Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Giovievan    01/05/2022    0 recensioni
Ho impiegato molti anni e fin troppa sofferenza a farmene una ragione ma finalmente l’ho capito: il mio destino non è mai stato quello di essere Perfetto. Io sono nato per essere il padre degli dei. Il mio unico compito, la mia missione, è rendere reale la Leggenda, e ci proverò fino all’ultima goccia del mio sangue.
-
Durante l'inverno più rigido che Arcos abbia mai vissuto Cold decide di infrangere la legge arcosiana per generare l'Essere Perfetto, il mutante che secondo la leggenda avrebbe una tale potenza da poter diventare padrone dell'intero Universo.
È così che nonostante le resistenze, in particolare quelle di Cooler, Freezer prende vita possedendo l’immenso potere che Cold sognava di generare da sempre. Ma le cose si fanno più complesse del previsto e lentamente tutto scivola fuori controllo...
Genere: Dark, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Cooler, Freezer, Re Cold
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Origins: come tutto ebbe inizio'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
15.
Spin-off: Cooler, il silenzio della bestia


-
 
«Cos’ha intenzione di fare?»
«Non lo so. Non so neanche se riuscirà a tenere a bada i Clan e cosa proporranno. Potrebbero addirittura non aver sentito nulla.»
Hailstone inspira forte, forse per placare i suoi mille pensieri. Posso capirlo; anche la mia testa sta per scoppiare, ma lui sembra molto più calmo di me.
Tiene ancora Freezer tra le dita, svenuto; il suo primo pensiero appena entrato qui è stato farmi quella domanda, prima ancora di occuparsi di lui. Mi sorprendo a desiderare ardentemente che quell’essere non si risvegli mai più. Forse adesso mio padre si è accorto di che errore sia stato il metterlo al mondo. Forse…
«Dovremmo ammazzarlo, finché è incosciente» dico senza pensarci. Con nessun altro se non con Hailstone sarei mai stato libero di pronunciare questa frase. «Potremmo dire a mio padre che è morto dopo l’attacco, che ha osato troppo. Non avrebbe motivo di dubitare…»
Ma Hailstone non concorda.
«Conosco Cold troppo bene» dice. «Se perdesse questo, proverebbe a creare un ennesimo Essere Perfetto. E sai bene che non sarebbe diverso.»
Non ribatto. Lo so eccome. Per quanto imperfetto, in me si esprime comunque parte della mutazione con i suoi effetti sia positivi, che mi donano un immenso potere, che negativi, che mi rendono terribilmente assetato di violenza.
Per un attimo mi pento della mia proposta e quasi empatizzo con quel corpicino addormentato. In fondo capisco mio fratello: se questa sorta di bestia che ho dentro di me dipende davvero dalla mutazione lui deve essere dominato da una anche maggiore ed è troppo piccolo perché possa provare a controllarla come faccio io. Forse un giorno potrò insegnarglielo.
Tuttavia non riesco a credere che mio padre potrebbe ritentare a cuor leggero dopo che il suo figlio Perfetto ha quasi fatto saltare in aria Arcos. Mentre Hailstone lo poggia a terra, io stringo i pugni.
«Come potrebbe essere così sconsiderato?» ringhio, quasi tra me e me. Hailstone, come sempre, ha una risposta alla mia domanda.
«Anche lui ha una bestia dentro di sé» mi dice, facendomi cenno di seguirlo all’esterno. Prima di andargli dietro mi guardo alle spalle per assicurarmi che Freezer resti fermo dov’è.
«Si chiama Snow» continua Hailstone appena mettiamo piede nella neve. «È come una maledizione. Non è mai riuscito a liberarsi di suo padre finché non ha svolto con successo il compito che gli ha affidato. Se perdesse Freezer, tornerebbe a essere suo ostaggio e non cambierebbe nulla, se non il nome del nuovo nato.» sospira. «Mi dispiace dirtelo, Cooler, perché so che non ti fa piacere sentirlo… ma se vuoi bene a Cold, devi accettare Freezer.»
È una verità troppo dolorosa perché io possa accettarla senza soffrire. Decido che ci penserò pian piano; mentre prendo tempo colgo un’occasione unica per fare una domanda a cui mio padre non ha mai voluto rispondere.
«Tu sai cos’è successo a Snow?»
Hailstone si ferma. Siamo abbastanza lontani dalle grotte, in un campo innevato in cui nessuno potrà spiarci o origliare. Forse è per questo che si sente libero di rispondere.
«È morto, come avrai intuito» dice lui. «Cold non ti ha mai raccontato?»
Scuoto il capo. Sul suo volto appare un lieve accenno di sorriso.
«Poco male, tanto la sua storia non sarebbe stata interessante quanto la mia. Sei curioso?»
La domanda non ammette altra risposta se non quella affermativa. Ci sediamo nella neve a gambe incrociate. Il vento inizia ad alzarsi, ma ormai non ho più paura della tempesta.
«Snow era un tipo violento» dice. «Ed era malato, un essere debole e indegno di definirsi arcosiano, eppure tuo padre non aveva il coraggio di ribellarsi a lui, anzi, ne era del tutto sottomesso. Snow lo aveva plasmato con tutte le sue forze sperando nell’Essere Perfetto, ma non aveva ottenuto ciò che voleva e questo lo aveva distrutto anche nello spirito, oltre che nel fisico. Non faceva che sfogare su tuo padre tutto il suo dolore, tutta la frustrazione di essere così debole per ritentare, tutto l’odio verso il suo corpo malato e tutta la delusione verso l’imperfezione della sua creatura. Lo aggrediva, ma la sua forza limitata non gli consentiva di farlo a lungo. Allora lo umiliava. Cold era alla continua ricerca della sua approvazione, ma Snow non faceva che respingerlo e questo lo ha segnato profondamente.»
Non riesco a credere in quanta sofferenza debba aver provato mio padre. Tremo al pensiero di come mi sentirei a essere io quello respinto… non credo resisterei a lungo prima di spezzarmi in due.
Ma Hailstone non ha terminato.
«Io e tuo padre ci siamo conosciuti da bambini. Per caso, almeno così credevo, il destino ha sigillato il nostro legame rendendolo indissolubile. Siamo divenuti i fratelli che non abbiamo mai avuto, lui per cause di forza maggiore, io per scelta di mio padre. E Snow, ovviamente, voleva dividerci. Aveva paura che tuo padre si lasciasse sfuggire i suoi segreti: quello della mutazione, ma anche quello di come lo trattava, perché in questo modo sia lui che Cold avrebbero perso prestigio agli occhi del loro Clan. Aveva ragione a temere quest’ultimo punto perché Cold aveva un disperato bisogno di sfogarsi e mi raccontò tutto del suo rapporto con Snow. Io riuscivo a calmarlo, a rincuorarlo e a dargli forza, e quindi lui si aprì con me sempre più spesso, e dentro di me qualcosa si incrinava sempre di più ad ogni racconto. Sentire come veniva trattato l’unico al mondo a cui davvero fossi legato mi faceva impazzire ogni volta di più finché, un giorno, non decisi che c’era solo un modo per risolvere il problema.»
Quest’ultima frase mi paralizza. Sgrano gli occhi e lui sorride, ma in modo stranamente inquietante. Ho i brividi.
«Il mio Clan ha sempre avuto rapporti privilegiati con il pianeta Rotos; sai che siamo coloro che si occupano del commercio dei metalli. Mio padre mi ha sempre istruito sulle proprietà di tutto ciò che importiamo. Tra i metalli ce ne sono alcuni che troveresti particolarmente interessanti, in particolare l’Aone, un metallo friabile da cui si ottiene una polvere con particolari effetti sulla salute di chi la ingerisce.»
«L’hai avvelenato tu?»
La mia irruenza lo sorprende. Si stringe nelle spalle.
«E chi avrebbe mai potuto intuirlo? Quel bastardo era già malato. Un improvviso aggravamento non ha fatto sospettare nessuno, nemmeno lui stesso, nemmeno Cold, che da quando si è liberato di quella palla al piede sembra rinato. È diventato Capoclan, ha avuto te, finalmente era felice. Prima di avere Freezer.»
Non mi lascia nemmeno processare l’assurda verità che mi ha appena rivelato. Continua.
«Quell’essere è una minaccia troppo grande per poterla tenere nascosta a lungo. Per questo dovreste fare come vi dico.»
«Mi fido di te» annuisco. Ed è vero. Dopo gli ultimi anni non potrei fare altrimenti. «Cosa suggerisci?»
«Dovete andar via da Arcos» dice. «Portare via Freezer. Conquistare o distruggere qualsiasi cosa sul vostro cammino, a patto che sia lontano da qui. La nostra razza non può sopravvivere senza il nostro pianeta e noi dobbiamo preservarla.»
Ha ragione, ma come fare? Deve avermi letto la domanda negli occhi perché continua con la risposta.
«C’è una nave pronta per imbarcarvi negli hangar del mio quartiere. Vi aspetterà qui in superficie appena mi direte che siete pronti.»
«Va bene» dico, confuso. Mi sento stordito da così tante informazioni e sentimenti contrastanti. «Ma mio padre non mi ascolterà mai se glielo dico io. Devi… devi parlargli tu.»
«D’accordo, se credi sia meglio lo farò.»
Il silenzio cala su di noi, ma dura poco. Dopo un profondo sospiro, Hailstone continua a parlare, come se fosse una vita intera che desiderasse farlo.
«Sono legato profondamente anche a te, Cooler. Hai avuto il nome di mio padre e, dato che non avrò mai figli miei, ti considero come una mia creatura. Per questo ho deciso di rivelarti il mio segreto, uno dei pochi di cui nessuno, nemmeno tuo padre, è a conoscenza. So che non mi deluderai… anche perché adesso siamo pari.»
Ho una fitta al petto al pensiero che è vero: finalmente posso abbandonare una delle mie più grandi paure, quella che potesse ricattarmi dicendo a tutti quanto io sia diverso da come appaio.
Sono stato tormentato da questa paranoia fin dalla prima volta che in una delle nostre sessioni di allenamento, qui all’esterno, lui mi portò uno dei suoi uomini per lasciare che sfogassi la mia sete di sangue.
Ricordo ancora quel giorno, il terrore negli occhi della mia vittima. Sapeva esattamente cosa stava per accadere; forse Hailstone glielo aveva detto, o forse lo aveva intuito dal fatto che si fosse risvegliato legato in una grotta. Ricordo anche il sorriso di Hailstone, le sue parole, aspetta che si risvegli, Cooler, è più soddisfacente quando vedi la vita spegnersi nei loro occhi.
Ricordo di essere stato scettico. Non lo avevo chiesto io, ma solo perché non ne avevo mai avuto il coraggio; dopo il mio primo omicidio, quello del Gran Gust, il mio desiderio di stillare ancora del sangue era divenuto davvero incontenibile. Ma non avevo avuto bisogno di chiedere: Hailstone sapeva. Mi capiva. Sembrava annusare la mia brama di morte come nessun altro, nemmeno mio padre, aveva mai saputo fare.
«Adesso divertiti» mi disse quella prima volta. «E goditi il momento, perché dopo dovrai tornare padrone di te stesso.»
«Non so se ci riesco» dissi, lanciando uno sguardo alla vittima. Quel corpo inerme, debole, era totalmente alla mia mercé; il solo pensiero mi faceva desiderare di farlo a pezzi, di vedere il suo sangue spargersi sul terreno scuro. Desideravo uccidere come mai avevo desiderato nulla al mondo, ma la prima volta era stato difficile disintossicarmi. Non volevo rivivere quella sensazione di ubriachezza da cui era un incubo risvegliarsi.
«Ci sono io con te. Non devi aver paura» mi rassicurò. «Non lo faccio per la gioia di vederti ammazzare, lo faccio perché devi imparare a controllarti… e non c’è modo migliore di gestire i propri istinti se non lasciandosi andare per un po’, ogni tanto. Con disciplina.»
Ricordo di essere stato confuso al punto di non sapere cosa rispondere; allo stesso tempo, però, mi fidavo di Hailstone ciecamente. Per questo decisi di ascoltarlo. Ma avevo ancora dei dubbi.
«Sai che per me è come una droga. Potrei decidere di fare del male anche a te.»
«Non ci riusciresti.»
«Non sottovalutarmi.»
«Ti prego, Gran Cooler…»
La voce supplicante di quell’arcosiano sembrò dar fuoco ai miei istinti più profondi. La voglia di dilaniare, strappare, distruggere crebbe in me così potente che seppi non avrei potuto ancora resistere a lungo. E anche Hailstone lo sapeva.
«Spegni questa vita, Cooler. E assicurati di divertirti, finché puoi.»
Così fu e, come avevo previsto, mi ci volle un po’ per riprendermi quando, ancora inebriato dal dolore del sangue, ne osservavo il colore sulle mie dita e ne desideravo ancora, e ancora, e ancora. La seconda volta andò meglio, ma soltanto dalla terza in poi iniziai a sentire di avere davvero un minimo controllo sulle mie sensazioni.
«Controllati» mi diceva Hailstone ogni volta che prendevo una nuova vita e le mani ancora mi tremavano, desiderose di fare a pezzi l’intera grotta in cui ci trovavamo.
Controllati, divenne il mio mantra.
L’addestramento speciale di Hailstone è andato avanti per due anni e ormai sento di aver acquisito il pieno controllo sui miei istinti mortali. Ogni tanto mi fornisce ancora qualche preda da sbranare, ma questi momenti si sono fatti sempre più rari. Ciò che è rimasto, forte più che mai, è la disciplina che mi ha impartito e la paura che, per qualche motivo, mio padre potesse scoprire tutto ciò. O che Hailstone potrebbe dirglielo.
Adesso, però, siamo pari.
A parte il suono della neve che turbina attorno a noi, siamo circondati dal totale silenzio. Non mi sono mai sentito così legato a lui nemmeno quando mi allenava. Mi sembra assurdo che non avrà mai figli.
«Saresti un buon padre» mi ascolto dire, senza pensarci.
Ride, divertito, ma nella sua risata si intuisce una certa amarezza. Ho la sensazione che non abbia mai pronunciato queste parole, data la difficoltà che gli richiede farlo.
«Sarei un padre perfetto» precisa. «Ma non è il mio destino.»
«E qual è il tuo destino?»
«Governare questo posto quando sarete andati via. E aspettare che Cold trovi la sua strada.»
Non capisco cosa intende e sto per chiedere qualcos’altro, ma non ne ho il tempo. Hailstone si mette in piedi di scatto, le orecchie tese. Percepisco anch’io il pericolo un attimo dopo.
«C’è qualcosa che non va» dice, ma non ce n’è bisogno. Riesco anch’io a vedere.
C’è un gruppo di arcosiani che si staglia nel cielo, squarciando una tempesta lontana e riemergendone evidente come delle rocce scure sulla neve. Non sembrano averci visti; avanzano verso un punto imprecisato. Un attimo dopo mi accorgo che stanno andando verso il punto in cui Freezer ha scagliato al suolo la sua sfera letale. Non ho bisogno di vederlo per capire che mio padre debba essere lì in mezzo.
«Merda. Quello lì è Tempest. L’Assemblea deve aver deciso di indagare sul terremoto, o qualsiasi cosa abbiano sentito da laggiù.»
«Cosa facciamo?» mi chiedo, cercando di evitare il panico.
«Non sai che bugia ha detto?»
«Non abbiamo avuto il tempo di parlarne…»
Lo vedo scervellarsi su tutte le possibilità che abbiamo; spero che ne abbia trovate di più di quelle a cui riesco a pensare io, perché la situazione non si metterà bene in tutti i casi.
L’unica cosa che so è che Hailstone ci serve, se vogliamo avere una possibilità di scappare.
«Qualsiasi cosa accada, non devi comprometterti» gli dico, sperando che mi ascolti. «Torna dentro. Prepara quella nave. Arriveremo appena possibile.»
«D’accordo» dice lui, anche se questa ammissione sembra costargli cara. «Tu vai da lui. Se le cose si mettono male… sai come aiutarlo.»
Sì, so cosa intende. Vorrei evitare di mostrare il frutto dei nostri allenamenti a mio padre, ma non esiterò a farlo per difenderlo.
«Corro da lui. Ci vediamo più tardi, tutti assieme.»
Annuisce con forza, sicuro di sé, poi si dirige verso gli ingressi alla città tentando di passare inosservato. Io, invece, con un nodo in gola mi guardo alle spalle.
Sono ancora in tempo per ucciderlo, mi ripeto. E sono certo che sarebbe la cosa giusta da fare. Forse Hailstone sbaglia: mio padre non avrebbe il coraggio di ritentare. E anche se avesse ragione, almeno per adesso risolveremmo un problema.
Sento già l’energia accumularsi sulla punta delle dita e il sapore dolciastro dell’acquolina in bocca, ma qualcosa dentro di me mi trattiene; quella parte razionale di Cooler, che Hailstone ha voluto creare con tutto se stesso. Quella di cui sapeva che avrei avuto bisogno.
Controllati, mi ripete.
Chiudo gli occhi e decido di ascoltarla.

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Giovievan