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Autore: ChrisAndreini    01/05/2022    1 recensioni
Leonardo non è mai stato un tipo molto ambizioso. Certo, ha i suoi sogni e le sue speranze e le sue passioni, ma di certo non ha mai pensato che un giorno sarebbe finito in un universo parallelo a lottare per salvarsi la vita in mezzo a principi, cavalieri, spie di città nemiche e disapprovazione dei nobili e paesani.
Ma oh, uno deve sopravvivere come può, e se diventare il cuoco reale potrà allungargli la vita di qualche giorno, vale la pena ricevere occhiatacce.
Dopotutto, la via più veloce per il cuore di qualcuno passa per il suo stomaco, giusto?
Non che Leonardo, dichiaratamente omosessuale, abbia intenzione di fare stragi di cuore, sia mai!
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Incontro la persona più irritante dei sette regni (sì, più di Lionel)

 

Non scenderò nei dettagli di come la settimana passò, per Leo, dopo che la notizia delle sue dimissioni si era sparsa nel castello.

Dirò solo che praticamente tutti i suoi abitanti affrontarono le cinque fasi di elaborazione del lutto.

1) Negazione:

-Ahahah, Leo, non sai che rumor assurdo ho sentito ieri! Pensa che si dice in giro che stai per andartene da palazzo. Non riesco a credere che si inventino delle cose così impossibili! Ah, mi sono spaventata per un secondo, ma è troppo assurdo perché persino io possa crederci- aveva esordito Anna, il giorno successivo al fattaccio, mentre preparavano la colazione.

-Eh…- Leo non aveva saputo che rispondere.

-Già, deve esserci chiaramente un malinteso dietro questa dichiarazione. Non stai andando via, vero, ragazzo?- le aveva dato man forte Mildred, girando tra le postazioni.

-Beh…-

-Ma certo che non sta andando via. Non serve neanche chiedere, la risposta è no!- anche Alex si era unita al gruppo, dopo essere passata per fare colazione e dare il buongiorno a tutti.

-Uh…-

-Dotty deve aver capito male!- aveva annuito Jane.

-Ecco…-

-Io ho solo riferito ciò che mi ha detto il principe Daryan!- si era difesa Dotty, che era stata finalmente assunta come cuoca permanente a palazzo.

-Ha ragione, me ne andrò tra una settimana!- aveva ammesso infine Leo, a voce alta, tutto d’un fiato per togliere il metaforico cerotto.

Erano seguiti alcuni secondi di silenzio, poi le cuoche avevano ricominciato a parlare come se niente fosse.

-Jane ha ragione… è impossibile che Leo se ne vada. Devi per forza aver capito male, Dotty- aveva continuato Mary, decisa.

-Uh?- Leo era rimasto davvero confuso.

2) Rabbia: 

-Ah, lo sapevo che avresti fatto così! Arrivi a passo di danza al castello, fai in modo che tutti si fidino di te, e poi ci abbandoni tutti senza dare neanche un decente preavviso. Quanto odio le persone come te che arrivano e fanno tutto quello che vogliono senza pensare agli altri e alle conseguenze e…- gli aveva urlato Chevel quando Leo era andato a portare la cena al principe, che l’aveva saltata per lavorare in ufficio, due giorni dopo l’annuncio.

-Posso entrare? La cena si sta raffreddando- Leo aveva provato ad ignorare lo scatto di rabbia.

-Perché, te ne importa qualcosa, della cena?! Se hai deciso di andartene perché non andartene subito, eh?! Arrivi qui, ti dimetti, e resti anche una settimana in più!- aveva continuato a borbottare Chevel, irritato.

-Ma non hai appena detto che dovevo dare maggiore preavviso?!- aveva provato a lamentarsi Leo, esasperato.

-Sta zitto, traditore!- Chevel l’aveva spinto nello studio di Daryan e gli aveva sbattuto la porta in faccia.

3) Negoziazione:  

-Aumentiamo le ferie, triplichiamo lo stipendio, e se vuoi ti diamo anche un periodo di vacanza pagato che puoi passare in famiglia- aveva provato a suggerire il re, durante un pranzo romantico che lui e la regina avevano richiesto espressamente a Leo per il loro anniversario di qualcosa, forse la prima volta che avevano mangiato insieme una torta, da ciò che Leo aveva potuto intuire.

O forse era stata solo una scusa per prendere Leo da parte.

-Mi dispiace, ma non posso…- Leo aveva cercato di rifiutare con gentilezza, ma la regina era intervenuta prima che potesse finire la frase.

-Anzi, macché vacanze in famiglia! Permetteremo a tutta la tua famiglia di vivere qui in pianta stabile! Gratis!- aveva suggerito, gasata.

-Non credo sia…- Leo era stato piuttosto sorpreso dalla proposta. Gli sembrava molto poco pratica per loro.

Anche se avesse potuto restare, mai avrebbe accettato niente di simile, era troppo corretto, lui.

-Vuoi diventare un conte? Un duca? Vuoi un castello?- aveva aggiunto il re.

-Vuoi essere adottato nella nostra famiglia e diventare principe?- la regina aveva alzato l’asticella.

-Sono onorato, ma…-

-Dicci solo un prezzo…- cominciò il re.

-…e noi ti daremo tutto per farti restare!- concluse la regina.

Leo era quasi scoppiato a piangere, commosso da quanto sembrassero tenere a lui, ma purtroppo aveva dovuto rifiutare.

4) Depressione: 

-Toglimi quei bignè da davanti al volto, mi fanno pensare troppo al mio dolore!- si era lamentata Opal, quando ormai era diventato chiaro che Leo non aveva intenzione di cambiare idea.

-Ci sto provando, ma lei continua a tenerli stretti. E… rischia di sporcarsi tutti i vestiti se continua ad abbracciare quella torta…- le aveva fatto notare Leo, a disagio ma anche leggermente divertito da come la principessa era letteralmente attaccata ai suoi dolci.

-Almeno ho una torta da abbracciare. Tre tre giorni non avrò più niente. Niente e nessuno. Sarò completamente sola!- si abbatté la ragazzina, melodrammatica.

-È circondata da persone che le vogliono bene, e da cuoche bravissime a fare tutti i tipi di dolci- aveva provato a rassicurarla Leo.

-No! Io voglio te! Tu sei il migliore!- si era lamentata Opal, lasciando la torta (con delicatezza perché aveva tutta intenzione di mangiarla dopo) e abbracciando Leo, con forza, come se non volesse più lasciarlo andare, sporcando anche lui di torta.

-Principessa… la verrò a trovare. E le porterò parecchio da mangiare- aveva provato a suggerire il cuoco, perché soffriva troppo a vederla così abbattuta.

-Non è la stessa cosa!- Opal l’aveva stretto più forte, poi aveva sospirato -Mi mancherai tanto, Leo!- aveva ammesso, in un sussurro.

-Anche tu, principessa- Leo aveva ricambiato l’abbraccio tortoso.

Ma non aveva ceduto.

Non poteva

5) Accettazione:

-Questa zona è in costante crescita, ultimamente. Puoi trasferirti senza problemi e con i guadagni ricevuti dal tuo lavoro puoi trovare una casa senza problemi- il giorno prima del pranzo con Victor Vasilev, Persian l’aveva preso da parte e aveva iniziato ad illustrargli delle buone prospettive a Lumai, da bravo studioso proveniente da Lumai qual era.

Leo non aveva avuto cuore di informarlo che non sarebbe mai andato a Lumai in vita sua, soprattutto a viverci, e lo aveva ascoltato interessato.

-E poi, magari, chissà, potrei venire a trovarti, un giorno. Ho dei parenti che abitano poco distante… cioè, diciamo in quelle terre- aveva poi suggerito, imbarazzato.

-Certo, perché no?- Leo aveva sorriso e annuito, sentendosi un mostro perché c’erano tante promesse impossibili da mantenere che aveva fatto solo per evitare che le fasi del lutto durassero più a lungo di così.

E ora tutto il palazzo era convinto che Leo sarebbe tornato a trovarli, o che loro sarebbero potuti andare da lui in visita.

Cosa impossibile, come Giada gli aveva ribadito più volte senza che Leo le avesse chiesto nulla, solo intuendolo dal suo sguardo.

C’era poi un’ultima fase del lutto che non era segnata sui libri, che aveva colpito una sola persona, e che più che una fase era uno stato costante: l’apatia.

Il principe Daryan non aveva espresso neanche un commento sulla ormai prossima partenza di Leo, e si era limitato a trattarlo come sempre, in maniera giusto un po’ più fredda, e a lavorare come un matto per prepararsi all’arrivo al castello del principe Victor.

Ormai mancavano poche ore all’importante pranzo, e Leo si ritrovò a portare, come spesso era accaduto in quei giorni, la cena al principe Daryan, nel suo ufficio.

-Buonasera, principe Daryan, che Jahlee la protegga- Leo fece un inchino, professionale. Era ormai diventato un vero esperto.

Non che Daryan lo stesse guardando per confermarlo.

-Buonasera…- infatti il principe era concentrato su alcuni fogli, e non sollevò affatto lo sguardo, né ricambiò il saluto di Leo, che ormai abituato a questo trattamento, si limitò ad avvicinarsi e a posare il vassoio con la cena sulla scrivania.

-Qual è il menù di oggi?- chiese Daryan senza scomodarsi ad alzare un secondo la testa per vederlo da solo.

-Fettuccine al tartufo bianco. Filetto di manzo in crosta di pistacchi con contorno di verdure leggere. E per dessert una panna cotta alle mandorle- spiegò Leo, indicando i vari piatti. La pasta andava davvero forte da quando Leo l’aveva introdotta.

-Assaggiatore, assaggia- lo incoraggiò Daryan, senza dare segno di aver sentito una parola, spingendo appena il vassoio verso Leo, sempre senza guardarlo.

Leo eseguì, prendendo la propria forchetta personale.

-Le fettuccine sono divine! Il filetto è forse leggermente avanti di cottura. La panna cotta… beh, non posso dare giudizi dato che l’ho fatta completamente da solo- Leo valutò i piatti, e spinse nuovamente il vassoio verso Daryan, che annuì appena, soddisfatto dalla recensione.

Era diventata una loro abitudine. Che presto Leo avrebbe dovuto abbandonare, come tutte le altre. Durante i pasti in famiglia Leo assaggiava più sporadicamente. Nell’ufficio del principe Daryan, invece, era un assaggiatore molto professionale.

E al momento Daryan passava tre quarti del suo tempo nel suo ufficio.

E l’altro quarto a dormire in camera sua.

Quindi praticamente lui e Leo condividevano i pasti ogni giorno.

Ed era la cosa più vicina ad un rapporto che avevano.

Pertanto Leo era sempre felice quando si ritrovava a condividere tale momento.

Lo fissò qualche secondo, cercando di imprimere nella sua mente ogni dettaglio.

Ma non poteva farlo notare troppo.

-Le auguro una buona cena- accennò un inchino di congedo, e si preparò ad andare via, per dirigersi in cucina.

-Aspetta un momento…- Daryan lo fermò, andando fuori copione.

Leo si girò verso di lui sorpreso, e leggermente speranzoso.

Forse la fase apatica era passata e Leo sarebbe potuto andare via da palazzo vedendo almeno una volta il principe un minimo energico.

-Ho delle indicazioni di fondamentale importanza da riferirti circa il pranzo di domani- purtroppo no, il principe lo incoraggiò ad avvicinarsi e approfittò della pausa cena per dargli informazioni professionali.

Leo si mise in ascolto, attento. Non voleva creare casini con Valkrest. I due regni erano già abbastanza in rapporti freddi senza che Leo si mettesse a rovinare i pranzi diplomatici con comportamenti inappropriati o cibo offensivo.

-Ufficialmente tu sarai solo ed esclusivamente l’assaggiatore reale. Ovviamente dovrai cucinare, ma nel momento in cui il principe raggiungerà le mura di questo castello, tu non sarai il cuoco di corte. Nessuno deve scoprirlo, soprattutto il principe Victor- Daryan disse le ultime parole che Leo si aspettava di sentire.

-Posso chiedere il motivo?- provò ad indagare il cuoco, estremamente confuso.

-Diciamo che il principe Victor ha una certa fama, nei sette regni, di prendere con sé, anche con la forza, personalità interessanti. Soprattutto nell’ambito della cucina. Ovviamente noi ti proteggeremmo se volesse portarti via, ma preferirei evitare un incidente diplomatico. E se venisse a scoprire che hai intenzione di andare via domani… non escludo la possibilità che potrebbe arrivare a rapirti, se dovesse considerarti interessante- spiegò Daryan, senza omettere dettagli, sorprendentemente.

Considerando che in questa storia nessuno dice mai le cose a Leo, o parlano tutti sempre per enigmi, il ragazzo trovò preoccupante questa chiara ammissione. Doveva essere una minaccia piuttosto grave.

Anche se dubitava fortemente che Giada avrebbe permesso al bis-bis-bis-inseriremillebis-nipote del suo non-ragazzo di rapirlo.

Ma meglio essere prudenti.

-D’accordo, principe Daryan. Farò come richiesto- decise di seguire i consigli del principe, che accennò il primo sorriso da una intera settimana.

Più una smorfia di pochi istanti quasi impercettibile, ma era qualcosa.

Iniziò anche a mangiare.

Wow! 

-Bene… e cerca di stare in cucina il meno possibile e ultimare la maggior parte delle preparazioni prima dell’arrivo del principe. La sua delegazione sicuramente ha qualche spia che controllerà il palazzo per quanto a lui possibile- gli suggerì prima di congedarlo.

Leo annuì.

Non si dissero altro prima che il cuoco lasciasse la stanza, un po’ confuso e alquanto preoccupato da come il principe Victor si sarebbe rivelato.

Ma finché lui restava nell’ombra, sarebbe andato tutto bene.

E poi era improbabile che una figura d’alto spicco come un principe potesse interessarsi a lui.

…Leo non si era ancora reso conto di essere il protagonista di questa storia, né che tutti i personaggi sono in qualche modo ossessionati da lui.

 

Il giorno successivo, Leo fu congedato presto dalla cucina, e buttato praticamente fuori dal castello nel momento stesso in cui il principe Victor aveva messo piede al suo interno.

Il senso di chiedergli di rimanere fino a quel giorno e poi cercare di evitare che fosse in giro, Leo non lo capiva, ma non aveva fatto domande, e si era limitato ad arrampicarsi sul solito cespuglio enorme a forma di drago per godersi gli ultimi momenti a palazzo.

Sarebbe rimasto fino alla mattina successiva, avrebbe preparato la colazione, e poi prima di pranzo Giada sarebbe venuta a prenderlo per portarlo prima al tempio, e poi a Valkrest da Remington dove avrebbero passato gli ultimi giorni in isolamento prima di partire.

Già che c’era avrebbe potuto chiedere al principe di dargli un passaggio al regno, ma meglio di no. Se Daryan non voleva neanche che interagissero di sfuggita, sarebbe stato considerato alto tradimento fraternizzare con lui e dirigersi a Valkrest. Ahhh, che situazione complicata!

Anche Leo, come gli altri, aveva affrontato alcune fasi del lutto, ma era rimasto fermo alla depressione. Non voleva andarsene, e si sentiva schiacciato dall’obbligo di doverlo fare.

Perché, a pensarci bene, non avrebbe mai ritrovato un ambiente così accogliente e affettuoso, nel suo mondo. Sì, c’era la sua famiglia, che gli mancava dolorosamente, ma non aveva mai avuto molti amici, né troppe prospettive sul futuro.

Ma d’altro canto, dopo il bacio e il finto matrimonio era diventato difficile interagire come prima, quindi tagliare la corda poteva solo andargli bene.

Non sapeva quale fosse la scelta migliore, sapeva solo che non aveva scelto lui, e questo iniziava a pesargli.

I suoi pensieri vennero interrotti quando sentì qualcuno salire sul cespuglio, alle sue spalle.

Non si girò a guardare.

-Persian, mi sa che l’alba è passata da un pezzo- borbottò, convinto che a raggiungerlo fosse stato il bibliotecario, unica altra persona che frequentava i quartieri alti di testa di drago verde.

-Eh, suppongo di sì, Perdonami, non volevo disturbare, stavo solo cercando un luogo isolato dove riposarmi- gli arrivò alle orecchie una voce incerta e a disagio che non aveva mai sentito prima.

Leo si girò di scatto, sorpreso.

-Chi è lei? Come è entrato nel giardino del palazzo?!- chiese immediatamente, mettendosi sulla difensiva e rischiando di cadere dal cespuglio nella fretta di ritirarsi il più possibile.

L’uomo che aveva parlato, un aitante giovane sui venticinque con lisci capelli rossi e abiti piuttosto umili, sgranò gli occhi e alzò le mani in segno di resa.

-Mi scusi! Stavo solo… non serve darmi del lei, sono solo un umile cuoco, della corte del principe Victor- si spiegò, finendo di arrampicarsi ma mantenendosi sul limite.

Leo non se la bevve neanche un secondo.

-Un cuoco maschio? Mi sembra improbabile- commentò squadrandolo con sospetto, e guardandolo dritto negli occhi con aria di sfida.

Visto il suo atteggiamento e i suoi abiti, si vedeva che cercasse di dare nell’occhio il meno possibile. Impresa difficile quando si era così prestante e ben curato in generale. La cosa che spiccava maggiormente era un orecchino con una pietra preziosa rossa sull’orecchio destro.

Forse a Valkrest andavano di moda gli orecchini anche per uomini? Interessante.

-Sono un po’ un caso particolare. Sono un autodidatta per quanto riguarda la cucina, ma il piccolo principe Nikolai apprezza parecchio i miei piatti- sorrise il presunto cuoco, che sembrava parecchio amichevole e affabile.

Leo non conosceva il piccolo principe Nikolai, ma suppose fosse il fratello di Victor, o magari il figlio.

-Il principe Victor mi ha assunto proprio per far felice suo fratello, e mi ha portato con sé per farmi conoscere pietanze e piatti di Fring, per farmeli replicare- continuò ad aprirsi il cuoco, rispondendo alla sua domanda non formulata e spiegando il motivo per il quale era con la delegazione del principe Victor.

Non che Leo gliel’avesse chiesto o ne fosse interessato.

C’era qualcosa che non lo convinceva in quel tizio, a cominciare dalla sua professione. Sembrava il Leo di Valkrest, ed era una coincidenza troppo conveniente.

Che fosse lui la sua vera nemesi in quel mondo, e non Dotty? Devo cambiare il titolo del capitolo 11?

Oppure era solo una spia che stava cercando di ottenere informazioni su Leo per conto del principe Victor?

-Se sei un cuoco, saprai di certo come sfilettare una quaglia- lo provocò Leo, con una domanda a trabocchetto.

-Ehm… sì, la so disossare. La quaglia non è un pesce- rispose il presunto cuoco, confuso.

Beh, almeno era più competente di Marco Giordano, celebre meme di Masterchef.

-E sai fare un chutney alla vaniglia?- altra domanda a trabocchetto.

-Il chutney è una salsa agrodolce fatta con verdure o frutta, quindi no. Ma so usare la vaniglia in altri modi- rispose l’uomo, squadrandolo con curiosità

-Purché tu non la usi nel riso perché i risultati potrebbero essere drammatici- Leo annuì, iniziando a convincersi che davanti a lui ci fosse davvero un cuoco, o quantomeno una persona che capiva le basi di cucina.

-Sembri davvero esperto, sei un cuoco anche tu?- chiese poi l’uomo, interessato.

Cavolo, Leo aveva dato troppe informazioni.

-No, sono solo l’assaggiatore reale, e passo un po’ di tempo in cucina a causa del mio lavoro- mentì Leo, attenendosi alla storia che gli avevano detto di riferire nell’eventualità che qualcuno si fosse interessato a lui.

-Sembra un lavoro pericoloso. Il principe Victor non può assumere assaggiatori, quindi si affida direttamente alle mie papille gustative- il cuoco era in vena di chiacchiere.

Leo non tanto -Beh, pagano bene- disse solo, alzando le spalle.

-Certo, i mercanti di pietre preziose possono permettersi tutto- borbottò il cuoco, con una punta di malizia nella voce.

Leo lo guardò con sospetto, inarcando le sopracciglia.

-Non hai ancora risposto alla mia domanda: come sei giunto nel giardino reale? Questa zona è chiusa alle persone esterne al castello- lo infornò, ritirandosi ulteriormente.

-Oh, beh… sono in pausa e volevo trovare un bel posto dove riflettere e stare un po’ solo, sai..- iniziò a dire il cuoco, un po’ a disagio.

Leo si ritrovò ad annuire. Era un sentimento che capiva bene.

Peccato che al momento nessuno dei due fosse solo come avrebbe voluto.

-… e comunque il cavaliere di guardia mi ha detto che potevo entrare, purché rimanevo nei dintorni- si spiegò meglio l’uomo, indicando a grandi linee l’ingresso principale del giardino.

-Che guardia?- chiese Leo, che ne conosceva parecchie e sapeva quanto fossero professionali.

-Era un uomo biondo, molto cavalleresco- lo descrisse il cuoco.

Nonostante le poche informazioni, Leo capì immediatamente a chi si stesse riferendo.

-Dovrebbero licenziarlo, Lionel, fa entrare tutti- borbottò Leo, sbuffando.

-Ma che maleducato, non mi sono ancora presentato. Sono Toric- il cuoco non commentò la lamentela di Leo e gli porse la mano, che Leo prese dopo una leggera esitazione.

-Leonardo- decise di essere onesto, tanto al principe sarebbe stato detto, forse, il suo nome, quando avrebbe fatto da assaggiatore.

-E da dove vieni, Leonardo? Non sei di Jediah, giusto?- suppose, iniziando con domande fin troppo personali.

-È importante la mia provenienza? Sono solo un umile cuo… assaggiatore- Leo per poco non si tradì a causa dell’irritazione crescente, e sperò di essersi recuperato in fretta.

Gli occhi brillanti di Toric ruppero le sue speranze.

-Cucini anche tu?- chiese, entusiasta, come se non avesse cominciato una conversazione solo per far rivelare a Leo questo fatto. Chissà, forse davvero non aveva cattive intenzioni.

-Capita ogni tanto che passi degli ingredienti a qualche cuoca- sminuì Leo, iniziando a valutare di scendere e chiudere la conversazione.

-Capisco. Vorresti cucinare ma te lo impediscono. Se vuoi posso mettere una buona parola con te al principe Victor. Lui non è schizzinoso sul sesso del suo staff- Toric provò a reclutarlo in tono casuale, ma che non convinse Leo, che era stato messo in guardia circa il brutto carattere egocentrico del principe Victor, che rubava senza ritegno la forza lavoro altrui. E poi non era certo il sessismo il suo problema.

-Qui a Jediah il talento è molto ben considerato. Il principe è cauto, ma giusto!- obiettò, con sicurezza, girandosi verso Toric per far passare meglio il concetto e beccandolo nel mezzo di un’espressione estremamente infastidita, che però riuscì a mascherare a tempo record con un sorriso imbarazzato.

-Non volevo supporre niente, sono felice che ti vengano riconosciuti i giusti meriti. So che la corte dei Lindberg è la migliore in quanto a cibo, e temevo fosse un ambiente pesante- fece un passo indietro, mostrando le migliori intenzioni.

-La cucina è un luogo fantastico. Tutte le cuoche sono gentili e delle grandi lavoratrici- spiegò Leo, scaldandosi -non c’è competizione, solo grande spirito di collaborazione, come dovrebbe sempre essere in cucina- 

Era vero che all’inizio c’era stata incredulità verso un uomo che amava cucinare, ma era durata poco, ed era scaturita più dal fatto che Leo fosse sospetto che per il fatto che fosse uomo.

Onestamente, osservando Toric, si poteva capire perché Daryan avesse creduto fosse una spia di Valkrest: cuoco, uomo, con i capelli rossi. Chissà se era comune a Valkrest che le persone avessero i capelli rossi. Prima Remington, ora Toric, probabilmente anche il principe Victor, se era discendente di Veer. Oltre a loro, l’unica altra persona con i capelli rossi che Leo aveva visto in quel mondo era Mary, che però li aveva più che altro ramati e tendenti al castano.

Toric ridacchiò.

-Che c’è?- chiese Leo, mettendosi sulla difensiva. Erano passati alcuni secondi dal suo ultimo commento, che non era stato divertente.

-Niente, vedo che ti trattano bene. Mi fa piacere. Posso chiederti una cosa?- cambiò argomento, avvicinandosi appena.

-Dipende- Leo si allontanò in egual misura, deciso a non dare confidenza a quella chiara spia.

-Per caso hai un consiglio su come cucinare dei dolci senza zucchero?- chiese, in tono casuale.

Leo lottò con tutte le sue forze per non dargli il consiglio di cucina.

-Non sono esperto- provò a tirarsi fuori, anche se fremeva per sbandierare la sua conoscenza.

-No, perché, sai, il piccolo principe Nikolai adora i dolci, ma gli zuccheri gli fanno male, ha la glicemia alta e sto cercando ovunque un modo per cucinare dolci che vadano bene anche per lui- spiegò Toric, abbattendo ogni muro di Leo, che non poteva chiudere un occhio di fronte ad un ragazzino in difficoltà dolciarie.

-Beh, ci sono vari possibili modi. Intanto consiglio una panna cotta con...- Leo iniziò un monologo sui dolci senza zuccheri, e Toric lo fissò senza fermarlo con occhi brillanti e un sorrisino soddisfatto.

Purtroppo era facile abbassare le difese di Leo.

E una volta che aveva cominciato a parlare, non c’era modo di fermarlo.

Parlò ininterrottamente di cibi senza zuccheri per qualcosa come venti minuti, dimenticandosi completamente degli avvertimenti di Daryan e di Giada sul principe Victor e sui suoi collaboratori.

A sua discolpa, almeno ci aveva provato ad essere sospettoso.

Ma era davvero più forte di lui, era troppo aperto per il suo bene.

Pertanto Leo si riconferma un idiota patentato.

-Ma stai attento… stai moooolto attento al dosaggio, perché rischi veramente di creare un sapore orripilante! È incredibile quanto facilmente si possono rovinare certi piatti- Leo era molto sicuro di sé mentre spiegava, e avrebbe continuato ancora a lungo.

Per fortuna venne interrotto da una voce ai piedi del cespuglio, che lo fece sobbalzare.

-Leo, sei lì? Ti chiamano in cucina- era la voce di Persian, e sembrava di fretta.

A Leo venne spontaneo prendere Toric per la camicia e abbassarlo il più possibile per evitare che Persian lo vedesse. Non tanto per non farlo finire nei guai, quanto per non finirci lui.

Non era ancora esente da sospetto, e aveva promesso al principe che non avrebbe fraternizzato con il gruppo di Valkrest. Certo, quello era solo un cuoco, ma comunque Leo non voleva deludere Daryan.

E farsi trovare in un luogo isolato in compagnia di una persona di Valkrest che non si sarebbe dovuta trovare lì non avrebbe fatto una buona impressione.

-Sì! Sì, arrivo subito! Tu vai pure!- Leo si sporse dal cespuglio e fece un sorriso molto falso in direzione di Persian, che lo guardò un po’ confuso, sistemandosi gli occhiali sul viso.

-Sembri turbato, tutto bene?- osservò, avvicinandosi per vederlo meglio nonostante la distanza.

-Sì!- Leo rispose troppo in fretta e troppo veementemente per sembrare sincero.

Cercò di calmarsi.

-Sì… non preoccuparti. Sono solo leggermente preoccupato per il pranzo di oggi, ma tutto tranquillo. Scendo tra un minuto, tu va pure- trovò una scusa al volo, che non era troppo lontana dalla verità.

Quel pranzo era importante, e Leo voleva farlo bene.

Anche se dopo un intero banchetto di compleanno da lui organizzato, non c’era più molto che potesse spaventarlo.

-Tranquillo, Leo, andrà tutto bene- lo rassicurò Persian, incoraggiante.

-Grazie, amico… ehm… sir Lavoie- mano a mano che Leo si avvicinava ai membri del castello, e si avvicinava al momento in cui doveva salutarli, la formalità iniziava a venire dimenticata.

-Ecco… magari cerca di essere corretto nel modo in cui ti rivolgi al principe Victor, è un tipo puntiglioso- lo riprese Persian, più preoccupato per lui che seccato dall’abbandono delle formalità da parte di Leo.

Leo si preoccupò appena per il cuoco a terra accanto a lui, che però non sembrava stesse ascoltando molto quello che Persian stava dicendo.

Fissava Leo con curiosità e una punta di divertimento.

Leo iniziò a pentirsi di non essersene semplicemente andato nel momento in cui Toric l’aveva raggiunto sul cespuglio.

-Sì, ovviamente. Ho avuto il maestro migliore del mondo. Sarò impeccabile- Leo rispose a Persian, mantenendo un tono casuale e cercando di ignorare la presenza accanto a lui.

-Oh, eh… beh… ah ah- Persian arrossì appena, anche se Leo non poteva esserne sicuro da quella distanza, e si sistemò i capelli in imbarazzo -…io vado. Raggiungi presto la cucina, è quasi ora di pranzo- ripetè poi, prima di allontanarsi per tornare al suo lavoro.

Leo tirò un sospiro di sollievo.

-Sarà meglio che ti lasci, sembri parecchio impegnato- Toric si rimise in equilibrio e si tolse qualche foglia dai capelli e dai vestiti.

-Eh, sì. Devo assaggiare il cibo che le cuoche hanno cucinato- nonostante ormai la sua bugia fosse stata bella che scoperta, Leo provò comunque a mantenerla fino all’ultimo.

Toric finse di crederci.

-Suppongo che ci vedremo in sala da pranzo, allora- lo guardò con espressione indecifrabile, restando sulla cima mentre Leo approcciava il bordo per scendere con attenzione.

-Forse… posso chiederti un favore?- Leo sapeva che non aveva molte speranze di essere ascoltato, ma doveva tentare.

-Certo, vuoi essere citato quando cucinerò le pietanze che mi hai consigliato?- gli chiese Toric, innocentemente.

-Oh, no, per favore! Cioè… ecco, appunto, potresti fingere di non avermi mai incontrato? Tipo… non dirlo a nessuno, soprattutto a pranzo se dovessimo vederci. Non… non posso stare qui durante le mie pause- mentì, perché gli sembrava brutto dire “non posso fraternizzare con il nemico”.

Toric accennò un sorrisino.

-Prometto che non dirò ad anima viva del nostro incontro. Lo giuro sui sette dei- mise una mano al petto con fare solenne.

Probabilmente era un giuramento di grande valore.

-Spero che tu faccia altrettanto. Dubito che anche io possa stare qui, e non vorrei finire nei guai o essere preso per una spia- Toric gli chiese di ricambiare.

Leo era arrampicato, quindi non aveva molto spazio di manovra, ma si mise una mano sul petto.

-Croce sul cuore, non dirò niente. Non mi converrebbe affatto- promise a sua volta, tenendo fuori i sette dei per non attirare la loro attenzione, come Giada e Payas gli avevano suggerito.

Toric sembrò sollevato.

-Fantastico, allora. Ci vedremo al pranzo per la primissima volta- gli fece un occhiolino, prima che Leo sparisse dalla portata di vista.

Francamente, sperava di non rivederlo mai più, per non rischiare di tradirsi.

E perché questo incontro l’aveva lasciato un po’ in ansia.

Toric sembrava una persona normale, ma Leo non riusciva a smettere di pensare che fosse più di quanto apparisse, e non in senso positivo.

Perché il loro incontro era stato troppo conveniente.

E Leo si era aperto decisamente troppo, maledizione.

Ma dai, era solo sul cibo.

E se anche Toric fosse andato a dire al principe Victor che aveva conosciuto un grande cuoco, che ne sapeva che fosse Leo, e che aspetto avesse.

Avevano parlato solo di cucina, non della famiglia reale o dei segreti del regno, che Leo comunque non conosceva.

Incontrare una spia non era così grave, dai.

Non era mica come incontrare il principe Victor.

 

Leo era stato incaricato di portare il cibo in tavola e restare lì come assaggiatore nel caso il principe Victor o la famiglia reale avessero voluto usufruire di lui.

Daryan non era contento della cosa, ma era buon costume, nel caso il regnante avesse un assaggiatore, di farlo stare al tavolo con l’ospite.

Leo non è che avesse tanti problemi. Il cibo era ottimo, e sapeva con assoluta certezza che non fosse avvelenato, dato che l’aveva cucinato lui.

Certo, gli metteva un po’ d’ansia l’idea di incontrare il principe Victor, ma sarebbe rimasto in un angolo fingendo di non esistere, e sicuramente il principe non si sarebbe accorto di una nullità come lui, che sfigurava in mezzo alla famiglia reale e alle altre cameriere.

Ad accompagnarlo nella presentazione dei piatti c’era anche Dotty, quindi, insomma, se c’era una persona della servitù che spiccava, quella era lei. Gli faceva da scudo.

-Gli antipasti sono serviti, vostre maestà- Dotty diresse la presentazione, con eleganza e un inchino perfetto rivolto a tutti i membri della stanza.

Leo la seguì con le portate, e si inchinò a sua volta senza controllare chi ci fosse seduto al tavolo.

Sempre con testa bassa si diresse a posare il vassoio, perché non era educato guardare l’ospite negli occhi, e posò davanti a lui i piatti che aveva portato come antipasti.

Poi sollevò lo sguardo verso il famoso principe Victor.

Il grande principe Victor.

Il grande e irreprensibile principe Victor.

Mamma, mia, non sapevo che facesse anche il cuoco.

Sì, questa citazione ad Aldo, Giovanni e Giacomo è perfetta per rappresentare la realizzazione di Leo, quando si ritrovò davanti il volto divertito del principe Victor, che era indubbiamente Toric.

Tirato a lucido, vestito con abiti estremamente eleganti e con i capelli rossi pettinati all’indietro, ma era Toric. Stesso sguardo, stesso sorriso, e stesso orecchino rosso all’orecchio destro.

Leo era completamente fregato!

Non aveva parlato di cucina ad un semplice cuoco come lui, ma con il principe in persona.

Il principe che avrebbe dovuto evitare a tutti i costi.

Trattenne a stento un’imprecazione, e la sua mente andò in corto circuito.

Per fortuna Dotty andò immediatamente in suo soccorso, prendendo gli altri piatti e incoraggiando Leo a servire anche la famiglia reale di Jediah.

Leo eseguì con una sorprendente faccia da poker, anche se dentro di se si stava esibendo in un internal screaming prolungato.

-Quindi avete un assaggiatore reale, qui a Jediah. Era da tanto che non me ne offrivano uno- Victor ruppe il silenzio, adocchiando Leo con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.

-Sono tempi pericolosi, con i ribelli anti-monarchici che proliferano sul territorio. C’è stato un attacco circa un mese fa, qui a palazzo- spiegò Daryan, a denti stretti, offrendo a Leo il proprio piatto per farglielo assaggiare.

Leo eseguì, anche se il suo stomaco si era ristretto.

-Ho sentito. Ci sono voci che dicono che la principessa è stata salvata da un misterioso cavaliere benedetto da un dio. Suppongo siano solo rumors- osservò Victor, in tono casuale.

Come sapeva una cosa del genere?! Era super sospetto!

-Le tue fonti sono piuttosto in errore, temo. È stato un normale attacco, eravamo più che preparati all’evenienza. Non c’è stato alcun intervento straordinario o forza divina all’opera, per fortuna. Ma è sempre meglio essere prudenti- Daryan rispose con calma, recuperando il piatto e cominciando a mangiare.

-Prego, principe Victor, non faccia complimenti- la regina incoraggiò l’ospite a fare altrettanto.

-Sì… tu, come ti chiami?- Victor si rivolse a Leonardo, che sobbalzò, stranito dall’essere appena stato chiamato in causa.

-Eh…- non sapeva se poteva rispondere.

-Leonardo- rispose la principessa per lui, molto incerta, e guardando storto Victor come se temesse che stesse per portare via Leo.

-Bene… Leonardo, puoi assaggiare anche il mio piatto? Non che non mi fidi, ovviamente, ma visto che è a disposizione, mi diverte approfittarne. Fingere di essere anche io un riccone che può permettersi un assaggiatore reale ma non di sfamare i propri sudditi- Victor chiamò Leo verso di lui, e poi lanciò una frecciatina verso la condotta dei regnanti.

Che irrispettoso!

Ma come si permetteva!

I Lindberg erano brave persone!

-Noi teniamo molto conto di…- iniziò a lamentarsi Opal.

-Calmati, Opal. Chiedo scusa, principe, la principessa Opal è molto invischiata nella salvaguardia del popolo- la interruppe il re, per non cedere alla provocazione.

-Ancora giovane e adorabilmente ingenua- Victor le lanciò un’occhiata intenerita e allo stesso tempo di sufficienza. Leo era a pochi istanti dal saltargli addosso.

Eh, no! Opal non si toccava!

-…diciassette anni, giusto? Mi dispiace non essere venuto al banchetto, ma sapete ero occupato a Fring. Ho sentito che è stato molto sfarzoso- continuò Victor, cambiando argomento e passando al compleanno con facilità.

Aveva un certo carisma, Leo doveva ammetterlo, ma non il giusto tipo.

Era una di quelle persone che avrebbero potuto parlare per ore intere mantenendo completamente salde le redini della conversazione senza che l’interlocutore se ne accorgesse. E ottenere parecchie informazioni nel frattempo.

-Sembra molto informato sugli affari di Jediah, principe Victor- Daryan però non si fece abbindolare, e lo provocò a sua volta.

E bravo il suo Daryan!

Tiè, principe Victor!

-Mi piace tenermi informato sugli affari di tutti. L’informazione è uno dei vanti del mio regno- Victor non si scompose di una virgola, e rispose con sicurezza alla provocazione.

Il suo atteggiamento era completamente diverso da quello che aveva mostrato come Toric.

E questo era davvero infuriante.

-Strano che non sapesse che ci fosse una tratta di schiavi in corso, nel suo informatissimo regno- Daryan sparò un’altra carica, riferendosi a ciò che Leo gli aveva fatto scoprire per pura botta di fortuna.

Per un secondo, Victor sembrò leggermente in difficoltà.

Ma si riprese immediatamente.

-Alcune informazioni sfuggono anche ai migliori, principe Daryan. Ma non mi sfugge che avete una nuova abilissima cuoca. Non credo di aver mai assaggiato le animelle fatte in questo modo- il principe cambiò bruscamente argomento, e fissò Leo dritto negli occhi mentre elogiava il suo cibo.

Francamente, per la ricetta, Leo si era ispirato a Ratatouille, ma dettagli.

Era comunque una sua invenzione.

Evitò lo sguardo del principe, cercando di non fargli capire che apprezzava il complimento.

Non era da lui che voleva riceverne.

Daryan sembrò rendersi conto dello sguardo del principe, perché si girò a sua volta verso Leonardo.

-Sì, abbiamo assunto di recente una nuova cuoca molto promettente, Dotty. La ragazza che ha presentato il pranzo- rispose, dando a Dotty i meriti della qualità del cibo.

Leo trovò strano che desse via così facilmente il nome di Dotty. Se era innamorato di lei, avrebbe voluto proteggerla più di Leo dalla presa di Victor, no? Forse era troppo orgoglioso della sua futura moglie e non riusciva a trattenersi dal vantarsi di lei?

Il principe Victor si strozzò con l’acqua che stava bevendo, attirando l’attenzione di Leo e del resto della tavolata.

-Tutto bene, principe Victor?- chiese la regina, un po’ preoccupata ma non del tutto dispiaciuta dall’evento.

Il principe alzò la mano per tranquillizzare, e si asciugò la bocca con il tovagliolo.

-Sì, sì, scusate. Ho pensato ad una cosa che mi ha fatto molto ridere e non mi sono trattenuto- spiegò, trattenendo a stento le risate.

Era una persona strana.

Il resto del pranzo procedette in questo modo:

Leo in un angolo, il principe che alternava discorsi passivo-aggressivi contro Jediah a complimenti sulla qualità del cibo, e il principe Daryan sempre più seccato, anche se cercava di non darlo a vedere.

Quando il pranzo finalmente si concluse, e Leo fu congedato, fu una vera e propria liberazione.

 

Leo aveva un piano!

So che ogni volta che dico una frase del genere finisce in tragedia, ma questa volta era un piano più o meno decente: nascondersi dal principe Victor finché non se ne fosse andato via.

E dato che sarebbe rimasto solo a pranzo, teoricamente, non era un piano di difficile realizzazione.

C’erano molti posti che non erano accessibili agli ospiti, neanche a quelli più facoltosi.

Certo, il giardino sarebbe dovuto essere tra quelli, in teoria, ma ehi, era un luogo aperto, era facile intrufolarsi.

Difficile sarebbe stato introdursi nei quartieri privati della guardia reale.

Oltre ad essere un luogo di riposo e allenamento, pertanto poco ospitale e poco elegante, chi mai avrebbe cercato un cuoco tra le guardie reali?

Quindi Leo si era messo sotto il proprio letto, convinto che mai sarebbe stato beccato.

Tiè, principe Victor!

Uno a zero per Leo.

Purtroppo per Leo, anche quando elaborava strategie vincenti, i sette regni avevano un modo per rompergli le uova nel paniere, perché pochi minuti dopo, qualcuno bussò alla porta della sua camera.

Leo non rispose. Di solito nei dormitori nessuno bussava. Si entrava e basta.

-Lo prendo come invito per entrare… Uh uh, c’è qualcuno?- come se avesse sentito i pensieri di Leo (mmmm, strano), la persona che aveva bussato decise di entrare e basta, e iniziò a guardarsi intorno.

Leo si sporse molto poco per controllare, e si ritirò immediatamente quando vide i riconoscibili capelli rossi del principe Victor/Toric, vestito ancora elegante.

Cercò di non dare a vedere dove fosse.

Sarebbe stato ancora imbarazzante farsi trovare così, dopotutto, palesemente nascosto.

-Uh, vedo un letto muoversi- purtroppo non fu abbastanza fermo, evidentemente.

Leo avrebbe voluto urlare, ma si impose di restare calmo e professionale.

Fece spuntare fuori la testa dal suo nascondiglio.

-Oh, buon pomeriggio, principe Victor. Temo abbia sbagliato luogo- enunciò professionale. Per quanto professionale potesse risultare un ragazzo sotto un letto con solo la testa fuoriuscente e probabilmente qualche quintale di polvere tra i capelli.

-Dov’è finita la tua completa mancanza di formalità? Francamente ti adoravo più al naturale, Leonardo il non-cuoco- lo provocò Victor, sedendosi sul letto di Prankit e osservando Leo con curiosità.

Si sentiva in una posizione di inferiorità rispetto a Victor, quindi Leo si affrettò ad alzarsi in piedi.

Anche se non sapeva ancora come rispondere.

Non voleva parlare con lui!

-Questi sono i dormitori delle guardie reali, non dovrebbe stare qui- Leo gli indicò la porta.

-Stai cacciando via un principe in visita? Non è molto carino da parte tua- Victor lo ignorò e si mise più comodo, come pronto ad una lunga chiacchierata.

Il suo atteggiamento di superiorità e disdegno verso gli altri fece irritare Leo più di quanto non fosse. 

E già Leo era irritato, perché il principe in visita non gli piaceva proprio.

Victor Vasilev l’aveva ingannato, aveva velatamente (neanche tanto) insultato la famiglia reale, soprattutto la principessa Opal dandole della ingenua viziata, e ora faceva come se quel castello fosse casa sua, e potesse invadere la dimora privata delle guardie solo perché non erano principi.

-Devi avere una davvero bassa opinione di me- osservò Victor, probabilmente intuendo dallo sguardo di Leo quanto fosse irritato.

-Non mi è concesso avere opinioni. Sono solo un umile assaggiatore. La lascio libero di riposarsi, se è quello che vuole. La camera è tutta sua- Leo decise che stare lì a discutere non avrebbe giovato a nessuno, e tagliare la corda era la scelta migliore.

Se ribatteva, dopotutto, Victor avrebbe potuto lamentarsi di essere stato offeso e richiederlo come dono per risanare i rapporti tra i due regni.

Dubitava che Opal o Daryan l’avrebbero permesso, ma Leo se ne sarebbe andato da palazzo il giorno successivo, comunque, quindi non è che a loro sarebbe cambiato molto.

-Bella idea…- borbottò il principe, seguendo Leo fuori dalla stanza come un cagnolino.

La sua frase non aveva molto senso come risposta a quello che Leo aveva appena detto, ma il cuoco non ci fece troppo caso.

-Ha bisogno di qualcosa, principe Victor, sta cercando qualcosa in particolare?- chiese Leo, allontanandosi il più possibile attraverso i corridoi in cerca di qualcuno che lo potesse proteggere.

-Dai, Leo, sai perfettamente cosa sto cercando, non prendiamoci in giro- il principe rispose in modo criptico, avvicinandosi a Leo il più possibile.

In realtà Leo non aveva idea di cosa intendesse.

Poteva voler dire il probabile: “Voglio che vieni a lavorare per me come cuoco”.

Ma poteva anche essere un: “Voglio prenderti ostaggio per rovesciare la famiglia reale di Jediah”.

Passando per un più semplice ma ugualmente inquietante: “Voglio usarti come spia interna al palazzo e rubarti tutte le tue ricette di cucina”.

Insomma, Leo non si fidava.

E non gli piaceva che si fosse preso la confidenza di chiamarlo con un soprannome. Leo non gli aveva dato il permesso.

-Non ne ho idea, principe Victor. Chieda a qualcuno di più competente- rispose semplicemente, provando a scollarsi il principe di dosso.

-Su, Leoncino, non serve che fai il finto tonto. Non c’è nessuno qui a…- Victor provò a fermarlo, ma Leo fu più rapido a sfuggirgli, ed ebbe la fortuna estrema di andare a sbattere contro Alex, non appena girato l’angolo.

-Leo, cosa ci fai qui?!- chiese la sua compagna di stanza e amica, mettendosi subito a protezione.

In un riflesso incondizionato, Leo le si nascose dietro, felice di averla come scudo umano contro il nemico più forte di tutti: l’interazione sociale indesiderata.

-Principe Victor! Cosa posso fare per lei?- Alex si rilassò immediatamente, all’apparenza, e fece un inchino profondo, pur restando salda davanti a Leo.

Che cara, aveva capito tutto!

O forse era stata messa in guardia circa il far restare Leo da solo con il principe.

Qualsiasi fosse il motivo, Leo ne era grato.

Tiè, principe Victor!

Il principe alzò le mani in segno di resa, molto tranquillo.

-Chiedo perdono. Stavo cercando l’ufficio del principe Daryan per parlargli prima di andare via, e mi sono perso. Quindi stavo chiedendo all’assaggiatore ufficiale se poteva accompagnarmi. Suppongo conosca perfettamente la strada- si inventò, lanciando a Leo un’occhiatina maliziosa.

Che voleva dire con questo?! Stava forse insinuando che Leo passasse più tempo del normale nell’ufficio di Daryan?! Che ci fosse un qualche tipo di favoritismo?! Ah, semmai il contrario! 

-…perché ho sentito che il principe mangia spesso nel suo studio e dubito non faccia assaggiare tali pasti- concluse Victor, dopo un istante di silenzio.

Leo tirò un sospiro di sollievo mentale.

Almeno non era stato sgamato.

Aspetta, sgamato per cosa?!

Era quello il vero motivo per il quale andava sempre lì.

Che un giorno ci avesse dormito dopo eventi da dimenticare era un altro discorso.

-Sembra che girino molte voci nella corte di Valkrest- lo sfidò Alex, squadrandolo con sospetto.

-Oh, beh… di certo conosce il castello meglio di me. Posso…?- Victor provò a prendere Leo. Alex lo tenne dietro di lei.

-Posso accompagnarla io, principe Victor, l’ufficio del principe Daryan è di strada verso il luogo dove sono diretto- si propose, sacrificandosi per Leo, che si segnò di prepararle il suo piatto preferito prima di tornare a casa.

Ad Alex era piaciuta molto la torta al cioccolato e peperoncino.

-D’accordo… sarà divertente. Potremo fare una lunga chiacchierata. Parlare un po’ del castello, del giardino…- Victor prese apparentemente bene l’intrusione di Alex, ma dalle sue parole Leo capì che stava minacciando Leo di rivelare del loro incontro ad Alex, nel caso fosse stata lei ad accompagnarlo.

Gah, non voleva che Alex lo scoprisse.

Ma… magari il principe stava solo bluffando. Dopotutto aveva promesso sui sette dei, e se anche l’avesse detto in giro, Leo dubitava che sarebbe andato a suo favore. Ci rimettevano entrambi, in qualche modo.

Però… Victor era un principe, Leo solo un cuoco.

E non voleva mettere Alex in quella storia.

Victor era davvero, davvero irritante!

-Non preoccuparti, Alex, ho del tempo libero, posso accompagnarlo io- alla fine cedette alla richiesta del principe, deciso a portarlo da Daryan il più velocemente possibile e ignorare qualsiasi cosa.

-Grazie, che gentile- Victor sorrise, affabile.

-Sei sicuro, Leo?- chiese Alex, un po’ preoccupata.

-Sì, certo. Mi segua, principe Victor, da questa parte- Leo abbandonò il confortante spazio alle spalle di Alex, dove si sentiva al sicuro, e fece cenno al principe di seguirlo in direzione dell’ufficio di Daryan.

Alex li osservò finché non furono fuori dalla portata di vista.

Leo si pentì amaramente di non aver lasciato che andasse lei al suo posto.

Tanto era affidabile, e non avrebbe mai rivelato i segreti di Leo.

Ugh, quella giornata era interminabile.

-Comunque era un bluff- una volta di nuovo soli, Victor ruppe il silenzio con un risolino divertito.

Leo sgranò gli occhi.

-Cosa?!- chiese, offeso.

-Non mi conviene affatto che si sappia in giro che sono andato a zonzo vestito da popolano solo per incontrarti. Ne va della mia reputazione, Leone- si spiegò Victor, facendogli un occhiolino poco consono.

Leo avrebbe voluto ribattere, ma decise di restare in silenzio, e ignorarlo.

Gli avrebbe mostrato la strada e lo avrebbe ignorato senza dargli soddisfazioni.

Tiè, principe Victor.

-Comunque quello che ti ho detto non era del tutto falso. Mi piace davvero cucinare, mio fratello apprezza molto la mia cucina, e ha problemi con gli zuccheri- continuò Victor, riferendosi alla conversazione che avevano avuto quando si fingeva Toric.

Leo lo ignorò, anche se gli dispiaceva che il fratello del principe avesse problemi del genere. 

Chissà quanti anni aveva, forse Leo avrebbe potuto chiederlo a Giada. Sicuramente sapeva quel tipo di cose, avendo letto il libro.

-Lo conoscerai presto. È davvero un ragazzo adorabile- continuò Victor, tranquillamente, ignorando il fatto che Leo lo stesse ignorando.

Certo, perché Leo aveva intenzione di fidarsi del giudizio del fratello antipatico di tale principe. Ma per favore!

Continuò a non parlare, e a camminare.

-Sai, pensavo fossimo partiti con il piede giusto, quand’è che c’è stata la storta?- chiese Victor, cercando una risposta da parte di Leo, che non aveva intenzione di dargliela.

…la risposta.

Ma neanche altro, eh.

Comunque… 

Leo si limitò ad aumentare il passo e fare l’offeso.

-Sei una persona davvero interessante, Leonida- commentò Victor, divertito dal suo atteggiamento.

Leo era molto meno divertito dai soprannomi che Victor gli stava affibbiando.

-Non sono granché interessante, principe Victor, dovrebbe indirizzare le sue attenzioni su qualcun altro- Leo ruppe il voto di silenzio per cercare di smorzare l’entusiasmo del principe nei suoi confronti.

Era seriamente convinto che avesse visto più di quanto ci fosse da vedere, e non voleva attirare attenzione immeritata.

Non voleva attirare attenzione, punto.

Tanto presto sarebbe andato via, e non voleva andarsene causando una guerra tra i due regni.

Non era un buon biglietto di addio.

-Sai, lo pensavo anche io. Pensavo che fossi tante chiacchiere e poca sostanza, ma mi incuriosivi comunque per la cucina, e… beh… la tua cucina è… di un altro mondo…- si complimentò.

Beh, letteralmente, in effetti.

-…ma tu, Leonetto… tu sei persino più interessante come persona della tua cucina strabiliante- Victor continuò il discorso, e Leo sarebbe stato un bugiardo se avesse detto che quella frase non era stata di grande impatto.

Era ormai abituato a persona che lo valutavano solo in base alla cucina, e non per come fosse lui, personalmente.

Quindi lo colpiva che qualcuno che lo conosceva da poche ore, fosse rimasto più colpito da lui che dalla sua cucina.

Ma Leo non era così stupido da fidarsi di parole così palesemente dette solo per abbassargli la guardia.

E poi… Victor era stato battuto sul tempo da Daryan, che gli aveva fatto un discorso per certi versi simile, ma molto più intenso, solo una settimana prima.

-La ringrazio, principe Victor… siamo quasi arrivati- quindi Leo restò del tutto impassibile, e procedette per la sua strada, deciso.

Non si fidava del principe Victor.

Non conosceva minimamente Leo, sicuramente stava solo provando a manipolarlo per farlo andare a lavorare per lui, e sarebbe finito in un contratto di lavoro tossico e senza assistenza sanitaria.

-Lavorare per me sarà una buona esperienza, te lo assicuro- Victor rese ancora più chiare le sue intenzioni.

Leo scosse la testa.

-Sono onorato, ma non ho intenzione di lavorare per lei- e Leo rese ancora più chiare le proprie.

Sentì Victor ridacchiare dietro di lui, e si girò appena per controllare cosa stesse facendo.

Prima che potesse rendersi conto cosa stesse succedendo, si sentì afferrare per un braccio, e spingere contro il muro.

Non con estrema violenza, ma abbastanza da farlo sobbalzare.

Victor lo intrappolò appoggiando entrambe le mani sul muro ai suoi lati, e piegandosi fino ad avere il volto alla stessa altezza di quello di Leo.

Il ragazzo si appiccicò al muro, sentendosi un animale in gabbia.

Il kabedon sembra sempre tenero e romantico negli anime, ma nella vita reale (per quanto fosse reale il mondo di un libro), era molto più inquietante di quanto Leo si aspettasse. Soprattutto se a spingerti al muro era una persona che conoscevi da poche ore, di cui non ti fidavi, e parecchio inquietante.

Almeno quello era un mondo eteronormativo, quindi Leo dubitava che Victor ci avrebbe provato con lui in quel senso… vero?

-Non era una domanda, o una richiesta, o una proposta, Leonarduccio. Era un dato di fatto. Tu lavorerai per me, un giorno. Tu sarai mio, un giorno- Victor rese estremamente più chiare le sue intenzioni, senza lasciare spazio a dubbio alcuno.

-Oh, quindi prevedi il futuro. Interessante. Non sapevo fosse un potere di Valkrest- lo provocò Leo, sarcastico, troppo irritato per starsi zitto, e con le solite manie suicide.

Non provochi una persona chiaramente pazza che ti tiene ancorato al muro e che è due volte te.

Per sua fortuna, Victor rise al commento.

-No, non prevedo il futuro, ma ottengo sempre quello che voglio. Dopotutto sono, parole tue, un egocentrico dal brutto carattere che ama rubare la forza lavoro altrui, no? Preferirei essere considerato perseverante, ma non nego di essere un po’ prepotente quando voglio qualcosa che mi piace davvero, davvero tanto- spiegò, fissando Leo dritto negli occhi con lo sguardo di un predatore che squadra con attenzione la sua preda prima di mangiarla, cercando la parte più gustosa del manicaretto.

Non è che era cannibale?

Magari voleva Leo non per cucinare, ma per cucinarlo.

Probabilmente no, ma Leo era nel panico quindi non pensava lucidamente.

Victor rise di nuovo a caso. Rideva troppo a caso, quell’uomo.

-E tu, Leon, mi piaci davvero, davvero, davvero tanto- a ogni parola, Victor si avvicinava sempre di più, finché non finì per sussurrargli l’ultima parola dritta nell’orecchio.

Leo era senza parole.

Che razza di manovra di seduzione stile anime stava accadendo in quel momento?!

Leo iniziò ad avere i primi dubbi che quel mondo fosse meno eteronormativo di quanto pensasse.

Certo però che era omofobo che ad essere gay fosse il principe cattivo, eh.

Anche se quello non era proprio un libro, da come Giada gli aveva detto.

Il suo shock aumentò esponenzialmente quando Victor gli diede un veloce bacio sulla guancia, di quelli che si danno per salutare qualcuno, e una ancora più veloce schicchera sulla fronte, prima di allontanarsi di scatto da lui come se non l’avesse mai intrappolato lì.

Leo rimase ancora più di ghiaccio. 

Come si reagisce ad un bacio sulla guancia e una schicchera da parte di un principe?!

-Da qui posso ritrovare da solo la strada. Non voglio rischiare che il principe ci veda insieme. Ti saluto ora, ma ci rivedremo molto presto, quando arriverai a Valkrest, Lenin- Victor gli diede le spalle e procedette da solo verso l’ufficio del principe, salutando Leo con la mano.

Il ragazzo non rispose proprio, limitandosi a tenere la propria mano sulla fronte, più turbato dalla schicchera che dal bacetto innocente.

Non che un bacio sulla guancia senza il consenso del baciato fosse una cosa positiva, anzi, ma in quel caso specifico era stato così veloce e poco invasivo che Leo l’aveva associato ad un normale saluto che si scambiava sempre, con amici e anche semplici conoscenti.

Vi ricordate, no, i tempi pre-covid, quando si salutavano le persone dando due baci sulle guance.

Ecco, era stata una cosa del genere.

La schicchera, d’altro canto, era molto strana.

Così come era stato stranissimo il comportamento del principe.

Divertito a caso, arrabbiato a caso, seducente a caso.

Ma che era, un interesse amoroso di una fanfiction wattpad da quattro soldi che promuove mascolinità tossica, bipolarismo scritto male e sbalzi d’umore senza motivo?!

E poi… aveva detto delle cose, durante quella conversazione, che non aveva senso dicesse.

Aveva risposto a cose che Leo non aveva chiesto, ma aveva solo pensa…

Un momento!

Leo non aveva mai detto che Victor fosse un egocentrico di pessimo carattere che rubava la forza lavoro altrui, neanche a Toric.

L’aveva solo pensato.

Aveva pensato un sacco di cose.

E Veer era il dio della mente, oltre che del fuoco.

E Remington leggeva il pensiero.

Remington e Victor erano imparentati.

E poi… la schicchera.

Quando Remington aveva rotto il legame con Leo, la terza volta, gli aveva dato una schicchera molto simile.

Che Victor gli avesse letto nella mente per tutto il tempo senza che Leo lo sapesse, e solo alla fine aveva interrotto il legame?!

Che figlio di… una madre sicuramente molto brava che non meritava di avere una carogna del genere come figlio!

Chissà quante cose aveva scoperto dai pensieri intricati di Leo!

Ecco perché lo trovava così divertente.

Rideva alla faccia sua!

Argh! Che imbarazzo totale!

E che carogna, veramente!

Era decisamente la persona più irritante che Leo avesse mai incontrato in vita sua!

E non aveva la minima intenzione di cucinare mai più per lui, neanche un panino al prosciutto! 

Lui non avrebbe mai cucinato per Victor Vasilev! 

…forse per il fratello sì, chissà, in futuro non si può mai dire, ma per Victor Vasilev, no!

Eh no!

Per fortuna, Leo non lo vide per il resto della giornata.

E così si conclude la breve ma pregna di eventi visita del principe Victor Vasilev di Valkrest.

 

La visita del principe era passata, e questo significava che Leo era a poche ore dal lasciare la corte per sempre.

Concentrandosi sul pranzo per la carogna, Leo era riuscito a dimenticarsi che subito dopo sarebbe dovuto andare via per sempre, e la fase depressiva del lutto era tornata molto più di prima.

Forse per tutto il tempo era rimasto nella fase di negazione, e non se n’era accorto neanche lui?

Fatto stava che al momento era andato a portare la colazione al principe Daryan, che ancora faceva come al solito, e non aveva degnato Leo neanche di un’occhiata.

-Oggi c’è una colazione salata con uova, salsicce, eccetera. E poi dei biscotti arcobaleno. Essendo l’unica cosa che le cuoche non sanno fare, ho pensato di cucinarli un’ultima volta- Leo annunciò il menù, con ben poca energia.

Quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe visto il principe Daryan.

Probabilmente per il resto della sua vita.

I suoi due mesi a palazzo sarebbero stati solo una parentesi che si stava lasciando alle spalle.

Come un campo estivo più lungo del solito.

E il principe Daryan non aveva alcuna reazione alla partenza imminente di Leo.

In cucina, quella mattina, gli avevano organizzato un festino, e alcune cuoche si erano messe a piangere, soprattutto Anna.

Persino Mildred era sembrava parecchio emozionata dalla partenza di Leo.

A colazione l’intera famiglia reale (Daryan escluso perché non presente) gli aveva augurato ogni bene. Opal, in lacrime, si era fatta promettere che prima di andarsene Leo sarebbe andato a salutarla personalmente.

Chevel, alla porta, gli aveva augurato buon viaggio in tono meno cattivo del solito.

Alex lo aveva abbracciato stretto e lo aveva aiutato a sistemare le poche cose che aveva intenzione di portarsi. Aveva gli occhi lucidi anche lei.

Persino Lionel e Prankit avevano fatto un commento sulla sua partenza, sebbene alquanto sgradevole.

Persian purtroppo non l’aveva ancora visto, ma sicuramente avrebbe dato a Leo un saluto molto emotivo.

Invece Daryan…

-Oh, bene. Assaggiatore, assaggia- gli porse il vassoio, come se non l’avesse neanche sentito.

Come se non stesse per succedere niente.

Lo sguardo fisso sui suoi documenti, la calma di ghiaccio. Apatico come sempre.

Come se Leo non fosse già più lì.

Che da un lato era anche positivo.

Poteva fare finta di nulla e ignorare la consapevolezza che quello era il loro ultimo incontro. Farlo passare tranquillamente, senza struggersi.

Ma dall’altro lato… Leo voleva una buona chiusura, con Daryan.

Dopo quello che era successo tra loro, soprattutto al ballo, ne aveva davvero bisogno.

Mentre rifletteva su cosa dire e se dire effettivamente qualcosa, Leo prese la colazione, e assaggiò un po’ tutto.

Salsiccia ottima, salsa perfetta, pane tostato alla perfezione, era la solita colazione classica.

Dotty aveva fatto un ottimo lavoro, come sempre.

Se la sarebbero cavata egregiamente senza di lui.

Le uova erano un po’ strane, ma niente che un po’ di sale in più non avrebbe potuto risolvere. O un po’ di sale in meno.

…era il sale il problema?

O il pepe?

O una qualche altra spezia?

Forse Leo cercava di distrarsi dall’aria tesa analizzando fin troppo il cibo che stava mangiando.

Non assaggiò il biscotto, troppo concentrato sulle uova, e il principe prese la sua immobilità come segno che aveva finito l’assaggio, e prese il vassoio.

-Allora… quando andrai via?- chiese Daryan, mettendo da pare i documenti e controllando la propria colazione, sempre senza guardare Leo.

-Molto presto, principe Daryan. Sistemo la cucina, saluto la principessa Opal, e poi andrò via- spiegò Leo, distrattamente.

Forse avevano aggiunto una spezia nuova? Ma nessuno ne aveva parlato con Leo. Di solito veniva informato.

Purtroppo non aveva assaggiato la colazione degli altri, quindi non poteva comparare le due.

L’avevano tenuto lì per compagnia, principalmente.

-E ti attende una delegazione dal tempio che ti darà un passaggio, è corretto?- chiese il principe, cominciando dalle salsicce, e prendendone un morso lentamente. Come sempre.

-Sì… ho già preparato l’offerta di biscotti arcobaleno che darò al dio Jahlee per ringraziarlo dell’aiuto- confermò Leo, appoggiandosi alla scrivania, sentendosi un po’ affaticato.

…forse l’ansia della partenza iniziava ad avere la meglio?

Non sembrava, ma che altre opzioni c’erano?

Perché improvvisamente iniziava a girargli la testa?

-D’accordo…- il principe sembrava esitante, come se volesse dire qualcosa, ma non riuscisse a trovare le parole. Prese un morso di toast, occupando la bocca per evitare di continuare.

Leo tossì appena sul dorso della mano.

Cavolo, qualsiasi spezia avessero usato sulle uova, era davvero pessima! Forse aveva qualcosa di piccante?! Che ci fosse finito il peperoncino avanzato dalla torta al cioccolato e peperoncino del giorno prima?

-…beh, se hai bisogno di qualcosa…- continuò il principe, dopo aver deglutito, prendendo una forchettata di uova.

Leo controllò il dorso della mano.

Era coperto di sangue.

Oh dei…!

- …non esitare a…- Daryan portò le uova alla bocca.

E Leo non esitò, oh se non esitò!

Neanche un istante.

Salì poco elegantemente sulla scrivania, e con la poca forza che gli rimaneva, schiaffò la forchetta via dalle mani del principe, impedendogli di mangiare le uova.

-Leonardo, cos…?!- finalmente Daryan lo guardò in faccia, per la prima volta dal suo arrivo nell’ufficio.

E sgranò gli occhi, sconvolto.

Leo non poteva vedersi in faccia, ma intuì che il suo aspetto non fosse dei migliori.

Le gambe gli cedettero, e si abbandonò addosso al principe, con le forze che iniziavano ad abbandonarlo sempre più velocemente.

-L_Leo… Leo!- il principe lo afferrò con prontezza, incredulo, e lo strinse forte.

-Non… mangi…- Leo si aggrappò a lui, cercando di evitare che il principe venisse avvelenato.

Voleva poter dare un indizio su chi fosse stato, fare un’ultima frase ad effetto, ma la sua mente non sembrava in grado di connettersi più, e non riusciva neanche a parlare.

-Chevel!- il principe urlò verso la porta.

O almeno sembrava avesse urlato, ma Leo lo sentì da lontano, come un sussurro.

Lo vedeva sempre più sfocato.

Provò ad avvicinarsi, ma il suo corpo non rispondeva più.

-Leo, resisti, andrà tutto bene, te lo prometto!- sentì Daryan rassicurarlo mentre lo stringeva con forza, facendolo sentire protetto anche quando non c’era più niente da fare.

C’erano così tante cose che voleva dirgli.

Che lo amava.

Che gli dispiaceva.

Che non voleva andarsene.

Non voleva andarsene.

C’era un gran trambusto intorno a lui.

Ma Leo perse i sensi prima di capire cosa stesse succedendo, prima di poter provare a parlare.

Dai, almeno sarebbe morto tra le braccia dell’uomo che amava. Era un bel modo di andarsene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Eh eh eh… eh, lo so.

Lo so che questo è un cliffhanger pazzesco.

Ve l’aspettavate?

Perché volevo farlo arrivare come una grande sorpresa ma forse ho messo troppi indizi nello scorso capitolo e in questo.

La Storia sta cambiando, in modi che nessuno poteva immaginare.

E Leo ne fa le spese.

Beh, ne è anche la causa quindi mi sembra giusto, circa ^^’

Passando al resto del capitolo…

Victor appare come un manipolatore narcisista e viziato che sembra disposto a tutto per avere Leo nelle sue schiere… ma ha anche dei difetti.

Scherzi a parte, è praticamente un enorme red flag vivente che in una storia normale sarebbe il main lead, nella vita reale sarebbe in prigione.

Questa è un po’ una via di mezzo. Non è un bel personaggio, ma è un principe quindi non può andare ancora in prigione, per il momento.

E di certo non aspettatevelo come main lead.

Comunque, qualcuno ha tentato di avvelenare il principe Daryan prima del tempo.

O forse l’attacco era verso di Leo?

Leo sopravvivrà?

Chi è stato ad avvelenarlo?

Tante domande, e poche risposte.

Ma delle risposte potere procurarmele in questo sondaggio: Sondaggio 3

Fatemi sapere che pensate della storia rispondendo a poche domande sugli ultimi intensi capitoli :D

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

Un bacione e alla prossima :-*

 

 

   
 
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