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Autore: eclissidiluna    20/04/2022    1 recensioni
"Versione personale" dei primi episodi della stagione 11. Parto dal "visto" ma poi diventa una vera e propria "rilettura"
SPOILER FINO ALLA STAGIONE 11 COMPRESA!
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Il nome di Dean compare sul display e, per Sam, è come il segnale di un countdown. Rispondere equivarrà ad attivare il cronometro collegato al detonatore.  Una deflagrazione con un’onda d’urto che lo travolgerà. Si aggrappa ai braccioli della sedia. Inspira. Espira.  La mano oscilla indecisa sul cellulare, mentre l’altra continua a stritolare il ferro ricurvo. Conto alla rovescia innescato.

“Ehi…Dean…” frase volutamente minima. Concisa. Ma a Dean basta.
A Dean basta anche un insignificante “Ehi…” per capire tutto ciò che Sam non vorrebbe spiegare.

“Sammy, che c’è?! Hai la voce bassa, stanca… hai fatto le ore piccole su quel dannato pc, vero?!”
“Si…sì…e così, a proposito di questo, Dean…” balbetta Sam, tormentandosi il collo.
“Sam, sai già come la penso e, sinceramente, preferirei averti con me, però se davvero vuoi trovare una soluzione per fermare il contagio, se davvero vuoi provare a salvare chi ancora può cavarsela, devi darti tregua! Continuando così crollerai e non sarai di aiuto a nessuno, Sammy!” sbotta imperativo, Dean.
“Hai…hai ragione Dean, appunto… volevo dirti che…”
“Sam! Non ricominciare con le tue solite storie sul bene comune! Ho capito! Rimedieremo. Farò di tutto per rimediare! Ma ho bisogno di te per mettere le cose a posto e sconfiggere l’Oscurità! Hai capito Sam?!” prosegue Dean, senza dare al minore il tempo di controbattere. E, come se dovesse, “richiamarlo all’ordine”, puntualizza infastidito “Mi stai ascoltando, Sammy?!”

Lo sta ascoltando. Sam non sta perdendo una sola parola. Non si lascia fuggire nemmeno il cambio di intonazione che, in una nota cantilena, passa dal rimprovero alla più tenera apprensione.

 E’ cosi che quel “volevo dirti che…” si trasforma.
“Volevo dirti di stare attento, Dean!”
“A una poppante?!” risponde il maggiore, ironico.
“Sai che è una bambina molto particolare!” ribadisce Sam.
“Starò attento, mammina…tu piuttosto…torniamo a te. Previsioni su quando riuscirai ad abbandonare il set di The Walking Dead?”
Sam deglutisce, specchiandosi nel tavolo di acciaio.
“Io…io credo…credo di essere sulla buona strada…”

La voce di Dean si fa più tranquilla e Sam può avvertire il moto d’orgoglio che la rende impercettibilmente tremula “Sammy…anche se m’incazzo nel saperti lì…so che tu sei la loro unica possibilità. So che è così.  Chi meglio di un nerd con le conoscenze di un Uomo di Lettere?!”
“Già…” e Sam tenta di essere esasperatamente convincente.

Ha creduto fermamente di poterli guarire. Ma ora sa di aver commesso un terribile errore di valutazione. Dean glielo aveva detto, i mostri vanno eliminati. La via più facile. Il “Dean-pensiero”… una volta che l’umano si trasforma in abominio devi ragionare da cacciatore. Non ci sono attenuanti. Dean lo ha fatto anche su se stesso.
Quando ha avvertito che il Marchio si stava impadronendo del suo spirito, quando ha capito che uccideva per il piacere di farlo, Dean era pronto a sparire in un Universo alternativo. Consapevole di essere diventato il mostro da abbattere. Ma Sam non lo ha “abbattuto”.

E ora l’Oscurità si espande nel mondo, come una nube letale che non lascia superstiti al suo passaggio.
L’Oscurità si estende nella mente di suo fratello, sotto forma di una dark lady decisa a portarlo con sè.

Eppure, Dean, trova sempre un angolo “libero” di cervello per pensare a lui. Sam si domanda come riesca a mantenere la medesima attenzione, lo stesso immutato senso di protezione. Anno dopo anno. Sconfitta dopo sconfitta.
“Però vedi di riposare un po’…prometti che lo farai?”.
“Ci…ci proverò.”
“Sam!”
“Te lo prometto, Dean”
“Ok, così va meglio!”
“Dean…ti…ti chiamo domani”
“Ok, fratello, a domani.”

Ma domani è maledettamente “lontano”. Sam sa che potrebbe non arrivare all’alba. Sarà la nuova “sconfitta” di Dean. La più temuta.
Posa il cellulare tra il portatile e il marasma di appunti che ha studiato. Inutilmente.
Quel “ti” è rimasto sospeso. A metà. Ed è diventato un “rassicurante” “Ti chiamo domani”. Ma, nelle reali intenzioni di Sam, avrebbe dovuto essere un sofferto “Ti voglio bene”.

Sam sta per morire. Ma Dean non lo deve sapere. I Winchester non sono tipi da dirsi “Ti voglio bene”.
Non importa quanto la situazione possa apparire disperata. Anche se l’uno sta cercando di evitare l’inevitabile e l’altro insegue una calamità dal potere assoluto e primordiale… quelle tre semplici parole sono un “tabù” da rispettare. Un “totem dell’impronunciabile”. Da non profanare.
Dean si sarebbe insospettito. Avrebbe immediatamente dimenticato l’Oscurità, fottendosene del Bene superiore. Si sarebbe precipitato da Sam, seguendo il medesimo schema. Quello che Sam non vuole più seguire.

Sam è stato infettato. Diventerà uno di loro. Uno zombie folle e rabbioso. Ma prima che sia troppo tardi, quando sarà ancora lucido per farlo, si ucciderà.
Dean ha ragione. I mostri non possono essere salvati. Vanno abbattuti.

Ciondola da un angolo all’altro di quell’ospedale che, ormai, non può più curare nessuno. Lui non può più curare nessuno. Ha peccato di presunzione. E, purtroppo, non sarà il solo a pagare l’eccessiva fiducia nelle proprie capacità.
Sam si osserva allo specchio. Il collo è china ramificata pulsante, pronta a estendersi, disegnando una tragica mappa sul suo corpo. Percepisce gli arti farsi pesanti. La vista è sempre più offuscata e un nervosismo latente comincia a prendere il sopravvento. Vuole chiedere perdono. Perché lui morirà ma altri soccomberanno. Per colpa sua.
---
La cappella è piccola e accogliente. Sam pensa a quanti si saranno ritrovati lì, su quelle sedie in legno, a implorare per un padre, per un figlio o una moglie. Un intervento che può donare nuova speranza, una prognosi riservata che si scioglie dopo giorni di attesa, una sala operatoria che diventa “il ring” per un mietitore ma, grazie a medici tenaci, il “pugile” di Morte va a tappeto. Restando a bocca asciutta.

Sam prega. Non per sé stesso.
Sam, il giovane uomo che ha dato il “la” e, al tempo stesso,  ha sventato un’Apocalisse, è consapevole di aver liberato qualcosa di peggio.
E’ giusto che Dio lo punisca. Ma se un Dio esiste davvero non potrà restare a guardare. Dovrà impedire che il genere umano si pieghi a quella nuova manifestazione del Male.

Sam prega. Non per sé stesso.
Per Dean. Perché suo fratello abbia la forza di sconfiggere l’Oscurità. Dean deve lottare. Continuare a farlo. Anche da solo.

Sam deglutisce. Rivede la sala del bunker in un flashback così nitido da farlo rabbrividire. Lui, irriducibile ottimista, offre a Dean una speranza a cui aggrapparsi “Potresti controllarlo, Dean…il Marchio…potresti addirittura provare a conviverci!
Dean sibila un “forse” poco convinto. Ma gli occhi smarriti di Dean raccontano un’altra storia. Una lenta autocombustione iniziata ben prima di quel segno rosso sul braccio.

Le ombre svaniscono. Le preghiere di Sam si fanno più ferventi.
Lo strisciante inchiostro continua a usarlo come morbida pergamena. Non gli resta molto.

Non ci saranno possibili ritorni. Almeno questo è consolante. Lo attenderà il Vuoto. Il mietitore è stato chiaro. Dean non potrà far nulla per riportarlo indietro. Non stavolta. Sono terminate le “vite bonus”. E’ arrivato quel definitivo “GAME OVER”. E lui non è in un videogioco, di quelli tanto amati dalla compianta Charlie. Billie l’ha messo in guardia. E’ impuro. In senso biblico. Immagina che, nel suo sangue già corrotto, il veleno viaggi su una corsia “preferenziale”. Fluirà svelto, senza intoppi. Sam si scopre grato ad Occhi Gialli. Può sembrare  strambo ma ora gli appare 
cinicamente "utile" essere stato tra i "prescelti" del demone che ha polverizzato la sua famiglia. Quel crimine lo preserverà da una lunga agonia.
 
Sam prega… perché Dean non si lasci annullare. Non si annulli. Sam sa che, una parte di Dean, non aspetta che una ragione…per lasciarsi andare. Sam, sparendo nel Vuoto, potrebbe essere “quella” ragione.
“Dio, non permettergli di andare a fondo. Salvalo, ti prego! Dean merita di vivere!”

Sam prega.
Per Dean.
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Dopo poche ore le gambe capitolano. Si ritrova a terra, con una mano che tenta di caricare la pistola ma che, inconsciamente, afferra il telefonino.
“Dean…” sussurra.
Vorrebbe digitare quel numero che gli consentirebbe di dirgli addio. Vorrebbe liberare quel sentimento sottovuoto che, entrambi, rispettando un implicito e insensato accordo, si costringono a tenere sigillato. Quell’amore fraterno che stentano ad esprimere se non quando uno dei due è a un passo dalla fine.
Stavolta tocca a Sam. E’ sarà il Vuoto. Assoluto, eterno, risolutivo.

E se Dio non ascoltasse le sue preghiere?! Se Dean…
No. Non può permettere che...
Non ha la certezza che Dio esista. Ma lui ancora esiste.
Ancora.

Sam riesce a rialzarsi, appoggiandosi al lucido tavolo che rimanda il suo viso, sempre meno umano.
La mano scivola su quella pila di carta che, sotto il suo peso, si sparpaglia su fredde piastrelle. Si ritrova con il naso appiccato a quel quadrato grigio.  Continua ad odorare di disinfettante malgrado, da giorni, sia pavimento calpestato da esseri che annientano. Non che assistono e medicano.
“Dean…” è non è più un sussurro. E’ un grido.
Sam, striscia su quei fogli. E’ praticamente in apnea ma riesce a sollevarsi, facendo leva con le braccia. Si posiziona davanti al pc. E’ malfermo, instabile e non ha idea di quanto possa rimanere in piedi. Meno di un minuto, ipotizza. Nelle tempie trivellate dai battiti fuori controllo, avverte la voce di Billie. La “natura da nerd”, le centinaia di ore trascorse al computer gli consentono di digitare “sangue impuro” senza guardare la tastiera. Deve concentrarsi solo sullo schermo. Non potrebbe fare entrambe le cose. Gli occhi sono acquosi e avverte le pupille dilatarsi a dismisura, sottraendogli la vista. Ma Sam lotta strenuamente, imponendosi comunque di fissare il terminale. Il motore di ricerca non gli è mai sembrato tanto lento! “Sangue impuro”…quella citazione di Billie. La pagina finalmente si apre e rimanda ad altre informazioni. Fuoco. Fuoco che purifica. Olio santo.

Tutto è indefinito, ovattato. Ogni passo gli pare un ardito allunaggio e lui deve affrontarlo, senza l’attrezzatura dell'astronauta. Riesce faticosamente a raggiungere il borsone e ad estrarre l’ampolla, dal prezioso contenuto. La mano cerca, a tentoni, ciò che la vista non distingue più: una bacinella, pinze da infermeria, garza imbevuta e… un accendino. Di quelli che usano per dare in un certo senso “pace” agli spettri impazziti, costretti a vagabondare sulla Terra.  Lui fra pochi minuti impazzirà. Cos’ha da perdere? Alla peggio diventerà torcia umana. Esploderà prima del previsto. Almeno non infetterà a sua volta e si risparmierà la fatica di un proiettile in bocca.

Sam scosta i capelli di lato e socchiude gli occhi. Brandelli di razionalità gli suggeriscono che è un atto di terrificante masochismo. Ma non è una novità…i Winchester, pronti a scarnificarsi con le proprie unghie, pur di vincere il Male. Il Male “parla” in lui, tentandolo, invitandolo a non farlo, a desistere da quell’assurdo gesto autolesionistico che, fra l’altro, non ha garanzia di successo.

Sam ha patito le fiamme dell’Inferno. Può darsi fuoco per tentare di non condannare Dean…a un Inferno “nuovo”. Più oscuro dell’Oscurità a piede libero
Non ha la certezza che funzionerà. Ma è certo che morirà provandoci. Per Dean.

Imprime su di sé quel bizzarro marshmallow che non ha nulla di zuccheroso.
Sente il calore invaderlo e troncargli quel soffio di respiro che gli rimane.
Un crepitio luminescente…per “lavare” i neri fuochi d’artificio che lo stanno soffocando.
 
Il Vuoto dovrà aspettare.
 
Boccheggiando si rende conto che le vene del collo sono di nuovo rosee. Non c’è più traccia di quelle biforcazioni nero-bluastre, di quegli alberi tratteggiati da un artista di strada. La sua pelle non è più tela su cui dipingere.

Sam si lascia cadere mollemente tra le pagine zeppe di scritte e simboli. Tossisce. Riprende fiato. Ride.

Potrà salvarli. Quegli uomini che, come cani idrofobi, si aggirano in città, in preda alla follia, guariranno.
Potrà salvarlo. Quel fratello che, da solo, sommerso dal suo dolore, annegherebbe…vivrà.
 
Ringrazia Dio. Forse esiste davvero.
 
 ---
 
Non ha raccontato nulla a Dean. Devono restare concentrati su Amara. Gli ha accennato qualcosa su Billie, perché è giusto che Dean sappia che, anche per lui, varrà il “GAME OVER”. Ma adesso quelle visioni sono sempre più frequenti. Sam ha paura. Vuole credere che sia Dio a parlargli ma se fosse…se fosse Lucifero? Se ripiombasse in quell’incubo, iniziato quando il muro, creato da Morte, era crollato?!

Il giovane John che li mette in guardia, che gli parla dell’Oscurità…non può più tacere.

Ma i “segni premonitori” di Sam passano decisamente in secondo piano. Quell’ “infettato”, non può non scatenare la reazione di Dean. Sam sa cosa lo attende. Stavolta il cronometro non si è fermato. Detonatore attivato e… BOOM!
 
“Aspetta, Sam…frena frena…tu hai appena detto infettato?!”
Sam deglutisce e abbassa lo sguardo.
“Dean ho detto che “sono stato infettato” ma…non è durato molto e poi… sono guarito.” balbetta Sam come se, il precisare con sapienza grammaticale, il tempo “passato” della situazione, potesse arginare la replica di Dean.
Ma Dean è “al presente” e avverte il sangue ribollire. “Ah ok…allora…se sei guarito…cambia tutto…”
“Dean…per favore…” supplica Sam intuendo il tono provocatorio del maggiore.
E Dean esplode. Senza concedere attenuanti. Sam, quasi involontariamente, pensa che forse era lui quello destinato a diventare zombie iracondo.

“No Sam! Stronzate!! Che caspita ti è preso?! Te ne saresti andato senza neppure dirmelo?!”
“Non avresti potuto far nulla, Dean…”
“Ah giusto…quella puttana di Billie! Hai detto che si era presentata come una sorta di messaggero. Invece sarà venuta a ringraziarti per “gli straordinari” e ad anticiparti che, il prossimo, saresti stato tu! Ora capisco…il “biglietto di sola andata”…un ottimo argomento di conversazione, data la situazione, vero Sam? E se ti avesse mentito?! Che cazzo sappiamo di lei, Sammy?!”
“In realtà, ad essere sincero…mi è parsa affidabile…” ragiona Sam, mantenendo la calma. Che Dean non ha.
“Affidabile, certo! Come può essere una stronza che viene a mieterti e ci prova pure gusto! E poi, anche se non ti avesse preso in giro, anche se quei “super becchini” avessero davvero fatto un patto per toglierci di mezzo, una volta per tutte…non è questo il punto! Avrei comunque provato a…” e Dean non riesce a terminare la frase che è autentico terrore.
“A riportarmi indietro? A stipulare qualche altro accordo dagli esiti imprevedibili e nefasti?! Abbiamo detto che non dobbiamo più pensare a salvarci a vicenda!” e stavolta anche la pazienza di Sam è messa a dura prova.
“Non sono stato io a chiedertelo!”
Giusto. Dean non gli ha chiesto niente. Neanche Sam gli aveva chiesto di essere posseduto da un angelo dalle dubbie referenze. Ma non gli pare il momento di ricordarglielo. Dean sta soffrendo. Sam lo comprende da quel modo di respirare concitato, tra un’accusa e l’altra. Bisogna abbassare i toni. Sam s’impone quell’esercizio di controllo su di sé. Sa che tocca a lui “abbassare i toni”. Da sempre.

“Dean…ne abbiamo già parlato. Rifarei tutto ciò che ho fatto per strapparti al Marchio ma ho capito che non possiamo continuare così…e lo hai capito anche tu. Hai visto a cosa ha portato…” motiva, con ritrovata pacatezza.
“Appunto. E ti ho dato ragione!  Ho detto che la risolveremo e non metteremo più a repentaglio nessuna vita, per salvarci il culo a vicenda! Ma questo non c’entra nulla con cosa hai fatto, Sam! Te ne rendi conto?! Avevo almeno il diritto di sapere!”
“Dean, in quel momento, la priorità non ero io! Dovevi inseguire Amara, capire come…” ma Dean lo interrompe bruscamente.
“Sammy…tu, da solo, circondato da mostri incazzati che ti stavi… trasformando in uno di loro…non posso nemmeno…accidenti Sam!” e Dean scuote la testa.
“Dean, ti ripeto…non avresti potuto far nulla…”
“Avrei potuto almeno restarti accanto!! Essere io a spararti, Sam!”

Sam razionalizza. Ha commesso un errore. Anche se gli è sembrata la decisione migliore.
La migliore per il mondo.
La migliore per sé.

La peggiore per Dean.

“Mi…mi dispiace, Dean…” ammette, sincero.
“Sta’ zitto! Zitto, Sammy!!” gli urla addosso il maggiore, scendendo dall’auto, sbattendo la portiera.
Sam rispetta “l’ordine” impartito. Sa che Dean ha bisogno di un momento. Sa che potrebbe persino dare un pugno sul cofano di Baby. E poi chiederle scusa.
Ma non lo fa. Se ne sta lì, con i gomiti sul tettuccio e la fronte che sparisce nell’incavo delle braccia. Ogni tanto rialza la testa, facendosi abbagliare dai fari delle auto.
Sam vorrebbe raggiungerlo, mettersi accanto a lui, in silenzio, ma teme di ricominciare a discutere. E non vuole litigare con Dean. E’ l’ultima cosa che vuole.
Il rumore secco dello sportello che si richiude lo fa sobbalzare. Dean riprende il proprio posto, sul sedile del passeggero. Ma stavolta è rivolto al cruscotto. Impassibile.
“Dean…” ritenta, Sam. Ma Dean, a palpebre serrate, risponde con un accorato “Non farlo mai più, Sammy. Se proprio vuoi toglierti dai piedi, vedi almeno di avvisarmi.”
“Dean…sai che potrebbe succedere. E’ già succ…”
“Non dirlo!!” e Dean si gira di scatto, incenerendolo con lo sguardo. Per una frazione di secondo Sam, probabilmente a causa di quelle percezioni che lo affaticano e confondono, vede gli occhi di Dean farsi neri come se, quella sua “omissione”, avesse scatenato nel fratello l’ira “residuale” del “Dean Demone”.
Gli ha fatto male. Gli ha fatto male davvero.
“Scusa, Dean” risponde Sam, amareggiato.
“Scuse accettate” taglia corto, Dean “Ora dormi, Sam. Sono stanco! Basta con le chiacchere!”

Nessuno dei due riesce a prendere sonno. La segnaletica luminosa della statale si confonde con il bagliore più pallido della luna che, filtrando dai finestrini dell’Impala, rischiara il volto crucciato di Dean.
Sam si gira e rigira e il “frinire” della pelle dei sedili, non fa che sottolineare ogni suo movimento.
“Non avevamo detto di dormire?!” esclama tassativo e furente il maggiore.
“Ci sto provando, Dean…ci sto provando!” ribatte Sam, seccato, voltandosi nuovamente su di un fianco.

La fronte incollata al rivestimento, le narici che percepiscono quell’odore familiare… lo conducono in un’altra dimensione.
Non è solo. Sarà una delle sue visioni?!

Sam ha freddo, è polemico e irritante.  John gli ha già detto più volte di smetterla, di finirla con quelle lamentele ma Sam è insistente e si lagna perché vorrebbe un letto vero. Sam si aspetta che suo padre, da un momento all’altro, freni bruscamente, lasciandolo da qualche parte, in mezzo al nulla. Dieci minuti. Non di più. Come “atto dimostrativo”. Dean, accanto a lui, deve pensare la stessa cosa.
Infatti tenta di “guadagnare tempo”, prima che papà “agisca”.

“Sammy! Ma non lo vedi? Siamo in una stanza perfetta?! Di che ti lamenti?!”

Dean gli descrive la “camera” nei minimi particolari. I poster alle pareti, le lenzuola stirate da una madre attenta, i libri di scuola sulla scrivania e qualche giocattolo disseminato sul caldo parquet. Dalla finestra s’intravede, in un angolo del giardino, un canestro da basket e, sotto il lampione, un paio di guantoni da baseball, abbandonati sull’erba tagliata di fresco.

Sam sorride compiaciuto, completamente rapito dalla vivida “ricostruzione” di Dean. Si crede davvero in una cameretta per ragazzi, arredata di tutto punto.
Invece sono su Baby e papà sta guidando verso il prossimo caso.

Sam è spettatore privilegiato di quel flashback “materializzato”.
John sorride, rabbonito dalla scaltra e fervida fantasia del suo primogenito che, alla fine, sa sempre come quietare quel piccolo “despota”. Sam “respira” quell’atmosfera di complicità.
Tra John e Dean. Tra Dean e Sam.

Ad un tratto Sam avverte una voce che non è quella di John “Scansati, gigante” gli propone, Dean, picchiettandogli la spalla.
Sam si scuote. I due ragazzini scompaiono, Insieme alla stanza generata dall’immaginazione di un Dean quattordicenne.

Sam, un po’ disorientato, si rivolge a Dean “Vuoi…vuoi che passi io davanti?” domanda, intontito.
“No principessa, vengo dietro io, con te” e a Sam non sembra una battuta.
“Ma non essere ridicolo, Dean…già fatichiamo a prender sonno. Staremo scomodi in due, domani ci alzeremo a pezzi e…”
Ma prima che Sam possa addurre ulteriori obiezioni, Dean è già “incastrato” accanto a Sam, in una posa degna di un contorsionista. Si accomoda come se nulla fosse, sfoderando il suo solito sorriso scanzonato.

“Sono convinto che ci addormenteremo in meno di mezz’ora” afferma deciso.
“E come fai ad essere così sicuro?!”
“Perché stavi pensando a quando eri uno stupido moccioso e io ero proprio qui, a una spanna da te!”
Sam è sbalordito “Come fai a…” poi si corregge prontamente “Cosa ti salta in mente, Dean! Io non stavo affatto…”
Ma poi ci ripensa, deglutisce. Forse è il momento. Forse non troverà più quel coraggio. Lo “schema” va cambiato. Non mettersi al “primo posto” aumenterà in modo esponenziale le probabilità di morte e allora…tanto vale non aspettare di essere a un passo dal Vuoto.
Il "ti" rivendica il diritto di farsi "introduzione" a quella certezza che non può più restare intrappolata.
“Dean…ti…ti voglio bene…”

 Dean si gratta la testa umettandosi le labbra, in palese difficoltà “Be’ suppongo che ora io…be’ dovrei…”
“No, Dean, tranquillo!” sorride Sam, comprensivo “Non sei costretto a farlo. E’ tutto ok, lo capisco e…”.

Ma Dean sa che non troverà più quel coraggio. Spezzare lo “schema”. Rompere quel “tabù”. Potrebbe avere un “biglietto di sola andata” fra poche ore. Perché aspettare?
“Be’, non sono in uno dei miei periodi peggiori…considerato il recente passato, non posso lamentarmi.” riflette, Dean. “…a parte Amara che ha un debole per me…ma come darle torto?! Ho un fascino irresistibile!” esclama, facendogli l’occhiolino e allargando le braccia.
“Certo, Dean…come darle torto!” conferma Sam, ridendo.
“E tu…be’ tu non sei immobile in un letto e, in fin dei conti, quella roba delle visioni…non diamoci troppo peso. Sam, lo sappiamo tutti e due che sei sempre stato un po’ strano…”
Sam, lo squadra divertito “Strano eh?! Grazie, sei davvero incoraggiante! Arriva al punto, Dean!”
“Il punto è che…insomma non stiamo morendo…non siamo in uno di quei momenti dove credi di non aver più tempo per…insomma…per…”

Dean espira a fondo e poi, tutto d’un fiato, esclama “…anch’io…anch’io ti voglio bene, Sammy…”
Gli occhi di Sam si fanno pieni e, senza far nulla per nasconderli, sorride, riconoscente.

Persino la pelle dei sedili di Baby pare più soffice, come se anche lei gioisse dell’ammissione dei suoi testardi “proprietari”…perché l’Impala è “custode” di ogni emozione, vissuta tra bagagliaio e parabrezza.  
Baby…fedele a John che strinse quel volante per la prima volta, ancora ignaro di ciò che, quell’auto, avrebbe rappresentato per lui e per i suoi figli. Fedele ai Winchester. Fino all'ultimo viaggio.
---
(Dieci minuti dopo)

“Stai già dormendo?”
“No, Dean…non ancora ma, come hai previsto tu…meno di mezz’ora. Credo che avrò ancora un paio di minuti di autonomia…” risponde svogliatamente Sam, sbadigliando.
“Solo…ancora una cosa…”
“Dimmi”
 “Quando…quando credevi che, da lì a poco, saresti morto …cosa…cosa hai fatto, Sammy?”

Sam si volta verso il fratello con rinnovata attenzione. Lo fissa negli occhi. Sono ancora un po’ spenti, stanchi, dubbiosi ma verdi…sono “decisamente” verdi. Si "darebbe fuoco" altre mille volte per “tornare” da Dean.

“Ho pregato” ammette Sam, senza titubanza alcuna.
Dean lo scruta, commosso.
 “E non per te, immagino”

Sam, muove il capo impercettibilmente, allungando il collo di lato. Un gesto involontario. Un linguaggio non verbale che, per suo fratello, è più chiaro di tante parole. Abbozza un sorriso e conferma.

“Non per me.”
   
 
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