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Autore: Iron_Captain    27/04/2022    1 recensioni
[tratto dal testo]
Era davanti alla lapide in cui era sepolta l'unica mammifera a cui si era affezionata dopo tanto tempo. Avrebbe voluto fare più di ciò che aveva fatto per cercare di proteggerla...e adesso avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riportarla in vita. Ma non ne aveva la possibilità.
“Ti prometto...che porterò avanti la tua battaglia, alla quale avevi dato inizio tanto tempo fa; e che nessun altro predatore verrà bandito ed esiliato da Zootropolis!”
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bellwether, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5: Scosse e Fulmini


Dopo aver finito di scrivere le ultime righe di quel rapporto, il medico legale batté con un tocco secco il pulsante “invio" sulla tastiera del proprio PC, dopodiché lo stampò, rilegò i fogli con la spillatrice e li mise dentro una cartella di colore beige che poi avrebbe consegnato al Capitano Bogo. A quel punto il cane chiuse il rapporto dal PC e aprì un documento di testo vuoto, dopodiché andò a prepararsi per andare a fare finalmente l’autopsia sul defunto Maxwell Dillon: si era messo degli speciali guanti isolanti di gomma e la visiera di plastica, oltre alla normale mascherina, perché quando aveva provato a toccare il furetto per studiare meglio la causa della morte, aveva preso più di una volta, e ripetutamente, la scossa. Probabilmente ciò era dovuto al fatto che le cellule del suo corpo avevano assorbito le emissioni di radiazioni delle scariche elettriche e le avevano distribuite su tutta la sua pelliccia; anche se trovava decisamente strano che non era stata completamente smaltita fino adesso…o forse a causa del fatto che i suoi peli erano ancora umidi l'elettricità stava impiegando più tempo per essere completamente smaltita.

“Allora, mio caro Dillon, vediamo di fare i bravi questa volta.” disse l'antilope maschio, consapevole di star parlando con un mammifero defunto.

Dopo aver preso il bisturi e tolto il lenzuolo che avvolgeva il corpo del povero furetto folgorato, il medico legale appoggiò la propria zampa sul suo corpicino; nonostante avesse i guanti isolanti, avvertiva, anche se in modo lieve, la scossa. Era incredulo di fronte a ciò, ma almeno aveva la sicurezza di poter operare senza alcuna difficoltà. Non appena si preparò a usare il bisturi sul defunto furetto, una scossa piccola, ma forte, colpì la lama dello strumento chirurgico. Il mammifero emise un piccolo grido di dolore, dopodiché si allontanò di colpo, mentre il piccolo coltello tagliente venne scagliato in aria fino a cadere a terra. Dopo pochi secondi l'antilope rimasto immobile ad osservare il cadavere che lo aveva disarmato, rivolse lo sguardo verso lo strumento, caduto a qualche metro di distanza dal tavolo operatorio; nonostante indossava la mascherina chirurgica, era facile capire che era rimasto di stucco per ciò che era accaduto. Ma quello che era appena capitato era solo l'inizio: le luci iniziarono a lampeggiare ad intermittenza. Il medico legale si abbassò la mascherina e si tolse gli occhiali per pulirli meglio con il camice prima di tornare ad indossarli di nuovo. Era confuso, e per di più cominciò ad avere paura: non riusciva a capire cosa stava succedendo. Quando poi tornò ad osservare il tavolo operatorio, vide quel mammifero che si era messo seduto sul tavolo operatorio.

“Dove mi trovo?” chiese Max Dillon con una strana voce roca erivolgendo lo sguardo alla povera antilope.

Il medico legale fece qualche passo indietro per la paura non appena vide che gli occhi del furetto erano blu...e non appena il suo corpo cominciò ad emettere delle piccole scariche elettriche che poi scorrevano per tutto il corpo.

“S...Sei all'obitorio...signor Dillon...” rispose il dottore balbettando.

Il furetto non disse nulla per un paio di minuti, e si limitò a guardarsi intorno...poi ruppe il silenzio.

“Ora ricordo!” disse d'un tratto Max, che invece di scenedere per terra e camminare iniziò a librarsi in aria. “Andrew James Bellwether la pagherà cara!”

Completamente terrorizzato da ciò che aveva sentito dire, il medico legale andò a rapidamente a far scattare l'allarme.

“FERMO!” urlò Max.

Il furetto aveva intenzione di andarlo a fermare, ma invece di piazzarsi davanti a lui, e iniziare una possibile lotta fisica, il furetto tese in avanti una zampa e, come se non avesse il controllo sulle proprie azioni, scagliò una scarica elettrica su quel mammifero, folgorandolo all'istante; il suo corpo cadde pesantemente a terra, e l'allarme non era scattato. Alla vista di ciò che aveva appena fatto, il predatore iniziò ad avere paura e a respirare velocemente, come se stesse per avere un attacco di cuore.

“Oddio, che cosa ho fatto?!”

Si guardò le zampe...erano blu ed elettrificate.

“Che cosa mi hanno fatto?...Che cosa...?”

Max rivolse subito lo sguardo in avanti: erano venuti due agenti polizia: erano due maschi, e uno di loro era un ippopotamo, mentre l'altro una iena.

“Mani in alto mostro!” gridò la iena, mentre l'ippopotamo andò a verificare se il medico legale era ancora vivo.

“Io non volevo fargli del male!...Non volevo!” ribatté Max urlando e mettendo le mani in alto in segno di resa.

“Chiunque tu sia sei in arresto per l'omicidio del nostro medico legale, e adesso getta l'arma che stai usando e seguici senza opporre resistenza!” gridò l'ippopotamo arrabbiato e puntandogli contro la pistola.

“Io non ho armi!...Non voglio farvi del male!...”

Dapprima il furetto aveva parlato con tono impaurito, ma adesso cominciarono a crescere dentro di lui due cose: la rabbia e la fame. Non le riusciva a controllare, e ad ogni secondo che passava quei due istinti crescevano senza alcun controllo...ma la cosa strana era che non voleva mangiare o bere nulla: voleva più elettricità. Nell'edificio ce n'era tanta...intorno a sé c'era tanta energia di cui potersi nutrire.

“Io ho fame...Io...”

Non appena sentirono quelle parole, le luci sul soffitto iniziarono a lampeggiare più velocemente e frequentemente. I due agenti iniziarono ad avere paura riguardo ciò che stava accadendo loro intorno; mentre il furetto iniziò a contorcersi, come se una seconda personalità cercava di prendere il sopravvento.

“Va bene, adesso si calmi e venga con noi...ti daremo qualcosa da mangiare e poi...”

Le forti crisi che stava sentendo gli impedirono di ascoltare le parole di quell'agente; e non appena ebbe la forza di guardare in avanti, vide la iena che, in preda al terrore, voleva provare a raggiungere il pulsante dell'allarme.

“NOOOOOOOO!!!!!!!” urlò Max Dillon con un misto di rabbia e paura.

Mise le sue zampe in avanti elanciò verso la iena due scosse elettriche. La rabbia e la paura che provava in quel momento fece aumentare la potenza e il voltaggio di quegli attacchi da far sì che da quelle stesse saette partirono altri fulmini che andarono a colpire tutto ciò che si trovava in quella stanza. Il flash prodotto dai fulmini impedì a Dillon di vedere per pochi secondi ciò che aveva combinato. Quando riuscì a vedere in modo nitido, notò di aver combinato un vero e proprio casino: le luci sul soffitto erano cadute a terra, con i vetri frantumati in mille pezzi, mentre tutta la stanza era stata messa a soqquadro: ogni tipo di oggetto di qualsiasi peso o dimensione era stato scaraventato contro le pareti. Ma la cosa peggiore fu che in quella stanza adesso c'erano tre cadaveri. Non voleva uccidere nessuno, ma a causa di quei poteri avuti in chissà quale assurdo modo e della rabbia che prova nei confronti di quell'azienda dalla quale era stato sfruttato per anni, e della paura di sé stesso…di ciò che era diventato, aveva commesso quei tre accidentali omicidi. Non aveva altra scelta: doveva scappare. Adesso era un ricercato, ed era anche consapevole che avrebbe trovato resistenza durante la fuga. Iniziò a salire le scale e a percorrere i corridoi della centrale, mentre continuava a salire quella fame particolare che lo stava assalendo: voleva più elettricità…e sapeva dove poteva trovarla.


All’ospedale Judy aveva atteso un'ora abbondante che il suo partner finisse di fare i vari controlli, in preda alla preoccupazione che Nick si era sentito male per un motivo davvero serio. Era seduta su una delle sedie nella sala d'aspetto, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il mento sulle proprie zampette aperte. Era nervosa, e batteva a ritmo regolare i piedi a terra. Aveva visto Nick seguire la dottoressa che aveva cambiato più di una volta la stanza, e quando finalmente aveva finito, gli andò incontro per domandargli se stava bene, ricevendo da quella volpe un’altra delle sue irritanti battute.

“A parte il mal di testa che mi fai venire tu a causa delle tue lamentele da coniglietta insoddisfatta e degli ordini che mi dai come se fossi il mio diretto superiore, sto proprio bene.”

La leporide si limitò a sbuffare.

“Vieni con me in auto, e subito!” gli disse con tono irritato.

“Agli ordini, capo.” rispose il canide con noncuranza per l'umore della leporide.

I due agenti percorsero i corridoi e le scale dell'ospedale fino ad arrivare al parcheggio esterno, poi raggiunsero la loro vettura ed entrarono dentro.

“Mi vuoi spiegare perché mi devi far pentire di essermi preoccupata per te ogni volta che lo faccio?!...Perché lo fai io non lo capisco affatto!”

Nick si limitò a squadrarla, e non appena capì di aver esagerato, decise di volgere lo sguardo verso il finestrino e di essere serio.

“Ricordi quando ti avevo detto di mostrare a nessuno le tue debolezze?”

Nel momento in cui sentì il suo tono cupo e serio, Judy abbassò le orecchie.

“Nick, tu non devi aver paura di mostrarle a me: io non giudico nessun mammifero, e sai benissimo che non sono la tua migliore amica così per dire; io ci tengo a te, alla nostra amicizia...e che sono sempre pronta e disponibile ad aiutarti.” disse seriamente la leporide con tono di compassione.

“Ho sempre avuto un rapporto complicato con mio padre. Questo è tutto.” rispose il canide con tono duro e voltandosi verso la propria migliore amica per guardarla negli occhi, mostrando la propria sincerità.

La piccola agente squadrò scoraggiata il proprio partner, scorgendo nei suoi occhi la rabbia e la frustrazione. Girò il proprio sguardo per osservare il volante della macchina, poi lo abbassò; nonostante aveva a volte divergenze con i propri genitori, non era mai capitato di essere stata trascurata da loro, così come non era mai capitato a uno dei propri fratelli e sorelle, nonostante fossero davvero numerosi. Come si sarebbe comportata se anche a lei fosse capitata la stessa cosa del proprio partner? Di sicuro non lo avrebbe confidato a nessuno ciò che le sarebbe capitato...o al massimo lo avrebbe fatto solo al mammifero di cui si fidava ciecamente e che non considerava come semplice amico o migliore amico...

“Scusami: non volevo metterti a disagio, e so che non posso capire ciò che provi perché non ho mai avuto questo tipo di problemi con la mia famiglia...” Dopo aver detto ciò, rivolge di nuovo lo sguardo verso di lui. “Però non mi piace vedere che un mammifero a cui tengo tanto sta così male; perciò non avere paura di confidarti con me, perché sai che io non giudico nessuno e che faccio di tutto per aiutare gli altri...Specie se si tratta di te.”

Il canide rimase in silenzio per qualche secondo, dopodiché fece un profondo respiro prima di riprendere a parlarle.

“A tutte le pattuglie, qui è il Capitano Bogo...argh...!”

Judy prese immediatamente la radio per rispondere alla chiamata.

“Qui pattuglia 503, arriviamo subito, Signore.”

“Fate in fretta, e siete autorizzati a usare le armi pesanti!”

Dopo aver sentito le parole del loro superiore i due agenti sentirono subito dopo dei fortissimi rumori di urla ed esplosioni, dopodiché la comunicazione venne improvvisamente interrotta.

Senza perdere altro tempo, Judy accese il motore della loro Volante, mentre Nick accese e attivò la sirena. Una volta abbandonato il parcheggio, la leporide schiacciò il pedale dell'acceleratore con tutte le sue forze, mentre pensò quali strade e scorciatoie percorrere per arrivare il più presto possibile alla centrale ed evitare il traffico di una delle più grandi metropoli del pianeta. Una volta svoltato a sinistra, Judy proseguì dritto, seguendo le indicazioni per l'autostrada. Non appena imboccarono la AS 20 (Autostrada Statale 20), il guidatore diede sfogo a tutta la velocità che l'automobile possedeva.

“A questo ritmo dovrò soprannominarti “Demone della Velocità.” scherzò Nick appendendosi alla manovella che si trovava sul tetto della macchina.

“Che c'è? Hai per caso paura di un po' di velocità?” ribatté Judy divertendosi a stuzzicare il volpino.

“Se ad andare veloce è una coniglietta spericolata che rischia di uccidere chiunque si trova a bordo, non sto affatto tranquillo...visto che sei ancora una novellina...”

Quando sentì quelle parole, la coniglietta girò bruscamente a sinistra per superare un veicolo.

“HEY!” esclamò il canide spaventato.

“Ops...Cosa dicevi di me e delle mie abilità di guida?” lo stizzì con sarcasmo minaccioso.

“Che sei...eccezionale, Carotina.” replicò Nick sconfitto, poiché, oltre ad esserci un'emergenza, non voleva far provocare per errore un incidente in autostrada e far rischiare la vita propria e della propria partner.

“A ecco; mi sembrava di aver sentito male.” disse con sorriso malizioso al predatore, al quale voleva comunque tanto bene.

Dopo aver percorso tanti chilometri, la volante dei due piccoli mammiferi si apprestò ad uscire dalla AS 20 per addentrarsi di nuovo nelle strade interne della città. Non appena intravidero davanti a loro il distretto di polizia, la preoccupazione e lo stupore dipinsero i loro volti.

“Per favore Carotina, dimmi che questo è un sogno, e che in verità sto ancora dormendo nel mio soffice letto, avvolto...”

“Smettila di scherzare Nick!” lo interruppe bruscamente Judy totalmente presa dal panico.

Fermò l'auto di colpo, dopodiché scese e andò a prendere dal portabagagli le armi d'assalto. La volpe osservò dal parabrezza ciò che stava accadendo di fronte all'ingresso del distretto: diverse auto della polizia erano in fiamme, mentre gli agenti usavano come riparo degli scudi antisommossa, intenti a proteggere i civili che per salvarsi erano entrati nell'edificio, o le poche vetture che erano ammaccate...e poi una specie di luce azzurra che emanava dei piccoli fulmini tutt'intorno che lanciava delle potenti scosse contro gli agenti che provavano a venire fuori allo scoperto per provare a rispondere al fuoco. Erano intrappolati insieme a qualche altro civile, e non avevao modo di raggiungere gli altri agenti all'interno del distretto. Provò ad osservare meglio e a studiare quella cosa, ma era ancora troppo lontano per riuscire a capire cosa fosse realmente.

Ma che bello spettacolo di luci, pensò Nick, mentre subito dopo sentì lo sportello della volante aprirsi.

“Ti vuoi muovere Nick!”

Il predatore squadrò la propria partner agitata che indossava la tuta antisommossa e l'elmetto con la visiera trasparente, e un fucile a pompa.

“Non sapevo che ti avevano assegnato alla Guardia Nazionale...Mi sai dire dove sono i tuoi compagni d'arme?” disse Nick scendendo dalla macchina e facendo finta di guardarsi intorno.

“Grrr...Ti vuoi sbrigare a prendere una stramaledetta arma e ti proteggi per bene?!” urlò la coniglietta oramai spazientita.

“Hai per caso un piano per estirpare quella luce scintillante?” chiese Nick usando un tono serio.

“Tu pensa a prepararti, poi elaboreremo un piano...”

“Sono abbastanza sicuro che non gli faremo niente con le nostre armi...”

“Ti ho detto di pensare a...EHI!”

Mentre ascoltava la propria partner, il canide ebbe uno strano fastidio, come un campanello d'allarme, ma ampliato...come una specie di impulso elettromagnetico; si voltò alla propria sinistra, giusto in tempo per vedere una di quelle potenti scariche elettriche che stava per colpire la loro vettura. Sarebbero stati feriti gravemente, o peggio folgorati o bruciati vivi se non si fossero spostati. Senza pensarci due volte e seguendo quello che sembrava essere un miscuglio tra istinto e sicurezza, Nick effettuò un veloce e potente balzo verso Judy. I due mammiferi raggiunsero l'altra sponda del marciapiede, riuscendo così ad evitare la scossa che colpì il cofano della loro volante, facendola saltare in aria.
I due poliziotti osservarono sconcertati la loro auto in fiamme, poi Judy rivolse lo sguardo verso il proprio collega.

“Ma come hai fatto a...?” provò a chiedere Judy ancora scossa da tutto ciò che stava accadendo in quel momento.

Nick rimase in silenzio, poi osservò la propria partner.

“Mi tengo in forma.” tagliò corto la volpe, che oltre ad essere sorpresa quanto Judy, si alzò in piedi ed estrasse la pistola.
Quando la punto verso quella luce, che nel frattempo si era avvicinata, Nick ebbe modo di notare che stava prendendo forma...quella di un mammifero di piccole dimensioni. Sgranò gli occhi quando vide che era un predatore: forse un furetto, o una moffetta. Le scariche elettriche che emanava rendevano la sua pelliccia blu, nascondendo di fatto sia i colori originali e sia l'odore. Aveva un aspetto familiare, anche se al momento non lo riuscì a riconoscere. La cosa assurda fu che sembrava scorgere la paura in quel predatore.

“Em...Sentimi Scintilla, se ti calmi e smetti di colpire i miei colleghi, possiamo parlare un po' e aiutarti a guarire da ciò che ti è capitato, ok?” disse Nick abbassando la pistola e alzando le zampe in alto. Probabilmente non avrebbe funzionato, ma vedeva in quel predatore la paura di far del male agi altri...e che sicuramente non riusciva a controllare quelle “cose”. Se le cose stavano realmente così, doveva provare ad aiutarlo in qualche modo e guadagnarsi la sua fiducia.

“Stammi lontano volpe...dì a loro di starmi lontano!...Io non volevo fare del male a nessuno!” urlò Dillon completamente in preda al panico.

Judy osservò quella scena impaurita, e quando sentì il furetto urlare, si alzò in piedi e gli puntò il fucile, pronta a sparare.
Quando il predatore elettrico sentì il tipico suono dell'arma che si caricava e vide ciò che stava per fare quella coniglietta, scagliò contro di lei una scarica elettrica talmente forte da uccidere un mammifero di grossa taglia.
Nick avvertì il pericolo e si voltò.

“JUDYYYYYY!!!!!” urlò Nick, che nonostante fosse consapevole di non riuscire a raggiungerla.

Nick tese istintivamente la zampa in avanti e fece qualche passo. Quando vide che improvvisamente era comparsa una strana corda bianca che era partita dal proprio polso e che si era attaccata alla propria partner, senza pensarci due volte, il predatore tirò a sé quella corda, attirando verso di sé la leporide che poi prese al volo, dopodiché decise di proteggerla abbracciandola e rannicchiandosi intorno a lei per farle da scudo. Sarebbe stata davvero la fine, ma l'unica cosa che voleva fare in quel momento era proteggere ad ogni costo la propria partner, anche se significava venire folgorati da una di quelle saette che possedevano abbastanza volt da uccidere chiunque. Judy lo squadrò intensamente, con un'espressione che racchiudevano la paura di venire uccisa, ma anche la gratitudine verso il proprio partner per il suo gesto eroico. Improvvisamente si sentì il rumore assordante di uno sparo, dopodiché un urlo assordante. Il canide si voltò di scatto per vedere cosa stava succedendo; vide Max Dillon lamentarsi dal dolore, mentre l'elettricità cominciò ad indebolirsi. Quel momento durò pochi istanti, poiché subito dopo lanciò un urlo di rabbia che fece aumentare a dismisura l'elettricità che emanava il suo corpo.
Il Capitano Bogo sparò di nuovo il fucile pesante di precisione. Il proiettile stava per centrare ancora una volta il furetto elettrico, ma ciò non accadde: dopo essere stato folgorato a pochi centimetri di distanza dal bersaglio, il predatore eseguì, senza volerlo, una specie di trasformazione: diventò una specie di sfera elettrica azzurra, dopodiché andò a colpire la luce di uno dei lampioni della città e sparì, fulminando la lampada.
I due piccoli agenti di polizia rimasero senza parole e anche sconvolti da ciò che avevano appena visto. Per un po' Nick osservò insieme a Judy il lampione che quel furetto aveva usato per scappare, dopodiché fece mente locale di tutto ciò che era accaduto, e i suoi pensieri si soffermarono su ciò che aveva fatto nei momenti in cui aveva salvato per due volte la propria partner; osservò incredulo il proprio polso destro...dal quale era spuntata quella specie di corda bianca. Si guardò intorno...ma quella “cosa” non c'era più.

Ma cosa mi sta succedendo?

Il canide rimase talmente turbato da non rendersi conto che Judy lo stava chiamando, né si accorse che il loro superiore li stava raggiungendo, e che il resto delle Forze dell'Ordine avevano iniziato a controllare che i civili stessero bene, e che avevano anche iniziato a chiamare le ambulanze per portare i feriti in ospedale.


Angolo Autore
Ehilaaaaaaa!!!!!!
Scusate la mia lunghissima assenza da questo fandom, ma ho avuto una vera e propria crisi di ispirazione, e mi ero così immerso nei videogiochi...ma ora sono tornato e sono pronto a continuare le mie fanfiction in sospeso!
Non so chi sia rimasto dei lettori e scrittori in questo fandom che conosco, e spero vivamente che almeno stiate bene...perché oltre a dirvi che mi dispiace essere stato per così tanto tempo assente, posso soltanto dirvi che proverò a terminare le mie fanfiction incomplete ilpiù presto possibile...
E comunque stavo pensando a un cambio dell'introduzione della mia fanfiction con un'idea che mi sta balenando da oggi stesso in testa...ma sono ancora un po' indeciso. Aspettatevi tanta azione in questa fanfiction!

   
 
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