TO THE SKY AND BACK
Cap. 1: To the sky and back
Memories to save my heart
All my fears should fall apart
Departure's approaching
The metals rotate
Commanders are coaching
They're closing the gate
When the engines start again
Rivers flow and flowers grow
On my own when winds attack
Riding to the sky, to the sky and back.
(“To the sky and back” – Moonsun)
La Sala Grande di
Kattegat era piena di gente ed era addobbata come ai vecchi tempi, quando
Ragnar Lothbrok tornava dalle sue avventure e festeggiava con i suoi amici e la
famiglia. Al tavolo d’onore, però, sedevano i nuovi sovrani, Bjorn e Gunnhild,
e accanto a loro Lagertha, tornata dal suo villaggio per l’occasione. C’era
anche Ingrid, che rimaneva comunque la vedova del Re dei Norreni, poi Ivar, Aethelred,
Hvitserk e Helgi. Bjorn aveva chiesto anche a Erik di sedere al tavolo d’onore
con loro, in fondo era il suo primo consigliere ed aveva riacquistato la sua
mansione subito dopo aver ritrovato la vista, ma l’uomo aveva ringraziato
spiegando che preferiva starsene ad uno dei grandi tavoli insieme ai guerrieri
tornati sani e salvi dal Wessex. Helgi, sempre pronto a trovare il buono in
tutti, aveva commentato che era stato un gesto generoso, che probabilmente
sapeva che Tiago non avrebbe potuto sedere al tavolo dei sovrani e che, quindi,
preferiva stare con lui… più avanti si sarebbe visto quanto Helgi, con il suo
buon cuore, continuasse ad avere anche una preoccupante tendenza a idealizzare
le persone e le situazioni.
Bjorn prese la parola
e nella Sala Grande si fece silenzio.
“Siamo qui riuniti
questa sera per due ragioni” annunciò. “La prima è onorare e ricordare i nostri
caduti, i guerrieri e le shieldmaiden che
sono morti durante le battaglie in Wessex. Primo tra tutti il Re dei Norreni,
Harald Finehair, che ha dimostrato un coraggio ammirevole nell’affrontare la
morte, come ci hanno raccontato coloro che lo hanno visto cadere.”
Bjorn si voltò verso
Ivar, invitandolo a raccontare quello che aveva visto.
“Io e Harald non
siamo mai andati molto d’accordo e ammetto che non ero contento di averlo come
Re dei Norreni” disse Ivar, “ma ho visto in che modo è morto e posso dire che,
se mai qualcuno può averlo messo in dubbio, Re Harald era un vero Vichingo. È
stato assalito a tradimento da quel Vescovo sassone, ma, sebbene ferito a
morte, è riuscito a rialzarsi in piedi e a sgozzarlo. Sono certo che Odino e
Thor sono stati orgogliosi di accoglierlo nel Valhalla!”
“E allora brindiamo a
Re Harald e a tutti i nostri compagni perduti che adesso stanno banchettando
con tutti gli dèi nel Valhalla!” esclamò Bjorn, alzando il suo boccale. “Skål!”
“Skål!” brindarono tutti i
commensali, ricordando Harald e tutti coloro che erano morti in Wessex.
Aethelred alzò il boccale
come tutti gli altri, ma non bevve e non partecipò alla celebrazione generale
che, a suo parere, festeggiava in modo sbagliato coloro che erano morti da
eroi. Per lui la morte di Harald e di tanti altri Vichinghi (e Sassoni) durante
quell’assurda guerra in Wessex non era affatto qualcosa di glorioso da
celebrare, bensì una perdita, un dolore che, in realtà, sarebbe stato molto
meglio non aver subìto.
“La seconda ragione
per cui ci troviamo qui a festeggiare questa sera è perché, nonostante le gravi
perdite, abbiamo raggiunto un obiettivo molto importante, la creazione di un
Regno Norreno in Inghilterra che sarà chiamato Danelaw” riprese Bjorn tra le acclamazioni
e le grida di gioia dei commensali. “Questo Regno rappresenta un nuovo inizio
per i Norreni: la nostra espansione non avverrà più tramite razzie e violenze,
ma attuando politiche commerciali, di scambio e collaborazione con gli altri
popoli.”
Gunnhild, al fianco
del marito, sorrise compiaciuta e annuì.
“Dobbiamo quindi
festeggiare i nostri guerrieri e condottieri che hanno conseguito risultati
così importanti e storici per Kattegat e per tutti i Norreni” intervenne
Lagertha, sollevando il boccale e guardando con orgoglio i giovani che sedevano
al tavolo del Re. “Brindiamo ai nostri vincitori: Aethelred, che ha ottenuto
con diplomazia dal fratello queste terre, e il valore di Ivar e Hvitserk. Skål!”
“Skål! Evviva i nostri eroi!”
“Ai nostri vincitori!”
Grida ed esclamazioni di giubilo
riecheggiarono per tutta la Sala Grande, i Vichinghi brindarono e bevvero e
festeggiarono ancora di più quando i servitori iniziarono a portare i piatti ai
vari tavoli. Il banchetto ebbe inizio, tutti mangiavano, bevevano, scherzavano
tra loro e annaffiavano di entusiasmo la festa con continui brindisi.
Bjorn, Gunnhild e gli altri seduti
al tavolo reale iniziarono a mangiare, soddisfatti, e mentre banchettavano
parlavano tra loro di ciò che era accaduto in Wessex e di quello che avrebbe
significato per Kattegat.
“Il Re dei Norreni è morto, quindi
immagino che saranno indette nuove elezioni per sceglierne un altro” disse
Gunnhild. “Dovresti essere tu, Bjorn, avresti dovuto essere eletto già la prima
volta, Harald vinse perché comprò i voti.”
“Parteciperò alle elezioni, se i
Norreni lo vorranno. Credo che i soli candidati saremo io e Ingrid, che è
comunque la vedova di Harald” replicò Bjorn. “Chissà, magari i Norreni vorranno
una Regina invece di un Re. Questa volta non ci dovranno essere imbrogli e
accordi sottobanco, i Norreni dovranno scegliere liberamente.”
Ingrid sorrise, grata. Non era così
scontato che Bjorn accettasse di essere candidato insieme a lei e, sebbene la
donna sapesse che i Norreni non avrebbero mai votato per lei che non
conoscevano e che Bjorn aveva già la corona
in tasca, per così dire, tuttavia apprezzò la correttezza dell’uomo che,
solitamente, dimostrava la sensibilità di un pachiderma. Si vede che stare con
Gunnhild gli aveva davvero giovato sotto ogni punto di vista!
“E chi sarà a regnare nel Danelaw?”
domandò Ivar. “Dovremo aspettare l’elezione del Re dei Norreni per saperlo?”
“Penso che il Regno Norreno del
Danelaw dovrebbe avere un sovrano il prima possibile, per questo volevo
consultarmi con voi questa sera” rispose Bjorn. “Se sarò io il Re dei Norreni,
anche il Re del Danelaw sarà confermato, altrimenti il nuovo sovrano potrà
sempre sceglierne un altro, se lo riterrà opportuno.”
“Ah, ecco una bella sorpresa!”
commentò Ivar, provocatorio. “E tu chi avresti scelto, Bjorn?”
“Ritengo che il Re del Danelaw
dovrebbe essere Hvitserk” dichiarò il Vichingo.
Per un istante calò un silenzio
colmo di sorpresa al tavolo reale. E il più allibito di tutti era proprio
Hvitserk!
“Io? Ma… non so, non credo di
meritarmi un simile privilegio e non so neanche se sarei in grado di governare
quelle terre” obiettò. “Ci hai pensato bene?”
Hvitserk si sentiva turbato: in
tutta la sua vita era sempre stato il
fratello di mezzo, si era limitato a seguire gli altri senza mai prendere
iniziative personali, sapeva di essere abile e valoroso in battaglia, ma non
aveva mai pensato a se stesso come ad un Re. E poi, da qualche parte dentro di
sé, si sentiva ancora in colpa per ciò che aveva commesso nei primi mesi dopo
la riconquista di Kattegat, quando non era stato capace di prendersi le sue
responsabilità, non aveva aiutato Bjorn e Ubbe nel governo della città e, anzi,
si era abbandonato all’alcool, alla dipendenza dai funghi e alle allucinazioni.
Com’era possibile che adesso Bjorn riponesse una tale fiducia in lui?
“Hai commesso molti errori in
passato, Hvitserk, non lo nego e di certo non l’ho dimenticato” ribatté Bjorn,
“tuttavia chi di noi può dire di non aver mai sbagliato? Io stesso sono incorso
in molti sbagli durante tutta la mia vita e anche come Re di Kattegat, ma sono
riuscito a superarli grazie all’aiuto delle persone più importanti per me che
mi hanno guidato per la giusta strada. Sono sicuro che per te sarà lo stesso.”
Il Re disse queste parole
stringendo affettuosamente la mano di Gunnhild, dimostrando che era stato
soprattutto per merito suo se adesso si avviava a diventare un vero sovrano,
saggio e giusto, e non più solo Bjorn La Corazza, il grande e invincibile
condottiero.
“Quello che è accaduto in questi
difficili mesi ti ha cambiato, Hvitserk, ti ha reso più forte, maturo e
responsabile e penso che potresti essere la persona più adatta per regnare sul
Danelaw” riprese Bjorn. “Anche nella spedizione in Wessex hai dimostrato
coraggio e un grande cuore e, comunque, avrai sempre Helgi accanto e io non
potrei nominare un consigliere migliore.”
Quella era davvero una serata piena
di colpi di scena, Bjorn non aveva mai detto tante parole belle e incoraggianti
al suo prossimo!
“Io ho combattuto valorosamente,
questo è vero, ma è soltanto questo che so fare” disse Hvitserk, ancora
imbarazzato e turbato. “Sono un guerriero, non un governante.”
“Era quello che pensavo anch’io di
me stesso quando sono diventato Re di Kattegat” replicò semplicemente Bjorn.
“Ma io… Bjorn, credimi, ti sono
molto grato per quello che stai dicendo di me e per l’onore che vuoi farmi, ma
ti assicuro che non sono io il sovrano migliore per il Danelaw. Ivar… ecco, voi
non sapete cosa ha fatto Ivar durante la nostra ultima battaglia contro i
Sassoni. Quando ha visto che Harald era stato ucciso, Ivar si è gettato nella
mischia, ha cercato di attirare i soldati di Alfred per dare a me, a Helgi e a
Aethelred la possibilità di metterci in salvo. Lui era disposto a morire per
noi e per i nostri uomini e credo che… credo che sia proprio questo che
dovrebbe fare un vero Re.”
“Oh, ma io non ho nessuna
intenzione di tornare in Wessex e tanto meno di diventare Re” dichiarò subito
Ivar. “Sono stato Re di Kattegat e non mi è piaciuto, non è quella la mia
strada. Volevo salvarti proprio perché pensavo che tu avresti potuto fare
grandi cose, Hvitserk, e lo penso ancora. Mi secca dirlo, ma anche stavolta
credo proprio che Bjorn abbia ragione.”
Bjorn e Gunnhild si scambiarono uno
sguardo, soddisfatti. Erano felici di vedere i due giovani Vichinghi che, una
volta tanto, si mostravano disposti a pensare all’altro prima che a se stessi,
erano davvero cresciuti e maturati entrambi.
“E a me secca ammetterlo, ma devo
dire che Ivar è stato veramente un eroe sul campo di battaglia” replicò Bjorn.
“Per anni l’ho considerato un abile stratega, ma anche un egocentrico e un
ingannatore. Nella battaglia finale del Wessex, al contrario, ha dimostrato un
grande valore. Tuttavia continuo a pensare che, come Re del Danelaw, tu sia
molto più adatto, Hvitserk, soprattutto con Helgi al tuo fianco. Non sarà
semplice governare un Regno Norreno in una terra straniera e non basteranno
coraggio e astuzia, ci vorranno doti di pazienza e diplomazia che, purtroppo,
Ivar non possiede.”
“E perché purtroppo? A me non importa un bel niente di essere paziente e diplomatico!”
commentò Ivar, con la consueta faccia tosta.
Bjorn ridacchiò,
mentre fu Gunnhild a intervenire.
“Anch’io sono
convinta che Hvitserk sarebbe un perfetto sovrano per questo nuovo Regno
Norreno” disse. “Tu che cosa ne pensi, Aethelred? In fondo quello è il tuo
Paese. Ritieni che Hvitserk potrebbe essere un buon Re e collaborare in modo
proficuo con tuo fratello Alfred?”
Aethelred trasalì
rendendosi conto che si stavano rivolgendo proprio a lui. Non aveva partecipato
ad alcun festeggiamento, non aveva bevuto con gli altri e aveva mangiato solo qualche
boccone del cibo che aveva nel piatto, limitandosi perlopiù a giocherellarci
per non dover guardare negli occhi i suoi commensali o ascoltare le loro
conversazioni. In quel momento, tuttavia, non poteva più esimersi dal
rispondere ad una domanda diretta.
“Credo che Hvitserk
sarà un ottimo Re per il Danelaw e che saprà cooperare con Alfred. Mio fratello
si fida di lui e Hvitserk era presente anche agli accordi di pace di due anni
fa, inoltre ha già amici e persone care tra i coloni” rispose, senza però
alzare gli occhi dal piatto e con voce atona. “E sicuramente la presenza di
Helgi accanto a lui sarà un valido aiuto e sostegno.”
“Beh, ti ringrazio,
Aethelred” disse Hvitserk, sorpreso dallo scarso entusiasmo dimostrato dall’amico.
Era strano, proprio lui sarebbe dovuto essere felice alla prospettiva di creare
un Regno Norreno pacifico e collaborativo. “Comunque sarà meglio aspettare
ancora qualche giorno prima di dare la notizia, così avrò modo di rifletterci…
e magari Bjorn di ripensarci!”
“Non cambierò idea,
Hvitserk” ribadì Bjorn. “Tuttavia non intendo dare la notizia questa sera, ne
riparleremo insieme domattina.”
Se Hvitserk e Bjorn
erano soprattutto interessati all’argomento riguardante il nuovo Re del
Danelaw, Helgi, Gunnhild e Lagertha si erano invece accorti dello strano
comportamento di Aethelred e iniziavano a preoccuparsi.
“Aethelred, ti senti
bene?” gli domandò Lagertha. “Non hai mangiato quasi niente.”
“Hai l’aria stanca”
disse Gunnhild.
“Sto bene, vi
ringrazio ma non dovete preoccuparvi per me, sono solo… ecco, sono molto stanco”
replicò il giovane Sassone. “Gli ultimi giorni in Wessex sono stati duri, poi c’è
stato il viaggio e ora credo di avere soprattutto bisogno di riposare. Se
volete scusarmi, vorrei ritirarmi nella mia stanza.”
“Ma come? La festa è
appena cominciata” si stupì Ivar.
“Lo so. Tu rimani
pure, se vuoi, ma io sono veramente sfinito e desidero soltanto dormire” disse
Aethelred, respingendo il piatto e alzandosi da tavola. “Vi chiedo di
perdonarmi.”
“Non c’è problema,
vai pure a riposare se ti senti così stanco” ribatté Bjorn. “Ci saranno molte
altre feste e banchetti nei prossimi giorni e spero di rivederti in forze già
domattina.”
Aethelred ringraziò
Bjorn e Gunnhild, diede la buonanotte a tutti e si congedò.
“Aspettami, vengo con
te” lo richiamò Ivar, appoggiandosi alla stampella per alzarsi. “Bjorn ha
ragione, avremo altri momenti per festeggiare e, se tu non te la senti, nemmeno
io voglio restare qui senza di te.”
Il giovane Vichingo
passò un braccio attorno alle spalle del compagno e, appoggiandosi a lui e alla
stampella, si diresse verso la stanza che condividevano.
“Ivar è davvero
cambiato in meglio, anche se mi farei squartare piuttosto che dirglielo in
faccia” commentò Bjorn, sogghignando. “Non l’avrei creduto capace di rinunciare
a una serata di banchetti e bevute per accontentare qualcuno: Aethelred è
davvero speciale per lui!”
Gunnhild e Lagertha
sorrisero, contente di vedere quanto fosse profondo il legame tra i due ragazzi
e fino a che punto avesse fatto crescere quell’impunito di Ivar. Helgi, invece,
rimase perplesso. Aethelred si era comportato in modo strano non solo quella
sera e, soprattutto, lui aveva notato nei suoi occhi un’espressione che
conosceva fin troppo bene… l’espressione che aveva avuto lui per tanto tempo,
dopo la morte della moglie incinta e, soprattutto, dopo il traumatico
assassinio di tutta la sua famiglia per mano di Kjetill. Ma perché Aethelred
stava soffrendo così? Non aveva subìto una vera perdita, era forse possibile
che la paura di perdere Ivar lo avesse straziato tanto?
Mentre la festa
riprendeva senza Ivar e Aethelred, Helgi si ripromise di parlare in privato con
il Principe Sassone e scoprire che cos’era a tormentarlo così. Purtroppo aveva
sperimentato dolori e traumi e sapeva bene quanto fosse difficile uscirne. Se
Aethelred aveva bisogno di lui, lui ci sarebbe stato.
Fine capitolo primo