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Autore: Sleepesleep    20/04/2022    0 recensioni
E così che Osamu aveva imparato a farlo vincere, se Atsumu voleva qualcosa perché combattere con lui per averla, a lui andavano bene gli scarti. Gli andava bene essere il meno conosciuto dei fratelli Miya, gli andava bene quando i professori tessevano le lodi del fratello incoraggiandolo di essere come lui, gli andava bene quando Kita o l’allenatore ripetevano quando Atsumu fosse fondamentale per quella o quest’azione, gli andava bene se nella parete di casa ci fossero più foto del fratello o se gli occhi fieri della sua famiglia erano tutti sulla schiena di Atsumu e non sulla sua, aveva imparato che accontentarsi era alla base della vita per quelli come lui.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Nuovo personaggio, Osamu Miya
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era tutto iniziato per un puro caso, aveva assistito ad una partita dell’Itachiyama, lì lo aveva visto librarsi verso il sole, un’Icaro dalle ali di cera. Sakusa era il nome del giovane che lo affascinava, da allora inizio a sbocciare quel piccolo fiore nel suo petto che lui custodì con gelosia, lontano da tutto soprattutto da Atsumu. Il suo gemello non doveva sapere, non questa volta.

La sua scuola organizzò un campo di allenamento con Itachiyama, a lui parve come un segnale del cielo, peccato che all’epoca aveva dimenticato quella fastidiosa leggenda. Il primo giorno aveva provato a parlagli lontano da tutti e Sakusa si era rilevato un tipo strambo ossessionato dal pulito. ’Che carino’ era il solo pensiero che aveva attraversato la mente di Osamu mentre gli parlava, persino la sua ossessione gli era parsa dolce.

Quella medesima sera Aran si era lasciato sfuggire di averlo visto parlare con Sakusa e Osamu era certo di aver percepito gli occhi prima assenti e annoiati del fratello ravvivarsi, si era sbrigato ad affermare che gli aveva parlato solo per discutere delle schiacciate fatte durante la partita di allenamento ma sapeva che non sarebbe bastata quella scusa per distrarre il fratello.

Il giorno successivo come immaginato, Atsumu aveva prestato attenzione a Sakusa e Osamu aveva tremato impercettibilmente, la sua preghiera silenziosa rivolta al cielo non fu ascoltata. Il gemello la stessa sera, andò a chiacchierare con Sakusa e quello che accadde dopo fu solo un lento sprofondare.

Giunse ad un altro distributore, inserì in automatico i soldi mentre la voce metallica fastidiosa gli chiedeva di cosa avesse voglia, Osamu digito e attese. I biscotti croccanti furono presto ingurgitati e le gambe ripresero il suo incessante vagare.

Al sesto giorno del campo allenamento, Kita lo aveva inviato a cercare Atsumu che si era dileguato dalla mattina. Osamu si era trascinato fino al giardino e lì li aveva visti, Sakusa e Atsumu discutevano tra di loro come una vecchia coppia sposata. Erano carini, lo dovette ammettere anche a sé stesso, suo fratello era bravo con le persone molto più di lui.

<< Atsumu >> lo aveva richiamato placido. Il gemello gli aveva lanciato uno sguardo di fuoco. << Vai >> aveva detto Sakusa passando lo sguardo tra i due fratelli. Atsumu fece una smorfia visibile e poi si era avvicinato a Sakusa sfiorando con le labbra la guancia. Osamu lo aveva sempre detto, suo fratello sapeva come ottenere ciò che voleva.

Sakusa sorrise leggermente e lo spinse via borbottando qualcosa sul pulito e sui batteri che potevano essere presenti, qui o là. Osamu aveva semplicemente scollegato il cervello, si era limitato a fissarli con il suo solito sguardo annoiato e a seguire il fratello mentre tornavano in palestra.

I lampioni si accesero illuminando la via buia, lui si lasciò andare su una panchina vuota, con occhi vacui osservo gli edifici intorno, non riconosceva il quartiere ma era ancora nel centro città. Un sospirò uscì libero dalle sue labbra, poggiò la testa tra le mani mentre un bruciore intermittente cresceva nel suo torace.

Aveva vinto ancora, e come le volte precedenti Osamu non provò neppure a combattere, andava bene così. Infondo Sakusa non era nulla di speciale per lui, una candela che il vento poteva spegnere senza fatica, però quella dannata sensazione di sbagliato si era insinuata in lui.

Quanto ancora Atusmu poteva prendergli? Per quanto ancora doveva osservare il fratello assorbire l’ossigeno intorno a loro? E per quanto tempo sarebbe potuto sopravvivere solo con gli scarti? Era certo di essere vicino al baratro, sarebbe bastata una semplice spinta e sarebbe crollato nel vuoto, lontano da quel tifo invadente e quella luce accecante che era il suo gemello.

Un brusio fastidioso lo riscosse, un uomo ubriaco marcio dato il comportamento stava urlando contro un giovane vestito elegante. Osamu riabbasso il capo disinteressato, ma la voce dell’uomo si alzò costringendolo a dare attenzione alla conversazione. << Non sono così ubriaco, rifammi entrare >> urlava l’uomo mangiandosi le parole. Il giovane dai capelli scuri scosse la testa asserendo gentile << Signor Lee ti prego di smettere di fare rumore e di attendere il taxi >>.

Osamu si alzò irritato e con passo veloce cercò di superare i due che litigavano per ripercorrere la strada che lo aveva condotto a quella panchina sperduta. Peccato che qualche strano incrocio di astri non glielo permise, l’uomo infatti barcollo all’indietro scontrandosi contro di lui, facendolo cadere.
L’ubriaco lo fisso con sguardo contratto prima allontanarsi per dirigersi nel vicolo vicino per vomitare, Osamu fece una smorfia visibile prima di tentare di rialzarsi. << Si è fatto male? >> chiese una voce gentile mentre una mano piccola gli veniva tesa.

Osamu alzò lo sguardo sulla figura, la luce dei lampioni rendeva i lineamenti di quel volto stranamente eterei, quasi scolpiti da un qualche artista del neoclassico. Titubante posò la sua mano a stringere quella dell’altro giovane, senza fatica si rimise in piedi mentre un sorriso gentile riempiva quel volto dai tratti femminili.

<< Devi scusare il Signor Lee quando beve perde la cognizione dello spazio, spero che tu stia bene >> disse la voce del ragazzo mentre Osamu annuì ancora incerto se quell’incontro stesse avvenendo sul serio o se fosse solo dato dalla sua mente logorata dall’ira e dal rimpianto. << Per scusarmi posso offrirti qualcosa? >> aggiunse ancora quello che era un cameriere dato l’abbigliamento, indicando il piccolo locale alle sue spalle.

Il platino asserì pacato << Non posso bere nulla >>. Il ragazzo ridacchio prima di affermare << Non intendevo nulla di alcolico, pensavo un bicchiere d’acqua o qualcosa da mangiare >> e aggiunse incerto << Sei molto pallido >>.

Deve aver annuito perché il ragazzo lo trascino dentro quel locale, non ci fece molto caso in realtà, l’unico pensiero lucido in quel frangente fu che la mano di quel ragazzo era morbida, molto morbida e piccola, era certo che se l’avesse stretta con più forza si sarebbe spezzata tra le sue dita.

Si ritrovò seduto poco dopo, con davanti un bicchiere di acqua mentre quel sorriso caldo lo accoglieva. << Grazie >> asserì Osamu e aggiunse << Non era necessario >>. Il giovane scosse i capelli scuri dai riflessi blu ammettendo << Non saprei, il tuo sguardo era davvero terrificante >>. Lo schiacciatore lo fisso sorpreso mentre l’altro riprese << Vuoi parlarne? >>.

Osamu socchiuse lo sguardo diffidente << Perché vorresti aiutarmi? >>. Il cameriere alzò le spalle e rispose schietto << Per nessuna ragione in realtà, Joe dice che sono un idiota sentimentale, credo abbia ragione, quando vedo qualcuno soffrire non riesco a voltare lo sguardo >>. Il platino raccolse il bicchiere e bevve vorace, non si era neppure reso conto di essere assetato prima.

<< Non è nulla di davvero importante >> si lasciò sfuggire Osamu. Il giovane non sembro deluso o sorpreso, semplicemente disse << Sai domani il sole sorgerà comunque, il vento scompiglierà ancora le foglie dell’albero qui di fronte e la campana sopra la porta del locale riprenderà a suonare ad ogni cliente che io lo voglia o meno. Domani ogni cosa riprenderà il suo incessante scorrere verso la morte che tu mi dica una verità o una bugia >>.

Osamu sorrise leggermente e chiese serio << A quale Sirena sto per cedere? >>. Il cameriere ridacchiò allegro affermando << Nessuna sirena, solo un liceale che ha bisogno di lavorare, sono Rei >>. Per quella notte, forse solo per quella notte poteva cedere sotto gli occhi limpidi di quella Medusa, forse quell’incontro era inciso nel suo destino o causato dall’errore di un angelo distratto.
   
 
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