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Autore: leila91    11/05/2022    10 recensioni
[Post Season 1 - Fix it - What if? ]
«Un tatuaggio? E questa da dove esce, amico?»
Ed rotolò su un fianco puntellandosi su un braccio per osservare meglio l’altro. Il pirata aveva un sopracciglio inarcato e un’espressione decisamente divertita.
Stede si morse il labbro perdendosi negli occhi del suo ritrovato co-capitano: Edward era sempre stato tremendamente bello, persino con tutto quel trucco addosso il suo fascino non era diminuito ma si era fatto più oscuro, selvaggio. Ora che il suo viso era di nuovo libero dal khol la luce e l’affetto che splendevano in quegli occhi scuri lasciò Stede momentaneamente senza risposta e senza fiato.
«Uhu» fu tutto ciò che riuscì a dire, deglutendo.
Ed ridacchiò, probabilmente rendendosi conto del perché l'altro avesse perso momentaneamente la voce.
«Senza fretta e con parole tue, Stede.» lo canzonò, «sempre che fra le altre cose questa notte io non ti abbia fottuto troppo anche il cervello.»
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Stede Bonnet
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Healing ink
 
 
 
 
Al pari di molte altre cose, Stede, appena un anno prima, non aveva la benché minima idea di che cosa fosse un tatuaggio. Dopotutto alle Barbados – o comunque nella cerchia di persone che Stede ha frequentato fin dall’adolescenza – non erano qualcosa che andasse esattamente di moda.
Se ne aveva visto qualcuno era stato probabilmente solo nelle illustrazioni dei suoi amati libri, più precisamente su quelli che parlavano dei corsari.
 
Poi era arrivato Ed e tutto quel che ne era seguito.
Edward, Blackbeard, l’uomo che aveva mandato a gambe all’aria l’intero mondo di Stede Bonnet, compresa la visione che il Pirata Gentiluomo aveva di sé stesso.

E di tatuaggi Edward ne era pieno: molti erano visibili sulle braccia e sulla parte scoperta del collo, ma c’erano state anche altre occasioni – attraccati al largo di qualche isoletta – durante le quali Stede aveva potuto ammirare l’amico a petto nudo, in procinto di tuffarsi in acqua, e scoprire così che anche l’addome e la schiena di Ed erano piene di quelle peculiari e bizzarre decorazioni. Ognuna di esse aveva un significato diverso, unico, gli aveva spiegato Ed una sera, mentre i due si erano appartati a chiacchierare e bere grog nella cabina di Stede che ormai condividevano. A ciascuna di quelle incisioni corrispondeva una storia, a volte tragica, altre comica, altre ancora quasi romantica.
Stede si era perso all’interno di quei racconti che Ed aveva scelto di condividere con lui, facendone tesoro, come se l’amico avesse scelto di rivelargli di volta in volta piccoli tasselli della sua anima, e non solo di impartirgli l’ennesima lezione circa usi e costumi dei veri pirati.
E in effetti a ripensarci era stato davvero così: un tatuaggio, avrebbe imparato Stede, è una delle cose più personali che una persona, pirata o meno, possiede. Si tratta di un marchio indelebile, in fondo. Conoscere il significato e le motivazioni nascoste dietro la sua nascita è sinonimo di un profondo legame e di un altrettanto profonda intimità.
Ma questo Stede lo avrebbe capito dopo.

 
*
 

Dopo si rivelò essere diversi mesi più tardi.
Mesi nei quali gli Inglesi li avevano fatti prigionieri e in seguito graziati mediante l’Atto di Re Giorgio, Edward si era ritrovato col cuore spezzato e Stede era finalmente riuscito a fare chiarezza sui propri sentimenti e sui propri desideri.

Lui e Ed si erano ritrovati con l’avere molto da perdonarsi a vicenda.
Quando Stede, una volta salvato il resto del suo equipaggio abbandonato su un’isoletta, era finalmente riuscito a raggiungere la Revenge, l’accoglienza a bordo non era stata delle migliori. Questo a voler usare un eufemismo.
Stede non aveva quasi fatto in tempo a mettere un piede a bordo che si era ritrovato di fronte a un Izzy ancora più inviperito del solito. Lo spietato braccio destro di Ed aveva sputato ai suoi piedi prima di puntargli la spada alla gola e sbatterlo in cella, mentre Fang e Ivan avevano tenuto sotto tiro il resto dell’equipaggio, Jim e Frenchie compresi.
Stede era rimasto prigioniero in quella che in fin dei conti era ancora casa sua per un’intera notte, a stomaco vuoto e senza vedere nessuno, completamente all’oscuro riguardo la sorte del resto della ciurma.
Era stato solamente verso l’alba che aveva ricevuto la visita di Ed e, nel vedere il suo volto completamente ricoperto di khol, Stede aveva fatto un salto indietro verso l’interno della cella.
L’amico era quasi irriconoscibile.
Non si capiva quanto dei cerchi scuri intorno agli occhi fosse dovuto alle occhiaie e quanto alla matita nera che l’altro aveva usato per sfigurarsi. La barba era cresciuta dall’ultima volta che Stede lo aveva visto, anche se ovviamente non aveva ancora raggiunto la lunghezza dei mesi precedenti all’attacco degli Inglesi.

(«Ed…»
«Sono Blackbeard per te, Bonnet. Edward Teach è morto e sepolto.» le parole uscirono come il ringhio di un animale feroce.
«Sono sicuro che non è così. Ho sbagliato e mi dispiace, Ed, non puoi capire quanto mi dispiace, ma sono certo che-»
«TI HO ASPETTATO TUTTA LA NOTTE! Come un dannatissimo idiota sono rimasto su quella banchina ad aspettare che ti degnassi di-»
«Ed, se solo mi lasciassi spiegare-»
«Fottiti, Bonnet!»)


Urla, insulti, recriminazioni.
Sputi e minacce.
Lacrime, tantissime lacrime.
Alla fine Stede era riuscito a farsi ascoltare e a raccontare il vero motivo per il quale non si era presentato al loro appuntamento.
Ed nel sentire di Chaucey e di quel che era successo dopo aveva finito per cedere, abbandonando ogni resistenza e cadendo sulle ginocchia, le dita ad artigliare la stoffa dei pantaloni di Stede.

«C-credevo avessi deciso che era una follia fuggire con me.» La voce di Edward era spezzata dai singhiozzi. «Credevo di non essere abbastanza.»
 
«Mai, Ed.» Stede lo aveva stretto forte a sé maledicendosi ancora una volta per essere stato involontariamente causa di quel dolore. «Mai.»

«Come hai potuto essere così idiota da credere alle parole di quel coglione?!» Le parole di Ed erano cariche di rabbia ma di diversa natura. A parlare ora non era più un odio cieco ma una frustrazione profonda al pensiero di quanta sofferenza si sarebbe potuti risparmiare se fossero stati fin da subito sinceri l’uno con l’altro. «Tu non saresti in grado di rovinare un bel niente, Stede Bonnet, e sicuramente non di rovinare me… Blackbeard non esisteva già più quando ti ho conosciuto. Tu mi rendevi felice, rendevi Ed felice.»

«Dimmi che posso ancora farlo.» Stede aveva le lacrime agli occhi. «Dammi un’altra occasione, ti prego.»

Ed si era rialzato, prendendo fra le mani il viso di Stede.
«E tu la darai a me?» aveva chiesto con esitazione, «Ho fatto delle cose terribili da quando mi hai lasciato. Il tuo equipaggio, i tuoi libri. Lucius…»

«Lui sta bene.» Stede si era affrettato a rassicurarlo. «Lo abbiamo ripescato vicino all’isola dove avevi abbandonato i ragazzi: è ancora molto scosso e ha bisogno di cure ma si rimetterà. Certo, credo che Black Pete voglia ucciderti al momento, ma dagli tempo, ti perdoneranno entrambi.»

Ed si era lasciato andare a una risatina amara.
«Credo ci vorrà del tempo perché mi perdonino tutti, non solo loro due.»

«Gli spiegheremo ogni cosa. Non sei da solo. Non lo sarai mai più.»

A suggello delle parole di Stede, la notte successiva l’avevano passata insieme, stretti l’uno fra le braccia dell’altro, senza chiudere occhio e senza chiudere bocca.

Era cominciato un lento processo di guarigione e Stede la mattina dopo aveva preso una decisione.

 
*


«Un tatuaggio? E questa da dove esce, amico?»
Ed rotolò su un fianco puntellandosi su un braccio per osservare meglio l’altro. Il pirata aveva un sopracciglio inarcato e un’espressione decisamente divertita.

Stede si morse il labbro perdendosi negli occhi del suo ritrovato co-capitano: Edward era sempre stato tremendamente bello, persino con tutto quel trucco addosso il suo fascino non era diminuito ma si era fatto più oscuro, selvaggio. Ora che il suo viso era di nuovo libero dal khol la luce e l’affetto che splendevano in quegli occhi scuri lasciò Stede momentaneamente senza risposta e senza fiato.
«Uhu» fu tutto ciò che riuscì a dire, deglutendo.

Ed ridacchiò, probabilmente rendendosi conto del perché l'altro avesse perso momentaneamente la voce.
«Senza fretta e con parole tue, Stede.» lo canzonò, «sempre che fra le altre cose questa notte io non ti abbia fottuto troppo anche il cervello.»

Questo sembrò riscuotere finalmente l’interpellato: Stede arrossì fino alla punta dei capelli e tirò un pugno che l’altro parò senza sforzi e senza smettere di ridere.
«Sul serio, amico» chiese ancora Ed, con tono più conciliante, «spiegami.»

Stede si morse il labbro, indeciso su come cominciare. Poi, preso un profondo respiro ammise: «In realtà era da un po’ che ci stavo pensando, ma non mi sembrava mai il momento giusto. All’inizio mi pareva semplicemente una cosa sai, da duri. Da veri pirati. E forse c’entrava il fatto che volevo qualcosa che mi rendesse simile a te.»

Ed annuì, sorridendo, cercando di non mostrarsi troppo compiaciuto da quella confessione. «E ora? Cos’è cambiato?»

«Ora vorrei qualcosa per celebrare questo momento, il fatto che ci siamo ritrovati. Un tatuaggio che testimoni un avvenimento importante, insomma. E vorrei che fossi tu a farmelo.» rispose Stede. Abbassò lo sguardo come se si vergognasse o non si sentisse degno di avanzare una richiesta tanto personale dopo tutto quello che aveva fatto passare ad Ed.
Quest’ultimo, però, la pensava diversamente.
Gli sollevò il viso con un dito sotto il mento.
«Ne sarei onorato.» rispose con inusuale dolcezza. «E forse sei fortunato, sai? Dovrei avere ancora un po’ di inchiostro nero da qualche parte. O possiamo procurarcelo nel primo porto dove attraccheremo. Hai già qualche idea per il soggetto?»

Stede si morse il labbro.
La risposta era sì e allo stesso tempo no – cambiava di secondo in secondo. Sapeva ancora troppo poco sul significato di determinate figure ma quella su cui la sua mente si soffermava maggiormente era l’immagine del faro. Non gli era sfuggito il fatto che Ed, pur essendosi sbarazzato di ogni oggetto che gli ricordava Stede, si fosse tenuto il dipinto fatto da Mary tempo prima per il loro anniversario di nozze: spiccava come fa una lucciola nel buio in quella desolazione che era diventata la sua ex cabina. Eppure, una vocina gli ripeteva che il motivo per il quale il quadro era stato risparmiato in realtà doveva essere tutt’altro che lusinghiero.

“Si suppone che i marinai stiano alla larga dai fari. Sai, per non schiantarsi sulle rocce.”

Era assai probabile che Ed avesse voluto tenerlo come monito: stare il più lontano possibile dal Pirata Gentiluomo, o qualcosa del genere.
Forse scegliere proprio un faro come soggetto per il tatuaggio che doveva testimoniare il loro ricongiungimento non era la migliore delle idee.
 
Una stella marina? Banale e anonima.
Un’ancora? Forse era ancora troppo presto per qualcosa di così vincolante.
 
Poi, all’improvviso, la risposta gli attraversò la mente come un fulmine.

«Una bussola.» mormorò, piano.

«Uh, come dici, amico?»
 
«Una bussola» ripeté Stede, il volto disteso in un sorriso dolcissimo. «É perfetta, non trovi? Perché, insomma, mi ero perso ma ora non lo sono più. Ti ho ritrovato e ora sono finalmente a cas-»

Stede non riuscì a terminare la frase perché Ed nell’udire la sua spiegazione lo aveva preso fra le braccia tappandogli la bocca con la sua.
«É una delle cose più sdolcinate che abbia mai sentito» ridacchiò Edward, «E, cazzo, l’adoro. Sei così fottutamente vezzoso, Stede Bonnet.»

«Mi sorprende che tu conosca questa parola» ribatté Stede fingendosi offeso, ma con scarsi risultati. Ed lo intrappolò sotto di sé e le sue labbra cominciarono a scendere lungo il collo dell’altro succhiando e mordendo la pelle candida.

«I-immagino non sia necessario mettersi all’opera proprio adesso, con quell’inchiostro.» Stede si lasciò andare a un sospiro estasiato, socchiudendo gli occhi, mentre si godeva quelle attenzioni. «In fondo abbiamo sempre domani.»

«E il giorno dopo domani» concordò Ed, che non sembrava intenzionato a muoversi di un millimetro né ad interrompere la loro attuale attività.

«E- oh sì, Ed, proprio lì – e quello dopo ancora.»

«O addirittura per sempre.» mormorò Ed quasi sovrappensiero, perso nell’estasi del momento.

Stede non rispose ma il guizzo che fece il suo cuore e il sorriso estasiato che gli distese le labbra valevano quanto mille parole.

Per sempre suonava davvero bene.
Per sempre era semplicemente perfetto.







 
Stando a quanto ho trovato su Google, il significato del tatuaggio della bussola è il seguente: “Costituisce una guida per coloro che si sono persi, non solo nel significato proprio del termine, ma anche, per esempio, all'interno di una relazione sentimentale. Si può tatuare una bussola anche chi pensa di conoscere il cammino che deve seguire nella vita.”
Se siete arrivati fin qui grazie di cuore per aver letto la storia ♥
Se avete voglia fatemi sapere se vi è piaciuta 😊
Alla prossima!
Bennina vostra

Significato e simbologia dei 150 tatuaggi più popolari (lefrontal.com)

(Vuoi leggermi in inglese e lasciarmi un kudos? Mi trovi qui)
   
 
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