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Autore: thembra    28/04/2022    2 recensioni
Quattro anime che impazziscono per la pallavolo, quattro vite singole, ma unite da questo sport meraviglioso. Quattro anime che entreranno in contatto con persone difficili, e situazioni particolari, anime che impareranno ad amare! ...ho cambiato pure il titolo =)
Genere: Romantico, Triste, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kagome, Rin, Sango, Sesshoumaru
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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‘Hey …' 

‘Nhm’ 

 

‘Rin...’ 

‘...’ 

‘Siamo arrivati’ 

Aprì gli occhi.  I fari dell’auto ferma illuminavano il garage, accanto a lei Sesshomaru la guardava in silenzio. 

‘Oh, scusa mi sono addormentata ...’ 

Veloce slacciò la cintura di sicurezza voltandosi per aprire la portiera e scendere. 

Aspettò che scendesse anche lui per seguirlo. Si trovavano all’interno del garage e non sapeva da che parte andare. 

‘Di qua’ 

Seguì il ragazzo oltre una bella porta di legno scuro, su per delle scale di lucido marmo, una, due … tre rampe finché raggiunsero un pianerottolo. 

Sesshomaru entrò per primo accendendo la luce che dava sull’atrio della casa, silenzioso e caldo, illuminato in fondo dalla luce di una lampada posta all’angolo, accanto a dei bei vasi di piante ornamentali. La stanza dove l’avevano sistemata era al primo piano oltre la piccola gradinata in cotto a lato del caminetto che portava al piano rialzato. 

Sbadigliò voltandosi verso Sesshomaru che intanto si stava togliendo giacca e scarpe. 

‘Buonanotte Sesshomaru, grazie di tutto.’ 

‘Dormi bene Rin.’ 

 

…............. 

 

Dormi bene Rin un corno! 

Erano due ore che si girava e rigirava in quel letto gigantesco senza riuscire a chiudere occhio. Ma perché? In macchina era partita per il mondo dei sogni in neanche cinque minuti, perché adesso, che si trovava in un comodo giaciglio non le riusciva di dormire? 

Allungò la mano afferrando la bottiglietta d’acqua che Izayoi le aveva fatto mettere sul comodino, urtandola e facendola cadere. Era vuota. 

 

‘Dannate alette di pollo’ 

Erano una delizia, ma le mettevano una sete assurda e, quelle vendute nel pub, seppure deliziose dovevano esser state sicuramente condite con qualche spezia pesante e a lei ostile. 

‘Uffa!’ 

Accese la luce, ricordava dove fosse la cucina e Izayoi le aveva mostrato nel pomeriggio tutte le apparecchiature disponibili semmai avesse avuto necessità; forse una buona tazza di camomilla fumante avrebbe potuto aiutarla. 

 

‘Non riesci a dormire?’ 

 

Stava strappando la busta dell’infuso in attesa che l’acqua del bollitore raggiungesse la temperatura giusta quando una voce alle sue spalle la fece sussultare. 

Il signor Taisho le sorrise affiancandola per aprire la credenza dove stavano le tazze, prendendone una bella grande per sostituirla al bicchiere di vetro che aveva preso lei. 

 

‘Meglio no? Almeno non ti scotterai le dita’ 

‘Grazie mille.’ 

 

Lui le sorrise spostandosi di alcuni passi per aprire il frigo e prendere il cartone del latte che versò nel lungo bicchiere originariamente preso da lei.  

 

‘Vieni di là che si sta più comodi’. 

 

Lo seguì tenendo la sua tazza fra le mani, sedendosi accanto a lui sul bel divano foderato del salotto che nel frattempo aveva acceso la tv abbassando il volume quasi del tutto. 

In silenzio guardarono la replica di una soap opera molto in voga anni addietro la cui trama, per niente scontata e sdolcinata, aveva già allora catturato la sua attenzione di bambina. 

Sua madre non se ne perdeva un episodio e ricordava che la mandavano in onda alle sette e mezzo del mattino. Che bello era alzarsi presto per poterla guardare assieme a lei.  

Mamma le preparava sempre il latte caldo con la schiuma e i suoi biscotti preferiti mentre per sé c’era sempre la moka da due sulla piastra del focolare. Ricordava l’aroma dell’intensa bevanda, il sapore di quelle gallette che adesso non commerciavano più e persino il nome del doppiatore del protagonista. 

 

‘Rin?’ 

‘Uh?’ 

‘Va tutto bene tesoro?’ 

 

Taisho la stava guardando con preoccupazione e solo allora si rese conto di star piangendo. Che patetica era, sapeva frignare e basta. Loro erano gentili e lei piangeva, le parlavano e piangeva, la ospitavano e lei? Piangeva. Appoggiò la tazza sul tavolino da tè asciugandosi gli occhi imbarazzata. 

 

‘Mi scusi, è solo che … cribbio non lo faccio apposta ...’ tirò su col naso coprendosi gli occhi. ‘ Adesso passa …' 

L'unica spiegazione plausibile era che non fosse più abituata all’ambiente casalingo, stava bene fino a due minuti prima sete a parte quindi perché tutto ad un tratto scoppiava in quel modo? 

'Piangi pure Rin …’ 

Da oltre i pugni chiusi davanti agli occhi lo vide avvicinarsi a lei e mettersi di fianco, sentì la sua mano sulla spalla, grande com’era quella del suo papà, il profumo della sua colonia era appena accennato, la stoffa della vestaglia fresca e profumata. 

‘Ne hai tutto il diritto.’ 

Taisho la strinse appena senza esagerare per non costringerla a sé parlandole dolcemente proprio come aveva fatto quando era piccola e terrorizzata dal crudele mondo che le era crollato addosso e attese che si placassero i suoi singhiozzi schiudendo gli occhi a tutta quella tristezza.  

Non dovevano esserci al mondo figli soli e sperduti. Non dovevano, ragazzine così piccole e indifese arrivare a dovere, volere affrontare tutto da sole per colpa del trauma di un abbandono, di un incidente … di gente arida che d’improvviso spariva dalla loro esistenza scardinandogliela fin nelle fondamenta; ovvio che poi queste scappavano, ovvio che non si fidavano, ovvio che scegliessero la solitudine come corazza per non dovere soffrire più. 

C'erano così tante cose che voleva chiederle che nemmeno sapeva da che parte cominciare e non riusciva neanche a pensare che molto probabilmente dal pomeriggio dell’indomani, una volta finito il pranzo all’Istituto, lei se ne sarebbe nuovamente andata sparendo silenziosa come la brezza estiva. Se solo gliel’avessero lasciata prendere l’avrebbe aiutata lui a non avere più paura di nessuno. Avrebbero avuto pazienza e sarebbero stati in grado di convincerla ad accettarli come famiglia. Se solo quel dannato tribunale non avesse preso in considerazione le sue rimostranze di bambina ferita avrebbero potuto adottarla, se avessero insistito di più era sicuro che … ma che senso aveva adesso prendersela con l’Istituzione?  

Rin non aveva voluto nessuna famiglia e anche se non aveva mai saputo che erano stati loro a farsi avanti per lei questo non cambiava le cose.  

Rin non voleva nessun’altra famiglia. 

E gli si strinse il cuore nel pensarla piangere da sola quando la coglieva la solitudine. Cenare da sola, far colazione da sola, fare la spesa per le sole sue necessità, doversi arrangiare col bucato, le spese, l’affitto lo studio e quando si ammalava? Chi c’era mai stato a cambiarle la pezza sulla fronte o a prepararle il brodo caldo? Aveva un medico di fiducia? Era seguita ancora dal tribunale dei minori o visto l’età adesso era abbandonata a sé stessa? Come diavolo aveva potuto lui rimettersi alla decisione di quel giudice da strapazzo e lasciarla sparire per sempre dal suo radar? Che razza di persona era? 

‘Signor Taisho, va … va meglio ora ...’ 

‘Rin …’ 

‘... ’ 

Singhiozzava impercettibilmente. Anche i sussulti erano minimi quasi impercettibili come se avesse paura di disturbare con ogni minimo movimento. Lasciò un po' la presa dopo essersi reso conto che per la rabbia l’aveva quasi stritolata ma a parte un leggero imbarazzo questo non sembrava averla infastidita. Espirò lentamente carezzandole la nuca deciso più che mai nel suo nuovo proposito. L'aveva lasciata andare una volta, non l’avrebbe fatto di nuovo. 

'Sono fiero di te Rin.’ 

Le carezzò la testa e si accomodò sul divano porgendo a Rin un pacchetto di fazzoletti dal tavolino, un morbido plaid e la sua camomilla per fortuna non del tutto freddata. 

Non parlarono di null’altro, finirono di guardare la puntata di ‘Cuore Selvaggio’ e divorarono anche le successive cedendo al sonno che fuori quasi albeggiava e quando Izayoi scese per la colazione si blocco dall’accendere la luce per non svegliare Taisho e Rin che pisolavano sul divano al lieve suono della tv. 

Sembravano quasi padre e figlia. 

-click- 

Sorridendo la donna continuò per la cucina. 

 

…........... 

 

 

Piccolo intermezzo visto che sono resuscitata … 

Muahh ahh ahh 

A presto!!! 

TH 

  
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