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Autore: MoreUmmagumma    17/05/2022    0 recensioni
Una scatola può contenere molti ricordi: dei semplici bottoni, un biglietto del cinema o del teatro, delle fotografie... ma può contenere anche una storia d'amore.
E Laura lo sa bene, nel momento in cui per caso, all'interno di una soffitta polverosa, trova il tesoro più inestimabile nella vita di ogni essere umano.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
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CAPITOLO V

 

Dalla sera del ballo seguirono innumerevoli ed interminabili giornate di pioggia. 
Sembrava quasi che l’estate dovesse concludersi alla fine di luglio. 
Aurora passò gran parte dei pomeriggi a guardare malinconicamente fuori dalla finestra, annoiata, contando le goccioline di pioggia che cadevano eleganti lungo il vetro. Gabriella deliziava le sue giornate sedendosi al suo pianoforte, tra uno Chopin, un Beethoven e un Mozart. 
Una mattina Gabriella si svegliò di buon ora, un raggio di sole filtrava dalla finestra sulle coperte di lino bianche. Finalmente l’estate aveva deciso di tornare sui suoi passi. Si mise a sedere sul letto, scostando le coperte e guardò fuori. Mancava ancora un mese alla fine delle vacanze e presto sarebbero tornate a Roma, o nel peggiore dei casi, in Svizzera, in un convento di monache di clausura. Suo padre era stato abbastanza chiaro: se le opinioni di Suor Teresa su di lei non saranno cambiate, l’unica soluzione sarà quella di diventare suora a vita. Avrebbe voluto escogitare un modo per evitare di tornarci. Avrebbe potuto scrivere a quella sua cugina di Milano, pregandola di stare da lei. Ma non si scrivevano da una vita e conoscendo la famiglia di suo padre non era sicura che sarebbe stata una buona idea. In più, avrebbe dovuto allontanarsi da Aurora… Al mondo non avrebbe potuto esistere una punizione peggiore di quella. 
Si vestì con calma e scese nella sala da pranzo, notando con suo stupore che Aurora non si era ancora alzata. 
«Buongiorno Gabriella»
«Buongiorno, signora»
Emma sedeva alla tavola e sorseggiava una tazza di tè bollente. 
Invitò la ragazza a fare colazione con lei, la quale accettò con garbo.
«Più tardi andrò in paese a fare delle compere, Tommaso mi accompagnerà in calesse, vuoi unirti a noi?»
Gabriella non seppe cosa rispondere; rifiutare sarebbe stato scortese e non voleva assolutamente che la signora Emma si facesse delle opinioni negative sulla sua educazione. Ma rimanere da sola con Emma, che con la sua austerità le metteva in qualche modo soggezione, non era una proposta allettante. 
Prima che potesse aprire bocca Tommaso entrò salutando nella stanza, diede un bacio sulla guancia a sua madre e si mise a sedere accanto a Gabriella. 
«Di che parlavate?» chiese il ragazzo. 
«Mi domandavo se Gabriella avesse voglia di fare una passeggiata con noi in paese questa mattina» rispose Emma.
Tommaso sorrise alla ragazza e attese la sua risposta, con la speranza che dicesse di sì. 
Gabriella esitò un secondo, salvo poi essere salvata seduta stante dall’apparizione di Aurora, la quale, scusandosi per il ritardo, prese posto a tavola interrompendo la conversazione.
«Mamma, se non avete nulla in contrario vorrei andare in paese questa mattina. Vorrei comprare delle calze nuove»
Gabriella sospirò sollevata. Sperò con tutta se stessa che la madre acconsentisse a portare entrambe. 
E così fu deciso.

Più tardi quella mattina i quattro presero il calesse e si diressero verso il paese.
La giornata era bella e soleggiata, il caldo era quasi sopportabile, specialmente dopo lunghe e interminabili giornate di pioggia. Ne approfittarono per sedersi in una caffetteria a prendere un gelato. 
Finché qualcuno non si fermò a rivolgere loro un saluto.
«Madame, che piacere incontrarvi»
La donna alzò lo sguardo e presa alla sprovvista per essere stata sorpresa mentre degustava il gelato si alzò con imbarazzo per salutare il giovane uomo che, elegante con il cappello sotto braccio e il bastone da passeggio, le prendeva la mano per salutarla.
«Conte… che piacevole sorpresa. Non mi aspettavo di trovarvi qui»
Rodolfo Lanza sorrise, fece un cenno del capo ai ragazzi per salutarli e rispose.
«È una bellissima giornata, pensavo di far piacere alla mia sorellina offrendole un gelato in paese. Ma vedo che voi avete avuto la mia stessa idea.»
La ragazzina che accompagnava il giovane sorrise timidamente e rivolse subito lo sguardo al fratello, il quale continuò.
«Vorrei approfittare di questo incontro per invitare vostra figlia Aurora a fare una passeggiata con me domenica pomeriggio. Spero che non riteniate la mia proposta inopportuna… ovviamente se non avete nulla in contrario»
Per ben due volte Emma rimase colta alla sprovvista. Il pensiero che sua figlia Aurora avesse suscitato un certo interesse nel conte le parve inaspettato quanto sperato. Per tutta la vita aveva desiderato per sua figlia una vita molto più agiata: essere proprietari di un piccolo terreno non era abbastanza, bisognava puntare più in alto. Ed ora sembrava quasi che l’occasione si fosse finalmente presentata.
«No, no, assolutamente nulla in contrario… Aurora ne sarà incantata, vero cara?»
Aurora rimase sbigottita: accettò l'invito con estrema riluttanza. Per quanto Rodolfo fosse un uomo attraente ed affascinante, l'idea di rimanere da sola con lui non la metteva a proprio agio. Non era certa se Tommaso se ne accorse, ma quest'ultimo propose alla fine di unirsi ai due, e di organizzare una passeggiata in campagna portando con sé anche Gabriella, la quale di certo, in cuor suo, non avrebbe voluto lasciare andare Aurora da sola. 
«Allora è deciso.» disse Rodolfo.«A domenica.» Se ne era rimasto deluso, fu abilissimo nel nasconderlo, dopodiché prese la mano di Aurora, le posò un bacio delicato sul dorso e si congedò. 
Nel tragitto verso casa le due ragazze non si parlarono. Si limitarono a guardarsi negli occhi, leggendo i pensieri l'una nello sguardo dell'altra. Aurora aveva capito che Gabriella non era particolarmente entusiasta di quella gita e Gabriella aveva capito benissimo le intenzioni del giovane conte, e non le piacevano affatto. 
Aurora non poté fare a meno di notare l’espressione compiaciuta sul volto di sua madre. Avrebbe voluto dirle che non voleva andare, che non avrebbe mai voluto attirare a sé le attenzioni di Rodolfo Lanza, ma non seppe come fare. Per tutta la sua vita aveva fatto ciò che i suoi genitori avevano deciso per lei, e non si era mai posta il problema che potessero essere decisioni sbagliate. Ma per la prima volta in vita sua sapeva cosa non voleva… e cosa voleva. Fu in quel momento che, in silenzio, riposò lo sguardo su Gabriella. 

♦♦♦

Quella domenica Rodolfo arrivò a bordo di una magnifica carrozza trainata da due cavalli. Emma e il marito lo accolsero nel soggiorno, offrendogli una tazza di caffè bollente. 
«Mi dispiace dovervelo chiedere così su due piedi» disse il giovane, togliendosi il cappello «ma vorrei discutere con voi in privato di una faccenda molto importante» Tommaso era là, aspettava che le ragazze fossero pronte per uscire. Con uno sguardo capì che doveva togliersi di mezzo, così lasciò la stanza, chiudendosi le porte alle spalle.
Aurora e Gabriella scesero insieme qualche minuto dopo, l'una a fianco all'altra, giusto in tempo per vedere Rodolfo uscire dal soggiorno  con un sorriso soddisfatto e subito dopo i quattro giovani salirono in carrozza, dirigendosi verso la campagna. 
Durante il tragitto Rodolfo finse di interessarsi alla carriera da bersagliere di Tommaso facendogli domande, per poi rimanere compiaciuto nell'apprendere che presto sarebbe ripartito. 
Arrivarono nei pressi di un boschetto, Aurora aveva portato con sé un cestino di vimini per raccogliere delle more per farne una marmellata. 
Cercò con tutta se stessa di non rimanere sola con il conte, ma questi la prese da parte, offrendosi di aiutarla a cogliere frutti di bosco. 
«Sono contento abbiate accettato il mio invito»
Aurora di risposta abbozzò un timido sorriso.
«Non avrei accettato un no come risposta» il tono con cui pronunciò quelle parole la fece rabbrividire: era calmo, fermo, fin troppo sicuro.
Guardò dietro di sé e vide che Tommaso e Gabriella erano rimasti indietro, troppo più indietro. 
Stava per rispondere quando Rodolfo le prese la mano e la guardò negli occhi.
«Non faccio altro che pensare a voi, dalla sera di quel ballo. Il vostro viso, i vostri occhi mi hanno stregato anima e corpo. E mi fareste l’uomo più felice del mondo se accettaste di sposarmi»
Aurora rimase senza fiato, non si aspettava una dichiarazione del genere.
«Io… mi dispiace deludervi, conte… ma il mio cuore appartiene già a qualcun altro» la sicurezza con cui lo affermò la lasciò di sorpresa, ma non il giovane conte, che non sembrava esserne affatto intimorito, anzi…
«Ho parlato con i vostri genitori oggi pomeriggio e hanno dato il loro consenso. Appena compirete la maggiore età diventerete ufficialmente mia moglie» 
Aurora non poté credere alle sue orecchie non poteva essere stata ingannata così dai suoi stessi genitori «No, non è vero!»
«Mi pare di aver capito che l’azienda di vostro padre è in ristrettezze economiche.» Con quella affermazione il conte non tardò a rivelare la sua vera natura, mentre un ghigno si formò sulle sue labbra e avvicinandosi all’orecchio di Aurora aggiunse «sarebbe una tragedia e uno scandalo se perdeste tutto, non è vero?»
Gli occhi d’Aurora si fecero improvvisamente lucidi e il cuore prese a martellarle nel petto. Avrebbe voluto dirgli che non avrebbe ceduto ai suoi ricatti, né ora né mai. Invece ricacciò indietro le lacrime e con fare fiero e sicuro di sé gli disse: «Riportatemi a casa!»

♦♦♦

Quella sera nessuna delle due fu in vena di mangiare. Nemmeno il piatto preferito di Aurora sulla tavola imbandita riuscì a sollevarla di morale dagli avvenimenti di quel pomeriggio. 
Emma non fece altro che parlare della proposta di Rodolfo, il matrimonio sarebbe avvenuto la primavera seguente quando Aurora avrebbe compiuto diciotto anni. 
Per la prima volta in vita sua Aurora ebbe l’ardire di controbattere, sostenendo con fierezza lo sguardo della madre.
«Non voglio sposarlo! Io non lo amo!»
Emma, in tutta fermezza ricambiò il suo sguardo, combattuta tra la voglia di schiaffeggiarla e quella di non creare drammi davanti ad altre persone.
«Tu non decidi proprio niente, Aurora. Il conte è un ottimo partito e non sarai tanto sciocca da buttare via questa occasione che non ti si presenterà più davanti»
«Ma come avete potuto prendere una decisione senza nemmeno consultarmi? Senza nemmeno chiedermi cos’è che voglio!»
«E cos’è che vuoi?» le chiese Emma, con aria di sfida.
Aurora non rispose.
«Tu lo sposerai, Aurora, che ti piaccia o no»
Gabriella era là, avrebbe voluto dire qualcosa anche lei, ma rimase immobile, inerme. 
«Perdonatemi, non mi sento molto bene. Compermesso» Aurora si alzò da tavola e si diresse in camera propria. 
A quel punto Gabriella, volendo seguirla, si alzò anche lei. 
«La cena era ottima, come sempre. Vogliate scusarmi»
Si incamminò verso la camera di Aurora e bussò alla porta. 
«Avanti»
«Tutto bene?»
«Sì… » tentennò. 
«Sicura?»
«Non voglio sposarlo!» sbottò. «Non voglio. E non so più come dirlo ai miei genitori. Mi porterà via da te» 
Aurora era ormai sull’orlo del pianto. Gabriella odiava vederla così, perciò la abbracciò, rassicurandola. «Non glielo permetterò»
Aurora nascose il viso nella spalla dell'amica e si lasciò andare ad un pianto liberatorio. Gabriella la teneva stretta a sé. Poteva sentire il profumo dei suoi capelli e il calore del suo corpo. Avrebbe dato qualsiasi cosa per fermare il tempo e rimanere così per sempre, strette l'una all'altra.
Non fece neanche in tempo a pensarlo ché in quel momento entrò Maddalena, con una tazza di camomilla in mano. 
«Mi manda sua madre. Tenga, prenda questa, le farà bene»
Aurora prese la tazza, e iniziò a sorseggiare. In un primo momento si sentì subito meglio, ma niente al mondo poteva levarle da dosso quella orribile sensazione al pensiero che molto probabilmente sarebbe diventata la moglie di quell’uomo senza scrupoli. 
Gabriella avrebbe voluto rimanere con lei tutta la notte, per consolarla e rassicurarla, ma sentendosi gli occhi della governante addosso sì alzò, e augurando loro la buonanotte se ne tornò in camera sua. 

Più tardi quella notte qualcosa svegliò Gabriella da un sonno tutt'altro che profondo. Ci mise un po’ a capire che qualcuno si era seduto al pianoforte e stava tentando di suonare il preludio n°4 di Chopin, il suo preferito. Si mise addosso la vestaglia e andò di sotto, e sbirciando dalla porta vide che si trattava di Aurora, che vestita in camicia da notte era seduta al piano, sotto la luce fioca di una candela, i lunghi capelli rossi che le cadevano addosso come una cascata. Le dava le spalle ma poteva vedere benissimo le mani che si muovevano sui tasti, e cercava di ricordare le note, sbagliando puntualmente sempre sulla stessa. 
La vide sbuffare e ricominciare da capo, e di nuovo sbagliare sempre sullo stesso pezzo. Eppure gliel’aveva spiegato tante di quelle volte. 
D’istinto aprì la porta ed entrò e senza dire una parola si sedette accanto a lei, le rivolse uno sguardo dolce e iniziò a suonare. Aurora la imitò, seguendo le sue mani e non poté fare a meno di rimanerne incantata, come ogni volta che sentiva la sua amica suonare. Sbagliò ancora la stessa nota, il che fece ridere Gabriella in una risata quasi soffocata, non volendo fare troppo rumore per non svegliare nessuno. Aurora rise di rimando, era buffo come con Gabriella tutto le sembrava divertente. 
Smisero di suonare, continuando a ridere finché non si guardarono negli occhi, i visi vicinissimi l'uno a l'altro. In quel momento qualcosa cambiò, entrambe si fecero serie e senza sapere chi delle due prese l'iniziativa le loro labbra si sfiorarono, in un bacio casto, dolce… il primo. 
Due cuori all’unisono presero a martellare nei loro petti e in quell’istante tutto ciò che le circondava svanì; le mani accarezzavano il viso, le braccia, i fianchi; in quell’angolino di mondo che si erano create si sentiva solo il suono dei loro respiri. 
Tutti i dubbi e le incertezze che fino ad allora regnavano nel cuore di Aurora si erano fatti più chiari. Adesso sapeva per certo cosa voleva e niente e nessuno glielo avrebbe tolto. 
O almeno così pensava. 

 


Note dell’autrice:

Dopo anni finalmente ricompaio con un aggiornamento, io mi scuso con chi seguiva la storia da quando la pubblicai ma per mancanza di ispirazione e impegni vari non mi sono mai messa a scrivere (almeno fino ad ora).
Questo è perché come al mio solito pubblico storie senza sapere minimamente come svilupparle, ma ora più o meno un’idea ce l’ho e spero di non metterci altri due anni per pubblicare il prossimo capitolo. 

Se invece siete nuovi spero che la storia vi stia piacendo ^^
A presto!


 
  
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