse poi più convinta.
“Io aspetto”, disse Ichigo. “Masaya, porta pure Zakuro e Retasu.”
Il giovane capì il motivo della sua decisione: voleva restare sola con Angel per un momento, più tardi, e annuì. “Va bene. Andiamo, ragazze.”
Prese in braccio Retasu e lasciò che Zakuro si aggrappasse alle sue spalle, e insieme alla figlia si sporse, guardando l’abisso che si apriva sotto di loro.
“Andiamo!”, gridò Mew Angel, ed entrambi saltarono. La ragazza giunse con un salto fino al tetto di un grattacielo più basso tenendo saldamente Minto tra le braccia e con la pressione di Bu-ling sulla schiena, e non accusò alcun dolore alla pancia. Era guarita davvero!
Da lì fece altri tre o quattro salti verso tetti man mano più bassi, fino ad atterrare sullo spiazzo davanti al Palazzo del Governo, dove già erano arrivati suo padre, tornato normale, Zakuro e Retasu. Fece scendere Bu-ling e lasciò Minto, disse: “torno su”, e libera dal peso, con altri salti veloci e leggeri, appoggiandosi alle pareti e ripartendo con uno scatto, fu di nuovo sul tetto del palazzo, dove era rimasta Ichigo ad aspettarla.
“Mamma…”, disse con un lieve imbarazzo, e si girò dandole le spalle. “Sali.”
Ichigo si avvicinò e le circondò il collo con le braccia, stringendola forte. “Sono così felice che rimani qui con noi… con me”, le mormorò nell’orecchio. “Non sarei stata in grado di andare avanti senza di te. Non sai quanto ho dovuto lavorarci i mesi scorsi, per arrivare ad accettare che non ti avrei più vista… e non sono mai riuscita ad accettarlo del tutto.”
“Mamma…” ripeté Mew Angel, sentendosi commuovere. Non voleva che sua madre la vedesse piangere ancora, però. “Non me ne andrò più, mamma. Vivrò ancora col boss e con Keiichiro, farò le scuole superiori qui, e ci vedremo sempre, ogni giorno”, le disse con tono rassicurante. “Quando tu e papà vi sposerete, vi porterò gli anelli, e quando avrete altri figli, ve li baderò io!”, aggiunse a mo’ di battuta, ma con la volontà e l’intenzione di fare davvero quello che aveva appena detto. Ichigo la strinse ancora di più e si sporse per baciarla sulla guancia a quelle parole, ed Angel si sentì arrossire e il cuore battere più forte per l’emozione. Scosse appena la testa per riprendere lucidità e strinse le gambe di Ichigo per reggersela sulla schiena.
Si slanciò sul tetto più basso e percorse la stessa strada di prima, fino ad arrivare dove gli altri le stavano aspettando. E a quel punto Mew Angel vide una cosa bellissima, che la fece emozionare: le persone che erano state barricate in casa per tutta la notte, impaurite e tremanti, con l’arrivo del nuovo giorno stavano uscendo dai palazzi, gridando di gioia e sollievo, avendo capito che la minaccia degli alieni era stata sventata ancora una volta e Tokyo era di nuovo salva. Quello era uno spettacolo nuovo agli occhi di Angel: era la prima volta da quando era in vita che Tokyo, la sua amata città natia, era libera, senza l’ombra di Flan a minacciarla.
“Andiamo ragazzi, Ryou-kun e Keiichiro ci staranno aspettando”, propose Retasu.
“Voi andate, io torno un attimo su”, disse subito Mew Angel. “Vi raggiungo dopo.”
“Ma come?”, chiese con una leggera delusione Ichigo. “Perché non vieni con noi? Andiamo tutti insieme.”
“Arrivo subito, ve lo prometto”, la rassicurò Mew Angel. “Devo solo fare una cosa.”
Masaya si avvicinò a Ichigo. “Sta’ tranquilla, ti puoi fidare e lo sai. Angel tornerà sempre da noi, non devi aver più paura che se ne vada.”
Mew Angel annuì convinta. “Sì, te l’ho detto prima. Non me ne andrò più e staremo sempre insieme.”
Ichigo la guardò e le sorrise con fiducia. “Va bene, ci vediamo dopo.”
La nuova leader del gruppo fece un gran sorriso lieto a tutti i membri della squadra, e fece per saltare per allontanarsi da loro, ma all’ultimo sentì una mano che la tratteneva per la coda. Guardò, ed era Bu-ling, che la fissava con gli occhi sbarrati e lo sguardo assente.
“Bu-ling, cosa c’è?”, chiese stranita.
“A Bu-ling è appena venuta in mente una cosa molto molto importante”, disse con tono quasi distaccato la più piccola, come se avesse appena avuto una visione. “Ragazzi, mi sa che questa battaglia l’abbiamo vinta nel modo sbagliato.”
“Eh?”, fecero tutti, guardandola con tanto d’occhi. “In che senso?”
“Non dovevi usare il Jinseikou per vincere, poi fatto in quel modo così potente”, rispose semplicemente la ragazzina, guardando Mew Angel.
“E perché mai?”, chiese Masaya, perplesso.
“Perché… perché…”, fece lei, dandosi dei colpetti in testa. “Bu-ling non ricorda, ma vi giura che non si sta inventando niente. So che usando il Jinseikou, poi ad alta potenza così come hai fatto tu, Angel-neechan, qualcuno potrebbe scoprirlo e venirti a cercare.”
“Ma sei sicura di non aver sognato?”, chiese Retasu, comprensiva.
“No, no!”, esclamò agitata la più piccola. “Bu-ling l’ha sentito chiaramente, gliel’ha detto qualcuno, ma non ricorda chi.”
“Quindi qualcuno che non sai chi sia, dovrebbe venire a cercare Angel solo perché ha usato il Jinseikou, e questo te l’ha detto un altro qualcuno, e non sai chi sia nemmeno lui. Ho capito bene?”, chiese Minto con una risatina ironica.
“Esatto!”, esclamò trionfante Bu-ling, che non aveva afferrato, lieta di essersi spiegata. “Non è tutto molto chiaro?”
“Beh, se è vero”, risolse Mew Angel con una risata. “Se questo qualcuno mi verrà davvero a cercare, allora sistemeremo anche lui. Vero, ragazzi?”, e strizzò l’occhio ai suoi amici.
“Sicuramente, qualunque nemico dovesse presentarsi più avanti avrà quello che si merita”, assicurò Ichigo, e anche gli altri rincararono la dose per tranquillizzare Bu-ling, la quale si acquietò con l’aria un po’ perplessa e confusa.
“Adesso posso andare?”, chiese condiscentente Mew Angel. I suoi amici annuirono e lei con un salto sparì.
I suoi compagni, lentamente per la stanchezza della battaglia, si avviarono per tornare al Caffè.

Ryou, insieme a Keiichiro, li aspettava di fuori. Quando li vide avvicinarsi partì di corsa verso di loro, visibilmente emozionato e impaziente.
“Ryou-kun!”, esclamò Retasu appena lo vide, e il ragazzo la abbracciò con impeto, stringendola forte. Non la baciò, come non faceva mai quando si trovavano in presenza di altre persone, ma Retasu sapeva che Ryou non aveva bisogno di baci per dimostrarle quello che sentiva. “Stai bene? Prima, quando Flan ti ha colpita…”, e non riuscì a proseguire.
“Sto bene, Ryou-kun. Mi sento molto meglio. Ho solo bisogno di dormire, vedrai che domani sarò in forma.”
Si strinsero forte, mentre Masha, vicino a lui, svolazzando ripeteva: “brava, Ichigo! Bravi, ragazzi!”
“Avete ucciso Flan, alla fine”, commentò estasiato Keiichiro, che si era avvicinato di corsa anche lui. “Abbiamo seguito tutta la battaglia al computer. Non potete immaginare tutto quello che abbiamo provato. Siete stati bravissimi, tutti quanti. La Terra e Tokyo, grazie a voi, sono di nuovo salvi.”
“E’ vero”, aggiunse Ryou, staccandosi da Retasu. Aveva gli occhi lucidi, ma non pianse. “Non avevo dubbi che sareste di nuovo riusciti. Sono orgoglioso di tutti voi.”
I guerrieri si sorrisero a vicenda, visto che non era una cosa comune che Ryou si complimentasse in quel modo.
“Ma dov’è Angel?”, chiese.
“Arriva più tardi”, rispose Masaya.
Ryou alzò gli occhi al cielo. “Sempre a scapparsene in giro. Potrà abituarsi a noi e al nostro mondo finché volete, ma rimarrà sempre un po’ selvatica. Meno male che sei tornato indietro a prendere la sua µAqua. È stata una bella pensata, io nemmeno mi ricordavo più che ce l’aveva.”
Guardò poi Ichigo. “E così adesso la leader della squadra sarà lei.”
“Non credi che abbia fatto bene?”, gli chiese Ichigo, anche se dal tono si capiva che non le importava granché della sua opinione.
“No, penso che sia stato seguito il flusso naturale delle cose. Dal vecchio si passa al nuovo, è così che funziona. Hai passato il comando a tua figlia quando lei ha dimostrato di averlo meritato. Ne avevamo già parlato mesi fa, e sono convinto anch’io che farà un buon lavoro.” Mise il braccio attorno alle spalle di Retasu. “Andiamo dentro e vediamo di darci una sistemata.”

Una volta all’interno, Keiichiro propose di esaminare le ferite di Ichigo, che era quella che aveva accusato di più in quella battaglia. Le sollevò la maglia e vide con sollievo che le ferite, anche se ancora aperte, avevano smesso di sanguinare.
“Non hai bisogno di andare all’ospedale, Ichigo-san. Dobbiamo solo disinfettarti e bendarti, e vedrai che in qualche settimana sarai completamente guarita. Andiamo in bagno, che vedo di sistemarti.”
Keiichiro non era un infermiere di professione, ma avendo dovuto badare a Ryou fin da quando era bambino aveva accumulato una certa esperienza di assistenza. Perciò fu svelto a disinfettare e a bendare le ferite della ragazza, e quando furono di sotto le disse, per concludere: “per riprenderti da quelle scariche elettriche non c’è niente di meglio di un buon sonno, come già ha detto Retasu. Adesso vogliamo preparare un bel tè mentre aspettiamo che Angel torni?”
I ragazzi annuirono entusiasti, ma a Ryou venne in mente qualcosa.
“Aspettate! Angel, prima della battaglia, mi aveva dato questa…”, e tirò fuori dalla tasca la busta ripiegata, con dentro i fogli scritti da lei la sera prima. “Mi aveva detto di non aprirla subito, e di leggerla insieme a voi dopo la battaglia, quando lei… quando lei non ci sarebbe stata più. Beh, non è morta come si aspettava, ma comunque adesso non c’è.”
“E quindi possiamo leggerla!”, esclamò saltellando Bu-ling. “Shirogane-niichan, che dice?”
I ragazzi si raccolsero curiosi attorno a Ryou, che aveva tolto i fogli dalla busta e si apprestava a leggerli. Erano scritti fitti, con alcune cancellature sui caratteri hiragana, sostituiti vicino con i kanji che in quell’anno aveva imparato e a mano a mano si era ricordata.
Ryou lesse con gli occhi velocemente le prime righe e, con un lieve rossore in viso, passò i fogli a Keiichiro, che stava di fianco a lui. “Leggi tu. Io non ce la faccio.”
Il suo amico lo guardò con comprensione, gli tolse i fogli dalle mani e li lesse a voce calma e chiara, mettendo enfasi in tutto quello che leggeva.

Boss, ragazzi, quando leggerete queste righe, io sarò già morta, e quindi non dovrò più preoccuparmi di quello che penserete di me dopo aver saputo cosa penso di voi. Io sono una che fa fatica a parlare, ma forse scrivendo riuscirò a dirvi meglio quello che ho provato stando con voi in tutto quest’anno.
Ripenso a com’ero prima di arrivare qui, quando ancora vivevo con i miei nonni. Non vi ho mai parlato tanto di quel periodo, ma le cose importanti le sapete: vivevo in una Tokyo selvaggia, completamente diversa dalla vostra, in cui dovevi sempre stare all’erta per proteggere le poche cose che avevi, in cui non ti potevi mai fidare di nessuno e aspettarti che chiunque incontrassi ti potesse uccidere o derubarti, e le uniche due persone con cui avevo un legame erano i miei due nonni. Per il resto ero sempre da sola, e nella vita ho sempre imparato a cavarmela da sola, in quasi tutte le circostanze. Non riuscivo a capire e concepire come fosse stare in una comunità, in un gruppo, a lavorare insieme ad altre persone per raggiungere quello che desideravo, altre persone che avevano il mio stesso sogno. Per tutta la vita ho desiderato combattere contro Flan e ucciderlo e ci ho provato solo una volta, quella in cui lui mi ha fatto le mie cicatrici sulla faccia. Da sola non ci ero riuscita, ma per me era l’unica opzione possibile. Non esisteva nella mia testa il concetto di combattere insieme a dei compagni e di contraddire in qualche modo ai miei principi se questo vuol dire aiutarli.
Perciò io mi guardo indietro e non mi riconosco. Mi sembra che quella di allora fosse una vita che non era la mia, che tutto ciò che era prima che arrivassi qui fosse solo un sogno, sempre più confuso. Poi ci ragiono con lucidità e penso che non è vero, che io ero davvero fatta in quel modo prima di conoscervi, e che se ora sono diversa è solo perché sono cresciuta e cambiata, così tanto che mi sembra di essere diventata un’altra persona. Ma di tutte le cose che ho imparato in quest’anno con voi, sul combattimento e sul vivere insieme, una è la più importante: fino a un anno fa, quando ero ancora una ragazzina testona, pensavo di poter risolvere i problemi che mi affliggevano da sola. Ma adesso che rifletto su tutto quello che ho fatto, mi rendo conto che tutti i traguardi che ho raggiunto sono arrivati per merito vostro. Ciascuno di voi mi ha insegnato qualcosa di importante, e devo ringraziare dal profondo del cuore ognuno di voi. Il boss, prima di tutto perché ha deciso di accogliermi in casa sua. Perché, anche se litighiamo sempre, è stato per me un punto di riferimento e una guida, ma anche un grande amico che io considero come il fratello che non ho mai avuto. Devo confessarti una cosa, boss: quando la sera prima della battaglia con Flan mi hai offerto una delle tue birre motivandolo col fatto che era molto che non bevevo… beh… in realtà ho bevuto il nihonshu la sera prima, quando sono andata a cena con Zakuro. Ora ti posso salutare con la coscienza pulita. Non volermene. Ti voglio bene.
Ringrazio Keiichiro, che ha preso la responsabilità di essere il mio tutore legale, anche lui di avermi ospitato a casa sua, e di avermi cucinato tutte quelle cose buonissime per ogni pasto, di aver fatto da paciere tra me e il boss quando litigavamo troppo. Sappi che mi sono trovata così bene che considero il Caffè casa mia a tutti gli effetti, adesso.
Ringrazio poi tutti i miei compagni di squadra: Bu-ling, come me hai perso una persona importante della famiglia, ma hai un modo di ragionare diverso dal mio. Mio nonno era per me la persona più importante, ma quando sono diventata più grande non ho più passato molto tempo insieme a lui. Invece mi hai fatto capire il valore che bisogna dare ai legami con le altre persone, perché in ogni momento si può rischiare di perderle. Con me hai fatto così, quando sono stata ferita da Waffle hai passato con me più tempo che potevi perché non potevi sapere come sarebbe andata a finire. I giorni in cui venivi a trovarmi in ospedale sono sempre stati i più sopportabili della mia degenza. Oltre a tutte le volte che ti avvicinavi a me e mi abbracciavi per farmi capire che mi volevi bene. Credo che tu sia stata la prima persona a parte i miei nonni ad averlo fatto. Sì, il legame con le persone a cui tieni è molto importante, e bisogna curarlo ogni giorno per renderlo sempre più forte. I tuoi fratelli sono delle pesti, ma si vede che sono sani e felici di stare con te. Vedrai che appena saranno un po’ più grandi tutto ti riuscirà più facile in casa.
Minto, noi due per buona parte della mia permanenza non siamo andate mai molto d’accordo, per il motivo che veniamo da due mondi quasi opposti che non possono conciliarsi. Ma anche se i mondi non possono conciliarsi, le persone possono, se c’è la volontà di farlo. Qualche mese fa me ne sono resa conto, come te ne sei resa conto anche tu, e ho capito che se c’è un obiettivo comune bisogna focalizzarsi su quello e mettere da parte tutto il resto. Ho cominciato a vederti davvero come un’amica e non solo come una compagna quando ho iniziato a ragionare così, a guardare solo quello che ci accomuna e non quello che ci divide, e lo stesso hai fatto tu. E vedo che ci siamo riuscite bene! Negli ultimi tempi siamo sempre andate abbastanza d’accordo.
Zakuro, se in questo tempo che siamo state insieme ho cambiato il mio modo di vedere il mondo, è principalmente per merito tuo. Sapevi prima che modo chiuso e netto avevo di considerare le situazioni. Da come vedevo Flan e di conseguenza tutti gli alieni, a tutti i problemi interiori che avevo. Ebbene, sei quella che fra tutti quanti mi è forse stata più d’aiuto per la parte razionale di tutte queste cose. E il primissimo che mi hai dato è stato proprio la notte in cui sono arrivata qui: anche Flan e Waffle erano appena arrivati, gli ero andata incontro da sola e Flan mi stava quasi per uccidere, ma tu, che sei arrivata poco dopo, l’hai allontanato da me. Per la mia etica non era e non è pensabile intervenire in un combattimento già iniziato, che si era stabilito essere uno a uno. Va contro il mio codice d’onore, e per come ragionavo allora, so che se tu fossi stata al posto mio, probabilmente non sarei intervenuta e ti avrei lasciata morire. Quella notte, quando sei intervenuta per salvarmi, mi si è scombussolato un mondo, ed è stata la prima cosa che ho imparato: mettere da parte tutte le tue convinzioni, se questo vuol dire aiutare i tuoi amici. Tutti gli insegnamenti che mi hai dato, anche quelli pratici, mi hanno fatto riflettere molto e mi hanno fatto crescere. Ti auguro tanto di continuare la tua carriera e di poter far pace con la tua famiglia, in futuro.
Se Zakuro mi ha aiutato ad affrontare i miei problemi dal lato razionale, Retasu, tu l’hai fatto dal lato emotivo. Ti assicuro che se non ti ci fossi messa tu, non avrei mai riconsiderato il mio rapporto con Waffle e aperta alla possibilità di riappacificarmi con lui. Purtroppo non è andata come speravamo, ma tutto questo mi è servito a rasserenarmi e a prendere in futuro in modo più tranquillo i rapporti con gli alieni, se mai ce ne saranno. Mi hai anche dimostrato, rischiando di perdere il tuo potenziamento per salvarmi, che l’amicizia e la vita di un compagno valgono più di qualunque obiettivo personale si voglia raggiungere. Addirittura, anche se il boss ti piaceva, non ti facevi avanti con lui perché pensavi che piacesse a me e che io piacessi a lui. Non conosco tanta gente che per rispetto di un’amica non ci avrebbe provato. Ma le cose per fortuna non stavano come pensavi. Perciò, anche se il boss con me è davvero un rompiscatole, vedo che con te è proprio un’altra persona, state molto bene insieme, e vi auguro di andare avanti così e di sposarvi, un giorno.
La leader e Masaya… beh, con voi faccio fatica. Per la leader, non riuscirei ad esprimere a parole quanto ti ammiro per il ruolo che hai nella squadra e per come sei capace di dirigerla. Ma oltre a questo, se ho imparato nel pratico come vivere nel vostro mondo, a diventare più abile nel combattimento e tutte quelle tecniche di lotta è perché una buona parte delle cose me le avete insegnate voi. Ho passato tanti momenti difficili e molti periodi bui, se non ci foste stati voi due sarei sprofondata in un abisso da cui non mi sarei rialzata più. Vorrei dirvi tante altre cose e quello che davvero rappresentate per me, ma non posso. Non devo. Perciò vi dico solo che ho un affetto e una devozione enorme per voi, e spero – ma da quello che ho visto penso di sì – che anche voi mi vogliate bene quanto ve ne voglio io. Se c’è una cosa che mi fa tristezza più di tutte le altre nel lasciarvi, è non poter assistere al vostro matrimonio. Non ho mai visto nessuna coppia così affiatata come la vostra, e sono sicura che insieme vivrete una vita bellissima.
Il tempo insieme a voi è stato il periodo più bello della mia vita e mi ha fatto diventare una persona diversa e migliore, e vi ringrazierò sempre di questo. Spero che non stiate male mentre leggete, che vi riprenderete bene e andrete avanti con le vostre vite. E spero anche tanto che non vi dimenticherete di me e che conserverete il mio ricordo insieme a voi. Sappiate che vi considero tutti e otto la mia famiglia, al pari dei miei nonni. Vi voglio bene.


Tutti quanti avevano ascoltato in silenzio, senza interrompere o fare qualche commento mentre il più grande fra loro leggeva. Quando Keiichiro ebbe finito, ci fu qualche altro secondo in cui tutti rimasero a riflettere su quello che avevano appena sentito, e nessuno aveva le parole per dire qualcosa. Soltanto Retasu si era tolta gli occhiali per strofinarsi con discrezione gli occhi.
“Accidenti”, fu per primo il commento di Minto dopo un po’ che nessuno parlava. “Questa è Angel?”
“Evidentemente”, rispose Zakuro, con un leggero sorriso.
“Bu-ling l’aveva capito da tempo che Angel-neechan ci voleva così bene. Solo che non ce l’aveva mai detto in modo così chiaro”, aggiunse Bu-ling. “Si è proprio aperta il cuore.”
“E tu che ne dici, Ryou?”, chiese Keiichiro.
“Penso che aveva scritto tutto questo perché era sicura di morire e che non ci avrebbe più rivisti. Se avesse saputo che sarebbe sopravvissuta, col senno di poi penso che non avrebbe mai scritto questa lettera. Adesso che l’abbiamo letta e lei dovrà tornare qui, penso che si vergognerà come un cane”, commentò Ryou con una risata. “Avrà poco da fare la dura, d’ora in poi. Già quando si era ubriacata in campeggio aveva perso di credibilità ai miei occhi, ma da adesso in poi non potrò più prenderla sul serio.”
“Ryou-kun, sei davvero crudele”, lo rimproverò Retasu.
“Ma sì, scherzavo”, le disse indulgente Ryou. “Sono contento che rimarrà a vivere qui al Caffè con me e Keiichiro. Sarei stato distrutto, come voi, se fosse morta davvero.”
“Allora adesso vado a preparare il tè per tutti. Anche per lei, quando tornerà”, concluse con un gran sorriso Keiichiro. “Dobbiamo festeggiare la vittoria.”
Masaya, che aveva ascoltato senza far commenti e con un gran magone dentro, si rese conto che nemmeno Ichigo aveva detto niente. Guardò al suo fianco e non la trovò, allora si girò e vide che la porta del Caffè era spalancata. Lasciò i suoi amici che ridevano e scherzavano fra loro ed uscì. Ichigo non c’era. Percorse il vialetto, arrivato sulla via pedonale di fronte al Caffè guardò a destra e la vide una decina di metri più in là. Stava in piedi, immobile, fissando il profilo dei grattacieli, come se stesse cercando di scorgere qualcosa. Allora il ragazzo le andò di fianco, per controllare cos’avesse.
“Pensi che Angel tornerà?”, chiese Ichigo seria, continuando a scrutare lo skyline di Tokyo.
“Certo, perché non dovrebbe?”, le rispose sicuro Masaya. “Sta’ tranquilla, l’ha detto anche lei che d’ora in poi rimarrà a vivere con noi.”
Ichigo non rispose, rimase a cercare ancora per un po’ con lo sguardo in lontananza e, d’un tratto, iniziò a singhiozzare e a piangere sommessamente, coprendosi la faccia con una mano. Non si capiva se lo faceva per l’ansia e l’impazienza di rivedere la figlia, per la paura che ci ripensasse all’ultimo e decidesse di andarsene lo stesso in qualche modo, per le troppe emozioni accadute tutte insieme in quelle poche ore, o solo per la felicità che Angel avrebbe continuato a vivere con loro, ma Masaya subito la abbracciò da dietro, premendo la guancia contro la sua testa.
“Tornerà”, le mormorò, con gli occhi che gli luccicavano e gli bruciavano. “E’ nostra figlia a tutti gli effetti, adesso.”
Ichigo allora si asciugò le lacrime col dorso della mano e si girò verso di lui. Guardò negli occhi l’uomo che conosceva da due anni, con cui stava da un anno e mezzo, che era il padre di sua figlia e con cui avrebbe percorso il cammino della vita. Si abbracciarono stretti, baciandosi e accarezzandosi nella luce primaverile del primo mattino, sicuri e solidi nella loro relazione, pronti ad iniziare le scuole superiori, ad andare a vivere insieme come si erano prefissati ormai un mese prima, e sapendo che d’ora in poi sarebbero stati dei veri genitori per Angel. Li aveva desiderati per tutto quell’anno, da quando li aveva conosciuti, e probabilmente da quando era piccola. Ora erano tutti e tre insieme, saldi e uniti, e sapevano che quel legame non l’avrebbe potuto spezzare nessuno. Anche se sicuramente, in futuro Angel, diventando adulta insieme a loro, avrebbe preso una strada diversa e si sarebbe man mano allontanata per vivere la sua vita, sarebbe sempre tornata dai suoi genitori.

Svariati chilometri più in là, Angel era tornata, senza più difficoltà, sulla cima del Palazzo del Governo. Essendo il grattacielo più alto della città, da lì la visuale era migliore che da qualunque altro posto. La guerriera non aveva mai visto, in tutta la sua vita, Tokyo in quello stato pacifico, tranquillo, proiettato nel futuro e senza l’ombra degli alieni a minacciarla, ed era la prima volta in cui la poteva ammirare in tutto il suo splendore. Era impaziente di tornare dai suoi amici, dalla sua famiglia, per festeggiare la loro vittoria, ma prima voleva imprimersi a fuoco nella memoria quello che vedeva da lassù. Avrebbe potuto farsi invadere la mente da tanti pensieri emozionanti, come il fatto che Flan era davvero morto, come lei avesse un futuro luminoso davanti a sé, come aveva percorso la sua strada di vita fino a conquistarsi il posto di leader della squadra, come avrebbe continuato a vivere con la sua nuova famiglia. Ma tutto quello che ora riusciva a considerare era la città per cui aveva combattuto e per cui aveva rischiato la vita, senza riuscire a pensare a nient’altro. Osservò quella metropoli immensa cercando senza riuscirci di vederne il confine nella foschia mattutina, i suoi numerosi quartieri, i suoi palazzi e i suoi grattacieli, i suoi abitanti che si muovevano come tante formiche sotto di lei, spaziò con lo sguardo dalla baia al monte Fuji e, ammirando quello spettacolo nella luce nascente del giorno, mormorò emozionata, sentendo una lacrima che le scorreva sulla guancia:
“Sì… di tutte le città al mondo, nessuna è bella come Tokyo.”


FINE

E finalmente, dopo anni di scrittura e pubblicazioni, sono riuscita a concludere questa specie di romanzo. Non so se vi aspettavate un finale così o qualcosa di diverso, ma di sicuro, vista la natura di TMM, era certo che la protagonista non poteva morire, anche se ricordo che quando ho pianificato la trama iniziale avrei voluto che finisse proprio così. In questa battaglia finale ho cercato di dare uno spazio e un ruolo fondamentale a tutti i personaggi, ognuno ha svolto il suo ruolo nel combattimento contro Flan. A partire da Ichigo, la prima ad andargli contro per spirito di sacrificio, passando per Masaya, sempre al fianco della figlia per aiutarla e dare il suo contributo attivo (a differenza della prima battaglia finale in cui ha avuto un ruolo fondamentale solo alla fine), le altre Mew Mew, dando dei colpi decisivi e collettivi al nemico, ed Angel, dando il colpo finale sacrificandosi e guidando i suoi compagni.
Tra l'altro la battaglia finale contro Flan ha alcuni punti in comune con quella contro Profondo Blu: Ichigo che attacca l'alieno da sola e lui che para finendo in una situazione di stallo, lei che ha i film mentali mentre para e lui la ferisce, il nemico che in un primo momento sembra sconfitto ma poi "risorge" richiedendo un attacco finale con sacrificio annesso, le Mew Mew che danno i loro poteri a Ichigo perché possa lanciare un attacco più potente. E alla fine, il nemico finale, che aveva trascorso la sua vita e distrutto altre vite per obbedire a un essere superiore, quasi il karma ci abbia messo la mano, viene ucciso dallo stesso potere di quell'essere superiore.
E così finisce in modo lieto per tutti i personaggi questa seconda avventura durata un altro anno. E' stata una gigantesca storia di formazione passata attraverso i combattimenti e tutte le esperienze e le difficoltà affrontate, di sentimenti burrascosi, di equilibri spezzati ed altri faticosamente raggiunti. Alla fine, come in tutte le storie di formazione, la protagonista ha raggiunto simbolicamente l'età adulta (benché fisicamente abbia 15 anni), un nuovo e stabile equilibrio, è riuscita a conquistarsi e meritarsi un importante ruolo sociale ed è proiettata verso un avvenire più luminoso. Ma tutto questo, come è evidenziato dalla lettera finale, non sarebbe stato possibile senza tutti gli altri personaggi, importanti quanto lei per lo sviluppo della trama. Sono davvero affezionata al personaggio di Angel, che ho creato tanti anni fa e ho cercato di caratterizzare nel modo più poliedrico possibile, e ho visto che anche alle lettrici è piaciuta molto. Come ho fatto intuire verso la fine, non è detto inoltre che questa storia sia finita. Sono dell'opinione che se un personaggio ha detto tutto quello che doveva dire vada lasciato andare, ma Angel non ha ancora espresso tutto il suo potenziale, visto che è diventata la leader ufficiale proprio alla fine e non l'abbiamo mai vista seriamente e stabilmente in quel ruolo. Quindi, se mi prende l'ispirazione, potrei eventualmente scrivere anche un'ipotetica "terza serie", di cui già ho pensato una bozza, ma devo svilupparla bene.
Io intanto ringrazio infinitamente tutte le persone che hanno seguito questa storia nel corso degli anni, che hanno avuto pazienza per le lunghe attese tra un capitolo e l'altro, che hanno recensito e hanno condiviso con me le loro sensazioni al riguardo. Senza il vostro supporto, non sarei certamente riuscita a concluderla. Continuerò comunque a disegnare e a fare post sul mio profilo fb, quindi eventualmente mi trovate lì. Inoltre, prima di scrivere qualunque altra storia, ho intenzione di modificare interamente la prima parte di questa serie, quella in cui Angel ancora non c'è. A quei tempi avevo uno stile ancora acerbo e abbastanza scarno, e ho intenzione di rimpolpare un po' quella parte. Ogni avviso di aggiornamento lo metterò sul profilo fb. Mi troverete lì anche per commentare la serie nuova che uscirà a luglio!
Un grosso abbraccio a tutte e forse... ci rivedremo presto!

 
   
 
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