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Autore: ChrisAndreini    09/05/2022    0 recensioni
Una raccolta di momenti di vita della Corona Crew. Comici, tragici, introspettivi. Bocconi di vita, dai momenti più gioiosi a quelli più tragici. Un gruppo di amici e la loro semplice e allo stesso tempo complessa storia, nel corso degli anni.
Le piccole avventure di una matchmaker, un ansioso, un aspirante mago, un giovane imprenditore, un gran lavoratore, un'ereditiera tsundere, un'altra tsundere ma meno ereditiera, un artista iperattivo e il resto della loro allegra brigata di gente matta.
È collegata alla storia "Corona Crew", nella sezione romantica, ma molti capitoli potranno essere letti anche singolarmente... spero.
Cap. 1:
"...spesso in momenti come questo si chiedeva se si nascondeva perché era minuto, o se la natura gli aveva concesso l’essere minuto per dargli la possibilità di nascondersi.
Purtroppo non era un ottimista, e solitamente il dibattito filosofico si concludeva sempre con un sicuro “se fossi grande e grosso non avrei di certo bisogno di nascondermi” dopo il quale si lamentava con madre natura matrigna per non avergli dato questa possibilità"
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Come ottenere un padre migliore (e magari tornare col tuo ex già che ci sei)

 

Nota iniziale: Questa one shot si svolge dopo la conclusione della storia, quindi se non si è finito Corona Crew non conviene leggerla, perché ci saranno spoiler. Si svolge anche dopo il capitolo “Proposta imprevista”, che però verrà solo citato molto molto vagamente.

 

Clover aveva un piano.

In realtà non proprio, ma aveva un obiettivo, e la determinazione per raggiungerlo.

E sorprendentemente, alla ormai veneranda età di 27 anni, aveva anche la saggezza di ammettere quando era il caso di chiedere aiuto per qualcosa.

Lo so, è strano.

E probabilmente il suo voler chiedere aiuto a Diego, il suo ex, non era neanche un’idea del tutto saggia, ma dettagli.

Oh, giusto, meglio fare un leggero passo indietro.

Clover e Diego si erano lasciati, per tipo la quarta volta.

La loro relazione era stata un costante tira e molla, da quando si erano messi insieme circa tre anni prima, e sebbene di solito si mollassero e riprendessero nel giro di pochi giorni o al massimo qualche settimana, quella volta la separazione era stata parecchio seria, e andava avanti da Aprile.

…erano a Ottobre.

Quindi, insomma, Diego era proprio il suo ex.

Ma erano rimasti in buoni rapporti, da bravi adulti maturi quali erano.

Quindi tutto a posto, giusto?

Forse non abbastanza a posto da chiedergli un favore abbastanza serio, ma a Clover non mancava la faccia tosta, ed era meglio chiedere e subire un rifiuto che non chiedere proprio.

E quale occasione migliore del compleanno di un bambino di due anni per trovarlo allegro e pertanto convincerlo ad assecondarla nella sua nuova follia.

Ora bisognava solo trovarlo.

Chissà dove si era cacciato.

-Clover, eccoti!- la sua ricerca venne interrotta da Paola, madre del festeggiato, e una delle sue più care e importanti amiche, al momento incinta del secondo figlio.

E stranamente molto attiva nonostante non dormisse probabilmente da due anni e nove mesi, a giudicare dalle occhiaie che aveva tentato di coprire con un correttore scrauso.

-Paola, c’è qualche problema?- chiese Clover, notando che la sua amica stava facendo il muso, o almeno ci stava provando, perché era difficile per lei apparire scontenta di qualcosa.

-Sì! No! Clover…- Paola le mise le mani sulle spalle, per fare un discorso serio -Non puoi regalare a mio figlio di due anni un intero castello gonfiabile da più di mille dollari!- si lamentò, iniziando a scuotere con violenza colei che era stata la sua damigella d’onore, e madrina di Carlo.

-Oh, l’hanno montato?- chiese Clover, con tutta la calma del mondo, cercando di sbirciare fuori dalla finestra.

-Ti prego, Clover, riprenditelo prima che Carlo lo veda!- Paola iniziò a scuotere Clover più forte, agitata.

-Perché? Pensavo fosse un bel regalo. Purtroppo non c’era spazio in casa vostra, ma tanto passate qui tutti i weekend, quindi pensavo andasse bene- Clover finse di non capire il vero motivo per cui Paola stava facendo quel teatrino, e si esibì in un sorrisetto innocente.

-Clover!- Paola si lamentò, senza credere alla sua finta ignoranza -È decisamente troppo costoso, non possiamo accettare!- esplicitò chiaramente il suo problema con il regalo, lasciando andare Clover e seppellendo il volto tra le mani.

-Sono la sua madrina, è normale che spendo un po’ più degli altri. E 2 anni è un traguardo importante da festeggiare!- provò a giustificarsi Clover, che non aveva avuto molte idee su cosa fare ad un bambino così piccolo e si era fatta consigliare dalla Corona Crew.

Alla fine il gioco gonfiabile era stata l’idea più votata.

-Tranquilla, non è costato mille dollari- la rassicurò poi. Era costato ottocento dollari, una cifra accettabile per la sua ricchezza.

-Ma…- la successiva obiezione di Paola venne interrotta dall’arrivo di un bambino di due anni esagitato.

-Mamma! Mamma! Un castello!- esclamò, saltellando verso la madre, che sospirò, e si arrese finalmente al dono.

Clover sorrise gongolante, e si piegò verso il bambino.

-Ti piace il mio regalo, mostriciattolo?- chiese, giocosa.

-Sì! È bellissimo!- rispose lui, saltellando sul posto non contenendo la sua eccitazione.

-Ti piace tanto così?- Clover allargò le braccia.

-Di più. Tanto tanto così!- il bambino allargò le proprie braccia così tanto che rischiò di cadere all’indietro.

Sua madre lo afferrò al volo, e lanciò a Clover un’occhiataccia.

-Visto? Gli piace- Clover si rivolse a lei, molto soddisfatta.

Paola sospirò.

-Come si dice, Carlo?- incoraggiò il figlio a comportarsi bene.

-Grazie, zia Clo!- disse il bambino ripetendo le parole come un mantra.

-È un piacere, mostriciattolo- Clover gli scompigliò i capelli.

-Posso andare a giocarci con gli amici?- dimenticandosi subito di lei, Carlo si rivolse nuovamente alla madre, speranzoso.

-Fammi controllare se è sistemato, okay?- rispose Paola, incoraggiante ma ferma.

Era un’ottima madre, molto attenta alla salute di suo figlio.

-Non è finita qui, Clover- lanciò un’occhiata decisa verso Clover, anche se stava sorridendo, e uscì fuori per controllare le condizioni del regalo.

Clover era molto felice che il suo figlioccio avesse apprezzato, e tornò alla sua missione con un largo sorriso sulle labbra.

Sorprendentemente, ci mise meno del previsto a trovare Diego.

Sfortunatamente, non era solo.

E non sembrava stesse avendo una conversazione molto piacevole.

-Su, è stato un bel regalo. È stravagante, ma l’importante è che piaccia a Carlo, no? E poi anche Coco potrà giocarci. Ha sempre voluto un castello gonfiabile- stava dicendo Diego, in tono mite ma stanco.

-Un po’ eccessivo, comunque. Non c’è bisogno di attirare così tanto l’attenzione su di sé!- si stava lamentando la sua interlocutrice, una tale Jean qualcosa, sua ragazza da poco meno di un mese, e sua accompagnatrice a quella festa.

A Clover non piaceva, e non era la gelosia a parlare.

Jean era una compagna di università di Diego, che gli girava intorno da quando lui e Clover stavano ancora insieme. E già solo per questo meritava il biasimo della ragazza.

Inoltre era possessiva, insicura, molto falsa e manipolatrice.

…forse Clover era un po’ gelosa.

Cioè, no! 

Aveva tutto il diritto di farsi piacere chi voleva e non farsi piacere Jean.

E Jean non le piaceva perché no.

Soprattutto quando le parlava alle spalle in quel modo.

-Dai, che fastidio ti da un gonfiabile?- Diego continuò a difendere Clover, irritando maggiormente la sua nuova ragazza.

Avrebbe dovuto intuire che il fastidio non era verso il gonfiabile, ma verso chi aveva regalato tale gonfiabile.

Povero Diego, ancora così ignorante sulla psiche femminile.

Forse perché non era abituato alla gelosia.

Clover non era mai stata eccessivamente gelosa.

Almeno non in modo così infantile.

-Che poi perché è stata invitata? Non ha più nessun legame con la tua famiglia!- Jean rese più esplicito il motivo del fastidio cambiando argomento.

Diego la guardò confuso.

-È la madrina di Carlo- obiettò, continuando a difendere Clover.

Aww, che dolce ingenuo.

-E allora?! Che cambiassero madrina! Non state più insieme! È una mancanza di rispetto nei miei… nei tuoi confronti invitare la tua ex!- continuò ad obiettare Jean, con sicurezza.

-Non si può cambiare madrina, ed è la migliore amica di Paola. Comunque a me non da fastidio. È una grande casa a malapena l’ho vista, oggi- Diego cercò di chiudere l’argomento, mettendo le mani avanti.

-Beh, a me da fastidio che la tua ex continua a girarti intorno in quel modo!- esclamò furiosa Jean, con grandissima ipocrisia.

Ipocrisia? Perché?

A volte il cervello di Clover lavorava più velocemente di lei.

Osservò la ragazza qualche secondo, in particolare il suo telefono che spuntava fuori dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni.

…oh.

Che ipocrita!

-Non devi temere niente. È solo un’amica di famiglia!- Diego provò a rassicurarla, anche se era palesemente stanco di quella conversazione.

Clover decise di intervenire.

Iniziava a stancarsi anche lei.

-Mi fischiano le orecchie, parlavate del mio splendido regalo di compleanno?- si introdusse nella conversazione con semplicità, facendo sobbalzare Jean.

-Oh, ciao Clover. Non ti avevo ancora vista, oggi- Diego le fece un cenno, cercando di risultare il più impassibile possibile.

Clover notò chiaramente la sua tensione, la sua preoccupazione, e una leggera irritazione al suo intervento.

-Sì, è un regalo davvero audace. Serve a compensare qualcosa?- Jean cambiò completamente il tono e i modi, diventando zuccherosa e gentile, ma lanciandole una frecciatina discreta come una palla di cannone.

-È più una dimostrazione d’affetto. Per Carlo, Paola e il resto della famiglia. Ma anche i calzini che hai regalato tu sono molto carini, mi è piaciuto soprattutto il design- Clover era sincera. Erano un bel design.

Peccato che Jean fosse prevenuta, pertanto le lanciò un’occhiataccia prendendo il suo commento come sarcastico.

-Sono un regalo utile. Diego mi ha riferito che mancavano i calzini- si difese, stringendosi al suo ragazzo con fare possessivo.

-Sì, infatti- annuì Diego, a disagio, senza guardare nessuna delle due.

-La prossima volta cercherò anche io di fare un regalo più utile che dilettevole- Clover la lasciò vincere, poi si rivolse a Diego -Posso rubarti per un minuto, devo chiederti una cosa- indicò un luogo isolato.

Diego aprì la bocca per rifiutare, probabilmente, ma Jean fu più veloce a rispondere.

-Qualsiasi cosa vuoi dirgli, puoi dirgliela davanti a me- lo strinse con più forza.

Clover alzò le spalle.

-Okay… puoi accompagnarmi al compleanno di mia madre? Ho un piano e ho bisogno di un aiutante. Avrei chiesto a Max, ma è ad Agaliria, e Denny non è in grado di sostenere un simile compito- Clover andò dritta al punto, fregandosene di come Jean avrebbe potuto interpretare la sua richiesta, ma cercando di mettere in chiaro che non fosse romantica citando due amici che erano praticamente fratelli, per lei.

Jean fraintese comunque, ascoltando e vedendo solo ciò che cercava per giustificare la sua gelosia.

-Mi dispiace, ma quel giorno siamo impegnati!- trovò una scusa al volo, fissando Clover con odio malcelato.

Diego le lanciò un’occhiata confusa.

-Wow, sai quando mia madre festeggia il compleanno? È incredibile! Sei forse una medium? O una stalker?- chiese Clover, fintamente sorpresa, dato che non aveva detto la data nella quale avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Diego.

Il commento di Clover servì a zittire Jean abbastanza da permettere a Diego finalmente di parlare.

-Scusa, Clover, ma non mi sembra il caso. E poi sai che i tuoi genitori non sono proprio molto accoglienti nei miei confronti- cercò di rifiutare, con fermezza, anche se la sua voce tremava e sembrava parecchio in difficoltà.

-È per questo che volevo chiedere a te. Ho bisogno di qualcuno che distragga mio padre e Aloe, e tu sei la scelta più indicata. Ho chiesto anche ad Amabelle, ma è da suo padre questo mese, per quello stage attoriale- spiegò Clover, alzando le spalle.

-Non hai sentito?! Siamo impegnati!- provò ad obiettare Jean, con un filo di voce.

-Mathi?- propose Diego.

Clover scosse la testa.

-Sarebbe un disastro. E prima che tu me lo chieda: Petra è da Amabelle, Felix e Mirren proprio quel giorno vanno a scegliere la sala per la cerimonia, Norman è ovviamente a lavoro, non potrei mai chiedere a Paola una cosa del genere, è troppo buona, e non ho altri amici- spiegò, stroncando sul nascere ogni possibile obiezione.

-E Diego è impegnato con me! Non è colpa nostra se non hai amici!- Jean obiettò con più forza, fulminando Clover con lo sguardo.

-Se Diego è impegnato non ci posso fare niente, ma la proposta la faccio comunque- Clover alzò le spalle, senza scomporsi -Inviterei anche te ma già portare una persona è rischioso- aggiunse poi, porgendo metaforicamente l’altra guancia per evitare ulteriori discussioni.

Anche se Jean non se la meritava.

-Beh, noi siamo impegnati, fine. Chiedi a qualcun altro- Jean decise di chiudere la conversazione, e iniziò a trascinare Diego via da lì.

-Qual è il motivo per il quale vuoi che ti accompagni? Che devi fare?- Diego non si fece trascinare, e squadrò Clover con sospetto.

-Sono informazioni riservate. Se non lo fossero state avrei assunto qualcuno per il ruolo, ma se il diciassette siete impegnati va bene, non voglio insistere- Clover alzò le mani, abbandonando la sua richiesta.

Diego aprì la bocca per obiettare qualcosa, ma Jean fu più veloce.

-Sì! Il diciassette siamo impegnati! Mi dispiace!- affermò con convinzione.

-Proprio il diciassette? Non potete spostare al quindici, sedici o diciotto?- Clover fece il muso.

-Tesoro…- Diego provò ad obiettare, rivolto a Jean, che lo interruppe di nuovo.

-No! Solo il diciassette! È una cosa da diciassette!- mentì, spudoratamente.

-Ottimo, quindi il quindici Diego è libero per il compleanno di mia madre- Clover sorrise angelica, dimostrando di averla ampiamente fregata dandole di proposito la data sbagliata.

Diego sospirò. Si aspettava quel colpo di scena, dato che ricordava la data del compleanno della madre di Clover.

Jean era di sasso.

Ci furono alcuni secondi di silenzio.

Poi Jean esplose.

-Ma si può sapere cosa vuoi dal mio ragazzo?! Hai avuto la tua occasione, ora smetti di girargli intorno! Non verrà con te ad un appuntamento per il compleanno di tua madre! Già è tanto che ti invitino ancora a questi eventi. Che mancanza totale di rispetto!- iniziò a sbottare contro Clover tutto quello che pensava di lei, senza filtri né di parole, né di volume.

Clover non avrebbe avuto problemi a farla continuare all’infinito fregandosene di ciò che diceva, ma era nel mezzo del compleanno di un bambino di due anni. Non il luogo migliore dove fare scenate e attirare l’attenzione.

-Hey, calmati, non mi sembra il caso di…- provò a fermarla, guardandosi intorno sperando di non aver attirato l’attenzione di Carlo.

-Non dirmi di calmarmi. È tutta colpa tua! Sei tu che provochi e poi le altre persone fanno brutta figura! Non state insieme! Tu non sei nessuno! Brutta…- la ragazza continuò ad urlare.

-Jean…- Diego provò a fermarla, preoccupato quanto Clover.

-Che fai, eh, la difendi anche?! Lo sapevo che eri ancora innamorato di lei! Mi porti a questa festa per farmi conoscere la tua famiglia e poi mi tradisci alla luce del sole con la tua ex!- Jean cambiò oggetto per la sua rabbia.

E fu in quel momento, nell’assistere ad attacchi indirizzati ad una persona che non c’entrava assolutamente nulla e non aveva colpe, che Clover perse il contegno.

-Ehi, non accusare Diego di una cosa che stai facendo tu!- sbottò, difendendo il suo ex, e non dosando le parole.

Probabilmente non avrebbe dovuto scaldarsi tanto per non far arrabbiare ulteriormente Jean.

E sicuramente non avrebbe dovuto rivelare quell’informazione in quel modo.

Ma la sua ipocrisia era frustrante, e se c’era una cosa che Clover non tollerava era il tradimento.

E, comunque, ottenne il risultato sperato, perché Jean si ammutolì completamente, impallidì, e si girò verso Clover, portando inconsciamente la mano al telefono.

Ah, beccata!

-C_Cosa? Che intendi dire con questo? Jean?- Diego, la vera vittima di tutto il discorso, si rivolse incredulo alla sua ragazza, che boccheggiò qualche secondo, facendo saettare gli occhi da una parte all’altra in cerca di una via di fuga da quella situazione.

Clover era pronta a scommettere tutti i suoi soldi che avrebbe rigirato la situazione accusando Diego di credere alla sua ex gelosa e non a lei.

-Che… che stai dicendo?! Io non… non ho fatto niente! Che fai, adesso?! Credi alle stupide parole false della tua ex gelosa e non a me?!- disse infatti, come da copione. Wow, sembrava un episodio di Gorgeous. Clover avrebbe dovuto condividere l’aneddoto con Veronika, più tardi.

-Non ho detto questo, ma…- Diego faceva passare lo sguardo tra Clover e Jean come un animale in trappola.

E Clover si pentì amaramente di essersi lasciata sfuggire l’informazione in quel modo.

Fece un metaforico e letterale passo indietro.

-Vi lascio parlare con calma- cercò una via di fuga da quella situazione, e la trovò in Coco e Oliver che sembravano litigare poco distante.

-Ehi, non c’è niente di cui parlare. Ammetti di aver detto una sciocchezza e poi vattene dalle nostre…- Jean provò ad obiettare, ma questa volta fu Diego ad interrompere lei.

-Preferirei che parlassimo da soli, Jean- iniziando a trascinarla, non forzatamente, verso un luogo più isolato.

Clover tirò un profondo sospiro mentale, e decise di non pensare alla situazione di Diego.

Gli avrebbe chiesto scusa per messaggio, più tardi, e poi avrebbe dimenticato la situazione.

Anche se meritava di sapere che la sua ragazza lo aveva tradito con il proprio ex, almeno una volta, il giorno prima, come era risultato ovvio e palese ad un’occhiata approfondita.

A volte il suo dono era una maledizione.

Il resto della giornata passò bene, anche se non vide Diego e Jean per il resto del compleanno.

Meglio così.

Però la sua proposta restava in piedi.

 

-Sono qui solo perché mi hai promesso che a fine giornata annunceremo finalmente che ci siamo lasciati! E per il cibo gratis- le aveva detto Diego appena si erano ritrovati davanti alla vecchia casa di Clover.

In effetti, un dettaglio che Clover aveva omesso mentre faceva la proposta a Diego, per non far arrabbiare ulteriormente Jean, era stato che il motivo principale per il quale Diego era la persona migliore da portare al compleanno di sua madre era che ufficialmente stavano ancora insieme, almeno per la famiglia di Clover.

Avevano deciso di comune accordo di non dire subito della separazione ai genitori di Clover, perché le altre volte si erano poi rimessi insieme quasi subito ed era stato imbarazzante.

Adesso… ormai era parecchio che si erano lasciati, e Diego stava con un’altra, quindi era proprio il caso di annunciarlo e togliersi quel cerotto, ufficializzando che no, questa volta non si sarebbero più messi insieme, era finita.

Clover cercò di non pensare a quel dettaglio, e di concentrarsi sulla missione che necessitava di Diego per funzionare.

Che sarebbe iniziata a momenti. Tutto era pronto, erano entrambi in posizione, e Clover aveva anche acquistato degli auricolari professionali da spia che stava usando con il suo ex.

-Quindi il tuo piano è usarmi per distrarre l’attenzione di Aloe e tuo padre mentre tu chiudi tua madre nella serra con il padre di Max per un tempo indefinito finché non si rendono conto dei loro sentimenti così tua madre poi lascerà tuo padre, sposerà Rich, e tu diventerai sorellastra di Max e Denny?- ricapitolò Diego, controllando se l’auricolare funzionasse.

-Detto così suona stupido, ma sì, in breve- rispose Clover, sottovoce. Era nascosta tra i cespugli e aspettava che sua madre entrasse nella serra.

Sarebbe successo sicuramente, prima o poi, per portare da mangiare a Rich, come faceva sempre.

-È un’idea stupida, Clover! O forse dovrei chiamarti Amabelle?- la prese in giro Diego, già stanco prima ancora che iniziassero.

-Non paragonarmi a lei! Io lo faccio per una giustissima causa!- si difese Clover, decisa. Essere paragonata ad Amabelle le provocava un brivido lungo la spina dorsale.

-Trasformare tua madre in una traditrice?- continuò a provocarla Diego, in tono divertito ma anche un po’ freddo.

-Ehi, non osare! Non è tradimento se non prova assolutamente nulla per il marito, lui la tradisce costantemente con un considerevole numero di amanti, e lei lo lascia per stare con la persona della quale si è innamorata!- provò ad obiettare Clover.

-…è tradimento comunque, anche se non nego abbia delle attenuanti. Ma sarebbe meglio lasciare la persona prima di tradirla. Così… per dire- Diego le fece notare delle evidenti falle nel piano, e obiettivamente non aveva tutti i torti.

Ma la madre di Clover era un caso a parte, okay? Era difficile che lasciasse e basta. 

-Concordo completamente, ma mia madre ha bisogno di una spinta! Mali estremi richiedono estremi rimedi- concluse il discorso, categorica.

Anche se effettivamente il suo piano andava contro ogni cosa in cui credeva.

Diego rimase zitto qualche secondo.

-…okay, e come posso distrarre tuo padre e tua sorella?- alla fine decise di stare dalla parte di Clover, anche se sembrava ancora piccato.

Probabilmente tutto quel parlare di tradimenti gli aveva fatto tornare in mente la sua ragazza.

Chissà se avevano chiarito? 

Probabilmente sì, perché Diego non aveva annunciato di averla lasciata.

Forse l’aveva perdonata?

O lei aveva mentito dicendo di non averlo tradito e che Clover diceva bugie?

Qualsiasi fosse la risposta, a Clover non doveva importare.

Oppure sì…?

Non stavano più insieme, okay, ma erano ancora amici.

Clover l’avrebbe detto ai suoi amici se il loro partner li avesse traditi.

Poi il fatto che le altre coppie della Corona Crew fossero anime gemelle totali che mai avrebbero tradito (Mirren e Felix stavano anche per sposarsi) era un altro discorso.

-Sii te stesso, come fai farai bene- lo incoraggiò Clover, convinta.

-Non so se essere onorato o offeso- borbottò Diego.

-Oh, e non farti sgamare mentre parli con me!- gli fece presente poi Clover.

-Sì, sì, capito. Dimmi tu quando cominciare con la distrazione. Non voglio attirare l’attenzione prima di allora- Diego era a disagio, chiaramente.

-Sì sì, appena mamma passa da queste…- proprio mentre Clover stava dicendo la frase, sua madre passò davanti al cespuglio dove la rgazza era nascosta, con un piatto di porcellana in mano pieno di cibo delizioso, e occhi brillanti.

Entrò nella serra dove Rich stava lavorando.

E Clover si affrettò a chiuderli dentro.

-L’aquila è nel nido!- disse a Diego.

-Cosa?- rispose lui, confuso.

-Il pesce è nella rete!- replicò Clover.

-Okay… non capisco- 

-Uffa! Mia madre è stata adescata e rinchiusa, e tu devi distrarre mio padre e mia sorella- Clover spiegò in modo più dettagliato.

-E dire solo questo era troppo difficile?- si lamentò Diego.

-Sei noioso- 

-Tu sei strana- 

-Strana io?! Ma quando mai!- Clover alzò gli occhi al cielo e si rimise in posizione, anche se non riuscì a trattenere un sorrisino. Le era mancato battibeccare con Diego in quel modo.

-Sul serio, Amabelle, esci da questo corpo- esclamò Diego in tono enfatico.

-Blasfemo!- a Clover venne un altro brivido ad essere paragonata ad Amabelle.

-Chiudo, devo andare a parlare a tuo padre delle sue politiche aziendali fallimentari- Diego iniziò ad attuare il piano per il quale era stato trascinato lì.

-Ohhh, darei oro per assistere!- Clover lo lasciò andare.

Ed effettivamente aveva dato oro (circa) e riuscì non ad assistere, ma ad ascoltare quasi tutta la disastrosa conversazione tramite l’auricolare.

E fu così d’intrattenimento che non si accorse minimamente che qualcosa di strano stava accadendo nella serra rigorosamente chiusa.

Almeno finché Diego non si zittì.

-Ehm… splendore?- sussurrò, tirando fuori un soprannome che Clover non sentiva da parecchio, e le fece saltare il cuore nel petto.

-Che c’è?- chiese, confusa.

-Tua madre è appena tornata al tavolo, e sembra parecchio turbata anche se impeccabile- rispose Diego.

-Aspetta, cosa?!- Clover lanciò un’occhiata verso la serra, e incrociò gli occhi di Rich, alias il padre di Max e Denny, alias il suo futuro padre, almeno nei suoi piani.

Che era appoggiato al muro della serra, e l’aveva beccata in pieno.

-Qualcosa è andato storto- sussurrò, alzandosi in piedi e cercando di non dare a vedere di essere stata completamente beccata.

-Buon pomeriggio, Clover, come stai?- chiese Rich, attirando la sua attenzione e incoraggiandola ad avvicinarsi.

Aveva il solito sorriso incoraggiante e gentile, ma le sue spalle erano rigide, e gli occhi velati di leggera tristezza.

-Ah, ho finalmente ritrovato l’orecchino che stavo cercando!- Clover si inventò una scusa al volo per la sua presenza lì, prima di rivolgersi al giardiniere -Ciao, Rich! Come va il lavoro? Hai mangiato qualcosa? Vuoi che ti porto qualcosa? Vuoi che porti mia madre che ti porti qualcosa?- Clover fece la finta tonta.

-Ho progettato questa serra da zero, e l’ho costruita con le mie mani, senza aiuto, pezzo dopo pezzo…- cominciò a spiegare Rich, senza rispondere a nessuna delle domande di Clover.

-Ed è una bellissima serra, sai quanto apprezzo il tuo lavoro- Clover gli sorrise e osservò attentamente il piccolo edificio cercando dove avesse sbagliato. Eppure appariva completamente sbarrato. Come erano usciti?!

-E… mi dispiace dirtelo, Clover, ma sono vicino di casa di Amabelle da quando è nata, so come uscire fuori da eventuali bravate del suo genere- Rich le sorrise dispiaciuto, e Clover intuì che non era stata solo beccata, ma anche programmata. 

Wow, che smacco!

-Che bravate?- Clover fece la finta tonta, rabbrividendo di nuovo per essere paragonata ad Amabelle.

-Sgamata in pieno- le sussurrò Diego all’orecchio, che stava sentendo tutto.

Clover si trattenne a stento dal mandarlo in un posto poco carino.

-C’è qualcosa che ti turba, Clover?- Rich le si avvicinò, e le mise una mano sulla spalla, ignaro del disturbatore.

-Non c’è niente che mi turbi, Rich, davvero. Okay, ammetto di aver fatto una cosa un po’ discutibile, ma era solo uno scherzo. Mi dispiace, e si è risolto subito- Clover rinunciò all’idea di fare finta di niente, e cercò di giustificare e difendere il suo gesto, mettendo, letteralmente e metaforicamente, le mani avanti.

-Senti… apprezzo che tu…- Rich esitò, riflettendo bene sulle sue successive parole -…so quanto tu sia in gamba quando si tratta di leggere gli altri, e non nego che tua madre sia una donna meravigliosa, ma… Clover…- dal tono di voce era chiaro che stesse per fare un discorsetto da padre.

E sebbene Clover lo volesse come genitore, non le sembrava giusto che lui le facesse un discorso da padre senza esserlo effettivamente diventato e senza avere intenzione di diventarlo, come era chiaro dalle sue parole e dai suoi gesti.

Uffa, aveva anche implicitamente ammesso di essere innamorato di sua madre! Che stava aspettando?!

-Era solo un tentativo! Chiudere due persone insieme non le forza a fare nulla! Non ho mica drogato il cibo! Era solo…- Clover lo interruppe e si difese più a spada tratta.

-In effetti non è neanche lontanamente comparabile alle bravate di Amabelle- la difese Diego, al suo orecchio, un po’ tra sé.

Ecco, se lo diceva anche Diego…!

-Lo so, Clover, non serve metterti sulla difensiva, non ti sto accusando o criticando, cerco solo di spiegarti…- Rich aveva un tono calmo e rassicurante.

Clover non aveva intenzione di subire questa inevitabile paternale, e lo interruppe di nuovo.

-Non c’è niente da spiegarmi! Lo so che è stato infantile, e stupido, ma mi sono stancata di vedere mia madre infelice solo perché non ha il coraggio di liberarsi da questo rapporto tossico! E speravo che tu avresti potuto aiutarla- sbottò, mettendo più in chiaro il suo intento, per dimostrare a sé stessa, e a Rich, e a Diego, che le sue intenzioni erano le migliori possibili, e non aveva secondi fini egoisti e inconsci.

Rich esitò qualche secondo prima di rispondere, ma alla fine si decise a farlo.

-Non… non è compito di nessuno aiutarla. Lei è l’unica che possa aiutarsi- disse con calma, e una certa tristezza.

Quelle parole furono come una pugnalata nello stomaco di Clover.

-Se non ti importa di lei puoi tirartene fuori, ma io…- strinse i denti, seccata nel vedere Rich così arrendevole. Forse l’aveva giudicato male e non teneva davvero a sua madre, se non aveva intenzione di aiutarla.

Questa volta fu lui ad interromperla.

-No, Clover, hai frainteso. Io… io vorrei tanto aiutarla, e ci ho provato, anche se non nel modo che intendi tu. E se un giorno ne avrà bisogno la aiuterò ancora, e ancora, ma né io né tu possiamo aiutare una persona che non vuole essere aiutata. È triste, ma è una sua scelta. E devi permetterle di scegliere, anche se magari non è la scelta migliore per lei. È giusto starle accanto e aiutarla al meglio, ma non puoi forzare una scelta che non ha intenzione di compiere. E non puoi sapere i motivi profondi delle sue scelte. Ogni persona ha un modo infinito dentro di sé- le spiegò, finalmente riuscendo ad esprimere il concetto che dall’inizio cercava di trasmetterle, e non con la paternale che Clover si aspettava.

Era onestamente una buona visione della cosa.

Una triste ma purtroppo molto reale.

Non si può aiutare qualcuno che non fa uno sforzo per voler stare meglio.

E la madre di Clover… lei non voleva stare meglio, non voleva aiuto, ed erano anni che accettava passivamente una vita che la faceva stare male senza fare nulla per cambiare la situazione. Senza volere in alcun modo cambiare questa situazione.

E questo non significava che quello che viveva fosse giusto perché era lei a sceglierlo, e che non bisogna supportare qualcuno in difficoltà. Ma l’aiuto esterno può portare solo fino ad un certo punto, e il vero cambiamento comincia dall’interno della persona.

Dopo parecchi secondi di silenzio, Clover sospirò, e abbassò la testa, sconfitta. 

-…capisco, Signor Sleefing- fece un passo indietro, ammettendo che la non-paternale le aveva fatto rivalutare molto la faccenda.

-Ti prego, Clover, continua a chiamarmi Rich- la incoraggiò Rich, amichevole.

Era veramente un angelo di uomo!

La persona che Clover avrebbe voluto al fianco di sua madre.

-Vorrei solo che si rendesse conto che… che può avere così tanto. Vorrei… vorrei che almeno lei riuscisse ad avere ciò che…- Clover iniziò a borbottare, delusa dal non essere riuscita a raggiungere il suo obiettivo, e che probabilmente non ci sarebbe riuscita neanche in futuro. Smise di parlare prima di dire una cosa che non voleva assolutamente ammettere, neanche a sé stessa.

Dopo qualche secondo in cui probabilmente Rich stava aspettando che finisse la frase, l’uomo ruppe il silenzio.

-Posso farti una domanda, Clover? Sei libera di non rispondermi- chiese con attenzione, come se temesse di ferirla.

-Certo, qualsiasi cosa, Rich- Clover lo incoraggiò, cercando di apparire sicura, come sempre.

Non voleva mostrarsi vulnerabile.

Alla fine non erano affari suoi cosa faceva sua madre, no? Aveva tentato. Aveva fallito. Fine.

-Questo tuo tentativo disperato… ha a che fare con Diego? È successo qualcosa, tra voi?- chiese Rich, timoroso.

E colpì Clover dritto nel segno, togliendole quasi il respiro, e facendole rendere conto di ciò che non voleva ammettere neanche a sé stessa.

Clover non rispose.

E tornò presto alla festa, facendo finta di niente, e cercando di non mostrare il suo turbamento.

 

Era quasi ormai giunto il momento della torta, e Clover non aveva più tentato assolutamente nulla.

Quello della serra era stato un unico tentativo che sapeva fin dal principio sarebbe stato inutile, e le parole di Rich, colui che mai sarebbe diventato davvero suo padre, l’avevano convinta a non tentare nient’altro.

-Mi fa strano vederti così poco combattiva- commentò Diego, raggiungendola sulle scale dell’ingresso, con in mano un piatto di pasticcini e un bicchiere di champagne.

Clover sorrise divertita all’immagine.

-Non mentivi dicendo che sei qui soprattutto per il cibo- osservò, notando quanto si stesse godendo il buffet, e cambiando bruscamente argomento.

-E quando mi ricapita di mangiare cibo da ricchi di questo tipo- Diego si sedette accanto a lei, e assaporò con gusto un pasticcino, enfatizzando molto il suo apprezzamento.

Il sorriso di Clover si allargò. Diego era davvero divertente.

-Ti capiterà al matrimonio di Felix e Mirren, sicuramente. Quei due non baderanno a spese- Clover gli fece un occhiolino complice.

Se avete letto il capitolo scorso, sapete come sarebbe andata a finire con il catering, quindi è una fortuna che Diego si stesse godendo quel pasto.

-Ultimamente mangio troppo. Forse dovrei mettermi a dieta- borbottò Diego, osservandosi appena un po’ a disagio.

Clover inarcò un sopracciglio, e squadrò Diego confusa.

-A me sembri sempre un figurino. Non hai bisogno di dieta. Anzi, con tutto lo studio che fai ultimamente hai bisogno di mangiare abbastanza. Cibo per il cervello- decretò, decisa, prendendo un pasticcino e portandoglielo all bocca per convincerlo a mangiarlo.

-Il tirocinio è effettivamente piuttosto duro, ultimamente- ammise Diego, facendosi imboccare prima che Clover potesse rendersi conto di quanto da fidanzata fosse quel gesto.

-Ma non parliamo di cibo, che tua nonna mi ha tenuto almeno un’ora, l’altro giorno, perché mi vede sciupata- Clover provò a cambiare argomento, rendendosi conto della cosa e ritirando velocemente la mano al petto.

-Concordo con lei, onestamente- borbottò Diego. 

Clover lo ignorò perché non voleva avere un’altra discussione di un’ora sulla questione.

-Allora, quando vuoi farlo?- andò al punto.

Diego cadde dalle nuvole.

-Fare cosa?- chiese sinceramente confuso.

-L’annuncio. Il motivo principale per il quale sei qui. Io direi di farlo prima della torta così poi mia madre si consola. È l’unica che non sarà super felice della notizia- Clover si spiegò meglio, senza guardarlo direttamente per non dare vie le sue emozioni al riguardo.

Cercava di mantenere un tono completamente impassibile, ma era consapevole che Diego fosse una delle poche persone capace di leggere i suoi atteggiamenti.

Era uno dei motivi che li avevano spinti a lasciarsi.

…forse.

Clover non riusciva a ricordare perché si fossero lasciati, onestamente.

Ma era successo, ed era il caso di dirlo a tutti così da chiudere definitivamente questa storia.

-Non so… sicura di volerlo fare oggi? Non mi va di rovinare il compleanno a tua madre. Sembra già abbastanza giù- Diego iniziò a battere gli indici tra loro, un po’ a disagio.

Per un momento il cuore di Clover ebbe un guizzo.

Speranza.

Sollievo.

Soddisfazione.

Aprì la bocca velocemente per concordare e iniziare a giustificare con un lungo discorso i motivi per i quali fosse meglio aspettare a rendere la loro separazione ufficiale e definitiva.

Ma si interruppe, ricordando le parole di suo padre.

No, non il tipo che le aveva dato la vita, ma quello che lei aveva scelto come padre.

La domanda alla quale non aveva voluto rispondere, che le aveva fatto capire tante cose molto brutte.

Tipo che il suo rimandare non aveva a che fare con i motivi razionali e logici che si ripeteva sempre, ma con un’emozione interna a lei che aveva cercato di seppellire in fondo al cuore.

Un’emozione che non riusciva ad archiviare, anche se sapeva fosse il caso di farlo.

-Diego, è meglio dirlo- obiettò infine, con estrema difficoltà.

-Perché tanta fretta?- provò a chiedere Diego, stringendo le mani tra loro e cercando di non mostrare la sua evidente incertezza.

-Penso solo sia meglio prima che dopo. Insomma, tu hai una ragazza, ed è meglio… è meglio chiudere una volta per tutte la questione, sai, anche… anche per noi, Diego- Clover cercò di mantenere un tono casuale, ma il suo stomaco si stava restringendo, e la gola iniziava a chiudersi, mentre si rendeva conto che era davvero vicina alla fine, questa volta per davvero.

Erano mesi che lei e Diego non stavano più insieme, ma sembrava che si stessero lasciando in quel momento.

E Clover non era pronta.

No, non era mai stata pronta a lasciarlo.

Perché si erano lasciati?! 

Qualcosa riguardo a lei che non era pronta per una relazione seria.

Diego che era troppo impegnato.

Lei che non era alla sua altezza.

Lui che era troppo appiccicoso.

Delle sciocchezze astronomiche.

E ora aveva perso Diego per sempre.

Lei voleva del tempo.

Ma ora il tempo era troppo.

E non aveva mai messo in conto che quella separazione sarebbe stata l’ultima e definitiva.

-Clover…- la voce di Diego, così come la sua mano che prese quella di Clover, distolsero quest’ultima dai suoi pensieri, facendola tornare in sé.

Si scansò dalla presa del suo ex, e si alzò in piedi.

-Allora, direi di farlo adesso, così ce lo leviamo e possiamo andarcene. Non ne posso più di stare qui!- iniziò a mettergli fretta, incoraggiandolo a seguirla.

-Clover… possiamo parlare un attimo?- Diego non si alzò, anzi, si mise più comodo, e incoraggiò Clover a sedersi di nuovo accanto a lui.

Il primo istinto di Clover era di alzare un muro e fare finta di niente per proteggersi.

Ma non aveva mai portato a nulla, e Clover stava cercando in tutti i modi di migliorare questo aspetto del suo carattere.

Pertanto sospirò, e si sedette accanto a Diego.

-Di cosa?- chiese, non tanto perché non avesse un’idea di cosa le volesse dire, ma perché non avrebbe saputo da dove cominciare, e preferiva che fosse Diego a farlo.

-Non… io non voglio dirlo- ammise quindi Diego, dopo qualche secondo di esitazione.

Il cuore di Clover ebbe un altro guizzo.

Ma cercò di estinguerlo in fretta.

-Pensavo non vedessi l’ora di chiudere definitivamente la relazione. Perché vuoi aspettare ancora? - il tono di Clover non era sulla difensiva, era sinceramente convinta che Diego non vedesse l’ora di chiudere definitivamente la loro storia.

Era andato avanti dopotutto.

Con una ragazza discutibile, ma chi era Clover per giudicare.

Sicuramente la vedeva con occhi gelosi.

-Voglio aspettare probabilmente per lo stesso motivo per cui tu vuoi sbrigarti nell’ammettere la situazione il prima possibile- rispose Diego, criptico.

Clover alzò le spalle.

-Ovvero?- chiese, senza capire.

-Clover… perché vuoi dirlo adesso?- Diego cercò di far aprire Clover e far parlare un po’ lei.

-Per chiudere la questione, Diego!- ripetè lei, decisa a non dire altro.

-Perché vuoi chiuderla?- insistette il suo ex.

-Pensavo fossi un medico, non uno psicologo- Clover iniziò inconsciamente ad innalzare il solito muro

-Ho fatto un esame di psicologia, in effetti- e Diego era diventato piuttosto bravo a buttarlo già con commenti sarcastici e divertenti.

-Diego…- si lamentò Clover, poi si prese la testa tra le mani -Voglio chiudere la questione perché hai una ragazza, sei andato avanti, e voglio riuscire ad andare avanti anche io- alla fine iniziò ad ammettere.

-Clover…- Diego le si avvicinò, ma Clover lo interruppe, perché ormai la diga era stata abbattuta e le parole iniziavano ad uscire dagli argini e inondare il suo ex ragazzo.

-Perché non riesco ad andare avanti. Perché io… io ti amo ancora, Diego. Non pensavo… non mi ero resa conto che fosse finita davvero, e ora che me ne sono resa conto, ho bisogno di sentirlo concretamente, o non riuscirò mai a…- Clover iniziava a parlare a raffica, e non riusciva ad avere un tono impassibile.

-Clover…- Diego le mise una mano sulla spalla, confortante.

Lei si ritirò.

Le sembrava ingiusto nei suoi confronti.

-Mi dispiace, Diego! Mi dispiace di amarti ancora! E di averti trascinato in questo casino! E di non essere ancora un’adulta a ventisette anni suonati. Sono un disastro su tutta la linea!- si lamentò, e si scusò sentitamente per le sue tremende mancanze -E mi dispiace anche di aver fatto l’acida gelosa al compleanno di Carlo, con Jean. Non… non mi dovevo permettere- aggiunse poi, rendendosi conto che la sua gelosia l’aveva resa tremendamente inopportuna.

-Acida gelosa? Stai parlando di Jean, non di te, vero?- Diego obiettò, alzando la voce seccato.

-Su, non parlare così della tua ragazza- lo rimproverò Clover, più per non darsi false speranze che per altro. Dato che Jean si era comportata molto peggio di Clover.

-Clover… a proposito di…- Diego provò nuovamente a parlare, ma la ragazza era troppo presa dalle sue realizzazioni per rendersene conto.

Non lo interrompeva con cattiveria, era solo molto agitata, vulnerabile, e si detestava per questo quindi stava cercando di tirare tutto fuori il più in fretta possibile.

-Che poi non aveva tutti i torti, no? Dato che eccomi qui a confessarti i miei sentimenti come se sperassi che potresti mai tornare con me! Ma non lo sto facendo per questo, lo giuro. Ma era giusto che lo sapessi, e… sono una persona davvero orribile! Io li odio i tradimenti, ed eccomi qui a sperare che mia madre tradisca mio padre per giustificare a me stessa l’amore che provo per un ragazzo fidanzato…- Clover era decisamente un fiume in piena che non sembrava avere intenzione di ritirarsi presto.

Diego la prese fermamente per le spalle.

-Io e Jean ci siamo lasciati!- le urlò praticamente addosso, per attirare la sua attenzione.

Il fiume venne svuotato completamente e Clover rimase in silenzio a bocca aperta.

Per circa dieci secondi.

-Mi dispiace tanto, Diego! Cioè… non mi dispiace poi tantissimo, ma mi dispiace per te. E mi sento in colpa. È a causa di quello che ho detto alla festa?- chiese Clover, cautamente.

Il suo cuore stava ballando la samba, ma non voleva darlo a vedere, perché non era giusto esultare tanto per una rottura.

E poi non significava che lei e Diego sarebbero tornati insieme di default.

-Anche… sai, dopo che tu hai buttato quella bomba, e, tra parentesi, non è stato molto carino…- Diego finalmente riuscì a parlare.

-Ho già chiesto scusa duemila volte- lo interruppe Clover, mettendo in chiaro la cosa.

-Sì, lo so…- Diego agitò la mano davanti a lui per chiudere la questione, e continuò con l’annuncio -…comunque, dopo che hai droppato quella bomba ho chiesto chiarimenti a Jean riguardo quel presunto tradimento. Non volevo andarle contro o altro, ma fare un discorso tranquillo e pacato e provare a risolvere la situazione- 

-Mi sembra giusto- Clover apprezzava molto che Diego cercasse un dialogo per chiarire le cose. Su questo si trovavano da sempre, anche se non sempre erano riusciti a parlare.

-E vuoi sapere la cosa più divertente? Lei non ha negato, e la sua difesa è stata che era tutta colpa mia, perché io la stavo ignorando, e trascurando, ed ero ancora follemente innamorato di te quindi ero stato io il primo a tradire, e dovevo sentirmi fortunato che lei avesse deciso di perdonarmi- raccontò Diego, con una risatina incredula.

-Oh cielo che stro…- iniziò ad infiammarsi Clover.

-Sì, beh… il tradimento emotivo è una cosa che esiste, ed è una brutta bestia- Diego ammise che Jean non aveva avuto tutti i torti, ma Clover non era dello stesso avviso.

-Sì, ma… poteva parlarne con te invece di andare a letto con il suo ex. Non è una giustificazione! Se stava tanto male e voleva continuare a stare con te parlarne pacatamente era la scelta migliore!- esclamò con ovvietà.

-Sei brava a dare consigli agli altri e non essere la prima a seguirli- borbottò Diego, accennando un sorrisino.

-Sto migliorando, okay?! Siamo parlando, adesso- Clover alzò le spalle.

-Già… sai, Clover… quando mi ha detto quelle cose mi sono reso conto che aveva ragione, e io stavo tradendo una persona, senza neanche rendermene conto- Diego tornò serio, e continuò il discorso, iniziando a torturarsi le dita.

-I tradimenti emotivi sono una faccenda complicata. I sentimenti sono difficili da controllare e…- Clover provò a giustificarlo.

-Non stavo tradendo emotivamente, ma fisicamente- obiettò Diego, interrompendola subito.

-…che?- Clover non stava capendo, ma il suo cuore iniziò a battere furiosamente, riempendosi di speranza. Probabilmente aveva già capito, inconsciamente, ma non riusciva a crederci.

-Stavo tradendo te, Clover. Con lei- si spiegò Diego, prendendole le mani tra le sue e avvicinandosi con un timido sorriso.

Clover era senza parole, completamente ammutolita.

-Perché neanche io ho mai smesso di amarti, splendore. E non so se riuscirò mai a smettere. E appena me ne sono reso conto, l’ho lasciata seduta stante, non volendo più continuare quella farsa. Tu sei l’unica per me, Clover. E non voglio ufficializzare la nostra rottura, non adesso- si spiegò ancora meglio, con intensità, e anche un po’ di paura.

Clover provava un sollievo e una felicità indescrivibili, ma anche una profonda ansia.

Tornare con Diego era una delle cose che più desiderava al mondo, ma la logica le stava ricordando che le altre volte non era andata bene.

Eppure… non aveva mai avuto così tanta consapevolezza del suo rapporto con Diego.

Ed era molto più centrata rispetto a qualche mese prima.

Aveva un lavoro, un obiettivo, e… si sentiva pronta a stare di nuovo in compagnia.

Si sentiva pronta ad una relazione seria.

-Diego…- iniziò a rispondere, decisa a confermare i propri sentimenti, ma il rumore di un piatto spaccato da qualche parte, e un urlo rabbioso, provenienti dalla sala da pranzo, attirarono immediatamente la sua attenzione, e ruppero il momento.

Clover si alzò di scatto e corse in casa senza neanche rendersene conto, seguita a ruota da Diego.

E si ritrovò davanti una scena a cui aveva assistito fin troppe volte nel corso della sua vita.

Suo padre era in piedi, più alto e minaccioso possibile, e stava urlando contro sua madre, che al contrario era curva su sé stessa, a testa bassa, in sottomissione.

-…un minimo di rispetto nei confronti di tuo marito!- stava concludendo un qualche discorso, o una qualche accusa.

A Clover non serviva sapere il contesto per voler immediatamente intervenire.

Era una seconda natura, per lei, come respirare.

Ma questa volta il suo intervento venne bloccato da Diego, che le afferrò un braccio e la tenne ferma sul posto.

-Aspetta…- le suggerì, indicandole sua madre.

Clover infatti era così abituata a vedere scene del genere, che non aveva realmente prestato attenzione alla posizione di sua madre.

Era sì piegata su sé stesse e a testa bassa, ma aveva i pugni chiusi, le spalle rigide, e l’espressione irritata.

-Smettila, Taemin!- replicò, fermando Clover più di quanto avesse fatto Diego.

Sua madre non aveva mai replicato.

Mai!

-Come osi dirmi di smetterla?! Non solo mi manchi di rispetto in questo modo, ma cerchi anche di affrontare la mia autorità?!- si lamentò il padre di Clover, sorpreso ed estremamente offeso dalla lingua lunga di sua moglie.

-Trentadue anni, Taemin. Trentadue anni imprigionata in queste mura… e non mi hai rispettata neanche una volta- continuò Myrtle, la madre di Clover, con difficoltà, come se ogni parola le costasse uno sforzo immane.

-Il rispetto si ottiene dando rispetto- obiettò Taemin.

-No… no… no… basta- Myrtle scuoteva la testa, determinata, e profondamente stanca di quella situazione.

-Myrtle! Smetti di…- Taemin le prese un braccio con forza.

Clover scattò in difesa di sua madre. 

Ma non ce n’era bisogno.

-No!- Myrtle si liberò con uno scossone, alzando finalmente la voce -Mi sono stancata di stare così! Mi sono stancata di vivere così. Che razza di persona sono?! Che esempio do alle mie figlie?! Io…- Myrtle si girò verso Aloe, che osservava la scena irritata, Blossom, che appariva terrorizzata, e infine Clover.

E fu guardando Clover dritta negli occhi, che pronunciò la seguente frase.

-Io me ne vado, Taemin… io me ne vado, e non tornerò più. Voglio il divorzio- decise.

E Clover si rese conto che lo intendeva, lo intendeva davvero.

Ci furono alcuni secondi di silenzio sbigottito. Erano tutti troppo sconvolti per reagire in alcun modo, e questo diede a Myrtle l’opportunità di girarsi e iniziare a dirigersi fuori dalla stanza.

Ma l’immobilità durò troppo poco, purtroppo.

Taemin fece uno scatto verso la ex-moglie, con la mano già sollevata per abbatterla su di lei.

Ma Clover fu più veloce, e lo fermò nel mezzo del movimento.

-Non toccare mia madre!- esclamò, con forza, mettendosi a completa protezione.

-Non ti mettere in mezzo!- Taemin provò a scansarla con una violenta spinta, ma Clover aveva un buon allenamento e degli ottimi riflessi, pertanto riuscì a schivarlo e a bloccarlo.

-Clover!- Myrtle si girò nuovamente, e fece per avvicinarsi a sua figlia.

Per fortuna Diego, che aveva seguito la situazione con molta attenzione, si affrettò ad avvicinarsi e a prenderla per le spalle.

-Signora Paik, venga con me- la incoraggiò a seguirlo.

-Ma…- provò ad obiettare Myrtle.

-Accendi l’auto, vi raggiungo tra un minuto!- gli urlò Clover, anche se sapeva che Diego avesse già capito le sue intenzioni.

-Non ci provate, sicurezza!- il signor Paik provò a fermarli.

La situazione si fece ben presto estremamente caotica, ma alla fine Clover, sua madre e Diego riuscirono a scappare a bordo della non più tanto sgangherata auto di Diego.

Myrtle era scossa, ma nonostante qualche incertezza e paura per le conseguenze di quello che aveva fatto, non sembrava pentirsi veramente delle sue parole.

Almeno, non da quello che Clover poteva intuire dal suo linguaggio del corpo.

Diego le portò a casa di Clover, che la ragazza aveva comprato una volta finita l’università e trovato il primo lavoro, e rimase un po’ con loro per assicurarsi che nessuno venisse a disturbarle.

Dopotutto il padre di Clover non era una persona molto pacata, e quello sarebbe stato il primo posto che avrebbe visitato.

-Staremo bene, Diego, promesso- gli assicurò Clover, dopo che lui aveva ammesso le proprie preoccupazioni.

-Vuoi che chiami qualcuno?- insistette Diego, preoccupato.

-Non c’è bisogno. La sicurezza di questo monolocale è perfetta. Quasi tutti gangster e gente matta. Ci difendiamo a vicenda da ogni scocciatore, anche da sgherri di mio padre- Clover gli fece un occhiolino, ma Diego non si rassicurò per niente.

-Vuoi… vuoi che almeno resti io?- si propose, un po’ incerto.

In circostanze normali Clover gli avrebbe detto di no.

Voleva sempre dare l’idea di potersela cavare da sola, e di non aver bisogno di nessuno.

Ed era effettivamente così.

Però… voleva che Diego restasse.

E non a proteggerla o altro, ma per stare con lei e basta.

-…Sì, mi piacerebbe- ammise, accennando un sorriso un po’ imbarazzato.

Diego sembrò rasserenato, speranzoso quasi.

-Pensavo di preparare un tè, o una camomilla. Diego… ti fermi un altro po’, ti faccio un tè?- Myrtle rientrò nella stanza dal bagno, dopo essersi ricomposta un po’, e si rivolse a Diego, servile.

Tremava vistosamente e aveva gli occhi rossi.

-No, faccio io…- Diego si mise a disposizione -…lei si riposi, signora…- esitò, senza sapere come chiamarla, ora che aveva deciso di divorziare dal marito.

-Chiamami Myrtle, caro. Sei davvero gentile. Mia figlia è fortunata ad avere un ragazzo come te- gli fece un grande e sincero sorriso, prima di raggiungere la figlia sul divano.

-Già… sono la ragazza più fortunata del mondo- rispose Clover, senza una minima traccia di esitazione.

E Diego capì immediatamente che non erano parole vuote, dette solo per compiacere la madre che non sapeva si fossero lasciati, ma sincere.

Non erano più in rottura.

Erano praticamente tornati insieme.

Avrebbero presto dovuto continuare il discorso lasciato in sospeso, ma per ora bastava.

Era un nuovo inizio.

E qualcosa suggeriva ad entrambi che sarebbe stato un percorso molto più lineare, questa volta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Mi mancavano i miei ragazzi!

Doveva uscire molto più breve ma ho iniziato a scrivere e non mi ha fermato più nessuno. Pensate che ho scritto questo capitolo in tipo due giorni lol.

Comunque mancano due/tre capitoli nelle side stories, e poi continuerò il sequel. I due capitoli sicuri restanti sono quello Petrabelle e quello Mathenny.

Il prossimo dovrebbe essere il Petrabelle.

E poi se riesco farò anche un secondo capitolo delle cronache di Agaliria.

Comunque spero che questo capitolo Clogo vi sia piaciuto. Sembra che abbiano avuto problemi relazionali, ma sono pronti a ripartire.

E la madre di Clover è finalmente libera dalle grinfie del marito.

Magari la parte finale è un po’ veloce, ma ultimamente ho parecchie difficoltà a scrivere storie pesanti, infatti non continuo 45 giorni da un po’ proprio per questo motivo.

Magari un giorno revisionerò quella parte.

Vi mando un bacione e alla prossima :-*

   
 
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