Il patibolo, quasi per incantesimo, appare. Decine di persone si assiepano in quello spazio angusto, bramose del sangue dell'assassino di Sadi Carnot. Sante accenna ad un sorriso commosso. Ha scorto, in quella folla, diversi suoi compagni anarchici. Sono venuti a sostenerlo e a fargli sentire la sua vicinanza. Gli pare quasi di scorgere i loro occhi, lucidi di lacrime. Le lacrime si seccano e il suo sguardo si indurisce. Come ha potuto la sua mente indebolirsi e costruire ricordi falsi? La miseria è stata compagna di vita, fin da quando ha raggiunto l'età della ragione. Tanti uomini si sono suicidati per assenza di lavoro, tante donne e bambine, prostrate dalla fame, si sono vendute alla bieca lussuria dei capitalisti. E loro non hanno esitato a condannare quelle donne, servendosi della morale borghese. La miseria e il sopruso hanno condannato suo padre ad una vita quasi da vegetale. Quanto ha sofferto sua madre per la malattia di suo marito? No, una simile situazione non può proseguire. Nessuno deve patire le pene sofferte da sua madre e da tante altre donne come lei. E se la sua vita è il prezzo della libertà, è ben disposto a offrirla ad un simile, meraviglioso ideale di libertà.
A passo deciso, solenne, sale sul patibolo. La eco dei suoi passi pare quasi riempire l'intero spazio, come il suono di un gong colpito da un martelletto. Sante si gira e il suo sguardo si posa sui presenti. Sente dietro di sé la presenza del boia, ma non gli importa. Vuole incoraggiarli a non arrendersi alla sopraffazione del mostro borghese. — Forza, compagni! Viva l'anarchia! — grida. La sua voce forte, priva di qualsiasi incertezza, tuona. Sante è felice. Ne è sicuro, il suo grido ha raggiunto i suoi compagni anarchici. Il suo sangue sarà la linfa che donerà vita ad un futuro nuovo, privo di ingiustizie. Il suo atto non sarà vano, ma costruirà un avvenire luminoso. Nessun bambino piangerà per il pane, nessuna donna offrirà il suo corpo alle brame di un padrone selvaggio, nessun uomo si ucciderà per l'assenza di pane.
Pochi istanti dopo, la lama cade sul suo collo.
Questa volta la figura eroica da me esaminata è quella dell'anarchico italiano Sante Ieronimo Caserio, che, a ventuno anni, fu condannato a morte per l'omicidio del presidente francese Sadi Carnot. Si può condividere o no la sua ideologia, si può accettare o no la sua opinione (personalmente, pur non essendo anarchica, penso che avesse ragioni fondate di rabbia non solo verso Carnot, ma verso la classe politica generale. Infatti, il governo francese trasforma il sostegno all'anarchismo in un reato quasi capitale, condannando varie famiglie alla miseria), ma non si può non ammirare la fermezza mostrata da questo giovane uomo, che si rifiutò risolutamente di tradire i suoi compagni (“Caserio fa il fornaio, non la spia”) e il suo ideale. Alcune frasi sono citazioni modificate delle parole di Caserio, da lui pronunciate durante il processo.