Serie TV > Jessica Jones
Segui la storia  |       
Autore: MusicAddicted    24/04/2022    1 recensioni
Che cos’hanno in comune una cazzutissima titolare di un Pub, tanto bella quanto scontrosa, e uno stilista camaleontico, vanesio, un po’ capriccioso e molto caparbio?
Scopritelo.
Questa storia partecipa l’iniziativa #BLOSSOM BY BLOSSOM - THE SPRING BEGINS! @Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom FB
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jessica Jones, Kilgrave, Malcolm Ducasse, Trish Walker
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

cover-aty



Capitolo II: An excellent starting point

 



Tornando al tavolo, Kevin si accorge che è rimasto da solo, perché Malcolm è tutto intento a parlare con la prima cameriera che li ha serviti.

Si siede, sapendo che non rimarrà solo a lungo, soprattutto quando adocchia la seconda cameriera, l’unica che sembra conoscerlo.

“Hey, tu, vieni qui un attimo.” gli fa cenno con un dito e Robyn non se lo fa ripetere.

“S..sì? Non andava bene il Bourbon?” gli domanda, un po’ titubante.

 

“No, davvero, era impeccabile.” la rassicura lui, sorridendo. “Non ti ho chiamato qui per una lamentela, ma per avere delle informazioni..”

 

 

“È sempre così rancorosa la tua titolare?” esordisce Luke, rivolto all’avvenente ragazza Giamaicana che sta in cassa.
 

“È sempre così primadonna il tuo?” lo fa ridere lei con la sua controdomanda.
 

“Uh, non hai visto ancora niente… Reva,” replica lui, sporgendosi in avanti per leggerle il cartellino.
 

“E non ci tengo a vederlo…” si sporge lei allo stesso modo, in attesa che lui risponda alla sua tacita domanda.


“Luke.” le sorride suadente. “E visto che io so già che lavoro fai, mi sembra giusto pareggiare i conti: sono una guardia del corpo.”

 

“Con tutti quei muscoli dovevo intuirlo, ma pensavo più a un personal trainer,” si lascia sfuggire lei, lusingandolo.

 

“Come hai intuito, lavoro principalmente per lui, ma sai, potrei sempre lasciarti il mio numero, nel caso avessi bisogno dei miei servigi. Una graziosa fanciulla come te la salverei molto volentieri e poi magari con lei prenderei un caffè,” aggiunge in procinto di sfiorarle il volto con un dito, ma lei gli abbassa la mano repentina.

 

"Limitati a pagare il conto .” smorza il suo entusiasmo lei.
 

“Hai ragione, Reva, ti ho già fatto perdere troppo tempo.” estrae le banconote lui. “Il resto ovviamente è mancia. Prima però avrei una domanda da farti…”


 

 

“Capo, non immaginerai mai cos’ho scoperto.” si affretta a tornare al tavolo Luke.


“Non credo possano essere interessanti come le notizie che ho io, dopo aver parlato con Trish.” si pavoneggia Malcolm, tornando più o meno nello stesso momento.


“Volete dirmi che questo posto rischia di fallire per dei debiti dovuti a un boicottaggio?" li anticipa Kevin.

 

“Ma tu come…?” lascia la domanda a metà Malcolm, mentre Luke si limita a fissarlo stranito.

 

“Avere delle fan sparse per ogni dove ha i suoi vantaggi,” ridacchia furbetto lui. “Ma quel che è più importante è che ora so anche cosa devo fare.”

“Intendi che non ce ne andremo via di qui appena avrai finito quel drink?” deduce Luke e sotto, sotto ne è pure contento, né più né meno come lo è Malcolm.

 

“Tutt’altro, ragazzi. Abituatevi a questo locale, perché lo vedrete spesso.” sogghigna lo stilista.

 

“Che cos’è che hai in mente?” gli domanda il manager e Kevin si decide a rivelare ai due componenti più fidati del suo staff il proprio piano.

“Ma… avevamo già la location perfetta…” borbotta Malcolm, basito.


“Appunto. Avevamo. Passato. Occupatene tu.” gli ordina Kevin, soddisfatto solo quando lo vede uscire momentaneamente per fare una determinata telefonata.
 

“Immagino che questa fosse la parte più facile. Ora che devi andare a parlarle le cose si complicano. Vuoi che venga anche io, nel caso debba proteggerti?”

Kevin scuote la testa.

 

“No, Luke, ti ringrazio, ma questa è una cosa che devo fare da solo. Nel peggiore dei casi, lascio la mia casa di moda a Malcolm e te la mia flotta di auto.” lo fa ridere il suo datore di lavoro, prima di dirigersi dallo staff.


“Io non credo sia una buona idea…” borbotta Trish, confrontandosi con Reva e le altre, non appena Kevin espone la sua richiesta.


“Con tutto il rispetto, non m’importa cosa crediate voi, ma quello che voglio fare io o almeno provarci. Ora, da brave, fatemi passare.”

Persuasivo com’è, riesce a convincere le ragazze a smettere di fare barriera davanti alle scale e a farlo passare.

 

Kevin bussa alla porta chiusa un paio di volte, con fermezza.


“Pam, dammi tregua! Ti ho già detto che non voglio essere disturbata!” sbotta Jessica dall’altra parte.

 

“Non sono Pam, sono io, mia cara.” le rivela lo stilista.
 

“Ancora tu? Chi accidenti ti ha dato il permesso di venire qui?” si infervora ancora di più lei. “E NON mi chiamare ‘mia cara’!”

 

“E come dovrei chiamarti, se il tuo nome ancora non lo so? Apriti e presentati, almeno.”


Detto, fatto.
La porta si apre bruscamente e lei lo fissa con tutto l’astio di cui è capace.

 

“Mi chiamo Jessica e non ti sopporto!”

“Piacere di far la tua conoscenza, Jessica Enontisopporto. Io sono Kevin Thompson.” le tende la mano lui con fare innocente.

 

Lei quella mano non gliela stringe, ma lui vede chiaramente sfuggirle un’ombra di sorriso.

“Jones.” chiarisce lei. “Jessica Jones.”


“Molto bene, Jessica Jones.” le sorride lui, soddisfatto, facendo una pausa d’effetto.
 

Jessica deve capire cosa la disorienti di più: il suo sguardo, ora che non indossa più quegli stupidi occhiali, il suo sorriso che le sembra così genuino e non il ghigno strafottente che aveva prima, o ancora il modo in cui arrotola consonanti e vocali nel pronunciare il suo nome con quell’accento Inglese così marcato.


“La vogliamo smettere di farci la guerra?” riprende il discorso lui.

“No?” ribatte lei, a metà fra una risposta secca e una domanda incerta.

 

“Io posso aiutarti.” torna alla carica lui.

“Non vedo come.” sbuffa lei.

 

“So tutto. E lo so da più di una fonte.”
 

Jessica si acciglia, battendo nervosamente la punta del suo anfibio contro il  parquet del pavimento.
 

“Tutto cosa?”
 

“Il tuo concorrente che ti sta mettendo i bastoni fra le ruote, in un modo piuttosto sleale, aggiungerei,”
 

Jessica lo guarda estereffatta.
 

“Ma si può sapere tu chi cazzo sei?”
 

“La soluzione a tutti i tuoi problemi!” si pavoneggia lui, allargando le braccia. “Pensaci bene, cosa ti aiuterebbe più di tutto?”


“Rapinare una banca?” fa sfoggio del suo sarcasmo lei.

“Dare visibilità al tuo locale. Far accorrere quanta più gente possibile.”

 

“In che modo?”

Kevin sfodera uno dei suoi sorrisetti

“È praticamente lampante che tu e l’alta moda viaggiate su binari opposti…”

 

“Hey, come ti permetti?” sbotta lei, ma poi fa le sue personali considerazioni. “Oh, no, aspetta. Permettiti pure, è vero.” riconosce.

 

“Il punto è che io sono famoso nell’alta moda, molto famoso. Le mie sfilate attirano un sacco di media, stampa. Il prossimo mese ne faccio una proprio qui a New York, motivo del mio viaggio. Avevo già una location molto prestigiosa già prenotata con un anticipo di mesi…”

“Perchè accidenti ascoltare la dannata biografia della tua vita dovrebbe risolvere i miei problemi?” lo interrompe lei, inacidita.

 

“Perché lo capiresti, se mi lasciassi finire il mio discorso!” si inasprisce anche lui.

 

“E va bene, va bene, non ti interrompo più.” alza le mani lei. “Quindi, che ne pensi?”

 

“Che se non ti dai una calmata, Cheng sarà l’ultimo dei tuoi problemi!”

“Ah, quindi ora passiamo alle minacce, eh?” lo guarda scura in volto lei.

 

“Sì, se servono a farti zittire." controbatte lui, il tono di nuovo calmo.

“Io posso anche star zitta, ma non riesco a capire il nesso fra i miei casini e te che te la tiri un sacco con questa storia che hai una super location per la tua sfilata che di sicuro sarà un successo clamoroso… non capisco dove vuoi arrivare. Mi vuoi invitare alla tua cazzo di sfilata? Non fa per me, ho altro a cui pensare e…”

 

“Jessica, come mia nuova super location io ho deciso che sceglierò… il tuo locale!” si decide a rivelarle Kevin.

“Tu… cosa?” lo guarda attonita lei.

“Davvero non avevi colto tutti questi indizi? Mia cara, accetta un consiglio: non diventare mai una detective!” ridacchia lo stilista.

 

“Dacci un taglio con questo dannatissimo ‘mia cara’ e spiegami meglio: cosa vuol dire che vuoi far del mio pub la location della tua sfilata?”

 

“Basterà fare qualche modifica, okay, un bel po’ di modifiche. Penserò a tutto io, ovviamente.”

“‘Ovviamente.” gli fa il verso lei, cercando di imitare l’accento. “Come se ci fosse qualcosa di ovvio in tutto questo. Perché mai dovresti fare una cosa simile?”

“Allora prima non mi hai ascoltato: perché voglio che tu sia la mia modella di punta.”

 

“Ma se non so nemmeno come si cammina sui tacchi!” gli ride in faccia lei.

 

“È solo questione di apprendimento, io posso insegnarti tutto.” si prodiga lui. “Pensaci bene, Jessica: il tuo pub come location di uno dei più importanti eventi modaioli di quest’anno. Riesci a immaginare quanta gente vorrà prenderne parte? Potrai anche triplicare il costo dei tuoi cocktail e la gente pagherà senza fiatare… e poi pensa anche allo strascico di notorietà che rimarrà anche dopo la sfilata.”

“In effetti questo salderebbe tutti i miei debiti, non dovrei fare tagli al personale, darei un bello schiaffo morale a quel fottuto pallone gonfiato di Cheng, cioè lo schiaffo glielo vorrei dare anche vero ma accontentiamoci di quello morale.” lo fa ridere lei.

 

“Proprio così, puoi avere tutto questo facilmente, devi solo accettare di sfilare per me.” la persuade il fascinoso stilista.

 

“C’è forse un contratto che devo firmare col mio sangue? Perché, sai, sembra quasi che io stia facendo un patto col Diavolo!” borbotta Jessica.

 

“Oh, tesoro, ti prego, non essere ridicola,” commenta lui, inforcando di nuovo gli eccentrici occhiali. “Il Diavolo se la sogna la mia eleganza!”

 


“Sbaglio o è da un po’ che quei due sono là dentro, da soli?” domanda retorica Trish, con lo sguardo rivolto all’insù, come del resto quello di Luke, Malcolm e Reva che l’attorniano.

 

“E non mi sembra di aver sentito alcun rumore di colluttazioni…" deduce Luke.
 

“Che stiano avendo una discussione.. civile?” azzarda Malcolm.

 

“Facciamo pure tutte le considerazioni possibili, ma non facciamoci trovare qui, stanno per scendere.” avverte tutti Reva, sentendo dei passi in lontananza.

 

Quando Jessica e Kevin tornano di sotto, trovano Luke intento a osservare la porta d’entrata, Trish che pulisce il bancone in modo forsennato, Malcolm impegnato in una qualche telefonata e Reva che gira a vuoto con un vassoio, in cerca di un tavolo che davvero possa aver bisogno di essere sparecchiato.
 

Kevin e Jessica si guardano tra loro con una complicità che nemmeno pensavano di avere.

 

“Ci stavate spiando.” commentano in perfetta sincronia.

 

“Sono sopraggiunti importanti impegni di lavoro, riprenderemo la conversazione più tardi.” finge di congedarsi Malcolm da una chiamata che in realtà non ha mai avuto inizio.

“Sì, direi che è sufficientemente solido il materiale con cui è costruito, non dovrebbe crollarci addosso. Sei protetto, capo.” argomenta Luke, con nonchalance.

“No, okay, non ce la faccio a coprirmi di ridicolo come loro due,” si arrende Reva, posando il vassoio e anche Trish smette di far finta di pulire. “Sì, lo ammetto: vi stavamo tenendo d’occhio.”

 

“Per il bene del locale, si intende. Sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa: voi due non sembrate molto inclini a interagire.” dice la sua Trish.

 

“Può darsi che non siamo partiti con il piede giusto, ma vi assicuro che adesso io e la vostra titolare abbiamo trovato un punto d’incontro” si rivolge Kevin alle ragazze, comprese le due che stanno lavorando per davvero.

“Proprio così. Quindi abituatevi ad aver intorno Mr. Thompson, perché lo vedremo spesso.” annuncia Jessica, prima di rivolgersi principalmente al diretto interessato. “A proposito, non abbiamo fissato la prima delle lezioni.”

 

“Io direi domani…” propone Kevin e lei annuisce. “Alle quattro di mattina.”
 

“Che cazzo dici? Sei fuori di testa?” si infervora subito lei.

“Immagino tu abbia i tuoi impegni, così come io ho i miei. Ad esempio, non hai idea di quanto sia piena la mia agenda oggi, motivo per cui non posso ancora trattenermi a lungo.” la informa lui, andando verso l’uscita, seguito dal proprio staff.

 

“Ma io il pub lo chiudo alle due e il bar lo apro alle dieci… non puoi aspettarti che ci vediamo qui alle quattro di mattina!” borbotta Jessica.


“Ho immaginato, infatti ti prendevo in giro,” le rivela dispettoso lui, con la punta della lingua tra i denti. “Alle sette andrà benissimo!” la liquida, senza nemmeno darle il tempo di replicare.
 

“Dannatissimo stronzo! Crede di poter controllare ogni cosa!” sfuria Jessica, dando un calcio a una gamba del tavolo dove lo stilista e il suo entourage hanno precedentemente preso posto e che al momento risulta ancora libero.

 

“Jess, cerca di calmarti e di farci capire qualcosa.” la rabbonisce Trish, massaggiandole le spalle.


“Già, Jessica, che cosa significa che devi prendere lezioni, di cosa?” si incuriosisce Robyn, che l’ha sentita.

Jessica si siede al tavolo e prende un lungo respiro.

 

“Diciamo che ci sarebbe la possibilità di uscire dai casini in cui ci troviamo ma comporterebbe il fatto che io scenda un po’ a compromessi con me stessa…” annuncia la titolare, prima di dilungarsi in spiegazioni più esaustive.

 

“Una sfilata di moda, qui?” riassume incredula Robyn.

 

“Tu, modella?” la guarda scettica Reva.

“E che prenderai lezioni di bon ton e portamento?!” le scoppia a ridere in faccia Trish, ma lei è l’unica che ha la confidenza giusta per permetterselo.


“Sì, sì, ridete pure mentre io cerco di salvare il culo a tutti quanti!” sbuffa Jessica, ruvida come il suo solito. “Poi riderò io quando vi dimezzo lo stipendio.”
 

Basta quella non troppo velata minaccia a far passare al suo staff ogni voglia di fare ironia sull’argomento.

 

“Quando inizierai le lezioni?” le domanda con atteggiamento più serio Reva.
 

“Domattina. Molto, drasticamente molto, presto.” sbuffa l’interpellata
 

**************************** (Contemporaneamente)


“Mi ha detto che posso entrare dal retro e che lascerà la porta aperta.” racconta Kevin, che a bordo della propria auto è protagonista di un colloquio analogo.
 

“Verrò con te, sono incaute le strade di notte.” si prodiga Luke.

 

“Esattamente quale parte pericolosa della notte sarebbero le sette del mattino?” lo guarda scettico lo stilista.

 

“Verrò anche io, per gestire i tuoi impegni di lavoro che potrebbero accavallarsi." decide Malcolm, guadagnandosi lo stesso tipo di occhiata.


“Apprezzo quasi al limite della commozione l’interesse che avete per la mia persona,” fa una pausa d’effetto Kevin, prima di scoccare la sua frecciatina. “Pur sapendo che ci sarà solo Jessica e nessun’altra del suo staff, fino al loro normale orario di turno.”


“Uh? Oh beh, in fondo, alle sette di mattino, chi vuoi che ci sia in giro? Non credo tu abbia bisogno di me.” si ravvede Luke.


“Non credo che nessuno chiamerà prima delle nove, quindi non ti servo nemmeno io.” riformula Malcolm.
 

- Come volevasi dimostrare.- se la ride fra sé e sé Kevin.

 

------------------------------------
 

Quando, puntuale come un orologio svizzero, alle sette di mattina Kevin varca il retro del locale, che come concordato trova aperto, salendo le scale fino all’ufficio di Jessica la trova addormentata sulla sedia, con la testa ciondolante, la felpa aperta a farle da coperta e i piedi che poggiano sulla scrivania, con quegli anfibi che sono lontani anni luce alle sensuali decoltè alle quali lui è abituato.


Un leggerissimo russare va a completare quel quadro idilliaco.
 

Si siede sull’angolo della scrivania, intento a osservarla, finché lei, forse avvertendo in qualche modo una presenza, apre gli occhi e manca poco che non si ribalti dalla sedia dove è stravaccata.
 

A dire il vero, l’unico motivo per cui il suo sedere non tocca il pavimento con molta poca grazia è Kevin, che prontamente si sporge in avanti e la solleva tra le sue braccia.

A parte i capelli, che sono ancora di quel colore acceso, l’abbigliamento è molto più sobrio, è un completo in tre pezzi, color fumo di londra, con cravatta e pochette di un viola orchidea.
Colori che gli stanno d’incanto.

 

Confusa e forse non del tutto ancora sveglia, Jessica rimane a fissarlo per qualche secondo imbambolata, prima di riprendersi e mantenere le giuste distanze.

 

“Ti ha dato di volta il cervello? Non si entra così di soppiatto in una stanza, potevi almeno bussare!” sbotta lei, coprendosi con la felpa, perché con quella minuta canotta si sente fin troppo esposta.

 

“Col sonno di cui eri preda non credo ti avrebbe svegliato nemmeno un carrarmato!” controbatte lo stilista.


“È comprensibile che io sia stanca, guarda che ho lavorato fino a quattro ore fa,” si giustifica lei, senza nemmeno nascondere un ampio sbadiglio.

Se Jessica crede che Kevin possa venir mosso a compassione si sbaglia di grosso.


“Anche io, che tu mi creda o no.” replica lui, impassibile.

“Scarabocchiare due vestiti in croce su un foglio non è lavorare!” abbaia lei.

 

“Ti ho forse detto che il tuo lavoro consiste nello stappare tre birrette e far due sorrisi? No, non mi pare.” la mette in difficoltà lui.
 

“Io…” bofonchia lei, in preda a un rimorso non previsto.

 

Perfino il suo tono è più dimesso.

 

“Io credo che evitare di sminuire il lavoro altrui sia un’ottima base di partenza, mia cara.”
 

“Anche evitare di continuare a chiamarmi ‘mia cara’ sarebbe un’ottima base di partenza.”
 

Kevin la fissa per qualche istante, in silenzio.
 

“Hai ragione. Proverò ad accontentarti, Jessica.” le sorride, ma lei non ha nemmeno il tempo di ricambiare, perché lui riprende subito a parlare. “E ora, via i vestiti!”


“Come, prego?” strabuzza gli occhi lei.
 

“Sarai la mia modella di punta, no? Quindi, ti ci vuole un vestito adatto. E come faccio a crearlo se non ti prendo le misure?” le spiega lui, con totale nonchalance.

Jessica si dà mentalmente della stupida.

-E io che pensavo ci stesse provando… ma poi perché avrebbe dovuto? Visto il lavoro che fa, sarai gay di sicuro. Quelli così belli e curati sono sempre gay!-

 

“Non posso certo misurarti mentre hai quello scafandro addosso!” prosegue Kevin, già armato di centimetro da sarto, mentre guarda con profondo sdegno la sua felpa con il logo di una qualche band metal a lui sconosciuta.


“Uh, beh, sì, certo…” borbotta lei, un po’ a disagio, prima di ravvedersi.

-Un momento, ma… che cazzo me ne frega? Tanto è gay!

 

Tranquillizzata dalle proprie considerazioni, Jessica abbassa la cerniera della felpa, se la sfila, sorte che ben presto tocca anche alla sua canotta e ai suoi jeans, finché rimane solo con addosso un ridotto completo intimo nero.

 

Kevin le si avvicina lentamente, sfiora con un dito quella pelle chiara, posizionando il centimetro nei punti giusti per misurarla.

 

Jessica è scossa da uno strano brivido e sa che non è dovuto al centimetro un po’ freddo che le viene srotolato addosso.


“Ci avrei scommesso che avevi queste misure: quelle di una modella,” le sorride suadente lui, passandole i suoi indumenti perché si rivesta.

 

“Ma scusa, se già lo sapevi perché cazzo mi hai fatto spogliare?” sbuffa lei, tornando a suo agio nei propri vestiti.


“Oh beh, svestire le modelle è il lato più divertente della mia professione, lascia che me ne approfitti un po’.” schiocca la lingua lui, con un’espressione furbetta che non fa che mettere Jessica sul chi va là.

- Oh cazzo… e se non fosse gay? I gay non rispondono così!-

 

TBC


Che dite, Jessica avrà il presentimento giusto? XD

Nel prossimo capitolo (l’ultimo, se sti due & Co mi stanno ad ascoltare) avrete tutte le risposte.

So che nessuno mi farà sapere nulla finché non avrò voglia di fare nuovamente uno scambio, ma per un po’ non credo che ne avrò… quindi… niente, ormai sono abituata al deserto…
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Jessica Jones / Vai alla pagina dell'autore: MusicAddicted