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Autore: Diana924    24/04/2022    1 recensioni
1603: la piccola Elizabeth Stuart scopre con meraviglia che suo padre ha finalmente ereditato la corona d'Inghilterra.
Assieme alla madre e all'amato fratello Henry parte dunque per l'Inghilterra, scoprendo che la sua posizione di figlia del re ha in sé più svantaggi che vantaggi
1618: Elizabeth è moglie, madre e regina. Quando i boemi hanno offerto a suo marito la potente corona di Boemia Federico ha subito accettato. Elizabeth è pronta a condividere la gloria del marito ma non immagina che quello è solo l'inizio della fine
1660: Elizabeth ha ormai perso le speranze quando una notizia improvvisa le apre nuove prospettive, suo nipote Carlo è divenuto infine re e lei può tornare a casa, peccato che lasciare l'esilio è più difficile del previsto
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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Linlithgow Palace, 1603:
 
La signora contessa quel giorno era più emozionata del solito. Non faceva altro che sistemarsi la gonna e impartire ordini alla servitù sollecitando i più lenti a sbrigarsi perché non avevano tutto il giorno. Il conte suo marito era del medesimo stato d’animo, aveva ordinato alle cameriere di far indossare a tutti i bambini i vestiti migliori e di preparare i bauli, la notizia poteva arrivare da un momento all’altro.

Elizabeth si pizzicò il collo per l’ennesima volta, la gorgiera che mamma Helen le aveva imposto quel giorno le procurava un tremendo prurito alla pelle ma non osò lamentarsi. Era consapevole del proprio posto nel mondo e dei suoi obblighi.

Elizabeth Stuart si ripeté, figlia di re James e della regina Anne, unica figlia femmina della coppia reale, il cui nome era un omaggio nei confronti della vecchia regina Elizabeth Tudor.

Aveva sette anni e come voleva la tradizione scozzese aveva una sua piccola corte e viveva lontana di genitori che la visitavano quando possibile.

I suoi veri genitori erano mamma Helen e papà Alexander, non il re e la regina.

Quando aveva bisogno di essere confortata, quando si faceva male correndo troppo velocemente, quando voleva qualcuno accanto loro c’erano sempre, la trattavano in maniera diversa dai loro figli ma c’erano, erano presenti per lei.

Chi più le mancava però era Henry Frederick, il suo amatissimo fratello.

Tutti dicevano che era “promettente” e che sarebbe stato un grande re quando sarebbe venuto il suo giorno e lei ne era sicura: Henry Frederick era il miglior fratello del mondo. Si erano visti solamente una volta, e da lontano, ma era stato sufficiente per Elizabeth nel comprendere quanto adorasse il futuro re di Scozia.

Non aveva ancora un’opinione sul suo ultimo fratello, Charlie, ma questo perché le avevano consigliato di non affezionarsi. Erano trascorsi tre anni dalla morte di Maggie [1] e pensarci la rendeva triste, la sua sorellina le mancava ogni giorno ma non doveva rattristarsi se il Signore aveva voluto Margaret al suo fianco le era stato detto, e lei obbediva.

Da quando era giunto quel messaggero il castello era sprofondato nel caos e odiava che nessuno le avesse chiesto il suo parere: pur avendo sette anni era pur sempre la figlia del re.
<< Quanto a lungo dobbiamo rimanere così? >> domandò dopo che mamma Helen l’ebbe fatta sistemare tra sé e John, il suo primogenito.

<< Tutto il tempo che sarà necessario, Altezza Reale >> rispose mamma Helen mentre all’esterno si udiva il rumore di una carrozza che entrava nel castello, forse i suoi genitori venivano a visitarla? O un ambasciatore?

<< Sta arrivando! >> urlò papà Alexander prima di sistemarsi accanto a sua moglie ed Elizabeth per la prima volta quel giorno sorrise, i suoi genitori la stavano visitando prima del tempo, forse le volevano davvero bene pur essendo nata femmina.

Lanciò uno sguardo d’intesa ad Annie che le sorrise di rimando. Annie era la sua migliore amica, era bravissima nel far di conto[2] pur essendo così giovane ed era l’unica di cui poteva fidarsi senza alcun timore.

Ebbe a malapena il tempo di rimettersi in posizione che il portone principale si spalancò per permettere ad Anna di Danimarca d’entrare.

Alta come tutti gli scandinavi, dalla pelle chiara e dai capelli biondi con alcune sfumature rossicce Anna di Danimarca era considerata una delle migliori regine di Scozia. Forse troppo frivola o attenta ai propri abiti secondo i suoi sudditi più puritani ma era una buona regina.

Madre nel senso più profondo e viscerale del termine la regina aveva odiato doversi separare dai propri figli come prescriveva la legge scozzese e aveva combattuto con tutte le sue forze per poter tenere con sé il duca di Rothsey[3] , suo primo figlio. Sconfitta la donna si era rivolta alla religione finendo però per orientarsi verso il papismo che le offriva molto di più rispetto al luteranesimo della sua infanzia.
La regina quel giorno indossava abiti neri da lutto ma il suo volto non era triste, tutt’altro.

Sorrise con garbo di fronte alla riverenza della famiglia per poi abbracciarla di slancio, si era sentita così appagata solamente pochi giorni prima quando era riuscita ad ottenere la custodia del primogenito.
<< Sai chi sono io? >> domandò la regina alla propria figlia, un sorriso indulgente sul volto.

<< Siete mia madre, Sua Maestà Anna principessa di Danimarca, regina di Scozia >> rispose Elizabeth con sussiego. Vedeva sua madre due volte l’anno e sapeva perfettamente chi fossero i suoi genitori anche se le era difficile volerle bene. La rispettava e la stimava ma l’amore era riservato a mamma Helen, non alla donna che in quel momento le sorrideva divertita.

<< Non solo figlia mia, non solo. La regina d’Inghilterra è morta e vostro padre è divenuto re di Scozia e d’Inghilterra, e dobbiamo andare a prendere possesso del nostro regno >> la informò sua madre.
Morta. La regina Elizabeth era morta. La regina d’Inghilterra, la sua madrina, era morta. Questo significava così tanto per lei, anche se non aveva idea di cosa fosse effettivamente.

Aveva studiato che la corona d’Inghilterra spettava a suo padre in quanto unico erede della regina Elizabeth e questo voleva dire che ora sarebbero andati in Inghilterra e poi… poi cosa?
<< Cosa ne sarà di noi? >> domandò, la prospettiva di quello che sarebbe potuto accadere la confondeva.

<< Andremo a Londra, sono venuta per portarti con me, prima andremo ad Edimburgo dove vedrai tuo fratello e poi in Inghilterra >> le spiegò sua madre prima di accarezzarle i capelli.

<< Henry verrà con noi? >> domandò entusiasta, avrebbe rivisto Henry, lei ed Henry sarebbero stati di nuovo insieme, era un pensiero troppo bello per essere vero. C’era baby Charles ma lui era troppo piccolo e non lo aveva mai visto.

<< Certamente, andremo tutti a Londra tranne tuo fratello minore, è troppo piccolo per viaggiare >> le spiegò sua madre con un sorriso.

Le buttò le braccia al collo d’impulso prima di ricordarsi del protocollo di corte, la donna di fronte a lei poteva essere sua madre ma prima di tutto era la regina d’Inghilterra e di Scozia.

<< Scusate Vostra maestà, mio padre il re si trova a Edimburgo? >> domandò curiosa, c’erano così tante questioni di cui voleva parlare con sua madre. Non se ne accorse subito ma per un istante il sorriso della regina si incrinò mentre a pochi passi da loro papà Alexander trattenne il fiato.

<< Sua Maestà è già sulla strada per l’Inghilterra, noi lo seguiremo >> rispose la regina, il volto tornato sereno sebbene la voce tradisse una segreta inquietudine.

Elizabeth però non se ne curò, sebbene le dispiacesse lasciare Linlithgow il pensiero dell’Inghilterra contribuiva a rendere meno amaro quel distacco. L’Inghilterra, la terra della vecchia regina, il reame da cui proveniva suo nonno[4], quel regno che avrebbe già dovuto essere loro e ora vi erano riusciti.

Sarebbe stata principessa d’Inghilterra, avrebbe avuto vestiti, gioielli, tutti gli animali che desiderava e il solo pensiero di cavalcare per giorni nel nuovo regno di suo padre la esaltò
Elizabeth Stuart principessa d’Inghilterra e un giorno regina. Di Francia, di Spagna, di Svezia… quale roseo futuro le si apriva dinanzi agli occhi.


 
Praga, 1619
 
Si rimirò nello specchio un’ultima volta.

Era bella, realmente bella. Come una regina delle fate si disse per un istante ripensando al poema del signor Spenser[5], come Titania regina delle fate.

Sapeva che i loro sforzi sarebbero stati premiati, che avrebbero ottenuto quel che meritavano, lo aveva sempre saputo.

Amava Federico e per questo lo riteneva degno di grandi cose, essere eletto re era solo il principio. Suo padre avrebbe dissentito, aveva letto le sue lettere e si era infuriata come non mai, il re d’Inghilterra pur reputandosi un buon padre negava loro ogni possibile aiuto, maledetto furfante.

Quell’opportunità era unica nel suo genere e non si rammaricava di averlo convinto ad accettare, la corona era stata loro offerta e loro erano degni di indossarla.

Se solo sua madre fosse vissuta appena un mese in più, quanto avrebbe voluto mostrarle la sua corona per dimostrarle che si era sbagliata, che non si era svalutata[6] sposando Federico. Sua madre l’avrebbe voluta regina, regina e sposata a un papista ma quando aveva posato gli occhi su Federico aveva compreso due cose: avrebbe sposato solamente lui e insieme avrebbero fatto grandi cose.

E aveva avuto ragione: i boemi avevano offerto la loro corona a Federico e lui aveva accettato, un re protestante per la Boemia e un vantaggio incredibile per l’Unione Evangelica. L’imperatore si lagnasse pure, loro avevano il supporto del popolo e quel giorno sarebbero stati solennemente incoronati.

Se solo Henry fosse stato ancora vivo. Sette anni, erano trascorsi sette anni dalla sua morte e suo fratello le mancava con la stessa intensità del primo giorno, se non fosse stato per Federico si sarebbe lasciata morire.

Aveva chiamato il suo primogenito con lo stesso nome di suo fratello, come sarebbe stato orgoglioso Henry dei risultati che lei e Federico avevano raggiunto, lui che si considerava il futuro re soldato, salvezza del protestantesimo.

Si voltò verso le sue dame e sorrise, quel giorno non era solo bella ma era regale, bella come una regina pensò per un istante, bella come devono essere le regine.

<< È tutto pronto? >> domandò. Farsi incoronare seguendo l’antica tradizione dei re di Boemia sarebbe stato l’ideale ma lei e Federico erano devoti calvinisti, si era convertita per amor suo, e non potevano certo affidarsi ad una cerimonia di stampo papista, non loro.

“Herr von Trebic è appena arrivato, aspettano tutti Vostra maestà” le rispose una delle sue dame, Amalia von Solms. Amalia non le piaceva ma era fedele alla loro causa e questo doveva bastarle, inoltre era una delle poche dame tedesche che avesse, le nobili boeme la mettevano tremendamente a disagio.

Non conosceva la loro lingua e in quanto al tedesco era abbastanza onesta da riconoscere di non saperlo padroneggiare al meglio. Suo padre l’avrebbe voluta regina di Francia o di Spagna, e quelle lingue lei aveva studiato da bambina.

<< Ancora un istante, ci sono novità da Londra? >> domandò.

Suo padre non era noto per cambiare idea, a meno di non conoscere le giuste leve, e dubitava che avesse cambiato idea ma sperare non costava nulla. The Peacemaker, che titolo ridicolo e quanto ne era orgoglioso suo padre, possibile che non capiva quanto la pace fosse inutile?

Non avevano bisogno della pace ma di sconfiggere l’imperatore e cis sarebbero riusciti perché loro erano dalla parte del giusto, erano o non erano gli araldi della Vera fede?

<< Nessuna, solo la conferma che i volontari sono bloccati a Dover[7], non arriveranno in tempo se mai arriveranno >> la informò Amalia.

Si morse le labbra per non imprecare, quella notizia era tremenda, come avrebbero fatto? Avevano bisogno di quei soldati, l’imperatore stava ammassando truppe e l’Unione Evangelica era più prodiga di parole che di uomini, da soli non avrebbero resistito.

Se solo Henry fosse stato ancora in vita pensò con rammarico. Henry era sempre stato un sostenitore della causa protestante, niente mediazioni o accordi con i papisti, se fosse stato ancora in vita sarebbe già stato in vista di Praga, blocco navale o non blocco navale.

Baby Charles non avrebbe osato, le voleva bene ma non al punto di sfidare il re come avrebbe fatto Henry. E tutto perché suo padre era stato contro di loro fin dal principio.

Cosa importava da dove veniva la corona? Il popolo l’aveva offerta a Federico e il popolo quel giorno li avrebbe acclamati come re e regina di Boemia. Suo padre aveva ricevuto la corona di Scozia dai congiurati che avevano deposto sua madre e quella d’Inghilterra dalle mani insanguinate di Elizabeth Tudor, non era così diverso da loro.

Loro erano gli alfieri della Vera Religione e avrebbero dimostrato all’Europa che il dominio degli Asburgo era alla fine, non avrebbero ceduto la Boemia per nessun motivo.

<< So chi ha colpa di ciò, oh se lo so >> mormorò, non era così stupida da pensare che fosse tutta un’idea di suo padre, nossignore.

Conosceva suo padre, i suoi difetti e le sue debolezze e sapeva benissimo chi poteva servirsene per i propri scopi.

<< Amalia, dai l’ordine, è il momento >> dichiarò prima di voltarsi, era ora di farsi incoronare.

Figlia di re, sorella di re, moglie di re e madre di re, quali vette aveva raggiunto assieme a Federico e quanto ancora avrebbero potuto fare insieme.
 


L’Aia, 1660:
 
Fu Rupert a portarle la notizia.

Negli anni aveva diradato i contatti eccettuati quelli con la propria famiglia, e solamente per dovere perché continuava a trovare i suoi figli fastidiosi, inopportuni e indegni.

Quella mattina non era cominciata diversamente dalle altre, aveva di nuovo aperto gli occhi su quella che i suoi estimatori definivano “una dignitosa povertà” ma a che lei risultava intollerabile pur non avendo i mezzi per poter cambiare la situazione.

Rupert arrivò verso metà mattinata, subito dopo la messa, gli abiti in disordine e il fiato corto. Era forse l’unico figlio a non averle mai dato troppi problemi, l’unico che le fosse ancora devoto a differenza dei suoi fratelli e sorelle. Karl l’aveva delusa due volte, prima decidendo di non farla tornare ad Heidelberg e poi con il suo scandaloso stile di vita. Elizabeth l’aveva abbandonata per fare la beghina, Sofia si era accontentata di pochissimo e in quanto agli ultimi due… in casa sua non permetteva che si parlasse di quei due traditori infingardi.

Per questo rimase sorpresa quando gli fu annunciato, credeva che fosse ad Heidelberg con Karl, o chissà dove in quanto Rupert era sempre stato vittima di una smania di avventure che ormai non erano più un suo problema.

Sicuramente era colpa di quello che era accaduto a Praga, erano accadute tante cose, troppe, quell’inverno fatale.

<< Madre mia, ho notizie della più grande importanza >> esclamò Rupert quando fu al suo cospetto, solamente dopo quelle parole la salutò com’era doveroso fare.

<< Quali notizie? E da dove vieni, figlio mio? >> domandò curiosa mentre nella sua mente le ipotesi si accavallavano tra loro. Karl aveva forse cacciato finalmente quella sgualdrina che trattava come una moglie? L’imperatore era morto divorato dal rimorso per quello che aveva fatto loro? Forse i due sciagurati avevano deciso di riconciliarsi con lei? Che genere di notizia era così importante da non poter aspettare un orario congruo?

<< Vengo da Amsterdam madre mia, e vi porto la notizia più bella che la nostra famiglia potesse mai ricevere >> rispose Rupert, un luccichio emozionato negli occhi.

<< Vostro cugino Carlo… >> mormorò lei.  Se fosse stato vero sarebbe stata la notizia migliore della sua vita. Sentì il cuore riempirsi di felicità ma non si permise di sperare oltre, una vita fatta di lutti e delusioni avevano spento l’entusiasmo della gioventù.

<< I signori del parlamento non sono riusciti ad accordarsi così il generale Monck ha deciso di marciare su Londra e imporre la sua volontà. E il generale ha richiamato nostro cugino Carlo sul trono, il quale è ufficialmente Sua Maestà re Carlo II, re d’Inghilterra, Scozia, Irlanda e Francia >> le annunciò Rupert e per poi lei stessa non urlò dalla felicità.

Non lo avrebbe creduto possibile, dopo tanti dolori il destino benevolo le accordava una piccola gioia per rischiarare la sua vecchiaia. Aveva perso i suoi fratelli, l’amore della sua vita era morto lontano da lei, avevano perso la patria e la corona ma almeno era libera di tornare in Inghilterra.

L’Inghilterra della sua infanzia tornava ad essere quel paradiso terreste che tanto aveva agognato da bambina, finalmente poteva tornare a casa.

<< Sia lode al Signore, figlio mio >> mormorò lei prima di fare cenno alla poca servitù rimasta di organizzare i dettagli. Doveva andare subito ad Amsterdam per sdebitarsi con gli Stati Generali e poi sarebbe potuta partire. Lo Stadolder era stato fin troppo generoso con lei inizialmente ma era stanca dui quella vita. Non credeva che in Inghilterra le cose sarebbero migliorate ma almeno non avrebbe più dovuto dipendere dalla carità altrui.

<< Sua Maestà si imbarcherà non appena arriverà ufficialmente la delegazione inglese, la regina madre vostra cognata partirà invece da Calais >> le comunicò Robert.

Erano anni che non vedeva sua cognata, ricordava Henriette come una donna sconfitta, il cui aspetto era lo specchio delle vicissitudini patite, un tempo doveva essere stata bella ma ora la regina madre era solamente una donna da compatire.

<< Mary quindi ci accompagnerà o intende rimanere con suo figlio? >> domandò riferendosi alla sua nipote più grande.

<< Non sono a conoscenza dei progetti della madre dello Stadolder ma cosa è rimasto nelle Province Unite per lei? Niente, nemmeno suo figlio su cui non ha alcun potere >> le fece notare Rupert.

<< Lo scopriremo ad Amsterdam, finalmente la fortuna sta iniziando a girare >> mormorò lei. Doveva scrivere alle Province Unite, a suo nipote e … a Karl, doveva scrivere anche ai suoi figli.

Diede ordine che portassero carta e penna e poi congedò Rupert non prima di avergli ricordato di organizzarsi, non poteva mica pensare a tutto lei.

L’Inghilterra, dopo tanti anni finalmente sarebbe potuta tornare a casa, figlia di un re e nipote del prossimo, oh Charles.

Se solo suo fratello fosse vissuto… quanto ne sarebbe stato orgoglioso, il suo sacrificio non era stato vano se ora la corona d’Inghilterra era tornato al suo legittimo possessore.

Tutto sarebbe tornato come doveva essere, dopo tutti i dolori e i sacrifici affrontati finalmente poteva godersi una vecchiaia tranquilla in Inghilterra. Le dispiaceva separarsi da Federico ma era in buone mani, di quello era assolutamente sicura. E ora... casa, stava finalmente tornando a casa.




Avvertenze&Note

Avevo questa idea da moltissimo tempo, e finalmente l'ho buttata giù. Personalmente ritengo che le vicende degli Stuart siano mille volte più interessanti, avvincenti e degne di essere rappresentate rispetto ai Tudor, mia unpopolar opinion da anni.
La storia sarà sempre divisa in tre parti, una dedicata a Elizabeth bambina, una a Elizabeth adulta e l'altra a Elizabeth anziana, quindi ci saranno ovviamente degli spoiler tra una parte e l'altra, se qualcuno decidesse di attendere che le tre macrostorie si chiudano per poi leggerla così consiglio di attendere la fine. Le parti in corsivo identificheranno il cambio di lingua, compreso quello tra inglese britannico e inglese scozzese, all'epoca una vera e propria lingua. Come sempre nel mio caso anche questa sarà una storia corale, la protagonista induscussa sarà sempre Elizabeth Stuart ma ci sarà spazio anche per altri personaggi e i loro punti di vista

[1] Margaret Stuart, sorellina di Elizabeth, nata nel 1598 e morta appena 2 anni dopo
[2] Anne Livingston tenne un inventario dei beni di Elizabeth, pur avendo quasi la stessa età della principessa nessuno pensò mai di contestarle quel ruolo

[3] pur essendo passato alla storia col titolo di principe di Galles, Henry frederick Stuart aveva inizialmente il titolo scozzese di duca di Rothesey, che identificava il primogenito del re
[4] Henry Stuart, lord Darnley, secondo marito di Mary Stuart e padre di Giacomo VI/I
[5] The Faire Queen di Edmund Spenser, considerato una delel fonti di ispirazione per la creazione della Titanai shakesperiana
[6] Anna di Danimarca, saputo che sua figlia voleva effettivamente sposare l'Elettore Palatino l'avrebbe definita "Goodwife Plasgrave", oggi traducibile con "donnetta da niente"
[7] più furbo di quanto sembri Giacomno I autorizzò l'invio di volontari per la Boemia, ma chiuse i porti inglesi bloccando i pochi volontari a Dover
   
 
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