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Autore: Eowyn 1    07/05/2022    0 recensioni
« E allora? Cosa sono questi discorsi? » li rimproverò Niniel guardandoli severamente « Che arrivi anche, la guerra. Sappiamo che ormai è quasi inevitabile! Ci porterà via molto, ma non è questo lo spirito con cui dobbiamo affrontarla! Dobbiamo reagire! Combattere e stare il più sereni possibile fino a che ne abbiamo la possibilità! » Che cosa sarebbe successo se Boromir, prima di partire per Granburrone, avesse conosciuto Niniel, la cuoca di corte? Un caso fortuito ha voluto che si conoscessero...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boromir, Faramir, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti! Sì, lo so, i problemi sono sempre i soliti: lavoro, impegni, vita privata… non è semplice continuare a scrivere, ma ci provo. E poi succedono quei giorni, come questi, in cui in due giornate riesco a sfornare un intero capitolo… Fosse sempre così!
Spero davvero che vi piaccia, spero che Boromir non sia troppo mieloso per i vostri gusti e spero che la storia continui a interessarvi. Me lo auguro davvero.
Ora vi lascio alla lettura, un abbraccio!
Eowyn 1



CAPITOLO 25

17 MARZO 3019

Era mattina presto quando Niniel si svegliò e si preparò per uscire. Avevano dormito ancora nella stanza in cui si trovava Narith sia per tenergli compagnia sia perché la loro casa non era agibile.
L’aria fredda di marzo la svegliò del tutto mentre a piedi scendeva fino al primo livello della città e il sole, in terre meno disperate, iniziava ad affacciarsi all’orizzonte. La distruzione causata dalle armate di Mordor era evidente, nonostante in quei giorni molti cittadini si stessero già adoperando per liberare le strade dai detriti e sistemare ciò che era possibile sistemare.
Arrivata al primo livello Niniel si diresse decisa verso il cancello, ora distrutto, e uscì nei campi del Pelennor.
I soldati di Rohan erano accampati nella piana di fronte alla Città e dove pochi giorni prima si era disputata la battaglia ora sorgevano tende e ristori per i cavalli.
Niniel passò accanto a un recinto e sobbalzò quando alcuni cavalli si misero a sbuffare. Non avrebbe mai potuto vivere a Rohan, di questo era certa, stare in mezzo a tutti quei cavalli proprio non faceva per lei.
Anche gli uomini dell’accampamento iniziavano a svegliarsi, qualcuno usciva dalle tende stiracchiandosi, altri portavano da mangiare ai loro cavalli, altri ancora si incamminavano nella stessa direzione verso cui si stava dirigendo la ragazza.
Vi era infatti un tavolo di legno grezzo sistemato leggermente in disparte rispetto all’accampamento, dietro il quale si muovevano indaffarate varie persone che entravano e uscivano da una tenda. Niniel riconobbe uno dei cuochi più anziani della mensa militare e si diresse verso di lui.
 
Circa un’ora dopo, Boromir scese nel Pelennor e trovò la giovane intenta a servire la colazione ai cavalieri di Rohan.
« Sono passato da Narith, ma non c’eri. Mi hanno detto che potevo trovarti qui. »
Niniel alzò lo sguardo dalla carne secca che stava mettendo in uno dei piatti e gli sorrise.
« Ilarin, potresti continuare tu da sola per un attimo? Torno subito. » domandò all’amica. Quella annuì, e fece un leggero inchino in segno di rispetto verso Boromir. Non era abituata all’idea che il figlio del Sovrintendente, o forse da quel momento avrebbe dovuto chiamarlo Sovrintendente, si palesasse in quel modo davanti a loro.
Niniel lasciò il suo posto e condusse Boromir dietro il tendone che avevano allestito per i cuochi, lì almeno c’era un minimo di tranquillità.
« Come stai? » le domandò lui non appena furono soli.
La giovane alzò leggermente le spalle: « Bene, nella misura in cui si può stare bene in questa situazione. » poi gli si avvicinò e gli fece una carezza sulla guancia. La barba ispida e più lunga del solito le pizzicò il palmo della mano. Si soffermò con il pollice sotto l’occhio di Boromir accarezzando la pelle leggermente increspata e segnata da un colore più scuro.
« Non hai dormito… » commentò.
« Ci ho provato, ma non è stato facile. » lui le fece passare le braccia attorno alla vita e la strinse a sé, affondando il viso nei capelli della ragazza, per poi sussurrare « Ma ora va decisamente meglio. »
Niniel sorrise e gli diede un leggero bacio sulle labbra.
« Hai deciso di tornare a lavorare? » le domandò lui poco dopo.
« Non ce la facevo più a stare con le mani in mano. »
« Non mi sembra che tu sia stata a perdere tempo in questi giorni, hai assistito Narith e anche Faramir. »
« Sì, ma sentivo che dovevo fare qualcosa di più. Per Minas Tirith, per i soldati. »
Boromir le sorrise con una punta di orgoglio.
« L’importante è che nessuno ti infastidisca qui. » le rispose poi, accennando con il capo alla tenda dei cuochi « Mi ricordo quello che mi hai raccontato qualche giorno fa… so come ti trattavano. »
« Non penso che lo faranno più. » lo interruppe Niniel « Ho saputo che Liden è morta durante l’assedio della città. Milnet e Theris sono in un’altra zona del Pelennor. Comunque dubito che avrebbero ancora il coraggio di infastidirmi, ora che sei tornato, e se anche lo facessero non avrei problemi a rispondere. »
Boromir sorrise, prima di aggiungere: « È pieno di uomini qui, sicura che nessuno ti manca di rispetto? »
« Sono mesi ormai che lavoro in questo ambiente, so come cavarmela. » poi lo guardò divertita « Non è che invece qualcuno è geloso? »
« Chi? Io? » borbottò Boromir, preso un po’ in contropiede « Mi preoccupo solo per te. »
Niniel ridacchiò leggermente e lo abbracciò di nuovo. Dopo tutto il tempo che avevano trascorso separati, dopo aver temuto di averlo perso e con il pensiero che a breve sarebbe ripartito, sentirlo accanto e poterlo stringere era ciò che più desiderava e l’unica cosa che riusciva a farla stare meglio e a calmarla.
« Devo andare a parlare con Aragorn tra poco. »
All’udire quel nome, Niniel si sentì scuotere dentro. Quell’uomo aveva curato suo fratello e anche Faramir, gli doveva molto e ne era pienamente consapevole, ma l’idea che Boromir gli fosse così fedele da decidere di partire per Mordor al suo fianco e andare praticamente verso morte certa, la portava ad attribuire a quello straniero la colpa della preoccupazione che la tormentava dalla sera precedente.
« Niniel… » Boromir la chiamò, leggendo qualcosa di strano nello sguardo della ragazza.
« Scusa, pensieri. » commentò lei.
« Se è ancora per la missione di cui ti ho parlato ieri… »
« Dimmi che non mi devo preoccupare e ti assicuro che non ti parlo per il resto della giornata. » sbottò Niniel, evidentemente arrabbiata, allontanandosi da lui.
« Niniel… » cominciò lui con un sospiro.
« No, Niniel niente. Chi è questo straniero del cui giudizio ti fidi ciecamente? »
Boromir spalancò gli occhi, sorpreso da quella domanda.
« Ora il problema sarebbe lui? » domandò l’uomo, cercando di tenere un tono di voce basso.
« Il problema è che tu torni e già sei pronto a ripartire con lui e capisco la necessità, capisco Gondor, capisco tutto quanto… » la voce cominciò a tremarle mentre si sforzava di trattenere le lacrime che le stavano pungendo gli occhi per il nervoso « Ma permetti che io sia preoccupata e anche arrabbiata? Non siamo riusciti a stare tranquilli nemmeno un attimo da quando ci siamo conosciuti. Non abbiamo avuto un attimo di respiro… »
« E non lo avremmo nemmeno ora, se noi non partiamo nella speranza di porre fine a tutto questo! » la interruppe Boromir, muovendo un braccio nella direzione di Mordor.
« E ci riuscirete a porre una fine? Se ci riuscirete, tu tornerai? »
« È una risposta che non posso darti, lo sai. »
Niniel strinse i pugni e trasse un profondo respiro.
« Devo andare, mi aspettano di là. Non posso lasciare Ilarin da sola per troppo tempo. »
« Niniel… »
Con un gesto sbrigativo, la giovane tagliò corto.
« Scusami, ho bisogno di pensare un po’. Ci vediamo più tardi. »
La cuoca tornò ai suoi doveri, lasciando Boromir impietrito a fissare il punto in cui lei era sparita oltre il tendone.
Si girò nella direzione da cui proveniva l’Ombra di Mordor, rimanendo in silenzio ad osservare quell’oscurità, maledicendola con tutto sé stesso. Pochi istanti dopo, l’uomo si sentì stringere una spalla. Si voltò di scatto, era talmente assorto nei suoi pensieri che non si era accorto che due persone si erano avvicinate a lui.
« Qualcosa non va? »
Boromir rimase un attimo in silenzio a fissare Legolas e Gimli che a loro volta lo guardavano preoccupati.
« È tutto a posto, solo qualche pensiero. » rispose.
« Si chiama Niniel, questo pensiero? » domandò Gimli lanciandogli un’occhiata eloquente.
« Non sei per niente delicato. » lo rimproverò l’Elfo.
« Non riesco a capire certi suoi comportamenti. Sembra che non sia consapevole dell’importanza di questa missione. »
« Io penso che lo capisca benissimo invece. Non so cosa sia successo, ma immagino quale possa essere la sua preoccupazione. » commentò Legolas « Penso che la morte ci spaventi tutti e ognuno di noi ha un modo diverso di affrontarla. Dalle tempo qualche ora, poi torna da lei. Non lasciarla sola proprio adesso. »
« È stata lei a chiedermi di essere lasciata sola. »
« Siamo spaventati tutti quanti dall’incertezza che ci attende, non sarebbe normale il contrario. » intervenne Gimli « Andiamo da Aragorn, sistemiamo le ultime cose, poi va’ da lei. Sicuramente non vorrà passare lontana da te quest’ultimo giorno in cui siamo a Minas Tirith. »
 
Era ormai passata l’ora di pranzo e Niniel aveva appena finito di sistemare quel poco che era rimasto in vista della cena. Ilarin era tornata in città per assicurarsi che sua madre e il suo fratellino stessero bene, Niniel dal canto suo non aveva alcuna voglia di tornare fino alle Case di Guarigione. Suo fratello, tra Earine e i suoi genitori, era sicuramente più che assistito e Faramir… per Faramir le dispiaceva e si sentiva terribilmente in colpa a non fargli visita, ma era stanca e non aveva alcuna voglia di parlare di Boromir con nessuno. Si sedette su un piccolo sgabello, prendendosi la testa tra le mani e fregandosi gli occhi stanchi.
« C’è ancora un boccone per un povero vecchio affamato? » la voce di Gandalf la riscosse e inconsapevolmente Niniel sorrise.
« Per Mithrandir c’è sempre qualcosa. » rispose lei.
In pochi minuti, la cuoca mise insieme varie pietanze che racimolò in giro, poi le portò al tavolo dove Gandalf si era seduto.
« Tu hai già mangiato? » le domandò lo stregone osservandola di sfuggita.
« Non avevo molta fame oggi. »
« Niniel… hai bisogno di forze anche tu. »
Lei sorrise, poi abbassò lo sguardo.
« Come mai sei qui da sola? Pensavo che saresti stata con Boromir, il nostro incontro è finito poco fa. »
Lei alzò le spalle, continuando a mantenere lo sguardo basso: « Sono stata io a chiedergli di lasciarmi sola. »
Gandalf inarcò un sopracciglio.
« Ho fatto un gran pasticcio stamattina, sono ore che ci penso. Me la sono presa con lui per via della partenza di domani, ho accusato Aragorn senza un perché e come se non bastasse ho lasciato Boromir su due piedi, andandomene. Sono un disastro. » terminò alzando lo sguardo con un sorriso amaro.
« Sei solo una persona che sta cercando di affrontare una tempesta come meglio può. È ciò che stiamo facendo tutti noi. » le sorrise, incoraggiante « Non è facile per nessuno e in queste situazioni l’errore è sempre dietro l’angolo. Non biasimarti per come hai trattato Boromir, sono certo che lui abbia capito. »
« Avete impegni questo pomeriggio? »
« Dobbiamo preparare il necessario per la partenza. Boromir si occuperà dei cavalieri e della fanteria di Minas Tirith, penso che ora si trovi in Città nella zona delle stalle e più tardi andrà a parlare con i soldati. » Gandalf le strizzò l’occhio.
Niniel sorrise, faceva sempre bene al cuore parlare con Mithrandir.
Quando lo stregone ebbe finito il pranzo la ragazza ripulì il tavolo e poi si congedò da lui. Il padiglione adibito a mensa per i soldati era vuoto da un pezzo, anche i cuochi se ne erano andati nell’attesa che arrivasse l’ora di cena e Niniel lo lasciò a sua volta.
Passò alle Case di Guarigione a trovare suo fratello, che come aveva previsto era circondato dalla sua famiglia, poi si diresse da Faramir, ma l’uomo stava riposando. Si premurò di informarsi dai guaritori sulle sue condizioni ed essi le assicurarono che stava lentamente migliorando. A quel punto decise di seguire il consiglio che le aveva dato Gandalf e si diresse verso le stalle dell’esercito.
« Assicuratevi che le selle e le briglie siano a posto e che i cavalli abbiano cibo a sufficienza. »
« Sì, mio signore. »
« Io ora devo andare a parlare con l’esercito per spiegare come affronteremo le prossime giornate, ma per qualsiasi cosa abbiate bisogno mandatemi pure a chiamare. »
Lo stalliere fece un inchino verso il Sovrintendente, poi rientrò nelle stalle.
« Posso fare qualcosa anche io, mio signore? »
« Chiamarmi per nome, per esempio. » rispose Boromir prima ancora di voltarsi, riconoscendo la voce della ragazza. Sorrideva, nonostante tutto, e questo fece ancora più male a Niniel.
« Prima dovrei chiederti scusa per questa mattina. »
Lui scosse la testa e le si avvicinò: « Voglio solo passare questa giornata il più possibile con te. Al di là di tutto. Non mi importa di questa mattina, ma mi importa del fatto che tu sia sconvolta al pensiero di ciò che ci aspetta, ed è comprensibile. »
Lei sospirò e abbassò gli occhi rassegnata.
« So che non posso farci niente, so che non posso fermarti e non voglio fermarti perché so ciò che ti spinge a combattere. Mi manda solo fuori di testa l’idea che oggi potrebbe essere l’ultimo giorno che passeremo insieme. »
« Allora viviamolo. » le disse lui e la baciò.
« Devi andare a parlare con l’esercito. » gli ricordò lei poco dopo.
« Sei la solita guastafeste. »
Niniel sorrise.
« Posso fare qualcosa per dare una mano? »
« Stare al mio fianco? » le propose lui mentre si avviavano.
« Intendo qualcosa di concreto. »
« Stai già lavorando giù nel Pelennor per l’esercito di Rohan… »
« Non farmi stare con le mani in mano. Tu ora sarai impegnato con i soldati e io ho bisogno di fare qualcosa per sentirmi utile in qualche modo: non so combattere, non posso fare niente da questo punto di vista, ma posso fare altro… aiutare nei preparativi, portare qualche messaggio. »
Boromir si fermò di colpo e la osservò in silenzio, Niniel fu costretta a fermarsi a sua volta.
«Cosa c’è? » gli chiese.
Lui sorrise con amarezza prima di rispondere: « È solo che ho sempre più davanti agli occhi i motivi per cui mi sono innamorato di te. »
Fu un pomeriggio lungo e intenso. Niniel e Boromir ebbero ben poco tempo da passare insieme. L’uomo parlò con i soldati di Minas Tirith, diede loro le informazioni necessarie per la partenza del giorno seguente e per il viaggio che li avrebbe attesi. Si spostò successivamente nel Pelennor per controllare come stessero procedendo le cose tra i cavalieri di Dol Amroth. L’esercito di Gondor poteva contare su una fanteria forte e ben preparata, per quanto riguardava la cavalleria le truppe erano fortunatamente rinforzate dai reparti provenienti da Dol Amroth guidati da Imrahil, zio di Boromir e Faramir per parte di madre.
Il Sovrintendente incontrò anche Re Éomer di Rohan insieme ad Aragorn per fare il punto della situazione.
Niniel, come aveva richiesto, venne mandata insieme ad altre donne di Gondor a preparare le provviste che i soldati avrebbero portato con sé per i giorni di marcia verso Mordor.
I due non erano insieme, ma la consapevolezza che entrambi stessero contribuendo alla preparazione dell’esercito per ciò che li attendeva rendeva la lontananza meno pesante. Erano separati, ma entrambi percepivano come un filo che li univa e che dava a ciascuno la sensazione che l’altro fosse lì, presente, perché lavoravano insieme per uno scopo comune.
 
Arrivò per Niniel il momento di tornare nel Pelennor per il turno della cena. Boromir la accompagnò e si fermò a mangiare a uno dei tavoli che erano stati predisposti per i soldati di Rohan. Presto lo raggiunsero anche Aragorn, Legolas, Gimli, Mithrandir ed Éomer.
L’atmosfera che si respirava nei Campi del Pelennor era quasi surreale: con la quantità di persone che vi era accampata ci si sarebbe aspettati di sentire parecchio rumore e chiacchiericcio, ma quella sera nessuno aveva voglia di parlare. Gli uomini mangiavano in silenzio, chi si spostava all’interno dell’accampamento lo faceva cercando di fare il minor rumore possibile. Ogni tanto si sentiva qualche sussurro qua e là, mentre la situazione era resa ancora più lugubre dalle fiaccole rosse che in alcuni punti dell’accampamento avrebbero dovuto portare luce per permettere gli spostamenti. Anche i cavalli erano silenziosi, stavano nei loro recinti o legati ai paletti fuori dalle tende dei loro cavalieri, masticando quel poco di biada che era rimasto.
Minas Tirith incombeva cupa su di loro, nelle case che ancora rimanevano agibili sui livelli più alti brillava qualche timida luce, per il resto la città era totalmente al buio e da quel poco che si riusciva a scorgere nell’oscurità pareva più una città di morti che di viventi.
« Penso che andrò a trovare mia sorella prima di andare a dormire. » disse Éomer alzandosi dal tavolo non appena ebbe terminato la cena.
« Tra poco salgo anche io, voglio passare da Faramir oggi l’ho visto pochissimo. Prima però aspetto che Niniel abbia finito. » disse Boromir facendo un gesto verso il bancone dove lei stava ancora servendo.
Il Re di Rohan annuì, prima di aggiungere con un sospiro: « Ci vediamo domattina all’alba. »
« Cercate di riposare, per quel che sarà possibile. » consigliò Aragorn « Buona notte. »
Quando Niniel raggiunse Boromir questo si trovava ancora al tavolo con i compagni mentre i soldati di Rohan iniziavano a dirigersi verso le loro tende. La sera era ormai calata sul Pelennor insieme alla consueta oscurità.
« Ilarin ha detto che finirà lei le ultime faccende, possiamo andare. » disse la giovane una volta che si fu avvicinata al tavolo.
« Hai mangiato questa sera? » le domandò Gandalf con un sorriso.
« Quel che sono riuscita l’ho buttato giù. » rispose lei cercando di sorridere a sua volta.
« So che oggi hai lavorato tutto il giorno per aiutare con i preparativi per la partenza di domani. » le disse Aragorn « Te ne sono grato, così come lo sono nei confronti di tutti i cittadini di Minas Tirith che si sono adoperati tanto. »
« Dovere, mio signore. Si tratta della città in cui vivo, il luogo dove sono nata. Dove si trova tutto ciò che amo e dove spero di poter continuare a vivere. »
« Ormai non ho più dubbi sul perché tu ti sia innamorato di lei… » commentò sottovoce Gimli. Boromir sorrise, Legolas dal canto suo tirò una leggera gomitata al nano che alzò gli occhi al cielo.
« Non so dirti cosa accadrà, ma so che faremo di tutto perché possa essere così. » le rispose Aragorn.
Niniel annuì, seria.
« Meglio andare ora, o si fa troppo tardi. » intervenne Boromir.
« Buona notte, miei signori. Spero di rivedervi domani mattina, prima della partenza. » detto questo Niniel e Boromir si congedarono.
Non appena furono fuori dalla portata delle orecchie dei suoi compagni (anche se Boromir non era del tutto sicuro di essere fuori dal campo di Legolas) le chiese: « Ce l’hai ancora con Aragorn? »
« Non è che ce l’abbia con lui, è solo che questa mattina ero talmente nervosa che avevo bisogno di qualcuno di fisico a cui attribuire tutta la colpa della mia rabbia. Ora è passata e so che Aragorn non ha nessuna colpa, anzi gli devo la tua vita e anche quella di Narith e Faramir. »
« Meno male, » commentò Boromir con un leggero sorriso divertito « sia mai che ti metti contro l’erede al trono di Gondor ancora prima che reclami il posto che gli spetta. »
« Scusa? » domandò Niniel con gli occhi spalancati credendo di aver capito male.
« Aragorn… »
« Sì, ho capito che stiamo parlando di lui, ma non sono sicura di aver afferrato il resto… »
« Aragorn è l’erede di Isildur e il legittimo sovrano di Gondor. »
Niniel deglutì a vuoto: « Ho… ho appena parlato con un re? »
« Il re di Gondor in persona. » affermò Boromir con orgoglio.
« Ma non potevi dirmelo prima? » gli chiese con voce strozzata, bloccandosi di colpo.
Se non fosse stato per il fatto che di lì a poche ore Boromir sarebbe partito per una missione suicida, quella situazione avrebbe potuto davvero prendere una piega comica.
« Pensavo che avessi sentito le voci che cominciano a girare in città. » le disse.
« Ho avuto poco tempo e poche orecchie per le voci, in questi giorni, ma avrei preferito saperlo prima in modo da tenere un comportamento più adeguato in sua presenza. »
« Non ne vedo il motivo, mi pare che tu non ti sia mai fatta problemi a parlare come ti pareva con me e con Faramir, anche all’inizio quando ancora non mi sopportavi, nonostante il nostro ruolo. » le chiese.
« No ma, cosa c’entra? »
« Dubito che la cosa ti avrebbe fermata davanti ad Aragorn. » commentò lui con il preciso intento di provocarla.
« Ma per chi mi hai preso? » sbottò lei.
« Per la cuoca insopportabile che sei. »
« Ehi, aspetta un attimo! Tu eri insopportabile, Aragorn non lo è. Tu mi facevi venire il nervoso, con Aragorn me la sono presa solo perché io ero arrabbiata. È una situazione completamente diversa! »
« Ah, io ero insopportabile e ti facevo venire il nervoso? »
« Esattamente. »
« E per quale motivo, se posso chiedere? »
« Per il solo e semplice fatto che eri Boromir. »
« E per quale motivo le cose poi sono cambiate, se posso chiedere anche questo? »
« Per il solo e semplice fatto che sei diventato il mio Boromir. »
L’uomo rimase per qualche secondo ad osservarla in silenzio.
« Come vorrei non dover partire domani. » le si avvicinò e le accarezzò con delicatezza il viso mentre abbondanti lacrime cominciarono a scendere sul viso della ragazza.
« Ti prego non dirlo. » singhiozzò lei.
Boromir la strinse a sé e rimase in silenzio per alcuni attimi, poi si volse verso Minas Tirith che troneggiava scura sopra di loro.
« Ricordi il giorno in cui ti ho inviato tramite Earine un biglietto con il quale ti invitavo a vederci dopo cena? »
Niniel si scostò leggermente da lui, pur rimanendo ancora abbracciata: « Certo che lo ricordo, lei diceva che si trattava del nostro primo appuntamento ufficiale, io continuavo a sostenere che mi stavi simpatico e basta. »
Lui ridacchiò, posandole un bacio sulla fronte.
« Ricordi anche di cosa abbiamo parlato quella sera? »
« Ricordo che tu mi hai chiesto come mai mi chiamo Niniel. » rispose lei.
« Sì, e prima ancora abbiamo parlato dei tempi in cui Minas Tirith brillava sotto i raggi della luna. »
« Sì, sì mi ricordo. » disse lei volgendo lo sguardo verso la Città « Tu l’avevi paragonata a un faro nella notte che illuminava il cammino dei viandanti. »
Niniel rimase in silenzio per alcuni secondi prima di aggiungere: « Ora sembra ancora più scura rispetto ad allora e tutto è successo così velocemente. Da dopo la battaglia sembra più uno scoglio rotto dalle onde di un mare in tempesta. »
« Sai una cosa? Quella sera, una persona saggia, mi disse che prima o poi avremmo trovato una luce che ci avrebbe fatto da guida. »
« Sicuro che fosse saggia? Ora come ora direi più stupida. »
Boromir la ignorò e prendendola per le spalle fissò gli occhi in quelli di lei: « Io l’ho trovata quella luce, mi ha guidato lungo tutto il mio viaggio fino a qui e, sebbene non possa assicurarti che tornerò, ti giuro che farò di tutto perché lei possa continuare a brillare anche se io non dovessi esserci più. »
Le lacrime minacciarono di tornare a scorrere sul viso della ragazza, ma lei tirò su col naso decisa a smettere di piangere.
« Se tu non ci sarai, non ci sarò più nemmeno io. »
« Se io non dovessi esserci, magari tutto questo sarà distrutto. Ma quella persona saggia mi disse anche che le cose sarebbero potute migliorare. Di conseguenza c’è una remota possibilità per cui io potrei non esserci più, ma anche il male potrebbe venire distrutto. »
A Niniel mancò il fiato, perché non avrebbe saputo cosa potesse essere meglio: morire per mano di Sauron in seguito alla sua vittoria, o vivere in seguito alla sua sconfitta, ma senza Boromir.
« Io non so cosa succederà, davvero non so quante possibilità possiamo avere. » disse lui con un sorriso amaro « Ma voglio che tu sappia, che tu sia sicura, di ciò che provo per te e di ciò che continuerà anche se io non dovessi tornare. »
Tirò fuori dalla tasca un piccolo sacchetto di stoffa e rovesciò sulla sua mano il contenuto.
« Era di mia madre, voglio che lo tenga tu. »
« Boromir… »
« Non ammetto repliche. » si affrettò ad aggiungere lui.
Le prese delicatamente il braccio e chiuse attorno al suo polso un fine bracciale di oro bianco che riproduceva le onde del mare. Nella parte superiore vi era un piccolo zaffiro blu, colore di Dol Amroth.
« Il valore è simbolico, ovviamente. Non si può comparare a ciò che provo per te, ma volevo che avessi qualcosa che ti ricordasse me. »
« Sarà un onore portare il bracciale di tua madre e, sebbene tu sei e sarai sempre nel mio cuore e nei miei pensieri, sono contenta di avere qualcosa che per te ha un così grande significato. »
« Questo bracciale rappresenta il passato e il presente. Ciò che è stato e ciò che è. Voglio sperare con tutto il cuore che possa rappresentare anche il futuro, una promessa per ciò che sarà se mai dovessi tornare. »
Detto questo la strinse a sé e la baciò di nuovo, entrambi fecero di tutto per trattenere le lacrime e già, in quel mare di oscurità, una piccola luce sembrava tornata a brillare.



P.s.
Ripeto, spero che la situazione non sia troppo da diabete XD

P.p.s.
So che può sembrare scontato, ma come Faramir regala a Eowyn il mantello di sua madre, ci tenevo che anche Boromir facesse un gesto simile prima di partire.
Baci!!
Eowyn 1


 
   
 
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