Capitolo sesto
Passerà pure questa fine del
mondo
E vedrai allora sarà tutto l'opposto
Di ciò che ti hanno detto
E se per caso ti perdessi nella confusione
Tra chi scappa, grida, piange o si sente perso
Stringi forte tra le mani questa convinzione
Si può essere vincenti nel tempo più avverso
Possa ogni mio graffio
preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare
Possa ogni mia sfida farti sempre vincente…
(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)
Quando nel castello di Grande Inverno
cominciarono a udirsi le grida dei soldati che avevano avvistato l’esercito dei
non-morti, Theon dovette, a malincuore, staccare da sé Ramsay… e si accorse che
il giovane, nonostante tutto, si era addormentato tra le sue braccia. Per un
attimo fu tentato di lasciarlo così, a dormire tranquillo: sapeva che quei
momenti appassionati non avevano cancellato la sua delusione e la sua
frustrazione e che sarebbe stato più facile raggiungere il Parco degli Dèi con
Bran se Ramsay non si fosse messo a sclerare… ma anche quella sarebbe stata una
mossa da vigliacco e Theon non voleva più essere un vigliacco, mai più.
Baciò lievemente il giovane sulla fronte.
“Ramsay, svegliati” gli sussurrò con
dolcezza. “L’esercito degli Estranei e dei non-morti è fuori le mura, dobbiamo
andare.”
Beh, diciamo che non era il miglior modo di
svegliare un povero disgraziato, ma le cose stavano così, il Re della Notte e i
suoi erano effettivamente fuori le mura di Grande Inverno e, anzi, occorreva
fare in fretta.
Il fatto è che, come sappiamo, Ramsay ci metteva
sempre un bel po’ per svegliarsi, forse perché il suo unico neurone doveva
riattivarsi, poi riuscire a collegarsi in qualche modo alla coscienza del
giovane Bolton e… insomma, il ragazzo era molto poco vitale quando Theon riuscì
a tirarlo giù dal letto, tra l’altro non aveva nemmeno fatto colazione (sì, lo
so benissimo che era piena notte, ma Ramsay, quando si svegliava, doveva fare colazione per riprendere coscienza di sé,
qualunque ora fosse!) e probabilmente là fuori c’erano dei non-morti che erano
più svegli di lui.
Theon, comunque, pensò di approfittare della
cosa: visto che Ramsay pareva non sapere dov’era, perché era lì e che diavolo
stesse succedendo, lo aiutò a vestirsi e poi lo condusse con sé. Gli Uomini di
Ferro si erano radunati nel cortile e aspettavano i suoi ordini, mentre già i
primi gruppi di Estranei e non-morti avevano sfondato la prima linea ed erano
entrati dentro le mura di Grande Inverno e gli Immacolati combattevano per
fermarli. Alla battaglia stavano prendendo parte anche i due Draghi, cavalcati
da Jon e Daenerys, e cercavano di sfoltire con il fuoco l’immensa orda di
mostri.
Tutto questo riuscì almeno in parte a
risvegliare Ramsay dalle oscure profondità del sonno… tuttavia era ancora
abbastanza confuso da lasciarsi condurre da Theon nel Parco degli Dèi, dove
Bran sarebbe stato l’esca per il Re della Notte. Il giovane Greyjoy dispose i
suoi Uomini di Ferro a protezione del luogo e poi cercò, finalmente, di
riportare Ramsay su questa terra. Insomma, non poteva affrontare gli Estranei e
il Re della Notte e occuparsi anche del
giovane Bolton in stato comatoso!
“Ramsay, adesso siamo nel Parco degli Dèi e
molto presto inizierà anche qui la battaglia contro gli Estranei. Devi
svegliarti e decidere cosa vuoi fare” gli disse, scuotendolo con più decisione.
Evidentemente le parole di Theon sortirono
l’effetto sperato, perché Ramsay riacquistò finalmente una certa lucidità… sì,
più o meno il massimo al quale poteva aspirare… e comprese dove si trovavano e
cosa stava per accadere.
“Cosa voglio fare io? Il problema è cosa vuoi
fare tu!” protestò immediatamente.
Sì, si era decisamente svegliato, forse era meglio prima… “Ormai siamo qua e non possiamo tirarci indietro, ma questa
idea di proteggere quello stregone inquietante
là è un suicidio, è ancora peggio che affrontare il grosso dell’esercito dei
non-morti. Se proprio vuoi lottare per gli Stark, allora andiamo a combattere
con i loro soldati. A Bran penseranno gli Uomini di Ferro e poi, magari,
potrebbe anche pensarci la sua famiglia, no? Jon, Arya, Rickon… è fratello
loro, non mio!”
“Ma, in un certo senso, Bran è mio fratello, come lo sono gli Stark, e
io mi sono assunto il compito di proteggerlo. Non posso lasciare il mio posto”
replicò con calma Theon. “Tu puoi andare a combattere con gli altri soldati, se
preferisci, ma il mio posto è qui.”
“È questo dunque che vuoi fare? Vuoi restare
qui nel Parco degli Dei a proteggere Bran
Stark e combatterai gli Estranei e il Re della Notte a costo della tua
stessa vita? È questo, dunque, è questo che vuoi?” iniziò a gridare il giovane
Bolton, ormai resosi pienamente conto della situazione. Era fuori di sé,
sinceramente Theon non ricordava di averlo mai visto così infuriato dai tempi d’oro di Forte Terrore e forse, a
dirla tutta, neanche allora, perché in quei giorni ormai lontani il giovane
Bolton si divertiva a torturarlo e
seviziarlo e quindi non era mai davvero arrabbiato.
Ecco, in quel momento invece era veramente in
collera con lui.
Oddio, non è che Theon avesse improvvisamente
deciso di diventare un kamikaze, di
certo, se avesse potuto fare a meno di lasciarci la pelle sarebbe stato anche
più contento, ma si era preso l’impegno di proteggere Bran e non poteva fuggire
e mancare al suo dovere, non ancora, non per l’ennesima volta.
“Il Re della Notte vuole Bran e io ho giurato
di difenderlo. Non capisci? Se quel mostro riuscisse davvero a uccidere Bran
sarebbe finita, nessun altro potrebbe fermarlo e gli Estranei dilagherebbero in
tutti i Sette Regni, non ci sarebbe più nessun luogo sicuro” replicò Theon, in
tono accorato. Non era facile neanche per lui, che cosa credeva Ramsay? Certo,
da una parte avrebbe preferito non dover rischiare la vita, ma dall’altra
sentiva che era il suo dovere, la sua giusta espiazione per le colpe commesse e
poi, in fondo, che scelta aveva? Se il Re della Notte avesse vinto, nessuno
sarebbe sopravvissuto nei Sette Regni. A ben pensarci, era una specie di scelta
obbligata…
Ma Ramsay, come ben sappiamo, la logica non
sapeva nemmeno dove stesse di casa e continuò a protestare, furibondo.
“Non era questo che mi avevi promesso, avevi
detto che saremmo tornati a Pyke e che avremmo sostenuto Yara come Regina, mi
avevi promesso che saremmo stati insieme e invece no, hai deciso di morire per
uno Stark! Sempre questi
stramaledetti Stark!” urlò, ma in qualche strano modo la sua voce sembrava
diversa dal solito, come se fosse… beh, come se fosse rotta dal pianto. La
penombra, tuttavia, non permetteva a Theon di vedere se Ramsay stesse
effettivamente piangendo…
“Non ci sarà più nessuna Pyke, non ci sarà
più niente se vincono gli Estranei, lo vuoi capire?” e questo, in effetti, era
vero, ma non era l’unica ragione per la quale proprio Theon si era offerto per
proteggere Bran, nel luogo più pericoloso di tutti, contro il Re della Notte in
perso… cioè… in cadavere… non-morto… come accidenti si dice, insomma! Avrebbe
potuto farlo qualcun altro e lui unirsi agli altri che combattevano gli Estranei
tra le mura di Grande Inverno, sarebbe stato sempre rischioso ma non la
missione suicida che si era più o meno consapevolmente scelto. “Ma lo hai
visto? Persino Daenerys Targaryen, persino i Lannister si sono uniti agli Stark
per cercare di respingere questi abomini! In questo momento ogni guerra è
sospesa perché c’è in gioco la sopravvivenza stessa dei Sette Regni.”
“E allora perché tu non sei là a combattere
con loro? Perché non sei insieme a Daenerys Targaryen o ai Lannister? Perché proprio tu ti sei preso l’incarico di
proteggere Bran Stark dal Re della Notte?” ecco, era appunto quella la domanda
che Theon non si sarebbe voluto sentir fare. Ma Ramsay, ormai lo sappiamo fin
troppo bene, era straordinariamente abile nel fare sempre le domande più
scomode!
“Perché è ciò che merito, è il mio destino, è
il motivo per cui sono sopravvissuto anche alla prigionia e alle torture”
ammise il giovane Greyjoy, l’espressione mesta e rassegnata. “È l’unico modo
che ho per redimermi dopo tutto il male che ho fatto alla famiglia che mi ha
cresciuto.”
“Ah, lo ammetti, dunque” ribatté Ramsay. Era
quello che aveva pensato fin dal principio, ma sentirlo dire da Theon faceva
male, un male che non aveva mai provato prima, più forte e più invasivo di
qualsiasi male fisico, lo annientava e lo spezzava. Ramsay, però, non aveva mai
sopportato di essere quello che subiva il dolore (eh no, cavoli, lui era quello
che lo provocava al prossimo suo!) e reagì nuovamente con la rabbia, quella
rabbia che credeva di aver perduto stando con Theon, quella rabbia che lo aveva
accompagnato fin da bambino e che adesso lo accecava di nuovo, la rabbia di chi
non è accettato, di chi è respinto e emarginato. “E allora resta pure con i
tuoi amati Stark! Sei solo un ingrato e un bugiardo, mi hai sempre mentito,
avrei dovuto scuoiarti io stesso a Forte Terrore invece di essere così misericordioso con te, ma adesso ci
penserà il Re della Notte a darti quello che meriti! Maledetto stronzo infame,
spero davvero che gli Estranei ti
portino alla dannazione!”
Gli voltò bruscamente le spalle, pronto a
scappare da quel luogo, ma prima che se ne potesse andare gli occhi di Bran
catturarono i suoi e, per un attimo, Ramsay non riuscì a muovere un passo.
“Tornerai” gli disse il ragazzo, serio, calmo
e inquietante come sempre. “Questo è il tuo posto, e tu lo sai bene. Il tuo
posto è accanto a Theon, lo è sempre stato.”
“Tu non sai un bel niente! Non sai neanche come eliminare il Re della Notte, servi
solo a rovinare la vita alle persone!” urlò Ramsay, frustrato, e questa volta
corse via davvero, lontano da quel luogo, dall’Albero Diga che avrebbe attirato
il Re della Notte, lontano da quello che, almeno per qualche tempo, aveva
creduto essere la sua felicità. Che cretino era stato, più cretino, stupido e
idiota di quanto mai avesse creduto possibile! Aveva proprio ragione suo padre
(che, tra parentesi, era davvero più furbo perché col cavolo che si era offerto
per combattere gli Estranei, se ne stava al sicuro tra i Frey aspettando che
fossero gli altri a morire per lui!), Ramsay Bolton era solo uno stupido, anzi,
non era nemmeno un Bolton, era un bastardo
e nulla più, a prescindere da quello che potesse dire un inutile foglio
firmato da un Re bambino. Guarda in che guaio era andato a cacciarsi solo
perché si era illuso che un Principe biondo, affascinante e con gli occhi
azzurri potesse veramente tenere a lui, volergli un po’ di bene… Alla
dannazione, tutto e tutti! Aveva sbagliato Roose Bolton, ventun anni prima,
avrebbe dovuto davvero gettarlo nel fiume quando la madre glielo aveva portato,
sarebbe stato meglio per tutti e per lui in primis! Idiota, mille volte idiota,
aveva davvero pensato che Theon sarebbe rimasto con lui per sempre ora che non
lo teneva più incatenato? Stupido
illuso, Theon preferiva morire per gli Stark piuttosto che stare con lui!
Era talmente stravolto dalla rabbia e da una
disperazione che non aveva mai provato prima, e che quindi non era ovviamente
in grado di riconoscere, da incasinarsi com’era prevedibile e, invece di
allontanarsi da Grande Inverno, finì per ritrovarcisi in mezzo, mentre la scena
che aveva davanti sembrava il trailer della
fine del mondo. Soldati degli Stark, cavalieri Dothraki, l’esercito degli
Immacolati e altri vari ed eventuali partecipanti all’epica battaglia tra la
Vita e la Morte affrontavano valorosamente Estranei e non-morti, e la maggior
parte di loro finiva fatto a pezzi. Le fiamme avvolgevano buona parte della
scena e Ramsay attribuì al fumo e all’eccessivo calore il fatto di avere il
fiato che gli si spezzava in gola e il viso inondato di lacrime, certo, era
solo il fumo, che altro poteva essere?
Ad ogni modo quella non era la strada giusta,
il giovane Bolton non aveva imparato poi molto di Grande Inverno e, comunque,
in quella notte di fuoco e terrore era ancora più difficile orientarsi anche
per una persona normale, tuttavia
capì che doveva tornare indietro e prendere la strada opposta sia alla fortezza
sia al Parco degli Dèi. A lui non fregava un beneamato della salvezza dei Sette
Regni e poi non era un eroe, non si sarebbe fatto ammazzare per il bene dell’umanità. Certo, se il Re della
Notte avesse vinto e avesse guidato i suoi Estranei per tutti i Sette Regni
sarebbe stato un bel casino e non ci sarebbe stato nessun posto sicuro…
“Già, nemmeno le Torri Gemelle dei Frey
saranno un posto sicuro se il Re della Notte deciderà di venire a prendervi
tutti, caro padre” mormorò, ridacchiando tra sé. “Magari potresti scatenargli
contro il vecchio Walder Frey, tanto probabilmente è una specie di non-morto
anche lui! *”
Ma neanche quel pensiero riusciva a farlo
sentire meglio. Ramsay non capiva perché, e questa non era una cosa insolita
per lui, ma continuava a sentire un dolore terribile, forse perfino peggiore di
quello delle sue torture, che gli devastava il cuore, glielo schiacciava come
un macigno e pareva impedirgli anche di respirare normalmente. E poi quelle
stupide lacrime che continuavano a scorrergli sul viso e che lui si asciugava
con gesti irritati della mano, insomma, adesso non si trovava più in mezzo ai
fuochi di Grande Inverno, possibile che quel maledetto fumo lo tormentasse
ancora?
“Forse sono solo un po’ allarmato” disse
Ramsay, parlando a se stesso o all’unico neurone che aveva, con la pia
illusione di spiegarsi perché si sentisse così male dentro. Lui odiava sentirsi male… “questi maledetti
Estranei sono davvero decisi a spazzare via gli uomini e, se vincono loro, non
ci sarà un luogo dove potrò rifugiarmi, di certo quelli non hanno paura delle
segrete di Forte Terrore. Ma di che mi preoccupo? L’umanità ha già il suo eroe,
no? Ovviamente sarà il bastardo Jon cazzutissimo
Snow a eliminare il Re della Notte e a salvare tutti i Sette Regni, noi
umili mortali potremo dormire sonni tranquilli.”
Eppure nemmeno questa considerazione riusciva
a placare l’angoscia che continuava a divorare e a logorare il suo cuore, che
gli corrodeva come un tarlo anche l’unico neurone che aveva e che lo faceva…
beh, sì, diciamolo, anche se può sembrare folle… che lo faceva piangere, altro
che fumo!
Non era mai stato così male in tutta la sua
esistenza.
Nel frattempo, la battaglia tra i vivi e i
morti, o non-morti, o Estranei o che dir si voglia, continuava ma con una netta
superiorità per gli esseri guidati dal Re della Notte che, tanto per non farsi
mancare niente, mentre procedeva spedito verso il Parco degli Dèi per uccidere
Bran aveva anche ridestato dal loro sonno eterno (ora non più eterno) tutti i
morti del Nord, insomma una gran bella compagnia di cadaveri che avrebbe
combattuto per lui (sì, proprio quelli delle cripte che, con infinita sagacia, qualcuno aveva pensato essere il
posto più sicuro dove nascondere donne e bambini!). Non una compagnia allegra,
di sicuro, però efficace per i suoi scopi! Il Re della Notte era ormai giunto
al Parco degli Dèi senza che nessuno potesse fermare la sua inarrestabile
avanzata (vero che suona bene?); Theon era riuscito, povera anima, a far fuori
tutti gli Estranei, non-morti, Velociraptor e quant’altro gli fosse capitato a
tiro perché con la sua lancia di vetro di drago poteva eliminare praticamente
tutto e tutti, ma quando il Re della Notte giunse con i suoi Estranei per
uccidere Bran calò un gran silenzio.
Era arrivato il momento clou della serata.
Se Theon fosse riuscito a colpire il Re della
Notte con la sua lancia e lo avesse ucciso, allora anche tutto l’esercito degli
Estranei e dei non-morti si sarebbe dissolto, perché il Re della Notte era il
primo Estraneo. Però probabilmente non era così facile, sennò qualcun altro ci
avrebbe pensato già da tempo, non è che Theon fosse poi quella mente eccelsa…
Il giovane Greyjoy si rese conto che quelli
potevano essere i suoi ultimi momenti di vita, così si voltò verso Bran per
dire quelle che, appunto, sarebbero potute essere le sue ultime parole.
“Bran, ti chiedo perdono per tutto quello che
ho fatto a te e alla tua famiglia, io mi sono comportato da traditore e…”
iniziò, ma Bran lo interruppe.
Insomma, non è educato interrompere qualcuno
che sta pronunciando le sue ultime parole, ma evidentemente il giovane Stark,
nella sua infinita saggezza che vedeva e sapeva tutto ed era quindi piuttosto
sinistra, pensò bene che il Re della Notte non sarebbe stato lì fino alla
mattina dopo aspettando il suo testamento!
“Non hai niente da farti perdonare, Theon”
gli disse. “Sei un brav’uomo e tutto ciò che hai fatto di male in passato è
servito a portarti qui e ora, nel posto che ti spetta. Io ti ringrazio, Theon.”
Ora, detto tra noi, già questa sorta di assoluzione e benedizione da parte di
Bran faceva capire benissimo che Theon non ce l’avrebbe fatta e che la sua era
una missione suicida fin dall’inizio, e anche Theon se ne rese perfettamente
conto. Ma ormai che cosa poteva fare?
Commosso e incoraggiato dalle rassicuranti parole di perdono e stima
di Bran, Theon si slanciò valorosamente contro il Re della Notte, brandendo la
sua lancia di vetro di drago ma, meritandosi senz’altro il primo premio per lo Sfigato dell’Anno, mancò il colpo e il
Re della Notte poté deviarlo senza problemi. Poi il mostro afferrò la lancia e
la spezzò, ma proprio quando stava per trafiggere Theon con quel pezzo di
lancia ci fu il colpo di scena che nessuno si aspettava. Una freccia infuocata
gli passò sibilando a pochi centimetri dal volto, facendolo indietreggiare.
Un’altra uccise un non-morto accanto a lui. Una terza infilzò un altro non-morto.
Theon, che si era visto già trapassato da parte a parte, pensò bene di
allontanarsi dal raggio d’azione dell’arma del Re della Notte e di usare il
pezzo di lancia che gli era rimasto per uccidere gli altri Estranei che
cercavano di accerchiare Bran, mentre il Re della Notte si voltava verso il
nuovo arrivato che gli aveva appena rovinato la scena madre.
“Guardami, sono qui, vieni a prendere me, se
ci riesci, mostro!” lo apostrofò Ramsay, che intanto incoccava una freccia
infuocata dopo l’altra e si esibiva nel famoso gioco del cecchino che lo aveva sempre divertito tanto. Il Re della
Notte riusciva a schivare le frecce, ma queste andavano comunque a uccidere i
non-morti che lo accompagnavano e, se non erano le frecce, era la lancia di
Theon a far fuori gli Estranei. “Credi di farmi paura? Per niente! Tu non mi
conosci, altrimenti saresti tu ad avere paura di me!”
Insomma, Ramsay era tornato indietro, non ce
l’aveva proprio fatta ad abbandonare Theon così come aveva detto, si era reso
conto (in ritardo, ma meglio tardi che mai!) che quel dolore che lo straziava
era causato dal pensiero di perdere il suo bel Principe e chi se ne fregava se
lui aveva scelto gli Stark, Ramsay non poteva più stargli lontano e non sarebbe
riuscito a vivere se gli fosse accaduto qualcosa, punto e basta.
Fine capitolo sesto
* So bene che nella
serie TV a questo punto Roose Bolton e anche Walder Frey e tutta la sua
famiglia sono già morti da un pezzo, ma non nella mia versione dove, come ho
detto, non muore quasi nessuno, nemmeno i personaggi più stronzi! XD