Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Spirit734    19/05/2022    4 recensioni
Il Torneo Tremaghi è sempre stato un evento eccezionale, alcuni dei nostri eroi dovranno destreggiarsi tra le sfide di magia per poter emergere, ma in questa storia l'evento non sarà come tutti se lo sarebbero aspettato: Una terribile tragedia sta colpendo le mura di Hogwarts, gli strani incubi di Anna non hanno fine e gli studenti si ritroveranno ad indagare su un male ben più grande.
[Hogwarts/AU - Crossover Disney/Dreamworks e altri film]
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 45: Non è colpa mia 
 

TREASURE PLANET (2002) - Tumbex

 



Ne era certo. Era la bacchetta di Tadashi.
Aveva avuto modo di osservarla meglio durante il controllo delle bacchette alla prima sfida del Torneo, ma l'aveva già notata durante le lezioni, il colore che aveva era particolare, decisamente diversa dalle bacchette comuni.
Cercò subito all'interno di quel buco e trovò anche la sua bacchetta. Questo significava che a Moana ed Elsa non erano ancora state rubate.
Poi un brivido gli percorse tutta la schiena.
Lui senza bacchetta aveva dovuto affrontare solo un gruppo di Pixie, ma Tadashi?
Non c'era stato alcun segnale, quindi si trovava ancora in gioco. 
Era bravo, ma senza la bacchetta un mago non poteva cavarsela in una sfida del genere. Doveva aiutarlo.
Così scese dall'albero e creò ancora l'incantesimo in grado di distinguere le tracce, pensava di essere riuscito a distinguere quelle di Tadashi, avendo i piedi più grandi tra tutti. Forse con un po' di fortuna lo avrebbe trovato in fretta.
Sperava solo di non incontrare altro, nel frattempo.
Mentre percorreva il labirinto, si accorse che ogni quattro/cinque minuti, le pareti iniziavano a mutare il percorso, creando sempre più confusione. Era del tutto casuale, perciò se gli interessava una zona in particolare da visitare, gli bastava attendere qualche minuto e sperare che si liberasse il passaggio, e cosi fece.
La strategia sembrò funzionare: i rovi si mossero e Jim si gettò con uno slancio in avanti prima che questi potessero di nuovo sbarrargli la via, questa volta stringendo per bene le bacchette per non rischiare di farle cadere.
Una volta alzatosi da terra, gli sembrò di scorgere qualcuno in fondo al labirinto. La figura sembrava rannicchiata a terra e più si avvicinava, più le sembianze prendevano quelle di Tadashi.
Il cuore gli balzò in petto, finalmente lo aveva ritrovato. Ed era vivo.
"Tadashi!" lo raggiunse, ma al suo arrivo si accorse di quanto non stesse bene. Era a terra, come se fosse in procinto di alzarsi, ma restava fermo, immobile, con il volto solcato da quelle che sembravano lacrime.
"No... Cos'ho fatto... Cos'ho fatto..." continuava a ripeterlo, ma Jim non capiva il perché si stesse comportando in quel modo.
"Tadashi? Ehi Tadashi! Sono io, Jim!" cercò di scuoterlo per attirare la sua attenzione e solo in quel momento si accorse di com'era conciato. Sembrava essere caduto anche lui durante il percorso, il volto aveva qualche graffio e spiccava era un rivolo di sangue dal braccio sinistro.
Doveva essere stato il morso di un animale o poteva essersi ferito per colpa di quei rovi, fatto sta che doveva fargli un male terribile. Ma quello che più scioccava era il fatto che sembrava non importargliene. Pareva sotto shock dovuto a qualcosa che aveva visto, o che stava tutt'ora vedendo.
Jim si trovava di spalle, perciò non se ne rese conto subito. E quando lo fece, fu troppo tardi.
"Jim..."
Si fermò. Riconoscendo immediatamente quella voce.
Nonostante non la sentisse da oltre sei anni.
Fu più forte di lui e si voltò, maledicendosi solo più tardi quel gesto così avventato. 
Davanti si trovava un uomo molto più grande di lui, doveva avere più di quarant'anni, capelli castani, un lieve accenno di barba e due occhi chiari.
Il ritratto sputato di Jim, solo più grande.
Non c'era alcun dubbio, quello davanti a lui era suo padre.
"Cosa... Cosa ci fai... Qui..."
Non poteva essere vero. No. Doveva per forza esserci qualche trucco.
Suo padre era un babbano, non lo vedeva da anni, non poteva essere realmente lui.
Mentre ci pensava, aveva fatto un passo all'indietro e urtato per sbaglio il piede di Tadashi, ricordandosi del suo stato poi, tutto divenne più chiaro.
Era un molliccio.
Ma certo, logico. Poteva arrivarci anche prima.
Li aveva studiati a lezione, ma non ne aveva mai affrontato uno o almeno, una volta ci aveva provato, ma fallendo miseramente. 
Invece che dimostrare il proprio valore, quel giorno venne sopraffatto dalla paura e l'immagine di suo padre che lo sbeffeggiava in quel modo non gli diede pace per mesi, diventando oggetto di scherno tra Gaston e la sua banda.
Adesso era più grande, ma la paura a quanto pare era sempre la stessa. E questo lo terrorizzò ancora di più, perché temeva che nemmeno questa volta ce l'avrebbe fatta ad affrontarlo.
L'uomo tirò la bocca di lato "Non guardarmi così. E' solo colpa tua se me ne sono andato."
Jim indietreggiò ancora "N_non è vero!"
"Potevamo avere una vita normale, una vita come tutti gli altri, ma tu hai rovinato tutto. La tua nascita ha fatto dividere questa famiglia."
"Smettila."
"Ti rendi conto che tua madre è sola e infelice. Ed è solo colpa tua!"
"Basta!" provò a pronunciare la formula, ma le parole gli morirono in gola. Sentiva di non riuscirci, come l'ultima volta.
Questo fece gongolare ancora di più l'uomo, come se si aspettasse un suo fallimento.
"Guardati Jim, pensi davvero di riuscire a combinare qualcosa? Credi che quelli ti considereranno uno di loro? Sai bene che è tutto inutile. Non sei un vero mago, per loro non sarai mai alla loro altezza."
Jim non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi "Non...Non è vero..."
"E non credere di poter essere come noi..." l'uomo alzò leggermente il viso, con una smorfia disgustata "Non sarai mai come noi...Sei solo...Uno scherzo della natura."
"FINISCILA!" le lacrime iniziarono a rigargli il volto, sentiva che presto o tardi sarebbe scoppiato, ma non poteva farci nulla. Tutte quelle cose che gli stava dicendo per Jim erano tristemente dei pensieri costanti.
Era qualcosa che andava al di la del molliccio, un senso di colpa che non gli dava tregua, la costante sensazione di non essere mai abbastanza, né per un mago, né per le persone comuni. Temeva di essere la causa del fallimento del matrimonio dei suoi genitori, dell'infelicità di sua madre, di non venire mai accettato completamente perché figlio di due babbani. 
Anche se negli ultimi anni si erano presentati meno episodi del genere, ricordava ancora bene quando il primo anno era stato etichettato come sanguemarcio da un suo compagno di classe. Se falliva un incantesimo, la colpa era per le sue origini, perché secondo quelle persone era meno portato nella magia avendo entrambi i genitori di sangue babbano. Quell'atteggiamento così ostile lo aveva allontanato da tutti, facendolo isolare.
Poi col tempo riuscì a trovare degli amici, amici purosangue che non lo giudicavano per le sue origini, ma ogni tanto sbucava qualcuno con battuta o una frase che gli ricordavano sempre quanto fosse diverso.
Diverso come lo era sempre stato per suo padre, che lo considerava sbagliato.
"Hai rovinato tutto."
"NO!"
Si portò le mani al capo e cercò di non pensarci. 
Cercò di ripetersi che era tutta una finzione
Era solo un molliccio.
Un'illusione.
Nulla di tutto quello che vedeva o sentiva era vero.
Ma allora perché faceva così male?




 

Pensò al giorno in cui suo padre li lasciò poco prima di partire per Hogwarts. Non era mai stato molto presente nella sua vita, ma con la scoperta del mondo magico questo suo distacco ebbe una piega definitiva. Magia, incantesimi, era troppo per una persona così razionale.
Se ne andò il mattino presto, dopo una serata passata a litigare con sua madre perché non accettava il fatto che suo figlio fosse diverso. Uno scherzo della natura.
Jim tentò di raggiungerlo, lo chiamò, ma lui non si voltò nemmeno, prese la macchina con tutta la sua roba e se ne andò. Da allora né lui né sua madre ebbero più sue notizie.
Poteva anche essersi risposato ed aver avuto altri figli per quel che ne sapeva.
Jim si sentì terribilmente in colpa, specialmente nei riguardi di sua madre, e in quel periodo gli veniva difficile anche solo guardarla negli occhi per timore di scoppiare a piangere.
Poi la sera prima di Hogwarts non resistette e tirò fuori tutta l'ansia e le frustrazioni che covava da settimane, sprofondando in un pianto incontrollato.
Sarah lo sentì da camera sua e si precipitò subito a consolarlo, all'inizio Jim non voleva, ma dopo si convinse e venne avvolto in un abbraccio caloroso.
"Ehi ehi...Guardami" gli alzò il mento con due dita per permettergli di guardarlo negli occhi e gli sorrise "Non pensare nemmeno per un solo istante che sia colpa tua. D'accordo?"
Ma lui si scostò e fece per buttarsi nel letto, tenendo il cuscino sopra la testa, come se si vergognasse di farsi vedere che piangeva "Ma tu...T_tu saresti più felice... Senza...Di m_me."
Sarah gli spostò il cuscino, iniziando ad accarezzarli dolcemente i capelli dal viso "Non dirlo neanche per scherzo Jim. Non dubitare per un solo istante che non ti voglia bene" disse, ma i singhiozzi del bambino non la smettevano di cessare "Io e tuo padre... Non siamo sempre andati d'accordo. Avrei voluto che le cose fossero andate diversamente, per te, per noi. Ma non sempre succede...""
Jim smise di singhiozzare, il volto ancora coperto dalle braccia, ma sembrava essersi calmato un pochino.
"Credimi, non hai nessuna colpa."
"Ma io..." si alzò di scatto e batté forte i pugni sul letto "Io sono un mago! Sono diverso da te! Da ..." si fermò, trattenendo ancora un singhiozzo.
Non se la sentiva nemmeno più di pronunciare quel nome.
Sarah gli sorrise con dolcezza "E allora sarai il primo della famiglia. Sempre se è quello che vorrai."
Jim si stropicciò un occhio per asciugare le lacrime e tirò su col naso. Per quanto detestasse quella situazione, quando il preside gli parlò di Hogwarts e del mondo magico, per lui fu come un'illuminazione, una nuova consapevolezza delle sue capacità, una spiegazione del perché si era sempre sentito così diverso da tutti gli altri suoi compagni.
Voleva provarci, voleva fare le magie, voleva conoscere altri bambini come lui.
Così alzò il capo verso sua madre ed annuì con forza. 
"Si."
"Allora sarà così. Sarò sempre orgogliosa di te Jim, qualunque strada prenderai."
Lui inarcò un sopracciglio, la voce ancora un po' titubante "Anche se... Sarò un mago?"
Sarah fece finta di pensarci su e poi lo abbracciò stretto, facendogli anche il solletico per farlo ridere "Anche. E sono sicura che diventerai il mago più bravo che esista!"
Jim si lasciò coccolare, riuscendo poi ad addormentarsi a cuore più leggero dopo tanto tempo.




Aveva pensato per così tanto tempo al fatto di essere un peso, da essersi scordato di quelle parole. Così come quelle di Moana quando parlarono al Lago Nero.
Anche Hiccup, Anna, Merida, Nick, Jack, Eugene. 
Aveva tanta gente che gli voleva bene e che credevano in lui, ma si era sempre ostinato a trovarsi in difetto, finendo per sminuirsi su ogni cosa e temere di fallire ancora prima di iniziare.
Ma ora basta.
Era stato scelto dal Calice, i suoi amici e sua madre credevano nelle sue capacità.
Doveva farlo anche lui stesso.
Alzò così la bacchetta contro quello che raffigurava suo padre "Non posso farmene una colpa per sempre, è stata una tua decisione quella di lasciarci" inarcò un sopracciglio "E sai una cosa? Non sono affatto male come mago. Ma tu non lo saprai mai."
Il molliccio non fece in tempo a reagire che venne fermato dalla luce proveniente dalla bacchetta di Jim al suono di Riddikulus e in men che non si da la creatura venne trasformata in un qualcosa di completamente inaspettato.
C'erano molte cose che facevano ridere a Jim, dei programmi in tv quando tornava a casa da sua madre, quelle brutte freddure che ogni tanto tirava fuori Hiccup, o anche il modo in cui il professor Tockins si arricciava sempre i baffi quando veniva infastidito. Ma in quel momento gli venne in mente un solo pensiero, quando aveva origliato assieme a Nick una discussione tra Gaspare e Orazio, in cui quest'ultimo si vantava che ai tempi della scuola era un gran ballerino di disco.
Non poteva lasciarsi sfuggire un'immagine del genere.
Fu così che il molliccio prese forma di quel tontolone di Orazio vestito con un completo bianco con pantaloni a zampa di elefante che si metteva a danzare goffamente a ritmo di una musica inesistente.
"Ma che..." perfino Tadashi venne attirato da quella bizzarra visione, e stranamente questo riuscì a smuoverlo un po', dandogli la grinta necessaria per rialzarsi da terra. 
Jim sogghignò e diede a Tadashi la bacchetta che aveva perso, indicando con un cenno del capo Orazio "Non credi abbia del talento?" 
La risata di Tadashi mise ancora più in difficoltà il molliccio, ma una volta recuperata la concentrazione, il ragazzo avanzò contro di lui, preparandosi alla sua trasformazione.
Era deciso a colpirlo questa volta.
Il molliccio Orazio tramutò in quella che sembrava la sua più grande paura. 
Hiro, il suo fratellino che si trovava in fin di vita davanti ai suoi occhi, Jim poté sentire dei lievi sussurri provenire da quel corpo, qualcosa come: "Guarda cosa mi è successo. Sono morto anche io, per colpa tua..." Tadashi deglutì a fatica, ma poi con uno slancio citò la formula Riddikulus per trasformarlo in uno strano pupazzone bianco, sembrava fatto di gomma e il suo aspetto sembrava stranamente buffo.
Tadashi poi lo attaccò con uno schiantesimo, gettandolo all'interno di una siepe che fortunatamente fece crescere i rovi appena in tempo da impedire alla creatura di ritornare.
Una volta al sicuro, tirò un lungo sospiro e raccolse il cappello che si trovava ancora a terra "Mollicci... Dovevo immaginarlo" si voltò poi verso Jim, negli occhi si leggeva ancora quanto fosse scosso per la visione di Hiro poco fa.
"Quello era..."
"Sì. Sapevo che non era reale, ma... Senza bacchetta... Non ha fatto altro che perseguitarmi. Era impossibile allontanarlo...Dopo un po' ho iniziato a pensare che fosse vero" tirò su le labbra in un sorriso amaro ed abbassò il capo " Non avrei mai creduto di rischiare così tanto per colpa di uno stupido Pixie."
Jim sorrise e indicò la sua bacchetta "Non sei il solo a cui è stata fregata. A questo punto immagino facesse parte della sfida."
"Ma tu sei riuscito a riprendertela. E hai recuperato anche la mia" rispose, il suo tono sembrava quasi incredulo "Avresti potuto lasciarla li e usarla come vantaggio."
Jim inarcò un sopracciglio "Mi credi così meschino da lasciare un mago senza la sua bacchetta? Così mi offendi."
Tadashi si morse la lingua, rendendo conto di aver nuovamente esagerato "No. Ma sai... Dopo questa mattina..." si passò nervosamente una mano sulla nuca, sorridendogli "Lascia stare. Scusami."
Anche Jim ricambiò, avrebbe voluto scusarsi anche lui per come si era comportato ultimamente, in seguito alla brutta gelosia nei suoi confronti. Ma sapeva che non era il momento di discuterne, non con una sfida aperta e con ancora tanta strada da fare prima di raggiungere l'uscita.
Quel labirinto si stava preannunciando sempre più difficile da superare, e forse un aiuto in più non gli avrebbe fatto male. Dopotutto erano sulla stessa barca.



 

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ANGOLO AUTRICE:


Aaaah quanto mi dispiace per il povero Jim!  Mi fa una tenerezza in quella gif 😭❤
Ad ogni modo ci tenevo tantissimo a questo pezzo, che rappresenta un po' una sua evoluzione, serviva un momento in cui Jim si rendesse effettivamente conto delle sue reali capacità, le persone lo appoggiavano, ma si era sempre voluto chiudere a riccio e sminuirsi, assumendosi colpe di cui non ne poteva niente.
Doveva solo rendersene conto, ma ci tenevo a far si che questa cosa avvenisse senza l'aiuto di terzi. Spero abbiate apprezzato questo momento.
Visto che Baymax ha fatto una mini apparizione? 
Ancora qualche capitolo e anche questa prova finirà, ne capiteranno altre per i nostri poveri concorrenti, ma almeno adesso due di loro sono assieme. Chissà per quanto 👀

~A presto!~



   
  
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