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Autore: Eevaa    22/05/2022    10 recensioni
Erano solo dei bambini.
Non conoscevano niente dell'universo, dei pericoli del cosmo. Ancora non sapevano che dietro l'angolo li attendesse un destino da schiavi, mercenari.
Nessun pianeta sul quale tornare, nessun castello, niente più notti stellate sul promontorio di Vegeta-Sei, niente più folle di persone acclamanti al loro ritorno.
Solo sangue, conquiste, distruzione, contrabbando, fallimenti, corse solo andata.
Erano solo dei bambini, ma avrebbero imparato a crescere in fretta.
[Un doloroso scorcio sull'infanzia e sull'adolescenza di Vegeta]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nappa, Radish, Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Across the universe - La serie'
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
I diritti delle immagini non mi appartengono.


- MERCENARI -

Capitolo 2
Lui



«Sono così felice di tornare, non vedo l'ora di poggiare le chiappe sul mio letto. Cosa farai quando rientrerai su Vegeta-Sei?»
Era la loro terza missione insieme, erano in giro per lo spazio da un mese. Vegeta aveva quattro anni. Radish cinque. Avevano appena disintegrato un'intera popolazione di alieni puriginosi senza riportare alcun danno e finalmente stavano viaggiando per tornare a casa.
Vegeta non aveva gioito la prima volta che un altro moccioso – per giunta di terza classe - era entrato nella sua squadra di élite, men che meno perché Nappa aveva deciso di portarlo subito con loro in missione. Tuttavia doveva ammettere che - per essere un soldo di cacio poco più alto di lui - Radish non era male. Sapeva combattere meglio di molti altri uomini di prima e seconda classe. Era ben lontano dall'essere forte come lui, ma apportava un buon contributo alla squadra.
Quel che Vegeta però stentava a sopportare era che continuasse imperterrito oramai da mesi a trattarlo come se fossero amici e cercare un dialogo e, diamine, il Principe odiava i dialoghi!
«Chiederò a mio padre di farti giustiziare!» rispose quindi, annoiato, masticando una barretta energetica che aveva trovato nella sacca del sedile.
«Geniale, così poi dovrai trovarti nuovi compagni in squadra da sopportare che magari saranno anche peggio di me!» rispose questi, irriverente.
Di tutti i soldati del pianeta – grandi e piccini – quel deficiente era l'unico che osava rispondere senza la dovuta riverenza al Principe. Eppure, nonostante tutto, era ancora in vita.

Forse perché Vegeta odiava l'ipocrisia: sapeva che tutti lo temessero e lo detestassero ma nessuno glielo diceva in faccia, mentre Radish... beh, non si faceva problemi a parlargli chiaro e tondo.
Odiava la sua mancanza di accondiscendenza, ma al contempo lo rispettava. Poco.
Ciononostante essere amico di qualcuno non era nei suoi piani, specialmente con un insopportabile terza classe.
«La vedo dura essere peggio di te» si limitò dunque a rispondere.
Radish ridacchiò e portò i piedi sul sedile di fronte, stiracchiandosi.

«Nah! Tra qualche mese nascerà il mio fratellino, scommetto che sarà mooolto peggio di me».
«Farò giustiziare anche lui. Che Kaioh me ne scampi di avere un'altra stupida terza classe in squadra!»

Ma Radish non lo prese sul serio. Ridacchiò ancora. Rideva sempre. Insopportabile.



A volte si pentiva di non aver fatto giustiziare davvero Radish.
«Mi fai guidare? Dai, Nappa, mi fai guidare? Per favooore!»
Quella era una di quelle volte.
«Se non la finisci ti sbatto nell'inceneritore di rifiuti» ringhiò Nappa, tirandogli una gomitata.
«Dove una terza classe come te dovrebbe stare» aggiunse Vegeta, iracondo.
Ma Radish rise e, senza perdersi d'animo, si avvicinò di nuovo a Nappa per controllare cosa stesse facendo.
Radish aveva una grande passione per le astronavi. Diceva sempre che appena avrebbe compiuto quindici anni se ne sarebbe comprata una tutta sua. Peccato che non avessero un soldo bucato e dovessero accontentarsi di ciò che forniva l'Esercito. Ma Radish aggiungeva sempre “e se non potrò comprarla, allora la ruberò”. Ed era già più credibile.
«Se attivi il salto iperspaziale adesso, giungeremo circa qui. E in queste zone ci sono attracchi per i rifornimenti, sai... se invece lo attivi troppo tardi, potremmo perdere la zona e poi dovremmo navigare fino a Kanassa – oops, Freezer n.79 – con carburante normale e-»
«Hai per caso fretta di arrivare?» grugnì Nappa.
«Prima arriviamo, prima ce ne andiamo...»
Nappa alzò gli occhi al cielo. «Beato te che sei ancora certo che usciremo vivi di lì».
Vegeta incrociò le braccia al petto e sbuffò. Non che avesse paura, ma sapeva bene che essere richiamati al nuovo pianeta base di Freezer non comportasse niente di buono.

L'unica volta che l'avevano incontrato era stato dopo l'esplosione di Vegeta-Sei, e questi ci aveva tenuto ad esprimere il suo sincero rammarico per la tragedia. Con un sorriso meschino sulla bocca. E con un nuovo contratto di schiavitù già pronto in mano che si erano ritrovati costretti a firmare senza clausole.
Vegeta aveva solo sei anni, la sua casa era appena esplosa e non conosceva niente dell'universo, non sapeva nulla dei pericoli del cosmo, se non per il poco che aveva visto nelle sei missioni compiute. Alla burocrazia ci aveva sempre pensato suo padre, il suo primo contratto di collaborazione con l'Impero l'aveva firmato lui facendone le veci.
In quegli ultimi due anni però aveva studiato, aveva appreso, aveva cospirato. Tornando indietro si sarebbe finto morto nell'esplosione e sarebbe andato in clandestinità piuttosto che poter essere schedato e assoggettato. L'universo era vasto, avrebbe trovato un pianeta florido in cui costruire un nuovo regime tutto suo. Tutto pur di non lavorare sottopagato per quel figlio di puttana e i suoi scagnozzi.
Ma non avrebbero potuto tornare indietro, non più. In quel momento avrebbero dovuto andare avanti e sperare che Freezer li avesse chiamati a sé per dar loro una promozione o qualche missione più proficua.
«Nah, Vegeta stesso l'ha detto: siamo troppo importanti per Freezer» fece presente Radish, tranquillo.
«Io. IO sono troppo importante per Freezer. Tu sei uno scarto e non si farà problemi a farti fuori» sbottò Vegeta. A volte l'incoscienza di quel demente raggiungeva livelli fuori dalla soglia di guardia.
«Scarto o no, siamo comunque molto forti e non gli conviene certo ucciderci» controbatté con un sorriso tutto denti. Radish era un Saiyan anomalo. I Saiyan non sorridevano quasi mai in quel modo, se non, beh... per sarcasmo o sadismo.
Vegeta alzò gli occhi al cielo e tornò a guardare fuori dall'oblò alla sua destra.
«Il tuo ottimismo ti ucciderà presto» lo redarguì Nappa.
Radish sogghignò. «Ma... appunto perché potrebbe essere l'ultima volta, mi fai guidare?»
Vegeta chiuse gli occhi, esasperato, pronto all'esplosione. Ogni giorno era la stessa storia.
«Porco Kaioh, Radish, tieni, fai il cazzo che vuoi!» sbraitò infatti Nappa, per poi alzarsi e dirigersi verso le cabine di servizio. «Io vado a farmi la doccia. Sei estenuante».
Il demente sorrise raggiante e alzò le braccia al cielo.
«YAY!»
Sarebbe stato un lungo viaggio.




Avrebbe preferito fosse stato molto più duraturo. A posteriori, avrebbe preferito che quel viaggio non fosse mai finito, e invece in due mesi e mezzo erano giunti a destinazione.
L'arrivo su Pianeta Freezer n.79 – ex pianeta Kanassa, prima della conquista – comportò una schedatura completa di livello alto: domande, interrogatori, messa in quarantena, doccia anti-germi spaziali. Dopo una prassi della durata di tre ore circa, erano stati scortati in tre stanze separate nel seminterrato e era stato intimato loro di non muoversi di lì perché Lord Freezer li avrebbe convocati non appena possibile. E quindi, naturalmente, Radish non aveva perso tempo a supplicare di poter andare a vedere in officina i nuovi modelli di astronave. E Nappa l'aveva preso a pugni sui denti pur di non farlo allontanare dalla propria stanza.
La convocazione era avvenuta prima di quanto immaginato e, anche in quell'occasione, Vegeta avrebbe preferito che non avvenisse mai.
Tuttavia solo lui era stato invitato. Nappa e Radish non erano stati chiamati e l'avevano guardato andare via a testa basta, entrambi con occhi preoccupati.
Forse avrebbe dovuto preoccuparsi anche lui, ma se ne rese conto solo quando, dopo tre minuti interi di silenzio, Freezer non aveva ancora detto una parola.
Sostava lì, gli dava le spalle seduto nel suo mezzo di trasporto fluttuante, tramite il grande oblò osservava le lande rocciose del fu pianeta Kanassa.
Vegeta ebbe come la malsana tentazione di tendergli un attacco alle spalle. E, cielo, gliene poteva importare ben poco che non fosse corretto. Se solo fosse stato abbastanza forte l'avrebbe fatto.
Il silenzio era ovattato, quasi la stanza fosse insonorizzata, distante da tutto il resto della base. Vegeta non ripudiava il silenzio – se solo in quegli anni ci fosse stata occasione di strappare via le corde vocali a Radish, l'avrebbe fatto – ma in quel momento avrebbe pagato fior di Yēŏn per trovarsi di nuovo sull'astronave con lui e Nappa a litigare per l'ultimo pacchetto di cibo liofilizzato.

Quando Freezer parlò, non fu però un gran sollievo.
«Sono trascorsi due anni e poco più dal nostro ultimo incontro, Principe Vegeta».
La sua voce era melliflua, pacata, ponderata.
Vegeta non rispose. Non trovava necessario il fatto di rimarcare l'ovvio in quel modo.
«Tu e la tua squadra avete portato un buon profitto all'Impero, non c'è che dire» continuò quindi Freezer. Quello che si domandò Vegeta era il perché avesse chiamato solo lui, visto che non era a capo della squadra e il suo tutore legale fosse Nappa.
«Ho sentito che avete subito delle perdite... sono desolato».
Desolato esattamente come quando Vegeta-Sei era andato in frantumi. Strano modo di mostrare desolazione, con quel sorriso perverso che Vegeta poteva intravedere nel vetro dell'oblò.
Avrebbe preferito vederlo solo di riflesso, invece Freezer voltò la navicella per guardarlo negli occhi.
Vegeta trattenne il respiro. Era ancor più ripugnante di come lo ricordava.
«Ma credo si tratti di selezione naturale... no?»
«Se per selezione naturale s'intende omicidio, allora sì. Uno dei due è morto per selezione naturale ingiustificata».
Non riuscì proprio a frenare la lingua. Non che gli fosse mai importato qualcosa di Biet, ma la sua morte aveva un significato. E il significato era che Zarbon e Dodoria avessero giocato sporco, con loro.
Vegeta riuscì a intravedere uno strano spasmo sulla guancia di Freezer, ma questi non perse il sorriso. Si spostò lentamente e, giunto davanti a un bar incastonato nella parete, balzò fuori dal suo mezzo di trasporto. Prese un calice di vino, lo fece roteare, poi ne bevve un sorso.
«Ti chiederei se ne vuoi, ma-»
«Sono troppo giovane» si affrettò a rispondere.
«Oh, cosa vuoi che importi?» ridacchiò. «Intendevo che questo vino è troppo pregiato. Non adatto ai pezzenti».
Gli occhi di Vegeta dardeggiarono. «Sul mio pianeta c'era vino di qualità migliore. Solo per me e la mia famiglia» controbatté.
Freezer ridacchiò, con quella orribile, orribile acuta rista.
«Un vero peccato non avere più occasione di assaggiarlo, vero?»
Farsi provocare sarebbe stato troppo facile. Cedere all'ira, alla rabbia... oh, gli sarebbe piaciuto. Sarebbe piaciuto anche a Freezer, lo sapeva. Non gli diede soddisfazione.
«Non ho mai detto che l'avremmo offerto» rispose invece, a tono.
E, proprio come immaginato, a Freezer non piacque per niente.

Ciò che non si era immaginato Vegeta, invece, è che sarebbe ricorso alla forza fisica con lui. Non per così poco.
Si ritrovò schiena a terra, coda arrotolata intorno al collo. Stringeva forte, con gli occhi rossi iniettati di sangue e una furia iraconda. Tentò di divincolarsi, ma lui era troppo forte.
Vegeta credette di morire lì, a otto anni. Forse aveva ragione Nappa quando diceva che non sarebbero usciti vivi da lì. Forse non era così importante per l'Esercito come aveva creduto.
Ma poi Freezer allentò la presa e lo scagliò con forza contro la parete, che s'incrinò. Poi gli fu di nuovo addosso, tenendolo immobilizzato con le mani gelide.
«Mi è giunta voce, Piccolo Principe, che durante questi due anni tu e la tua piccola squadra avete mostrato atteggiamenti troppo ribelli nei confronti dei vostri capi» sibilò, il tono della voce più acido, meno pacato. Sembrava quasi oltraggiato.
Vegeta dovette lottare per non mostrargli un sorriso beffardo. Se avesse voluto ucciderlo l'avrebbe fatto subito, no? Invece era lì ancora, nonostante l'avesse fatto incazzare.
«Se fossimo stati trattati con riguardo e pagati il giusto, non avremmo sporto alcuna lamentela» disse quindi, tra i gemiti di soffocamento.
Freezer divenne livido fino alla punta delle corna poi, così come lo scatto di furia era giunto, l'ira scemò. Tirò un sorriso perverso e si avvicinò di più, stringendo bene la presa sulla gola.
«Oh, vuoi essere pagato meglio? Allora ti posso dare qualche suggerimento per dei lavori extra» soffiò vicino al suo orecchio e, con la coda sudicia, iniziò a carezzarlo lungo le gambe. Vegeta rabbrividì con orrore. «Certo, non posso assicurare che vi trattino con riguardo, ma...»
«Non. Mi. Toccare» bofonchiò, faticando a respirare, poi avvertì la coda di quell'essere nauseabondo salire fino al fondoschiena. Iniziò a sperare di essere ucciso, di non essere importante per l'Esercito, di non essere risparmiato. Tutto, ma non quello.
Invece Freezer gli rise in faccia.
«Oh, no, non per me... ohohoh, non mi sporcherei le mani con una scimmia. Ma alcuni miei soldati gradirebbero parecchio carne così giovane».
Era disgustoso. Vegeta provò quasi del sollievo quando questi ritrasse la coda e gli sferrò una testata sul naso, fratturandoglielo. Meglio quel tipo di dolore, al solo pensiero di ricevere un diverso tipo di trattamento. Era solo un bambino, ma era già al corrente di come girasse il mondo dei bassi ranghi delle navi dell'Esercito, sapeva cosa accadesse ai bambini e le donne dei pianeti colonizzati, prima della morte.
Vegeta crollò contro la parete afferrandosi il collo dolente. Il sangue colò dal suo mento fino al terreno, mescolandosi al vino rovesciato poco prima. I vetri rotti del calice scricchiolarono sotto i piedi di Freezer.
«Ti tengo d'occhio, Piccolo Principe. A te e quel piccolo mentecatto che ti segue in giro dappertutto, così come al buzzurro che si prende cura di voi. Se ci tenete alla vostra incolumità... e alla vostra integrità fisica... niente più sceneggiate, niente ribellioni. Niente di niente» minacciò Freezer poi, in un lampo, il suo volto si fece di nuovo calmo, pacato. Il tono mellifluo, sul volto il sorrisetto travestito da cordialità.
«Riposatevi, ora. Riceverete una nuova missione in poche ore. E ricorda... la prossima volta potrei non essere così clemente, con te».



Si trascinò lungo il corridoio, appoggiandosi alla parete. Era stremato. Perdeva copioso sangue dal naso, gli mancava ancora il fiato per lo strangolamento, probabilmente aveva una costola rotta per l'impatto contro la parete. Ma quello non era niente, niente in confronto al pensiero che stessero lavorando per conto del peggior figlio di puttana del cosmo e che avrebbero dovuto contribuire all'espansione del suo Impero per chissà quanto tempo. Niente, nessun dolore poteva compararsi all'umiliazione che avvertiva in quel momento.
Umiliazione ancor più rincarata dagli sguardi di sgomento di Nappa e Radish, i quali lo stavano attendendo in corridoio.
«Che ti è successo? Cosa cazzo ti ha fatto?!» urlò Radish, furibondo, avvicinandosi di corsa.
«Non ti azzardare a toccarmi» ringhiò però Vegeta, quando questi provò a mettergli le mani in faccia.
Radish si morse il labbro e Nappa, accanto a lui, lo osservò con più attenzione e sbiancò.
«Vegeta... il tuo collo... Kaioh santissimo! Sei ridotto uno schifo. Dobbiamo trovare un'infermeria e-»
«BASTA! Andiamocene di qui. Subito. Non voglio rimanere qui un secondo di più» lo interruppe, stanco.
«Ma...»
Vegeta afferrò il corpetto di Nappa e, per quanto questi fosse alto almeno il triplo di lui, questi non riuscì a far fronte alla forza del Principe. «Ho detto: Via. Di. Qui» gli sibilò in faccia, poi si rivolse a Radish. «E non voglio sentire volare una mosca, sono stato chiaro?»
Gli altri due Saiyan si guardarono con occhi gravi, poi annuirono. Non avrebbe voluto attendere un secondo di più in quella piattaforma di merda. La notifica della missione gli sarebbe giunta anche se immersi nel cosmo. Non c'era motivo di attendere in quel posto e rischiare chissà quale schifezza da parte dei membri dell'esercito.
Lui non aveva paura di niente ma, a dirla tutta, il solo pensiero di quel tipo di abusi... gli faceva venire il voltastomaco.




Dopo sei ore dalla partenza dall'ex pianeta Kanassa, Vegeta non aveva chiuso occhio. Si era rinchiuso al buio della cuccetta di servizio – un buco di culo incastrato tra gli ingranaggi dell'astronave – nel tentativo di riordinare i pensieri, leccarsi le ferite e ricucire l'orgoglio smembrato.
Non ci stava riuscendo, neanche lontanamente. Forse il suo orgoglio non si sarebbe riparato mai, neanche nei centoquarant'anni circa che gli rimanevano da vivere. Sempre che fosse sopravvissuto tanto a lungo.
Quando la porta automatica della cuccetta si aprì, Vegeta provò l'irrefrenabile desiderio di uccidere chiunque si fosse affacciato. E invece si affacciò solo una mano con un vassoio di cibo preconfezionato.
«Ti ho portato qualcosa da mangiare» sussurrò la voce di Radish, dalla luce fievole e rossa del corridoio.
«Lascialo lì. Non ho fame» sbottò Vegeta, indicandogli una mensola appena sopra la branda incastrata a muro.
«Vegeta...»
Alzò gli occhi al cielo. Sapeva che quel demente non fosse lì solo per portargli delle sostanze nutrienti.
«Che cazzo vuoi, Radish? Vai fuori dalle palle».
«... lo uccideremo».
Vegeta trattenne il respiro e sollevò il busto quanto bastasse per osservarlo. Il volto di Radish era serio, molto più del solito. Niente sorrisi da Saiyan anomalo.
«Cosa?» sussurrò, inarcando un sopracciglio. E poi Radish iniziò il suo consueto sproloquio ricolmo di entusiasmo.
«Promessa solenne, Maestà: diventeremo grandi. E fortissimi. Diventeremo i migliori... cioè, tu il migliore, io dopo di te, ovvio. E lo sconfiggeremo, uccideremo quel bastardo nel peggiore dei modi. Ci prenderemo quello che ci spetta. Ti prenderai un esercito, un trono o un impero, quello che è. Io mi prenderò un saaacco di soldi e con quei soldi un saaacco di astronavi. Ok? Ci stai?»
Lo sproloquio di un bambino di nove anni che ancora non si è arreso, che ancora crede nel futuro. E se ci credeva quel deficiente... perché non avrebbe dovuto crederci lui? Lui che era forte, il più forte di tutti. Forse il suo orgoglio prima o poi si sarebbe rimarginato, se solo ci avesse creduto un poco di più.
«...»
Vegeta non disse nulla, si limitò a osservare il volto entusiasta del cretino, con un cipiglio meno duro, senza più la voglia di mettergli le mani al collo.
«Silenzio assenso. Buonanotte, capo!» trillò infine Radish, con il gesto di un saluto militare.
E la voglia di mettergli le mani al collo riaffiorò.
«Principe. Non capo, idiota!»
Radish ridacchiò, con quello stupido sorriso anomalo. «Ah, giusto. Il capo è Nappa. Fino a che non sarai legalmente adulto, intendo. Anche se lo sappiamo entrambi che qua comandi tu, insomma, è evident-»
«Radish, taci, o ti getto nell'inceneritore».


Continua...

Riferimenti:
-Il pianeta Kanassa è quello conquistato dalla squadra di Bardack nell'OAV "Le origini del mito".
-Nell'anime abbiamo visto che Nappa, Vegeta e Radish viaggiavano sulle astronavi monoposto con il sonno criogenico, lo so. Mi piace pensare che l'Esercito abbia dato in dotazione loro un'astronave più "scassona", per il primo periodo. Ci arriveremo.

ANGOLO DI EEVAA:
Buongiorno, gente dallo spazio!
Ecco qui il secondo capitolo di questo prequel e, come promesso, i dolori sono arrivati subito. Altro che promozione o missioni importanti! Freezer ha voluto fare lo stronzo - come al solito.
Chiedo perdono per la scena violenta sul piccolo Vegeta T__T mi ha nauseato persino scriverla ma, ehi, avevo avvisato.
Che dire, per fortuna l'entusiasmo di Radish è contagioso :D in molt* avete apprezzato la sua caratterizzazione (e ho ricevuto ulimatum di ship funeste, per quando saranno più grandi xD) ne sono contenta.
Grazie come sempre a tutt* per il supporto!
Eevaa



Nel prossimo capitolo!
Prese Radish per le spalle e lo sbatté contro il muro poi, prendendolo per i capelli, lo trascinò di nuovo indietro sulla soglia di quella casa.
«Uccidile».
«Ma-»
«UCCIDILE, CAZZO!» gli urlò in faccia.
Non poteva accettare una simile debolezza.
«Se non lo farai, sarò io a uccidere te. Hai capito? Non ho bisogno di un codardo nella mia fottuta squadra» gli soffiò nell'orecchio.


  
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