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Autore: AlbAM    22/05/2022    18 recensioni
Alba e Azaele finalmente si sono ritrovati e la loro storia sembra filare a gonfie vele. Ma la vita non è mai semplice e i problemi sono sempre dietro l'angolo, soprattutto se il protagonista è un diavolo innamorato e talmente sbadato da rischiare di provocare una nuova "Grande Guerra" tra Inferno e Paradiso. Ma che diavolo avrà combinato stavolta Azaele?
La scombinata banda di Demoni e Angeli di Un diavolo a Roma è tornata più in forma e incasinata che mai!
Genere: Azione, Commedia, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Capitolo 8

Le cose si complicano


Razel si era svegliato sorridendo, come tutti i sabati mattina successivi all'arrivo di Elena. Michele era stato così premuroso da riuscire a strappare a San Pietro il permesso di far scendere sulla terra l'antica compagna del demone, già dal venerdì sera. "Così avete un pochino più di tempo…" aveva spiegato l'angelo con aria complice.

Razel ridacchiò, il biondino sembrava tanto ingenuo e integerrimo, ma in realtà era molto più sveglio di quanto voleva dare a intendere!

Elena si mosse nel letto attirando la sua attenzione.

Razel fece un mezzo sorrisetto e si avvicinò alla sua compagna per accarezzarla. Lei sospirò e la cosa si sarebbe anche fatta interessante se non fosse stato per un bussare improvviso sul vetro della finestra. Razel provò a non farci caso, sicuramente si trattava di qualche stupido piccione. Accarezzò di nuovo Elena, ma il bussare si fece più insistente. Razel sbuffò, si alzò contrariato e prima di aprire le tende si infilò un paio di boxer neri, cosa che si rivelò una buona idea visto che dietro i vetri lo aspettava un piccione alto circa un metro e settanta con indosso, come sempre, un berretto e un giaccone da marinaio. "Ma che stai a fa'?" esclamò facendo ad Azaele un cenno per indicargli di spostarsi sulla terrazza che dava sulla sala da pranzo.

"Te sembra l'ora di venire a rompere i cojoni alla gente, de Sabato mattina poi?" domandò seccato mentre apriva la finestra per farlo entrare.

"Ciao Razel, scusa ma ho bisogno di parlarti!" disse Azaele entrando.

"Immagino di sapere perché" borbottò il demone dai capelli rossi. "Andiamo in cucina".

Azaele lo precedette e come l'ultima volta che era stato ospite del grosso demone, non riuscì ad evitare di dare un'occhiata timorosa alla teca che conteneva la sua preziosissima collezione di palloni dei mondiali.1

Razel decise che era venuto il momento di fargli sputare la verità, lo prese per il collo e lo sbatté contro il muro senza tanti complimenti. "E va bene, ammettilo, piccolo rompicojoni!" gli ringhiò in faccia.

"Ammetti cosa?" Domandò con voce strozzata Azaele.

"Che dieci anni fa sei stato tu a intrufolarti in casa mia e fregarti il pallone firmato da Gattuso per giocare a calcio con quegli imbecilli degli amichetti tuoi, spaccando pure le vetrate sacre della Cappella Sistina!"

"Sei matto…" cercò di mentire Azaele.

"Nun ci provare Azaele o nun esci di qui con la testa attaccata al collo!"

"Te lo giuro Razel, io non…".

"Ammettilo!" Ordinò ancora Razel stringendo più forte e sbattendo di nuovo il povero demone contro il muro.

"È va bene, lo ammetto, lo ammetto!" si arrese Azaele alzando le mani.

Razel lo lasciò andare.

"Scusa io non… " iniziò a dire Azaele raccogliendo il berretto da marinaio.

Razel gli mollò la solita pacca sulla testa sorridendo. "Un vero demone nun se scusa mai per le sue malefatte! Vatti a sedere mentre preparo il caffè"

"Ahia…" mormorò imbronciato Azaele, ma dentro di sé era felice che Razel non avesse intenzione di ammazzarlo.


Azaele si sedette al tavolo della bellissima cucina di Razel, il demone dai capelli rossi l'aveva arredata con mobili così costosi ed eleganti che sembrava più un salone moderno per accogliere gli ospiti.

Si guardò intorno per ammirare i quadri appesi alle pareti e notò una elegante bacheca incorniciata piena di foto. Molte erano in bianco e nero e sembravano piuttosto vecchie, anche se tenute perfettamente. Probabilmente Razel aveva fatto un piccolo miracolo di conservazione. Fu colpito da una foto in particolare, c'era un giovane chitarrista biondo a petto nudo che sembrava stesse preparandosi a cantare un brano. Sullo sfondo si vedevano le scalinate di un antico teatro romano. Di fronte a lui un cameramen piuttosto robusto, dai capelli biondi o rossi, con indosso un gilet di pelle e dei jeans tenuti su da una cintura borchiata, era concentrato su una macchina da presa. Probabilmente stava cercando la giusta inquadratura per riprendere il chitarrista. Azaele strabuzzò gli occhi.

"No .. aspetta un attimo…" esclamò avvicinandosi.

"No… ma dai!" esclamò ancora.

Allungò una mano e la sventolò davanti alla fotografia. Al cameran spuntarono due ali nere e l'aureola spezzata.

Azaele si girò verso il piano cucina dove il suo ospite stava preparando il caffè e domandò emozionato "Razel, ma sul serio hai conosciuto i Pink Floyd?"

Il grosso demone si girò e con un sorriso soddisfatto rispose "Embè? Che c'è di strano, tu non hai un autografo di Bob Marley?"

Si, ma un conto è ottenere un autografo, un altro conto è girarci insieme uno dei film-documentario più iconici della storia del Rock! Come hai fatto?”

Guarda che Safet non è l'unico ad avere conoscenze che contano!” Sorrise sornione Razel versandogli il caffè nella tazzina.

"Allora che c'è?" domandò sedendosi di fronte ad Azaele dopo essere andato a recuperare un pacchetto di Marlboro dal tavolo del salotto. "Deve essere un motivo importante per farti lasciare il letto di Alba così presto!" affermò sogghignando.

Il demone riccioluto notò il suo atteggiamento divertito ed esclamò "Lo sai già, non è così?"

"Cosa dovrei sapere?"

"Chi te lo ha detto?" Insistette Azaele.

"Riccioletto, io so un sacco di cose e altrettante me ne raccontano. Tu a quale te riferisci?" Domandò Razel sorseggiando il caffè.

"A quella per cui diventerò padre!" rispose deciso Azaele.

L'anziano demone lo guardò dritto negli occhi, poggiando la tazzina. "E cosa ti fa pensare che non appena sarai uscito da qui, non andrò ad avvertire i miei superiori che il riccioletto figlio di uno dei Sette guerrieri ha appena deciso di mettere al mondo l'Alfiere del male?" domandò prendendo una Marlboro e battendo l'indice sulla punta che si arroventò immediatamente.

Azaele sentì una goccia di sudore scorrergli lungo la schiena. Forse non era stata una mossa intelligentissima rivelare i suoi propositi a Razel.

Il grosso demone gli porse il pacchetto e Azaele sfilò una sigaretta. Provò ad accenderla ripetendo lo stesso giochino di Razel, ma la mano gli tremava e non ci riuscì. Razel gli rivolse un ghigno divertito e gli porse la sua, già accesa.

Azaele continuando a tremare leggermente riuscì finalmente ad accendere la sua sigaretta e aspirare una boccata.

"Perché in fondo siamo amici, piccolo rompicojoni!" disse Razel rispondendo al suo posto.

"C... chi?" balbettò Azaele.

"Io, te e il biondino… nonostante le nostre passate divergenze, siamo amici. È per questo che te darò una mano".

Azaele si rilassò e sul suo viso comparve un accenno di sorriso. "Alla fine Michele si è fatto perdonare per essersi portato via Elena, no?"

Razel gli lanciò uno sguardo indecifrabile e non commentò.

Azaele pensò bene di cambiare argomento e ancora un po' incerto domandò. "Davvero posso contare su di te?"

"Sei sordo? Ti ho appena detto di sì! Ora smamma che ho da finire quello che hai interrotto poco fa!" rispose Razel alzandosi e prendendo le tazzine vuote e la caffettiera per posarle sul lavandino.

Azaele indicò la camera da letto sorridendo. "C'è Elena di là?"

"Già! Per cui…!" Razel fece un gesto eloquente mentre lavava le tazzine di caffè.

Azaele si alzò e si avvicinò alla finestra. Aprì le ali e stava per volare via, quando lo colse un dubbio. "Ma tu come fai a sapere che mio padre è uno dei sette Guerrieri?"

Il demone rosso non rispose subito. Finì di sciacquare la caffettiera in silenzio e poi si decise a parlare.

"Millenni fa tuo padre mi ha lanciato uno sguardo che mi ha convinto a buttare la mia spada e arrendermi. Con quello sguardo mi ha salvato vita” si interruppe un attimo e sospirò. “Era lo stesso sguardo con il quale non mi lasciavi altra scelta che lasciare andare il collo della tua regazzina!"

"È stato in quel momento che ti sei accorto della somiglianza tra me e Gabriel?"

"Esattamente!"

Azaele esitò un attimo, prese coraggio e domandò. "Che tipo è mio padre?"

"Uno stronzo presuntuoso!"

"Oh…" mormorò Azaele deluso.

Razel si accorse di essere stato un po' crudele e cercò di rimediare. "Ma se mi chiedessero a chi affiderei la mia vita in battaglia, sceglierei lui a occhi chiusi!".

Azaele si illuminò un pochino.

"E se vuoi sapere se ha mai sofferto per averti abbandonato, la risposta è sì. Tuo padre in fondo è un pezzo de pane a differenza del sottoscritto".

"Un attimo fa hai detto che è uno stronzo presuntuoso!"

"Io posso dirlo, perché so che non è vero!" rispose enigmatico Razel, facendogli l'occhiolino.

"Ma perché lui e mia madre mi hanno abbandonato, tu lo sai?"

"Si, lo so. Ma non ho intenzione di dirtelo, regazzino. Devi trovare la forza di chiederlo a lui, capisci che voglio dire?"

"Si, lo capisco e so anche che hai ragione".

Azaele sospirò, si accorse che la sigaretta ormai era finita e non vedendo portacenere a portata di mano adocchiò un bel vaso di terracotta dal quale si ergeva una rigogliosa pianta di Aloe.

"Non pensarci neanche, se non vuoi uscire di qui con la testa attaccata al collo con il nastro da pacchi!" lo fermò Razel con un tono che non ammetteva repliche. "Fai due passi in più e spegnila nel portacenere"

"Uh… certo!" Rispose imbarazzato il demone riccioluto tornando alla svelta in cucina.

"Non credo che tu abbia capito…" rifletté a voce alta Razel.

Azaele lo guardò mentre schiacciava la sigaretta nel portacenere. "Me lo hai detto tu, di spegnerla in cucina!" rispose stupito.

Razel alzò gli occhi al cielo. "Mi riferivo alla questione di Michele che si è portato via Elena. Vedi, io... nun me la sarei portata comunque all'Inferno. Lei non se lo meritava, lo sappiamo tutti e tre. Ma non averla neanche potuta salutare, era quello che faceva male… e tu avresti dovuto capirmi più di tutti!"

Azaele lo osservò stupito. Più frequentava Razel e più si rendeva conto che sotto quella corazza di burineria e arroganza si nascondeva un demone molto diverso.

"Hai ragione, ti chiedo scusa" rispose un po' mortificato.

Razel allungò una mano, Azaele si ritrasse temendo di ricevere l'ennesima pacca, ma per una volta il grosso demone si limitò a dargli un buffetto su una guancia. “Nun fa niente, alla fine è andata molto meglio di come sarebbe andata se voi due imbranati nun aveste combinato quel casino!”

Poi, forse imbarazzato per essersi lasciato andare, lo afferrò per la collottola e lo trascinò davanti alla finestra aperta. “E adesso vedi di levarti dalle palle, t'ho detto che ho 'na cosa importante da finire!” ordinò cambiando tono.

Azaele non se lo fece ripetere due volte, aveva preso abbastanza pacche sulla testa per quel giorno.


#


Zoel bussò alla porta della dimora infernale di Krastet. L'Arcidiavolo dal ventre prominente aprì, si guardò intorno e la fece entrare.

"Hai paura di Akenet?" Domandò sprezzante Zoel.

"Perché, tu no?" rispose Krastet.

Lei non rispose e avanzò cercando con fatica un posto per sedersi. La dimora dell'Arcidiavolo era un caos totale, vestiti sporchi e puliti erano mischiati gli uni con gli altri e sparsi in giro per il pavimento o ammassati sulle due sedie di pietra ancora visibili in mezzo a quel caos. A terra e sul tavolo erano accatastati piatti sporchi di avanzi di cibo secolari. Zoel buttò per terra i vestiti che occupavano una delle sedie di pietra, si accomodò accavallando le gambe e domandò "Sei sempre dell'idea che Akenet abbia torto a voler aspettare tanto?"

"Si, secondo me è una stupidaggine. Akenet ha la fissa di comportarsi secondo le regole, ma così rischiamo di perdere il nostro Alfiere!" rispose Krastet restando in piedi di fronte a lei.

"Però ha ragione quando dice che l'umana di Azaele non può entrare all'Inferno finché è viva!" rispose pensosa Zoel.

"E allora? Non sai che i piccoli umani possono vivere fuori dal ventre materno anche a partire dai sette mesi? Basta tenere le dovute precauzioni!"

Zoel sogghignò. "Stai proponendo di aprirle la pancia e prenderci il nostro Alfiere?"

"Esattamente! La ammazzeremo sulla terra, le tireremo fuori il nostro Alfiere e ce lo porteremo qui per affidarlo proprio ad Akenet. A quel punto sarà troppo tardi perché lui possa fare qualcos'altro oltre il bravo papà!" rise Krastet.

"Mi piace!" Approvò Zoel. "Voglio vedere se sarà ancora così altezzoso quando sarà impegnato a pulire la merda del piccolo Alfiere!"

I due risero allegramente all'idea di Akenet alle prese con pannolini e cremine varie.

Un rumore improvviso li zittì. I due si guardarono intorni sospettosi, Krastet si affacciò ad una finestra ma non vide nulla a parte un demone minore che lo salutò educatamente e se ne andò per la sua strada.

"Hai visto qualcuno?" Domandò Zoel .

"Solo uno di quei servi tutti neri che non ho mai capito a cosa servano a parte per fare sesso!"

"Oh, bé. A fare commissioni no?" Rispose Zoel.

"Davvero? Non ci avevo mai pensato!" Commentò Krastet stupito.

Aspettarono un minuto e visto che non si sentiva più nulla tornarono al loro discorso.

"Ma come pensi di impossessarti del piccolo? Io non ho certo voglia di rischiare di farmi ammazzare da Michele…"

"Dici che potrebbero intervenire anche gli Arcangeli? Non ci avevo pensato!" domandò preoccupato l'Arcidiavolo.

"A parte che quando scoppierà la guerra, mi sembra ovvio che interverranno anche gli Arcangeli... Comunque adesso non mi riferivo all'Arcangelo ma a quell'altro, l'amico fraterno di Azaele!" spiegò Zoel pazientemente.

Krastet sbuffò. "Vorrei proprio sapere chi è stato l'idiota che ha pensato bene di dargli lo stesso nome dell'Arcangelo"

"Bè, mi sembra ovvio chi sia stato!" Rispose Zoel indicando verso l'alto e pensando che Krastet a volte sembrava un cretino totale.

"Ah, già!" commentò l'Arcidiavolo.

"Tornando al nostro discorso, immagino che neanche tu abbia voglia di farti infilzare da Michele e i nostri sottoposti ormai sono bravi solo a bullizzare i dannati!" considerò Zoel.

"Qui all'inferno ci sono umani molto peggiori di noi. Non lo sai?" Rispose con aria furba Krastet.

"E quindi?"

"Quindi useremo uno di loro. Uno in particolare che è convinto di avere un conto in sospeso con Azaele" rispose allegramente Krastet.

"Oh, vuoi dire…" ribatté perplessa l'Arcidiavola.

"Si, voglio dire proprio lui!" confermò soddisfatto Krastet.

"Sinceramente e senza offesa, ma Efialte non mi sembra fisicamente molto adatto a questa missione” ribattè poco convinta Zoel.

Che c'entra Efialte?” domandò sorpreso Krastet.

Credevo ti riferissi a lui!”

Ma no, mi riferisco a quell'altro, quello che pensava di essere destinato al Paradiso e che si è ritrovato all'Inferno!”

Ah, quello! Ma non credi sia troppo pericoloso? Potrebbe sfuggirci di mano, quell'uomo odia Azaele. È convinto che lo abbia trascinato all'Inferno per vendetta e non perché fosse realmente condannato ai tormenti del nono girone per lo schifo di uomo che era stato in vita!”

"Gli metteremo al fianco due dei nostri più svegli degli altri. Controlleranno che non faccia stupidaggini. Però dobbiamo trovare un modo di allontanare Akenet dal nono girone il tanto da permetterci di recuperare il nostro alleato e spedirlo sulla terra"

"Per quello basterà organizzare una Riunione periodica fiume!" Ridacchiò Zoel.



#


Merlino era ormai abbastanza lontano dalla dimora di Krastet per tirare un sospiro di sollievo. Quell'idiota non si era minimamente domandato che cosa ci facesse davanti alle sue finestre nonostante, a parte lui, lì intorno non ci fosse nessun altro.

Poco prima per un attimo se l'era vista brutta. Era acquattato sul tetto ad ascoltare quello che lui e Zoel, l'indisponente Arcidiavola che ogni volta che aveva la sfortuna di incrociare lo mandava a fare qualche stupida commissione, quando un enorme pipistrello filippino, confuso dai rumori infernali, lo aveva centrato in pieno e fatto rotolare giù dal tetto!

Ogni tanto capitava che qualcuna di quelle povere bestie si perdesse in una grotta profonda e finisse per ritrovarsi all'Inferno. Poveretti, in genere finivano arrostiti come cena per qualche Arcidiavolo di bocca buona.

Sbuffò irritato. La sua strega e il piccolo che aspettava da quell'imbranato di Azaele erano in pericolo e lui non aveva potuto ascoltare la parte più importante del discorso tra quei due imbecilli.

In ogni modo quello che aveva sentito era abbastanza per correre ad avvertire Lord Safet. Il supervisore era un tipo in gamba, sicuramente era meglio avvertire lui prima di tutti gli altri.

Si affrettò a raggiungere una delle caverne che usava come scorciatoia per la terra, si trasformò in gatto per acquistare velocità e agilità e corse tra i cunicoli bui fino a raggiungere il mondo degli umani.


#


Aurora aveva appena finito di fare lezione. Era l'ultima ora per cui al suono della campanella i ragazzi balzarono in piedi come molle emettendo grida di gioia.

La professoressa non sapeva mai se offendersi o gioire come i ragazzi. Decise per la seconda opzione, dopotutto per pranzo doveva incontrarsi con Safet che le aveva promesso di rimanere con lei tutto il pomeriggio, evento abbastanza raro.

Raccolti i libri nello zaino raggiunse la macchina nel parcheggio facendosi largo tra i ragazzi che si erano trattenuti nel cortile della scuola a chiacchierare.

Uno di questi le rivolse uno sguardo un po' strano, ma lei era troppo presa dal pensiero di cosa preparare a Safet per pranzo e non ci fece caso. Il ragazzo la seguì fino alla macchina e approfittò del momento in cui era impegnata a sistemare zaino e libri sul sedile posteriore per entrare in macchina e occupare il sedile del passeggero.

Aurora si voltò nel sentire il rumore dello sportello che si chiudeva e si irrigidì spaventata, sopratutto perché l'aspetto reale del ragazzo era quello di un demone nero come la pece a parte per un ciuffo di capelli bianchi che gli copriva parte della fronte. Il demone era di corporatura minuta e la osservava silenzioso con due occhi gialli da gatto. A dire il vero non sembrava avere intenzioni ostili e d'altra parte era improbabile che avesse deciso di aggredirla proprio lì in mezzo al parcheggio affollato da colleghi e studenti.

"Chi sei, che vuoi da me?" Domandò cercando di restare calma.

Il demone le sorrise in modo rassicurante e le indicò il parabrezza sul quale era comparsa una scritta infuocata che scomparve dopo pochi istanti. “Non aver paura, ci conosciamo, sono Merlino”.

Aurora lo osservò stupita, non aveva mai pensato a Merlino come a un demone vero e proprio. "Il famiglio di Alba?" domandò per sicurezza.

Merlino annuì silenziosamente.

"È successo qualcosa di grave?" Domandò Aurora preoccupata.

Sul parabrezza comparve un'altra scritta. “Non ancora, ma la mia Signora è in pericolo. Devo parlare con Lord Safet

"Capisco!"

Sul vetro comparve una terza scritta. “Sai dirmi dove trovarlo?

"Certo, pranziamo insieme tra poco, ti porto a casa con me".

Merlino sorrise allacciandosi la cintura di sicurezza.

Aurora mise in moto la Panda e si infilò nel traffico. Al primo semaforo ne approfittò per togliersi una curiosità. "Ma tu non parli perché non vuoi o non puoi?"

Merlino sorrise e sul parabrezza comparve la risposta. “Noi demoni minori siamo muti. Riesco solo a miagolare quando sono in forma di gatto”

"Davvero? Ma perché?"

Il demone fece spallucce, come dire "Chi lo sa?"

"E non ti dispiace?"

Merlino scosse la testa, ridacchiò silenziosamente e fece apparire la sua risposta. "Parlano già abbastanza quegli imbecilli degli Arcidiavoli!"

Aurora rise. "Ho idea che tu e Safet andiate d'accordo" commentò ripartendo alla comparsa del verde.



Nota 1: Vedi Minilong “Il pallone autografato da Gattuso”

Nota 2: Così ora chi ha letto Devil at Pompei sa cosa ci faceva Azaele a bere un caffé nella cucina di Razel!


   
 
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