Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Mercurionos    25/04/2022    1 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 27 – Sfida alla Disforia, Parte 5 – Anno 2, 37 Termidoro / 1 Fruttidoro
 
Tre o quattro volte nell’arco di pochi giorni, Vegeta si trovò dinanzi a Kiwi e alla sua sempre mutevole combriccola di spacconi. Erano gli avversari preferiti di Vegeta: grossi almeno il doppio del saiyan, cento volte più cretini, svariate volte più prestanti nel fisico, ma solo all’apparenza. Guardarli volare nella pioggia e ricadere nel pantano, grandi quant’erano fare un bel, cupo rumore, guardarli piegarsi in due e inginocchiarsi sotto al suo sguardo era più di un piacere, era come poter vivere una sfrenata allucinazione.
 
I vassalli del bellimbusto Kiwi cadevano uno dopo l’altro come birilli, non che Kiwi potesse cercarsi alfieri più prestanti in così poco tempo, specie se invitati a farsi riempire di sberle sotto la pioggia, e in più ancora dal principe dei saiyan tanto rinomato per la propria immensa pazienza, il grande tatto e l’amore per gattini e arcobaleni.
 
Kiwi non gli piaceva. Che notiziona. In quei giorni tentò di capire cosa ci fosse nel ragazzo ittiforme che tanto non gli andasse a genio.
“Fortuna che anche oggi piove!” gli gridò Vegeta un pomeriggio.
“E perché, scimmietta? È un’occasione per lavarsi?” lo schernì Kiwi. Gli altri bulletti ridacchiarono con lui.
Ma Vegeta non aspettava altro che un invito a rispondere con ancora più educazione: “È un’occasione per spaccarti la faccia senza dover sentire il tuo puzzo!” Gridò ridendo il saiyan.
 
Ecco, quello era l’unico lato di Kiwi che a Vegeta davvero piacesse: ogni volta che lo si attaccava a parole, Kiwi non poteva fare a meno di rispondere, di incaponirsi in un discorso senza senso, di gonfiarsi, pestare i piedi nel fango e ribattere iracondo. Vegeta si sentiva come un bambino mentre gioca con le formiche, che ammira la loro piccolezza e la loro limitatezza, pur ignorando quanto il morso degli insetti possa far male.
 
Kiwi, infatti, era ancora forte quanto Vegeta. Per ogni livido che il principe riusciva ad infliggergli, lui stesso sarebbe tornato a letto con un’ammaccatura in più. Ma sangue no: troppo prezioso per essere versato, troppo ben custodito in una cassaforte di impenetrabile acciaio. Era una convinzione da tener viva ogni giorno, nonostante, talvolta, la bocca del saiyan si riempisse di un sapore salato e metallico.
 
Più volte cadde in terra, e in alcune di queste fece fatica a rialzarsi. Le sue riserve di energia non erano infinite, lo sapeva, ma l’infinito non era un concetto a cui voleva pensare in quei giorni. Lo spazio esplorabile, per quanto ne sapesse, era sconfinato. Le stelle nel cielo, i mondi da conquistare nell’arco di una vita, erano innumerevoli. Le possibilità, le scelte, la libertà, non avevano limiti. E tutto questo gli era stato sempre negato.
 
Kiwi lo schiacciò in terra. Il saiyan assaporò la ghiaia e la pioggia. “Eccolo qui, il grande Vegeta, il principe della razza guerriera. Sporco di fango e fradicio come un cane.” Disse il ragazzaccio.
Vegeta espanse i propri sensi: Kiwi era sopra di lui, e sentiva quanto stesse faticando per trattenerlo. Così alzò un braccio, rapidissimo, e raggiunse il volto dell’altro. Gli restava ancora sufficiente forza per una piccola ma intensa deflagrazione, e così Kiwi volò all’indietro per una decina di metri, il volto ustionato dall’attacco.
Gli altri saltarono allora addosso a Vegeta, lo picchiarono senza alcun riguardo, ma bastò una debole onda d’urto per spintonarli lontano. Erano tutti stanchi, esausti e senza forze, ma il primo a rialzarsi fu ancora una volta Vegeta.
 
E rise. Rise, gridando, a voce sempre più alta, bevve la pioggia che fredda scrosciava giù dalle paratie celesti, si lavò il fango dal volto, e ammirò i corpi stremati dei nemici sconfitti. Loro, grossi, cafoni, rumorosi, in terra; lui estatico, squillante, ancora in piedi, con il sorriso di un demonio.
 
Il sole non si mostrò alla regione della capitale per altri otto giorni. Quando finalmente, l’ultimo giorno di termidoro si aprì con una fresca e splendente alba estiva, Radish e Pump si svegliarono in una stanza vuota. Non sapevano se Vegeta non avesse ancora fatto ritorno dai suoi “impegni” del giorno precedente, o se fosse già uscito verso chissà quale destinazione. Nappa non lo aveva visto, Mirk era già intenta a studiare gli ultimi argomenti di scienze militari (il che indicò che stesse male), e neppure Gladyolo aveva visto il principe della stempiata giovanile.
 
“Ehi Gladyo, hai visto Vegeta?”
Radish si arrestò in mezzo al corridoio non appena ebbe pronunciato queste parole. Era da una dozzina di giorni che non rivolgeva la parola al ragazzo pallido. Lo aveva visto camminare verso di lui al loro piano dei dormitori, appena uscito dalla propria stanza, e si era rivolto a lui senza pensarci troppo.
“Vegeta? No, l’ho solo visto ieri a lezione, Radish.”
“Ah, bene, ciao.” Si voltò di scatto, verso una direzione poco precisata, quasi paonazzo.
“Radish.”
Dannazione. Non si è accorto che lo stavo evitando? Ma no, non lo stiamo evitando. Da quanti giorni è che non parliamo? Uno, due… Cacchio! Lo stiamo evitando di brutto! E lui sa leggere i pensieri! Devo pensare ad altro… Pensa, pensa, Radish, pensa a Pump… NO! Pensa a… Vegeta. No! Così è peggio!
“Radish?”
Se ne è accorto?! Gattini, arcobaleni, il minestrone della mamma, palla-base-goal, un cuscino, Pump, no dannazione, non ancora!
“Tutto bene? Perché sei tutto rosso?”
“Sì! Tutto! Bene! Perché!?”
“È… un po’ che non parliamo. È tutto a posto?”
“Sì che è tutto a posto! Stavo solo cercando Vegeta, ecco.”
“Perché? Dove è andato?”
Dannazione! Dannazione! Perché ho parlato di nuovo di quel deficiente?
 
“Radish, che succede? Sicuro di stare bene?”
“No che non sta bene!” Una voce, da dietro le sue spalle. Radish voltò il capo e vide il sorriso radioso di Pump.
“Ehi, Gladyo. Come va?”
“Tutto bene. E voi?”
“Mah, sì, dai.”
Radish era ancora lì, in mezzo a loro. Si sentiva un cretino di proporzioni galattiche.
Pump si avvicinò ai ragazzi: “Senti Gladyo, non è che ci dai una mano a studiare?”
 
“Aah… Allora c’è qualche problema.” Si rivolse a Radish.
Il ragazzone fece qualche passo indietro, spaventato, per nulla pronto a inserirsi in quella conversazione.
Gladyolo continuò: “State anche voi preparando l’interrogazione di Gipeto?”
Pump non dovette fingere per mostrare interessamento all’argomento. Né lei né Radish erano a pari con gli studi a causa dei costanti pensieri a tema Vegeta: “Sì, il modulo sulla legge del conflitto armato. Non è di certo qualcosa a cui abbiamo mai pensato, in combattimento.”
“Come se avessimo combattuto chissà quanto.” Aggiunse Radish.
 
Si guardarono a vicenda, tutti e tre, finché Gladyolo non esordì con un semplice: “Seguitemi.” E così fecero. Sì, per un paio di metri. Quando Gladyolo aprì la porta scorrevole sulla propria sinistra, un grido acuto li salutò: “Pump!”
Dylia saltò in piedi dalla seggiola e si fiondò a salutare i due saiyan. “Ehilà! Como estate?” c’era anche Bueno.
“Qualcuno, qui – spiegò Gladyolo – ha bisogno di una mano con Scienze Militari.”
“Quello che estiamo estudiando anche noi?”
Radish e Pump si contorsero in una smorfia imbarazzata.
“Dai, sedetevi con noi.” Li invitò la piccola Dylia. Radish corse verso la propria stanza, e portò indietro due delle sedie che mai si erano mosse lontano dalle scrivanie dei saiyan.
 
“Tu te ne intendi di legge del conflitto, giusto, Gladyolo?” chiese Radish, ma il ragazzo negò: “A dire la verità no. Su Pyaneta mi occupavo più di trattati e spedizioni, ma devo ammettere che venivo aiutato molto dai ministri e dai delegati dell’impero. Alla fine quelle che facevo per conto di Freezer erano soltanto missioni diplomatiche, non operazioni militari.”
“Per conto di Freezer.”
“Come?”
Radish si fermò: aveva pensato a voce alta. “Niente, niente.”
Tentò di trattenersi, ma i suoi occhi scivolarono in quelli di Pump, che tesi tesi li stavano aspettando. Nei loro sguardi c’erano mille parole, tra cui un paio di insulti.
 
“Credo sia Vegeta a saperne di più. Le sue missioni erano sicuramente più interessanti delle mie.”
Di nuovo, gli occhi di un saiyan cercarono quelli dell’altro.
Poi Gladyolo aggiunse: “Un po’ lo invidio.”
Radish e Pump lo guardarono. Non pensarono neppure a trattenere il proprio stupore, l’interesse per quella singola frase, ma il ragazzo riportò l’attenzione di tutti sullo studio: “Su, ricominciamo dalle definizioni del diritto bellico.”
Annuirono, sorrisero, e per un giorno ancora, fecero finta di dimenticare.

Grazie per aver letto "Sfida alla Disforia", non perdetevi assolutamente il prossimo capitolo:
"Il silenzio degli dei"

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Mercurionos