Serie TV > Altro
Ricorda la storia  |      
Autore: Fuuma    19/05/2022    2 recensioni
[Moon Knight]
A differenza di Steven, Jake conosce il motivo per cui è nato – sa di appartenere a Marc, tanto quanto Marc appartiene a loro – e ha imparato ad accettarlo. Dover fare il lavoro sporco (affettare, strappare, uccidere e martoriare), in fondo, gli piace – oh, se gli piace! – e non può certo lasciare certi divertimenti al nerd inglese, se non vuole che li mandi tutti e tre al creatore.
{ jake/khonshu, jake&steven&marc | scritta per la May I Write? }
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

pairing: { khonshu/jake - platonic; jake & steven & marc };

warning: disturbo dissociativo dell'identità, slash, selfcest per chi lo vuol vedere

I personaggi appartengono agli aventi diritto


 

     Tercera rueda    

 

«L’idiota sta rovinando tutto.»

La voce di Khonshu romba profonda e vibrante tra le pareti del cranio, si infila negli spazi vuoti lasciati liberi da Marc, tra le screpolature del suo io che altri hanno riempito per lui – altri come Jake ad esempio, che sbadigliando riemerge dal torpore di una vita senza corpo.

Ha concesso un pugno agli uomini che li inseguivano, ha roteato occhi che non aveva al singhiozzo spaventato di Steven, e con uno spintone lo ha rimesso a dormire, infilandosi nella pelle di Spector per prenderne il controllo.

Sorrideva quando si è liberato degli aggressori, leccando via dalle labbra il sangue schizzato in faccia, mentre in terra non rimanevano che corpi cavi. Che spreco, e pensare che il loro invece è infestato da tre anime e una quarta li manovra come burattini appesi alle bende di una mummia.

Con il pugnale ancora tra le mani, Jake si sgranchisce, alza le braccia oltre la testa. La maglia che indossa si solleva a scoprire lo stomaco; ha una ridicola trama a scacchi beige e si abbina a una sciarpa marrone scialbo che lo fa sembrare un professore di lettere vedovo in pellegrinaggio nel deserto. Non ha dubbi su chi si sia vestito quella mattina.

Reclina il collo da un lato all’altro, scrocchia le ossa, assapora il pieno controllo di un corpo fisico. Non che rimanere senza gli pesi; gli piace assistere da dietro le quinte alla vita di Marc, muoversi inosservato tra le crepe del suo inconscio e intervenire quando la situazione lo richieda. A differenza di Steven, Jake conosce il motivo per cui è nato – sa di appartenere a Marc, tanto quanto Marc appartiene a loro – e ha imparato ad accettarlo. Dover fare il lavoro sporco (affettare, strappare, uccidere e martoriare), in fondo, gli piace – oh, se gli piace! – e non può certo lasciare certi divertimenti al nerd inglese, se non vuole che li mandi tutti e tre al creatore.

Khonshu si muove dietro di lui, calpesta la sua ombra, si fonde ad essa. Forse è da lì che è uscito quando l’aldilà lo ha rigurgitato: dall’oscurità di Marc – in quello potrebbero somigliarsi.

Lo sente appoggiare il becco ossuto sulla spalla, incastrargli il bastone contro il costato, intrappolandolo in un abbraccio possessivo. «Dobbiamo trovare il modo di liberarcene.»

«Steven è innocuo, mi amor.» A rotolare languidamente sulla lingua di Jake è una frase in spagnolo.

«È una mosca fastidiosa che sta impedendo a Marc Spector di fare il suo dovere. Di questo passo Ammit sarà liberata dalla sua prigione e tutto il nostro lavoro sarà stato vano.»

«Gli stai dando troppo credito, pajarito[1]

O forse è Jake che non gliene vuole dare abbastanza. Fino a due mesi fa esisteva un confine netto tra loro tre, pareti di subconscio a tenerli separati, confinati in spazi mentali da cui soltanto Marc aveva il potere di richiamarli. Poi Marc è crollato, si è smarrito in se stesso, spezzato così in profondità che il suo dolore ha eroso le sbarre delle loro prigioni e ha mandato in cortocircuito l’interruttore a capo dei suoi alter.

In quel momento, Jake aveva pensato di uscire e profanare la shiva di quella donna sputando sulla sua bara; aveva pianificato di rifugiarsi in un bar solo per provocare una rissa e picchiare, picchiare, picchiare, immerso in un bagno di sangue.

Jake avrebbe aiutato Marc a liberarsi del dolore gettandolo in faccia ad altri – distruggere per non venire distrutti.

Ma è stato Steven a passare il confine e prendere il comando: quell’imbarazzante raggio di sole nato dal culo di un unicorno. E invece di distruggere, Steven ha creato qualcosa, si è rifatto una vita a Londra, li ha rimessi in piedi.

Jake si rigira il pugnale tra le dita, guarda sulla lama il suo riflesso. In controluce compare un volto identico a occhi chiusi che dorme con l’innocenza di chi non ha colpa, addormentato sul ciglio di un coltello.

Khonshu ha ragione, la presenza di Steven è un problema, ma non per i motivi che pensa. Steven è una finestra aperta su un futuro mai arrivato, è un “se” realizzato, un “forse” capovolto, un desiderio travestito da realtà. È la scintilla di speranza rimasta sul fondo di un vaso andato in pezzi, che trae forza dalla sua ignoranza e dall’innocenza del bambino che Marc non ha mai avuto il permesso di essere.

Steven è tutto cuore, là dove Jake è tutta violenza e morsi da lupo.

Ma, soprattutto, Steven non è pronto – e forse mai lo sarà – a sapere la verità.

Questo è il problema e per questo Jake deve proteggerlo a ogni costo.

«Está bien, no te preocupes.» Jake si volta a scrutare tra le orbite nere di Khonshu; c’è la fredda crudeltà delle tenebre in quelle cavità senza fine, l’egoismo di un dio vendicatore e l’amore spietato verso la creatura più preziosa.

È Jake l’unica ragione che abbia spinto Khonshu a ingannare Marc con un accordo dal quale non uscirà mai. Quella sua versione brutale, che non conosce rimorso o pietà e quando attacca lo fa spingendo a tavoletta sull’acceleratore. Jake Lockley, che ora, invece, si abbandona pigramente tra le braccia del dio.

Sorride famelico e mostra i denti al becco bianco di Khonshu; morde e lecca, feroce e osceno. Jake non ha freni nelle sue emozioni, le butta fuori con violenza, sempre, che sia rabbia, odio o amore, per lui non fa differenza. E lo sa che è per questo che Khonshu lo ha scelto. Lo sa e ne approfitta – dopotutto il dio non è l’unico ad aver mentito sulle sue vere intenzioni.

«Déjalo en mis manos[2], mi occupo io di lui.»

«Trova il modo di impedire al verme di interferire nei doveri di Marc Spector.»

I denti di Jake stridono contro le ossa bianche del becco adunco, morde fino a scheggiarli, irritato. Non gli piace quando lo chiama a quel modo, ma annuisce obbediente – non sa, Khonshu, che il suo pitbull da combattimento è un cane con la rabbia che brama dalla voglia di mordere la mano del padrone.

Jake sorride e mostra i denti.

«Come sempre, mi amor

 

*

 

La strada sfugge oltre i finestrini, granelli di sabbia s’infilano in quello aperto stuzzicando il sonno.

Steven sbatte le palpebre. Infastidito dall’afa e dal sudore che gli appiccica gli abiti alla schiena, di colpo apre gli occhi, riscoprendosi seduto ai sedili posteriori di un taxi.

Non ricorda come ci sia arrivato, ma ora i suoi blackout hanno finalmente un nome – un nome che indossa il suo volto e parla con accento americano, ma nondimeno un nome: Marc Spector.

E nel momento stesso in cui lo pronuncia nella mente, si sente attraversare dallo sguardo affilato di qualcuno. Si volta verso il finestrino: una bava di luce spezza il suo riflesso, tagliando il suo volto in due metà disallineate. Nel gioco di luce, l’occhio sinistro assume una sfumatura diversa, la pupilla affoga in un innaturale oceano cremisi.

«Cierra los ojos, nerdito[3]» gli dice il riflesso.

«Ma-Marc…?»

Il sorriso apre un taglio sul vetro, ma dietro alla durezza della curva la voce è una colata languida e dolciastra. «Duérmete, cachorro.[4]»

«No, aspe—»

Steven barcolla nella propria carne. Qualcosa lo afferra da dentro, mani invisibili lo trascinano appena sotto la pelle, tra le ossa, dove il buio si fa profondo e lo inghiotte.

Quando il sole smette di abbagliarlo, il riflesso al finestrino torna unito.

Ignaro di quanto è appena accaduto, Marc strizza gli occhi e si guarda intorno.

Nella sua testa c’è silenzio: Steven è tornato a tacere, dorme al sicuro lontano da quel puttanaio che è diventata la (loro) vita.

«È meglio così, buddy. È meglio così.»

 

*

 

In bilico sul bordo del sedile, una sciarpa beige scivola giù.

Afflosciandosi sul tappetino del taxi, si arrotola intorno a un berretto Gatsby[5] che nessuno ha mai notato.

 

[ 1.301w ]



[1] Uccellino

[2] Lascia fare a me

[3] Chiudi gli occhi, piccolo nerd

[4] Dormi, cucciolo

[5] Che io sappia – e non prendete quello che scriverò per oro colato – il berretto Gatsby (o Gatsby cap) era la coppola usata dagli strilloni e dai tassisti. Ora, abbiamo visto tutti che Jake indossa una coppola, e visto che nel fumetto la sua identità era quella di tassista, ho deciso che ha un Gatsby e siamo tutti felici così.

 

Il titolo significa “Terzo incomodo”



Potevo non approdare in un fandom che urla selfcest da ogni lato? Certo che no! E poi diciamolo, Moon Knight è una serie che non pensavo sarebbe stata così bella e Oscar merita solo lodi e amore. Io invece meriterei una testata, perché con tutto quello che potevo scrivere per la mia prima fic, ho dovuto scegliere proprio Jake come protagonista e complicarmi la vita con una caratterizzazione ed headcanon nati dal nulla... e dai venti secondi totali in cui compare in tutta la serie, ma sia mai che non mi renda complicata la vita! Che poi la fic in sé non è neppure niente di che, ma la challenge per cui l'ho scritta è carina e mi ha ispirata così.

Ovviamente non ho idea di quanto ci abbia azzeccato con il personaggio, lo scopriremo tra un anno, immagino, ma nel frattempo ho deciso che questo è il Jake che voglio nel mio mulino e lo amo così.

Come detto nei warning, lo slash anche se appena abbozzato c'è perché Khonshu/Jake is the way, per quanto invece riguarda la selfcest (anche se non so se in questo caso possa proprio definirsi tale...) io la vedo perché amo Marc e i suoi alter in ogni combinazione - se poi c'è Steven in mezzo è pure meglio -, ma ai fini della fic è irrilevante e siete liberi di interpretarla in qualsiasi chiave vi pare.

 

Scritta per challenge May I Write? @ Non solo Sherlock – gruppo eventi multifandom

prompt: l'unica ragione – passare il confine – x si è smarrito

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Altro / Vai alla pagina dell'autore: Fuuma