Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |       
Autore: eclissidiluna    20/05/2022    3 recensioni
SPOILER SU TUTTA LA SERIE COMPLETA! FINALE ALTERNATIVO
Spiego le vele controvento, seguendo rotte diverse che si delineano all’orizzonte. Come sempre non so dove approderò. Ma so che ho bisogno di andare per mare.
Buona lettura!
Lo sapeva. Sapeva che sarebbe successo. Prima o poi. Un cacciatore è “vecchio” anche se, nel mondo “normale”, è poco più che maggiorenne. Quando si è riunito a Sam si percepiva già un “sopravvissuto”.
Ha trascorso gli ultimi quindici anni della sua vita, facendo “tira e molla” con l’aldilà, a chiedersi “Perché sono ancora vivo?!”. Ma la domanda “vera” avrebbe dovuto essere: “Per chi sono ancora vivo?”. Non è mai stato un “fan” di se stesso però… è sempre stato il primo “sostenitore” di Sammy. Ma ora Sam può “sostenere” quel posto vuoto…sull’Impala. E’ pronto.
E’ un buon momento per “distrarsi”. Ora che l’Universo è in mano a Jack può concederselo. Il Paradiso arriva nei modi più impensati. Un punteruolo che trafigge donandoti un Cielo che invade, trasformandoti in nuvola. informe, leggera, soffice.
Sarà tutto perfetto. Sarà pace. Sarà quiete. Sarà respiro profondo, libero, ritrovato.
O forse no.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lo sapeva. Sapeva che sarebbe successo. Prima o poi. Un cacciatore è “vecchio” anche se, nel mondo “normale”, è poco più che maggiorenne. Quando si è riunito a Sam si percepiva già un “sopravvissuto”.

Ha trascorso gli ultimi quindici anni della sua vita, facendo “tira e molla” con l’aldilà, a chiedersi “Perché sono ancora vivo?!”. Ma la domanda “vera” avrebbe dovuto essere: “Per chi sono ancora vivo?”. Non è mai stato un “fan” di se stesso però… è sempre stato il primo “sostenitore” di Sammy. Ma ora Sam può “sostenere” quel posto vuoto…sull’Impala. E’ pronto.

E’ un buon momento per “distrarsi”. Ora che l’Universo è in mano a Jack può concederselo. Il Paradiso arriva nei modi più impensati. Un punteruolo che trafigge donandoti un Cielo che invade, trasformandoti in nuvola. informe, leggera, soffice.

Sarà tutto perfetto. Sarà pace. Sarà quiete. Sarà respiro profondo, libero, ritrovato.

O forse no.
---
Legna bagnata.
Legna umida e non solo di autunno inoltrato. Ogni ceppo porta, sulle proprie venature, una macchia più scura, una minuscola impronta salata.
Legna che forse stenterà a prender fuoco, lottando per rimanere integra. Ma alla fine si piegherà al potere dell’Inferno che conduce al Paradiso.
Legna che si accartoccerà, divampando controvoglia, obbedendo al volere di chi è manichino senza volto deciso a fare, di quel braciere, la propria rassicurante culla.
Ma non sono i ceppi a rattrappirsi. E’ Sam a farsi dolorosa spirale di ossa e muscoli. E lui…ad “accartocciarsi”.
Negli anni in molti hanno “giocato” con il suo cuore, usandolo come “pallina antistress”. Il demone di turno, Zaccaria, Carestia, il Vuoto…

Sam boccheggia, rammentando il sacrificio di Castiel. Il lento monologo di Dean, diventato “traccia audio” in memoria, lo scuote. La voce di Dean…continuamente interrotta da un silenzio “chiassoso”, perché il respiro  si fa “rumoroso”… come se stesse scappando da un Wendigo, nel bel mezzo di una foresta.

“Corre” Dean, ma non “scappa” dalla fine di Castiel. L’affronta, raccontando di quell’angelo “caduto” che ha fatto, del proprio tramite, l’esempio più elevato di abnegazione e fede. Non devoto a Dio ma all’Umanità migliore che, pur pregando senza dare un nome a chi implora, sa “per cosa” pregare…per un mondo più giusto e meno crudele, più solidale e meno arrogante.

“Corre” Dean e la sua falcata è rallentata da fogliame scivoloso, sentiero in pendenza o radice imprevista. Ogni parola è “inciampo” che sbuccia l’anima. Dean, con l’accorata mestizia del trovatore medievale, narra l’ultimo atto di un Cavaliere del Cielo che, alla “luce” del Paradiso, preferì i cupi corridoi del bunker.

Ma quell’oscuro “quartier generale”, per Castiel, aveva una sua “sacralità”.

Una Billie “morente” ma ancora sufficientemente forte da dispensare morte. Dean in apnea e il sangue di Castiel che si fa sigillo sancendo, per l’ennesima volta, un sentimento che supera ogni definizione terrena o divina.

Castiel decide. Lui, generato per combattere in nome di Dio, accanto ai suoi fratelli, ha scelto. 
Altri fratelli. I Winchester.


Le ali inzaccherate di umana sofferenza si sono fatte pesanti. Ma gli hanno permesso di “volare”. Davvero. Non con la superbia dell’aquila reale ma con la semplice eleganza del gabbiano.

Castiel ha imparato ad amare. Davvero.
Perché Dio” dovrebbe” essere Amore assoluto e, visto com’è finita con Chuck, il condizionale è d’obbligo.

Ma un Angelo di Dio può superare Dio stesso, se si pone come obiettivo finale il Bene. Quello completo, incondizionato, universale. Castiel difenderà quel cuore che per Dean, sfiancato dalla rabbia, dalle troppe sconfitte, dalle innumerevoli rinunce, non è che carne putrida, buona solo a intossicare. 
Castiel è determinato ad essere custode di quell’anima pura, autentica, generosa, preziosa… “perfettamente imperfetta”. Chiama a sè il Vuoto con il sorriso di chi “sa di fare la cosa giusta”.
Castiel ha fiducia in Dean. Ha fiducia in Sam. Vinceranno.

Sceglie il Vuoto. Perché Dean possa “scegliere” a sua volta. Il “libro” di Chuck avrà un numero incredibile di pagine in bianco. Tutte da scrivere. E Dean le riempirà. Insieme a suo fratello.

Sam ansima, tossisce mentre un altro ricordo s’insinua nel bel mezzo di pulsazioni furenti, scosse di terremoto in pieno petto
.
Da un paio di settimane Jack ha vinto quel Dio megalomane e diabolico. 
Perfino una semplice birra ha un sapore diverso, nuovo. Dean la beve sorseggiandola piano, picchiettando sui nomi incisi sul tavolino del bunker. Sam avverte la malinconia di quell’indice che indugia intorno a ogni lettera. La “loro storia” racchiusa in una manciata di segni, poco più profondi di graffi.
“Sai…Sammy…c’è stato un momento, quando ero faccia a faccia con Chuck…in cui io…io ho pensato di…”
Dean sospira e, stringendo il collo della bottiglia, ammette dolorosamente “Volevo ucciderlo, Sam. Era così vicino, così vulnerabile…sarebbe bastato davvero poco per… avrei potuto vendicare papà, la mamma, tutti quelli che sono morti a causa sua!”
“Ma ti sei fermato, Dean…” asserisce Sam, con la manifesta intenzione di lenire l’amarezza, la profonda inquietudine sottesa a quella dichiarazione. Ma Dean lo stupisce. Non ha bisogno di conferme della propria rettitudine. Non più.
 “Sì…mi sono fermato…perché mai avrei potuto deludere Cass…lui ha sempre creduto in me. Anche quando io…”. Dean beve un sorso di birra e Sam comprende che gli serve per riprendere fiato “Non sono un assassino…anche dopo tutto ciò che ho vissuto, che sono stato. Sono…rimasto umano, Sammy…siamo rimasti umani…anche quando eravamo convinti di essere… fottutamente simili ai mostri che combattiamo!”
Poi, con il viso più disteso, lo invita a brindare… “A noi, Sammy!” sorridendogli, con fare complice.
Dean gli sorride.

Sam “torna” al presente. 
Dean non può sorridergli.

Dean è imbavagliato da candida tela. Baco da seta avviluppato. Brucerà.
Ancor prima che il bozzolo tenti di farsi tessuto.
 
Sam non conosce il “demone” che sta “palleggiando” con il suo cuore ma è consapevole che nessuno verrà a salvarlo. Nessuno coglierà di sorpresa il Male, rubandogli il “pallone”. Papà, la mamma, Bobby, Castiel…stelle di un Firmamento così vicino ma… non abbastanza.
Non abbastanza.
Chi potrebbe “immolarsi” per lui?
 C’è sempre stato Dean, il “candidato” ideale. Da quando ha ricordi. Il fratello stolto, impulsivo, temerario, irragionevole.
Dean…venuto al mondo prima di Sam… perché Sam potesse morire dopo di lui.
Ma Dean non può più stipulare arditi accordi. Dean è su quell’improvvisato altare.
E’ già sacrificio.

Sam deve concludere il rito su quell’ara diligentemente preparata. Ma come può dare inizio a quell’orrido “banchetto” quando, egli stesso, avverte di essere ghiotto agnello sacrificale?! Non porterà a compimento il tragico rituale. Non ora. Non con quella trappola per topi che ha preso in ostaggio il suo sterno. Un inquietante “piano” comincia a delinearsi nelle meningi tamburellanti.

Pochi passi.
Per raggiungere un mietitore che si presenterà. Senza invito.
Sam si solleva, aggrappandosi a quell’ultimo giaciglio. Che non è il suo. Ma vorrebbe che lo fosse.
Comincia a camminare.

Pochi passi.
 Si trascina al bunker, sprofondando sul letto. La catasta di legna sarà ancora lì, fra un paio d’ore.

Pochi passi.
Dean sarà ancora lì, su quella pira funebre…quando la sveglia suonerà.
Meno di 120 minuti di sonno. Solo questo. Non un secondo in più. Poi…la sveglia farà il suo dovere.
E lui il proprio.
Ma forse…forse…non riuscirà ad allungare la mano per spegnerla. E, quel fuoco che non ha il coraggio di attizzare, resterà spento. Come lui.
Addormentato. Per sempre.

Attenderà pazientemente quel mietitore poco puntuale a…pochi passi. Non da Dean.
Da lui.
---
La sveglia suona alle 8.00.
Sam, in un gesto meccanico, preme il tasto per fa tacere quel fastidioso ronzio che lo restituisce alla realtà.
E’ vivo. Il cuore batte.
Ancora.
Tutto è
Niente è
Dean ha portato con sé ogni cosa. Ogni cosa è morta. Si è pietrificata. Con Dean.

Miracle, empatico batuffolo di pelo rotolante, fa di tutto per convincerlo che non è bloccato in uno degli incantesimi di Morte. Ma Sam è marmo.
Sam è lapide. Eretta in una notte che non può essere finita…così.
Sam è lapide. In un giorno che non ha il diritto di iniziare…così.

Invece la sveglia dispettosa ha suonato. E ora non ci sono più “scuse”. I battiti sono estremamente lenti, affaticati. Ma regolari.
Purtroppo.
---
Guarda quella fiammella mossa dal vento. L’ultimo patto da rispettare. Perché così vorrebbe Dean.
La mano trema. Più di quella goccia di fuoco.
“Sente” la voce di Dean, estremamente dura e assertiva “Sam! Andiamo! Lancia questo dannato accendino! Facciamola finita! E’ ciò che voglio, Sammy!
Già.
Ma Sam? Cosa vuole, Sam?
Cosa voleva Dean, stringendolo tra le braccia, dopo che Jake lo aveva ucciso?
Cosa voleva Dean quando lo aveva visto sparire nella voragine della Gabbia, insieme a Michele?
Per cosa ha pregato Dean quando, dopo le prove, Sam era pronto a “lasciarsi andare”?

Perché Sam, ora, dovrebbe “volere” qualcosa di diverso?

Per la saggezza “cucita” tra le rughe intorno agli occhi o per la ponderatezza “donata” da una fronte appena più stempiata? Per le troppe catastrofi bibliche “avviate” e risolte? Per non sfidare le ire di quel giovane Dio, onesto, responsabile…allevato come un figlio?

Per ognuna di queste incontestabili ragioni. E per mille altre che la logica suggerisce, con l’inconfutabile evidenza delle esperienze passate.
Ma Sam, razionale per antonomasia, è solo devastata, dirompente, alienante, intollerabile…emozione.

Adesso che non c’è più Castiel, che non c’è più Jack…sono tornati ai “vecchi tempi”.
Stappare un paio di birre, appoggiati al cofano dell’Impala, grati di essere sopravvissuti all’ultimo caso.
Curarsi le ferite a vicenda, sapendo di non poter più contare sull’ aiuto di chi, con il semplice tocco di una mano, risana strappi mortali.
Affidarsi l’uno all’altro, di nuovo, coscienti di non essere in grado di compiere miracoli.

Ma il loro legame è già “grazia divina”.

Lo hanno imparato fra verità urlate e altre “estorte” a fatica. Lo hanno scoperto scambiandosi pugni tanto forti d’annebbiare la vista… e abbracci così intensi da far tornare a vedere.
Lo hanno compreso chiamando l’uno il nome dell’altro, nel buio, in attesa di flebile risposta. E quando quel sussurro caparbio arriva…la notte fa meno paura.

 E’ esaltante “sfidarsi” a chi “regge di più”, tra un bicchiere di whisky usato come anestetico e un “rammendo” che diventerà nuova cicatrice. L’ “intervento” spesso si conclude inghiottendo un paio di antidolorifici, rigorosamente scaduti. Ma, stranamente, fanno comunque effetto.

Perché Sam “è cura” per Dean. E Dean “è cura” per Sam. Anche senza poteri soprannaturali.
Sam deglutisce rispondendo, bizzarramente, ad alta voce.
 “Lo vuoi tu, Dean!”
Con un movimento meccanico del pollice l’impaurita lacrima d’oro resta senza ossigeno.
E Sam recupera ossigeno.
Non lo farà.

“Perdonami, Dean

Sam è in una sorta di stato catatonico. Immobile, di fronte a quel “Dean impacchettato”.  Non sa cosa farne ma… sa bene cosa “non vuole fare”.
Quell’ accendino “tentatore” rimarrà in tasca.

Portarlo al bunker, come fece dopo Metatron, non gli pare un’opzione. Vederlo lì, a decomporsi su quel letto disfatto o in quello “anonimo” dell’infermeria, gli ricorderebbe la propria debolezza. Il senso di colpa, per averlo “tradito”, non gli consentirebbe di trovare il modo per riportarlo indietro. Nel minor tempo possibile e con il minor numero di “effetti collaterali” …possibili.
Accantona persino l’idea di procurarsi una cassa. Perché vorrebbe dire “pensare”. Non può permetterselo.

Si guarda intorno. Come in cerca di “un segno” o di qualche “ispirazione”.
E poi…l’occhio appannato la scorge. La maligna “alternativa”.

Poco lontano c’è una parte di zolla brulla, fragile. Priva d’erba. Quasi una “fossa” naturale. Sam si avvicina. Comincia a scavare. A mani nude. Come un folle.
Sam desidera essere “lucida follia”. E’ l’unica via per non impazzire.
---
Non sa quanto tempo sia trascorso. Dal fiato corto e dal sangue che tinge le sue mani, colando fino ai gomiti, potrebbe essere più di un’ora.
E’ solo a metà del lavoro.
 Solleva il corpo inerte del fratello e lo trascina fino a quella buca, iniziata dalla lenta erosione della pioggia e ultimata dalla sua disperazione. Lo fa cadere dentro. Il lenzuolo non è più candido. Schizzi di rosso vivo si confondono con bige macchie di fango.
Sam ha dissotterrato un’infinità di corpi. Quello di Dean lo ha seppellito una volta sola.
Una di troppo.
Preleva un tronco di quella ormai inutile pira. La base è un poco più ampia. Quasi una rudimentale pala.
Il torace è madido di sudore gelido. Ma deve fare in fretta. Non può fermarsi. Non può sostenere a lungo…la follia.

Copre con attenzione ogni centimetro di Dean.
Copre la “prova” del suo crimine.

Non ha mantenuto la promessa…ma non per cattiva volontà. E’ successo. Può succedere.

Uno shock che non riesci a gestire può portare a perdere la ragione. Lo dicono i migliori trattati di psicologia. Quei manuali, consultati tante volte per studiare meglio un caso o per interesse squisitamente personale, saranno il suo “alibi”. Non è una giustificazione ma è l’unica plausibile. Sa che riporterà in vita un Dean deluso e furente.
Dean era pronto.
Lui.

O forse no.
 
---
 
Dean avverte le narici piene e la bocca impigliata in uno straccio che si gonfia impercettibilmente, a ogni sua inspirazione forzata.  Ma è solo illusione. Si chiede perché stia grondando sudore… è morto!

“Che diavolo?! Accid…” sbuffa, mordendo il cotone, amarognolo e terribilmente resistente.
.“Sts…sta’ calmo” sussurra una voce femminile che non conosce.
“Co-sa mi…”
“Sei morto, Dean.” risponde amorevolmente la donna.
“Grazie…me lo ricordo!” grugnisce Dean “Ma dove…” la trachea è quasi del tutto ostruita e le corde vocali sembrano ardere lentamente.
“Sei nel Velo, Dean. Sam non ha bruciato il tuo corpo.”
Dean percepisce il corpo farsi vampata. Anche se Sam non ha onorato quel giuramento.
“Non è…non è possibile! Sam non può aver fa…” ma quel “fatto” non è che farfalla dalle ali spezzate.
“Mi spiace deluderti, Dean. “ e il tono di lei si mantiene tranquillo, appena vagamente ironico.

Dean riflette. Va bene. Lo ha sepolto. Gli ha negato il funerale degno di un cacciatore ma lui non ha intenzione di rimanere nel “Velo”, né di tornare. “Pos…posso andare via…comunque…” esala, sofferente, sperando che, quella voce appartenga alla sua mietitrice. E’ sicuramente una tipa pignola, ligia alle regole ma la convincerà a dargli “un passaggio” per l’aldilà, qualunque sia la ragione che lo trattenga ancora.

Ma lei lo spiazza.

“Certo. Puoi. Avresti già potuto farlo ma, non sei pronto, Dean. La parte che è puro spirito è decisa ad andare, il “resto”… no.” precisa la voce che continua a essere sibilo nelle sue orecchie.
“Spie…spiegati…meglio!”
“Il tuo corpo, Dean…non ti obbedisce. I tuoi occhi vogliono ancora “sorvegliare” Sam, durante una caccia. Le tue braccia vogliono ancora sorreggerlo se venisse colpito e…”
“… e la mia bocca vuole ancora divorare hamburger e strafogarsi di crostata! “sbotta Dean, sarcastico, sforzandosi di mantenersi calmo.
“Dean…sai che Sam potrebbe trovarsi in pericolo, aver bisogno di aiuto e, ogni molecola di te, vuole rispondere a quella richiesta…”. sentenzia lei, con tone greve.

Dean deglutisce, rinunciando a minimizzare con una battuta, lottando contro l’immagine di Sam che urla il suo nome. Nella notte.
“E’ sbagliato! E’ tut-to sba…” conclude, in un grido strozzato.
“Sbagliato per chi, Dean?” lo provoca, lei.
“Per Sammy!! E per me!”
“E chi lo ha deciso?!”
Dean fa leva su quella poca energia che suppone di poter spendere.
Non è morto. Non è vivo. Non è uno zombie. Non è un fantasma.
Non sa cos’è! Come può “dosare” le proprie forze, se non sa a quale “dimensione” appartiene?! E’ fuori da quel “guscio” ma non è come le altre volte.

Non è come quando, nello studio maleodorante del dottor Robert, si “vedeva” perdere colore mentre, il tracciato del monitor, risultava innegabilmente piatto. Ma intanto poteva “amabilmente” disquisire con Morte. Superando di parecchio i tre minuti che gli erano stati “garantiti”.

Non è come quando, durante quel dannato caso di lupi mannari, certo che Sam fosse morto, aveva invocato Billie. Il mix di medicinali assunti lo aveva portato a passare il Velo. Guardava il suo corpo contorcersi, sbavare, "smettere di vivere"…ma ciò non gli impediva di chiacchierare tranquillamente con Billie! Invece ora è “collegato” al proprio cadavere. Praticamente ha la sensazione di essere…sepolto “vivo”…da morto!
Non sa “cos’è” diventato e allora la soluzione può essere un’altra. Sapere… “chi” lo sta tormentando.
“Chi cazzo sei, tu?!”
Tanto affannato e stremato lui quanto serafica e imperturbabile lei.
“Sono Delia, la nuova Morte.”
A Dean pare di udire uno schiocco di dita e, improvvisamente, i polmoni sembrano ampliarsi e, ribattere, pare più semplice.

“Fantastico…e, ovviamente, sarò in cima alla tua lista nera! Quindi…qual è il problema?! Portami con te e risolviamo questa faccenda!!”
“Dean…io non sono Billie. Anzi, a dire il vero, non mi è mai piaciuta come “Capo”. Quando è andata nel Vuoto ero persino felice!” confida la “donna”, quasi con imbarazzo. “Poi però, poco tempo dopo, ho condiviso il suo destino. Niente Vuoto per me ma...”
Dean deglutisce sabbia e fango. E dolore. Ripensando a Cass.
“Giusto…il vostro agghiacciante modo di “far carriera”…il primo mietitore ucciso…”
“Vedo che ricordi le nostre leggi, Dean…” esclama compiaciuta, Delia.
“E come potrei dimenticarle?! Abbiamo passato buona parte della nostra vita a sfidare…Morte!” sottolinea Dean, ironico.
“Vero…”
“Non per essere indiscreto…chi ti ha ucciso? Non è da tutti far fuori un mietitore…” Dean non sa “cos’è” ma sa cos’ è stato. Difficile tenere a freno la curiosità di un cacciatore, su questi “argomenti”.
“Ogni cosa a suo tempo, Dean”.
“Ah, allora tieniti pure il gossip da oltretomba per te…risparmiami gli indovinelli! Il mio tempo, qui, è finito!” ed è come se, non accettando quel “pettegolezzo posticipato”, le confermasse le sue f intenzioni a superare quell’ “intoppo”.
“Vedo che non hai perso il tuo spiccato senso dell’humor…” constata Delia, divertita.
“Portami con te e…giuro che… che il viaggio sarà…sarà un vero spasso…” annaspa, Dean.

Ma “la voce”, pur restando al gioco, sembra non accettare l’invitante proposta. “Non mi dispiacerebbe farmi due risate con te, Dean. Ammetto che il mio “lavoro” è piuttosto monotono e non può certo definirsi “allegro” ma… non posso accontentarti.” comunica amaramente.

"Uno a zero per la stronza!" pensa fra sè Dean, mordendosi il labbro.
---
Sam ha finito.
Sam è sfinito.
Dean è sepolto. Insieme alla propria coscienza.
Dean…ti prometto che…che non durerà a lungo. Troverò il modo.” esclama Sam, con il viso annerito e paonazzo. Raccoglie quattro sassi  conficcandoli nel terreno. Il loro volume gli sembra triplicato. Ha esaurito ogni forza. Cade, Si rialza,  Allunga il braccio per posizionare una quinta pietra centralmente, come a voler “chiudere” quella spartana tomba.
Neppure una croce. Solo un segnale “da scout”. Per ricordarsi dove tornare…per farlo “tornare”.
Prima che il corpo di Dean diventi mucchio d’ossa. Prima che il proprio, sfiancato, si sgretoli.

Dean può avvertire i passi di Sam. Affondano pesanti nel terreno. Creano oscillazioni che rimbalzano sul suo cervello in tempesta.
Per Sam un triste pavimento di fanghiglia, in cui sprofondare.
Per Dean uno claustrofobico soffitto melmoso, da cui farsi schiacciare.
“Sam-my! N-o…” Dean si dibatte come mummia in sarcofago. Pantano e roccia cedevole sono bara senza pareti. Le labbra premono contro la stoffa, tentando di far uscire un lamento. Inutilmente. Se solo Sam sapesse a quale calvario lo ha condannato!
Lei gli viene nuovamente in soccorso. Il tono sempre più premuroso e accogliente.
“E’ solo una sensazione del tuo corpo, Dean. Tu sei spirito. Puoi “adattarti” alla situazione” lo rassicura, Delia. Ma Dean continua a dibattersi. Come se ancora fosse vivo e ingabbiato da un demone con la passione per i film dell’orrore. Lui, del resto, più volte ha vissuto quel “ruolo” alla “Buried”. 
Li rammenta con terrore.
Dean,  salvato dall’Inferno, riemerso dalla propria tomba come uno zombie senza voce.

Dean, certo di doversi rinchiudere nella Ma'lak insieme a Michele. Oni notte sognava quel momento. La batteria del telefonino che lo abbandonava. Il silenzio nell’oscurità. E lui che gridava un nome...Sammy.

Dean...che ora stringe i denti per non far uscire neppure un sibilo. Non quel nome

Sam deve restare libero. Sam deve respirare. Al posto suo. 

“Puoi farcela, Dean…” insiste lei.
“Ma non voglio! Io voglio oltrepassare quel dannato Velo e lasciare questo corpo a marcire!” esplode, Dean.

Lei allora procede, come un’insegnante paziente e fiera dell’apprendimento “spontaneo” del proprio allievo.
“Dean…stai parlando con me. Il tuo spirito prevale. Puoi controllare il tuo corpo.”
Dean ritrova, con stupore, il respiro tolto e, all’istante, il proprio piglio.
“Bene! Allora decido di andarmene!!”
“Non è così facile…”
“Ma se hai appena detto che …”
“Che lo stai tenendo a bada, non che lo hai vinto!” puntualizza, Delia.

Sarà una partita a poker piuttosto complicata.  Credeva di aver finito con quei “giochetti” da Dei altezzosi, ambigui Cavalieri e Arcangeli egocentrici. Si sbagliava.

“Ti prego mostrati…dimmi cosa devo fare…” invoca, Dean, sempre più debole e svilito.

Gli si para davanti. Senza preavviso alcuno. Dean istintivamente, indietreggia. Ma lei non sembra minacciosa. Gli asciuga quella lacrima che Dean non pensava di poter versare. Di nuovo.
“Mi dispiace Dean. Lo so che stai soffrendo…”

E’ bionda, con i capelli raccolti in una crocchia. La carnagione lattea, con qualche efelide sulle guance scavate. Ha i lineamenti spigolosi e la corporatura eterea, affusolata e smunta. Dean pensa che potrebbe essere la figlia ideale del Morte originale! Indossa un lungo abito bianco che la fa apparire ancor più leggiadra.  L’anello che porta non è nero ma hai i riflessi di candida pietra di luna. La sua mano si apre in carezza, sulla guancia che dovrebbe essere solo spirito.
 Invece, ogni millimetro di pelle di Dean, percepisce emozioni. La mano di quella nuova Morte…è esile stalattite che, inaspettatamente, non raggela. Riscalda. Conforta.
“Wow…non sei niente male per essere…be’ ecco…per…”
Lei si schernisce, abbozzando un mezzo sorriso. “Conosco la tua fama di adulatore… ma ti avverto, non sono
facilmente impressionabile…dato il mio ruolo…”
“Certo…certo…dato il “tuo” ruolo…” conferma Dean, quasi lusingato. Ma non può perdersi in chiacchere.
Deve assolutamente oltrepassare quel limbo.
“Senti, mi stai pure simpatica…come la risolviamo? Io non voglio stare qui…io voglio che Sam sia libero…”
Il viso di lei, all’istante, si fa scuro e giudicante. “E tu pensi che lo sarà davvero, Dean?”
“Certo! Potrà farsi una vita, una vita vera! Avrà una moglie, dei figli…”
“Non avrà te.”
“Si abituerà. Ci siamo abituati all’assenza di ognuno di loro.” risponde laconicamente, Dean.
“Avete perso tutti quelli che amavate…è vero. Ma l’uno ha sempre avuto l’altro. Ora Sam sarebbe solo.”
Dean deglutisce.

Solo”…quattro maledette lettere che condannano.
Forse per questo, in fondo, ha sempre sperato di essere il primo a...non invecchiare.

“Non lo sarà a lungo…sono convinto che troverà qualcuno con cui condividere tutto questo…”
“Dean…Il tuo corpo dice il contrario, emana una forza che non puoi dominare…”
“Io non so cosa emani quella carcassa sventrata ma IO so cosa voglio! Non tornerò mai indietro! Mai!”
Delia lo scruta dubbiosa.
“Intanto non ti è concesso passare oltre!”
“Perché?!!”
“Te l’ho già spiegato. Sei ancora legato a Sam.”
“E lo sarò per sempre ma…”
Dean intravede la mano affusolata “chiamare a rapporto” pollice e medio in uno schiocco repentino.
 E i polmoni sono poltiglia “Cos…cosa…cosa hai fat-to?!”
“E’ quel che ti succede quando non mi frappongo tra il tuo spirito e la tua materia. Quest’ ultima ha la meglio.”

Dean non è spirito. Dean percepisce ogni sofferenza fisica. Imprigionato in se stesso. Carceriere di se stesso. “Sammy…” e quel nome, che non vorrebbe pronunciare, gli fugge via in uno spasmo incontrollabile.

Delia lo osserva, quasi intenerita.
“Il tuo corpo Dean, non è pronto…”
“Sam…è…pronto…mi ha det-to…che…”
“Che era tutto ok... che potevi andare…lo so Dean…lo so.”
Dean si accascia. Completamente senza aria.  Sa che è impossibile. Ma vaglielo a dire allo spirito che “è solo sensazione”!!

Un’ anima seviziata. Ora sa “
cos’è”.
Sta soffocando.

Il “colpo di frusta”, di quelle due dita da pianista che si sfiorano, è nuovamente salvifico.
“Meglio?”
“Si…” mormora Dean, riconoscente, voltandosi su un fianco, sconfitto.  Dopo una vita trascorsa a lottare, a difendere il Mondo…si aspettava un po’ di vera, consolante, gratificante serenità. Invece gli tocca ingiusta e continua afflizione.

“Non è pronto, Dean…” ribadisce Delia.
“Smettila di ripetermelo! Ho capito! Il mio dannato corpo è l’impedimento!” urla Dean, rabbioso,  

Delia resta in silenzio. Guardandolo con tristezza. E Dean prende drammatica coscienza che, la sua “resilienza” fisica non è l’unico ostacolo.

Qualcosa gli dice che, quella graziosa e gentile “versione” New Age di Morte, stavolta non si stia riferendo al suo inutile e cocciuto “involucro”, bucato da parte a parte.

Non è pronto.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: eclissidiluna