Λευκανία - Figlio del Sole e della Lupa
- Capitolo III -
Magna Grecia poi smezzava il bottino con lui, e approfittava dello spontaneo avvicinamento di Lucano per parlargli di come gli Dei avessero benedetto la sua terra e dell’imminente cerimonia che lo avrebbe visto vestito della sua prima armatura.
E così Lucano, ipnotizzato dalle parole della donna, si lasciava avvicinare e poi toccare perché lui - cucciolo selvatico - andava corteggiato con estrema cautela per riuscir ad entrare nelle sue grazie.
Solo in quei momenti il piccoletto pareva chetarsi, poggiava la testolina sulle gambe di Magna Grecia e lasciava che ella le accarezzasse la ribelle chioma castana finché le palpebre non si facevano tanto pesanti da darla vinta al Dio dei Sogni.
Una volta accertatasi che Lucano fosse crollato, Eirene si perdeva nell’osservarlo constando – a mal in cuore – quanto quel visino vispo e quei riccioli castani stessero diventando, giorno dopo giorno, spaventosamente simili al volto del suo più acerrimo nemico.
Chissà quanto tempo aveva concesso loro Kronos, prima che Impero Romano venisse a rivendicare l’affetto del piccolo Lucano.