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Autore: Breathless    11/05/2022    1 recensioni
[…] Italia si chiese da quanti anni avesse quelle fattezze.
«Hey Germania, quando sei nato?»
Stavolta il tedesco girò tutta la testa verso di lui.
Il significato della parola “nascita” per le nazioni, era un po’ diverso rispetto a quello convenzionale.
«Nel 1814, con la fondazione della Confederazione Germanica» disse meccanicamente.
«E che aspetto avevi quando sei nato?»
Un’ occhiata interrogativa tardò di qualche secondo la risposta; non si sarebbe mai del tutto abituato alle stranezze altrui. […]

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[GerIta]
Il rapporto fra Italia e Germania raccontato durante gli eventi storici dell’ultimo secolo.
Genere: Romantico, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Milano - 1 Novembre 1936

La piazza era gremita. Dalle arcate della galleria Vittorio Emanuele fino all’imbocco di via Orefici, le persone avevano occupato ogni posto a disposizione, rendendo impossibile definire la foggia del lastricato su cui sostavano. Eppure il silenzio aleggiava su quel mare vivente, tutta la loro attenzione era catalizzata verso la persona che, animatamente, teneva il discorso in cima al palco. Chiunque nella nazione avrebbe saputo riconoscere la particolare cadenza di quella voce, amplificata dal microfono che aveva davanti. E tramite le parole e la modulazione del tono, suggeriva la risposta del pubblico. In momenti precisi, esso si accendeva in una ovazione accalorata -quasi vi fosse un interruttore- per poi tornare muto e attento.

Italia non lo stava ascoltando. Per lui era solo una delle innumerevoli orazioni a cui era stato obbligato a presidiare nel corso dei tanti secoli della sua vita. Usanza umana di cui, per altro, si era stufato quasi immediatamente. Quindi si limitava a passare pigramente lo sguardo sulla folla, senza osservarla veramente; Il pensiero proiettato al futuro prossimo, più precisamente a cosa avrebbe fatto quella sera. Magari sarebbe andato in qualche buon ristorante del centro.

«Sai, il mio superiore ammira molto il tuo.» il timbro profondo di Germania lo catapultò nuovamente al presente. «Sotto molti aspetti si è ispirato a lui».
Venne interrotto dall’ennesima esultanza del pubblico. A differenza sua stava seguendo il discorso, ma non avrebbe saputo dire se fosse l’interesse a muoverlo o il suo ineccepibile senso del dovere. Fatto sta che gli aveva rivolto quelle parole senza guardarlo, il volto fisso in direzione dell’oratore, offrendogli unicamente il suo profilo altero. Si trovavano accanto al palco, in una posizione rialzata a sufficienza da svettare sulle centinaia di teste, ma abbastanza defilata da non essere al centro dell’attenzione. Poco distanti da loro altri due ufficiali tedeschi invitati per l’occasione, assistevano al comizio. La folla si acquietò e la voce amplificata riprese a levarsi alta, fin sopra le guglie del Duomo.
«Penso che questo potrebbe essere l’inizio di una cooperazione vantaggiosa per entrambi» sentenziò serio, troppo formale per i propri standard.  
Italia dondolò sui talloni per qualche istante.
«Anche io voglio essere tuo amico»
Cantilenò in tono leggero, un aria allegra gli illuminò il viso.
Germania spostò lo sguardo su di lui per qualche istante, senza muovere la testa, poi lo riportò davanti a sé. L’unica risposta fu un debole sospiro, probabilmente involontario, vista la nota sconsolata che lo accompagnava.

Italia non sembrò dargli troppo peso, e continuò a tenergli addosso gli occhi ambrati. Fin dal loro primo incontro, non aveva potuto fare a meno di pensare a quanto somigliasse a lui. Stesso colore di capelli e taglio degli occhi, stessa sfumatura cerulea delle iridi, stesso cipiglio severo e atteggiamento riservato. Ma forse si sbagliava. Germania non aveva dato segno di riconoscerlo e il ricordo di Sacro Romano Impero, suo malgrado, stava venendo corroso dal tempo e diventava sempre più sbiadito. L’ultima volta che lo aveva visto, l’apparenza era quella di un ragazzino che si stava affacciando alla soglia della pubertà. Il viso era meno rotondo rispetto a prima, e la figura andava slanciandosi, lasciando presagire che, una volta raggiunta la maturità, sarebbe stato alto. Ma nelle proprie fantasie non lo aveva mai immaginato muscoloso come Germania. Anche con la divisa verde spento della Wehrmacht perfettamente sistemata addosso, si intuiva la costituzione atletica del tedesco. I lineamenti, seppur squadrati, erano chiaramente giovani. Si chiese da quanti anni avesse quell’aspetto. 
«Hey Germania, quando sei nato?»
Stavolta il tedesco girò tutta la testa verso di lui.
Il significato della parola “nascita” per le nazioni, era un po’ diverso rispetto a quello convenzionale, ed anche la loro crescita fisica era dovuta più agli avvenimenti politici che allo scorrere del tempo.
«Nel 1814, con la fondazione della Confederazione Germanica» disse meccanicamente.
«E che aspetto avevi quando sei nato?»
Un’ occhiata interrogativa tardò di qualche secondo la risposta; non si sarebbe mai del tutto abituato alle stranezze altrui.
«Non troppo diverso da quello che ho adesso. Ero un po’ più basso, sembravo un adolescente»
Lesinò sui dettagli poiché non afferrava il senso della domanda, ma a Italia non aggiunse altro.
«E tu, quando sei nato?» domandò di rimando, forse non volendo risultare scortese nel troncare ancora la conversazione.
«Nel quattrocento o giù di lì»
«Millequattrocento?»
«No, proprio nel quattrocento»
Germania sollevò entrambe le sopracciglia, mentre Italia continuò a far passare il peso del corpo dalle punte dei piedi ai talloni e viceversa con aria incurante, incapace di rimanere fermo nella stessa posizione troppo a lungo. Era contento di aver finalmente catturato l’attenzione del biondo.
«Avrai visto molte cose, in tutti questi anni»
«Tante persone che hanno fatto la storia» annuì per poi aggiungere ridanciano «ed anche tante belle ragazze»
Germania corrugò le sopracciglia senza condividere la sua ilarità.
«E tante guerre» aggiunse al posto suo, spostando l’argomento su qualcosa che gli interessava di più.
«Troppe. Combattere mi fa paura.» Italia abbassò lo sguardo sulla giacca grigio freddo della sua divisa, dove campeggiavano diverse mostrine che gli erano state assegnate, più ad honorem che per veri meriti. «Preferisco dipingere o fare sculture, sono bravo sai?» tentò di svicolare, ma senza successo.
«Eppure combattere è necessario, sia per difendersi dalle altre nazioni che per espandersi, diventare più forti e riscattarsi dai torti subiti»
«Sto bene così» disse come se certe decisioni potessero dipendere da lui, l’espressione allegra si stava spegnendo piano piano.
Il tedesco rivolse un cenno all’uomo sul palco «il tuo superiore non sembra pensarla come te»
Italia girò lo sguardo nella direzione indicata per la prima volta, da quando il discorso era iniziato.
«Lo so» concluse senza aggiungere altro, stavolta pareva essere lui quello deciso a non continuare il discorso.
«Sei davvero il nipote del grande Impero Romano?» la domanda era retorica, e all’italiano non piacque la nota di biasimo che aveva in sottofondo.
Impiegò un po’ a rispondere, gli occhi erano rimasti incollati sull’uomo che gli impartiva ordini da quattordici anni a quella parte.
«Gli umani non lasciano mai passare troppo tempo fra una guerra e l’altra. Presto avrai l’occasione di rifarti per quello che ti hanno imposto a Versailles»
Lo sguardo di Germania si dilatò per qualche istante, l’espressione di chi non si aspettava un’uscita del genere. Aveva centrato il punto con una precisione estrema, quasi dolorosa. Un vago senso di colpa affiorò sul volto del tedesco, si morse l’interno della guancia. Forse si era spinto troppo oltre.
Il ruggito della folla seguito da un lungo applauso sancì il termine del discorso, levandosi alto nel cielo grigio di Milano.
 



Riferimenti Storici: 
  • Il primo Novembre 1936 Mussolini tenne un discorso in Piazza Duomo a Milano.
  • Mussolini e il regime fascista in Italia, furono per diversi anni un modello per Hitler.
  • I paesi vincitori della prima guerra mondiale, imposero pesantissime sanzioni alla Germania durante il Trattato di Versailles. Esse furono fra le principali cause dell’ascesa del nazismo e dello scoppio della seconda guerra mondiale.
  
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