Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    18/05/2022    2 recensioni
Periodo contemporaneo, Alice è la trisnipote di Alice Kingsleigh e, paradossalmente, né è la fotocopia fatta e finita. A differenza della trisnonna, però, “l’attuale” Alice ha un carattere poco combattivo, ma conserva una sensibile creatività che le permette di farsi strada nel mondo dell’arte: i suoi splendidi quadri, infatti, che hanno sempre come tema principale “Il Paese delle Meraviglie”, tematica tramandata di generazione in generazione grazie alla trisnonna, le hanno permesso di partecipare ad una mostra artistica molto rinomata. Tutto prenderà una prospettiva diversa, quando la stessa Alice si ritroverà catapultata nel Sottomondo, spinta dalla curiosità di inseguire un particolare coniglio bianco che va di fretta.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niente portali a spirale per i prigionieri, poiché le loro sofferenze devono essere ben dipinte sui loro volti per il puro sadico piacere del fante di cuori. È stata sua la scelta di fare attraversare il Cappellaio, il Leprotto, Mally e Alice per il vasto Deserto Rosso, costituito dal terreno del medesimo colore e disseminato di alberi magri, spogli, scheletrici. Per nulla desolato, al suo interno vi abitano le creature più pericolose appartenenti alla Regina Rossa – che, ritornata al suo potere, ha incrementato la popolazione di bestiacce maggiormente minacciose per l’incolumità altrui – per non parlare dell’aumento dei cavalieri arruolati per la sorveglianza del luogo.
Superato il Deserto Rosso, i prigionieri vengono condotti nella città denominata La Rocca Tetra, patria che condivide la stessa combinazione di colori e forme privilegiate dalla crudele regina. La cupa città portuale è collegata con il castello della regina, circondato dal fossato conosciuto come il Mare Cremisi, un corpo d’acqua rosso sangue che ospita come creature marine ostili e letali. Lo stesso fossato è ricolmo di centinaia, se non migliaia, di teste decapitate dalla regina Iracebeth, tra cui il Re Rosso deposto e punito dalla stessa consorte per il semplice sospetto di poter essere ripudiata e sostituita dall’odiata sorella, la Regina Bianca. Nessuno avrebbe mai saputo le reali sensazioni dell’ormai defunto sovrano, se davvero era disposto a rifiutare la Regina Rossa per la Bianca, ma l’unica sicurezza di cui in pochi a corte erano a conoscenza ruotava intorno al fatto che il re fosse sempre più spaventato della figura della consorte, divenuta sempre più violenta ed incline a sempre più accesi scatti d’ira. 
Alice doveva lottare con tutte le sue forze per trattenere una smorfia di disgusto alla vista di quella macabra visione.
Superato il ponte levatoio, lei e gli altri sono costretti ad avanzare verso il sentiero roccioso e sterrato. Il fante e i soldati corazzati conducono i nuovi prigionieri all’interno del castello, chiamato Crims, luogo di vessazione.  Oltre ad ospitare creature malevoli citati in precedenza, la patria è composta anche da persone e animali oppressi dalla tiranna e dal fante: la piazza principale, non per niente, è evidenziata da una scultura in pietra a forma di cuore, dove tutti i cittadini – con la regina in prima fila – si riuniscono per assistere alle esecuzioni pubbliche. Un’area conosciuta tristemente con il nome di “blocco del taglio”.
Superato, infine, il cortile dove la regina è solita intrattenersi per ammirare le proprie rose rosse e per giocare a croquet - usando i fenicotteri come mazze e i porcospini come boccia – Stayne ferma per un istante il triste corteo.
«Portate questi scellerati nelle prigioni.» dice il fante, in sella al suo cavallo nero, facendo un cenno con una mano, bloccando invece una delle guardie che ha in custodia Alice «Dico io...» assume un’intonazione odiosamente sviolinante «Non vorremmo mica riservare un simile trattamento ad un’incantevole madamigella?»
Alice fa un piccolo passo indietro, come per sottrarsi da chissà quali squallide intenzioni del fante. Lo stesso Cappellaio, intuendo qualcosa di losco, si mette davanti alla ragazza come per proteggerla e senza emettere un solo fiato.
Rimanendo in sella all’inquietante destriero, Stayne tiene le gambe ben aperte in modo da colpire in faccia il Cappellaio, allontanandolo dalla ragazza.
«Cappellaio!» Alice tenta di soccorrerlo, ma un cavaliere la trattiene puntandole contro la propria lancia.
Con arroganza, il fante scende dal cavallo e si avvicina ad Alice con un ghigno superbo e altezzoso.
«Tu verrai con me, graziosa creatura.» dice senza scollarle lo sguardo di dosso «Ho proprio bisogno di riempire la mia sala personale con dei quadri meravigliosi.» lieve pausa «Scommetto che queste candide e stupende manine sono in grado di creare delle sublimi opere d’arte.»
Alice si ritrae di nuovo e per poco non fa saltare la propria copertura.
«Non temere, Lady Hightopp.» interviene tempestivamente il Cappellaio, alzatosi a fatica «Esegui il tuo mestiere e fatti onore.»
Alice lo guarda scambiandogli uno sguardo di compassione e insicurezza, mentre Tarrant ricambia con un’occhiata colma di sicurezza e temerarietà. È sicuro che tutto andrà per il meglio.
Per ordine di Stayne, il Cappellaio e gli altri vengono quindi condotti nelle prigioni, mentre ordina con malvagia intimidazione alle guardie di non fare parola alla Regina Rossa della presenza di Lady Hightopp nel castello.
Nonostante sia stato avvertito dalla sovrana, la quale – come il lettore ricorda – gli aveva offerto una seconda occasione, il fante di cuori non era disposto a cambiare quando si trovava di fronte ad una bella e graziosa ragazza e, nuovamente, si trattava di Alice. Il fante era ricaduto nella propria stessa trappola, anche se a sua insaputa.
 
Sala del Trono.
Due porte su entrambi i lati della parete di fondo, portano al corridoio con lunghi pilastri rossi che arrivano fino al soffitto. Le finestre colorate ai lati della sala creano l’illusione che l’aera sia più spaziosa, la parete di fondo dell’ingresso murale ritrae la Regina Rossa in groppa al suo Jabberwocky che combatte contro una creatura simile ad un grifone. La decorazione centrale del pavimento è una scacchiera ricoperta da un lungo tappeto rosso che conduce alle scale a forma di cuore dove è posto il trono, una piccola sedia d’oro a forma di cuore, spinta indietro in una piccola rientranza con tende su entrambi i lati e da una grande vetrata progettata con cuori. Proprio lì, in quel momento, siede comodamente un’indispettita Iracebeth.
Aspetta con visibile impazienza, la stessa servitù composta da rane, scimmie, pesci e valletti, fa fatica a nascondere il proprio disagio e tremore.
Non appena il fante fa il suo ingresso nella sala, inchinandosi rispettosamente dinanzi alla sovrana, qualcosa nell’aria sembra alleggerirsi.
Non ha trovato Alice, ammette, ma ha rinchiuso il Cappellaio, il ghiro e il Leprotto nelle prigioni. Il primo, soprattutto, è l’elemento chiave per ritrovare Alice. La regina lo sa benissimo e sorride appena. Il sorriso aumenta a dismisura quando il fante rivela che sarà lui stesso a torturarlo per estirpargli di bocca la verità, per far sì che quello “smidollato” – come lo chiama lui – non sia così testardo o stupido da tacere.
«Metticela tutta.» dichiara la Regina Rossa, aggiungendo di non avere nessuna pietà: riconosce la fedeltà del Cappellaio verso Alice, per cui non devono esistere indulgenze nei suoi confronti.
Il fante si inchina e fa per congedarsi, intento ad ordinare alle guardie di preparare la sala delle torture, ma la Regina Rossa ha un’ultima domanda da fare.
«Hai nient’altro da dirmi?» il suo tono tranquillo sembra nascondere un filo di sospetto.
Stayne, infatti, accoglie quella domanda con scomodità, sentendo una fitta sulla bocca dello stomaco per il timore di svelare una verità fastidiosa. Senza rimorso e senza pensarci troppo, decide di omettere la presenza di “Lady Hightopp”.
«Nient’altro, maestà.» afferma con dignitoso inchino.
«Vai.» ordina la regina, con un sogghigno soddisfatto.
Tirato un sospiro di sollievo, il fante si allontana dalla sala il più presto possibile, cercando di nascondere come meglio può il suo reale stato d’animo carico di ansietà e timore verso quella pazzoide di sovrana che, ahimè, è costretto ad amare.
 
Con il cuore colmo di affanno, Alice si domanda quali siano le reali intenzioni di quel losco individuo. Non gli piace proprio per niente e continua a non piacergli nemmeno adesso che ha fatto rinchiudere il Cappellaio e i suoi amici in chissà quale fredda e buia prigione. Né, di sicuro, sarebbe disposta a provare per il fante una briciola di empatia anche se le sta riservando un trattamento diverso.
Tanto per cominciare, Alice non vede di buon occhio il fatto che Stayne l’abbia “segregata” in una delle sue stanze private con il pretesto di farla unicamente dipingere.
Al diavolo il fatto che le abbia ricavato delle tele, ripete a sé stessa Alice.
Al diavolo i pennelli. Al diavolo i materiali, pigmenti e oli più pregiati del regno.
Decide di rimanere in piedi, poiché lo sgabello sul quale dovrebbe sedersi è sorretto da due scimmiette. Per nessuna ragione al mondo Alice se la sentirebbe di creare una simile fatica ed un simile sopruso a delle povere creature.
Guarda la tela grande poco più di mezzo metro e realizza di non aver ancora creato nulla. Il tutto è ancora completamente bianco. E le cose non migliorano quando Stayne irrompe nella stanza con insopportabile cavalleria.
«I miei omaggi, Lady Hightopp.» si inchina il fante per il puro spirito di cercare di entrare nelle grazie della ragazza.
Ne ottiene solo il silenzio: Alice, infatti, decide di puntare su questa carta, ignorando quel cascamorto e fingersi concentrata sul proprio lavoro. Per mascherare il proprio disagio, Alice inizia a passare dei tocchi di colore sulla tela e, tra una pennellata e l’altra, si rende conto di aver realizzato un pezzetto di cielo rosato e incline al tramonto.
«Non mi rispondi?» continua il fante, avvicinandosi sempre di più «Sei silenziosa.» comincia a girarle intorno, facendosi sempre più vicino «Oh, questo sì che arricchisce il tuo fascino.» Alice ha, suo malgrado, il modo di sentire il respiro dell’uomo vicino al proprio collo «Una bella donna dovrebbe essere sempre silenziosa. Quando si parla ad una fresca rosa, lei ci risponde, forse?»
La pazienza di Alice si esaurisce quando avverte, per fortuna in forma lieve, che le labbra di Stayne sono anche troppo vicine alla pelle del suo collo. Se prima provava un senso di rifiuto verso di lui, adesso ne prova anche disgusto.
È una ragazza timida, non c’è dubbio, ma non è affatto stupida. Erano casi come questi, seppur rari, in cui Alice riusciva a tirare fuori la grinta nascosta dentro la propria pancia.
«Signore,» dice lei lasciando perdere i pennelli, la tela e tutto il resto, allontanandosi dal fante di qualche passo «quando eseguo i miei dipinti, non sono solita rivolgere la parola a nessuno, se voglio svolgere il mio lavoro con diligenza.» senza saperlo, i suoi occhi si riempiono di sicurezza e quello sguardo così forte devono aver impressionato lo stesso Stayne, visto che quest’ultimo la sta guardando con un’espressione inebetita.
Di sicuro, non si aspettava di ricevere una simile risposta né da Alice, né da nessun’altra donna del regno. Per la prima volta, Regina Rossa a parte, una donna gli stava tenendo testa.
«Potrei farti tagliare la testa per questa tua insolenza.» è la minaccia che Alice si aspettava, ma la ragazza non sembra farsi intimorire e rimane ferma, composta e silenziosa, senza staccare lo sguardo combattivo sul fante.
Tale reazione mette in difficoltà Stayne, ma le proprie parole non saranno consone alle sue vere intenzioni. Riconosce di aver pronunciato quell’intimidazione per puro orgoglio maschile, ferito da un’insulsa donna straniera e di rango inferiore.
«Al mio ritorno,» sibila solamente, puntandole l’indice contro «voglio vedere un mio ritratto. Fatto e finito. E che sia perfetto.» per dare un ultimo sfogo alla propria frustrazione, il fante afferra la spada e, con un solo colpo, taglia a metà la tela appena ritoccata da Alice.
La ragazza sussulta per il modo violento in cui Stayne ha appena agito, ma non ha intenzione di mostrarsi debole. Gli stessi animali lamentano un lieve e giustificato urlo di spavento, ma rimangono fermi al proprio posto.
«Niente robaccia variopinta.» conclude il fante, riponendo la spada nel fodero, per poi uscire dalla stanza e lasciando Alice finalmente da sola.
Chiusa rumorosamente la porta, Alice sente le proprie gambe farsi pesanti e per poco non crolla sul pavimento. Nel suo petto, sente una strana sensazione che non sa come descrivere.
Non ricorda quando sia stata l’ultima volta ad aver provato questo tipo di emozione. Non ne trova un nome. Sa solo che la sta facendo sentire bene.
  
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