Cap. 20: We’ll be free
Wake us up from this bad nightmare
We want our life back
We will travel the world, visit places unknown
Sail across the seven seas
We will ride through the wild and explore many new lands
In the night
From the West to the East there are people to meet,
New adventures wait for us
No more boundaries, no fear, right back to normality
We'll be free!
(“We’ll be free” – Moonlight Haze)
Una cupa tensione si stava diffondendo in
tutta la Sala del Trono, i nobili e i vescovi parlottavano tra loro a bassa
voce, Ivar aveva rivolto uno sguardo perplesso verso Hvitserk e Helgi come per
dire Beh? Questa volta cosa ho detto di
male per mandare all’aria tutto? e Aethelred non riusciva a distogliere gli
occhi da Alfred e Elsewith. Vide il fratello voltarsi verso la sua Regina che
sorrideva compiaciuta e si sentì crollare il mondo addosso: era stato tutto
inutile, ci aveva provato, ma l’influenza che Elsewith aveva su Alfred era
troppo forte. Ora sarebbe finita esattamente come al colloquio di pace di una
settimana prima, Alfred si sarebbe fatto convincere da lei e avrebbe rivolto
parole dure e ostili a Ivar e agli altri, Ivar si sarebbe offeso e tutto
sarebbe ricominciato, solo che… solo che questa volta lui non sarebbe riuscito
a salvargli la vita, avrebbe perso il suo amore e tutto ciò per cui valeva la
pena andare avanti.
Ma i foschi presagi di Aethelred non si
avverarono: Alfred era rimasto davvero colpito da ciò che aveva visto fare a
Ivar sul campo di battaglia e dalle parole che il fratello aveva pronunciato
davanti ai soldati per interrompere quella guerra assurda. Si era reso conto
che Elsewith era riuscita a dominarlo giocando sulla sua paura di essere
considerato debole, ma che proprio cedendo alle sue richieste aveva dimostrato
di esserlo realmente. Un uomo forte, un vero Re, non teme le proprie decisioni
e non lascia che siano altri a prenderle per lui.
Gli occhi di Alfred si fecero severi mentre
guardava la moglie e le sue parole furono ancora più dure.
“Mia cara sposa e Regina, i Norreni si sono
battuti con coraggio e hanno meritato di avere delle terre in più per poter
costruire le loro case e vivere con le loro famiglie, in pace e armonia con i
Sassoni” disse. “Ovviamente questo dono non è gratuito, ma fa parte di un
accordo: questo Regno Norreno che si stabilirà in Inghilterra dovrà garantire
la difesa delle coste da attacchi di altri popoli, perciò non dovrà mai più
esserci un’invasione come quella di Harald e dei suoi guerrieri. Mi sembra un
patto molto chiaro ed equo, perché tu la vedi diversamente?”
“Perché non si può fare un patto con dei
barbari, dei pagani che venerano dèi di morte, che non sanno cosa sia l’onore e
la lealtà e ti tradiranno subito!” replicò astiosa Elsewith. “Non è possibile
ragionare con questi selvaggi, non si convertiranno mai al vero Dio, fingeranno
soltanto… sono dei mostri e dovremmo scacciarli dalle nostre terre e ucciderli
se si rifiutano!”
“Elsewith, da quanto tempo non leggi la
Bibbia? Eppure ho ordinato che fosse tradotta anche in inglese per renderla più
accessibile a tutti” fece Alfred, ancora più severo. “Nostro Signore Gesù
Cristo ci ha detto forse di scacciare i pagani o, peggio, di ucciderli? A quanto
ricordo io, le Sue parole sono state Amate
i vostri nemici, pregate per coloro che vi perseguitano e Lui stesso,
durante la vita, ha operato grandi miracoli per gente che i farisei
consideravano impura, come la Samaritana o la figlia del centurione. Forse i
Norreni non si convertiranno adesso, ma chi può dire che cosa Dio avrà in mente
per loro tra cinquanta o magari cento anni? Il mio dovere, adesso, è mantenere
la pace tra i nostri popoli, sarà Dio a cambiare i loro cuori quando sarà il
momento. O forse pensi di poter decidere tu al posto di Nostro Signore?”
Elsewith impallidì di rabbia, ma non trovò
niente da ribattere perché Alfred aveva ragione, lei si dichiarava tanto
cristiana ma, proprio come Judith e gli altri ipocriti della corte prima di
lei, sapeva solo vedere il male negli altri e ritenere se stessa l’unica
giusta. Più che una cristiana sembrava uno di quei farisei che Gesù aveva
accusato di essere sepolcri imbiancati.
Incollerita e impotente, voltò le spalle al marito e uscì a precipizio dalla
Sala del Trono, sconfitta.
Alfred si avvicinò a Aethelred e gli strinse
affettuosamente le mani.
“Devo ringraziarti, fratello, perché è solo
merito tuo se sono ritornato a essere il Re pieno di entusiasmo e di voglia di
pace e armonia che ero due anni fa” gli disse. “Tu mi hai ricordato cosa
significa non solo essere un vero sovrano, ma anche un vero cristiano, anche se
vivi con i pagani… ma da quello che vedo sei riuscito a cambiarli anche senza
convertirli, i Norreni tuoi amici non cercano più di fare del male e uccidere,
vogliono coltivare la terra e crescere le loro famiglie. E proteggeranno il
nuovo Regno che ho dato loro dalle razzie di altri.”
Aethelred era commosso e imbarazzato e
avrebbe voluto dire qualcosa, ma Alfred lo prevenne.
“Sarei felice se potessi essere tu il Re di
questo Regno, ma immagino che i Norreni vorranno scegliere un sovrano tra i
loro condottieri. Tuttavia spero che tornerai spesso in Wessex e che
continueremo a lavorare insieme perché Sassoni e Vichinghi possano vivere
fianco a fianco e in pace” disse.
“Lo farò sicuramente, fratello, e… sono
felice di rivederti così fiero e deciso, proprio com’eri due anni fa” replicò
Aethelred. “Sei tu quello che meritava veramente la corona del Wessex e sarai
un grande Re, per me sarà un onore collaborare con te.”
I due fratelli si abbracciarono sotto lo
sguardo compiaciuto di Ivar e Hvitserk, mentre Helgi sembrava anche lui molto
commosso, felice di vedere che almeno quella storia si sarebbe conclusa bene e
che quella famiglia aveva trovato un equilibrio nonostante le divergenze.
Sapeva fin troppo bene che non era così scontato…
“Questo non è un addio, Alfred, ma un
arrivederci” concluse Aethelred prima di congedarsi dal fratello. Ed era vero.
Il Regno Norreno in terra inglese avrebbe richiesto grande diplomazia per far
convivere pacificamente i due popoli e Aethelred era diventato ormai da tempo
un ponte di pace tra Sassoni e Norreni.
Le navi vichinghe ripartirono dal Wessex la
mattina successiva. Prima di prendere una qualsiasi decisione sulla gestione
del Regno che Alfred aveva donato loro dovevano parlare con Bjorn, far sapere a
tutti che Harald era morto da vero Vichingo e che adesso non c’era più un Re
dei Norreni. Forse ci sarebbero state nuove elezioni o forse sarebbe stato
scelto proprio Bjorn, visto che la prima volta era stato sconfitto da Harald
con l’inganno… ad ogni modo, sarebbe stato il nuovo Re dei Norreni a decidere
chi avrebbe governato sui Norreni in terra inglese, doveva essere un uomo
giusto e saggio per riuscire a mantenere la pace e l’ordine tra i due popoli e
collaborare con Re Alfred.
I Vichinghi, durante il viaggio, discutevano
tra loro proprio di questo, ma non tutti. Helgi e Hvitserk, infatti, si erano
ritirati in disparte per parlare di qualcosa di molto più personale.
“Hvitserk, hai poi saputo qualcosa di Thora e
della sua famiglia?” gli chiese Helgi, prendendola alla lontana. “Avevi detto
di essere preoccupato per loro quando i soldati Sassoni avevano attaccato le
colonie…”
“Sì, sono riuscito a trovarli proprio ieri
sera, mentre tutti voi stavate facendo i preparativi per la partenza” rispose
il giovane. “Per fortuna il suo villaggio non era tra quelli aggrediti per
rappresaglia, ho parlato con i suoi genitori e stavano tutti bene.”
“E…” Helgi non sapeva bene come fare quella
domanda, “e hai incontrato anche Thora?”
Hvitserk sorrise intenerito. Aveva capito
dove voleva arrivare il suo compagno, ma non voleva mettergliela troppo facile,
si divertiva a vederlo imbarazzato e geloso perché questo dimostrava quanto
tenesse a lui e quanto lo amasse.
“Sono stati i suoi genitori ad accompagnarmi
a casa sua” rispose, sorridendo. “Adesso vive in una piccola casa accanto a
quella della sua famiglia… insieme a suo marito Daven. Ho parlato con tutti e
due e sono stato molto contento di quello che ho visto. Thora e Daven si sono
sposati poco più di un anno fa e Daven lavora come fabbro e nel tempo libero
aiuta la famiglia di Thora a coltivare il loro piccolo campo.”
Helgi restò sbalordito.
“Thora si è sposata?” mormorò.
“Sì, era quello che desiderava da tanto
tempo, avere un marito e dei bambini suoi” rispose Hvitserk, ricordando che,
due anni prima, aveva proposto a lui di sposarla, ma lui aveva preferito
lasciare Kattegat e raggiungere Bjorn, Ubbe e gli altri in Wessex per poi
combattere contro Ivar. “Adesso ha finalmente ottenuto quello che voleva, mi ha
detto che è molto felice ma non ce ne sarebbe stato bisogno, era radiosa,
aspetta il suo primo figlio che nascerà tra qualche settimana. Ho parlato anche
con Daven, è un ragazzo timido, serio e molto responsabile e anche lui è
emozionatissimo all’idea di diventare padre.”
Hvitserk si bloccò, rendendosi conto che
quello era un argomento ancora spinoso da affrontare con Helgi, che in fondo
aveva perso la moglie uccisa brutalmente da Kjetill insieme al bambino che
aspettava. Ma in quel momento non era quella tragedia che turbava il giovane
vichingo.
“Hvitserk, tu… tu sei pentito? Insomma,
avresti potuto essere tu a sposare Thora e a diventare padre e invece… io non
so se…”
“Se avessi voluto sposare Thora lo avrei
fatto due anni fa, invece di andarmene da Kattegat. Sapevo che non era quello
il mio destino, non era quello che desideravo e quindi non sarei stato in grado
di renderla felice. Daven, invece, è proprio il marito perfetto per lei: la
guardava come se avesse davanti una dea, come io non ho mai fatto. E anche
Thora lo ama come non ha mai amato me, ogni volta che si voltava verso di lui
le brillavano gli occhi... ecco, esattamente come vedo brillare i tuoi quando
mi guardi.”
Helgi, preso alla sprovvista, arrossì
violentemente e Hvitserk lo prese teneramente tra le braccia.
“Sono io che, a volte, temo di non essere
abbastanza per te, di aver commesso tanti errori, di poter sbagliare di nuovo”
mormorò tra i capelli di lui. “Ma tu non devi temere, perché io non ho mai
provato prima quello che provo per te, non sapevo nemmeno che si potesse amare
così tanto qualcuno e l’unica cosa che voglio è averti sempre al mio fianco.”
E, per meglio dimostrare al compagno tutto
quello che aveva detto, lo avvolse nel caldo rifugio delle sue braccia e lo
baciò a lungo, con tenerezza e intensità, sentendosi finalmente nel posto
giusto e con la persona giusta, in un mondo perfetto che niente avrebbe più
potuto distruggere, neanche le difficoltà che avrebbero ancora dovuto
affrontare. Helgi, rassicurato, si abbandonò a quell’abbraccio e a quei baci,
mentre ogni dolore, trauma e anche gelosia svanivano lentamente, portati via
dal vento e dall’amore.
Hvitserk e Helgi non erano i soli ad aver
avuto bisogno di ritirarsi in intimità. Dopo tutto quello che era accaduto e, soprattutto,
dopo il terrore agghiacciante che Aethelred aveva provato quando Ivar stava per
essere ucciso davanti ai suoi occhi, i due avevano cercato, anche
inconsapevolmente, di non separarsi più. Così erano seduti l’uno accanto all’altro,
abbracciati, a guardare la costa inglese che sfilava davanti a loro.
“Alfred ha detto che saresti un buon Re per il
Regno Norreno che si sta formando” gli disse Ivar, stringendolo affettuosamente
a sé. “Forse sarebbe anche giusto, visto che ti spettava la corona del Wessex e
chissà, se Bjorn sarà eletto Re dei Norreni potrebbe anche scegliere te, non è
mica detto che il Re delle colonie debba essere un Vichingo.”
Aethelred scosse il capo lentamente.
“Non mi interessa essere Re, è una cosa alla
quale non penso più da molto tempo. Sarò disponibile come ambasciatore tra il
nuovo Regno e Kattegat, se ce ne sarà bisogno, ma tutto quello che desidero è…
insomma, lo sai” mormorò.
“No che non lo so” lo provocò Ivar con un
sorrisetto. “Cos’è che vuoi veramente?”
Aethelred abbracciò convulsamente il
compagno, nascondendo il volto contro il suo petto, tanto che Ivar sentì appena
la risposta (e probabilmente era proprio quello che il giovane Principe voleva,
visto che si vergognava di manifestare troppo apertamente i suoi sentimenti!).
“Voglio stare con te” sussurrò. “Ho temuto di
perderti per sempre ed è stato il momento più orribile di tutta la mia vita.
Voglio stare accanto a te, seguirti dovunque deciderai di andare e qualsiasi
cosa deciderai di fare… solo questo mi importa.”
Ivar sentì Aethelred tremare tra le sue
braccia e ancora una volta capì quanto lo avesse straziato e sconvolto ciò che
era accaduto sul campo di battaglia, quanto Aethelred lo amasse e quanto
bisogno avesse di lui. Si rese conto, turbato, che, se davvero si fosse
lasciato uccidere da quel soldato, anche Aethelred sarebbe morto, forse in
quella battaglia, forse di dolore… non voleva nemmeno saperlo, non voleva
pensarci. Per la prima volta in tutta la sua esistenza Ivar sentiva che non
viveva più solo per se stesso e per i suoi capricci, ma che la vita di un’altra
persona, quella del suo Aethelred, dipendeva dal fatto che lui ci fosse e
stesse bene.
Non era mai stato così indispensabile per
qualcuno ed era una cosa meravigliosa e spaventosa insieme, era una
responsabilità immensa che, però, Ivar era disposto a prendersi visto che per
niente al mondo avrebbe messo a rischio la vita del ragazzo che amava.
“Beh, io non so ancora cosa vorrò fare o dove
deciderò di andare” disse, cercando di portare l’argomento su un piano
scherzoso, meno intenso. “Per adesso torneremo a Kattegat, poi chissà? Sono un
Vichingo, magari avrò voglia di esplorare nuove terre… a meno che Bjorn non
decida di nominare me per governare
il Regno dei Norreni in Inghilterra.”
“Non contarci troppo” rispose Aethelred con
una risata leggera, rilanciando lo scherzo.
“Oh, certo, lo so che Bjorn non mi sopporta!
Comunque neanche a me interessa essere Re, lo sono stato una volta e non mi è
piaciuto, molto meglio essere liberi” replicò Ivar. “E ovviamente ti porterò
sempre con me, dovunque andrò. Nemmeno io posso più fare a meno di te, cosa
credi?”
Non era più tempo di parole. Ivar catturò le
labbra morbide di Aethelred in un bacio lunghissimo e profondo, stringendolo a
sé come se volesse rimanere incollato a lui per sempre. Il sole del mattino
regalava riflessi dorati alle acque che le lunghe navi vichinghe solcavano e
anche ai capelli castani di Aethelred, ma per Ivar il suo Principe era la luce,
il calore, la serenità e la pace del cuore. Non aveva mai pensato di poter
amare così tanto qualcuno e, al confronto, il ricordo di Freydis impallidiva
come una sciocca infatuazione adolescenziale. L’amore di Aethelred lo aveva
reso migliore, aveva illuminato anche le parti più oscure del suo essere e
anche per Ivar l’unico desiderio era non separarsi mai da lui.
Avrebbero affrontato ancora ostacoli e
difficoltà, ma tutto sarebbe andato bene perché erano insieme, liberi e
innamorati.
FINE