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Autore: Abby_da_Edoras    23/04/2022    5 recensioni
Questa storia è il sequel di My winter storm e riscrive in modo del tutto mio personale le vicende della parte conclusiva della sesta stagione di Vikings. Il legame tra Ivar e Aethelred si sta consolidando, ma i due dovranno affrontare ancora molti ostacoli a causa dei quali rischieranno di perdersi... tutto però finirà bene! Intanto a Kattegat anche Bjorn rischia la sua corona, per i tradimenti e gli intrighi di vecchi rivali e amici non del tutto leali. Entrano in scena nuovi personaggi (uno inventato da me) e ci sarà una nuova coppia molto... passionale e particolare (e non dico altro!).
Grazie a chi mi segue e continuerà a seguire le mie follie! XD
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, produttori e autori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Ivar, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Cap. 20: We’ll be free

 

Wake us up from this bad nightmare
We want our life back

We will travel the world, visit places unknown
Sail across the seven seas
We will ride through the wild and explore many new lands

In the night
From the West to the East there are people to meet,
New adventures wait for us
No more boundaries, no fear, right back to normality

We'll be free!

(“We’ll be free” – Moonlight Haze)

 

Una cupa tensione si stava diffondendo in tutta la Sala del Trono, i nobili e i vescovi parlottavano tra loro a bassa voce, Ivar aveva rivolto uno sguardo perplesso verso Hvitserk e Helgi come per dire Beh? Questa volta cosa ho detto di male per mandare all’aria tutto? e Aethelred non riusciva a distogliere gli occhi da Alfred e Elsewith. Vide il fratello voltarsi verso la sua Regina che sorrideva compiaciuta e si sentì crollare il mondo addosso: era stato tutto inutile, ci aveva provato, ma l’influenza che Elsewith aveva su Alfred era troppo forte. Ora sarebbe finita esattamente come al colloquio di pace di una settimana prima, Alfred si sarebbe fatto convincere da lei e avrebbe rivolto parole dure e ostili a Ivar e agli altri, Ivar si sarebbe offeso e tutto sarebbe ricominciato, solo che… solo che questa volta lui non sarebbe riuscito a salvargli la vita, avrebbe perso il suo amore e tutto ciò per cui valeva la pena andare avanti.

Ma i foschi presagi di Aethelred non si avverarono: Alfred era rimasto davvero colpito da ciò che aveva visto fare a Ivar sul campo di battaglia e dalle parole che il fratello aveva pronunciato davanti ai soldati per interrompere quella guerra assurda. Si era reso conto che Elsewith era riuscita a dominarlo giocando sulla sua paura di essere considerato debole, ma che proprio cedendo alle sue richieste aveva dimostrato di esserlo realmente. Un uomo forte, un vero Re, non teme le proprie decisioni e non lascia che siano altri a prenderle per lui.

Gli occhi di Alfred si fecero severi mentre guardava la moglie e le sue parole furono ancora più dure.

“Mia cara sposa e Regina, i Norreni si sono battuti con coraggio e hanno meritato di avere delle terre in più per poter costruire le loro case e vivere con le loro famiglie, in pace e armonia con i Sassoni” disse. “Ovviamente questo dono non è gratuito, ma fa parte di un accordo: questo Regno Norreno che si stabilirà in Inghilterra dovrà garantire la difesa delle coste da attacchi di altri popoli, perciò non dovrà mai più esserci un’invasione come quella di Harald e dei suoi guerrieri. Mi sembra un patto molto chiaro ed equo, perché tu la vedi diversamente?”

“Perché non si può fare un patto con dei barbari, dei pagani che venerano dèi di morte, che non sanno cosa sia l’onore e la lealtà e ti tradiranno subito!” replicò astiosa Elsewith. “Non è possibile ragionare con questi selvaggi, non si convertiranno mai al vero Dio, fingeranno soltanto… sono dei mostri e dovremmo scacciarli dalle nostre terre e ucciderli se si rifiutano!”

“Elsewith, da quanto tempo non leggi la Bibbia? Eppure ho ordinato che fosse tradotta anche in inglese per renderla più accessibile a tutti” fece Alfred, ancora più severo. “Nostro Signore Gesù Cristo ci ha detto forse di scacciare i pagani o, peggio, di ucciderli? A quanto ricordo io, le Sue parole sono state Amate i vostri nemici, pregate per coloro che vi perseguitano e Lui stesso, durante la vita, ha operato grandi miracoli per gente che i farisei consideravano impura, come la Samaritana o la figlia del centurione. Forse i Norreni non si convertiranno adesso, ma chi può dire che cosa Dio avrà in mente per loro tra cinquanta o magari cento anni? Il mio dovere, adesso, è mantenere la pace tra i nostri popoli, sarà Dio a cambiare i loro cuori quando sarà il momento. O forse pensi di poter decidere tu al posto di Nostro Signore?”

Elsewith impallidì di rabbia, ma non trovò niente da ribattere perché Alfred aveva ragione, lei si dichiarava tanto cristiana ma, proprio come Judith e gli altri ipocriti della corte prima di lei, sapeva solo vedere il male negli altri e ritenere se stessa l’unica giusta. Più che una cristiana sembrava uno di quei farisei che Gesù aveva accusato di essere sepolcri imbiancati. Incollerita e impotente, voltò le spalle al marito e uscì a precipizio dalla Sala del Trono, sconfitta.

Alfred si avvicinò a Aethelred e gli strinse affettuosamente le mani.

“Devo ringraziarti, fratello, perché è solo merito tuo se sono ritornato a essere il Re pieno di entusiasmo e di voglia di pace e armonia che ero due anni fa” gli disse. “Tu mi hai ricordato cosa significa non solo essere un vero sovrano, ma anche un vero cristiano, anche se vivi con i pagani… ma da quello che vedo sei riuscito a cambiarli anche senza convertirli, i Norreni tuoi amici non cercano più di fare del male e uccidere, vogliono coltivare la terra e crescere le loro famiglie. E proteggeranno il nuovo Regno che ho dato loro dalle razzie di altri.”

Aethelred era commosso e imbarazzato e avrebbe voluto dire qualcosa, ma Alfred lo prevenne.

“Sarei felice se potessi essere tu il Re di questo Regno, ma immagino che i Norreni vorranno scegliere un sovrano tra i loro condottieri. Tuttavia spero che tornerai spesso in Wessex e che continueremo a lavorare insieme perché Sassoni e Vichinghi possano vivere fianco a fianco e in pace” disse.

“Lo farò sicuramente, fratello, e… sono felice di rivederti così fiero e deciso, proprio com’eri due anni fa” replicò Aethelred. “Sei tu quello che meritava veramente la corona del Wessex e sarai un grande Re, per me sarà un onore collaborare con te.”

I due fratelli si abbracciarono sotto lo sguardo compiaciuto di Ivar e Hvitserk, mentre Helgi sembrava anche lui molto commosso, felice di vedere che almeno quella storia si sarebbe conclusa bene e che quella famiglia aveva trovato un equilibrio nonostante le divergenze. Sapeva fin troppo bene che non era così scontato…

“Questo non è un addio, Alfred, ma un arrivederci” concluse Aethelred prima di congedarsi dal fratello. Ed era vero. Il Regno Norreno in terra inglese avrebbe richiesto grande diplomazia per far convivere pacificamente i due popoli e Aethelred era diventato ormai da tempo un ponte di pace tra Sassoni e Norreni.

Le navi vichinghe ripartirono dal Wessex la mattina successiva. Prima di prendere una qualsiasi decisione sulla gestione del Regno che Alfred aveva donato loro dovevano parlare con Bjorn, far sapere a tutti che Harald era morto da vero Vichingo e che adesso non c’era più un Re dei Norreni. Forse ci sarebbero state nuove elezioni o forse sarebbe stato scelto proprio Bjorn, visto che la prima volta era stato sconfitto da Harald con l’inganno… ad ogni modo, sarebbe stato il nuovo Re dei Norreni a decidere chi avrebbe governato sui Norreni in terra inglese, doveva essere un uomo giusto e saggio per riuscire a mantenere la pace e l’ordine tra i due popoli e collaborare con Re Alfred.

I Vichinghi, durante il viaggio, discutevano tra loro proprio di questo, ma non tutti. Helgi e Hvitserk, infatti, si erano ritirati in disparte per parlare di qualcosa di molto più personale.

“Hvitserk, hai poi saputo qualcosa di Thora e della sua famiglia?” gli chiese Helgi, prendendola alla lontana. “Avevi detto di essere preoccupato per loro quando i soldati Sassoni avevano attaccato le colonie…”

“Sì, sono riuscito a trovarli proprio ieri sera, mentre tutti voi stavate facendo i preparativi per la partenza” rispose il giovane. “Per fortuna il suo villaggio non era tra quelli aggrediti per rappresaglia, ho parlato con i suoi genitori e stavano tutti bene.”

“E…” Helgi non sapeva bene come fare quella domanda, “e hai incontrato anche Thora?”

Hvitserk sorrise intenerito. Aveva capito dove voleva arrivare il suo compagno, ma non voleva mettergliela troppo facile, si divertiva a vederlo imbarazzato e geloso perché questo dimostrava quanto tenesse a lui e quanto lo amasse.

“Sono stati i suoi genitori ad accompagnarmi a casa sua” rispose, sorridendo. “Adesso vive in una piccola casa accanto a quella della sua famiglia… insieme a suo marito Daven. Ho parlato con tutti e due e sono stato molto contento di quello che ho visto. Thora e Daven si sono sposati poco più di un anno fa e Daven lavora come fabbro e nel tempo libero aiuta la famiglia di Thora a coltivare il loro piccolo campo.”

Helgi restò sbalordito.

“Thora si è sposata?” mormorò.

“Sì, era quello che desiderava da tanto tempo, avere un marito e dei bambini suoi” rispose Hvitserk, ricordando che, due anni prima, aveva proposto a lui di sposarla, ma lui aveva preferito lasciare Kattegat e raggiungere Bjorn, Ubbe e gli altri in Wessex per poi combattere contro Ivar. “Adesso ha finalmente ottenuto quello che voleva, mi ha detto che è molto felice ma non ce ne sarebbe stato bisogno, era radiosa, aspetta il suo primo figlio che nascerà tra qualche settimana. Ho parlato anche con Daven, è un ragazzo timido, serio e molto responsabile e anche lui è emozionatissimo all’idea di diventare padre.”

Hvitserk si bloccò, rendendosi conto che quello era un argomento ancora spinoso da affrontare con Helgi, che in fondo aveva perso la moglie uccisa brutalmente da Kjetill insieme al bambino che aspettava. Ma in quel momento non era quella tragedia che turbava il giovane vichingo.

“Hvitserk, tu… tu sei pentito? Insomma, avresti potuto essere tu a sposare Thora e a diventare padre e invece… io non so se…”

“Se avessi voluto sposare Thora lo avrei fatto due anni fa, invece di andarmene da Kattegat. Sapevo che non era quello il mio destino, non era quello che desideravo e quindi non sarei stato in grado di renderla felice. Daven, invece, è proprio il marito perfetto per lei: la guardava come se avesse davanti una dea, come io non ho mai fatto. E anche Thora lo ama come non ha mai amato me, ogni volta che si voltava verso di lui le brillavano gli occhi... ecco, esattamente come vedo brillare i tuoi quando mi guardi.”

Helgi, preso alla sprovvista, arrossì violentemente e Hvitserk lo prese teneramente tra le braccia.

“Sono io che, a volte, temo di non essere abbastanza per te, di aver commesso tanti errori, di poter sbagliare di nuovo” mormorò tra i capelli di lui. “Ma tu non devi temere, perché io non ho mai provato prima quello che provo per te, non sapevo nemmeno che si potesse amare così tanto qualcuno e l’unica cosa che voglio è averti sempre al mio fianco.”

E, per meglio dimostrare al compagno tutto quello che aveva detto, lo avvolse nel caldo rifugio delle sue braccia e lo baciò a lungo, con tenerezza e intensità, sentendosi finalmente nel posto giusto e con la persona giusta, in un mondo perfetto che niente avrebbe più potuto distruggere, neanche le difficoltà che avrebbero ancora dovuto affrontare. Helgi, rassicurato, si abbandonò a quell’abbraccio e a quei baci, mentre ogni dolore, trauma e anche gelosia svanivano lentamente, portati via dal vento e dall’amore.

Hvitserk e Helgi non erano i soli ad aver avuto bisogno di ritirarsi in intimità. Dopo tutto quello che era accaduto e, soprattutto, dopo il terrore agghiacciante che Aethelred aveva provato quando Ivar stava per essere ucciso davanti ai suoi occhi, i due avevano cercato, anche inconsapevolmente, di non separarsi più. Così erano seduti l’uno accanto all’altro, abbracciati, a guardare la costa inglese che sfilava davanti a loro.

“Alfred ha detto che saresti un buon Re per il Regno Norreno che si sta formando” gli disse Ivar, stringendolo affettuosamente a sé. “Forse sarebbe anche giusto, visto che ti spettava la corona del Wessex e chissà, se Bjorn sarà eletto Re dei Norreni potrebbe anche scegliere te, non è mica detto che il Re delle colonie debba essere un Vichingo.”

Aethelred scosse il capo lentamente.

“Non mi interessa essere Re, è una cosa alla quale non penso più da molto tempo. Sarò disponibile come ambasciatore tra il nuovo Regno e Kattegat, se ce ne sarà bisogno, ma tutto quello che desidero è… insomma, lo sai” mormorò.

“No che non lo so” lo provocò Ivar con un sorrisetto. “Cos’è che vuoi veramente?”

Aethelred abbracciò convulsamente il compagno, nascondendo il volto contro il suo petto, tanto che Ivar sentì appena la risposta (e probabilmente era proprio quello che il giovane Principe voleva, visto che si vergognava di manifestare troppo apertamente i suoi sentimenti!).

“Voglio stare con te” sussurrò. “Ho temuto di perderti per sempre ed è stato il momento più orribile di tutta la mia vita. Voglio stare accanto a te, seguirti dovunque deciderai di andare e qualsiasi cosa deciderai di fare… solo questo mi importa.”

Ivar sentì Aethelred tremare tra le sue braccia e ancora una volta capì quanto lo avesse straziato e sconvolto ciò che era accaduto sul campo di battaglia, quanto Aethelred lo amasse e quanto bisogno avesse di lui. Si rese conto, turbato, che, se davvero si fosse lasciato uccidere da quel soldato, anche Aethelred sarebbe morto, forse in quella battaglia, forse di dolore… non voleva nemmeno saperlo, non voleva pensarci. Per la prima volta in tutta la sua esistenza Ivar sentiva che non viveva più solo per se stesso e per i suoi capricci, ma che la vita di un’altra persona, quella del suo Aethelred, dipendeva dal fatto che lui ci fosse e stesse bene.

Non era mai stato così indispensabile per qualcuno ed era una cosa meravigliosa e spaventosa insieme, era una responsabilità immensa che, però, Ivar era disposto a prendersi visto che per niente al mondo avrebbe messo a rischio la vita del ragazzo che amava.

“Beh, io non so ancora cosa vorrò fare o dove deciderò di andare” disse, cercando di portare l’argomento su un piano scherzoso, meno intenso. “Per adesso torneremo a Kattegat, poi chissà? Sono un Vichingo, magari avrò voglia di esplorare nuove terre… a meno che Bjorn non decida di nominare me per governare il Regno dei Norreni in Inghilterra.”

“Non contarci troppo” rispose Aethelred con una risata leggera, rilanciando lo scherzo.

“Oh, certo, lo so che Bjorn non mi sopporta! Comunque neanche a me interessa essere Re, lo sono stato una volta e non mi è piaciuto, molto meglio essere liberi” replicò Ivar. “E ovviamente ti porterò sempre con me, dovunque andrò. Nemmeno io posso più fare a meno di te, cosa credi?”

Non era più tempo di parole. Ivar catturò le labbra morbide di Aethelred in un bacio lunghissimo e profondo, stringendolo a sé come se volesse rimanere incollato a lui per sempre. Il sole del mattino regalava riflessi dorati alle acque che le lunghe navi vichinghe solcavano e anche ai capelli castani di Aethelred, ma per Ivar il suo Principe era la luce, il calore, la serenità e la pace del cuore. Non aveva mai pensato di poter amare così tanto qualcuno e, al confronto, il ricordo di Freydis impallidiva come una sciocca infatuazione adolescenziale. L’amore di Aethelred lo aveva reso migliore, aveva illuminato anche le parti più oscure del suo essere e anche per Ivar l’unico desiderio era non separarsi mai da lui.

Avrebbero affrontato ancora ostacoli e difficoltà, ma tutto sarebbe andato bene perché erano insieme, liberi e innamorati.

 

 

FINE

   
 
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