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Autore: Eevaa    08/05/2022    7 recensioni
Cinque one-shot/drabble, cinque occasioni in cui Goku e Vegeta si sono dichiarati fiducia vicendevolmente, nonostante la difficoltà del loro rapporto burrascoso in bilico tra amicizia e rivalità.
[T]utto quel Sakè!
[R]idicole manie di autodistruzione.
[U]rgente richiesta di salvataggio.
[S]comode domande della domenica.
[T]ossine maledette!
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
I diritti delle immagini non mi appartengono.
 



• T.R.U.S.T 
 
 

[T]utto quel Sakè!

Lui a quella festa non ci sarebbe voluto andare. Odiava le feste, Carnevale era la più stupida di tutte, quindi aveva deciso di allontanarsi per un sano allenamento tra le isole. Ma poi aveva ricevuto quella chiamata e si era reso conto che l'after-party non avrebbe potuto affatto scamparlo. Del resto solo un Saiyan sobrio avrebbe potuto tenere a bada un Saiyan ubriaco.
«Dov'è quel deficiente?» ringhiò, esasperato. Bulma ridacchiò e lo accolse con un bacio sulla guancia. Dall'odore di prosecco capì che anche lei non fosse sobria, ma aveva avuto la decenza di tenersi composta.
«Di là, in salotto. Chichi è furibonda!» sussurrò divertita, tornando poi a parlottare con Crilin e Diciotto di chissà quali pettegolezzi.
«Posso solo immaginare» borbottò Vegeta. Non sapeva se provare più pietà per Chichi per avere un marito tanto stupido o di più per Kakaroth per dover subire tutti i giorni le ire di quella pazza.
Quando entrò in salotto, trovò i resti della festa sul pavimento: coriandoli, bicchieri, il Genio delle Tartarughe. Tutto nella norma.
Fuori dalla norma, però, urla concitate e un ragazzone spettinato vestito da sceriffo che gli veniva incontro barcollando. Mai visto un pagliaccio vestito da sceriffo.
«EE-EHIIII! AMICOO! IL MIO CA-RO AM-ICO VEEGETA!» urlò Kakaroth, inciampando nel tavolino.
«Oh, che Zeno mi fulmini!» sbuffò Vegeta.
Chichi si avvicinò furiosa tra i tentativi scomposti di tenere il clown in piedi, poi glielo lanciò contro senza troppi complimenti.
«Ecco, pensaci tu, perché altrimenti io lo ammazzo» ruggì lei.
Vegeta afferrò al volo il Kakaroth ciondolante, che scoppiò in una risata asinina.
«Cosa ti fa pensare che io non voglia ucciderlo?» domandò Sua Maestà.
«Mi basta che non torni a casa conciato in questo modo, non lo voglio rivedere fino a che non sarà sobrio» rispose Chichi poi, afferrata borsetta e cappotto, voltò i tacchi in direzione dell'uscita. «Per il resto fanne ciò che vuoi. Ammazzalo pure, hai il mio benestare» concluse, sbattendosi la porta alle spalle.
Il clown si raddrizzò e rise di nuovo.
«Eehi, Veg-e-ta! Oh. Ma siete duue Vegeta! Cia-oo due Vegeta!» biascicò, rivolto a un immaginario altro personaggio alla sua sinistra. La situazione era davvero peggio di quanto pensasse.
«Tsk. Kakaroth, non pensavo potessi raggiungere nuovi livelli di stupidità...»
Il demente scoppiò a ridere a crepapelle.
«Anch-e Chichi ha detto... così! Sei co-me mi-a moglie! HAUAHA!» esclamò giulivo, facendo cadere un vaso a terra nel tentativo di tenersi in piedi.
La voglia di prendergli la testa e farci lo stampo contro il muro fu inenarrabile.
«Farò finta di non aver sentito» sibilò Vegeta, afferrandolo per la camicia a quadri e trascinandolo verso il piano superiore. «Avanti, vieni, razza di cretino».
«Dooo-ve?»
«A dormire. Prima che combini altri danni» rispose, lapidario.
«Ma io no-on voglio dormire. Voglio bere ancora Saké!» protestò l'imbecille nel tentativo di opporre resistenza.
«Mi pare che tu ne abbia avuto a sufficienza».
Lo trascinò su per le scale con parecchia difficoltà, vedendosi persino costretto a tenerlo in piedi contro di sé per non farlo cadere.
«Zeno Santo, Kakaroth, collabora!» gridò Vegeta, esasperato, all'ennesimo tentativo dell'idiota di ribaltarsi in corridoio.
Quando raggiunsero la camera, però, successe il prevedibile.
«Devo... dare di stomaco» borbottò, pallido come un cencio.
«Ovviamente» sbuffò Vegeta e, velocemente, lo prese per le spalle e lo trascinò in fretta e furia verso il bagno.
Vomitò tre volte, e Sua Maestà non ebbe cuore di lasciarlo cadere con la faccia nel cesso. Gli tenne i capelli con una pazienza tirata fuori da chissà quale angolo del suo spigoloso carattere. Un tempo lo avrebbe lasciato morire affogato.
«Finito?» domandò, dopo minuti interminabili.
«Mmh... sto di merda» mugugnò Kakaroth, che dal colore sembrava essere un perfetto cosplay di un Namecciano.
«Non ne dubito. Forza. Tirati su» gli intimò e, afferrandolo in qualche modo, gli sciacquò la faccia al lavandino. Kakaroth protestò debolmente, poi si lasciò cadere di nuovo sulle ginocchia.
«Passerà?» piagnucolò.
«Cos... ma certo che passerà! Mi sono ridotto in condizioni peggiori con tuo fratello, in giro per lo spazio» e quella non era una bugia. In alcuni attracchi portuali avevano quello schifo di bevanda chiamata Rokk, che in confronto al vino terrestre era come bere benzina. «Domani mattina farai schifo, domani pomeriggio sarai come nuovo» spiegò, ma Kakaroth si incurvò di più su se stesso e iniziò a singhiozzare. «No, no, ehi. Shht! No, no, non metterti a piangere, miei Dei!» sbuffò Vegeta, esasperato.
Mai visto un clown vestito da sceriffo piangere come un neonato.
«Mi dispi-ace, mi dispia-ce mi dispiace, scu-sa-mi, Ve-geta» iniziò a frignare, in piena sbronza triste. Che scena pietosa! Non aveva mai visto piangere quell'idiota in vita sua e ne avrebbe fatto volentieri a meno. Soprattutto per quella sensazione di dispiacere che tentò di ignorare e nascondere sotto strati di acidità.
«Kakaroth, non importa» sbuffò, accovacciandosi di fianco a lui. «Conserva le scuse per tua moglie».
Gli occhi del demente si spalancarono in un moto di realizzazione e terrore.
«Oh... no. Ammazz-ami prima tu, sarà m-eno doloroso che fin-ire nelle g-rinfie di C-Chichi» lo supplicò, e Vegeta dovette resistere dallo scoppiare a ridere.
«Non mi fare queste proposte indecenti, sai che potrei non trattenermi» ammiccò Sua Maestà, divertito. Poi gli afferrò un braccio e se lo passò attorno alle spalle per sollevarlo. «Dai, vieni, pezzo di imbecille».
Lo trascinò fino al letto della grande stanza degli ospiti e ce lo buttò sopra a peso morto. Gli tolse quei ridicoli stivali da cowboy e lo coprì con una trapunta leggera.
«Mettiti a dormire, adesso» gli disse, sdraiandosi dalla parte opposta del materasso king size.
«E se dovessi star male?» mugugnò Kakaroth, con la faccia spiaccicata contro il cuscino.
«Ti controllerò».
«Sicuro?»
«Per quale altro motivo sarei qui, altrimenti?» sbottò Vegeta, esasperato. «Di certo non perché mi piace dormire nel tuo stesso letto».
Ci fu un breve momento di silenzio in cui Sua Maestà sperò che fosse finalmente svenuto, ma le speranze morirono subito dopo.
«Pro-metti che mi con-trollerai?»
«Kakaroth, che cazzo, ti fidi di me o no?» esplose.
Quella inoltre era una bella domanda. Kakaroth si fidava davvero di lui, dopo tutti quegli anni? In vino veritas, no?
«... s-sì. Certo... che mi fido» sussurrò il cretino poi, finalmente, chiuse gli occhi annebbiati dall'ebbrezza.
«Bravo. Fidati anche quando ti dico che te la farò pagare cara, uno dei prossimi giorni. Ma ora dormi» disse infine Vegeta, con un sorrisetto, poi spense la luce.
Beh, perlomeno dopo tutti quegli anni sapeva di essersi guadagnato la fiducia di chi aveva tentato di uccidere.
Del resto è risaputo che le amicizie si consolidano per sempre solo quando ci si assiste da ubriachi.


 
 •
 

[R]idicole manie di autodistruzione.

«Vegeta! VEGETA! Svegliati!»
Sembrava morto. Forse stava morendo. Goku lo raccolse da terra e lo scosse. La sua armatura era a pezzi, la pelle bruciacchiata. Il suo Ki così flebile da risultare impercettibile.
«Svegliati, ti prego!» lo scosse e lo chiamò di nuovo, ma lui non rispose.
Ebbe paura. Non voleva vederlo morire di nuovo.
Goku si frugò nelle tasche del Gi e ci trovò mezzo Senzu bruciacchiato. Quella battaglia era stata terribile.
Glielo sbriciolò in bocca e pregò Zeno che funzionasse. Funzionò.
«Oh, grazie agli Dei!» soffiò, quando le ferite di Vegeta iniziarono a rimarginarsi. Poi, d'un tratto, lui aprì gli occhi. «Ehi, ciao!» esalò, tenendolo sollevato con un braccio dietro la schiena.
Vegeta lo fissò qualche secondo con occhi vacui.
«R... Radish... sei tu?»
Il cuore gli rimbalzò fino in gola.
«... che!?» esalò. Non sentiva quel nome da decenni! «Sono Goku» disse, preoccupato.
Vegeta chiuse un paio di volte gli occhi per metterlo a fuoco, ma sembrava confuso. Probabilmente aveva sbattuto forte la testa, oltre a essersi mezzo bruciacchiato. Goku lo fissò incerto, la confusione non diminuiva.
«Sono io... sono Kakaroth!» provò col suo nome, quello Saiyan, quello che solo Vegeta utilizzava. E infatti Sua Maestà sembrò riprendere davvero conoscenza solo a quel suono.
«... Ka... Kakaroth!» borbottò. «Io... ti avevo scambiato per... a volte me lo ricordi».
No, decisamente il mezzo Senzu non l'aveva riabilitato del tutto, se l'aveva scambiato per suo fratello deceduto da anni. Non ci aveva mai visto tutta questa somiglianza, tra lui e Radish. Ma Vegeta indubbiamente aveva trascorso più tempo con lui.
«Davvero?»
«... siete... scemi uguali» bofonchiò infine Sua Maestà, in un tentativo di maldestra ironia. Goku fece un mezzo sorriso, sollevato dal fatto che Vegeta si stesse riprendendo, più o meno. «Ah...» si lamentò infatti, dolorante. «Che mal di testa!»
«Te la sei vista brutta, amico» asserì Goku. Avrebbe voluto rimproverarlo per quella dannata tendenza a sacrificarsi pur di mettere in salvo gli altri, ma non ne ebbe cuore. Anche perché senza il suo intervento sarebbero morti entrambi.
Vegeta sembrò realizzare dove si trovasse e cosa fosse accaduto. Si guardò intorno, troppo debole però per tentare di alzarsi. Goku continuò a tenerlo tra le braccia senza fatica.
«Lui...?» domandò Vegeta, riferendosi al nemico.
«Lo hai battuto, è morto. Ce l'hai fatta!» sorrise Goku. Vegeta era diventato forte, forse anche più forte di lui. Ma avrebbe fatto di tutto per raggiungerlo ancora! Del resto la loro era una sfida sempre aperta.
«Mh... bene» annuì Sua Maestà. Tentò di mettersi seduto senza alcun risultato. Faceva fatica persino a tenere gli occhi aperti.
«Come ti senti? Avevo solo mezzo Senzu...»
«Sono esausto. Davvero... esausto» rispose Vegeta. Tentò di nuovo di alzarsi, ma Goku lo tenne fermo e scosse il capo.
«Puoi riposare, ci penso io a portarti via da qui» sussurrò. Vegeta grugnì in disappunto ma, incredibilmente, si arrese dopo pochi istanti. Forse troppo debole per controbattere e intestardirsi come suo solito. «Dormi. Puoi fidarti di me» lo esortò di nuovo Goku. Non ci avrebbe sperato neanche per mezzo secondo che accettasse quel consiglio, invece Vegeta annuì lentamente e chiuse gli occhi. Doveva essere davvero ridotto male!
Goku gli passò l'altro braccio sotto alle ginocchia e lo sollevò con poco sforzo per spiccare il volo verso l'astronave, quando Vegeta mormorò qualcosa nel sottile strato tra il sonno e la veglia.
«... lo sai... che mi fido... idiota» disse, poi Goku lo sentì perdere conoscenza e cadere in un sonno profondo.
Spalancò gli occhi, poi sorrise sghembo al pensiero di quando Vegeta si sarebbe svegliato e sarebbe arrossito fino alla punta dei capelli. Oh, Goku era certo che gliel'avrebbe fatta pagare cara per quell'affronto. 


 
 •


[U]rgente richiesta di salvataggio.

Grida, suono d'allarmi. Il primo buon motivo per aprire gli occhi e alzarsi, il primo in diversi giorni.
Goku si guardò intorno, la vista annebbiata, le palpebre pesanti. Da quanto tempo era intrappolato lì dentro?
Degli alieni l'avevano rapito, sedato e rinchiuso in una gabbia inibitoria. Niente Ki, niente forza. Da quello che aveva capito, lo stavano trasportando su un pianeta per fargli degli esperimenti. “Vivisezione”, avevano detto. Goku non sapeva nemmeno cosa volesse dire quella parola, ma non suonava molto bene.
Aveva provato con tutte le sue forze a liberarsi, ma non ne aveva. Niente Ki, nessuno che potesse rintracciarlo. Beh, nessuno, tranne qualcuno con delle vaste conoscenze dello spazio e dei suoi abitanti. Nessuno, tranne...
«MUORI!»
Un'esplosione e altre grida, poi un denso fumo violaceo proveniente dal corridoio. Infine, dopo altre urla e corpi riversi al terreno, una figura familiare.
Goku sorrise. Ne era certo che sarebbe arrivato.
Vegeta ghignò dall'altra parte della gabbia poi, puntando un dito contro un dispositivo, lo fece saltare. L'elettricità attorno alla cella si dissolse. Goku avvertì come se gli avessero tolto un peso schiacciante di dosso, come se la gravità si fosse azzerata. E, d'improvviso, ecco le sue forze. Il suo Ki.
Era salvo.
«Urca, Vegeta! Che bello vederti!»
«Dei, Kakaroth, che schifo vederti! Hai un aspetto orribile!» ridacchiò Vegeta. Si avvicinò e aprì un buco tra le sbarre senza troppa difficoltà.
«... sapevo che prima o poi mi avresti trovato!» rispose, mentre Vegeta lo scrutava per definirne le condizioni fisiche. Non riusciva a calcolare quanto tempo fosse stato lì, ma non mangiava da giorni.
«Ah, sì? Pensa che io avrei voluto lasciarti qui a farti vivisezionare,» commentò beffardo Sua Maestà, «solo per il gusto di vedere le facce deluse di questi alieni nell'aprirti il cranio e accorgersi che è vuoto».
Goku ridacchiò e scosse la testa.
«Ma falla finita! Ci sono due motivi perché metterei la mia vita nelle tue stesse mani: il primo è una specie di... assicurazione? In fin dei conti mi hai sempre detto che se dovessi morire, sarebbe esclusivamente per mano tua. Che poi non ti conviene farmi fuori, amico... Bulma poi ucciderebbe te!» spiegò Goku e, con passi lenti, iniziò a camminare in quei corridoi oramai vuoti. O meglio, pieni di cadaveri.
«Questo è un chiaro delirio partorito da una mente contorta» rispose Sua Maestà, camminando lento al suo fianco. «Ma, giusto perché voglio farmi del male... il secondo motivo quale sarebbe?»
Goku esibì un sorriso a trentadue denti.
«Che mi fido ciecamente di te!»
Il Principe interruppe il suo cammino per qualche secondo, arrossendo come un peperone. Poi alzò gli occhi al cielo e riprese a camminare.
«L'ho sempre saputo, ma ora ne ho la riprova: tu sei un pazzo psicotico».
Goku scoppiò a ridere. In effetti stava iniziando a non ragionare. Troppi pochi zuccheri.
«Ok, basta con le chiacchiere, torniamo a casa, ho una fame!»
Gli porse una mano e Vegeta la prese senza alcuna riluttanza; oramai erano finiti i tempi dell'esitazione.
Goku si portò due dita in fronte e, insieme, lasciarono l'astronave.



 
 •


[S]comode domande della domenica.

«Siete proprio una famiglia deliziosa. Buona giornata!»
Per un attimo pensò che la signora non stesse parlando con lui. Lo sperò, quantomeno. Invece se ne stava lì a sorridere a guance sollevate, con il resto dei quattro ghiaccioli in mano.
«EH?! Noi.. n-o!» iniziò a balbettare Vegeta, tra i tremori. «Noi non-ARGH!» era quasi sull'orlo dell'esplosione, quando due manine paffute gli afferrarono un avambraccio per trascinarlo più lontano.
«Ok, ok, papà, vieni, non ti arrabbiare» lo esortò Trunks, ridacchiando.
Goten, invece, si prodigò ad afferrare il resto dalla signora dei gelati e salutarla con cordialità.
E sarebbe potuta finire lì per Vegeta - con la sola perdita del ghiacciolo all'anice oramai sciolto tra le sue mani - se non fosse stato per quel deficiente.
«Uh... non ho capito bene cosa intendeva la signora» intervenne Kakaroth, grattandosi la nuca.
«NIENTE, KAKAROTH, RAZZA DI TARDO! Non intendeva NIENTE!» esplose Sua Maestà, carbonizzando anche ciò che rimaneva dello stecchino del ghiacciolo. «E tu, Trunks, smettila di ridere, se ci tieni alla paghetta».
Suo figlio si portò il ghiacciolo in bocca per costringersi a smettere di sghignazzare come un idiota, seguito a sua volta dall'amichetto del cuore.
Dannato il giorno in cui aveva promesso al moccioso di portarlo al luna park. Dannata Bulma che aveva proposto anche a Kakaroth e il suo moccioso di andare tutti insieme.
«Goten, tu ci hai capito qualcosa?» domandò di nuovo il demente con problemi di comprendonio, ben intenzionato a non lasciare cadere l'argomento.
«Probabilmente la signora intendeva che fossimo come la famiglia di Megumi» fece spallucce Goten.
Vegeta, intanto, si ritrovò dopo tanto tempo a voler morire di nuovo per autocombustione.
«WAAAHHHH!» finalmente Kakaroth sembrò capire. «Ahahah, no, impossibile!» ridacchiò infine.
«E vorrei ben vedere. PUAH! Mi viene il vomito» rabbrividì Vegeta. Non che avesse qualcosa contro Megumi e i suoi padri - o meglio, gli erano indifferenti come ogni persona su quella palla di fango - ma il solo pensiero di lui e Kakaroth in quel modo lo mandava in crisi di nervi.
«Ehi, non è gentile da parte tua!» lo accusò Kakaroth, giusto per mandarlo ancor di più in escandescenza.
«GENTILE?! TI SE-»
«Ok, ok... basta così» li interruppe Trunks, mettendosi in mezzo. «Potete fare in modo di non finire a botte come sempre? Io voglio andare sulle giostre» si lagnò.
«Già, papà, zio... possibile che finiate sempre per bisticciare?» rincarò la dose Goten.
Vegeta strinse le braccia al petto, mentre Kakaroth ridacchiò come un clown. Come al solito.
«Diciamo che è abitudine, oramai! Siamo fatti così!»
Ma, proprio mentre Kakaroth esternava il suo consueto delirio di stupidità, i due mocciosi parvero illuminarsi con la lampadina delle cattive trovate.
Si guardarono complici per qualche secondo, e Vegeta ebbe la riconferma di avere ragione quando li definiva "l'associazione a delinquere".
«A proposito...» disse infatti Trunks.
«Che c'è, adesso?»
«Io e Goten è un po' che ci stiamo pensando, ma tutti continuando a darci risposte un po' evasive...»
Ok, c'era indubbiamente sotto qualcosa di losco.
«La risposta è no» li anticipò quindi Vegeta, ma Goten fu più svelto.
«Com'è che vi siete incontrati?»
Avrebbe preferito essere morto per autocombustione.
«C-c-cosa?!» balbettò Kakaroth, a bocca spalancata.
«Sì, insomma, vi siete conosciuti qui sulla Terra quando vi siete poi alleati per sconfiggere Freezer oppure eravate già amici da piccoli, sul pianeta dei Saiyan?» rincarò la dose Trunks, con le mani sui fianchi e il volto curioso e furbesco da inquisizione.
«Uh-eeeehm» balbettò Kakaroth.
«N-non...» balbettò anche Sua Maestà.
I mocciosi li fissarono senza battere ciglio, mentre il vociare dei passanti del parco e la musichetta irritante degli autoscontri facevano da cornice a quel quadro di imbarazzo.
«Non gli hai mai detto niente?» domandò Kakaroth tra i denti e sottovoce.
«Perché, tu sì?!» controbatté Vegeta, tirandogli una gomitata.
«Non spettava a me!» Kakaroth gli restituì la gomitata, ma prima che scattasse l'ennesima battaglia fuori porta, Trunks interruppe il diverbio.
«Cosa ci state nascondendo?»
«Ohhh, eravate davvero come la famiglia di Megumi?» rincarò Goten, innocente.
«PER TUTTI I KAIOH, NO!» urlò Vegeta. La gente intorno iniziò a guardarli con sospetto.
Trunks puntò i piedi a terra. «E allora cosa?!»
L'esplosione fu inevitabile. Quello era troppo.
Troppo da sostenere.


«NE HO ABBASTANZA!» urlò Vegeta e, dopo essersi illuminato a intermittenza, saettò e sparì tra le nuvole gonfie.
Goku si riparò con gli avambracci dall'onda d'urto e poi urlò verso il cielo.
«Aspetta, Vegeta!» ma oramai era troppo tardi. «Ah... diamine» sussurrò, arrendevole.
Trunks e Goten si rialzarono da terra, ignorando il fuggi fuggi della gente e le serrande dei baracchini da fiera che si chiudevano.
Il volto di Trunks rosso dalla vergogna. O forse senso di colpa?
«Goku... perché papà è così arrabbiato? Cioè, intendo... perché l'ha presa così tanto male?»
Oramai Trunks era ben conscio che suo padre avesse una facile tendenza all'ira. Ma sicuro non gli era sfuggito quel traballio dell'Aura che aveva notato anche Goku.
«Ragazzi, andate nella casa degli specchi, ok? Vi raggiungiamo dopo!» disse, cacciando in mano a Goten le monete di resto della gelateria. Poi, come se già non avessero creato abbastanza scompiglio in fiera, scattò in volo fin sopra le nuvole.
Trovò Vegeta al solito posto, come pronosticabile. Combattevano sempre lì. Il Deserto dell'Ovest, il celebre luogo della prima battaglia. Ironico, c'era vento esattamente come quel lontano giorno di vent'anni prima.
«Vegeta... perché sei scappato?» gli domandò. Anche se forse aveva già capito. Anche se era stupido, non era così stupido da non comprendere dove fosse il problema.
«E me lo chiedi anche?!» rispose infatti Vegeta, senza voltarsi. Guardava le ombre oltre le montagna rocciose, con il sole alle spalle e il vento che sollevava la sabbia rossa.
«Senti, i ragazzi stanno crescendo... possiamo parlargliene, non credi?»
Vegeta rise, cinico. Finalmente si voltò, ma il suo viso era ben più contratto del solito.
«Oh, già... non sei tu a dover dire a tuo figlio che suo padre era un assassino».
In effetti, messa in quel modo, il problema suonava parecchio grave. Forse lui era abituato al fatto di conoscere Vegeta dagli albori, aveva avuto modo di perdonarlo, metabolizzare il suo passato, dargli possibilità, vederlo crescere. Trunks lo conosceva solo come un padre taciturno e borioso, ma buono nel profondo. Un eroe.
Forse scoprire il suo passato sarebbe stato un duro colpo da incassare.
«Ma Vegeta...» soffiò Goku. In realtà non sapeva nemmeno cosa dire.
«Trunks sa che eravamo una razza di conquistatori, sa che non ero una persona facile... che non lo sono tutt'ora. Ma non sa che sono venuto qui per ammazzarvi tutti. Che quando sono arrivato ho fatto uccidere la metà delle persone che conosce. Dubito anche che tuo figlio lo sappia... che sono arrivato qui la prima volta per ammazzare te».
«No... non lo sa. Altrimenti Goten l'avrebbe già detto a Trunks. Tra quei due i segreti durano meno di mezza giornata» ridacchiò. Vegeta però non rise affatto. «Senti, Vegeta, sei cambiato... l'importante è questo».
Goku l'aveva visto crescere ogni giorno.
«Non sono mai stato un eroe per nessuno. Non mi sento tale... ma... mio figlio mi considera uno dei buoni. Ed è... è...».


... bello? Piacevole?
Tutto. Era tutto. Essere una persona migliore per la sua famiglia era tutto.
Poteva sopportare che tutti sulla Terra lo giudicassero per il suo passato. Ma non Trunks. Non quei mocciosi.
«Per Trunks rimarrai sempre un eroe. Anche per Goten. Quello che hai combinato prima non cancella quello che stai facendo ora».
Kakaroth, a volte sei davvero un grandissimo ingenuo, avrebbe voluto rispondergli. Non disse niente.
«Ma se pensi che non sia il momento giusto per dirglielo, beh, possiamo inventarci che sei arrivato qui per conquistarci e poi hai subito cambiato idea» propose Kakaroth, con il suo solito sorriso entusiasta.
«Non racconto mai menzogne. Solo... omissioni» spiegò. Si era ripromesso molto tempo prima di non mentire mai, non con le persone di cui gli importava qualcosa. Era un uomo di parola, un uomo d'onore. Non avrebbe mentito a suo figlio e a Goten. Ma ancora non era pronto a raccontare loro del suo passato. Non era ancora pronto a deludere suo figlio. Lo avrebbe fatto quando i mocciosi sarebbero stati abbastanza grandi da comprendere pienamente cosa volesse dire crescere sotto schiavitù. Quando sarebbero stati in grado di soppesare. «Racconterò tutto, ma... più avanti» decise infine.
«Lo capisco» annuì Kakaroth. Grazie al cielo quell'idiota era un idiota comprensivo.
«Non glielo dirai, quindi?» si accertò Vegeta.
«No. Aspetterò che tu sia pronto per farlo. Promesso».
Non solo comprensivo. Forse anche empatico, una buona volta. Una rara occasione in cui quel demente anteponeva l'empatia al suo senso innato di giustizia. Strano ma vero!
«Posso fidarmi?» domandò Sua Maestà. Conosceva il demente e temeva che se messo alle strette potesse parlare. O semplicemente che si lasciasse sfuggire qualcosa in un momento di disattenzione.
Kakaroth però diventò più serio.
«Non saprei, Vegeta. Puoi provare a fidarti?» chiese. Sembrava quasi offeso da quella titubanza.
Vegeta deglutì. In effetti era stata una domanda stupida. Kakaroth era la prima persona a cui aveva fatto affidamento, anche se doleva ammetterlo.
«Mh... in fin dei conti ti conosco da tanto tempo... potrei anche provare a farlo» sbuffò infine Vegeta.
L'umore di Kakaroth sembrò tornare alto e iniziò a guardarsi intorno, tra le dune e le rocce di quel deserto rosso. «In effetti sono passati tanti anni da quando ci siamo conosciuti. Eppure mi ricordo quel giorno come se fosse ieri» si compiacque.
Vegeta sorrise mesto a quel pensiero. Forse quello non era il giorno di dire la verità ai ragazzi ma... beh, una piccola confessione avrebbe potuto concederla a lui. A quello scemo che aveva di fronte. «Oh, mi sa che non te lo ricordi».
Naturalmente Kakaroth sollevò un sopracciglio e non comprese.
«In che senso?! Certo mi ricordo, eravamo proprio qui!»
Vegeta, scosse il capo.
«Kakaroth... credo davvero che tu non possa ricordare il nostro vero primo incontro» gli disse, e lui sembrò capire. Aprì la bocca ma non riuscì a emettere neanche un suono.
«Tuo fratello è sempre stato così stupido ed entusiasta, sin da piccolo. Stressava l'anima alla squadra tutti giorni per l'imminente nascita del suo fratellino. Non vedeva l'ora di poter combattere insieme a te, che ti unissi alla nostra divisione. Beh, il suo entusiasmo è scemato molto quando siamo venuti con la nostra squadra di mocciosi a vederti nella nursery del palazzo» ricordò. Non aveva molti ricordi della sua vita su Vegeta-Sei ma, chissà come, quel giorno era ancora piuttosto vivido. Non aveva nemmeno mai raccontato troppe cose a Kakaroth di quel periodo... ma ogni volta che vi faceva accenno il suo sguardo si illuminava di curiosità ma al contempo di timore. Come se il ricordo di quella vita precedente fosse qualcosa di straordinario e impossibile.
«Co... cosa!? Tu... tu mi hai visto?» soffiò Kakaroth.
«... eri un soldo di cacio con una potenza irrisoria. Mi ricordo solo che... frignavi e dimenavi la coda come un ossesso, e che hai tentato di mordere l'esaminatore. Abbiamo preso in giro Radish fino a sera quando ti hanno spedito nell'incubatrice a casa. Ricordo di avergli detto che fossi un buono a nulla, che non saresti sopravvissuto alla prima missione che ti avrebbero affidato. Ah... evidentemente mi sbagliavo» ed era anche piuttosto lieto di essersi sbagliato, ma quello l'avrebbe omesso. «Però... sì, Kakaroth, mi ricordo quanto ti ho incontrato la prima volta» concluse, quasi divertito, soprattutto dalla faccia da stoccafisso di quel cretino.
«Non me lo hai mai detto» riuscì a dire lui, dopo parecchi secondi.
«Non me lo hai mai chiesto. Ricorda: non dico menzogne, solo omissioni» gli rammentò Sua Maestà. Perché, malgrado tutto, Kakaroth era nella cerchia stretta di persone a cui non diceva menzogne per nessun motivo al mondo.
L'idiota si illuminò di un sorriso insopportabilmente largo. «Beh, allora potresti dire questo, dopo, a Trunks e Goten. Poi, quando sarà il momento, gli racconteremo il resto. Se ti fidi del mio silenzio».
Non un'idea così malvagia, del resto. Avrebbe potuto cogliere la palla al balzo per sforzarsi di ricordare di più del loro pianeta natale. Quelle erano cose di cui avrebbe parlato volentieri ai bambini. E anche a Kakaroth, se gli avesse chiesto altro.
«Penso che possa andare» confermò Vegeta, dopo una folata di vento rosso. Sì, poteva fidarsi del silenzio di Kakaroth.
Si sentì sollevato. Quella strampalata giornata non era ancora finita e... forse ne sarebbe uscito qualcosa di buono, da quella ridicola uscita in famiglia della domenica. Aveva una gran voglia di ghiacciolo all'anice. «Basta che la smettano di pensare che fossimo come la famiglia di Megumi, buon Kaioh!» concluse quindi Vegeta.
Kakaroth ribaltò la testa all'indietro e rise di cuore. «Ma t'immagini?!»
«NO, NON MI IMMAGINO!» esplose Sua Maestà, infiammandosi di luce dorata. L'aveva picchiato forte per molto meno. «Non c'è assolutamente nulla da immaginare! E non ridere! SMETTILA DI RIDERE, IDIOTA!»


Trunks rizzò le orecchie e acutizzò i sensi. Un brivido gli percorse le braccia, due Ki lontani in esplosione.
«Ecco... stanno combattendo di nuovo» confermò Goten, stringendo tra le braccia il grande pupazzo a forma di All Might vinto al tiro a segno.
«Proprio non ce la fanno a non litigare ogni santa volta!» sbuffò Trunks, esasperato.
«E poi dicono che non sono come i papà di Megumi» ridacchiò Goten.
Trunks esplose in una risata genuina. Gli faceva strano solo pensarlo, ma quei due litigavano davvero come una vecchia coppia di sposi. Che schifo!
«Questo ci rende fratelli?» domandò, furbesco.
Goten esibì un sorriso largo.
«Ma Trunks! Noi siamo già fratelli!»
Ogni tanto se lo dimenticava. Erano già una grande famiglia, a prescindere da tutto. E ne era tremendamente grato, anche se gli sarebbe rimasta la curiosità di come diavolo fosse iniziato tutto.
«Hai ragione. Ma ora andiamo sulle montagne russe!»


 


[T]ossine maledette!

«Spore tossiche?»
«Spore tossiche. Della peggior specie».
Kakaroth strabuzzò gli occhi, nel panico. «Oh, Kami! Morirò?» pigolò, poi iniziò a tossire.
Vegeta fece un passo indietro, inorridito, poi analizzò meglio il cespuglio violaceo in cui quel demente era caduto durante il combattimento.
Ne aveva viste spesso, in giro, di quelle porcherie. La sua gioventù in giro per lo spazio era stata un bel campo d'addestramento alla sopravvivenza.
«Senza l'antidoto, di sicuro. Per fortuna l'astronave è munita per far fronte a questo tipo di incidenti molto comuni nello spazio».
Kakaroth parve rincuorato, seppur di un colorito giallognolo fuori dal range della salute.
«Ok, bene» farfugliò, tra qualche colpo di tosse.
Da quando avevano avuto quell'idea di merda di andarsi ad allenare su pianeti ostili per migliorare, ne avevano vissute di cotte e di crude, ma le spore tossiche erano senza dubbio una gran bella gatta da pelare.
Giunsero all'astronave dopo pochi minuti di volo intervallati da fin troppi colpi di tosse ma, per fortuna, il medbay era munito di tutto ciò che serviva. C'era solo un piccolo, minuscolo dettaglio non trascurabile.
«Mh...» mugugnò Vegeta, spiando dentro il cassetto degli antidoti. Anche quella sarebbe stata una gran gatta da pelare.
«... qual è il problema?» domandò Kakaroth.
Vegeta prese un denso respiro, poi afferrò il contenuto del cassetto e si voltò verso l'idiota.
«L'antidoto... devo iniettartelo».
La rivelazione fu fatale.
Il volto di Kakaroth, poco prima giallognolo, divenne completamente bianco.
«CHE COOOSA?! NO NO NO NO» si mise a urlare, indietreggiando. Vegeta lo acciuffò per la maglietta prima di farselo sfuggire. «NO NO NO!» gridò questi, di nuovo, tra i colpi di tosse. «No, neanche per sogno!»
Una reazione più che prevedibile.
«Kakaroth, senza antidoto morirai» sbuffò Sua Maestà, pragmatico.
«Nessun problema, possiamo sempre-»
«Per cause naturali» specificò Vegeta, interrompendo i deliri del demente. «Non potrei riportarti in vita».
Kakaroth rabbrividì e poi scosse la testa.
«Ok. Scelgo la morte» disse, convinto.
Vegeta cacciò la testa indietro, esasperato. «Non essere stupido! Ah... già, come dimenticare: tu sei stupido».
«Ti prego, ti prego, la puntura no, la puntu-» le suppliche di Kakaroth vennero interrotte da forti colpi di tosse e sibili poco rassicuranti.
Non c'era più tempo per quei piagnistei ridicoli. Vegeta tolse il cappuccio alla siringa e rimosse il blocco di sicurezza.
«Kakaroth, se non ti somministro l'antidoto entro breve i tuoi polmoni collasseranno e, come ti ho già detto fino allo sfinimento, quando morirai-»
«Sarà per mano tua, lo so. Quindi ok: ammazzami, basta che non mi inietti quel coso» supplicò il deficiente, indietreggiando di nuovo.
«... ti rendi conto di essere stupido, vero?» domandò Vegeta, stringendo gli occhi. Non poteva credere che preferisse una morte dolorosa a una dannata puntura.
«Vorrei vedere te se l'unico antidoto fosse mangiare vermi!» ringhiò Kakaroth.
Quello era senza dubbio un punto a suo favore. Che non fosse davvero così stupido?
Vegeta chiuse gli occhi per un momento e inspirò dal naso. Forse era giunto il momento di testare l'effettiva stupidità di quel cretino.
«Ok. Hai vinto. Ti ammazzerò, così poi potrò riportarti in vita» acconsentì, poggiando la siringa sul lettino medico lì accanto.
Kakaroth parve tranquillizzarsi, nonostante l'ittero galoppante.
«Uh, ottima idea!»
Sì. Era stupido. Non poteva credere quanto fosse stupido! Ma era davvero meglio così.
«Bene. Chiudi gli occhi, sarà più facile senza che mi guardi in faccia» lo esortò.
Kakaroth prese un respiro profondo, annuì, poi chiuse gli occhi.
«Sono pronto» annunciò.
Stupido.


Meglio morire ammazzati che farsi pungere da un ago, e questa era un'assoluta certezza per Goku. E meglio morire ammazzati che soffocare per colpa di quelle spore. Per fortuna sarebbe finita presto. Attese il colpo, attese per lunghi secondi con il cuore in gola.
Non ci fu alcun colpo, solo un sospiro e la voce esasperata di Vegeta.
«Là. Fatto».
Goku aprì un occhio, poi l'altro.
«Ma mica mi hai ammazzato!» protestò, puntualizzando il suo essere vivo e poco in salute.
Vegeta alzò gli occhi al cielo. «No, imbecille: ti ho fatto una puntura intramuscolare» rivelò, mostrandogli lo stantuffo vuoto.
Gli salì un conato di vomito lungo l'esofago, ma non si trattenne da urlare.
«COSA?! NO! IMPOSSIBILE!» Si guardò le braccia ma, tra le escoriazioni delle piante tossiche e le ecchimosi da battaglia non scorse proprio nulla. «Ne sei sicuro?! Non ho sentito niente!»
«Non hai sentito niente perché è un cazzo di ago da un millimetro e tu sei un cazzo di Saiyan grande e grosso che si rompe le ossa ogni cazzo di giorno!» ruggì Vegeta, che sembrava al limite della sopportazione.
Oh. Beh.
Non era stato così doloroso. Sicuramente meno doloroso che morire ammazzato per mano di Vegeta. Insomma... Sua Maestà non ci andava certo piano con i Ki-Blast.
«Ma, ehi, Vegeta!» esclamò Goku, in tono di protesta. «È stato scorretto! Io mi fidavo di te!»
Incrociò le braccia al petto, offeso. Il Principe, d'altro canto, sembrava aver montato un'espressione a metà tra il derisorio e il soddisfatto.
«Mai fidarsi di un Saiyan».
«Non mi fiderò mai più» si lagnò Goku, che intanto avvertiva i polmoni farsi meno brucianti a ogni secondo che passava. Forse quell'antidoto non era così male.
Vegeta ghignò di nuovo, sicuro di sé. «Non ti credo».
E non aveva tutti i torti. In fin dei conti Vegeta gli aveva salvato la vita... con una piccola bugia a fin di bene.
«E va bene, ok, mi fiderò ancora. E sai perché? Perché sono stupido!» sbuffò, offeso. Vegeta, però, strinse le labbra per costringersi a non ridacchiargli in faccia. Invano. «Non è divertente».
Sua Maestà però non riuscì a trattenere l'ilarità.
«Lo è eccome. E sai perché?».
Goku strinse gli occhi, ignaro. «...?»
«Tra ventiquattro ore ti dovrò fare il richiamo!»
 

 
Tutto quel Sakè!
Ridicole manie di autodistruzione.
Urgente richiesta di salvataggio.
Scomode domande della domenica.
Tossine maledette!
 
 
Riferimenti:
-Gli eventi di queste storie sono narrati senza consequenzialità, ma indicativamente avvengono dopo la battaglia contro Majin-Bu fino a dopo il Torneo del Potere.
-Il nemico e la battaglia citata nella shot "[R]idicole manie di autodistruzione" non esistono, non fanno parte di nessuna saga in particolare. 
-Per scrivere "[S]comode domande della domenica" mi sono ispirata al DLC del videogioco DBZ Kakaroth "A new power awakens", in cui c'è una missione chiamata "Family mission" (di cui vi lascio una foto) che inizia con la gita in famiglia sopracitata, in cui Trunks e Goten chiedono ai loro padri se sono amici e perché finiscono sempre per litigare. 

(awww, poi mi chiedono perché non dovrei shipparli, VA BEH!)
-Sempre in quella shot faccio riferimento al primo incontro tra Goku e Vegeta sul pianeta Vegeta. Beh, me lo sono inventato, non è canonico. Anche se sarebbe davvero carino. 

-Come avrete notato, non ho potuto fare a meno di nominare il Rokk anche in questa storia. A differenza di come l'ho inserito in "HAKAI" (in cui lo descrivevo come una bevanda tipica dei Saiyan) sono tornata a renderlo una bevanda orribile intergalattica, come in "Across the Universe".
-In "[T]ossine maledette" l'idea delle spore tossiche prende spunto dalla storia inglese "Contamination" si Cosmicmewtwo - che prima o poi continuerò a tradurre in italiano, promesso.

ANGOLO DI EEVAA:
Buongiorno, gente dallo spazio!
Era da tanto tempo che volevo pubblicare questa cosuccia che ho scritto l'anno scorso, e finalmente ha trovato luce. 
Ora sono curiosa... quale delle cinque shot/drabble avete gradito di più? Personalmente la mia preferita è "[S]comode domande della domenica". Quando è uscito quel DLC la mia mente ha macinato in fretta, mi piace sempre ricordare il passato sul pianeta Vegeta xD 
E poi, beh... non so se avete notato, ma in due di queste shot viene citato Radish che piano piano sta diventando uno dei miei personaggi preferiti. 
A proposito di Radish... settimana scorsa avevo fatto un sondaggio su come procedere con le pubblicazioni, e molt* di voi mi hanno suggerito di pubblicare la long "prequel" a DBZ. 
Quindi sì, gente! Da domenica prossima inizia una nuova avventura chiamata "Mercenari", che vedrà protagonisti Vegeta, Nappa e Radish in giro per lo spazio dopo l'esplosione del pianeta Vegeta. 
Spero davvero che possa piacervi :) vi aspetto lì!
Grazie di cuore per chi continua a seguire i miei deliri in questo fandom!
Eevaa



Tratto dal primo capitolo di "Mercenari", online domenica 15 maggio:
«Saranno qui a momenti, preferisci che ti svegli io con le buone, o preferisci che siano loro a svegliarti?» grugnì Nappa
«Sono sveglio, sono sveglio!» Radish si alzò in piedi con uno scatto, scrollandosi di dosso la sabbia rosso carminio di quel pianeta inospitale. «Non c'è bisogno di essere così scortesi!»
«Ti faccio vedere come posso davvero diventare scortese, moccioso!»
Vegeta ignorò la diatriba che si susseguì e, con il naso volto all'insù, seguì la scia di un'astronave in lontananza. Tentò di ignorare il contorcimento di viscere ma strinse i pugni.
Loro erano arrivati.
  
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