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Autore: Abby_da_Edoras    02/05/2022    5 recensioni
Eccomi qua con la nuova long fic ispirata alla serie TV "Vikings"! In realtà ormai la serie TV si è conclusa e io ho già dato la mia versione della storia (l'unica e la sola secondo me! XD), ma non potevo proprio separarmi dai miei personaggi, Ivar, Aethelred, Hvitserk, Bjorn e tutti gli altri, e così ho deciso di scrivere una nuova storia che non so neanche dove mi porterà, ispirandomi a varie storie (Vikings: Valhalla prima di tutto, ma anche altre serie TV e film). La storia inizia proprio dove si concludeva Mission impossible: i Norreni sono tornati a Kattegat dopo aver ottenuto da Re Alfred nuove terre e ora ci saranno decisioni da prendere, scelte da fare e ovviamente nuovi avversari da affrontare... oltre a qualche personaggio nuovo!
Ringrazio chi mi ha seguita fin qui e spero che la nuova storia potrà piacere a chi ha letto le altre.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori delle serie TV "Vikings" e "Vikings: Valhalla".
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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TO THE SKY AND BACK

 

Cap. 1: To the sky and back

 

Memories to save my heart
All my fears should fall apart

Departure's approaching
The metals rotate
Commanders are coaching
They're closing the gate

When the engines start again
Rivers flow and flowers grow
On my own when winds attack
Riding to the sky, to the sky and back.

(“To the sky and back” – Moonsun)

 

La Sala Grande di Kattegat era piena di gente ed era addobbata come ai vecchi tempi, quando Ragnar Lothbrok tornava dalle sue avventure e festeggiava con i suoi amici e la famiglia. Al tavolo d’onore, però, sedevano i nuovi sovrani, Bjorn e Gunnhild, e accanto a loro Lagertha, tornata dal suo villaggio per l’occasione. C’era anche Ingrid, che rimaneva comunque la vedova del Re dei Norreni, poi Ivar, Aethelred, Hvitserk e Helgi. Bjorn aveva chiesto anche a Erik di sedere al tavolo d’onore con loro, in fondo era il suo primo consigliere ed aveva riacquistato la sua mansione subito dopo aver ritrovato la vista, ma l’uomo aveva ringraziato spiegando che preferiva starsene ad uno dei grandi tavoli insieme ai guerrieri tornati sani e salvi dal Wessex. Helgi, sempre pronto a trovare il buono in tutti, aveva commentato che era stato un gesto generoso, che probabilmente sapeva che Tiago non avrebbe potuto sedere al tavolo dei sovrani e che, quindi, preferiva stare con lui… più avanti si sarebbe visto quanto Helgi, con il suo buon cuore, continuasse ad avere anche una preoccupante tendenza a idealizzare le persone e le situazioni.

Bjorn prese la parola e nella Sala Grande si fece silenzio.

“Siamo qui riuniti questa sera per due ragioni” annunciò. “La prima è onorare e ricordare i nostri caduti, i guerrieri e le shieldmaiden che sono morti durante le battaglie in Wessex. Primo tra tutti il Re dei Norreni, Harald Finehair, che ha dimostrato un coraggio ammirevole nell’affrontare la morte, come ci hanno raccontato coloro che lo hanno visto cadere.”

Bjorn si voltò verso Ivar, invitandolo a raccontare quello che aveva visto.

“Io e Harald non siamo mai andati molto d’accordo e ammetto che non ero contento di averlo come Re dei Norreni” disse Ivar, “ma ho visto in che modo è morto e posso dire che, se mai qualcuno può averlo messo in dubbio, Re Harald era un vero Vichingo. È stato assalito a tradimento da quel Vescovo sassone, ma, sebbene ferito a morte, è riuscito a rialzarsi in piedi e a sgozzarlo. Sono certo che Odino e Thor sono stati orgogliosi di accoglierlo nel Valhalla!”

“E allora brindiamo a Re Harald e a tutti i nostri compagni perduti che adesso stanno banchettando con tutti gli dèi nel Valhalla!” esclamò Bjorn, alzando il suo boccale. “Skål!”

“Skål!” brindarono tutti i commensali, ricordando Harald e tutti coloro che erano morti in Wessex.

Aethelred alzò il boccale come tutti gli altri, ma non bevve e non partecipò alla celebrazione generale che, a suo parere, festeggiava in modo sbagliato coloro che erano morti da eroi. Per lui la morte di Harald e di tanti altri Vichinghi (e Sassoni) durante quell’assurda guerra in Wessex non era affatto qualcosa di glorioso da celebrare, bensì una perdita, un dolore che, in realtà, sarebbe stato molto meglio non aver subìto.

“La seconda ragione per cui ci troviamo qui a festeggiare questa sera è perché, nonostante le gravi perdite, abbiamo raggiunto un obiettivo molto importante, la creazione di un Regno Norreno in Inghilterra che sarà chiamato Danelaw” riprese Bjorn tra le acclamazioni e le grida di gioia dei commensali. “Questo Regno rappresenta un nuovo inizio per i Norreni: la nostra espansione non avverrà più tramite razzie e violenze, ma attuando politiche commerciali, di scambio e collaborazione con gli altri popoli.”

Gunnhild, al fianco del marito, sorrise compiaciuta e annuì.

“Dobbiamo quindi festeggiare i nostri guerrieri e condottieri che hanno conseguito risultati così importanti e storici per Kattegat e per tutti i Norreni” intervenne Lagertha, sollevando il boccale e guardando con orgoglio i giovani che sedevano al tavolo del Re. “Brindiamo ai nostri vincitori: Aethelred, che ha ottenuto con diplomazia dal fratello queste terre, e il valore di Ivar e Hvitserk. Skål!”

“Skål! Evviva i nostri eroi!”

“Ai nostri vincitori!”

Grida ed esclamazioni di giubilo riecheggiarono per tutta la Sala Grande, i Vichinghi brindarono e bevvero e festeggiarono ancora di più quando i servitori iniziarono a portare i piatti ai vari tavoli. Il banchetto ebbe inizio, tutti mangiavano, bevevano, scherzavano tra loro e annaffiavano di entusiasmo la festa con continui brindisi.

Bjorn, Gunnhild e gli altri seduti al tavolo reale iniziarono a mangiare, soddisfatti, e mentre banchettavano parlavano tra loro di ciò che era accaduto in Wessex e di quello che avrebbe significato per Kattegat.

“Il Re dei Norreni è morto, quindi immagino che saranno indette nuove elezioni per sceglierne un altro” disse Gunnhild. “Dovresti essere tu, Bjorn, avresti dovuto essere eletto già la prima volta, Harald vinse perché comprò i voti.”

“Parteciperò alle elezioni, se i Norreni lo vorranno. Credo che i soli candidati saremo io e Ingrid, che è comunque la vedova di Harald” replicò Bjorn. “Chissà, magari i Norreni vorranno una Regina invece di un Re. Questa volta non ci dovranno essere imbrogli e accordi sottobanco, i Norreni dovranno scegliere liberamente.”

Ingrid sorrise, grata. Non era così scontato che Bjorn accettasse di essere candidato insieme a lei e, sebbene la donna sapesse che i Norreni non avrebbero mai votato per lei che non conoscevano e che Bjorn aveva già la corona in tasca, per così dire, tuttavia apprezzò la correttezza dell’uomo che, solitamente, dimostrava la sensibilità di un pachiderma. Si vede che stare con Gunnhild gli aveva davvero giovato sotto ogni punto di vista!

“E chi sarà a regnare nel Danelaw?” domandò Ivar. “Dovremo aspettare l’elezione del Re dei Norreni per saperlo?”

“Penso che il Regno Norreno del Danelaw dovrebbe avere un sovrano il prima possibile, per questo volevo consultarmi con voi questa sera” rispose Bjorn. “Se sarò io il Re dei Norreni, anche il Re del Danelaw sarà confermato, altrimenti il nuovo sovrano potrà sempre sceglierne un altro, se lo riterrà opportuno.”

“Ah, ecco una bella sorpresa!” commentò Ivar, provocatorio. “E tu chi avresti scelto, Bjorn?”

“Ritengo che il Re del Danelaw dovrebbe essere Hvitserk” dichiarò il Vichingo.

Per un istante calò un silenzio colmo di sorpresa al tavolo reale. E il più allibito di tutti era proprio Hvitserk!

“Io? Ma… non so, non credo di meritarmi un simile privilegio e non so neanche se sarei in grado di governare quelle terre” obiettò. “Ci hai pensato bene?”

Hvitserk si sentiva turbato: in tutta la sua vita era sempre stato il fratello di mezzo, si era limitato a seguire gli altri senza mai prendere iniziative personali, sapeva di essere abile e valoroso in battaglia, ma non aveva mai pensato a se stesso come ad un Re. E poi, da qualche parte dentro di sé, si sentiva ancora in colpa per ciò che aveva commesso nei primi mesi dopo la riconquista di Kattegat, quando non era stato capace di prendersi le sue responsabilità, non aveva aiutato Bjorn e Ubbe nel governo della città e, anzi, si era abbandonato all’alcool, alla dipendenza dai funghi e alle allucinazioni. Com’era possibile che adesso Bjorn riponesse una tale fiducia in lui?

“Hai commesso molti errori in passato, Hvitserk, non lo nego e di certo non l’ho dimenticato” ribatté Bjorn, “tuttavia chi di noi può dire di non aver mai sbagliato? Io stesso sono incorso in molti sbagli durante tutta la mia vita e anche come Re di Kattegat, ma sono riuscito a superarli grazie all’aiuto delle persone più importanti per me che mi hanno guidato per la giusta strada. Sono sicuro che per te sarà lo stesso.”

Il Re disse queste parole stringendo affettuosamente la mano di Gunnhild, dimostrando che era stato soprattutto per merito suo se adesso si avviava a diventare un vero sovrano, saggio e giusto, e non più solo Bjorn La Corazza, il grande e invincibile condottiero.

“Quello che è accaduto in questi difficili mesi ti ha cambiato, Hvitserk, ti ha reso più forte, maturo e responsabile e penso che potresti essere la persona più adatta per regnare sul Danelaw” riprese Bjorn. “Anche nella spedizione in Wessex hai dimostrato coraggio e un grande cuore e, comunque, avrai sempre Helgi accanto e io non potrei nominare un consigliere migliore.”

Quella era davvero una serata piena di colpi di scena, Bjorn non aveva mai detto tante parole belle e incoraggianti al suo prossimo!

“Io ho combattuto valorosamente, questo è vero, ma è soltanto questo che so fare” disse Hvitserk, ancora imbarazzato e turbato. “Sono un guerriero, non un governante.”

“Era quello che pensavo anch’io di me stesso quando sono diventato Re di Kattegat” replicò semplicemente Bjorn.

“Ma io… Bjorn, credimi, ti sono molto grato per quello che stai dicendo di me e per l’onore che vuoi farmi, ma ti assicuro che non sono io il sovrano migliore per il Danelaw. Ivar… ecco, voi non sapete cosa ha fatto Ivar durante la nostra ultima battaglia contro i Sassoni. Quando ha visto che Harald era stato ucciso, Ivar si è gettato nella mischia, ha cercato di attirare i soldati di Alfred per dare a me, a Helgi e a Aethelred la possibilità di metterci in salvo. Lui era disposto a morire per noi e per i nostri uomini e credo che… credo che sia proprio questo che dovrebbe fare un vero Re.”

“Oh, ma io non ho nessuna intenzione di tornare in Wessex e tanto meno di diventare Re” dichiarò subito Ivar. “Sono stato Re di Kattegat e non mi è piaciuto, non è quella la mia strada. Volevo salvarti proprio perché pensavo che tu avresti potuto fare grandi cose, Hvitserk, e lo penso ancora. Mi secca dirlo, ma anche stavolta credo proprio che Bjorn abbia ragione.”

Bjorn e Gunnhild si scambiarono uno sguardo, soddisfatti. Erano felici di vedere i due giovani Vichinghi che, una volta tanto, si mostravano disposti a pensare all’altro prima che a se stessi, erano davvero cresciuti e maturati entrambi.

“E a me secca ammetterlo, ma devo dire che Ivar è stato veramente un eroe sul campo di battaglia” replicò Bjorn. “Per anni l’ho considerato un abile stratega, ma anche un egocentrico e un ingannatore. Nella battaglia finale del Wessex, al contrario, ha dimostrato un grande valore. Tuttavia continuo a pensare che, come Re del Danelaw, tu sia molto più adatto, Hvitserk, soprattutto con Helgi al tuo fianco. Non sarà semplice governare un Regno Norreno in una terra straniera e non basteranno coraggio e astuzia, ci vorranno doti di pazienza e diplomazia che, purtroppo, Ivar non possiede.”

“E perché purtroppo? A me non importa un bel niente di essere paziente e diplomatico!” commentò Ivar, con la consueta faccia tosta.

Bjorn ridacchiò, mentre fu Gunnhild a intervenire.

“Anch’io sono convinta che Hvitserk sarebbe un perfetto sovrano per questo nuovo Regno Norreno” disse. “Tu che cosa ne pensi, Aethelred? In fondo quello è il tuo Paese. Ritieni che Hvitserk potrebbe essere un buon Re e collaborare in modo proficuo con tuo fratello Alfred?”

Aethelred trasalì rendendosi conto che si stavano rivolgendo proprio a lui. Non aveva partecipato ad alcun festeggiamento, non aveva bevuto con gli altri e aveva mangiato solo qualche boccone del cibo che aveva nel piatto, limitandosi perlopiù a giocherellarci per non dover guardare negli occhi i suoi commensali o ascoltare le loro conversazioni. In quel momento, tuttavia, non poteva più esimersi dal rispondere ad una domanda diretta.

“Credo che Hvitserk sarà un ottimo Re per il Danelaw e che saprà cooperare con Alfred. Mio fratello si fida di lui e Hvitserk era presente anche agli accordi di pace di due anni fa, inoltre ha già amici e persone care tra i coloni” rispose, senza però alzare gli occhi dal piatto e con voce atona. “E sicuramente la presenza di Helgi accanto a lui sarà un valido aiuto e sostegno.”

“Beh, ti ringrazio, Aethelred” disse Hvitserk, sorpreso dallo scarso entusiasmo dimostrato dall’amico. Era strano, proprio lui sarebbe dovuto essere felice alla prospettiva di creare un Regno Norreno pacifico e collaborativo. “Comunque sarà meglio aspettare ancora qualche giorno prima di dare la notizia, così avrò modo di rifletterci… e magari Bjorn di ripensarci!”

“Non cambierò idea, Hvitserk” ribadì Bjorn. “Tuttavia non intendo dare la notizia questa sera, ne riparleremo insieme domattina.”

Se Hvitserk e Bjorn erano soprattutto interessati all’argomento riguardante il nuovo Re del Danelaw, Helgi, Gunnhild e Lagertha si erano invece accorti dello strano comportamento di Aethelred e iniziavano a preoccuparsi.

“Aethelred, ti senti bene?” gli domandò Lagertha. “Non hai mangiato quasi niente.”

“Hai l’aria stanca” disse Gunnhild.

“Sto bene, vi ringrazio ma non dovete preoccuparvi per me, sono solo… ecco, sono molto stanco” replicò il giovane Sassone. “Gli ultimi giorni in Wessex sono stati duri, poi c’è stato il viaggio e ora credo di avere soprattutto bisogno di riposare. Se volete scusarmi, vorrei ritirarmi nella mia stanza.”

“Ma come? La festa è appena cominciata” si stupì Ivar.

“Lo so. Tu rimani pure, se vuoi, ma io sono veramente sfinito e desidero soltanto dormire” disse Aethelred, respingendo il piatto e alzandosi da tavola. “Vi chiedo di perdonarmi.”

“Non c’è problema, vai pure a riposare se ti senti così stanco” ribatté Bjorn. “Ci saranno molte altre feste e banchetti nei prossimi giorni e spero di rivederti in forze già domattina.”

Aethelred ringraziò Bjorn e Gunnhild, diede la buonanotte a tutti e si congedò.

“Aspettami, vengo con te” lo richiamò Ivar, appoggiandosi alla stampella per alzarsi. “Bjorn ha ragione, avremo altri momenti per festeggiare e, se tu non te la senti, nemmeno io voglio restare qui senza di te.”

Il giovane Vichingo passò un braccio attorno alle spalle del compagno e, appoggiandosi a lui e alla stampella, si diresse verso la stanza che condividevano.

“Ivar è davvero cambiato in meglio, anche se mi farei squartare piuttosto che dirglielo in faccia” commentò Bjorn, sogghignando. “Non l’avrei creduto capace di rinunciare a una serata di banchetti e bevute per accontentare qualcuno: Aethelred è davvero speciale per lui!”

Gunnhild e Lagertha sorrisero, contente di vedere quanto fosse profondo il legame tra i due ragazzi e fino a che punto avesse fatto crescere quell’impunito di Ivar. Helgi, invece, rimase perplesso. Aethelred si era comportato in modo strano non solo quella sera e, soprattutto, lui aveva notato nei suoi occhi un’espressione che conosceva fin troppo bene… l’espressione che aveva avuto lui per tanto tempo, dopo la morte della moglie incinta e, soprattutto, dopo il traumatico assassinio di tutta la sua famiglia per mano di Kjetill. Ma perché Aethelred stava soffrendo così? Non aveva subìto una vera perdita, era forse possibile che la paura di perdere Ivar lo avesse straziato tanto?

Mentre la festa riprendeva senza Ivar e Aethelred, Helgi si ripromise di parlare in privato con il Principe Sassone e scoprire che cos’era a tormentarlo così. Purtroppo aveva sperimentato dolori e traumi e sapeva bene quanto fosse difficile uscirne. Se Aethelred aveva bisogno di lui, lui ci sarebbe stato.

Fine capitolo primo

 

 

 

   
 
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