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Autore: AkaNagashima    15/05/2022    0 recensioni
Vi siete mai chiesti cos'abbia realmente provato John Watson vivendo le avventure con Sherlock Holmes? Noi vediamo le puntate della serie tv principalmente dal punto di vista del detective, in quanto protagonista, ma vi siete mai chiesti cos'ha provato il medico vivendole e, a volte, senza poter nemmeno reagire come avrebbe voluto?
Se abbia mai provato un minimo di senso di colpa nei confronti del proprio migliore amico, oppure solo ed esclusivamente rabbia cieca per qualche suo comportamento e modo di pensare.
Era una domanda che mi ronzava spesso nella mente negli ultimi tempi, ed alla fine ho deciso di provare ad immedesimarmi in lui e a riproporre ogni episodio, i momenti più cruciali, tramite la sua persona. Spero di esserci riuscita e di farvi emozionare com'è successo a me durante la scrittura.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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𝐀 𝐬𝐜𝐚𝐧𝐝𝐚𝐥 𝐢𝐧 𝐁𝐞𝐥𝐠𝐫𝐚𝐯𝐢𝐚
 
[ . . . ]
 
La moquette sottostante attutiva il suo dei suoi passi lungo quel corridoio finemente decorato. Si notava subito quanto quella villetta fosse di proprietà femminile, era tutto così in ordine, ma se non fosse stato un luogo che John stava odiando, probabilmente tanta pulizia l'avrebbe apprezzata. Si domandava ancora perchè si trovavano in quel luogo - nonostante avesse visto tutto ciò che era accaduto e sentito altrettanto - e perchè Sherlock fosse così interessato a quella donna. Già, quella donna.
Irene Adler era il motivo per cui quel cliente così importante aveva chiesto di loro. Una dominatrice, fin troppo furba, dagli zigomi affilati, capelli corvini, pelle candida ed occhi ghiaccio. Era una bella donna, a John sarebbe potuta interessare, ma dentro di sè l'urlo del fastidio e della gelosia aveva cominciato a dare sfogo quando si era avvicinata troppo al detective.
Portava una bacinella di acqua ed una pezza di stoffa datagli dalla cameriera di Miss Adler per 'disinfettare' il graffio che Sherlock aveva sullo zigomo prodotto da lui stesso. Gli aveva chiesto un pugno, ebbene glil'aveva dato con piacere.
Quando aprì la porta e vide quella scena - Irene, completamente nuda, in piedi davanti ad uno Sherlock Holmes perplesso - a John venne un brivido di nervoso lungo la schiena, ma rimase immobile.
 
𝑱𝒐𝒉𝒏: Potrebbe mettersi qualcosa addosso per favore? Ah, proprio niente. Tovagliolo?
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: Perché? Ti senti esposto?
 
No, si sentiva a disagio. Gli dava fastidio vederla nuda, nonostante fosse una bella donna e sì, le curve erano al posto giusto - purtroppo aveva pure controllato - e a Sherlock sembrava interessare particolarmente. Avrebbe voluto prendergli la testa e girarlo da un'altra parte.
 
𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌: Non credo che John sappia dove guardare.
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: No. Penso che sappia esattamente dove. Non sono sicura di te.
 
Miss Adler ebbe la fortunata accortezza di allontanarsi da Holmes, prima che Watson reagisse un po' troppo, ed accomodarsi su di una poltrona, cosa che il medico fece subito dopo osservando ed ascoltando. Solo successivamente vennero attaccati da tipi che cercavano la stessa cosa - delle foto scabrose di clienti influenti - con un modo leggermente meno ortodosso del loro.
Dopo essere riusciti ad aiutarla, l'unica cosa che Miss Adler riuscì a fare fu drogare Sherlock, e John non potè fare niente per impedirlo.
 
[ . . . ]
 
Il Natale era alle porte, quell'anno, e John si sorprese di non trovarsi in guerra, magari esposto a qualche nemico che avrebbe potuto ucciderlo con un battito di ciglia. Immerso in quel luccichio prodotto dall'albero, che aveva montato da solo perchè viveva con una sottospecie di Grinch, il medico si rese conto che qualcosa era successo.
Da quando avevano incontrato quella donna, il detective si comportava in modo strano, e più quel comportamento proseguiva, più al medico militare dava fastidio, compreso di suoneria oscena registrata sicuramente dalla donna. Ma poi una chiamata con Mycroft fece fare un'espressione a Sherlock nonostante avesse tentato di rimanere immobile. Non ascoltò mai la chiamata, eppure..
Un messaggio da parte di Holmes senior anche a lui. Un comportamento bizzarro in quanto, solitamente, o chiamava o andava direttamente a prenderlo davanti casa senza nemmeno dirglielo. Eppure gli dava appuntamento in un luogo strano, che non conosceva, ma si parlava pur sempre di Mycroft Holmes, cosa poteva sperare?
Quindi eccolo, completamente solo, che cammina in questo corridoio buio, adesso i suoi passi riecheggiavano.
 
𝑱𝒐𝒉𝒏: Sai che Mycroft potrebbe semplicemente telefonarmi se non avesse questo maledettamente stupido complesso di potere.
 
Continuava a camminare, si guardava intorno con curiosità, convinto di parlare prima di Anthea - la segretaria - e successivamente con Mycroft, magari con entrambi insieme.
 
𝑱𝒐𝒉𝒏: Sta scrivendo musica triste. Non mangia. Parla a malapena. Solo per correggere la televisione. Direi che aveva il cuore spezzato, ma, ah, lui è Sherlock. Fa tutto ciò comunque--
 
Quando si trova davanti Irene Adler, che lo guardava sorridendo immancabilmente con quel classico ghignetto di vittoria sul volto, John si blocca. Se non fosse stata una donna probabilmente l'avrebbe già picchiata volentieri.
Aveva provato una profonda antipatia per lei già all'inizio, adesso che è riuscita ad ottenere l'attenzione di Sherlock - cosa che a lui mai era capitato - e a farlo soffrire in quel modo, la sua antipatia si stava tramutando in disgusto.
 
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: Salve Dr. Watson.
𝑱𝒐𝒉𝒏: Digli che sei viva.
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: Verrebbe da me.
𝑱𝒐𝒉𝒏: Ti cercherò se non lo fai.
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: Oh, ti credo.
 
Non aveva idea di come avrebbe fatto e di cosa le avrebbe fatto passare se avesse fatto soffrire Sherlock Holmes ancora ed ancora. Perchè lui, la sofferenza, la conosceva bene. E quegli occhi, quei maledetti occhi chiari, stavano patendo un sentimento che nemmeno conosceva.
 
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: Guarda, ho fatto un errore. Gli ho dato una cosa affinché la tenesse al sicuro, ed ora ho bisogno che mi venga restituita, ho bisogno del tuo aiuto.
𝑱𝒐𝒉𝒏: No.
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: È per la sua sicurezza.
𝑱𝒐𝒉𝒏: Allora è questo: digli che sei viva.
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: Non posso.
𝑱𝒐𝒉𝒏: Bene. Glielo dirò. E ancora non ti aiuterò.
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: Che dico?
𝑱𝒐𝒉𝒏: Cosa dici normalmente?! Gli hai scritto molto!
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: Solo le solite cose.
𝑱𝒐𝒉𝒏: Non c'è una consuetudine in questo caso.
 
La stava davvero aiutando in questo? Seppur a parole. Davvero voleva mettere la felicità di qualcun altro al primo posto, di nuovo? A quanto sembrava sì, non aveva imparato un bel niente dal proprio passato.
 
𝑱𝒐𝒉𝒏: Hai flirtato con Sherlock Holmes?
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: Non risponde mai.
𝑱𝒐𝒉𝒏: No, Sherlock risponde sempre. A tutto. È il signor Punchline. Sopravviverà a Dio cercando di avere l'ultima parola.
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: Questo mi rende speciale?
 
Se la rendeva speciale? Lo stava prendendo in giro!? Ma poi perchè gliel'aveva chiesto? No, John non avrebbe voluto risponderle, no. Non era speciale, forse. Sherlock non provava certe emozioni per qualcuno.. forse.
 
𝑱𝒐𝒉𝒏: Non lo so, forse.
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: Sei geloso?
𝑱𝒐𝒉𝒏: . . . Non siamo una coppia.
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: Sì, lo siete.
 
Maledizione, no! Non lo erano. Lui non era gay, Sherlock non era gay, nessuno qua era gay!
𝐿𝑒 𝑑𝑜𝑛𝑛𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑙𝑎 𝑚𝑖𝑎 𝑎𝑟𝑒𝑎.
Tranne quel punto.
 
𝑱𝒐𝒉𝒏: . . .
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: Ecco. "Non sono morta. Ceniamo."
𝑱𝒐𝒉𝒏: Per la cronaca, se a qualcuno interessa ancora, in realtà non sono gay.
𝑨𝒅𝒍𝒆𝒓: Beh, io lo sono. Guardaci entrambi.
 
In quel silenzio che si poteva tagliare col coltello, in quel corridoio dove anche il respiro veniva riprodotto ad eco, la suoneria di Sherlock risultò fin troppo udita. Entrambi si voltarono indietro, significava che Holmes aveva ascoltato ogni parola e John, immancabilmente, si morse la lingua.
Aveva detto senza remore di non essere gay - ed era anche vero - e di non essere geloso, l'ultima parte non era poi così sicura, ma questo il detective non poteva saperlo e John non gliel'avrebbe mai detta volutamente.
 
[ . . . ]
 
Quando John si ritrova Mycroft sotto casa, coperto da un ombrello, a fumare una sigaretta dopo averlo contattato, il medico è decisamente confuso. Ma notando l'espressione, più umana del solito, sul volto altrui, quella confusione lascia posto alla consapevolezza di qualcosa.
 
𝑱𝒐𝒉𝒏: È quello il file su Irene Adler?
𝑴𝒚𝒄𝒓𝒐𝒇𝒕: Chiuso per sempre. Sto per andare a informare mio fratello - o se preferisci, tu - che in qualche modo si è infilata in un programma di protezione dei testimoni in America. Nuovo nome, nuova identità. Sopravviverà e prospererà. Ma non la rivedrà mai più.
 
Una scusa come un'altra per fargliela dimenticare, tarpare così le ali su un sentimento nuovo ed intricato, tipico di Mycroft.
 
𝑱𝒐𝒉𝒏: Perché dovrebbe interessarsene? Alla fine l'ha disprezzata. Non la menzionerò nemmeno per nome. Solo la donna.
𝑴𝒚𝒄𝒓𝒐𝒇𝒕: È disgusto o un saluto? Unico nel suo genere, l'unica donna che conta.
 
Lo stomaco ebbe una capriola a sentire quelle parole: 𝑙'𝑢𝑛𝑖𝑐𝑎 𝑑𝑜𝑛𝑛𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑎. No, probabilmente non era così. Oppure sì? John non voleva nemmeno pensarci.
 
𝑱𝒐𝒉𝒏: Non è così. Non sente le cose in quel modo. non credo.
𝑴𝒚𝒄𝒓𝒐𝒇𝒕: Mio fratello ha il cervello di uno scienziato o di un filosofo, eppure sceglie di essere un detective. Cosa potremmo dedurre dal suo cuore?
𝑱𝒐𝒉𝒏: Non lo so.
𝑴𝒚𝒄𝒓𝒐𝒇𝒕: Neanch'io. Ma inizialmente voleva essere un pirata.
𝑱𝒐𝒉𝒏: Starà bene con questo. Protezione dei testimoni, non vederla mai più. Starà bene.
𝑴𝒚𝒄𝒓𝒐𝒇𝒕: Sono d'accordo. Ecco perché ho deciso di dirglielo.
𝑱𝒐𝒉𝒏: Invece di cosa?
𝑴𝒚𝒄𝒓𝒐𝒇𝒕: È morta. È stata catturata da una cellula terroristica a Karachi due mesi fa e decapitata.
𝑱𝒐𝒉𝒏: È sicuramente lei? L'ha già fatto.
𝑴𝒚𝒄𝒓𝒐𝒇𝒕: Questa volta sono stato meticoloso. Ci vorrebbe Sherlock Holmes per ingannarmi. E non credo fosse a portata di mano. Cosa dovremmo dire a Sherlock?
 
La verità. E fu proprio quella che disse a Sherlock una volta rientrato su al 221B di Baker Street, mentre come sempre restava seduto al microscopio posizionato in cucina a studiare chissà cosa. Non sembrò sorpreso da quella notizia, anzi, sembrava che sapesse già tutto. Ma cos'avrebbe dovuto pensare?
Un addio scritto poco prima di sparire, come se sapesse che sarebbe successo. A John questo non tornava poi molto, conoscendo il detective probabilmente era anche partito a cercarla. Ma non era nei propri interessi, ormai il caso della donna era giunto al termine.
 
𝐕𝐚𝐭𝐢𝐜𝐚𝐧 𝐂𝐚𝐦𝐞𝐨
  
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