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Autore: M a k o    16/05/2022    14 recensioni
• Datastormshipping (Ryoken/Yusaku)
• Raccolta di One Shot AU scritte per la “Datastorm Week 2022: Spring Edition”
• Day 1 {Light green} – (Desiderava solo che quel ragazzo potesse godere di tutte e quattro le stagioni).
• Day 2 {Strawberry} – (Ricollegare i pezzi non sarebbe stata un'impresa ardua, ma in quel momento, mentre avvertiva Yusaku prendere sempre più il sopravvento sulla sua bocca, non poté fare a meno di stupirsi e deliziarsi nel modo più genuino possibile).
• Day 3 {Smell of wet earth} – «Tu non hai colpe,» sussurrò, cercando di sorreggerlo in ogni modo possibile e immaginabile, «hai fatto del tuo meglio. E va bene così».
• Day 4 {Take a walk} – «Ti bacerei per ore intere».
• Day 5 {Having a picnic} – Ryoken sorrise e Yusaku avrebbe voluto sprofondare nell'incurvatura di quelle labbra.
• Day 6 {Colorful post-it} – Yusaku lo amava anche per questo: perché anche nei più piccoli gesti, Ryoken sapeva mostrargli l'amore nelle sue infinite sfumature.
• Day 7 {Rebirth} – Non esisteva altro se non loro due, ancora una volta uniti, pronti a rivivere insieme.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ryoken Kogami/Revolver, Yusaku Fujiki/Playmaker
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Datastorm Week(s)'
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DataSpring1 Salve a tutti.
Torno con una nuova Raccolta dedicata interamente alla mia più grande OTP, l'ennesima iniziativa che ho ideato perché si sa, Ryoken e Yusaku mi ispirano sempre a livelli esponenziali, so...

A differenza della Datastorm AU Week dell'anno scorso, qui mi sono “evoluta” [?], dato che ho anche creato un account Twitter nel quale pubblico tutti i prompt e le iniziative legate a questa ship – vi lascio il post riguardante l'iniziativa che potete consultare cliccando QUI.

Questa volta si tratta della Datastorm Week 2022: Spring Edition e da oggi fino a domenica la Raccolta sarà aggiornata con una nuova One Shot ogni giorno.
Vi lascio con lo specchietto e vi informo anche che a fine OS ci saranno delle N.d.A.
Buona lettura!



Day 1: Light green
Rating: Giallo
Generi: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life
Note: Modern!AU & Coffee Shop!AU, POV Ryoken
Avvertimenti: Lievissimi accenni a tematiche delicate



The right season



1

La primavera era finalmente tornata e di questo Ryoken ne era ben consapevole. Mancava poco, davvero poco, e quella stagione dall'acconciatura sbarazzina e il carattere un po' ribelle
    (prima il sole e poi la pioggia, poi di nuovo il sole e poi di nuovo la pioggia)
avrebbe fatto il suo frizzante ingresso nella Sala delle Stagioni, invitando il Signor Inverno a cederle il trono dal quale avrebbe rimosso frettolosamente i rimasugli di neve e ghiaccio prima di adagiarvisi sopra con le gambe incrociate.
La primavera sapeva essere maldestra, poiché portava con sé un lungo velo intessuto di polline e allergie, ma fortunatamente Ryoken era esente da tutto ciò e poteva godersi i prati fioriti senza correre alcun rischio.
La primavera stava tornando, Ryoken lo sentiva. E ne era certo anche perché gli occhi di Yusaku avevano ricominciato a brillare un po' di più.


2

Gli occhi di Yusaku erano color verde chiaro, una sfumatura che Ryoken aveva sempre associato a un meraviglioso prato primaverile.
Yusaku, per lui, era la primavera
    (la sua bellissima primavera),
era la Wisteria che tornava a impreziosire il gazebo nel giardino di casa sua, era la voglia di iniziare mille progetti nuovi e portarli a termine tutti quanti.
Yusaku era il verde chiaro della speranza che era entrata nella sua vita con impeto e al contempo dolcezza; un rarissimo fiore profumato e dai colori particolari; il suo incantevole inno all'amore e alla vita...
    (solo che Yusaku non se ne era mai reso conto).


3

Yusaku lavorava alla caffetteria Cyberse ed era l'unico motivo per il quale Ryoken continuava a recarsi lì e ordinare sempre un caffè macchiato nonostante il locale fosse situato in un punto della città alquanto distante dall'università che frequentava. Si era innamorato di Yusaku semplicemente perdendosi nel verde chiaro dei suoi occhi e per lui, lo aveva giurato, sarebbe stato disposto a colmare qualsiasi tipo di distanza.
C'era solo un piccolo
    (enorme)
dettaglio che increspava i pensieri romantici di Ryoken con le nuvole nere dell'esitazione e delle incertezze: la diffidenza di Yusaku
    (un immenso ginepraio dal quale Ryoken non era ancora riuscito a uscire).


4

Yusaku Fujiki era un ragazzo alquanto schivo, il che era un abnorme paradosso visto e considerato che lavorava in una caffetteria e si trovava sempre a stretto contatto coi clienti tra ordinazioni, bevande da preparare e tavoli da servire. Il fatto era che – Ryoken lo aveva notato fin troppo bene – Yusaku era talmente grazioso che la gente nemmeno si accorgeva di quella patina di noia e diffidenza che lo rivestiva da capo a piedi e a quanto pareva ne aveva approfittato per creare un muro sempre più spesso tra la sua persona e il mondo esterno.
    (Era come se Yusaku avesse paura di fidarsi del prossimo, come se un terrore atavico lo divorasse dall'interno al solo pensiero di stringere dei nuovi legami con qualcuno).
Ryoken lo aveva ormai capito ed era anche quello il motivo per il quale, per mesi interi, non si era fatto avanti con Yusaku, nonostante fosse ben conscio e sicuro dei sentimenti che provava nei confronti del giovane cameriere: non era affatto intenzionato rovinare tutto quanto a causa di uno sciocco errore di calcolo; se si fosse posto nei suoi confronti nella maniera sbagliata, si sarebbe giocato l'unica possibilità che aveva con lui.
Perché aveva notato anche questo: Yusaku non era solito concedere una seconda occasione a chiunque ed era estremamente arduo riuscire a conquistarsi la sua fiducia.
    (Era il fiore più bello, raro e prezioso che Ryoken avesse mai visto. Ma per potersi avvicinare a lui doveva prima di tutto superare una serie infinita di prove intricate e pazientare il più possibile).
Ryoken aveva intuito che il modo migliore per instaurare un bel rapporto con Yusaku fosse quello di non fargli pesare il lavoro che stava svolgendo: nessuna richiesta bizzarra o irrealizzabile, nessuna lamentela, nessun segnale che qualcosa non andasse poiché andava sempre tutto bene, perché Yusaku svolgeva sempre un lavoro eccellente anche quando era assonnato o lento nei movimenti o quando controllava più di una volta l'ordinazione perché la deconcentrazione la spazzava via dalla sua memoria facendo restare in piedi solo rimasugli di pensieri neri come la pece e dolorosi come il morso di un serpente velenoso.
Yusaku non si era mai confidato con lui e non gli aveva mai raccontato qualcosa riguardo la sua
    (torbida e solitaria)
vita, ma a Ryoken era bastato perdersi nel suo sguardo durante le asettiche e avvilenti giornate invernali per comprendere che quegli occhi verde chiaro erano completamente soggiogati dal freddo, dalle giornate troppo corte e da un sole talmente cereo che non scaldava le membra neanche pregandolo in lingue sconosciute e antiche.
Yusaku era vittima del gelo, dei nuvoloni neri carichi di pioggia, di sensazioni negative che non avrebbe mai voluto provare e di cui desiderava solo liberarsi
    (come una dama e quel corsetto troppo stretto che le mozzava il respiro nello stesso, identico ballo della vita dal quale nessuno può sfuggire).
    (E cielo, Ryoken avrebbe voluto tanto ballare con lui senza che Yusaku provasse alcun tipo di oppressione o forzatura).
    (Desiderava solo che quel ragazzo potesse godere di tutte e quattro le stagioni).


5

Quel giorno, come di consueto, Ryoken ordinò un normalissimo caffè macchiato. Con lo scorrere inesorabile delle settimane aveva notato come Yusaku non fosse propriamente indifferente alla sua presenza, cosa che lo aveva sinceramente rincuorato e al contempo lo aveva portato a conferire un valore aggiunto all'unica possibilità che avrebbe avuto con lui.
Yusaku tendeva a perdere il controllo per una microscopica frazione di secondo quando Ryoken gli sorrideva e lo ringraziava per il caffè. Le gote si imporporavano di un dolcissimo
    (quanto lascivo)
rossore e un riverbero di sfuggente eccitazione illuminava quei meravigliosi occhi verde chiaro, conferendo loro un'aura magnetica e alquanto intrigante.
Solo e soltanto per un attimo, Yusaku metteva in luce una parte della propria essenza che con ogni probabilità non aveva mai rivelato a qualcuno: l'eccezionale essere umano nella sua incommensurabile genuinità, un dono prezioso riservato a pochi eletti.
    (Ryoken agognava essere uno di quelli).
    (E forse, un po' troppo egoisticamente, agognava essere l'unico).


6

A Ryoken non era sfuggito affatto come con l'inizio della primavera
    (un semplicissimo accenno della bella stagione, una conferma che ancora si faceva attendere)
Yusaku si fosse riappropriato di una voglia di vivere e di godersi l'esistenza che nel corso del gelido inverno si rintanava sotto uno spesso manto di candida neve
    (bellissima ma, al contempo, asettica e spietata).
Non gli erano affatto sfuggiti tutti quei particolari
    (l'irritabilità, la sonnolenza, la spossatezza, le dimenticanze continue, la testa perennemente tra le nuvole, il desiderio viscerale che l'ennesima giornata lavorativa finisse il prima possibile)
che lo avevano condotto alla constatazione di quanto l'emotività di Yusaku fosse messa a dura prova nel periodo in cui le ore di luce duravano troppo poco e le tenebre, algide e fameliche, dominavano incontrastate la quotidianità di chiunque.
Ryoken aveva deciso di aspettarlo perché fin dal primo momento in cui si era perso in quegli occhi verde chiaro aveva capito che ne sarebbe valsa la pena, l'attesa, ogni cosa.
Ed era arrivato, finalmente: il loro momento, unico e personale, di incasellarsi in un punto preciso nella vastità dell'universo che apparteneva solo e soltanto a loro.
Ryoken lo vedeva e, più di ogni altra cosa, lo sentiva: percepiva quei meravigliosi occhi verdi puntati su di sé, avvertiva l'emozione pizzicare ogni cellula del corpo e l'adrenalina scorrere nelle vene alla velocità di una pulsar.
Nel momento in cui Yusaku si avvicinò al tavolino in cui Ryoken era solito sedersi quasi tutti i giorni da quando aveva iniziato a frequentare la caffetteria Cyberse, la primavera
    (la stagione giusta)
sbocciò per entrambi.


7

    «Ecco il tuo caffè macchiato».
    «Ti ringrazio, Yusaku».
Il prato verde chiaro che Yusaku aveva al posto degli occhi si illuminò e Ryoken fu completamente travolto da tutto quell'incanto. Poi quello stesso riverbero brillò anche di genuina sorpresa, rendendolo ancora più bello e prezioso.
    «Come conosci...?» Yusaku bloccò sul nascere la propria domanda, sbuffando divertito e arrossendo appena.
    (Con ogni probabilità non si era ancora abituato al cartellino sul quale aveva scritto il proprio nome con caratteri sottili, a tratti sbrigativi, attaccato all'elegante divisa da cameriere che indossava tutti i giorni).
    (Era così che Ryoken aveva scoperto il suo nome, ma in tutte quelle settimane non lo aveva mai pronunciato).
    (Non durante l'inverno, quando tutto era ancora avvolto dall'asettico manto bianco dell'incertezza).
    «Giusto, questo» disse mentre indicava il cartellino con l'indice della mano destra. Portò lo sguardo a vagare da una parte all'altra del locale, constatando poi di potersi concedere qualche piccolo attimo di quiete prima di tornare al lavoro.
    «Il caffè... lo offre la casa» sussurrò, mordendosi poi il labbro inferiore per una frazione di secondo. Questa volta fu il turno di Ryoken di essere colto alla sprovvista, difatti non poté impedire alle gote di velarsi di un tenue rosa e all'epidermide di pizzicare appena.
Riacquistò subito tutto il contegno perduto e, schiarendosi la voce, domandò: «Grazie. A cosa lo devo?»
Yusaku fece spallucce, incurvando le labbra in un dolce e genuino sorriso
    (nessuno strascico di noia o irritazione ne increspava i lineamenti delicati).
    «Diciamo che fa sempre piacere sapere che ci sono clienti tanto affezionati...» celiò, e a Ryoken non sfuggì il fatto che più la conversazione proseguiva, più Yusaku stava prendendo confidenza
    (e cielo, era bellissimo).
    «Buono a sapersi, ne sono onorato». E mentre pronunciava quelle parole, avvertì l'aroma del caffè macchiato stuzzicargli le narici... o forse era il profumo di Yusaku a inebriargli i sensi.
Yusaku si sedette di fronte a lui, occupando quel posto libero che per settimane intere era stato troppo vuoto. Poggiò i gomiti sul tavolino e intrecciò le mani, posandovi poi il mento. Lo guardò in un modo che lasciava trapelare tutte le migliori intenzioni del mondo di instaurare un legame
    (qualcosa di bello e duraturo, un filo rosso spesso e al contempo delicato).
    (Un'attrazione reciproca che finalmente aveva modo di esplodere come una supernova e rilasciare la propria scia incandescente nell'universo).
Fu proprio in quel momento, mentre i loro sguardi entravano in collisione creando un interessante
    (e alquanto raro)
incastro tra cielo e terra, che si innamorarono perdutamente l'uno dell'altro: Ryoken di Yusaku e dei suoi meravigliosi occhi verde chiaro che tanto rievocavano un prato primaverile in attesa di adornarsi di migliaia di fiori profumati; Yusaku di un ragazzo del quale ancora ignorava il nome ma di cui già conosceva a memoria ogni battito di ciglia e le sfumature brillanti di quegli occhi che per lui, così succube del tempo maligno celato dietro il mantello dell'inverno che gli attanagliava l'anima per mesi interi, erano senza ombra di dubbio quel cielo terso e immacolato che aveva cercato per tanto, tantissimo tempo.
L'infruttuosità dei suoi sforzi disperati l'aveva portato a chiudersi ancora di più in se stesso, impedendo alla luce della vita di penetrare l'armatura che lo proteggereva da tutto il male del mondo
    (e dall'inverno bastardo),
confinandolo sempre più in una solitudine maligna e spietata.
Ma ora sentiva che finalmente qualcuno sarebbe rimasto al suo fianco nonostante tutto, anche dopo un lungo vagare nelle tenebre dell'inverno.

Così Yusaku trovò per la prima volta il coraggio non solo di inoltrarsi nel bosco, ma anche di avanzare, addentandosi al punto tale che difficilmente sarebbe tornato indietro – e di questo ormai non gli importava più perché voleva anche rischiare di perdersi, se necessario.
Il suo sorriso si fece ancora più luminoso. «Purtroppo a differenza tua non ho avuto modo di leggere il tuo nome su alcun cartellino...» disse, senza mai interrompere il contatto visivo – lo stesso che nel corso del gelido inverno tentava sempre di rifuggire.
Ryoken stette al gioco, felice di poter finalmente constatare di essere sulla stessa lunghezza d'onda di Yusaku e di condividere il suo stesso, intimo desiderio. Bevve un sorso di caffè e subito dopo tornò ad ammirare quel meraviglioso ragazzo seduto di fronte a lui.
    «Ho il badge universitario, se ti può interessare».
    (Gli occhi di Yusaku scintillarono).
    (Non era necessario aggiungere altro).


8

    «Ryoken Kogami». Yusaku era intento a osservare il badge con estrema attenzione quando a Ryoken mancava solo un sorso per finire il suo caffè macchiato
    (e non gli sfuggì certo quel “che bel nome” in bilico tra il sussurro e la mezza voce).
    «Aspetta...» Yusaku aggrottò la fronte e quell'espressione tanto corrucciata che gli rimodellò il viso per pochi istanti fu davvero buffa. «Qui c'è scritto “Facoltà di Ingegneria Informatica”» proseguì poi, indicando un punto preciso del badge azzurrino. «É lontana da qui... o meglio, di certo non si trova dietro l'angolo, ecco...»
A quelle parole tanto impacciate e incerte, Ryoken non poté fare a meno di sorridere.
    «È vero, ma tu ti trovi qui».
    (E il caffè del Cyberse non mi dispiace nemmeno, ma questo non ha importanza).
E allora Yusaku capì e fu proprio in quel momento che i suoi occhi si riempiono di vita. Perché aveva finalmente compreso di essere importante per qualcuno. Perché l'inverno se n'era andato, scacciato via dall'esuberanza della primavera. Perché il prato verde chiaro dei suoi occhi aveva incontrato il cielo azzurro delle iridi di Ryoken.
    («Finisco il turno tra venti minuti»).
    («Ti aspetto»).
Perché la stagione giusta era finalmente arrivata.
Per entrambi.



N.d.A.

♦ Spero di averlo reso bene nel corso della OS, ma nel caso non fosse così, ve lo dico qui – e vi chiedo pure scusa per essermi, eventualmente, spiegata male: in questa storia Yusaku è meteoropatico ed è fortemente soggetto a questa condizione nel mese invernale, che lo porta a essere molto più irritabile e stanco e spossato del normale.
Vi è anche un lievissimo accenno alla depressione meteoropatica, che è quella di cui soffro io e quindi niente, sguazzo in un oceano che conosco molto bene.

♦ In questa storia non sono scesa nei dettagli, ma sappiate che Yusaku sta meglio non solo perché è tornata la primavera, ma anche perché è evidente che abbia deciso di intraprendere un percorso di psicoterapia che lo aiuterà a superare questa condizione – perché sì, fortunatamente si può affrontare e curare.

♦ Non volevo soffermarmi troppo sulla parte negativa di questa condizione perché tanto (SPOILER) ci penserà il terzo giorno della Week a questo, almeno qui godiamoci la rinascita che la primavera porta con sé ~
Grazie per essere arrivati fino a qui.

M a k o
   
 
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