Film > Star Wars
Segui la storia  |       
Autore: Evola Who    09/05/2022    1 recensioni
Non erano più dentro alla nave, nel bel mezzo della galassia e diretti a Nevarro. Adesso erano davanti al maestoso ingresso di un palazzo in marmo, con due piccoli prati verdi ben curati, circondato da un portico colonnato e costruito con architetture esotice. Sopra di loro, il cielo azzurro brillante e il sole caldo, i cui raggi splendenti erano accompagnati da qualche leggero refolo di vento e dai dolci cinguettii di uccelli...
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baby Yoda/Il Bambino, Carasynthia Dune, Din Djarin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 11
L’addio
 

Mando e Cara erano ritornati vicino alle stanze delle figlie, con il piccolo in braccio, pronti a salutare le bambine prima di partire.

Arrivò Oberyn con Elleria. Era vestito coi suoi abiti eleganti, ma con l’occhio nero e il volto livido.

Le bambine si preoccuparono a quella vista, correndo verso di lui, facendo mille domande a raffica su quello che era successo; Mando osservò la scena a testa bassa, in colpa.

Ma Oberyn non sembrava irritato. Anzi, si comportava come se fosse tutto normale.

“Non vi spaventate” assicurò il padre con tono calmo: “È solo un piccolo incidente. Nulla di troppo grave, sto bene.”

“Ma ti sei fatto male?” chiese Elia. “E ti fa ancora male?”

“E il tuo volto guarirà?” domandò timida Lorenza.
“Ma certo che il mio volto guarirà!” assicurò Oberyn, sorridendo alla minore: “E sì, mi sono fatto male e mi fa ancora male.” Continuò a guardare la figlia maggiore.

“Ma passerà. E comunque gli incidenti capitano, e ammetto che è stata tutta colpa mia. Non avrei dovuto fare ciò che ho fatto” ammise, alzando gli occhi verso Mando.

“Ma l’importante è che ho ammesso i miei errori, e tutto questo mi renderà più forte e più consapevole di prima. In fondo, fare degli errori vuol dire anche questo. Rialzarsi in piedi e imparare da essi. E essere più assennato per la prossima volta. perché il motto dei Martell è questo: ‘Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati’.” E sorrise rassicurante: “Una promessa ai nostri nemici, e una sfida per coloro che ci amano.”

Le figlie sorrisero rassicurate da quelle parole, per poi buttarsi su di lui e abbracciarlo; ridendo, Oberyn le strinse a sé, baciandole sulla fronte una a una, dicendo quanto le amasse.

Tutto sotto al sorriso di Ellaria e di Cara, e anche a quello di Mando, sotto al casco.

“Ma allora, il piccolo deve andare via?” chiese Loreza, un po' triste.

“Sì” rispose Oberyn. “I nostri amici devono partire per il loro viaggio.”

A quelle parole partì un coro triste da parte delle quattro.

“Lo so, lo so. Ma non possiamo costringerli a restare qui con noi.” rispose il padre rialzandosi in piedi.

“E se rimanessero qui per la notte?” propose candidamente Elia.

Calò un silenzio teso da parte degli adulti. Ripensando che ci avevano provato con un duello, per convincerli a passare la notte con loro.

“Come ha detto vostro padre, il viaggio è molto lungo e rischioso.” spiegò Cara. “Perciò, dopo che ci siamo ripresi un po', è giunta l’ora di ritornare a casa” e sorrise.

Le bambine erano ancora un po' dispiaciute, ma capirono le loro motivazioni.

“Allora, avete detto addio al piccolo?”

“Sì” risposero Dorea e Loreza.

“E volete salutare i nostri amici?”

Tutte e quattro si spostarono, fermandosi davanti a loro.

“Grazie, Cara, per averci mostrato i suoi segreti di combattimento” disse Elia, gentile. “È stato davvero molto utile per noi.”

“Ora, saremo in grado di tenere testa alle nostre sorelle maggiori!” disse Obella fiera.

“E la smetteranno di dire che sono la più debole! Visto che sono riuscito a tenere teste a Elia e Obella!” aggiunse Dorea.

Cara sorrise, si inginocchiò alla loro altezza e rispose: “Voi siete state delle grandi allieve! Avete dimostrato grandi capacità. E so che, quando sarete più grandi, sarete delle degne guerriere.”

“È quello che speriamo anche noi” disse Elia, fiera.

Tutte e quattro sorrisero.

"Ci mancherai, Cara" disse la maggiore.
"Anche voi mi mancherete."

Ci fu un attimo di silenzio, poi tutte e quattro la strinsero in un abbraccio.

Cara fu presa di sorpresa da questo improvviso gesto di affetto, sentendosi anche un po' a disagio e rigida.

"Wow, okay. Non sono abituata agli abbracci." Ma cercò di stringere con le braccia, dando a tutte una pacca sulle spalle. Quando finì, andarono davanti a Mando.

Lui alzò la testa in e disse, con po’ di incertezza: “Grazie, per esservi prese cura di lui.” Riferendosi al piccolo. “Almeno, per una volta, ero sicuro che fosse in buone mani.”

“Possiamo dirgli di nuovo addio?” chiese Loreza.
Mando si inginocchiò verso di di loro, con il bambino in braccio, porgendoglielo. La più piccola si avvicinò, gli prese la manina e con volto triste disse: “Addio piccolo, è stato bello giocare con te. Almeno, per una volta, non ero la più piccola della famiglia.” Risa, ma ritornò presto con il volto triste: “Almeno, sei con il tuo papà e presto ritornerai a casa” e sorrise fiduciosa.

Sentendo queste parole, Mando fu preso da un attimo di commozione, e fu contento di essere riparato dal suo elmo.

“Mi mancherai tantissimo” lo abbracciò tenendolo stretto, sentendo le piccole braccia dell’alieno che cercavano di stringere. Dopo quel abbraccio, tutte e quattro tornarono dai genitori.

“Bene, forse è meglio che ritornate nei giardini…” propose Ellaria.

Così le bambine fecero un ultimo saluto con la testa ai due viaggiatori e andarono via.

“È meglio che vada con loro…” disse Ellaria. Stava andando via, ma Mando la fermò chiamandola per nome.

Lei si girò guardandolo con aria inespressiva.

“Mi dispiace,” disse Mando “per quello che ho fatto e…”

“Non importa” interruppe Ellaria, lasciando colpito sia Mando che Cara.

“Oberyn mi ha spiegato tutto, e ha ammesso anche la sua colpa.” continuò. “Certo, ammetto che avevo paura per lui e per la sua vita. Ma… ho sempre sperato che si sarebbe fermato in tempo. In fondo, voi due avete dimostrato di essere delle brave persone.” E fece un sorriso.

“Ma apprezzo le sue scuse. E le ho accettate.”

Mando fece un cenno di testa per ringraziarla delle sue parole.

“Addio.”

“Addio” rispose Cara.

Ellaria gli diede le spalle e se ne andò, lasciando il corridoio.

Calò un silenzio teso, che durò solo qualche secondo.

“Beh, un patto è un patto...” disse Oberyn, tirando fuori il cristallo che teneva chiuso nel pugno: “Anche se non capisco perché una cosa così piccola, sia tanto importante per voi.”

“È il nostro unico biglietto per tornare a casa” spiegò Cara.

Oberyn rimase confuso, ma accettò quelle parole rispondendo: “Capisco…”

Mando prese il cristallo, tenendolo stretto in pugno e rispondendo “Grazie” verso al sovrano.

“Beh, era il minimo che potevo fare.”

Oberyn fece un mezzo sorriso, rivolto a Mando. Cara capì che fosse meglio lasciarli da soli.

Così avvertì Mando che avrebbe aspettato fuori, ringraziando il sovrano di Dorme per la sua disponibilità e gli disse addio, ricambiato da lui.
Restarono soli, con il piccolo in braccio al Mandaloriano.

“Beh, allora è un addio.” disse Oberyn, le braccia dietro la schiena e il tono calmo. “Anche se… odio gli addii. Mi sarebbe piaciuto molto conoscerla un po' meglio.”

Mando non rispose, non sapendo che cosa dire. Nemmeno lui era bravo con le parole.

“Ma almeno, ora potrà tornare a casa con il cristallo in tasca e il bambino con sé” e con un sorriso, accarezzò il bordo delle orecchie con il dito, attirando la sua attenzione.

“È davvero fortunato ad averlo.”

“Beh, più che altro, mi sento io quello fortunato.” disse Mando facendolo ridere.

“Sì, posso immaginarlo”. Rise. E quando finì abbassò la testa con espressione triste e sospirando.

“E le chiedo scusa, se sono stato così insistente con lei…” ammise. “Volevo solo… avere più tempo da passare insieme. E ammetto che non sono molto bravo, ad accettate i rifiuti.” Cercò di sorridere, ma con un po' di tensione.

Mando non rispose. Cercando di capire le sue intenzioni.

“Chissà quando mi capiterà di nuovo, di incontrare un vero cavaliere.”

“Io non sono un cavaliere. Né un uomo d’onore.” disse Mando chiaramente.

Oberyn resto spiazzato da queste parole. Non capendo il motivo del suo rifiuto come tale.

“Ero un mercenario” disse. “Cacciavo gente per soldi. Senza chiedere il perché, senza chiedere nulla e dimenticando tutto subito dopo. Avrei dovuto fare la stessa cosa, con il piccolo…”

Spiegò che il bambino aveva una bella teglia sulla testa e che aveva usato l’anticipo per farsi la spallina e il resto del lavoro, tutta la sua intera armatura.

Doveva lasciarlo al cliente e dimenticare.

“Ma non ha l’ha fatto.” disse Oberyn

“No, ma avrei dovuto…”

“Ma lei lo voleva?”

Mando alzò la testa, sorpreso da quelle parole.

“Certo, posso comprendere il ‘senso del dovere’ su certi lavori. Ma quando capisci che una cosa è giusta o sbagliata, non c’è senso del dovere che tenga. E lì, la moralità prende il sopravvento, facendo fare la cosa giusta. Al costo di rinunciare a tutto.”

E fece un sorriso rivolto al bambino.

“E se questa non è lealtà dei cavalieri, allora non so che cosa sia. E mi creda, ho visto i sovrani compiere azioni orribili per i loro vantaggi…” e abbassò la testa, prendendo un sospiro e chiudendo gli occhi per qualche istante.

“Beh, allora… la ringrazio per la stima che ha sempre nutrito in me.”

“A me dispiace di essermi mostrato così inopportuno nei suoi confronti” ammise. “Non avrei dovuto provocarla così tanto. Dovevo solo mantenere la mia parola e restituire il cristallo. Almeno così mi sarei aggiudicato la sua fiducia. E non dato una brutta impressione…”

Mando percepì il suo sincero dispiacere, capendo che forse l’aveva giudicato male…

“Beh, si è preso cura del piccolo” disse Mando con tono pacato.

Oberyn alzò gli occhi con volto inespressivo ma pronto ad ascoltare il resto.

“E ha solo difeso la sua dimora da dei possibili nemici. E se fossi stato al suo posto, avrei reagito ugualmente. Soprattutto, verso ai miei cari. Perciò la comprendo.”

Oberyn sorrise, apprezzando quelle parole.

“E forse… non avevi nemmeno delle brutte intenzione con noi.”

“Solo brevemente all’inizio.” assicurò Oberyn con tono sincero.

I due si guardarono, mentre il sovrano continuava a sorridere e Mando, per una volta, riuscì a sostenere il suo sguardo senza timore.

“Peccato, sarebbe nata una bella amicizia.”

“Sarà per un’altra volta.”

Oberyn rise rispondendo: “Lo spero!” continuò a ridere, finché non smise e ritornò a guardarlo con il volto sereno.

“Allora, questo è un addio.”

“Suppongo di sì.”

“Addio, Oberyn.”

Il sovrano si avvicinò a lui, porgendo la mano e stringendola con una forte stretta.

“Però, posso chiederti un’altra cosa?"

“Suppongo di sì.”

“Che cosa si nasconde dietro a quel elmo?”

Mando rimase colpito da quelle domande

“Ovviamente, non ti chiedo di togliere l’elmo. E non lo farei mai. Ma… ammetto che sono curioso di sapere che tipo di volto ha, una persona come te.”

Mando non sapeva che cosa pensare: che cosa poteva digli?

Di certo, non poteva dire che era letteralmente come il suo… o forse, sì.

Mando, dalle tasche sulle cinture, prese un frammento di specchio (che usava per accecare i nemici, con i raggi del sole), lo mise in mano a Oberyn e rispose: “Ecco.”

Il principe guardò il proprio riflesso in quel pezzo di vetro, confuso.

“Ehm… che cosa dovrei vedere?”

“Il mio volto.”

Oberyn lo guardò stranito dalle sue parole, per poi ritornare a guardate il suo riflesso.

“Addio, Oberyn” ripeté. Gli diede le spalle e iniziò a camminare verso all'uscita.

Il principe lo guardò andare via, con il pezzo di vetro in mano, riguardando il suo riflesso e ripensando alle sue parole: “Il mio volto”

Che cosa voleva dire? Che era una specie di metafora, che tutti dentro di sé, potevo essere come lui? Che ognuno era come lui? O forse, alla fine, erano davvero così simili, più di quanto pensassero?

Erano domande a cui Oberyn non avrebbe mai trovato risposte. Gli sarebbe rimasto solo un grande ricordo di lui e di questa giornata… un ricordo, che non avrebbe dimenticato mai.
 

***
 
Fuori dal palazzo, Cara e Mando e il piccolo si allontanarono.

Cara non chiese nulla su Oberyn. Non fece domande e non chiese niente. Ma per una volta, era curiosa di sapere che espressione avesse in volto Mando, dopo tutta questa storia…

Quando furono abbastanza lontani, si fermarono. Mando prese il cristallo e lo avvicinò al bambino.
“Okay, piccolo, ora fai quello che riesce a riportarci a casa” disse con tono gentile.

Il piccolo alieno prese il cristallo in mano, lo guardò per un po', per poi chiudere gli occhi.

Si concentrò e comparve di nuovo una forte luce verde, che lo avvolse tutti e tre, fino a farli scomparire di nuovo.
 

 
Fine.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Star Wars / Vai alla pagina dell'autore: Evola Who